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Dimensioni Professionalità Educatori Prima Infanzia: Progettualità e Ruoli, Appunti di Didattica Pedagogica

Formazione degli educatoriEducazione infantilePsicologia dell'infanziapedagogia

La professionalità degli educatori per la prima infanzia, con un focus sulla progettualità necessaria per rispondere alle esigenze dei bambini. Discutiamo della nascita e evoluzione dell'asilo nido in Italia, le competenze richieste per un educatore efficace, il ruolo del servizio educativo e l'importanza della routine. Il documento illustra come l'educatore deve essere in grado di progettare un ambiente formativo, relazionarsi con genitori e bambini, e sviluppare competenze pedagogico-didattiche.

Cosa imparerai

  • Come l'educatore può sviluppare la progettualità orientata alla formazione completa del bambino?
  • Quali sono le tecniche di osservazione e riflessione utilizzate dagli educatori della prima infanzia?
  • Quali sono le competenze necessarie per un educatore della prima infanzia?

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 05/02/2018

Alli.m
Alli.m 🇮🇹

4.2

(32)

19 documenti

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Scarica Dimensioni Professionalità Educatori Prima Infanzia: Progettualità e Ruoli e più Appunti in PDF di Didattica Pedagogica solo su Docsity! DIMENSIONI DELLA PROFESSIONALITÀ DEGLI EDUCATORI PER LA PRIMA INFANZIA 1 – L’intelligenza progettuale dell’educatore in relazione all’analisi costante delle pratiche Con la legge n. 1044 del 6 dicembre 1971, nasce in Italia l’asilo nido pubblico come istituzione, la cui gestione viene affidata ai comuni. Inizialmente veniva considerato come un luogo con scopo custodialistico e assistenziale ma, con il passare del tempo è diventato un luogo privilegiato di crescita educativa per i bambini. Oltre all’asilo nido, sono nate anche altre proposte di diversa tipologia come i centri per bambini/e e famiglie, centri per bambini/e e infine innovative tipologie di servizi come gli spazio gioco, nidi, micronidi aziendali, … questi diversi servizi, presentando delle diversità ma tutti devono mantenere un carattere educativo e una consapevole progettualità orientata alla formazione completa del bambino. Nel corso del tempo, il ruolo dell’educatore ha subito importanti mutamenti ma, ad oggi esso rappresenta una figura fondamentale. Si chiede all’educatore il possesso di molte capacità che possono tradursi in effettive competenze: • Capacità di relazionarsi con i bambini; • Capacità di progettare un ambiente formativo che risponda alle esigenze del bambino; • Capacità di relazionarsi non solo con i colleghi ma in particolar modo con i genitori, l’educatore rappresenta una figura di mediazione. Oggi un educatore deve essere capace di: ✓ Ascoltare, osservare, comprendere i bambini ✓ Attivare forme di comunicazione ✓ Sistema modulare e flessibile di offerte formative ✓ Organizzare un ambiente funzionale ai bisogni dei bambini ✓ Ambiente aperto alla presenta di molteplici culture ✓ Promuovere forme di sperimentazione didattica. Il bambino frequentando un servizio appositamente progettato per la sua crescita ha l’opportunità di sviluppare la motricità, il pensiero, l’affettività, la socializzazione, la percezione di spazio e di tempo, ed altri fattori indispensabili per il suo sviluppo psicofisico. Tutto questo è fondamentale perché il bambino da 0 a 3 anni è particolarmente recettivo agli stimoli e alle sollecitazioni esterne, possono influenzare lo sviluppo della sua personalità. Servizio educativo = risponde adeguatamente ai bisogni, alle esigenze del bambino e della famiglia, è il luogo di apertura, di socializzazione. Di apprendimento, è contesto di sviluppo del bambino e di progettazione e sperimentazione educativa. Per chi lavora nei servizi per l’infanzia è estremamente utile una programmazione, ma non deve essere rigida ma flessibile alle varie e speciali esigenze che si presentano. La progettazione si ispira a principi di fondo che sono: l’intenzionalità, la riflessività, la decisionalità, l’organizzazione, la collegialità, la comunicabilità. L’educatore deve disporre di competenze pedagogico-didattiche che lo mettono in grado di progettare e organizzare esperienze didattiche. Nella programmazione sono presenti sia momenti propositivi (degli educatori) e momenti casuali (dei bimbi). In relazione agli obiettivi sono progettati le esperienze di apprendimento e di socializzazione, i tempi, gli spazi, l’utilizzazione delle risorse, l’organizzazione più in generale dell’ambiente educativo e sono adottate specifiche e appropriate metodologie che hanno nel gioco l’elemento caratterizzante. Paola Molina evidenzia l’importanza della routine ovvero dei gesti quotidiani; la cura fisica rimane uno degli aspetti caratterizzanti dell’esperienza del bambino al nido. Le principali attività che si svolgono al nido sono suddivise in: A. Routine -> che ne fanno parte il pasto, il cambio, il sonno, l’ingresso e l’uscita; B. Attività libere -> momenti di gioco finalizzati prevalentemente alla libera espressione del bambino; C. Attività strutturate -> attività rispondenti agli obiettivi didattici specifici. All’interno di questo tipo di strutture è molto importante sia la cura del bambino ma in particolar modo l’attenzione all’accoglienza e all’inserimento del bambino all’interno della struttura, questi aspetti 5 permettono di sviluppare dei bisogni psicologico come la fiducia, la sicurezza, la conoscenza e l’appartenenza. Valutazione = questo aspetto è fondamentale per la progettazione, deve essere svolta durante tutta la progettazione per permettere di ricavare informazioni utili. La valutazione è in costante rapporto con la progettazione ed è collegiale ovvero condivisa dal gruppo di educatrici. La valutazione consente agli educatori di decidere in che modo organizzare il processo formativo.; essa consiste nell’emissione di un giudizio, verifica l’accertamento del raggiungimento o meno da parte dei bambini degli obiettivi individuati. Elaborazione del giudizio: 1. Perché e cosa valutare 2. Come valutare 3. Interpretazione delle informazioni raccolte 4. Elaborazione del giudizio 5. Comunicazione del giudizio e individualizzazione dell’intervento successivo Adottare forme di monitoraggio come il procesfolio ovvero una raccolta sistematica dei lavori dei bambini; permette di cogliere il processo da loro manifestato nei diversi aspetti dello sviluppo e condividere poi con i genitori gli elementi più significativi. OSSERVAZIONE = la progettazione è costantemente monitorata da un’attenta osservazione, negli ultimi anni è diventata una pratica sempre più diffusa. Lo scopo della formazione all’osservazione è quella di aiutare gli educatori a divenire capaci di osservare, di apprendere dalle esperienze fatte, capaci di riflettere su ciò che si è osservato e infine capaci di confrontarsi con i colleghi. L’educatore non deve confondersi con il bambino, esso deve osservare le sue reazioni e utilizzarle come strumento per capire determinate informazioni sul bambino. Un elemento fondamentale è quello della riflessione prima dell’azione e trovare situazioni permanenti ai problemi. L’azione è volta a introdurre dei cambiamenti desiderati in determinate situazioni, la ricerca invece, non è azione. Pensiero riflessivo = deve essere sviluppato dall’educatore ovvero prima di agire deve pensare, perché mira a trasformare delle situazioni dove è presente un dubbio, un conflitto; tappe per la trasformazione da una situazione di dubbio a una situazione chiara: Prima tappa: studiare la situazione e percepire le prime impressioni e idee Seconda tappa: definizione del problema Terza tappa: formulazione delle ipotesi e valutazione della situazione Quarta tappa: ragionamento, permette di cogliere le implicazioni delle ipotesi Quinta tappa: controllo delle ipotesi mediante l’azione. Pensiero comune = è costituito da un sapere pratico, esso è costituito da quella che viene chiamata conoscenza tacita che caratterizza molto del sapere professionale degli educatori. 2 – La cura della professionalità nei servizi per l’infanzia È con la nascita della Repubblica che si inizia ad intravedere un intervento dello Stato a tutela della maternità e dell’infanzia (l’intervento rimane prettamente assistenzialista). Tutto ciò permette alla donna di avere un inserimento all’interno del mondo del lavoro mentre, l’asilo provvede alla custodia dei bambini. Inizialmente, la donna in quanto potenzialmente madre ha in sé questa vocazione, non si avvertiva il bisogno 5
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