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Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (prefazione, I giornata, II giornata), Appunti di Letteratura Italiana

Analisi e spiegazione de “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, delle parti: PREFAZIONE AL DISCRETO LETTORE; I GIORNATA: LE PRIME 3 BATTUTE DEL DIALOGO; II GIORNATA: LE PRIME 20 BATTUTE DEL DIALOGO. Anno accademico 2023/2024

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 14/10/2023

giuggioletta
giuggioletta 🇮🇹

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Scarica Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (prefazione, I giornata, II giornata) e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo PREFAZIONE AL DISCRETO LETTORE; I GIORNATA: LE PRIME 3 BATTUTE DEL DIALOGO; II GIORNATA: LE PRIME 20 BATTUTE DEL DIALOGO. AL DISCRETO LETTORE Per “discreto” si intende colui che è in grado di discernere. Viene presentato il salutifero editto, editto del 3 marzo 1616 che condannava la teoria copernicana e ne vietava la trattazione. “Salutifero” perché era visto come salvifico dall’errore. Inizia un’opera di dissimulazione, affermando il contrario di ciò che lui pensa, cioè che coloro che erano andati contro l’editto fossero persone poco informate; in realtà lui stesso era contro editto, e cerco più volte di evitarne la pubblicazione recandosi a Roma, ma senza successo, cerca di salvarsi dall’inquisizione. Specifica poi che la pubblicazione dell’opera è antecedente all’editto, e inoltre che in Italia, e specialmente a Roma, vengono sviluppate le teorie più all’avanguardia di tutta l’Europa, paese capace di speculare e rendere tali idee come ipotesi, fantasie. A questo punto Galilei inizia a esporre la teoria copernicana come superiore, per andare contro alle idee dei dogmatici e persuadere i gesuiti, ma solo come pure ipotesi matematiche, per sfuggire all’inquisizione. Passa poi a una rassegna dei contenuti dell’opera: 1. Esposizione di tutti i fenomeni che non riescono a soddisfare la teoria del moto terrestre, o descrivere i pianeta come quiescente; 2. I fenomeni celesti, a favore della teoria copernicana; 3. Il problema del flusso delle maree, legato al moto terrestre (di cui già parla nell’opera “Discorso del flusso e reflusso del mare”), e parla di come alcuni “padri caritativi” abbiano provato a rubare le sue idee. In questi versi va a alludere a un’idea di Italia unita, almeno culturalmente, in un contesto geopolitico in cui la nazione stessa è frammentata, non esiste ancora un’Italia unita, ma lui riecheggia la coesione intellettuale. Parla poi della forma dialogica dell’opera, che gli permette di mettere in evidenza sia gli aspetti a favore che contro delle teorie descritte, attraverso il confronto tra tre interlocutori: • Giovan Filippo Sagredo, amico e discepolo di Galilei, console della repubblica di Venezia ad Aleppo; • Filippo Salviati, nobile fiorentino copernicano, che nell’opera rappresenta Galilei stesso; • Simplicio, personaggio inventato che Galileo ridicolizza, in realtà fu un famoso commentatore di Aristotele nel VI secolo d.C. La vicenda è ambientata a Venezia, nel palazzo di Sagredo, in quattro giornate. GIORNATA PRIMA Salviati inizia il dialogo esponendo la teoria di cornico che la Terra sia un pianeta, e cercando i motivi per i quali questa teoria sia impossibile, facendo riferimento all’opera aristotelica De Caelo, in cui vengono esposte ipotesi e dimostrazioni. Allo stesso modo farà anche lui stesso, cercando di contrastare Simplicio, aristotelico. Aristotele afferma che la terra sia perfetta perché dotata di tre dimensioni, senza ben dimostrare la perfezione di tale pianeta. Simplicio interviene, affermando che non possono esserci piu di tre dimensioni per determinare la perfezione, e spiega perche il 3 è il numero perfetto: i pitagorici affermano che 3 cose sono fondamentali, il principio, il mezzo e la fine; la religione è permeata dalla visione della trinità; la quantità di 3 viene vista come il tutto, mentre già la quantità del 2 viene vista come parziale. Queste sono dottrine rilevate nel 2° testo di aristotelica. Inoltre, nel 3° testo, viene specificato come il corpo fatto da tre dimensioni sia perfetto, perché divisibile per tutti i versi, a differenza di altri non aventi le tre dimensioni. Nel 4° testo, Aristotele prova come i corpi con meno di 3 dimensioni non possano passare da una forma all’altra. Salviati controbatte, dicendo che l’unica dimostrazione valida era quella che concerneva il principio, il mezzo e la fine, e non crede che il numero 3 sia così perfetto, portando come esempio il fatto che le gambe sono 2, e probabilmente non sarebbero perfette se fossero state 3 o 4. Invita quindi Simplicio a lasciare queste questioni ai retori e portare una dimostrazione valida per le scienze dimostrative. GIORNATA SECONDA Salviati apre il discorso, dichiarandosi confuso rispetto agli argomenti trattati nella giornata precedente. Sagredo lo delucida, dicendogli che lui, da mero ascoltatore, ricorda che si è parlato di due teorie: la prima che afferma che i corpi celesti sono incorruttibili e immutabili, e la seconda che ritiene la Terra un pianeta perfetto al pari degli altri pianeti, soprattutto a confronto della luna, poiché questa è molto vicina al nostro pianeta. A questo punto c’è da capire se la Terra effettivamente si muove o meno, e quale può essere il suo movimento. Salviati è d’accordo sul fatto che la Terra possa essere simile in perfezione agli altri pianeti, ma per quanto riguarda gli altri argomenti preferisce astenersi e rimanere più discreto rispetto a Sagredo, lasciando il giudizio ad altri. Sagredo ammette di essersi lasciato trasportare, e di aver ammesso come universali teorie solo parzialmente corrette, soprattutto non avendo prima ascoltato l’opinione di Simplicio. Simplicio afferma di aver pensato per tutta la notte alle questioni del giorno prima, e mentre parla si accorge che Sagredo sta sogghignando. Sagredo si giustifica dicendo che Simplicio gli ha fatto tornare alle mente un episodio a cui lui assistette alcuni anni prima. Salviati lo invita a narrarlo, anche per dissuadere Simplicio. Sagredo racconta che trovandosi a casa di un medico a Venezia, durante un’autopsia per studiare il sistema nervoso, in compagnia di medici Galenisti e Peripatetici, viene dimostrato come i nervi partano dal cervello, e non dal cuore come Aristotele riteneva. Il medico chiede a un peripatetico se era ancora convinto delle sue credenze, dopo quella dimostrazione pratica, e lui risponde che avendogli mostrato così apertamente quella cosa, e se il testo aristotelico non avesse sbagliato, bisognerebbe necessariamente credere a quella. Simplicio specifica che la questione dell’origine dei nervi è ancora aperta. Sagredo dice che non per questo la risposta del peripatetico è meno stravagante, che non preferì sviluppare una nuova teoria davanti alla dimostrazione, ma semplicemente rispettare l’auctoritas e l’ipse dixit. Simplicio afferma che la fama di Aristotele deriva dalla profondità del suo sapere e dei suoi discorsi; inoltre bisogna capirlo ed essere molto pratici con i suoi scritti, quasi al punto di memorizzarli. Anche perché lui non ha scritto per il volgo, e si è servito di metodi riconducibili a Euclide per spiegare le sue teorie, è riuscito a mettere insieme nei testi cose apparentemente inconciliabili. Quindi il suo merito è stato aver avuto una brillante idea ed esser stato capace di mettere insieme concetti molto remoti tra di loro. Secondo lui, chiunque abbia questa abilita non avrà problemi nel decodificare questo tipo di testi, perché questi contengono tutto lo scibile. Sagredo rimprovera Simplicio dicendogli che è difficile capire la sostanza della materia in questo modo, e he ciò che lui ha fatto con Aristotele, egli stesso la farà con Virgilio e Ovidio, cercando di spiegare i meccanismi dell’uomo e della natura. Anzi, afferma di avere un libro ancor più breve che contiene tutto il sapere, cioè l’alfabeto, e dice che chiunque saprà ben disporre le lettere troverà le risposte a tutti i suoi dubbi e ne ricaverà grandissimi insegnamenti, nello stesso modo in cui un pittore, dalla sua tavolozza, riesce a dipingere uomini, piante, animali senza averne la materia prima, e anche se le avesse, non gli sarebbero utili. Salviati afferma che alcuni uomini hanno visto quando uno studioso attribuiva l’invenzione del telescopio ad Aristotele, e capisce il riferimento al libro “De Generatione Animalium”. Sagredo paragona questo modo di avere tutta la conoscenza a quello con cui il matrimonio può contenere ogni tipo di statua, bisogna solo saperla scolpire; oppure si vuole paragonare alla profezia del Monaco cistercense Gioacchino di Fiore, o ai responsi degli oracoli, che non si capiscono se non dopo la profezia avvenuta. Salviati chiede dove vengono poste le profezie astrologiche, che si vedono in cielo solo dopo la profezia. Sagredo risponde che nello stesso modo gli alchimisti trovano le loro risposte nel modo di lavorare i metalli, anche se non vogliono rivelarlo e lo raccontano attraverso diversi mito, come quello di Luna, Zeus e Danae, di Ermete Trismegisto o quello ricavato dal VI libro dell’Eneide. Simplicio crede quasi per certo che al mondo ci siano persone molto intelligenti il cui rispetto a volte viene mancato, e la sola antichità di pensiero e il loro nome rispettabile ne sono due buone dimostrazioni.
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