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Dignità - E' un riassunto dettagliato con citazioni, schemi, appunti, slide e riassunto, Appunti di Filosofia del Diritto

In questo pdf si ha: riassunto del libro, slide del professore e appunti

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 26/03/2019

Reby98-
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Scarica Dignità - E' un riassunto dettagliato con citazioni, schemi, appunti, slide e riassunto e più Appunti in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! IL PRINCIPIO DIGNITA' UMANA Per la dignità umana è avvenuto nel corso della seconda metà del secolo scorso qualcosa di simile a quello che si è verificato per i diritti umani. All'inizio essi riguardavano l'uomo in astratto, indipendentemente da qualsiasi determinazione concreta come sesso, colore, lingua ecc. riservando a ciasun uomo il diritto ad essere trattato come qualsiasi altro uomo. In seguito, si è passati a considerare l'uomo in concreto, nella specificità dei suoi diversi status, distinti a seconda del sesso, dell'età, delle condizioni fisiche o del contesto sociale. Tanto il primo processo insiste sulla necessità dell'eguale trattamento degli esseri umani, quanto il secondo sulla necessità di un trattamento differenziato: la donna diversamente dall'uomo, il bambino dall'adulto, l'adulto dal vecchio, il sano dal malato e così via con differenziazioni ulteriori sempre più specifiche. Basta gettare uno sguardo alle diverse Carte dei diritti che si sono susseguite nel corso degli anni per rendersi subito conto di questo sviluppo. Questo processo di proliferazione dei diritti umani ha riguardato sia i diritti a contenuto economico e sociale (come ad esempio il diritto al lavoro, il diritto alla salute, all'istruzione, ad un minimo di sussistenza vitale) sia i diritti che si riferiscono all'uomo nelle diverse fasi della vita o nelle sue particolari consizioni fisiche. E' questo processo che ha fatto spostare l'accento dall'uomo considerato in astratto uguale a qualsiasi altro uomo, all'uomo considerato in concreto, con tutte quelle diversità che gli derivano dal far parte di un gruppo piuttosto che di un altro o dal trovarsi in una fase della vita piuttosto che in un'altra. Più di recente l'accento si è spostato sulle diverse fasi della vita prenatale (in connessione alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e alla manipolazione genetica) e sulle diverse fasi che accompagnano un morire sempre più sottoposto al controllo tecnologico. Diritti dell'embrione e/o del feto e diritti del malato terminale sono oggi al centro del dibattito politico. Dalla tutela dell'individuo concreto si è passati alla tutela delle generazioni future (anche in connessione con la manipolazione genetica), alla tutela di soggetti non umani come gli animali e, come conseguenza della crisi ecologica, persino alla tutela della natura vegetale. Qualcosa di analogo è avvenuto anche per la dignità che non riguarda più il soggetto astrattamente inteso, e neppure la persona nei suoi rapporti sociali, ma l'individuo concreto nelle diverse fasi della sua vita dal concepimento alla morte naturale e, addirittura, oltre. Come all'uguaglianza è stata lanciata una vera e propria sfida, quella delle differenze che esigono di trattare diversamente gli individui per la loro particolare condizione, così alla dignità è stata lanciata una sfida analoga, quella di stabilire che cosa significhi in concreto tutelarla nelle molteplici situazioni in cui può essere violata. LE QUATTRO GENERAZIONI DEI DIRITTI • Diritti di libertà (libertà da): garantiscono a ciascuno una sfera di non interferenza da parte dello Stato. • Diritti politici e sociali (libertà di): ◦ politici: possibilità di partecipare alla vita pubblica (es. mediante il diritto di voto); ◦ sociali: danno un contenuto concreto ai diritti (es. il lavoro, la casa, la salute, l'istruzione) NUOVI DIRITTI • Diritti in cui il soggetto non è più l'individuo singolo, ma gruppi umani con specifiche caratteristiche (etniche, religiose, culturali). • Diritti bioetici: ◦ procreazione medicalmente assistita, eutanasia, trapianto degli organi, manipolazione genetica dell'uomo, generazioni future; ◦ animali; ◦ ambiente. PROLIFERAZIONE DI DIRITTI A chi spettano i nuovi diritti? • Anzittutto agli esseri umani ma non più considerati astrattamente bensì facenti parte di un gruppo (donne, neri, minoranze etniche). • Oppure a esseri umani in condizioni particolari (embrione, bambino, anziano, handicappato, malato, malato terminale, malato in stato vegetativo o con minima coscienza, "morto cerebrale" e cadavere). • Non solo agli uomini in vita ma anche alle generazioni future (esseri che ancora non esistono). • Non solo agli uomini, ma anche: ◦ agli animali (diritti degli animali); ◦ alla natura (diritti della natura). C'è qualcosa ancora di più fondamentale del diritto e dei diritti? Qualcosa che può essere considerato il presupposto di ogni diritto? Hannah Arendt parla di "un diritto ad avere diritti" e la dignità sarebbe proprio questo. Sin da quando, nel mondo romano antico, il vocabolo "dignità" acquista rilevanza filosofica esso viene impiegato in due diverse accezioni che, pur evolvendosi nel tempo, si ripresentano sino ai giorni nostri. Per un verso, "dignità" indica la posizione speciale dell'uomo nel cosmo, per l'altro, la posizione da lui ricoperta nella vita pubblica. Sotto il primo profilo ha uno spessore ontologico, mentre sotto il secondo Pufendorf - De iure naturae et gentium (1672): • L'uomo è l'unico essere in grado di porre dei limiti al proprio agire. • La dignità non gli compete per la posizione speciale che egli occupa nella natura, ma perchè è un soggetto morale agente. • Distinzione tra entia physica e entia moralia. Pascal (1669) "L'uomo è manifestamente nato a pensare; qui sta tutta la sua dignità e tutto il suo pregio". Per Pascal, l'intera dignità dell'uomo risiede nel pensiero. Pufendorf non contesta che l'uomo nel mondo naturale si caratterizzi per la capacità di pensare, ma la sua dignità non consiste in questo, bensì in quella facoltà morale che, sola, rivela la sua essenza. Non vi è dubbio che questa idea pufendorfiana anticipi quella, più nota e fortunata, che troviamo al culmine dell'illuminismo europeo nell'opera di Kant. La distinzione pufendoriana tra entia physica ed entia moralia corrisponde alla distinzione kantiana tra regno della natura e regno dei fini: la dignità umana non spetta all'uomo per la posizione che egli occupa al vertice del regno della natura, ma per la sua appartenenza ad un regno di fini. Per Kant, come già per Pufendorf, dignità significa che l'uomo è un essere in grado di agire moralmente, seguendo cioè i dettami di una ragione universalmente legislatrice. Per Kant tutte le cose hanno un prezzo, ma l'uomo ha un valore inestimabile. Dio compare ancora come garante dell'attuabilità del sommo bene, ma quella di Kant resta una religione entro i limiti della sola ragione, che può tuttalpiù essere d'aiuto per la conversione morale. L'uomo possiede un valore intrinseco, assoluto, in quanto portatore di un imperativo morale incondizionato. Non è il mero fatto biologico a costituire il fondamento della sua dignità, ma il "fatto di ragione" della legge morale, una ragione dunque "moralmente pratica", che ci comanda di trattare l'umanità, "sia nella propria persona sia in quella di ogni altro", "sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo". Il che, ovviamente, non impedisce che l'uomo non possa anche farsi mezzo per la realizzazione di scopi a lui estrinseci (accade anzi di continuo nella vita sociale), bensì che non venga mai ridotto soltanto a mezzo. E' il suo uso meramente strumentale, la sua riduzione da persona a cosa – come già, sia pure in maniera incidentale, aveva intuito Beccaria con una ventina di anni di anticipo rispetto a Kant – a ferirlo nella sua dignità. Contrariamente a quanto pensava Hobbes, per Kant tutte le cose hanno un prezzo, ma l'uomo ha un valore inestimabile. Beccaria – Dei delitti e delle pene (1764) "Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa". Kant – Fondazione della metafisica dei costumi (1785) "Agisci in modo da trattare l'umanità sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo". In relazione al tema della dignità umana Kant è l'autore più citato, più discusso ecco perchè ho dedicato un capitolo intero al tema della dignità in Kant che comincia proprio mettendo in evidenza la problematicità del tema alla luce di argomenti bioetici. Infatti, in campo bioetico si pone il problema: "Quand'è che possiamo attribuire dignità ad un essere umano? A partire da quando? La intendiamo come dignità della persona o dell'uomo?". Dove sta la differenza tra persona e uomo? Per alcuni questa differenza non c'è ma per i personalisti la persona è dotata di coscienza e capacità morale nel senso che è capace di agire moralmente. L'uomo non necessariamente ha queste capacità ex embrione, è già un inizio di vita umana ma non è in grado di agire tantomeno di agire moralmente e non ha sicuramente coscienza, anzi, non ce l'ha nemmeno nei primi giorni di vita perchè la coscienza si acquista gradatamente, la coscienza morale ancora più gradatamente. Quindi possiamo dire che la dignità umana è connessa all'essere umano in quanto tale quindi da sempre oppure secondo Kant è una dignità umana che ha a che fare soltanto con la persona intesa in questo senso più ristretto cioè intesa con la persona in grado di intendere e volere e quindi di agire moralmente? E' degna solo quella persona lì o è degno l'essere umano in quanto tale? Questo è un primo problema, ecco perchè nell'attuale campo bietico Kant viene utilizzato da tutte le posizioni, quelli che insistono sull'idea della persona dicono per Kant l'agire morale comincia con l'essere persona quindi il problema degli embrioni non sussiste bioeticamente perchè gli embrioni comunque non sono persone ("personalisti"), quelli che invece sostengono la posizione opposta, la teoria "essenzialista" dicono che non sia vero, dicono che la dignità Kant non la dà alla persona in senso così ridotto ma la persona è l'essere umano dal momento del concepimento. Ora esamineremo alcuni passi di Kant alla luce di questi problemi bioetici per capire cosa effettivamente pensasse Kant (Abbiamo già visto che Kant criticava le concezioni preventive sulla base dell'imperativo categorico perchè l'uomo veniva trattato come un mezzo. In questo modo veniva violata la dignità umana, introduce la formula di mezzo/scopo. Gli imperativi categorici sono quelli propri della morale, gli imperativi ipotetici sono quelli propri del diritto. Definendo imperativo categorico la legge penale si confonde il discorso giuridico con quello etico). Kant cosa potrebbe rispondere a Hobbes che aveva segnalato come tutto sommato la dignità è un valore relativo, che ha a che fare con quello che la persona vale all'interno della società, tanto più il prezzo è alto tanto più quella persona li ha dignità. Questa concezione è esattamente agli antipodi della concezione kantiana. Infatti risponde al passo del Leviatano di Hobbes con questa citazione: Kant - Fondazione della metafisica dei costumi (1785) "Il posto di ciò che ha un prezzo può essere preso da qualcos'altro di equivalente; al contrario ciò che è superiore a ogni prezzo, non ammette nulla di equivalente, ha una dignità. Ciò che concerne le inclinazioni e i bisogni generali degli uomini ha un prezzo di mercato, ma ciò che costituisce la condizione necessaria perchè qualcosa possa essere un fine in sè, non ha soltanto un valore relativo, o prezzo, ma ha un valore intrinseco, una dignità". Esattamente l'opposto di quello che aveva scritto Hobbes, qui c'è una netta distinzione tra cose che sono tra loro intercambiabili perchè hanno un prezzo, un prezzo che può essere diverso, tutto dipende dal valore della cosa, ogni oggetto può avere valore e prezzo diverso. Lo stesso in sostanza si può dire delle persone che a questo punto vengono considerate come degli oggetti valgono per quello che fanno all'interno della società, per l'immagine di sè che hanno dato all'interno della società, quindi un discorso universalistico. Invece Kant dice che un conto sono gli oggetti che possono avere un prezzo ed un altro conto è l'essere umano che non può essere ridotto ad un prezzo e quindi non può avere soltanto un valore relativo ma ha necessariamente un valore incondizionato, un valore assoluto. Questo valore assoluto è la dignità come dice in fondo alla citazione, in contrapposizione al valore relativo che è estrinseco e che riguarda esclusivamente le cose. Kant è il primo che la formula in modo così netto. Kant non fa altro che applicare alla pena i risultati della sua concezione filosofica. La sua concezione della pena nasceva chiaramente da questo discorso che riguarda la dignità umana. Passiamo dalla fondazione della metafisica dei costumi alla metafisica dei costumi che è l'opera fondamentale per la trattazione dei problemi della filosofia pratica di Kant. Egli ribadisce: Kant – Metafisica dei costumi (1797) "L'umanità (idea dell'uomo, astratta) stessa è una dignità; infatti l'uomo non può essere trattato da nessuno meramente come un mezzo, ma deve sempre essere trattato nello stesso tempo come un fine, e proprio in ciò consiste la sua dignità". Questo non significa che l'uomo non può essere trattato come un mezzo. Facciamo un esempio, se io devo correre in stazione e prendere un taxi sto trattando il tassista come un mezzo, ma il mio scopo è quello di non perdere il treno, quindi sto utilizzando questa persona per arrivare ad uno scopo. Non contravvengo all'imperativo categorico, io posso trattare un altro come un mezzo ma sempre per un fine o uno scopo, quindi devo sempre considerare l'altro come un essere umano. Non faccio nulla che leda la dignità umana del tassista se mi faccio portare in stazione. Lo farei se in caso di traffico prendessi a male parole il tassista per paura di perdere il treno. Noi nella vita quotidiana trattiamo spesso gli altri come mezzi ad esempio tassista, idraulico, elettricista, ecc. ma si tratterebbe di un uso che non metterebbe mai in discussione l'altro come persona perchè sarebbe trattato nello stesso tempo come un fine. Per Kant l'importante è che non venga mai a mancare il rispetto per le altre persone ma anche il rispetto di sè. Se ci ubriachiamo o conduciamo una vita da barboni per Kant stiamo venendo meno al rispetto della dignità che ci appartiene come persona. Per Kant noi abbiamo doveri verso noi stessi. Ad esempio Kant non ammette il suicidio perchè sarebbe una conto è l'uomo noumenico (valore assoluto e intrinseco), l'uomo a livello metafisico. Il discorso qui Kant lo intavola per quanto riguarda la dignità post-mortale. Kant - Metafisica dei costumi "Io posso e debbo fare qui astrazione (un conto è la religione, un conto è la filosofia) dalla questione di sapere se con la morte la persona cessi affatto di essere, o se essa sussista ancora in quanto tale, poichè nei miei rapporti giuridici con gli altri io considero realmente ogni persona soltanto dal punto di vista dell'umanità che risiede in lei, per conseguenza, come homo noumenon (...)". L'homo noumeno non ha a che fare con le esperienze, con nessuna parte della sua vita forse addirittura neanche con la morte stessa nel senso che una volta che l'individuo c'è stato continua ad esserci anche dopo la morte. Essa potrebbe aver lasciato tutta una serie di volontà che rimangono valide anche dopo la sua morte, che dovranno essere rispettate, che continueranno ad avere effetto anche dopo la sua morte ad ex. diritti di successione. Kant dice che tutto questo è valido perchè considera l'uomo dal punto di vista noumenico, dal punto di vista della cosa in sè, non dal punto di vista dell'esperienza dell'uomo in carne ed ossa e continua facendo appunto questa distinzione. Kant - Metafisica dei costumi "Soltanto l'uomo in quanto persona (...) è elevato al di sopra di ogni prezzo perchè come tale (homo noumenon) egli va stimato non soltanto per raggiungere i fini degli altri e neppure i suoi propri ma come un fine in se stesso. Vale a dire egli possiede una dignità (...)". Sotto questo profilo l'uomo ha una dignità. Il discorso si fa molto astratto perchè ad essere dotato della dignità sicuramente è ogni essere umano, ma ogni essere umano nella sua più totale astrazione come uomo noumeno, come cosa in sè, come uomo in sè che non ha niente a che fare con l'uomo empirico, con l'uomo in carne ed ossa e la dignità viene attribuita da Kant non a quest'uomo in carne ed ossa ma a quest'uomo astrattamente inteso. Questo sicuramente ha dei vantaggi ma ha anche degli svantaggi per la concezione della dignità. Ha dei vantaggi perchè se io interpreto l'uomo dotato di dignità a questo livello di astrattezza posso riconoscere la dignità dell'essere umano indipendentemente dal fatto che ci sia una coscienza, che non ci sia una coscienza che sia in grado di dire si, che sia in grado di dire no, ecc. perchè sto ragionando sull'idea dell'uomo talmente astratta che può essere considerata dal momento della procreazione quindi avremo una dignità pre- natale fino addirittura a dopo la morte quindi avremo una dignità post-mortale (perchè sicuramente quella persona che è morta è empiricamente morta ma dal punto di vista dell'idea di quella persona non morirà mai perchè l'uomo non ha solo dimensione fenomenica ma anche dimensione noumenica e la dignità spetta non all'uomo in carne ed ossa ma all'uomo astratto). Il vantaggio è che quindi io posso dotare di dignità l'uomo indipendentemente dalle diverse fasi di vita che attraversa addirittura all'inizio (pre-natale) e alla fine (post-mortale). Lo svantaggio è che mi trovo di fronte ad una concezione molto ampia della dignità. Trattare dignitosamente un cadavere equivale a trattare dignitosamente una persona che vive, trattare dignitosamente un embrione equivale a trattare dignitosamente un bambino? Se accettiamo questo principio della dignità che è così coinvolgente perchè riguarda l'uomo in questa condizione non più fenomenica ma astratta a questo punto cosa vuol dire la dignità umana? Possiamo avere un concetto così ampio di dignità umana che vuole dire la stessa cosa indipendentemente dalle diverse condizioni in cui viene applicato questo concetto di dignità umana? Cosa vuol dire trattare dignitosamente un embrione e trattare dignitosamente un cadavere? Non possiamo dire che sia la stessa cosa (non posso baciare o schiaffeggiare un embrione). Trattare dignitosamente un bambino per Kant significa accudirlo, proprio perchè l'ho messo al mondo senza sapere se lui lo volesse o meno dovrò cercare di rendergli la vita felice. Trattare dignitosamente un cadavere significa trattarlo pietosamente. Trattare dignitosamente un embrione significa non usarlo come un mezzo e lo usiamo come un mezzo quando facciamo ricerca scientifica ad esempio con lo scopo di salvare vite umane, trattiamo l'embrione strumentalmente, lo trattiamo come mezzo per un fine a lui estrinseco. E per il morto cerebrale? Se preleviamo organi per Kant lo trattiamo come mezzo per realizzare un fine a lui completamente estrinseco, violeremmo la sua dignità; ma se il soggetto interessato si identifica come donatore non diventa soltanto mezzo. Per Kant diritto alla vita è una cosa (legge del taglione ecc) e dignità è un'altra cosa. Cosa vuol dire dignità nei confronti di un embrione, di un malato terminale ecc? Non possiamo dire che la dignità sia sempre la stessa cosa in ogni occasione mentre Kant cerca invece di mettere ogni situazione sotto lo stesso concetto di dignità. A seconda delle diverse condizioni in cui si trova l'essere umano abbiamo un concetto di dignità diverso ma sempre di dignità si tratta. Quello che Kant non mette forse in evidenza è che nelle diverse fasi della vita la dignità assume connotati diversi. Kant - Metafisica dei costumi • L'uomo considerato nel sistema della natura (homo phaenomenon, animal rationale) è un essere di mediocre importanza e ha come tutti gli altri animali prodotti dalla terra un valore comune. • Persino il fatto che egli si elevi al di sopra di essi per l'intelletto e può porsi dei fini gli dà unicamente un valore esterno relativo. • Sotto questo profilo l'uomo ha un valore relativo alla sua utilità. Kant sembra accettare quanto diceva Hobbes ma soltanto per quanto riguarda l'uomo fenomenico, ma per lui è decisivo l'uomo noumenico. Questa riflessione sul pensiero di Kant svolta principalmente sulla Metafisica dei costumi riguarda prettamente il piano morale (embrione, defunto ecc), soltanto una volta la dignità è stata vista sotto il profilo giuridico, quando abbiamo parlato della critica alle dottrine preventive della pena. Quando la riflessione sulla dignità si è spostata dal piano della riflessione etica al piano della riflessione giuridica? Nemmeno nei primi documenti giuridici come la Déclaration des droits de l'homme et du citoyen del 1789 e la Declaration of Indipendence deliberata dagli Stati Uniti d'America nel 1776 e neppure nelle Carte dei diritti che, a cominciare da quella della Virginia, vengono in quel periodo proclamate nel Nordamerica si parla di dignità ma solamente di diritti (nella Déclaration appare il vocabolo "dignità", ma solo per indicare la carica che un individuo può ricoprire all'interno della società). Il tema della dignità è ancora affrontato sul piano morale. Nonostante il concetto di dignità fosse dunque oramai penetrato nella cultura e nella letteratura tedesca, esso fatica ad emergere nell'ambito giuridico. Soltanto Hegel, in via del tutto embrionale nella sua Filosofia del diritto, concependo il dovere di rispettare gli uomini come imperativo giuridico, ponga già le premesse per il suo disvelamento, bisognerà infatti attendere la fine della seconda guerra mondiale per trovare una piena legittimazione giuridica. Hegel - Filosofia del diritto (1820) Rph "L'imperativo giuridico è perciò: sii una persona e rispetta gli altri come persone" Rph 1819/1820 "Il diritto assoluto è il diritto ad avere diritti" (1° corso di lezioni, concetto simile a quello di Hannah Arendt) In conclusione: se, sotto il profilo giuridico possiamo dire con Hegel che l'uomo ha un valore di "importanza infinita" "perchè è uomo, non perchè è ebreo, cattolico, protestante, tedesco, italiano ecc.", sotto il profilo morale, possiamo parimenti dire con Kant che l'uomo ha una sua dignità perchè è uomo, e non solo perchè è effettivamente in grado di avvalersi di quelle facoltà che in genere contraddistinguono gli agenti morali. Riassumendo: Due figure della dignità • Dignità umana la si possiede per il semplice fatto di essere uomini ("essenzialisti"): la dignità è una dote propria di ciascun uomo (pericolo di astrattezza) • Dignità umana spetta alla persona ("personalisti") e si identifica con le prestazioni con le quali si guadagna la sua dignità nella società fondamentale. Il ricorso da parte del Costituente alla dignità significava per lui l'assunzione all'interno del diritto positivo di un principio etico "prepositivo", che precede qualsiasi diritto e che viene posto al vertice dell'intero ordinamento, con la conseguenza di diventare esso stesso un precetto giuridico positivo. E in cosa si sostanzia questo principio? Essenzialmente nel riconoscimento della specificità dell'essere umano: quello di essere "fine in sè". Gunter Durig "L'uomo è soggetto giuridico, la perversione dell'ordinamento giuridico la si ha quando il soggetto è degradato a oggetto, a mero mezzo, a grandezza sostituibile". ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dignità del singolo ma altresì della specie ---> gli spetta in quanto appartengono al genere umano. Gunter Durig • La dignità non riguarda soltanto ogni singolo uomo concretamente esistente, ma l'astratta possibilità della sua esistenza. • Chi è stato procreato e chi è stato uomo partecipa alla dignità dell'uomo. • La dignità umana quindi può essere violata anche se quell'uomo concretamente non è ancora nato o è già morto. La OBJEKTFORMEL (formula dell'oggetto) di Gunter Durig La dignità umana in quanto tale è violata quando la persona viene degradata a oggetto, a mero mezzo, a grandezza sostituibile. Il concetto di dignità acquista un significato prevalentemente "negativo" ---> difesa di azioni che mirano a disconoscere l'essere persona di ciascun uomo (strumentalizzazioni, persecuzioni, infamie, punizioni degradanti, umiliazioni, ecc.) L'interpretazione di Gunter Durig resterà immutata fino al 2003 quando è stata sostituita da un'altra, scritta da Matthias Herdegen, di tutt'altro tenore. A ben vedere, tuttavia, non è questo l'unico significato di dignità ad affermarsi che risulta ben evidenziato nella Costituzione Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948 dove l'accento viene posto su un significato diverso. La nostra è una Repubblica "fondata sul lavoro" (art.1) e non sull'"intangibilità" della dignità umana. La dignità umana compare però in modo peculiare in tre punti specifici. Art. 3 1° comma: Tutti i cittadini hanno pari (idea di eguaglianza formale) dignità sociale (idea di eguaglianza sostanziale) e sono eguali, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. 2° comma: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli (...) che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Dignità non significa soltanto l'abolizione di qualsiasi privilegio, ma altresì che a tutti i cittadini, indipendentemente dalle posizioni che essi occupano nella società, dovrebbe essere assicurato il "pieno sviluppo" della loro personalità. All'eguaglianza formale davanti alla legge si aggiunge così l'eguaglianza sostanziale: la "pari dignità" non è qualcosa di dato, ma un obiettivo da raggiungere. La Costituzione italiana, dunque, sottolinea le difficoltà materiali che si oppongono alla realizzazione della pari dignità sociale ed impone alle istituzioni di rimuoverle. La pari dignità viene riconosciuta ai cittadini in forza della loro appartenenza ad una comunità politica. Art. 36 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dimensione sociale della dignità. DIGNITOSA=DECOROSA Il soggetto della dignità è il LAVORO. Centralità del lavoratore. Art. 41 L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dimensione sociale della dignità. Si ammette la libertà di impresa, ma la si subordina al rispetto della dignità del lavoratore. Capitalismo: si alla libertà di impresa ma ci devono essere condizioni che non tocchino la dignità umana. Quantunque i soggetti cui si rivolgono le tre disposizioni siano diversi (i cittadini, i lavoratori, gli imprenditori), l'accento batte sempre sulla dimensione sociale della dignità. Nell'art. 36 e nell'art. 41 è centrale il riferimento al lavoro. Il lavoro deve consentire a chi lo presta e alla sua famiglia di condurre una vita dignitosa ed al contempo le condizioni in cui esso si esercita devono essere dignitose. Il principio della dignità è dunque tanto connesso con il ruolo che ogni cittadino è chiamato a svolgere all'interno della società, quanto con il fatto che lo stato deve assicurare a ciascuno la possibilità di praticarne, dignitosamente, uno. La dignità non va soltanto difesa, ma va promossa in quanto è su di essa che si misura la crescita sociale. In sintesi: mentre nella Costituzione tedesca "dignità" è un valore assoluto che riguarda astrattamente la persona in sè e per sè, (anche se la società dovrebbe, comunque, garantire a ciascun individuo condizioni minime di sussistenza al di sotto delle quali non dovrebbe cadere). Beninteso, anche la Costituzione italiana conosce il significato assoluto della dignità. L'art. 2, riconoscendo e garantendo i "diritti inviolabili dell'uomo", non solo in quanto facente parte di una formazione sociale "ove si svolge la sua personalità", ma anche come "singolo", rinvia implicitamente anche all'art. 32 2° comma. Art. 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.→ LA SALUTE VIENE INTESA COME DIRITTO E NON COME UN DOVERE. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Ne deriva che non c'è un obbligo a sottoporsi a trattamenti sanitari se non in casi esplicitamente previsti. IN NESSUN CASO PUO' ESSERE VIOLATO IL LIMITE IMPOSTO DAL RISPETTO DELLA PERSONA E DUNQUE DELLA SUA VOLONTA'. ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dimensione individuale della dignità. Pur non comparendo in questo contesto il vocabolo "dignità" troviamo così anche nella Costituzione italiana un riferimento al valore assoluto della dignità, ma è, senza dubbio, sul valore relativo che essa esplicitamente insiste. Nell'immediato dopoguerra, la giurisprudenza costituzionale tedesca concepiva la tutela della dignità umana come difesa da umiliazioni, persecuzioni, proscrizioni e così via e, quella ordinaria, era parimenti orientata alla difesa dell'uomo da comportamenti discriminatori. In Italia la dignità non assumeva particolare rilievo, nella giurisprudenza ordinaria vi erano molti riferimenti alla dignità che si ponevano l'obiettivo di salvaguardare la dignità del lavoratore nell'ambiente di lavoro. Mentre in Germania si passa alla protezione positiva della dignità, in Italia l'attenzione si sofferma sul rispetto della dignità inerente a ciascun individuo e, solo di recente, questo tema inizia ad assumere il rilievo che merita, come conseguenza soprattutto di alcuni controversi casi giurisprudenziali (Piergiorgio Welby→ non ritendo la sua vita dignitosa, si uccide.Eluana Englaro→ragazzo che dopo aver fatto un incidente finisce in coma vegetativo. Che (realizzare la dignità significa lottare per il superamento di rapporti sociali basati sullo sfruttamento - 1961) W. Mahiofer ---> la tutela della dignità si estende oltre la personalità dell'uomo e implica la solidarietà fra gli uomini (1968) N. Luhmann ---> la dignità è tutt'altro che una qualità innata e neppure un valore che l'uomo ha sulla base di quella qualità innata, bensì qualcosa che si può acquistare e anche perdere, allorchè la rappresentazione di sè che egli offre con le sue pretazioni nell'interazione sociale è oggetto di consenso o dissenso (1965) ---> DIGNITA' COME PRESTAZIONE. Nei primi anni Settanta l'attenzione si sposta verso un'altra direzione. Il dibattito filosofico (giuridico e politico) viene dominato da un'opera che eserciterà una grande influenza, quella di John Rawls, che insiste sulla necessità di costruire una società equa ed in questo senso "bene ordinata". Prioritario è il giusto che precede il buono. Il tema della dignità torna al centro della discussione filosofica all'inizio degli anni Novanta, anzitutto proprio in Germania, dove due autorevoli filosofi del diritto, Hasso Hofmann e Ulfrid Neumann, ci fanno capire come stia cambiando anche nel loro paese il modo d'intendere la dignità rispetto all'immediato periodo postbellico. Per Neumann bisogna evitare la "tirannia della dignità", vale a dire che essa sia percepita come un "fardello", capace di bloccare la discussione su temi "eticamente sensibili". Per Hofmann, invece, occorre andare oltre la teoria della dotazione naturale e oltre la teoria delle prestazioni, verso una teoria della dignità fondata sul riconoscimento sociale che presuppone l'esistenza di membri di una comunità che,appunto, si riconoscono reciprocamente, ma in questo modo la teoria non sembra essere molto distante da quella della presentazione. La dignità riguarda infatti solo coloro che hanno ottenuto, nella società, quel riconoscimento. Nell'area angloamericana due sono le figure di maggior spicco: Martha Nussbaum e Ronald Dworkin. La prima sembra idealmente connettersi alla concezione già presente in Bloch e Maihofer secondo la quale la dignità non può riguardare solo la persona astratta, in quanto soggetto giuridico, ma chiama in causa l'individuo concreto, in quanto soggetto subordinato a rapporti economico-sociali i quali possono non garantirgli neppure quel minimo di sussistenza necessaria per vivere dignitosamente. Quando l'uomo è costretto a vivere al di sotto di quella soglia e cade nell'estrema povertà allora si può parlare di violazione della dignità umana. Diventa così centrale la connessione tra dignità e bisogni. L'uomo è infatti un "animale con bisogni" e quanto più la società è in grado di soddisfarli tanto più in essa si realizza la dignità umana. Non solo non vi è dignità umana quando manca il cibo per nutrirsi, ma anche quando l'esercizio pratico delle proprie "capacità" viene soffocato da condizioni sociali di sfruttamento. La dignità è qualcosa che appartiene a tutti gli uomini, ma bisogna impegnarsi per creare le condizioni in cui essa possa effettivamente realizzarsi. Lo Stato dovrebbe assicurare a ciascun individuo la concreta realizzazione della sua "fioritura", vale a dire la possibilità di dispiegare le proprie capacità. Nussbaum ---> tema delle capacità • Non solo non vi è dignità quando manca il cibo per nutrirsi, ma anche quando l'esercizio pratico delle proprie capacità viene soffocato da condizioni sociali di sfruttamento. • Nozione di capacità: ciò che gli esseri umani sono realmente in grado di fare e di essere, avendo come modello l'idea intuitiva di una vita che sia degna della dignità di un essere umano. CHE COSA RICHIEDE, DUNQUE, LA DIGNITA'? Condizioni sociali che consentano agli esseri umani di dispiegare le proprie capacità. Gli esseri umani non sono persone per il possesso di una particolare qualità, ma devono diventarlo, avendo la possibilità di realizzare le proprie capacità. Lista delle CAPACITA' La vita ---> la possibilità di vivere sino alla fine una vita umana di normale durata, di non morire prematuramente o prima che la propria vita sia stata limitata in modo tale da risultare non degna di essere vissuta | | | | | | | | V V V V Salute Integrità Pensiero Sentimenti Fisica (senso) (sviluppo emotivo) | | | | | | V V V Libertà di coscienza Appartenenza Rapporti con le altre specie (aver cura del rapporto con la natura) | | | | | | | V | V Gioco | Essere in grado di lavorare | in modo degno di un essere umano | V VIVERE IN UNA SOCIETA' CHE SIA IN GRADO DI GARANTIRE IL RISPETTO DI SE: LA PROPRIA DIGNITA' DI PERSONA. La linea seguita dalla Nussbaum si carica di un contenuto fortemente emancipatorio, i destinatari della dignità non sono più gli individui razionali, consapevoli e autonomi ma bambini, donne, anziani persone che non solo vivono in condizioni degradanti ma che non sono messe nelle condizioni di esprimere le loro capacità. Tuttavia, proprio insistendo sulle capacità, il rischio a cui si va incontro è quello di introdurre una distinzione piuttosto problematica tra vita degna di essere vissuta e non degna di esserlo. Dworkin insiste sulla dimensione individuale, sottolineando due aspetti fondamentali della dignità, che egli chiama anche "princìpi". Il primo principio afferma che "ogni vita umana ha un suo particolare valore oggettivo" "un valore intrinseco" che l'uomo ha come "potenzialità" ed una volta che la sua vita è iniziataè importante che possa essere messo nelle condizioni di realizzarla. Il secondo principio afferma che "ogni persona è responsabile del successo della sua vita", e ciò vuol dire che ciascun individuo deve prendere sul serio la realizzazione di quel valore che rappresenta la sua vita. Per Dworking questi due principi, "insieme", "definiscono la base e le condizioni della dignità umana". Siamo partiti da considerare dignità come dote (valore oggettivo) per arrivare a concezioni che la intendevano come prestazione (valore soggettivo). Dworking porta a compimento quel processo che abbiamo visto già nelle prime concezioni della dignità umana del 2° dopoguerra. Ronald Dworkin I due principi della dignità: • Ogni vita umana ha un suo particolare valore oggettivo, un valore intrinseco che l'uomo ha come potenzialità. Una vita iniziata deve essere messa in grado di potersi realizzare. • Ogni persona è responsabile del successo della sua vita. Ciascu individuo deve dunque prendere sul serio la realizzazione di quel valore che rappresenta la sua vita (valore soggettivo). I due principi insieme definiscono la base e le condizioni della dignità umana (per la Nussbaum solo valore oggettivo). Un ulteriore dibattito da considerare è connesso all'opera "The Decent Society" dell'originale filosofa israelita Avishai Margalit. Per Margalit in punto decisivo non è più la "società bene ordinata"", su cui Rawls aveva focalizzato la sua attenzione, ma la "società decente" che egli invece aveva lasciato sullo sfondo, ed una società è decente quando non umilia le persone, quando, cioè, le istituzioni che la formano innanzitutto non offendono il rispetto che ciascun individuo dovrebbe avere di sè. L'umiliazione cui una persona è sottoposta costituisce una buona ragione perchè si consideri offesa nel proprio rispetto di sè, e la dignità, così si esprime Margalit, altro non è che "la rappresentazione del rispetto di sè". La connessione fra dignità umana e rispetto di sè è però tutt'altro che scontata. Non solo perchè una persona potrebbe non essere in grado di stabilire se ha o meno subito un'umiliazione - si può essere oggettivamente umiliati da un determinato comportamento senza sentirsi psicologicamente tali - , ma anche e soprattutto perchè una persona può continuare ad avere il rispetto di sè anche se è sottoposta a condizioni degradanti e di converso può perdere tale rispetto anche se non viene sottoposto a quelle condizioni. La persona potrebbe, però, non essere in grado di • Valore oggettivo e soggettivo della dignità (Dworkin). La prima figura della dignità non basta perchè non ci consente di comprendere situazioni in cui la lesione della dignità viene a dipendere dal fatto che la vittima è stata turbata nella rappresentazione che lei stessa ha dato di sè. Dopo aver esaminato gli autori esaminiamo i tre documenti più importanti e osserviamo il significato che la dignità umana assume in questi tre documenti. • Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1953), CEDU. • Convenzione di Oviedo del Consiglio d'Europa (1997). • Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (2000). Riconosciuta dal Trattato di Lisbona (2007) ratificato in Italia nel 2008. Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (1950/1953) CEDU Titolo I: Diritti e libertà Salvaguardia e sviluppo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. ART. 1: Obbligo di rispettare i diritti dell'uomo. ART. 2: Diritto alla vita. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale (ancora in quegli anni la pena capitale non entrava in conflitto con i diritti dell'uomo). ART. 3: Proibizione della tortura e di trattamenti inumani o degradanti (qui si potrebbe inserire il tema della dignità perchè proprio Kant, che ammette la pena di morte, sostiene che tortura e trattamenti umani degradanti sono in contrapposizione alla dignità umana). ART. 4: Proibizione della schiavitù e del lavoro forzato. Non compare mai un riferimento esplicito alla dignità. Convenzione di Oviedo (1997) ---> tema della dignità decisivo a livello europeo (particolarmente importante nel campo della bioetica) ART. 1: Le parti di cui alla presente convenzione proteggono l'essere umano nella sua dignità (ruolo fondamentale e primario di questo tema. I diritti sono importanti ma il fondamento di tutto il discorso viene considerato il tema della dignità) e nella sua identità e garantiscono ad ogni persona, senza discriminazioni, il rispetto della sua integrità e dei suoi altri diritti e libertà fondamentali riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina. • Dignità e identità degli esseri umani. • Integrità, diritti, libertà fondamentali di ogni persona. Convenzione di Oviedo (1997) Dignità come autonomia (autodeterminazione) Capitolo II - Consenso (tema del consenso) ART. 5: Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona abbia dato consenso libero e informato (...). La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso. (Collegamento caso Welby che toglie il consenso al trattamento). ART. 8: Situazione d'urgenza (Welby all'inizio con consenso moglie) Allorquando in ragione di una situazione di emergenza, il consenso informato non può essere ottenuto, si potrà procedere immediatamente a qualsiasi intervento medico indispensabile per il beneficio della salute della persona interessata. ART. 9: Direttive anticipate (Testamento biologico) I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione (discrezionalità ad es. per nuove scoperte). La convenzione prevede l'autorizzazione di un rappresentante designato dell'autorità (ART. 6) Una particolare tutela viene offerta a chi soffre di un disturbo mentale. ART. 7: La persona che soffre di un disturbo mentale grave non può essere sottoposta senza il proprio consenso ad un intervento avente per oggetto il trattamento di questo disturbo se non quando l'assenza di un tale trattamento rischia di essere gravemente pregiudizievole alla sua salute. Interventi sul genoma umano ART. 11: Ogni forma di discriminazione (estensione divieto discrimazione anche in campo genetico, espansione di articolo che vieta discriminazione di razza, sesso, ecc.) nei confronti di una persona in ragione del suo patrimonio genetico è vietata. Es. i datori di lavoro non possono richiedere test genetici ai loro dipendenti (ART. 12) ART: 13: Un intervento che ha come obiettivo di modificare il genoma umano non può essere intrapreso che per ragioni preventive, diagnostiche o terapeutiche e solamente se non ha come scopo una modifica nel genoma dei discendenti. Es. divieto di interventi sulla linea germinale che introducono modifiche nei gameti. E' ammessa invece la terapia genetica somatica. Mettendo a confronto la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, proclamata solennemente a Nizza nel 2000 e riconosciuta nel trattato di Lisbona nel dicembre 2007, e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, entrata in vigore nel 1953, è significativo osservare come nella Convenzione non compaia mai un riferimento esplicito alla dignità umana e pure laddove il riferimento è implicito, come esso riguardi la persona in astratto, mentre nella più recente Carta dei diritti è proprio l'individuo concreto ad acquistare un particolare rilevo. Qui, l'espressione “ogni persona”, dominante nella Convenzione viene sostituita dall'espressione “ogni individuo”. E' importante ricordare che nella Convenzione il diritto alla vita di "ogni persona" non esclude la pena di morte (art.2), mentre nella carta dei diritti il fatto che "ogni individuo" abbia diritto alla vita comporta che nessuno possa "essere condannato alla pena di morte, nè giustiziato" (art.2 comma 2). Interessante è, inoltre, la tutela della riservatezza (privacy), che nella Carta prevede (all'art.8) disposizioni dettagliate sulla protezione dei dati personali: "ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano" (art.8, comma 1). L'intero Capo I della Carta, intitolato alla dignità, dopo aver riaffermato, usando gli stessi termini della Legge Fondamentale tedesca, il principio "intangibile" della dignità umana ("essa deve essere rispettata e tutelata") ripone la dignità umana come tutela della dignità della persona in quanto tale, proibendo torture e pene o trattamenti inumani e degradanti (art.4) così come schiavitù, lavori forzati e tratta di esseri umani (art.5), ma lasciando, altresì, emergere tutta l'importanza della tutela della dignità della persona in quanto individuo concreto. Non solo proibendo la pena capitale (sia sotto forma di esecuzione che di semplice condanna), ma altresì vietando nell'ambito della biomedicina tutte quelle pratiche (come l'eugenetica, la commercializzazione del corpo umano, la clonazione riproduttiva) ritenute lesive dell'"integrità fisica e psichica" di "ogni individuo" (art.3). Tutelare l'integrità fisica e psichica significa riconoscere a ciascun essere umano il diritto ad essere considerato non soltanto come ente generico, appartenente cioè al genere umano, e perciò uguale a qualsiasi altro essere umano, ma altresì come ente individuale e perciò diverso da qualsiasi altro individuo, che deve essere tutelato nella sua unicità. Nella Carta compare anche la dimensione solidaristica, sociale della dignità: l'art.25, infatti, riconosce "il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa" e l'art.31 riconosce ad ogni lavoratore il "diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose". La Carta, dunque, fornisce una protezione a tutto il campo della dignità umana. Si tratta del primo documento giuridico internazionale in cui essa compare in piena autonomia rispetto a valori come la libertà e l'uguaglianza a cui tradizionalmente veniva associata. Questa rilevanza della dignità umana è connessa - come risulta in particolare dall'art.3, in cui il consenso libero e informato diventa il fulcro intorno al quale dovrebbe ruotare il ◦ divieto di commercializzazione del corpo. Tutti questi divieti però presuppongono che la dignità come autonomia da sola non basti. Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (detta anche Carta di Nizza) ART. 1: Dignità umana (Costituzione tedesca art.1) La dignità umana è intangibile, essa deve essere rispettata e tutelata. ART. 2: Diritto alla vita Ogni individuo ha diritto alla vita. Nessuno può essere condannato alla pena di morte (CEDU prevedeva all'art.2 la privazione del diritto alla vita in caso di sentenza capitale). ART. 3: Diritto all'integrità della persona (connessi alla bioetica) Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. • Consenso libero informato alla persona. • Divieto di pratiche eugenetiche (in particolare la selezione delle persone). • Divieto di fare del corpo umano e delle sue parti una fonte di lucro. • Divieto della clonazione riproduttiva. ART. 4: Proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani e degradanti Nessuno può essere sottoposto a tortura nè a pene o trattamenti inumani e degradanti. ART. 5: Proibizione della schiavitù e del lavoro forzato 1. Nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o servitù. 2. Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato e obbligatorio. 3. E' proibita la tratta degli esseri umani (pensiamo al flusso migratorio... barconi). ART. 25: Diritti degli anziani (tutela degli anziani, vita dignitosa della famiglia come nella Costituzione italiana) L'Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale culturalmente. ART. 31: Dignità e lavoro (non solo aspetto liberale come difesa da aggressioni esterne come ad esempio umiliazioni esterne ma c'è un elemento propositivo dove troviamo questo aspetto legato al lavoro come nella Costituzione italiana) Condizioni di lavoro giuste ed eque: 1. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose. 2. Ogni lavoratore ha diritto ad una limitazione della durata massima del lavoro a periodi di riposo giornalieri e settimanali a ferie annuali retribuite. Nuovi aspetti (aspetti più specifici che hanno a che fare con sviluppi più recenti nel dibattito filosofico, etico e giuridico che hanno a che fare con la vita umana quindi dibattiti successivi ai tre documenti, che hanno a che fare poi soprattutto con l'idea se sia sufficiente interpretare la dignità come autonomia o c'è qualcosa che va al di là dell'autonomia stessa all'interno del discorso della dignità? Quindi ci sono determinati autori che si sono occupati ulteriormente di questi aspetti legati alla dignità e poi in connessione alla Convenzione di Oviedo soprattutto hanno cercato di mettere in evidenza il rapporto che c'è tra dignità umana e i temi di bioetica (ad esempio procreazione assistita e trapianto di organi). 1. Dignità dell'essere umano: • come individuo (ente individuale); • come appartenente alla specie umana (ente generico). Ulteriore significato della dignità 2. Dignità della creatura (gli animali) ---> in Svizzera introdotto addirittura nella Costituzione un articolo che riguarda la dignità della creatura) Anche gli animali hanno diritto a "prosperare" nella maniera specifica delle specie a cui appartengono. Un valore intrinseco spetterebbe dunque non solo agli uomini ma anche agli animali in quanto creature. L'aspetto fondamentale su cui maggiormente si è soffermata la riflessione filosofica, etica, bioetica riguarda il tema della manipolazione genetica. Vedremo posizioni molto contrastanti tra loro. John Harris La manipolazione genetica è il futuro dell'uomo ---------> negazione dell'idea di una dignità come genere (conseguenza= l'uomo non ha dignità, è un prodotto naturale come altri prodotti naturali quindi perchè non...) Gli individui il cui genoma fosse stato geneticamente modificato... Costituirebbero quella che può ragionevolmente chiamarsi "nuova storia umana"... gli individui modificati avrebbero, infatti, una costituzione genetica interamente nuova, senza precedenti, e tale costituzione genetica sarebbe diversa da quella degli altri individui umani. Gli uomini hanno il diritto di prendere nelle mani il loro futuro e la loro evoluzione e da creature diventare creatori (creazione non solo di elementi nuovi all'interno della natura ma plasma e trasforma la sua medesima natura, creazione di speci post umane nella zootecnia la manipolazione è presente e pure nel mondo vegetale possiamo avere sostanze che nascono da un ibridazione ad esempio il mais). Perchè l'uomo non potrebbe prendere nelle proprie mani il destino della sua evoluzione? Perche l'ingegneria genetica non dovrebbe poter creare l'uomo nuovo? Habermas (filosofo ancora vivente) • Ciascuna persona per poter-essere-sè-stessa deve ricondurre la propria esistenza ad un inizio non disponibile (=unverfugbar, di cui non si può disporre) (l'inizio della vita dovrebbe essere indisponibile, la natura umana così come si è venuta a manifestare dovrebbe essere un dato indisponibile. Nel momento in cui ne disponesse sarebbe un atto arbitrario, non ci sarebbe la libertà che nasce dalla casualità uomo non sa prima della nascita quale sarà il suo futuro) • Noi siamo liberi se lo possiamo essere sin dalla nostra origine, non dipendendo dalla decisione arbitraria di altre persone (siamo noi che abbiamo deciso arbitrariamente di far uscire questo essere di cui non sappiamo che sembianze o caratteristiche avrà, l'uomo praticamente è a disposizione di altri uomini che lo creeranno come vorranno addirittura come essere post umano e arriveranno ad estinguere la specie umana, per farne altri con caratteristiche decise da qualcuno. Secondo Habermas tutto questo discorso lede la dignità umana) CONLUSIONE: la manipolazione genetica rende impossibile continuare a comprenderci come autori unici e irripetibili della nostra storia di vita, nonchè di continuare a riconoscerci l'un l'altro come persone agenti autonomamente. Per questo la manipolazione genetica viola la dignità umana. Così alla fine ridiventa centrale l'immagine biblica dell'uomo Habermas -------> tradurre l'idea di un uomo creato a immagine e somiglianza di Dio nell'idea di un uguale dignità di tutti gli uomini, da rispettarsi incondizionatamente, costituisce un esempio una tale traduzione salvante (riprende questa idea di dignità umana in un modo secolarizzato, lui prende un messaggio di un testo religioso e lo traforma (traduce) in un messaggio laico). ➔ POICHE‘ L’UOMO E‘ STATO CREATO A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO, NON PUO‘ ESSERE SOGGETTO A MUTAZIONE GENETICA IN QUANTO SI DETURBEREBBE L’IMMAGINE DI DIO. Jonas ------------> dobbiamo sapere che ci siamo avventurati molto in là e dobbiamo reimparare a sapere che esiste un troppo in là comincia con l'integrità dell'immagine Possiamo parlare di dignità con riguardo agli embrioni umani Se si interpreta la dignità solo nei termini dell'autonomia Soltanto in un caso si può parlare di dignità ------------> vale a dire quando attraverso la manipolazione genetica si mette in pericolo proprio l'autonomia individuale Problema: se l'unico criterio che conta è l'autonomia però ad essere privati della tutela della dignità non sono solo gli embrioni ma tutti quegli esseri umani che ancora non sono o non sono più in grado di percepirsi come soggetti autonomi, neonati, bambini piccoli, malati mentali gravi, anziani affetti da gravi problemi psichici connessi allo stato senile, individui in stato vegetativo, in coma irreversibile, morti cerebrali, ecc. Se invece si interpreta la dignità come dote (elemento oggettivo. Prestazione = elemento soggettivo) essa spetta a ciascun essere umano, astrattamente inteso, e quindi non abbiamo il problema che invece si interpreta la dignità nei termini dell'autonomia. Si aprono tuttavia alcuni problemi. Tutelare la dignità astrattamente non aiuta a risolvere i problemi concreti che si presentano. • Che fare, ad esempio dei cosiddetti embrioni soprannumerari, "prodotti di scarto" delle tecniche di fecondazione assistita? • Vietare oltre la clonazione riproduttiva anche quella terapeutica? Testamento biologico SI al rifiuto di alimentazione e idratazione artificiali? NO al rifiuto di alimentazione e idratazione artificiali? Trapianto di organi SI con il consenso espresso dall'interessato SI anche con il mero tacito consenso? NO perchè lesivo alla dignità umana? Conclusione Ogni fase della vita umana è degna a suo modo rispetto, ma questo non significa che la dignità identifichi con il diritto alla vita. Il principio della dignità è superiore alla vita stessa. John Harris ritiene che, per colpa della rivoluzione della biologia molecolare, la specie umana sia arrivata al capolinea della sua evoluzione e che ci si stia avvicinando alla creazione di una nuova specie, migliore di quella esistente, mediante l'intervento diretto sul codice genetico. Contro i rischi dell'eugenetica (si riferisce a tutto un insieme di teorie e pratiche miranti a migliorare la qualità genetica di un certo gruppo d'individui) liberale si sono espressi Jurgen Habermas e Leon Kass, i quali insistono sulla necessità di rendere indisponibile la base naturale della dignità, ovvero la nostra co-appartenenza di specie. Viene mossa una critica allo specismo, da parte di Peter Singer, il quale vede in esso una forma di discriminazione nei confronti delle altre specie ma, questo concetto di specismo, vuole solo distinguere la specie umana poiché dotata di dignità. Se si parlasse di “dignità della creatura” per estendere il concetto di dignità a tutte le creature viventi si perderebbe la specificità della dignità che da sempre caratterizza l'uomo. D'altro canto, secondo Robert Spaemann, è grazie all'uomo che si può parlare dei diritti degli animali e dei doveri che abbiamo nei confronti della natura e la dignità dell'uomo gli è data dal fatto di saper relativizzare sé stesso, prendere distanza dalla propria soggettività e di porre i propri interessi in un contesto in cui altri interessi entrano in gioco. È dunque il richiamo a qualcosa di superiore all'uomo a fondare la sua dignità. A questo orientamento si può muovere una critica, poiché le premesse normative su cui si regge la convivenza fra gli uomini sono indipendenti da tradizioni religiose e metafisiche. Tuttavia la religione e la metafisica potrebbero essere separate, come ipotizzato da Hans Jonas. Osservando gli scritti di Habermas noteremo che la religione non va considerata solo nella sfera individuale, ma essa dà un contributo importante alla società civile. Egli sostiene che il processo di secolarizzazione dovrebbe cercare di riappropriarsi del linguaggio religioso. Habermas giunge a conclusioni simili a quelle di Spaemann e Jonas, riferendosi all'idea dell'uomo come immagine di Dio per contrastare i rischi di un'eugenetica liberale. Ciò è confermato da Dworkin che afferma che “la religione è una risorsa culturale insostituibile, che ha un valore immenso e incomparabile per miliardi di persone”. Di fronte alla manipolazione genetica, la religione è tornata ad offrire un'importante risorsa motivazionale. Per impedire che l'assolutizzazione dell'uomo si rovesci nel suo totale annichilimento, non possiamo evitare di recuperare il senso religioso che, per l'Occidente, inizia con Dio che crea l'uomo a sua immagine, dotandolo di una dignità trascendentale. Ma resta da chiedersi fino a che punto può spingersi la difesa di quell'immagine di Dio che è l'uomo senza trasformarsi nella difesa di una sua determinata immagine, fatto che potrebbe avere conseguenze difficilmente accettabili per uno Stato liberaldemocratico. L'applicazione della dignità umana può estendersi molto quando si passa dalla tutela dell'immagine dell'uomo alla tutela dell'immagine di ciascun uomo e non è semplice stabilire quando si debba tutelare l'una piuttosto che l'altra. In alcuni casi è molto sottile il confine fra il rispetto dell'autonomia individuale e il rispetto della dignità umana, che può entrare in conflitto con scelte personali di soggetti agenti. Non sempre la dignità umana è sinonimo di autonomia, ma è la traccia di qualcosa di indisponibile e che segna il limite dell'autonomia e dei diritti molto legati all'autonomia. Il caso più rilevante è quello dell'eutanasia. Sia coloro che la condannano, insistendo sull'autonomia del malato terminale, sia coloro che la sostengono, rivendicando la sacralità della vita, la sostengono, lo fanno richiamandosi alla dignità umana. La vita deve essere salvaguardata, ma non quando essa vanga percepita dal malato terminale come incompatibile con la sua dignità. Non rispettare la volontà del malato che vuole interrompere la sua vita, significa non rispettare la sua dignità, come anche l'idratazione e la nutrizione artificiali. La tecnologia applicata alla medicina ci ha portati alla continuazione della vita in condizioni estreme, come lo stato vegetativo e la morte celebrale, dove la dignità continua ad esserci, ma nella forma di assenza. Non c'è solo la dignità della vita ma anche della morte; la dignità ci impone il dovere di rispettare la persona umana in tutte le fasi della sua esistenza, anche in quella finale. Ma quando inizia la dignità? Coloro che ritengono che la dignità inizi dal concepimento condannano l'utilizzazione degli embrioni ai fini della ricerca, mentre, coloro che considerano la dignità solo in connessione all'autodeterminazione e alle capacità individuali di autorappresentarsi, vedono questo principio come un freno all'utilizzazione e alla manipolazione degli embrioni umani. La vita prenatale non risulta tutelabile tramite il principio della dignità umana, tranne nel caso della clonazione riproduttiva. Anche se si volesse replicare l'eccellenza, il clone sarebbe privato della propria immagine, la sua dignità sarebbe dunque violata, in quanto il clone sarebbe stato leso nella singolarità del suo destino, nel suo diritto all'unicità, al non essere la copia di un altro individuo. D'altronde, se la dignità dipendesse solo dalle prestazioni e dalle capacità di un soggetto che rivendica la propria autonomia, non solo non sarebbero tutelati gli embrioni, ma anche tutte quelle persone che non sono ancora, o non sono più, in grado di autorappresentarsi, come anziani, bambini piccoli, malati mentali gravi ecc. La dignità spetta all'uomo in quanto tale e si riferisce all'uomo sin dal momento del concepimento e oltre la sua morte. La nostra dignità obbliga gli altri a trattarci con rispetto, ma questo obbligo generale assume significati di volta in volta diversi, a seconda delle diverse fasi della vita. Tanto più avanziamo nel processo della vita, tanto più aumentano i doveri che gli altri hanno nei nostri confronti e, quanto più avanziamo nel processo della morte, tanto più questi diminuiscono, ma la dignità non viene mai meno poiché ogni fase della vita è, a suo modo, degna di rispetto.
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