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Diamoci una regolata - Usai, Sintesi del corso di Psicologia dello Sviluppo

Psicologia infantile e sviluppoPsicologia sviluppo e educazionePsicologia sviluppo e apprendimento

Riassunto completo del libro "Diamoci una regolata!" di Maria Carmen Usai

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 01/02/2021

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Scarica Diamoci una regolata - Usai e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! L’Autoregolazione Non è facile dare una definizione all’autoregolazione ed è per questo che sarebbe meglio precisarne il significato. In generale la definizione può essere: l’autoregolazione è la capacità che consente all’individuo di regolare se stesso. Per alcuni studiosi, però, il termine “capacità” ingloba una molteplicità di processi per lo sviluppo dell’autoregolazione. Infatti, intervengono le funzioni deputate a: - Il controllo cognitivo: come la capacità di tenere a mente delle informazioni ed elaborarle; - Le abilità mentalistiche: come l’abilità di riconoscere l’esistenza di punti di vista diversi, utili alle relazioni sociali; - I processi emotivi - I processi automatici (solo per alcuni studiosi): ossi le modalità con cui alcune persone regolano il loro funzionamento senza esserne consapevoli. Diversamente altri studiosi considerano solo i meccanismi di regolazione consapevole. L’autoregolazione, essendo stata indagata da numerosi studiosi, ha sviluppato non solo un forte interesse, ma soprattutto una ricca ed eterogenea produzione scientifica. Secondo alcuni, quando l’individuo si autoregola incorre in 3 fasi: - La pianificazione: deve saper progettare e decidere il da farsi; - L’esecuzione: saper procedere secondo le azioni necessarie; - La valutazione: la capacità di riflettere sul proprio operato. Altri studiosi, invece, pongono la loro attenzione su come gli individui negozino il loro sviluppo all’interno della società, invece, si pensa che ci siano 2 tipi di controllo: - Il controllo primario: si riferisce a come l’individuo riesca a cambiare l’ambiente per sé (ego- controllo); - Il controllo secondario: si riferisce a come l’individuo si modifichi per rispondere alle mutevoli richieste esterne (ego-resilienza); Questi due tipi di controllo permettono anche di rivedere almeno due definizioni di autoregolazione che sono: - La capacità delle persone di regolare se stesse, di controllarsi (ego-controllo) - La capacità delle persone di modificarsi per rispondere alle mutevoli richieste estreme (ego- resilienza) Come si sviluppa l’autoregolazione L’autoregolazione mostra una crescita costante lungo tutto il ciclo dello sviluppo, con un processo di acquisizione più pronunciato nell’infanzia. Siccome i primi anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo dell’autoregolazione, le autrici gli hanno dedicato un ampio spazio. INFANZIA La studiosa americana Claire Koop ci indica le 4 tappe fondamentali dello sviluppo dell’autoregolazione dell’infanzia: - Fase della modulazione neurofisiologica: dalla nascita sino ai 2-3 mesi. Si tratta di una fase in cui sono attivi meccanismi di regolazione che proteggono il bambino da un livello eccessivo di attivazione o stimolazione, come i primitivi meccanismi autoconsolatori (suzione, pianto, girarsi). Queste azioni consentono ai bambini di richiamare l’intervento del caregiver. Infatti, le sensazioni tattili materne favoriscono il rallentamento del battito cardiaco durante situazioni stressanti; - Fase senso motoria: tra i 3 e i 9 mesi. I bambini utilizzano le lor capacità emergenti di controllo dell’attenzione e degli atti motori per modulare le interazioni con l’ambiente. In questa fase i cicli sonno-veglia e i processi di alimentazione d’evacuazione diventano più regolari. Inizia ad emergere la capacità di controllare volontariamente gli stati di attivazione.msi rileva un incremento delle espressioni emotive positive e una diminuzione di quelle negative. Nel secondo semestre di vita le abilità motorie divengono via via sempre più organizzate e mostra le prime abilità di regolazione. Inoltre, dimostra la capacità di riconoscere il caregiver, sviluppando un forte legame di attaccamento. - Fase dell’autocontrollo: verso il secondo anno di vita. Il bambino diventa più consapevole rispetto al suo agire facendo emergere una prima abilità di autocontrollo. Infatti ora il comportamento è intenzionale, perché c’è consapevolezza nell’azione. Egli è in grado di iniziare, mantenere e interrompere un comportamento in relazione alle richieste di un adulto. Però sembra ancora avere difficoltà nel riflettere sulle conseguenze delle azioni e nel gestire le emozioni. - Fase dell’autoregolazione vera e propria: intorno ai 3 anni. I bambini incrementano le abilità di regolazione dei pensieri e delle emozioni, diventando sempre più autonomi nella gestione del comportamento. I bambini più grandi sono in grado di costruire insieme un gioco in cui ognuno ha un ruolo e deve rispettarlo. DALLA MEDIA FANCIULLEZZA ALL’ADOLESCENZA Durante il periodo della scuola primaria, i bambini impareranno ad autoregolare sempre più i l loro comportamento. Un esempio è stare seduti per tanto tempo al banco, inizialmente non saranno abituati, ma col tempo avranno sempre maggiori capacità a gestire l’attesa. Nel frattempo sapranno gestire le relazioni sociali, in quanto sapranno adottare il comportamento adeguato in base alle interazioni con gli altri. - 6-7 anni: si verificano importanti cambiamenti cognitivi: posseggono maggiori strumenti per comprende la differenza tra realtà e fantasia perché hanno iniziato a sfruttare di più le capacità del pensiero. Sono capaci ad assumere differenti punti di vista e a tralasciare le informazioni non rilevanti. - 9-10 anni: il bambino sarà in grado di ragionare sulle possibili azioni da compiere in modo sganciato dalla concretezza della realtà. Questo perché è in grado di rappresentarsi nella mente i diversi scenari possibili: può considerare ipotesi e ragionare su cosa accadrebbe se le mettesse in pratica. - 11-12 anni: si ha il passaggio dal pensiero concreto a quello formale e i ragazzini diventano capaci di regolarsi in compiti più complessi. - In età adolescenziale: sono in grado di trovare la strategia utile alla realizzazione del loro obiettivo, pertanto la capacità di prendere decisioni e gli aspetti motivazionali diventano sempre più importanti nell’influenzare l’autoregolazione dell’individuo. ETA’ ADULTA Le nostre capacità di autoregolazione ci permettono di affrontare situazioni di notevole complessità. Molte attività ormai sono automatizzate e non richiedono più un grande utilizzo di risorse. È importante ricordare che le abilità di autoregolazione possono subire modificazioni nel corso dell’intera vita. In età avanzata è possibile osservare l’emergere di difficoltà di regolazione: l’individuo può faticare a rispondere con rapidità a stimoli esterni, a gestire il carico di informazioni e governare impulsi nelle interazioni con altri. Quali fattori concorrono allo sviluppo dell’autoregolazione? Non tutti sviluppano in ugual modo la capacità di autoregolazione. Gli studiosi, infatti, si sono spesso interrogati su quali fattori concorrono allo sviluppo dell’autoregolazione. Si sono chiesti quanto siano automatizzati, né agire in base ai propri impulsi. Ci servono ogni volta che dobbiamo svolgere un compito nuovo, ogni volta che potremmo agire in base a un automatismo, ma le caratteristiche della situazione ci inducono a mettere in atto un controllo (camminare è automatico, ma camminare su un precipizio no=FE). Alcuni autori hanno identificato 3 funzioni cognitive:  Inibizione: abilità di controllare le risposte automatiche predominanti, che possono interferire con il comportamento finalizzato;  Flessibilità cognitiva: permette il passaggio da un’operazione mentale a un’altra e il controllo dell’effetto di interferenza reciproca tra le due operazioni.ci permette di modificare il nostro modo di pensare e agire in relazione ai cambiamenti e alle differenti caratteristiche dell’ambiente;  Updating: è la funzione di aggiornamento della memoria per la risoluzione di un compito. Le FE emergono già intorno alla fine del primo anno di vita e si sviluppano nel tempo: in alcuni compiti il livello di prestazione adulto è raggiunto già a 12 anni, in altri casi bisogna aspettare la tarda adolescenza. Studiare le FE significa comprendere come il bambino acquisisca la capacità di regolare se stesso in relazione ai suoi obiettivi. L’autoregolazione e gli altri domini dello sviluppo L’autoregolazione può essere influenzata e a sua volta influenzare da altre capacità emergenti nell’individuo: - Autoregolazione e sviluppo del sé: il concetto di sé fa riferimento a un senso di identità e continuità fondamentali per la nostra esperienza soggettiva. La presenza di una routine stabile contribuisce al senso di regolarità del bambino. Quando compare il senso di attaccamento c’è una formazione del senso di sé come separato dalla madre e del senso di sé come agente (capisce che il suo comportamento ha effetti sull’ambiente esterno). A metà del secondo anno di vita si manifestano le prime forma di riconoscimento esplicito di sé (si identifica allo specchio), più avanti imparerà la concettualizzazione di nome, genere ecc. - Autoregolazione e sviluppo morale: implica la conoscenza delle norme, l’acquisizione di una serie di prescrizioni rispetto ai comportamenti socialmente desiderabili e alle sanzioni connesse alle trasgressioni. Inizialmente il bambino manipola gli oggetti in funzione dei suoi desideri, successivamente è come se la regola venisse inconsapevolmente subita iniziando ad apprendere le regole in ambito famigliare e poi in ambito sociale. - Autoregolazione e sviluppo del linguaggio: le routine quotidiane insieme alle verbalizzazioni hanno una funzione di regolazione e controllo. I segnali linguistici iniziano poi ad essere interiorizzati, sino ad arrivare alla piena comprensione delle consegne. Grazie al linguaggio possiamo organizzare i nostri pensieri e pianificare le nostre azioni future. - Autoregolazione e apprendimento: l’autoregolazione influenza i processi di apprendimento. La school readiness (stadio dello sviluppo che permette al bambino di trarre beneficio dalle esperienze didattiche e educative della scuola primaria) viene analizzata quando i bambini arrivano al termine della scuola d’infanzia. La prontezza non è caratterizzata solo da competenze specifiche, ma è data anche dalle capacità di autoregolazione: ci sono bambini che già a 4 anni sanno leggere e scrivere e i genitori si chiedono se anticipare l’ingresso alla scuola primaria. In certi casi questo sarebbe un errore perché anche se ha competenze linguistiche, può non avere ancora acquisito un’autoregolazione adeguata (capacità di modulare il comportamento in accordo con le richieste cognitive, emotive e sociali. Esempio: non si mette la giacca da solo, non sa regolare il movimento ecc). Strategie per le famiglie dei bambini con difficoltà di autoregolazione Nelle famiglie in cui c’è un bambino con difficoltà di autoregolazione, l’attenzione è quasi completamente focalizzata sul bambino e le sue problematiche, rendendo complesso il mantenimento di un clima sereno. Anche l’adulto che si occupa di un bambino in difficoltà di autoregolazione necessita di un’attenzione particolare, in quanto sperimenta vissuti di inadeguatezza e di bassa autostima nelle proprie capacità. Nei genitori dei bambini con difficoltà di autoregolazione c’è il rischio che si consolidi una sempre più diffusa perdita di controllo sulla gestione quotidiana, in quanto non ci si ritiene all’altezza della situazione. È quindi necessario intervenire con alcune tecniche di tipo cognitivo-comportamentale che aiutino i genitori e gli insegnanti, riattivino un senso di autoefficacia e riducano i comportamenti iperattivi del bambino. Non bisogna però aspettarsi un netto cambiamento nel bambino, in quanto l’obiettivo è quello di fornire un bagaglio strutturale per renderne meno faticosa la gestione. Strategie educative che promuovono l’autoregolazione L’atteggiamento punitivo non è il metodo più efficace e funzionale nella gestione del bambino con difficoltà nell’autoregolazione: è importante puntare su un feedback positivo quando quest’ultimo compie azioni in linea con le regole pattuite. Un aspetto da tenere a mente è l’importanza della coerenza: le strategie educativi devono essere condivise da entrambi i genitori e dalle diverse figure educative per essere portate avanti con fermezza. Questo aiuta il bambino a rendere chiari i limiti e a comprendere che valgono con tutti. Superata una fase critica in cui il bambini metterà alla prova l’adulto per vedere sino a che punto iniziano a valere le regole, si inizieranno a vedere i primi risultati. LE STRATEGIE DEL DOPO: QUANDO IL DANNO E’ FATTO Una modalità di azione è quella di agire sulle conseguenze con una punizione, in modo che il bambino non riproduca più un determinato comportamento. Spesso vengono utilizzate minacce che, però, non vengono o non possono essere messe in atto e questo fa perdere credibilità all’adulto. Per punizione di solito si intende qualcosa di negativo, una situazione spiacevole, ma è anche identificabile come una sottrazione di qualcosa di positivo. È importante fornire al bambino un modello di comportamento positivo da mettere in atto nella situazione in cui ha sbagliato. È inoltre necessario che le conseguenze di un’azione siano chiare al bambino in anticipo e siano proporzionali alla gravità dell’accaduto, altrimenti perderanno di efficacia. - Il costo della risposta: è una tecnica che si basa sulla sottrazione di qualcosa di positivo, il bambino perderà dei privilegi. È importante essere coerenti con quanto detto e non far rimanere solo la minaccia (se non smetti di saltare sul divano, niente cartoni). Non si deve utilizzare questa tecnica con comportamenti gravi, che devono essere eliminati e non ripetuti. Un metodo potrebbe essere quello di assegnare dei gettoni e sottrarli nel momento in cui il bambini trasgredisce la regola: se a fine giornata il bambino non avrà tanti gettoni quanti stabiliti per la ricompensa non la otterrà. - La tecnica del time out: è una tecnica di modificazione del comportamento, si pone il bambino in una condizione priva di stimoli in modo che rifletta sul quanto fatto e riesca a recuperare il controllo sul proprio comportamento. Si deve allontanare il bambino dall’ambiente o dalla situazione di tipo aggressiva portandolo in un ambiente privo di stimoli. È necessario stabilire a priori il tempo in cui il bambino dovrà rimanere seduto (tenendo conto dell’età, in modo che sia una cosa gestibile per lui) e comunicargli il tempo che passa. Se il bambino fa confusione mentre è in time out, non bisogna considerarlo in quanto vuole solo attirare l’attenzione. Una volta terminato il tempo bisogna chiedere al bambino il motivo per cui è stato messo in time out. - Non prestare attenzione: consiste nell’ignorare alcuni comportamenti lievemente negativi, che possono essere metti in atto dal bambino per attirare l’adulto. Talvolta prestare attenzione a certi comportamenti, fa assumere al rimprovero una valenza positiva in quanto l’adulto si sta dedicando a lui, quindi aumenterà la frequenza e l’entità del comportamento. Bisogna trascurare il comportamento che si vuole estinguere, mostrandogli modalità più adeguate in sostituzione. - L’uso della gratificazione: di solito si tende a punire i comportamenti negativi, senza porre attenzione e stimolare quelli positivi. Il rinforzo positivo (se fai il bravo ti compro un caramella) aiuta il bambino ad autoregolarsi per poter ricevere il premio e lo incoraggerà a ripetere quel comportamento in futuro. Il premio potrebbe essere materiale, ottenere privilegi (andare al cinema ecc.) e rinforzi di tipo sociale (complimenti, baci e carezze, a volte molto sottovalutati). - La token economy: si basa su un sistema a punti per ottenere premi, stimola dei comportamenti al fine di ottenere la ricompensa e non di subire una punizione. Ad esempio si possono usare dei gettoni o degli adesivi da attaccare su un cartellone. Si può togliere un gettono al bambino che trasgredisce la regola. Quando si desidera un clima di collaborazione tra bambini, si può fare lo stesso ragionamento adattandolo a una classe (quando tutti i bambini avranno tot gettoni, la classe avrà il premio). - Non sono il mio comportamento: il rischio di utilizzare rimproveri costanti è che vengano interiorizzati dal bambino e vadano a interferire con la formazione della sua identità, che rischierà di essere negativa. È necessario che il rimprovero sia assegnato prestando attenzione alle modalità comunicative: bisogna incentrare la frase sull’azione negativa del bambino e non esprimendo giudizi negativi sul bambino. Inoltre è utile spiegare perché il comportamento sia sbagliato e proporgli un metodo alternativo per risolvere. LE STRATEGIE DEL PRIMA: PREVENIRE E’ MEGLIO CHE PUNIRE È utile individuare i comportamenti che si verificano prima di particolari eventi problematici e che spesso li innescano. - Le regole: il bambino con problemi di autoregolazione non riesce a tenere a mente le regole e a rispettarle, bisogna quindi fornirgli poche regole importanti che lui segua. Se le regole sono troppe, il bambino rischierà di confonderle e l’adulto farà fatica ad essere coerente in caso di alcune eccezioni che il bambino non comprende. Le regole devono essere date in positivo, non dire solo cosa è sbagliato fare, ma fornire una corretta esecuzione di quanto richiesto. È utile anche ragionare insieme al bambino sulle regole e scriverle insieme a lui, in modo che possa vederle autonomamente. - I contratti comportamentali: sono accordi tra bambini e genitori e/o insegnanti, sono veri e propri contratti in cui entrambe le figure si impegnano a rispettare determinati comportamenti. È necessario scrivere i compiti in forma di elenco e in modo chiaro, facendosi aiutare dal bambino. È consigliabile inserire dei compiti che il bambino già esegue per motivarlo. Si decidono quindi i premi in base al rispetto di queste regole. - Le routine quotidiane: l’utilizzo di una routine aiuta i bambini a prevedere gli avvenimenti della giornata rendendo più facile il passaggio da un’attività a un’altra. È anche necessario stabilire delle regole familiari che aiutino il bambino nella regolazione di alcuni compiti quotidiani. - Il monitoraggio del tempo: i bambini con difficoltà di autoregolazione hanno maggiore facilità a gestire il tempo quando possono monitorarlo. È quindi importante informarli sul tempo mancante o sul numero di attività mancanti alla fine del compito. Oltre ad utilizzare questa tecnica per le attività spiacevoli, è utile farlo anche con le attività piacevoli, molto più difficili da interrompere. - L’ambiente: è importante che l’ambiente intorno al bambino non sia ricco di stimoli, ma lo aiuti a concentrarsi esclusivamente su quanto richiesto. Bisogna concedergli delle pause e iniziare con compiti di breve durata per poi aumentare. - Insegnare strategie e mostrare come devono essere utilizzate: aiuta a organizzare meglio le attività scolastiche. Non sempre una strategia è utile per tutto e non sempre il bambino riesce ad automatizzarle, quindi è bene insegnarne diverse. - Minimizzare le richieste che gravano sulla memoria di lavoro: limitare, quindi, il carico cognitivo dell’elaborazione simultanea di più informazioni. È utile frazionare il lavoro e minimizzarlo in modo che il bambino si concentri su un’operazione alla volta. - Fornire molte opportunità di pratica: la pratica permette di automatizzare processi in modo che richiedano un minore sforzo cognitivo con minori sforzi di regolazione. Automatizzando alcune attività, al bambino sarà più facile svolgerne altre più complesse. - Mantenere le situazioni costanti e predicibili: i bambini con difficoltà di regolazione rispondono meglio ad ambienti strutturati in cui occorre dedicare risorse per gestire imprevisti o novità. È quindi necessaria una routine perché è una forma di contenimento e riduce lo stress del non sapere cosa succederà. - Anticipare gli aspetti del compito che gli studenti possono trovare frustranti e insegnare strategie per gestire queste situazioni: le emozioni negative impegnano molte risorse e influiscono negativamente sull’apprendimento del bambino. Può essere utile fornire in anticipo spiegazione sulle parti del compito complicate e segnalare le difficoltà. In questo modo le difficoltà vengono normalizzate perché al bambino risulterà normale incontrare delle difficoltà e non sarà frustrato. Autoregoliamoci: un percorso per la scuola dell’infanzia Presenteremo un ciclo di attività utili a sollecitare i processi di autoregolazione in bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia. Servono a potenziare in particolare l’attenzione, la memoria di lavoro e l’inibizione. Gli aspetti motivazionali ricoprono un ruolo importante nell’apprendimento, per garantire alti livelli di motivazione nelle attività è bene proporle attraverso il gioco. IL PROGRAMMA MAGO MAGHETTO È composto da 18 attività-gioco con relative schede metacognitive da completare a fine attività. Prevede molte attività di gruppo che però possono essere realizzate anche in singolo, sia in ambienti scolastici che extrascolastici. La cornice narrativa Le attività sono state inserite in una cornice narrativa che vede come protagonista un mago che per sbaglio si è trasformato in una ranocchia. Questo serve come filo conduttore per le attività e per motivare i bambini. Il protagonista è un mago bambino, Mago Maghetto, che frequenta l’ultimo anno di Scuola dell’Infanzia e che l’anno seguente dovrà andare alla Scuola Primaria, proprio come i bambini a cui è rivolto l’intervento. Trasformatosi per distrazione in un ranocchio, sino a quando non avrà imparato a prestare attenzione, a inibire la risposta impulsiva e a ricordare bene non si ritrasformerà in un bambino. La presentazione del protagonista Mago Maghetto La presentazione del protagonista si intreccia con la prima attività: i bambini conoscono Mago Maghetto e devono imparare una filastrocca. La maestra avrà una scatola rossa (la scatola magica) dalla quale ogni volta verranno estratti Mago Maghetto e tutti i materiali per l’attività. Per rendere più concreta l’esperienza si può preparare un cartellone con raffigurato un percorso con 18 quadratini rossi che indicano le 18 attività. Su ognuno di essi verranno poi attaccati i talloncini dei vari compiti a fine attività. La strada si chiude con un simpatico disegno dell’edificio della Scuola Primaria dove andrà Mago Maghetto. Le attività Le attività devono essere proposte in forma ludica, con una durata che varia in base al numero del gruppo e alle condizioni dei bambini. Si suggeriscono gruppi di 6-12 bambini. Tutte le attività iniziano con la ripetizione collettiva della filastrocca di Mago Maghetto e l’estrazione dell’attività del giorno da parte dei bambini stessi. Dopo aver spiegato l’attività, si chiede ai bambini quali strategie utilizzerebbero loro per svolgere il compito. Per concludere è utile far applaudire i bambini per premiare l’impegno nell’aiutare il protagonista e far compilare una scheda di autovalutazione per consolidare quanto appreso. Le 18 attività sono composte ognuna da 1 gioco, tranne la seconda che ne comprende 2, la durata è di 25-45 minuti circa. Consigli per lo svolgimento delle attività - Consigli per l’estrazione : per facilitare il lavoro si può preparare un sacchetto con all’interno foto o nomi dei bambini e, ad inizio attività, estrarre una foto per: chi sceglie l’attività, chi consegna i pennarelli, chi consegna le schede di autovalutazione e chi ritira tutto il materiale. Per aiutare i bambini e identificarli, le foto verranno appese sul cartellone e ai bambini verranno assegnate medagliette raffiguranti il proprio compito. - Consigli per attenzione e silenzio : è possibile svolgere il “Gioco dei Pesciolini”, che consiste nell’invitare i bambini all’ascolto utilizzando frasi quali “per ascoltare meglio facciamo il gioco dei pesciolini mentre io vi spiego così riuscirete a sentire bene tutto!” oppure “ora ci trasformiamo tutti in pesciolini così ascoltiamo meglio!”. - Consigli per mantenere il proprio posto : poiché i bambini hanno bisogno di individuare uno spazio preciso, è utile creare dei cartoncini o dei cuscinetti con sopra raffigurato Mago Maghetto e il nome del bambino. Questi ultimi potranno personalizzare e colorare il proprio segnaposto.
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