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Dewey Esperienza ed Educazione, Sintesi del corso di Pedagogia

Sintesi chiara e densa del testo di Dewey "Esperienza ed Educazione" Filosofia dell'educazione Pedagogia Insegnanti

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
In offerta
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Caricato il 03/07/2021

Caterinin
Caterinin 🇮🇹

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Scarica Dewey Esperienza ed Educazione e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Tutte le istanze di interesse sociale, come l’educazione, aprono delle problematiche discusse a livello teorico e pratico. Nel caso della filosofia dell’educazione, la pratica dà luogo ad un unico problema. Il dibattito attuale circa questo problema è affrontato traendo spunto da correnti tradizionali che si oppongono, tutti gli -ismi che conosciamo, ma secondo l’autore è necessario un nuovo ordine di idee. “Compito di un’intelligente teoria dell’educazione è quello di discernere le cause dei conflitti esistenti e poi, invece di schierarsi da una parte o dall’altra, indicare un piano di operazioni che provenga da un livello più profondo e più comprensivo […]”. Questo volumetto è indirizzato a chi si occupa di educazione. Richiama l’attenzione sui problemi dell’educazione del suo tempo e offre una cornice di riferimento per risolverli. 1.Educazione tradizionale e educazione progressiva La storia della teoria dell’educazione è caratterizzata dall’opposizione tra educazione tradizionale e educazione progressiva. 1. Tradizionale: formazione “dal di fuori” e dall’alto, trasmettere le conoscenze del passato ai giovani, imporre norme, programmi, metodi e valori degli adulti ai giovani (docilità, obbedienza, ricettività; orari, aula scolastica, programma, esame e promozione, regole disciplinari,…). I libri e gli insegnanti sono i mezzi attraverso cui sono trasmessi e il fine è la preparazione al futuro. Ma l’abisso tra i prodotti dell’adulto e le capacità del ragazzo è così profondo che impedisce una partecipazione attiva. Inoltre, ciò che è insegnato è pensato come statico, di fronte a un mondo ormai in continuo cambiamento. 2. Progressiva: sviluppo “da dentro”, espressione dell’individualità, libera attività (vs disciplina). Il mezzo per l’apprendimento è l’esperienza e il fine è rispondere a esigenze vitali del presente. Si cerca di far familiarizzare i giovani con un mondo in movimento. Tutti i principi dell’educazione progressiva sono nati in opposizione a quelli dell’educazione tradizionale e propongono un’educazione agli estremi opposti; tuttavia, lo sviluppo “in negativo” non è un buon metodo e oltretutto, ricorda Dewey, gli estremi non sono mai stati corretti né efficaci. L’autore propone uno sviluppo costruttivo e positivo: partire da un’analisi approfondita dei problemi reali dell’educazione e riflettere sui principii che entrambe le correnti dell’educazione propongono e sulle loro possibili interpretazioni in campo applicativo. Es. rigettare l’autorità esterna non significa rigettare qualsiasi autorità, non ne segue che la conoscenza e l’abilità degli adulti non possano servire da guida. 2.Bisogno di una teoria dell’esperienza La nuova filosofia dell’educazione si innesta sulla sperimentazione e sull’empirismo: in altre parole, esperienza ed educazione sono strettamente legate. Tuttavia, non basta fare esperienze per imparare, è necessario soffermarsi sulla qualità dell’esperienza. Un’esperienza può essere gradevole o sgradevole; può esercitare o meno la sua influenza sulle esperienze future, ed essere quindi più o meno educativa. Secondo Dewey quindi, un’esperienza educativa apre nuove prospettive, vive fecondamente e creativamente nelle esperienze che verranno. Al contrario, un’esperienza diseducativa genera incallimento e arresta o fuorvia lo svolgimento dell’esperienza futura. E ancora, un’esperienza educativa è connessa alle altre esperienze. Se le esperienze, per quanto “vive”, sono sconnesse tra di loro le energie si disperdono e si perde il controllo sulle azioni future. La nuova educazione progressiva deve preparare il campo alle esperienze educative, per fare questo è necessaria l’organizzazione dell’educazione (nuovi metodi, materie di studio, arredamento materiale, disciplina, organizzazione della scuola). Finora si è erroneamente legato il concetto di organizzazione all’educazione tradizionale; al contrario, la nuova educazione deve a maggior ragione basarsi su una teoria e su un’organizzazione pensate, perché non può fare affidamento su tutta la tradizione scolastica. C’è bisogno, appunto, di una teoria dell’esperienza. 3.I criteri dell’esperienza L’educazione progressiva è vicina alla democrazia, come principii e come metodi. I principi della democrazia, come quello di libertà individuale e correttezza nelle relazioni umane, traggono origine proprio da un’alta qualità dell’esperienza. Continuità dell’esperienza o continuum sperimentale. Questo criterio si basa sull’abitudine: la caratteristica fondamentale dell’abitudine è che ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e subisce e quindi influisce sulla qualità delle esperienze future. Quindi l’abitudine non consiste di una serie di azioni ripetute, ma di attitudini emotive e intellettuali. > “ogni esperienza riceve qualcosa da quelle che l’hanno preceduta e modifica in qualche modo la qualità di quelle che seguiranno”. La continuità è il criterio per discernere esperienze educative e diseducative. La crescita “crescente” deve avere una direzione, ma anche se questa direzione di per sé non è positiva (es. banditismo), l’importante, ai fini educativi, è che crei le condizioni per un possibile sviluppo in altre direzioni. Il punto è in che modo il principio della continuità viene applicato. Se si applica un’eccessiva indulgenza verso un ragazzo, diventerà capriccioso e farà fatica a superare ostacoli; questo lo manterrà su un basso livello di sviluppo. Se invece, lo si educa alla curiosità, all’iniziative, supererà gli ostacoli in futuro. Quindi il principio di continuità agisce in modo diverso. È compito dell’educatore decidere in che direzione deve andare la crescita del ragazzo e in che direzione si muovono le esperienze. L’educatore deve conoscere quali sono le condizioni che facilitano delle esperienze educative e predisporre, per quanto possibile, le condizioni “oggettive” esterne; e soprattutto trarre il meglio per il ragazzo dalla situazione circostante -fisica, storica, sociale, ambientale, ecc. (es. crescere in città vs campagna, negli anni 80 o nel 2020). L’educatore deve anche avere comprensione ed empatia verso il ragazzo: i suoi bisogni, i desideri, i propositi e le capacità personali. Interazione tra i fattori esterni e interni/individuali. L’esperienza nasce dalla loro intersezione. È importante partire dagli interessi del ragazzo ma anche inserirli all’interno del luogo e tempo in cui si trova, altrimenti non c’è connessione con l’esperienza. È inoltre lecito “limitare” la libertà del giovane in virtù di regole o delle sue necessità reali che l’adulto conosce (es. dare da mangiare al neonato in momenti precisi della giornata e non ogni volta che ha fame). Situazioni ed esperienze si susseguono: l’individuo cresce con l’ambiente in cui è, che cambia a sua volta - “si espande o si contrae”-, portando l’individuo in un’esperienza nuova o/e ad avere una nuova prospettiva sul mondo. (es mi iscrivo ad antropologia). Quello che ha acquisito in precedenza diventa strumento di comprensione per le esperienze successive. “Il processo continua quanto la vita e l’apprendere”. Nella continuità e nell’interazione sta il valore educativo di un’esperienza. L’individuo è quello che è in quel momento, mentre le condizioni oggettive possono essere fino ad un certo punto regolate dall’educatore: quello che è fatto, le parole, il tono della voce, arredamento, libri, attrezzi, giochi e soprattutto l’assetto sociale. [L’educazione tradizionale non considerava queste cose perché non considerava di dover costruire e scindere l’esperienza]. Scegliere le condizioni oggettive vuol dire comprendere prima quali sono le migliori per quell’ individuo in quel determinato momento. [L’educazione tradizionale pensava che i materiali e metodi di studio prestabiliti andassero bene per tutti in qualsiasi momento, in questo modo è mancata l’interazione individuo-ambiente]. Ogni esperienza dovrebbe preparare l’individuo alle esperienze posteriori più profonde e più ampie. Ma non è detto che sarai in grado di applicare le conoscenze acquisite nel futuro, se non le applichi nell’esperienza presente. [Nella scuola tradizionale c’è un apprendimento a compartimenti stagni, che spesso cade nel dimenticatoio]. Tuttavia, non bisogna cadere nell’estremo opposto, poiché ogni esperienza presente ha valore nel futuro: ancora una volta, la responsabilità sta all’adulto, che dovrebbe proporre un’esperienza presente che sia favorevole in futuro. Imparare con e per l’esperienza è un atteggiamento innato nel bambino; la scuola non deve interrompere questo atteggiamento. Invece spesso è così. E la cosa peggiore è che questo spegne o affievolisce la curiosità verso l’apprendimento, anch’essa qualità innata nell’individuo.
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