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Dino Campana, Vita e opera l’invetriata, Appunti di Italiano

vita, opera “L’invetriata” di Dino Campana e la sua poetica

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 07/05/2021

martyna-de-francesco
martyna-de-francesco 🇮🇹

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Scarica Dino Campana, Vita e opera l’invetriata e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! DINO CAMPANA Nasce in provincia di Firenze nel 1885, il primo autore del 900. Frequenta prima l’università di chimica a Bologna, poi si trasferisce a Firenze e in seguito a Genova, però non giunge alla laurea. Si presenta con una personalità particolare per via di questi continui viaggi, è tormentato. Infatti parlando di Campana parliamo di nomadismo, perché non si sente legato a nessun luogo, così come Tasso, egli non si sente legato a nessuna corte, anche se da una parte è legato perché è l’unico luogo all’epoca dove riesce a mostrare le sue opere, le sue doti. Egli ha continue allucinazioni, durante la notte vedeva un folletto che gli faceva i dispetti, così venne chiuso in una psichiatria. Inoltre campana è molto vicino a Baudelaire, un poeta maledetto. Anche a Lucrezio. Fin da giovane quindi si alternano momenti di squilibrio mentale e momenti di lucidità, è stato più volte in manicomio fino al ricovero definitivamente nei pressi di Firenze. Ha avuto anche problemi con la giustizia ed era molto sfortunato; infatti il suo primo manoscritto dato all’editore fu perso da questo e non avendo una copia dovette riscriverla d’capo e furono pubblicate nella raccolta con il titoli canti orfici (legati al grande poeta Orfeo del mito greco, sembrando così di rifarsi alla tradizione letteraria precedente). Alcune poesie sono dedicate a una poetessa Sibilla Aleramo. Egli rappresenta appieno la condizione di poeta emarginato e sradicato dalla società, lui non si sente appartenere a nessun luogo, per questo viaggia. Alcune poesie infatti sono incentrata sul tema del viaggio. (cfr con la luna e i falò) Si può fare riferimento anche con Seneca (alla condizione irrequieta dell’uomo) in epistola a lucilo dove vi è una parte in cui dice che devi cambiare l’animo non il luogo. L’invetriata rappresenta appieno la personalità di Campana, infatti vediamo come la contemplazione della sera costituisca un momento tipico della tradizione lirica precedente, è un topos letterario, lo troviamo in Saffo, in Alcmane, in Manzoni, in Leopardi, anche nella Medea è presente la notte di Medea. Qui però l’io lirico non riesce a trovare pace, a identificarsi nel paesaggio che lo circonda, come avviene in Medea, vive in una condizione tormentata a causa anche di eventi circostanti. La poesia si intitola invetriata perché fa riferimento alla vetrina di un locale, all’interno del quale il poeta osserva la realtà circostante: osserva questa sera fumosa d’estate da questa vetrina. Questa sera fa da sfondo all’estate che espande queste ultime luci del tramonto, quindi abbiamo questa nota paesaggistica, il paesaggio estivo. Questa sera sembra essere in contrasto con la stanza che presenta un odore di putredine. Il poeta non riesce a identificarsi con il paesaggio circostante perché è un paesaggio estivo, bello, un locus amenus quasi, idilliaco. Queste ultime luci del tramonto lasciano nel cuore del poeta una profonda ferita (suggello ardente, una ferita che brucia come fuoco) non c’è armonia tra I’io lirico e il paesaggio. Le ultime luci del tramonto trasmettono al poeta angoscia, come perdita di qualcosa, la fine. Il poeta sembra sottolineare la sua condizione di dolore vivo e di lacerazione interiore. Il contrasto che sente con il paesaggio non sempre era presente nella tradizione precedente, ad esempio in Petrarca, il paesaggio accompagno lo stato d’animo del poeta, è in armonia, come in solo e pensoso quando perde l’amore di Laura, il paesaggio è arido, deserto come il suo cuore. La sera fumosa d'estate Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra E mi lascia nel cuore un suggello ardente. Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? C'è Nella stanza un odor di putredine: c'è Nella stanza una piaga rossa languente. Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto: E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è, Nel cuore della sera c'è, Sempre una piaga rossa languente.
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