Scarica Disciplina e passione e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! DISCIPLINA E PASSIONE. Le sfide di oggi per chi deve educare
1. Essere un educatore cattolico oggi: una grande sfida
Noi educatori cristiani siamo inseriti in una "cultura del naufragio". Questa lettura ci
pone davanti a un obiettivo difficile, a una sfida e a una vocazione. In questa
situazione noi abbiamo un ruolo attivo: siamo naufraghi. Il naufrago è sempre solo con
se stesso e con la sua storia: questa è la sua più grande ricchezza. Non bisogna
fermare la forza creativa della nostra storia di grande memoria. L'ambito educativo è
lo spazio adatto per ritrovare i principi che hanno permesso la realizzazione di un
desiderio, riscoprire la missione lì nascosta, che lotta per continuare a manifestarsi.
Memoria significa andare alla fonte mentre si cerca il senso, immergercisi e poi
procedere verso una direzione. I/ Signore è vivo ed è in mezzo a noi. Ci chiama, ci
sostiene, ci indirizza.
Di fronte alle sfide della nostra cultura
La mentalità tecnicista insieme alla ricerca del messianismo profano sono
caratteristiche dell'uomo di oggi. Danno vita all'uomo gnostico: in possesso del sapere
e bisognoso di esoterismo (riservatezza). La tentazione dell'educazione è di essere
gnostica ed esoterica. Noi naufraghi post-moderni ci siamo nutriti nella gondola del
supermercato religioso. Il risultato è il teismo: un insieme di divinità fabbricate a
nostra immagine e somiglianza, specchio delle nostre personali insoddisfazioni, paure e
autosufficienze. E abbonda anche il sincretismo conciliatore. Evita il conflitto perché
bilancia le forze; si considera di per sé un valore e ha la convinzione che ogni uomo
abbia la sua verità e abbia i suoi diritti: è sufficiente mantenere l'equilibrio. Ama
parlare di valori comuni che sono neutri, trasversali rispetto alle identità e alle
appartenenze. Il sincretismo conciliatore è la forma più nascosta del totalitarismo
moderno. Un'antropologia non può evitare il confronto della persona con la persona
che trascende e che è alla base di quella stessa trascendenza. L'uomo di oggi
sperimenta sulla propria pelle un senso di sradicamento e abbandono, e a questi è
arrivato per via dell'eccessiva ansia di autonomia ereditata dalla modernità. Ha perso
il suo punto d'appoggio in qualcosa che lo trascenda. Qui si verifica una tensione tra gli
opposti regola-originalità dove bisogna evitare di cadere nella coercizione
(esagerazione della regola) e nell'impulsività (esagerazione dell'originalità). Da questo
allontanamento dalle radici nasce la tentazione dei ritorni e dei rifugi culturali.
Sentendosi diviso, separato se stesso, confonde la nostalgia propria della chiamata
alla trascendenza con la malinconia verso mediazioni immanenti per quanto sradicate.
Introdurre negli altri il dono di Cristo
Il dono cambierà ogni cosa. Siamo invitati a comporre una “cultura della comunione”.
Oggi conviviamo con un'umanità inquieta, che è alla ricerca del senso della propria
esistenza, che vuole pronunciare linguaggi e discorsi per ricostruire un'armonia del
sapere, che vuole integrare il suo io. Non possiamo non vedere questa ricerca
spirituale come segno dello spirito di Dio. Il nostro contributo servirà a superare la
pigrizia per ricostruire il passato. Come i primi cristiani dobbiamo annunciare che la
verità basata sull'amore di Gesù Cristo verso la Chiesa è davvero degna di fede,
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perché c'è il pericolo di cadere nell'incertezza e nell'indifferenza, gravi malattie
dello spirito. Oggi il cammino è la santità. essere veri testimoni di ciò in cui si crede e
di ciò che si ama e viverlo in modo fraterno, cercando di essere lo specchio della
parola dell'altro. Questa è la vera realizzazione simbolica: quella di un desiderio unito
a quello di colui che abbiamo visto perché ci siamo lasciati trovare da lui e lo abbiamo
amato. E il simbolo crea cultura. Questa conversione creativa vuole essere crocifissa,
nasce da ogni incontro creativo con Gesù Cristo, ci porta a creare una vita comunitaria
dove ci sentiamo invitati a vivere il bene. Dall'altra parte, nel condividere e
nell'aiutarsi troviamo la soluzione contro la mediocrità che porta alla corruzione e al
disinteresse, entrambe cose che provocano incertezze nei giovani e che spingono
all'evasione e alla superficialità. Fondati nel mistero di Dio possiamo definire
l'impegno formativo delle nostre scuole: essere il riflesso della speranza cristiana di
affrontare la verità con vero spirito pasquale. È la missione della scuola, quella di
formarsi e formare in questa coscienza: l'uomo è figlio, generato nell'unigenito del
padre e creato per aspirare al suo desiderio, alla sua volontà. Lo spirito relativista
cerca di evitare le tensioni, i conflitti: ha paura della verità. Ci spaventa pensare che
qualcosa possa essere dono, che ci sia un amore che ci sostiene e che l'unica garanzia
di essere liberi in pienezza consiste nell'abbracciare tale verità.
Educare, il grande compito che Gesù mette nelle vostre mani
Ci riunisce un atto d'amore: educare. Educare è dare vita. Le nostre scuole sono luoghi
d'incontro privilegiati tra le persone. Ogni uomo e ogni donna sono unici, necessari e
insostituibili; e dev'essere quell'unicità a ispirare l'armonia su un piano superiore
rispetto a quello delle tensioni dovute ai momenti di crisi. E sono anche un luogo per
sviluppare un'esperienza di vita orientata all'incontro e alla solidarietà. Ogni persona
che si aggiunge al progetto per esercitare il proprio ruolo di educatore deve farlo in
piena sintonia con gli ideali, con disponibilità verso l'elemento comune, assumendosi
responsabilmente lo spazio che gli viene affidato. E così ognuno con le proprie
caratteristiche renderà più ricco lo scambio, mettendosi al servizio di un progetto più
grande e duraturo, il progetto di Dio per l'uomo. Deve esserci un clima speciale,
caratterizzato dalla ricerca della saggezza. Dovrete sviluppare l'informazione
scientifica favorendo l'integrazione del sapere. Un compito che deve essere
accompagnato da un doppio movimento: aiutare a tuffarsi in profondità, sviluppando la
capacità di vedere oltre, di cogliere i segni e le allusioni nascoste dietro alle cose e
agli avvenimenti; e contribuire all'inserimento e alla sintesi con la cosmovisione
cattolica del mondo e della storia. Educatori, coltivate la vostra personalità,
trasmettete con il vostro esempio un modo d'agire, una certezza. Portate ad amare
Gesù Cristo. Date idee luminose che orientino i giovani e i bambini lungo i sentieri della
vita. Aiutate la nascita di legami tra le persone, le idee e i luoghi, perché si cresce
alimentando un senso di appartenenza. Abbiate amore per la verità, il bene e la
bellezza. Ciò che manca spesso ai cattolici che operano nella scuola è forse una chiara
coscienza dell'identità della scuola cattolica stessa, e il coraggio di assumere tutte le
conseguenze derivanti dalla sua differenza rispetto alle altre scuole.
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3. Essere portatori di speranza
Pellegrini o erranti
La fede, la speranza e la carità sono attitudini fondamentali che permettono un salto,
un'estasi dell'uomo verso Dio. Ci trascendono. E nel loro riferimento a Dio presentano
una purezza, uno splendore di verità. Chiederemo alla speranza che ci aiuti a
riconoscere le sfide in cui ci imbattiamo quando dobbiamo affrontare la responsabilità
dell'educazione delle gitevani generazioni, a vivere con più in:nsità tutte le dimensioni
dalle nastan, asistanza 1Nffnina della. canassanza. nranagna zi valori, risvegliare delle
re possibilità e condividi ch la propria fede sono tutti compitie possono avere un'unica
e ragione: la fiducia chdari semi gettati germoglieranno e anno i loro frutti a loro
e: tempo e modo. Educasontsignifica scommettere e dare un cributo nel presente e per
ret “ilTuturo. Ti TutUro è = *To'èdlia speranza.
lella La crisi come sfida ' speranza
riot Stiamo vivendo un periodio di profondi cambiamenti, un p lo di crisi. Innanzitutto si
oba, tratta di una crisi gitti gle. A causare questa crisi sono tr li aspetti della realtà e la
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ome definisce qualcosa desidi un bene o come un male, come c zrabile o da scartare. Ciò
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cris secondo luogo, la ion y è storica. Ciò che cambia 1 sono solo l'economia, le
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à ge modo in cui l'umanio. Perstisce la sua presenza nel mond. capire le reali dimensioni
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lo si assiste tutto il monratizzazione a un processo di democ .. Inoltre c'è un processo
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creando gr xenofobia, ciale e razavi atti di violenza so ziale e guerre civili e
7.I grand interetnichecredibilità ei partiti politici perdono + forza rappresentativa o
i a un inde sono sogget Nelle sociezbolimento di entrambe. tà c'è una forte crisi di
ne (la gente partecipazicica) e di rap si disinteressa alla polit presentazione (molti non
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si sentono rappresentati dalle strutture tradizionali). Quindi nascono nuovi attori e
nuove forme di partecipazione sociale, legate ad ambiente, problemi di vicinato,
questioni etniche o culturali. 8. I progressi tecnologici provocano una rivoluzione
informatica e multimediale. Ciò comporta conseguenze a livello economico,
commerciale e a livello culturale. Gli educatori sono di fronte a un bivio: cercare di
mantenersi aggiornati con le risorse di cui dispongono o accettare che i progressi non
siano destinati a tutti. 9. Si rafforza il processo di trasformazione del ruolo sociale,
familiare e lavorativo della donna. Questo porta con sé grandi cambiamenti nella
struttura della società e della vita familiare. 10. La scienza e la tecnica aprono le
porte alla rivoluzione biotecnologica e alla manipolazione genetica. presto si potrà
modificare la riproduzione umana estendendo la prassi di modellamento del corpo e
della personalità attraverso mezzi tecnici. 11. La religione acquista nuove forze nel
mondo attuale.
Facendoci strada verso la speranza
Ci sono coloro che sviluppano un'attitudine ottimista davanti ai cambiamenti, dicono
che l'umanità si spinge sempre in avanti e si appoggiano su una serie di dati per
confermare il loro ottimismo: le possibilità offerte dalla rivoluzione informatica, le
nuove forme di organizzazione delle imprese, ecc. La scuola diventa il luogo dove tutti
questi progressi vengono offerti alle nuove generazioni, che saranno in grado di
sfruttarle al meglio per il bene comune. Ciò che sorprende di questo modo di pensare è
la capacità di chiudere gli occhi davanti agli aspetti negativi del processo scientifico e
tecnologico. All'estremo opposto poi ci sono coloro che adottano un atteggiamento
critico e pessimista davanti a qualsiasi processo di cambiamento. Sono esperti nello
scoprire complotti, dedurre conseguenze dannose per l'umanità, individuare catastrofi.
Questa mentalità viene chiamata "apocalittica". La scuola come "bunker" che protegge
dagli errori esterni è l'espressione di questa esperienza. Questa immagine riflette ciò
che provano molti giovani quando terminano il percorso scolastico: un senso di
contraddizione tra ciò che gli è stato insegnato a scuola e il mondo in cui devono vivere.
Dietro a questa mentalità c'è una concezione pessimista della libertà umana e dei
processi storici e si arriva a una paralisi dell'intelligenza e della volontà. Si sentono
sempre + delusi da Dio, che colpevolizzano per l'andamento negativo delle cose. C'è poi
un'altro atteggiamento, quello di coloro che si accorgono delle difficoltà di qualsiasi
azione concreta e “se ne lavano le mani". Dicono: se la situazione dell'umanità nel suo
insieme non può essere cambiata, facciamo ciò che si può fare. Di solito questo
atteggiamento viene considerato pragmatico, in quanto separa la prassi individuale o
storica da qualsiasi considerazione di tipo etico o spirituale.
Attraverso il cammino del discernimento/giudizio
La speranza sceglie di elaborare un discernimento che riscatti l'aspetto di verità che
c'è in ognuno di questi atteggiamenti. Nella realtà attuale ci sono molti elementi che
possono migliorare la vita degli esseri umani. La tecnologia ci ha dato strumenti che
possono essere utili all'uomo. Poi c'è stato il progresso dovuto all'emancipazione
femminile, le comunicazioni, i contributi della scienza per ciò che riguarda la salute e il
benessere delle persone. Ma non possiamo ignorare i pericoli che l'attuale processo
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prevede: disumanizzazione, seri conflitti sociali e internazionali, esclusione e morte di
molte persone. La speranza inizialmente si presenta come la capacità di considerare
tutto e prevede il meglio da ogni cosa, la capacità di capire. Ma questo discernimento
si realizza sulla base di una serie di presupposti e di orientamenti di carattere etico e
spirituale. Richiede il ricorre a dei valori che si basano su una cosmovisione. Infine la
speranza è legata alla fede. La speranza vede più in là, apre nuovi orizzonti, invita a un
altro tipo di profondità.
Le radici della speranza
Per i cristiani alla base del loro modo di porsi davanti alla realtà c'è la testimonianza
del nuovo testamento, che ci parla di Gesù Cristo, Dio fatto uomo, che attraverso la
sua resurrezione inaugura il regno di Dio. Un regno totale ed escatologico, capace di
dare un senso a tutta la storia umana e a qualsiasi impegno all'interno di tale storia.
La verità della mentalità apocalittica è che questo mondo passa, non c'è pienezza
senza una qualche forma di distruzione o perdita. Ma nemmeno senza alcuna continuità:
sarò io stesso resuscitare!
La speranza e la storia
Questa storia è il luogo dell'esistenza cristiana. Il luogo della risposta a Cristo, della
realizzazione della nostra vocazione. È qui che il Signore viene al nostro incontro,
attraverso i segni che la fede ci permette di riconoscere e rispondendo con l'amore.
Il Signore viene in molti modi percepibili con gli occhi della fede: nei segni
sacramentali e nella vita della comunità cristiana, in ogni manifestazione umana in cui
si realizza la comunione, si promuove la libertà, si perfeziona la creazione di Dio. Ma si
manifesta anche nel povero, nel malato, nell'emarginato. Qui acquista significato
un'altra dimensione della speranza: la vitalità della memoria. La Chiesa vive nella
memoria del risorto, basa il suo cammino storico nella certezza che il risorto è il
crocifisso. Ricordare Gesù di Nazareth nella fede di Cristo Signore ci permette di
“fare ciò che fece" in sua memoria. E qui si integra tutta la dimensione della memoria,
perché la storia di Gesù si unisce a quella degli uomini e dei popoli nella loro ricerca di
un banchetto fraterno, di un amore duraturo. La speranza cristiana risveglia e
potenzia le energie del nostro passato personale o collettivo, il ricordo dei momenti di
piacere e felicità, la passione per la verità e la giustizia, la memoria della croce,
dell'ingiustizia, del dolore. La tensione verso quel compimento ci dice che questa
storia ha un senso e un termine. Tutto il creato deve entrare in comunione con Dio,
ovvero deve esserci un termine in quanto perfezione, in quanto finitura positiva
dell'opera amorosa di Dio. Un termine che sia un'azione salvifica di Dio. E se le cose
stanno così, la fede nella Parusia (la presenza del divino) o nel compimento
escatologico diventa la base della speranza e la base dell'impegno cristiano nel mondo.
La speranza cristiana ci rende liberi da qualsiasi ostacolo per costruire un mondo di
libertà.
Inviti
Il Papa indica alcuni inviti concreti che ci vengono posti dalla speranza. L'invito a
coltivare i legami personali e sociali, ridando valore all'amicizia e alla solidarietà. La
scuola continua a essere il luogo dove le persone possono essere riconosciute in quanto
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che vedere con il miracolo. È un simbolo religioso. Crea un collegamento, congiunge la
terra al cielo. La seconda obiezione evidenza il fatto che la religione non è scomparsa
dalle città, anzi ha sviluppato nuove espressioni e modelli. E dunque: in una società che
sta perdendo la sua dimensione comunitaria, la sua coesione in quanto popolo, queste
espressioni religiose di massa hanno bisogno del loro correlativo comunitario per non
limitarsi a essere solo gesti individuali. Discontinuità e sradicamento caratterizzano
quella situazione che avevamo chiamato di abbandono.
La perdita delle certezze. Un terzo aspetto del senso di abbandono contemporaneo è
la perdita delle certezze. Molte delle certezze che caratterizzano la nostra società
moderna sono sfumate, sono andate perse o deteriorate. E questa perdita di certezze
riguarda anche i fondamenti della persona, della famiglia e della fede. I principi che
hanno guidato le generazioni che ci hanno preceduto sembrano vecchi: per esempio
come continuare a dire che “il risparmio è la base della fortuna" quando non c'è lavoro
e le uniche fortune che oggi possono aumentare provengono dalla corruzione, dalla
speculazione e dagli affari loschi? Questa perdita delle certezze è globale.
La ragione ammirata, offesa e rivalutata
Da qualche anno si è aperto un dibattito sull'opposizione tra modernità e
postmodernità. C'è l'idea secondo cui la fine della modernità presuppone la perdita
delle principali certezze, idea che porta un discredito della ragione. All'inizio del 21°
secolo insorgono molti significati parziali. È l'epoca del pensiero debole.
La cultura attuale ripiega sul sentimento, sull'impressione e sull'immagine. Anche
questo porta all'abbandono, anche questo richiede che trasformiamo le nostre scuole
in un luogo accogliente, in uno spazio dove le persone possano ritrovare se stessi e gli
altri per ricostruire insieme il loro stare nel mondo. Si deve trovare il punto giusto
che renda quest'accoglienza cordiale un gesto umano e liberatore. Per capirlo sono
utili 3 idee. Primo, non esiste solo il bianco o il nero. Denunciare gli "abusi della ragione”
(totalitarismi, progetti storici e politici che hanno portato sofferenze,ecc.) non
significa gettare via tutti quei benefici che lo sviluppo razionale ha portato con sé.
Dobbiamo riconoscere che il sapere è un'importante risorsa dell'anima, della persona
umana. Mi riferisco a un sapere che abbia la capacità di mettere in relazione, di
progredire nel farsi delle domande e nell'elaborare delle risposte. Secondo: anche se
il discorso postmoderno sembra liberarci dalla tirannia dell'uniformità, della
burocrazia e della disciplina, dall'altra parte si trasforma nella giustificazione di altre
tirannie e per citarne una, quella riguardo all'economia. Se non recuperiamo la nozione
di verità, senza una razionalità condivisa, dialogata, senza una ricerca dei mezzi
migliori per raggiungere degli scopi desiderati, non resta che la legge del più forte, la
legge della giungla. Più ci preoccupiamo di sviluppare un pensiero critico per migliorare
le nostre capacità, la nostra creatività e le nostre risorse, tanto più potremo evitare
di diventare schiavi della pubblicità, della manipolazione dell'informazione, dello
scoraggiamento che rinchiude ognuno all'interno del proprio interesse individuale. E
terzo: giungendo a ciò che definisce la nostra identità di educatori cristiani, cioè la
fede, il sapere, il captare la realtà, c'è una componente di tipo affettivo e una
dimensione di saggezza che bisogna riscattare e che inizia con la capacità di
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ammirazione. La dimensione bella saggezza comprende il sapere, il sentire e il fare;
richiede la capacità di capire, la tensione di possedere il bene, la contemplazione del
bello, il tutto armonizzato dall'unità di un essere che capisce, ama e ammira. La
dimensione della saggezza è armonica, integrante e crea speranza. La saggezza si può
capire solo alla luce della parola di Dio.
La parola: rivelatrice e creatrice
L'importante ruolo che la postmodernità ha dato all'esperienza ha portato con sé una
religiosità di cuore, una ricerca + personale di Dio, un nuovo valore dato alla preghiera
ma anche una specie di "religione su richiesta" che la inserisce come elemento in più
del benessere. Questo riduzionismo lascia da parte tutta la ricchezza della parola di
Dio. Nella bibbia la parola di Dio si presenta sotto due aspetti: come rivelazione,
discorso e come azione, presenza, potere. La parola di Dio dice e fa. La parola di Dio ci
lega a lui con lacci di conoscenza e di amore. Nel suo aspetto di rivelazione, la parola
nell'antico testamento si presenta come legge, come regola di vita attraverso cui Dio
offre un cammino verso la felicità. La parola offre un sapere su Dio e sull'uomo nel
mondo. Ma la parola di Dio è anche la forza di Dio. Nel nuovo testamento Gesù ci viene
così presentato: come un profeta che insegna la nuova legge, come un maestro di
saggezza che ci permette di godere della bellezza e dell'amore di Dio, e come la forza
di Dio che opera la salvezza, cura i malati, scaccia i demoni e inaugura la nuova
creazione nel banchetto pasquale del regno. Siccome la parola è anche rivelazione,
legge, insegnamento, la nostra missione sarà rivolta alla ricerca della verità e al
coinvolgimento degli altri in tale ricerca. L'autenticità della parola che trasmettiamo
avrà che fare con l'integrità con cui assumeremo. E ciò si traduce in attenzione
riguardo sia agli aspetti dell'agire, che riguardano la cordiale accoglienza, la pratica
concreta della carità, la creazione di legami umani, sia a quelle dimensioni legate al
dire: la preparazione dell'attività educativa, la pianificazione basata su un uso
efficace delle risorse, la serietà con cui ci occupiamo della nostra formazione
personale. Entrambe queste dimensioni formano la nostra missione di educatori
cristiani che dobbiamo mettere un po' di umanità e tenerezza nella società, e di
fronte allo screditamento della parola dobbiamo aiutare i nostri fratelli a sviluppare la
capacità di capire e di dire.
Inviti
Sono importanti tre aspetti che nascono dalle riflessioni elaborate. In primo luogo, lo
sviluppo di relazioni umane affettive e di tenerezza come rimedio allo sradicamento.
La scuola può essere un luogo di crescita per le persone; può essere sia un riparo che
una dimora. Dobbiamo noi tutti trovare i passi, i gesti e le azioni che ci permettano di
includere tutti e sostenere i più deboli, di generare un clima di fiducia e di prenderci
cura dello sviluppo di ogni persona a nostro carico. In secondo luogo, la coerenza tra
parole e fatti per ridurre la discontinuità. Tutto ciò che facciamo è comunicazione.
Per essere coerenti senza fingere una perfezione impossibile bisogna camminare con
umiltà ed essere disposti al discernimento, evitando il giudizio di condanna dell'altro;
essendo aperti sia alla correzione fraterna, sia al perdono e alla riconciliazione. In
terzo luogo, è necessario uno sforzo per generare alcune certezze basilari nel mare
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della relatività e della frammentarietà. Bisogna imparare a scoprire le domande
dell'altro, a contemplarle, a intuirle, perché difficilmente i bambini e i giovani
potranno esprimerci le loro necessità e i loro interrogativi in modo chiaro. Anche se la
stanchezza e la routine a volte ci trasformano in una specie di parlante che emette
suoni che a nessuno interessano, sappiamo bene che arrivano e rimangono solo quegli
insegnamenti che rispondono una domanda. Condividere le domande significa metterci
tutti sul cammino della ricerca, dell'ammirazione, della speranza. Per realizzare
questo bisogna: ampliare la capacità del nostro cuore come servitori dei nostri fratelli
e sviluppare le nostre capacità come professionisti dell'educazione. Bisogna entrare in
sintonia con la parola di Dio che comunica alla nostra intelligenza e al nostro cuore.
La scuola cattolica non si limita a insegnare quali siano le esigenze della giustizia, ma
cerca di rendere operative queste esigenze nella propria comunità, in particolare nella
quotidiana vita scolastica.
5. Dare tutto per l'educazione
Un momento decisivo
Ci sono momenti nella vita dove bisogna prendere decisioni critiche, totali e
fondamentali. Critiche, perché si trovano al confine tra scommessa e resa, speranza e
disastro, vita e morte. Totali, perché descrivono una vita nella loro totalità e per un
lungo periodo: formano l'identità di ognuno. Avvengono nel tempo e danno forma alla
nostra temporalità e alla nostra esistenza. Fondamentali, perché creano le
fondamenta di un modo di vivere, di vedere se stessi e di presentarsi al mondo e ai
propri simili.
Una speranza rinnovata e audace
L'oggetto di questa riflessione è invitarvi a sperare. La speranza è la virtù del
difficile ma possibile, quella che invita a non incrociare le braccia; virtù che in alcuni
momenti ci spinge ad andare avanti, a gridare, ma altre volte ci porta a tacere e a
soffrire. La speranza si basa sulle risorse degli esseri umani e cerca di essere in
sintonia con l'azione di Dio. Se accettiamo la parola del Vangelo, sappiamo che anche
ciò che sembra un fallimento può rivelarsi un cammino di salvezza. Questo è quanto fa
la differenza tra dramma e tragedia; nella tragedia il destino trascina verso il
disastro e ogni tentativo di affrontarlo peggiora la fine; nel dramma invece la vita e la
morte, il bene e il male, il trionfo e la sconfitta esistono come alternative possibili. In
questo dilemma possiamo anche cercare di riconoscere i segnali della presenza di Dio
come possibilità, come invito al cambiamento e all'azione. Si tratta della convinzione
che ci troviamo nel momento di grazia, con la nostra responsabilità come membri di
una comunità, cioè come esseri umani.
La città di Dio nella storia dei secoli
Vicino alla finestra un uomo osservava la fine di un mondo, senza alcuna certezza che
arrivasse qualcosa di meglio. Mi riferisco a Sant'Agostino, vescovo di Ippona, nel Nord
Africa, negli ultimi anni dell'impero romano. Tutto ciò che Agostino aveva conosciuto
stava crollando. I popoli chiamati barbari spingevano ai confini dell'impero, e Roma era
stata saccheggiata. Come uomo era perplesso e angosciato davanti alla caduta della
civiltà conosciuta. Come cristiano doveva continuare a credere nella speranza del
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indebolire gli appoggi e le risorse di cui disponeva, e sfumare il suo ruolo nella società.
Voglio richiamare l'attenzione di tutti, in particolare degli educatori cattolici,
sull'importante compito cui dobbiamo attendere. Disprezzato, svalutato e attaccato
da molti, l'impegno quotidiano di tutti coloro che tengono in funzione le scuole,
affrontando difficoltà di ogni genere, con stipendi miseri, rimane uno dei migliori
esempi di ciò su cui ancora una volta dobbiamo puntare: l'impegno personale nel
progetto di un paese per tutti. Progetto che si fa politico in quanto è costruzione della
comunità. Questo progetto politico d'inclusione non è compito solo del partito di
governo, ma di ciascuno di noi. Il "tempo nuovo" nasce dalla vita concreta e quotidiana
di ciascuno dei componenti della nazione, in ogni decisione presa nei confronti del
prossimo, nei confronti delle proprie responsabilità, nel piccolo come nel grande.
Le risorse della cultura popolare
Il Martìn Fierro è pieno di elementi che gli permisero il vasto consenso che presto
ricevette. Con il tempo, generazioni e generazioni di argentini rilessero il Fierro e lo
riscrissero, sovrapponendo alle sue parole le molte esperienze di lotta, le aspettative,
le ricerche, le sofferenze. Il Martìn Fierro è cresciuto fino a rappresentare il paese
deciso, fraterno, amante della giustizia, indomabile. Per questo ha qualcosa da dirci
ancora oggi.
Papa Francesco presenta alcune idee che possiamo ritenere ancora valide. Prudenza o
“furberia": operare tenendo in mente la verità e il bene, o per convenienza. Prudenza o
furberia come modi di organizzare i propri doni e l'esperienza acquisita. "Tutto mi è
permesso, ma non tutto giova", perché, oltre alle mie necessità, gusti e preferenze, ci
sono anche quelli dell'altro e ciò che soddisfa uno a discapito dell'alto finisce per
distruggere l'uno e l'altro.
La gerarchia dei valori e l'etica del successo o del vincitore
La società umana non può essere una giungla dove ognuno è libero di prendere quello
che riesce, a qualsiasi costo. Ma sappiamo che non esiste alcun meccanismo automatico
in grado di assicurare l'equità e la giustizia. Solo una scelta etica trasformata in
pratiche concrete può impedire che l'uomo si trasformi in homo homini lupus. Questo
equivale a chiedere un ordine di valori che si ponga di sopra del lucro personale e un
tipo di beni superiori a quelli materiali. Ci riferiamo a principi come la dignità della
persona umana, la solidarietà, l'amore. Una comunità che sappia lavare i piedi agli umili,
a coloro che hanno bisogno, sarà + in linea con quest'insegnamento di quanto non lo sia
l'etica del vincitore che ci siamo addossati in tempi recenti.
Il lavoro e il genere di persona che vogliamo essere
La storia ha marchiato nel nostro popolo il senso della dignità del lavoro e del
lavoratore. “I soldi chiamano soldi", "mai nessuno si è fatto ricco lavorando", sono idee
che hanno alimentato una cultura della corruzione che ha a che vedere con delle
scorciatoie attraverso cui molti hanno tentato di sottrarsi alla legge che impone di
guadagnarsi il pane con il sudore della fronte.
L'urgente servizio ai più deboli
Nell'etica dei vincitori ciò che non serve si butta. È la civiltà dell'usa e getta.
Nell'etica di una vera comunità umana ogni essere umano è prezioso e gli anziani lo
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sono ancora di più. “È dalla bocca del vecchio che escono le verità!. Ci sono molti gesti
e azioni di servizio agli anziani che sarebbero alla nostra portata se ci mettessimo un
pizzico di creatività e buona volontà. Inoltre, non possiamo trascurare le possibilità
concrete che abbiamo di fare qualcosa per i bambini, per i malati, per tutti quelli che
soffrono per i più svariati motivi.
Mai + furbo, bustarelle e "fatti i fatti tuoi”
Dobbiamo domandarci quali cose altrui non dobbiamo prendere e quali cose noi
possiamo dare. Un uomo disse a Gesù: chi è il mio prossimo? Gesù rispose: un uomo
scendeva da Gerusalemme e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto,
lo picchiarono a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un
sacerdote scendeva per quella stessa strada, lo vide e passò oltre. Anche un levita
vide e passò oltre. Invece un samaritano passandogli accanto, lo vide e ne ebbe
compassione, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino, lo portò in un albergo e si prese
cura di lui. Il giorno dopo tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: "abbi
cura di lui, ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti
sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti? Chi ha avuto
compassione di lui. Allora Gesù gli disse "va e fa anche tu così".
Conclusione: parola e amicizia
Siamo in un momento cruciale per la nostra patria. Cruciale e fondante; e anche pieno
di speranza. La speranza pretende che diamo il meglio di noi stessi nell'impegno di
ricostruire ciò che abbiamo in comune, ciò che fa di noi un popolo. Queste riflessioni
vogliono risvegliare un desiderio: quello di mettersi all'opera, con coraggio e illuminati
dalla nostra stessa storia. Quello di non lasciar cadere il sogno di una patria di fratelli
che ha guidato tanti uomini e tante donne nella nostra terra. La parola ci mette in
comunicazione e ci lega l'uno all'altro, permettendoci di condividere idee e sentimenti,
purché partiamo sempre dalle verità. L'amicizia è il + grande tesoro, quel bene che
bisogna preservare.
La chiesa è convinta che la scuola cattolica, nell'offrire il suo progetto educativo agli
uomini del nostro tempo, attua un suo compito ecclesiale. Nella scuola cattolica la
chiesa partecipa al dialogo culturale, contribuendo alla formazione integrale dell'uomo.