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Il Modello Sociale della Disabilità: Una Prospettiva Critica, Sintesi del corso di Didattica generale e speciale

Diverse versioni del modello sociale della disabilità, dalla critica di Hunt e Vic Finklestein alla versione della diversità umana e della discriminazione. Il modello sociale mette in discussione la visione tradizionale della disabilità come un problema privato e invece la vede come una relazione sociale oppressiva. La versione impairment è analizzata, insieme alla critica del movimento internazionale dei disabili DPI e alla posizione politica della UPIAS.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 02/09/2021

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Scarica Il Modello Sociale della Disabilità: Una Prospettiva Critica e più Sintesi del corso in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! DISABILITY STUDIES I disability studies, come area di studio e di ricerca interdisciplinare, traggono origine dall’attivismo delle persone con disabilità alla fine del secolo scorso inizialmente in Paesi di lingua e cultura anglosassoni per poi diffondersi in Europa settentrionale ed occidentalr. Storie dei Disability Studies Nel campo dei DS si possono individuare almeno nove interpretazioni o versioni del paradigma della diversità: 1. Versione inglese del modello sociale; presenta una prospettiva di classe sulla disabilità, sottolinea come sia l’organizzazione del sociale a impedire a determinate categorie la piena partecipazione alla società in termini occupazionali e di cittadinanza attiva. Hunt è il padre fondatore dello studio critico della disabilità in Inghilterra. In A critical condition ha porto le basi del modello sociale dela disabilità che successi vivamente diventera centro motore della proposta dei DS inglesi. Per Hunt, le persone disabili, pongono una sfida ai valori della società occidentale, per primo ha interpreato la disabilità cpme una serie di vincoli imposti alla persona da un’organizzazione coartante del sociale. Hunt è stato anche uno dei membri fondatori di UPIAS, che ha prodotto un testo cardine per l’interpretazione della disabilità, Fondumental principles of disability. Il testo propone la distinzione fondamentale tra impairment (tradotto generalmente con invalidità, è la condizione contingente in cui si trova la persona) e disability (è il vincolo che questa si trova a subire in ragione di un’organizzazione abilista e coartante del sociale). Vic Finklestein vine considerarto il fondatore del modello sociale della disabilità, mette in questione il modello medico egemone, secondo cui la disabilità è un problema legato alle sventure private degli individui, per proporre al controario l’interpretazione della disabilità come relazione sociale e oppressiva. Mike Oliver è un altro cardine dei DS inglesi, paraplegico. Il suo lavoro teorico si inscrive nell'orizzonte del materialismo storico inglese. In The politics of disablement si propone di esporre in termini socialmente adeguati il modello sociale della disabilità. Per poter comprendere come si sia affermata la centralità della visione della disabilità come tragedia personale in quanto prospettiva egemone è necessario, per Oliver, indagarne la genesi attraverso l’analisi dell'evoluzione storica della gestione sociale delle problematiche legate alla disabilità. Il confronto con altri sguardi sulla disabilità ha portato, verso la fine degli anni 90, a mettere in discussione il modello, in particolare in un testo di Tom Shakespeare, nel quale se ne propone la dismissione in favore di modalità di ricerca che abbandonino il modello politico per riportare lo sguardo all'esperienza individuale e alla sua dimensione relazionale. La critica di Shakespeare si sofferma sulla negazione dell’impairment, ritiene necessario abbandonare la dimensione politica costitutiva del modello sociale a favore di modalità meno rigide e più elaborate di ricerca sulla disabilità. 2. Versione socio-costruzionista americana; sono state mosse 3 obiezioni: l'accettazione dei ruoli sociali esistenti dà una visione della disabilità come obiettiva e inevitabile, i ruoli si basano su giudizi di valore, anche in relazione a ciò che è buono, è un modello del deficit. In Nord America, la crescita contemporanea dell'analisi accademica dei temi legati alla disabilità è stata vincolata all'utilizzo di paradigmi teorici e interpretativi legati alla filosofia pragmatista di Ervin Goffman. Accanto al tentativo di sueperare i limiti della prospettiva pragmatista e interazionista, si è manifestata la necessità di un ampiamento degli orizzonti del modello del “minority group”. Il crescere dell’aspettativa di vita del mondo industrializzato ha evidenziato come la disabilità più diffusa sia legata alll’invecchiamento e alle patologie ad esso oppressa in un qualunque periodo della vita. 3. La versione della “vita indipendente”; sottolinea il diritto fondamentale dell'individuo disabile a decidere in prima persona della propria vita. Rappresenta la proposta positiva per complementare alla decostruzione del modello medico di gestione della disabilità. Vuole essere una proposta alternativa al sistema burocratico-istituzionale disabilitante. Si trattave di affermare la centralità dell’uniàbiologica senziente e del suo diritto all'autodeterminazione. Da quesa prospettiva si è cercato di articolare le modalittà auto affermative delle persone disabili nella direzione dell'empowerment, dell’autopotenziamento. Il padre del movimento in America è Ed Roberts. Molto si deve anche al lavoro dell’attivista per i diritti civisi Wade Blank. 4. La “impairment version”; è il deficit a differenziare le persone con disabilità dalle persone abili e che esso è pertanto una variabile importante. 5. La versione della minoranza oppressa; afferma che le persone disabili vengono trattate come cittadini di seconda categoria, che si trovano ad affrontare una serie di barriere e che subiscono discriminazioni. 6. La versione post-moderna; la disailità è un costrutto culturale e politivo che deve essere codificato e decodificato al fine di porre le basi per un’interpretazione degli orientamenti e degli assunti impliciti che orientano la visione della disabilità e delle persone disabili. 7. La versione della continuità; esiste un continuo tra disabilità e non disabilità. Ciascuno può essere disabile 8. La versione della diversità umana; Scotch e Schriner sostengono che mentre le persone disabili sono assimilabili alle altre categorie di persone oppresse, soffrondo discriminazione perhè la comunità disabile è tanto differenziata se non solo differente 9. La versione della discriminazione; tutte e le 8 precedenti versioni trovano un fondamento nella logica e nella esperienza, ma una persona con disabilità si sente disabile solo quando si confronta con la discriminazione. Il linguaggio come problema Siccome è l’uomo che parla, sono il linguaggio e i discorsi a diventare cardini di ogni riflessione e a essere al centro di contese reali e potenziali tanto da rappresentare un campo di persistenti conflittualità, differenze e cambiamenti. Il linguaggio è quindi un luogo instabile ed esposto alla coesistenza di significati fra loro differenti dove si disputa le gestione del potere parole. In questo scenario linguistico, la disabilità è esempio padigmatico delle derive. Il processo di denominazione è al centro della riflessione delle diverse aree dei DS. La critica è sull’approccio bio- medico, altrimenti detto modello del deficit, con il quale i DS avviano un confronto a partire soprattutto dsgli anni 70, perché lo considerano un produttore egemone di denominazioni in virtù di un mandato e di una delega sociale. Il linguaggio è così assintp come uno dei meccanismi attraverso cui si esprime l'egemonia di un sistema sociale e culturale. I rilievi critici dei DS riguardano la centralità della caratterizzazione individuale nel definire il funzionamento delle persone e le conseguenti tipologie di disabilità, configurando in tal modo una sovrapposizione tra persona e il deficit. Ci si confronta sulle classificazioni della disabilità, dove i processi di denominazione rappresentano l’area di maggior criticità: per chiarire facciamo riferimento alle modifice dell'ICIDH ha subito nel tempo fino all'ultima stesura del 1999 ICF. Il cambiamento è statao caratterizzaro da un forte intreccio tra teoria e linguaggio, intreccio che segna i passaggi decisivi della classificazione sulla disabilità e l'ambito di maggior contrasto interpretativo. - L’ICIDH1si basava sulla relazione causale fra danneggiamento, disabilità ed handicap: in questa relazione il danneggimaneto delle funzioni di un organo crea delle incapacità nell'eseguire attività legate al lavoro o al quotidiano, causando così un handicap e uno svantaggio nel riolo sociale. Si criticava la linearità del modello e l'assenza di una relazione tra handicap e struttura socale, che fondavano l'impianto bio-medico. La posizione critica era rappresentata dal movimento internazionale dei disabili DPI che mettevano in discussione la natura teorica e il lessico del modello in quanto ispirati a ìlla relazione fra danneggiamento, disabilità e handicap come struttura appartenente alla persona. L'obiettivo delle critiche era lo spostamento della prospettiva dall'individuale all'inadeguatezza del sistema sociale, alle barriere fisiche e sociali e alla sua incapacià di adattarsi e modificarsi in relazione alle singole persone. - La continua revisione portano alla definizione di una nuova classificazione, l’ICF. Si fornisce una prospettiva coerente delle diverse dimensioni della salute a livello biologico, individuale e sociale. Il funzionamento della perdona viene quindi visto nella sua interazione fra la condizione di salute e i cattori ambientali e personali, in una prospettiva bio-psico-sociale. Il concetto stesso di disabilità non trrova un riconoscimento lessicale e semantico generalizzato. L'utilizzo dell'incapacità per descrivere la persona nasce da una modalità linguistica, da un modo di descrivere le persone che accentua e mette in risalto le caratteristiche individuali tramite l'utilizzo di nomignoli. In questa dimensione l'identità delle persone disabili viene definita attraverso l'attributo più visibile, perché maggiormente dissonante dalla norma attesa, e dall'etichetta lessicale. Il processo di etichettatura è rafforzato dal punto focale percepto: una persona che ha diggicoltà nel movimento, le persone focalizzano l’attenzioen su aspetti indotti come la difficoltà din azion autonome. Per quanto riguarda l'aspetto emotivo della relazione con i disabili emerge che la maggior parte delle persone prova un sentimento di solidarietà per le difficoltà che derivano dalla disabilità e una motivazione a rendersi utili, oltre all'ammirazione per la forza di volontà e la determinazione che le persone disabili dimostrano. Si evidenziano anche sentimenti di imbarazzo e di disagio. Nel relazionarsi con le persone disabili viene manifestato anche il timore di offendere o ferire involontariamente con parole e comportamenti inopportuni. Il tipo di disabilità incide sulle dinamiche di rappresentazione: - La disabilità di tipo fisico suscita l'immagine di un corpo impotente e incapace di fare, ma allo stesso tempo identifica un forte senso di volontà di adattarsi e riscattarsi; - La disabilità psichica , invece, rimanda un'immagine negativa che vede la persona come inadeguata per la società. Le nostre azioni, opinioni, atteggiamenti e comportamenti sono determinati dalle rappresentazioni sociali. La disabilità viene associata, anche, alla dipendenza : ciò non dipende dal deficit, ma è conseguenza delle politiche sociali di una società disabilitante. La dipendenza posiziona il disabile su un grado diverso della gerarchia sociale, emarginandolo. È necessario considerare alcune retoriche in riferimento alla disabilit. - La retorica della compassione: è capace di muovere la sensibilità dello spettatore verso il soggetto disabile producendo un atteggiamento di compassione. Questi atteggiamenti contribuiscono a fissare lo stereotipo del disabile come incapace e bisognoso di assistenza e privo di personalità. Spesso il linguaggio utilizzato nella descrizione dei disabili si caratterizza con toni sentimentali riferendosi a queste persone come coraggiose, vittime o sfortunate. Alcune immagini, spesso oggetto di campagne di sensibilizzazione o raccolta fondi, sottolineano la tragedia della disabilità alimentando l'ossessione culturale della perfezione fisica. Ciò rende difficili le interazioni sociali per chi non è in grado di conformarsi a questo stereotipo. - La retorica del supercrip: ovvero una persona molto attiva che, ad esempio, si mantiene in forma prendendo parte a sport faticosi e, sfruttando il proprio talento, supera la propria disabilità. Gli atteggiamenti sociali, i pregiudizi e gli stereotipi sono in parte responsabili dell'esistenza del supercrip. Le persone con disabilità vengono spesso viste come supereroi e ammirate per il loro coraggio e determinazione. Ciò deriva dalla convinzione che la vita con un deficit debba necessariamente essere orribile e insoddisfacente. - Laretorica della normalità: è la più diffusa e descrive la disabilità come una normale diversità con il tentativo di spostare l'attenzione sulla straordinarietà di una vita vissuta nonostante evidenti aspetti fisici e mentali. Il problema diventa non la persona con disabilità ma il modo in cui la normalità è costruita per creare il problema della persona disabile. Non è possibile pensare a un corpo disabile senza riferirsi a un corpo sano. La disabilità si costituisce così in opposizione all'abilità. Le retoriche della disabilità sono parte del processo di esclusione e oppressione. Le persone con disabilità sono rappresentate come differenti. Gli stereotipi della bellezza e della normalità hanno il compito di riconoscere la differenza e costruire il pregiudizio. Le persone disabili, in questo modo, non appaiono normali agli occhi delle persone non disabili e costruire spazi culturali di differenza diventa una strategia oppressiva. La disabilità assume il carattere di eccezionalità anziché mostrarsi come una condizione e una parte dell'esperienza umana. Disability Studies e ricerca giuridica: cosa, come e perché Le persone con disabilità sono espressione della diversità propria del genere umano. Il modello sociale della disabilità mette a fuoco la relazione individuo-ambiente, il contesto in cui la persona è inserita, identifica le barriere sociali ed economiche e i comportamenti diffusi che portano all'esclusione delle persone disabili. La soluzione ai problemi legati alla disabilità passa non da un percorso di risanamento di una “deviazione dalla norma”, ma dalla rimozione di ciò che nega, alle persone con menomazioni, il pieno godimento delle pari opportunità. Secondo la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità , la disabilità è diventata una questione da affrontare per eliminare gli ostacoli alla piena partecipazione. Infatti, “La disabilità è il risultato dell'interazione tra le persone con menomazioni e le barriere, ambientali o derivanti dall'atteggiamento altrui, che ne impediscono la piena ed effettiva partecipazione in società su basi di eguaglianza con gli altri”. | diritti delle persone con disabilità, come quelli di qualunque altro cittadino, sono funzionali a un miglioramento delle qualità della vita. Il primo strumento da fornire ai soggetti disabili è la conoscenza e consapevolezza delle proprie capacità e dei propri diritti favorendo il processo di empowerment . Empowerment significa: acquisizione di potere, capacità di gestione della propria esistenza e rafforzamento di se stessi. Infatti, è fondamentale per le persone con disabilità che, diventando consapevoli dei propri diritti, acquisiscono la capacità di reagire in modo efficace a torti che altrimenti subirebbero passivamente. Questo percorso di empowerment è molto importante sul piano esistenziale, in quanto consente di autotutelarsi ad essere meno dipendenti dagli altri. Un altro aspetto fondamentale riguarda la consapevolezza sul fenomeno della disabilità che significa educare alla diversità le giovani generazioni in modo da eliminare pregiudizi, discriminazioni, paura del diverso e luoghi comuni. È necessario che le persone non disabili capiscano che la disabilità è una condizione umana al pari di tante altre e che non deve collegarsi ad un sentimento di pietà e compassione. Infatti, sono le persone abili che devono essere portate a riflettere su ciò che rende altre persone escluse e impossibilitate di partecipare alla vita della comunità. È possibile rintracciare dei modelli che esprimono differenti modi di concepire l'intreccio tra il diritto e il fenomeno della disabilità. - Le normedi assistenza : riguardano la tutela e si riferiscono alla concessione di privilegi alle singole categorie di persone con disabilità (non vedenti, invalidi civili, ecc..). Per ciascuna di queste categorie esistono soluzioni differnziate di tutela, ma queste forme di assistenza economica non sono in grado di garantire la piena realizzazione della persona e ciò fa si che alcuni cittadini rimangono in uno stato di bisogno. - Le normeditutela e protezione: sono quelle relative alla tutela parentale ma anche a quelle sul diritto al lavoro dei disabili. Il lavoro delle persone con disabilità è ancora un “problema” da risolvere. È lontana l'idea di una persona con disabilità che possa lavorare alla pari, non c'è attenzione all'eliminazione degli ostacoli che producono discriminazione all'interno dei contesti lavorativi. Se il lavoratore incontra difficoltà, infatti, la soluzione individuata non è l'eliminazione degli ostacoli, ma l'utilizzo del lavoratore “a distanza”. La legge 9 Gennaio 2004, n.6 è centrata non sui deficit della persona ma sulle barriere che l'individuo incontra in ragione di una menomazione e si avvicina quindi a una concezione di disabilità aderente al modello sociale. Centrale diviene, quindi, la piena partecipazione della persona attraverso la restituzione dell'autonomia e la valorizzazione della capacità di autodeterminarsi. - Le norme di inclusione, cittadinanza e i diritti umani : abbandonano l'idea che le persone con disabilità siano un mondo a parte. Il diritto al lavoro delle persone con disabilità si configura come occasione per la rimozione di discrimanzioni. Il lavoratore con disabilità concorre come tutti gli altri all'ingresso nel mercato di lavoro senza percorrere vie speciali. Gli adattamenti sono previsti, ma al fine di garantire pari opportunità. L'ottica quindi non è quella di proteggere, ma quella di consentire anche alle persone con disabilità di essere parte attiva della società. La Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità ( Convenzione di New York del 2006 ) ha riformulato i bisogni delle persone con disabilità in termini di diritti umani. Ciò che viene posto in evidenza è la centralità della persona e la disabilità diviene parte della diversità umana stessa. Le persone con disabilità sono titolari degli stessi diritti umani degli altri cittadini. L'attenzione si sposta dal deficit alle barriere fisiche, sociali, comportamentali, legali e di altra natura che impediscono alle persone con disabilità di partecipare alla vita della propria comunità. Lo scopo è quello di promuovere, proteggere e garantire il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani, di tutte le libertà fondamentali e promuovere il rispetto alle persone con disabilità. La libertà di scelta su come gestire la propria vita è il dato di partenza fondamentale ed è un prerequisito necessario a qualunque forma di tutela efficace. Gli ambiti nei quali la Convenzione apporta significative novità riguardano la valorizzazione della famiglia, il diritto di sposarsi, l'essere riconosciuti come individui sessualmente attivi, il diritto di esercitare la funzione di genitore. Vanno predisposti dei servizi che consentano anche alle madri/padri con disabilità di rivestire il ruolo dei genitori. È possibile individuare varie specie di discriminazioni: - La discrimanzione diretta : si ha quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sarebbe trattata una persona non disabile in una situazione analoga, e la discrimanzione indiretta, quando un comportamento apparentamente neutro mette una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone. È possibile rintracciare altre forme di discrimanzione indiretta : © Discrimanzione indiretta omossiva : riguarda un'omissione. Ad esempio nel caso in cui un privato o l'amministrazione Omettano di costruire una rampa di accesso a uno stabile. Questo determina una barriera architettonica che mette le persone con disabilità motorie in una situazione di svantaggio rispetto agli altri. Un altro esempio è la mancata assegnazione di insegnanti di sostegno. O Molestie : quei comportamenti indesiderati che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, umiliazione e ostilità nei suoi confronti. Questa situazione, paragonabile al mobbing, è Spesso legata ai pregiudizi che sono fondati sull'idea che una persona con disabilità valga meno rispetto a chi non è disabile O Discrimanzione “di rimbalzo” : si rivolge a coloro che, nonostante non siano disabili, si trovano in stretto rapporto con una persona disabile e per questo vengono trattati in modo sfavorevole. I DS propongono di cambiare la società attuale per migliorare la qualità di vita e offrono di reinterpretare le strtture giuridiche esistenti individuando le criticità. | DS creano maggiore consapevolezza sulle questioni relative alla disabilità e stimolano la ricerca di soluzioni inclusive come diritto basilare di ogni essere umano. Disability Studies e inclusione Il concetto di inclusione e i DS condividono la volontà di porre fine ad ogni forma di segregazione e di esclusione sociale, istituzionale e educativa; la richiesta di cambiamento del sistema sociale esistente per permettere la partecipazione attiva e piena di tutte le persone; la creazione di contesti inclusivi in grado di rispondere a tutte le persone e alle loro differenze. Sono stati individuati 3 filoni di analisi e di ricerca che si differenziano per i punti focali di analisi: - La prospettiva sociale: ha come elemento caratterizzante il riferimento al legame tra processi sociali, formativi, scolastici, dei servizi rivolti alla disabilità. | 3 processi integrativi di questo approccio sono: assimilativi, adattivi e di normalizzazione . L'assimilazione è legata alle richieste adattive rivolte alla persona definita nella sua difficoltà di adattarsi alla vita quotidiana. Il principio di normalizzazione indica un'azione che tende a rendere disponibili a tutte le persone che hanno incapacità o degli handicap delle condizioni di vita quotidiane che siano il più possibile le stesse a quelle che si presentano nella società. A seguito di alcune critiche mosse alla definizione di normalizzazione si decise di utilizzare l'espressione valorizzazione dei ruoli sociali dove il ruolo sociale viene inteso come un insieme di comportamenti, responsabilità e competenze conformi a un modello sociale. La valorizzazione dei ruoli sociali tende a spiegare come si formano i ruoli sociali, come vengono attribuiti e come possono essere utilizzati per contrastare la svalorizzazione. L'obiettivo è rendere possibile alle persone svalorizzate l'accesso ai ruoli socialmente valorizzati. Oliver critica la teoria della normalizzazione e la successiva modifica in quanto afferma che non forniscono alcuna spiegazione dei motivi per cui le persone con disabilità sono marginalizzate e svalorizzate, né una soluzione adeguata per toglierle da tali condizioni. Emerge come nell'assimilazione sono in evidenzia i processi adattivi con un accento alle variabili individuali a scapito di quelle sociali, mentre nella normalizzazione l'elemento principale si identifica nell'assunzione di ruoli sociali e si sottolinea come i pregiudizi e le rappresentazioni sociali possono ostacolare l'integrazione. - La prospettiva storica centra la sua analisi sui termini di inclusione ed esclusione che possono essere compresi solo in reciproca relazione. A una forma di esclusione corrisponde, infatti, una forma correlata di inclusione. È possibile individuare alcune forme di esclusione : O Esclusione attraverso la segregazione o inclusione differenziata esclusione spaziale, non necessariamente si verifica sempre al di fuori della comunità, ma si nota spesso al suo interno; O Esclusione attraverso l'assistenza o inclusione condizionale in cui l'assistenza viene intesa come in cui la segregazione, intesa come protezione e riguarda quanti, in virtù della loro inabilità al lavoro, non riescono a soddisfare i propri bisogni. L'assistenza, come forma di esclusione economica, introduce una relazione di dipendenza tra le persone aiutate e quelle che le aiutano, privando le prime di ogni responsabilità e attività. Questa condizione diventa così forma di marginalizzazione; O Esclusione attraverso la marginalizzazione o inclusione attraverso la normalizzazione :in cui la marginalizzazione è in rapporto alle norme sociali in quanto per essere inclusi si deve raggiungere un certo grado di conformità e le persone con disabilità rischiano, proprio per l'impatto con le norme, la marginalizzazione; O Esclusione attraverso la discriminazione o inclusione progressiv: mettere aimargini un gruppo sociale e di limitarne i diritti - L'inclusione nell'educazione come forma governa mentale: indica il modo in cui si guida la condotta delle persone in una rete di relazioni di potere. L'educazione inclusiva è diventata uno dei principi fondamentali per lo sviluppo di una società più giusta e per la creazione di una maggiore coesione sociale. : in cui l'obiettivo è sempre quello di Le linee guida per l'inclusione dell'UNESCO riportano che esistono principalmente 3 motivi per lo sviluppo dell'educazione inclusiva:
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