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Disciplina e passione, Sintesi del corso di Pedagogia

Scritto da papa Francesco

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

Caricato il 13/08/2015

Giovanni19900
Giovanni19900 🇮🇹

5

(2)

2 documenti

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Scarica Disciplina e passione e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! DISCIPLINA E PASSIONE. Le sfide di oggi per chi deve educare 1. Essere un educatore cattolico oggi: una grande sfida Noi educatori cristiani siamo inseriti in una "cultura del naufragio". Questa lettura ci pone davanti a un obiettivo difficile, a una sfida e a una vocazione. In questa situazione noi abbiamo un ruolo attivo: siamo naufraghi. Il naufrago è sempre solo con se stesso e con la sua storia: questa è la sua più grande ricchezza. Non bisogna fermare la forza creativa della nostra storia di grande memoria. L'ambito educativo è lo spazio adatto per ritrovare i principi che hanno permesso la realizzazione di un desiderio, riscoprire la missione lì nascosta, che lotta per continuare a manifestarsi. Memoria significa andare alla fonte mentre si cerca il senso, immergercisi e poi procedere verso una direzione. I/ Signore è vivo ed è in mezzo a noi. Ci chiama, ci sostiene, ci indirizza. Di fronte alle sfide della nostra cultura La mentalità tecnicista insieme alla ricerca del messianismo profano sono caratteristiche dell'uomo di oggi. Danno vita all'uomo gnostico: in possesso del sapere e bisognoso di esoterismo (riservatezza). La tentazione dell'educazione è di essere gnostica ed esoterica. Noi naufraghi post-moderni ci siamo nutriti nella gondola del supermercato religioso. Il risultato è il teismo: un insieme di divinità fabbricate a nostra immagine e somiglianza, specchio delle nostre personali insoddisfazioni, paure e autosufficienze. E abbonda anche il sincretismo conciliatore. Evita il conflitto perché bilancia le forze; si considera di per sé un valore e ha la convinzione che ogni uomo abbia la sua verità e abbia i suoi diritti: è sufficiente mantenere l'equilibrio. Ama parlare di valori comuni che sono neutri, trasversali rispetto alle identità e alle appartenenze. Il sincretismo conciliatore è la forma più nascosta del totalitarismo moderno. Un'antropologia non può evitare il confronto della persona con la persona che trascende e che è alla base di quella stessa trascendenza. L'uomo di oggi sperimenta sulla propria pelle un senso di sradicamento e abbandono, e a questi è arrivato per via dell'eccessiva ansia di autonomia ereditata dalla modernità. Ha perso il suo punto d'appoggio in qualcosa che lo trascenda. Qui si verifica una tensione tra gli opposti regola-originalità dove bisogna evitare di cadere nella coercizione (esagerazione della regola) e nell'impulsività (esagerazione dell'originalità). Da questo allontanamento dalle radici nasce la tentazione dei ritorni e dei rifugi culturali. Sentendosi diviso, separato se stesso, confonde la nostalgia propria della chiamata alla trascendenza con la malinconia verso mediazioni immanenti per quanto sradicate. Introdurre negli altri il dono di Cristo Il dono cambierà ogni cosa. Siamo invitati a comporre una “cultura della comunione”. Oggi conviviamo con un'umanità inquieta, che è alla ricerca del senso della propria esistenza, che vuole pronunciare linguaggi e discorsi per ricostruire un'armonia del sapere, che vuole integrare il suo io. Non possiamo non vedere questa ricerca spirituale come segno dello spirito di Dio. Il nostro contributo servirà a superare la pigrizia per ricostruire il passato. Come i primi cristiani dobbiamo annunciare che la verità basata sull'amore di Gesù Cristo verso la Chiesa è davvero degna di fede, 1 perché c'è il pericolo di cadere nell'incertezza e nell'indifferenza, gravi malattie dello spirito. Oggi il cammino è la santità. essere veri testimoni di ciò in cui si crede e di ciò che si ama e viverlo in modo fraterno, cercando di essere lo specchio della parola dell'altro. Questa è la vera realizzazione simbolica: quella di un desiderio unito a quello di colui che abbiamo visto perché ci siamo lasciati trovare da lui e lo abbiamo amato. E il simbolo crea cultura. Questa conversione creativa vuole essere crocifissa, nasce da ogni incontro creativo con Gesù Cristo, ci porta a creare una vita comunitaria dove ci sentiamo invitati a vivere il bene. Dall'altra parte, nel condividere e nell'aiutarsi troviamo la soluzione contro la mediocrità che porta alla corruzione e al disinteresse, entrambe cose che provocano incertezze nei giovani e che spingono all'evasione e alla superficialità. Fondati nel mistero di Dio possiamo definire l'impegno formativo delle nostre scuole: essere il riflesso della speranza cristiana di affrontare la verità con vero spirito pasquale. È la missione della scuola, quella di formarsi e formare in questa coscienza: l'uomo è figlio, generato nell'unigenito del padre e creato per aspirare al suo desiderio, alla sua volontà. Lo spirito relativista cerca di evitare le tensioni, i conflitti: ha paura della verità. Ci spaventa pensare che qualcosa possa essere dono, che ci sia un amore che ci sostiene e che l'unica garanzia di essere liberi in pienezza consiste nell'abbracciare tale verità. Educare, il grande compito che Gesù mette nelle vostre mani Ci riunisce un atto d'amore: educare. Educare è dare vita. Le nostre scuole sono luoghi d'incontro privilegiati tra le persone. Ogni uomo e ogni donna sono unici, necessari e insostituibili; e dev'essere quell'unicità a ispirare l'armonia su un piano superiore rispetto a quello delle tensioni dovute ai momenti di crisi. E sono anche un luogo per sviluppare un'esperienza di vita orientata all'incontro e alla solidarietà. Ogni persona che si aggiunge al progetto per esercitare il proprio ruolo di educatore deve farlo in piena sintonia con gli ideali, con disponibilità verso l'elemento comune, assumendosi responsabilmente lo spazio che gli viene affidato. E così ognuno con le proprie caratteristiche renderà più ricco lo scambio, mettendosi al servizio di un progetto più grande e duraturo, il progetto di Dio per l'uomo. Deve esserci un clima speciale, caratterizzato dalla ricerca della saggezza. Dovrete sviluppare l'informazione scientifica favorendo l'integrazione del sapere. Un compito che deve essere accompagnato da un doppio movimento: aiutare a tuffarsi in profondità, sviluppando la capacità di vedere oltre, di cogliere i segni e le allusioni nascoste dietro alle cose e agli avvenimenti; e contribuire all'inserimento e alla sintesi con la cosmovisione cattolica del mondo e della storia. Educatori, coltivate la vostra personalità, trasmettete con il vostro esempio un modo d'agire, una certezza. Portate ad amare Gesù Cristo. Date idee luminose che orientino i giovani e i bambini lungo i sentieri della vita. Aiutate la nascita di legami tra le persone, le idee e i luoghi, perché si cresce alimentando un senso di appartenenza. Abbiate amore per la verità, il bene e la bellezza. Ciò che manca spesso ai cattolici che operano nella scuola è forse una chiara coscienza dell'identità della scuola cattolica stessa, e il coraggio di assumere tutte le conseguenze derivanti dalla sua differenza rispetto alle altre scuole. DN » 3. Essere portatori di speranza Pellegrini o erranti La fede, la speranza e la carità sono attitudini fondamentali che permettono un salto, un'estasi dell'uomo verso Dio. Ci trascendono. E nel loro riferimento a Dio presentano una purezza, uno splendore di verità. Chiederemo alla speranza che ci aiuti a riconoscere le sfide in cui ci imbattiamo quando dobbiamo affrontare la responsabilità dell'educazione delle gitevani generazioni, a vivere con più in:nsità tutte le dimensioni dalle nastan, asistanza 1Nffnina della. canassanza. nranagna zi valori, risvegliare delle re possibilità e condividi ch la propria fede sono tutti compitie possono avere un'unica e ragione: la fiducia chdari semi gettati germoglieranno e anno i loro frutti a loro e: tempo e modo. Educasontsignifica scommettere e dare un cributo nel presente e per ret “ilTuturo. Ti TutUro è = *To'èdlia speranza. lella La crisi come sfida ' speranza riot Stiamo vivendo un periodio di profondi cambiamenti, un p lo di crisi. Innanzitutto si oba, tratta di una crisi gitti gle. A causare questa crisi sono tr li aspetti della realtà e la . Di relazione tra di lorca vore che la crisi è globale signific Igere lo sguardo verso le iltui grandi espressioni criterrali, le credenze più radicate, i c ‘i in base ai quali la gente ome definisce qualcosa desidi un bene o come un male, come c zrabile o da scartare. Ciò to | che è in crisi è tue din modo di intendere la realtà intendere noi stessi. In cris secondo luogo, la ion y è storica. Ciò che cambia 1 sono solo l'economia, le ue comuminazioni, vu il mati. mata di, fnnzautrnzi Manreseata randiali. del, natera, mail. à ge modo in cui l'umanio. Perstisce la sua presenza nel mond. capire le reali dimensioni ac della sfida davant ci scui ci troviamo, va detto che no alcune questioni che gio < segnalano il passado la Ha un secolo all'altro, indicanc loro influenza sul nostro >, sen compito educativtiche za dimenticare le caratteri: prodotte nei precedenti le: 1. messaggi alle scumatica, i progressi tecnologici (infor. robotica, nuovi materiali ‘icato ecc.) hanno modiggi vienle modalità di produzione. O e data molta importanza 1 tecni all'investimento io delledlogie, comunicazioni e svilupr —competenze (conoscenza he, di nu di nuove tecnio porta aove forme di lavoro). Quest dei cambiamenti sociali e MRAPta n auitiurali, a cali, aduratin'imnaptanta <fida ner a ori. 2. L'economia si è Il capitale globalizzatmenti, in vari viene prodotto per segn | paesi del mondo e viene un mercatc venduto su Gli squilibn che è globalizzato. 3. ‘i internazionali e sociali umentare: tendono ad ricchi e i poi ricchi sono sempre più i veri sempre più poveri. 4. ondo aumer In tutto il me un problerta /a disoccupazione, cor ma strutturale. L'attuale | prevede la economia noiano un lavon possibilità che tutti abb ‘o dignitoso. 5. Peggiora il logico, l'art problema ecemente. 6. abiente si deteriora veloc Tadono i totalitarismi e in lo si assiste tutto il monratizzazione a un processo di democ .. Inoltre c'è un processo zzazione, d di demilitarfredda, il dopo la fine della guerra isarmo nucleare e con la egimi milite caduta dei ndo. Ma rinari in varie parti del moi iscono i nazionalismi e la creando gr xenofobia, ciale e razavi atti di violenza so ziale e guerre civili e 7.I grand interetnichecredibilità ei partiti politici perdono + forza rappresentativa o i a un inde sono sogget Nelle sociezbolimento di entrambe. tà c'è una forte crisi di ne (la gente partecipazicica) e di rap si disinteressa alla polit presentazione (molti non 5 si sentono rappresentati dalle strutture tradizionali). Quindi nascono nuovi attori e nuove forme di partecipazione sociale, legate ad ambiente, problemi di vicinato, questioni etniche o culturali. 8. I progressi tecnologici provocano una rivoluzione informatica e multimediale. Ciò comporta conseguenze a livello economico, commerciale e a livello culturale. Gli educatori sono di fronte a un bivio: cercare di mantenersi aggiornati con le risorse di cui dispongono o accettare che i progressi non siano destinati a tutti. 9. Si rafforza il processo di trasformazione del ruolo sociale, familiare e lavorativo della donna. Questo porta con sé grandi cambiamenti nella struttura della società e della vita familiare. 10. La scienza e la tecnica aprono le porte alla rivoluzione biotecnologica e alla manipolazione genetica. presto si potrà modificare la riproduzione umana estendendo la prassi di modellamento del corpo e della personalità attraverso mezzi tecnici. 11. La religione acquista nuove forze nel mondo attuale. Facendoci strada verso la speranza Ci sono coloro che sviluppano un'attitudine ottimista davanti ai cambiamenti, dicono che l'umanità si spinge sempre in avanti e si appoggiano su una serie di dati per confermare il loro ottimismo: le possibilità offerte dalla rivoluzione informatica, le nuove forme di organizzazione delle imprese, ecc. La scuola diventa il luogo dove tutti questi progressi vengono offerti alle nuove generazioni, che saranno in grado di sfruttarle al meglio per il bene comune. Ciò che sorprende di questo modo di pensare è la capacità di chiudere gli occhi davanti agli aspetti negativi del processo scientifico e tecnologico. All'estremo opposto poi ci sono coloro che adottano un atteggiamento critico e pessimista davanti a qualsiasi processo di cambiamento. Sono esperti nello scoprire complotti, dedurre conseguenze dannose per l'umanità, individuare catastrofi. Questa mentalità viene chiamata "apocalittica". La scuola come "bunker" che protegge dagli errori esterni è l'espressione di questa esperienza. Questa immagine riflette ciò che provano molti giovani quando terminano il percorso scolastico: un senso di contraddizione tra ciò che gli è stato insegnato a scuola e il mondo in cui devono vivere. Dietro a questa mentalità c'è una concezione pessimista della libertà umana e dei processi storici e si arriva a una paralisi dell'intelligenza e della volontà. Si sentono sempre + delusi da Dio, che colpevolizzano per l'andamento negativo delle cose. C'è poi un'altro atteggiamento, quello di coloro che si accorgono delle difficoltà di qualsiasi azione concreta e “se ne lavano le mani". Dicono: se la situazione dell'umanità nel suo insieme non può essere cambiata, facciamo ciò che si può fare. Di solito questo atteggiamento viene considerato pragmatico, in quanto separa la prassi individuale o storica da qualsiasi considerazione di tipo etico o spirituale. Attraverso il cammino del discernimento/giudizio La speranza sceglie di elaborare un discernimento che riscatti l'aspetto di verità che c'è in ognuno di questi atteggiamenti. Nella realtà attuale ci sono molti elementi che possono migliorare la vita degli esseri umani. La tecnologia ci ha dato strumenti che possono essere utili all'uomo. Poi c'è stato il progresso dovuto all'emancipazione femminile, le comunicazioni, i contributi della scienza per ciò che riguarda la salute e il benessere delle persone. Ma non possiamo ignorare i pericoli che l'attuale processo 6 prevede: disumanizzazione, seri conflitti sociali e internazionali, esclusione e morte di molte persone. La speranza inizialmente si presenta come la capacità di considerare tutto e prevede il meglio da ogni cosa, la capacità di capire. Ma questo discernimento si realizza sulla base di una serie di presupposti e di orientamenti di carattere etico e spirituale. Richiede il ricorre a dei valori che si basano su una cosmovisione. Infine la speranza è legata alla fede. La speranza vede più in là, apre nuovi orizzonti, invita a un altro tipo di profondità. Le radici della speranza Per i cristiani alla base del loro modo di porsi davanti alla realtà c'è la testimonianza del nuovo testamento, che ci parla di Gesù Cristo, Dio fatto uomo, che attraverso la sua resurrezione inaugura il regno di Dio. Un regno totale ed escatologico, capace di dare un senso a tutta la storia umana e a qualsiasi impegno all'interno di tale storia. La verità della mentalità apocalittica è che questo mondo passa, non c'è pienezza senza una qualche forma di distruzione o perdita. Ma nemmeno senza alcuna continuità: sarò io stesso resuscitare! La speranza e la storia Questa storia è il luogo dell'esistenza cristiana. Il luogo della risposta a Cristo, della realizzazione della nostra vocazione. È qui che il Signore viene al nostro incontro, attraverso i segni che la fede ci permette di riconoscere e rispondendo con l'amore. Il Signore viene in molti modi percepibili con gli occhi della fede: nei segni sacramentali e nella vita della comunità cristiana, in ogni manifestazione umana in cui si realizza la comunione, si promuove la libertà, si perfeziona la creazione di Dio. Ma si manifesta anche nel povero, nel malato, nell'emarginato. Qui acquista significato un'altra dimensione della speranza: la vitalità della memoria. La Chiesa vive nella memoria del risorto, basa il suo cammino storico nella certezza che il risorto è il crocifisso. Ricordare Gesù di Nazareth nella fede di Cristo Signore ci permette di “fare ciò che fece" in sua memoria. E qui si integra tutta la dimensione della memoria, perché la storia di Gesù si unisce a quella degli uomini e dei popoli nella loro ricerca di un banchetto fraterno, di un amore duraturo. La speranza cristiana risveglia e potenzia le energie del nostro passato personale o collettivo, il ricordo dei momenti di piacere e felicità, la passione per la verità e la giustizia, la memoria della croce, dell'ingiustizia, del dolore. La tensione verso quel compimento ci dice che questa storia ha un senso e un termine. Tutto il creato deve entrare in comunione con Dio, ovvero deve esserci un termine in quanto perfezione, in quanto finitura positiva dell'opera amorosa di Dio. Un termine che sia un'azione salvifica di Dio. E se le cose stanno così, la fede nella Parusia (la presenza del divino) o nel compimento escatologico diventa la base della speranza e la base dell'impegno cristiano nel mondo. La speranza cristiana ci rende liberi da qualsiasi ostacolo per costruire un mondo di libertà. Inviti Il Papa indica alcuni inviti concreti che ci vengono posti dalla speranza. L'invito a coltivare i legami personali e sociali, ridando valore all'amicizia e alla solidarietà. La scuola continua a essere il luogo dove le persone possono essere riconosciute in quanto 7 che vedere con il miracolo. È un simbolo religioso. Crea un collegamento, congiunge la terra al cielo. La seconda obiezione evidenza il fatto che la religione non è scomparsa dalle città, anzi ha sviluppato nuove espressioni e modelli. E dunque: in una società che sta perdendo la sua dimensione comunitaria, la sua coesione in quanto popolo, queste espressioni religiose di massa hanno bisogno del loro correlativo comunitario per non limitarsi a essere solo gesti individuali. Discontinuità e sradicamento caratterizzano quella situazione che avevamo chiamato di abbandono. La perdita delle certezze. Un terzo aspetto del senso di abbandono contemporaneo è la perdita delle certezze. Molte delle certezze che caratterizzano la nostra società moderna sono sfumate, sono andate perse o deteriorate. E questa perdita di certezze riguarda anche i fondamenti della persona, della famiglia e della fede. I principi che hanno guidato le generazioni che ci hanno preceduto sembrano vecchi: per esempio come continuare a dire che “il risparmio è la base della fortuna" quando non c'è lavoro e le uniche fortune che oggi possono aumentare provengono dalla corruzione, dalla speculazione e dagli affari loschi? Questa perdita delle certezze è globale. La ragione ammirata, offesa e rivalutata Da qualche anno si è aperto un dibattito sull'opposizione tra modernità e postmodernità. C'è l'idea secondo cui la fine della modernità presuppone la perdita delle principali certezze, idea che porta un discredito della ragione. All'inizio del 21° secolo insorgono molti significati parziali. È l'epoca del pensiero debole. La cultura attuale ripiega sul sentimento, sull'impressione e sull'immagine. Anche questo porta all'abbandono, anche questo richiede che trasformiamo le nostre scuole in un luogo accogliente, in uno spazio dove le persone possano ritrovare se stessi e gli altri per ricostruire insieme il loro stare nel mondo. Si deve trovare il punto giusto che renda quest'accoglienza cordiale un gesto umano e liberatore. Per capirlo sono utili 3 idee. Primo, non esiste solo il bianco o il nero. Denunciare gli "abusi della ragione” (totalitarismi, progetti storici e politici che hanno portato sofferenze,ecc.) non significa gettare via tutti quei benefici che lo sviluppo razionale ha portato con sé. Dobbiamo riconoscere che il sapere è un'importante risorsa dell'anima, della persona umana. Mi riferisco a un sapere che abbia la capacità di mettere in relazione, di progredire nel farsi delle domande e nell'elaborare delle risposte. Secondo: anche se il discorso postmoderno sembra liberarci dalla tirannia dell'uniformità, della burocrazia e della disciplina, dall'altra parte si trasforma nella giustificazione di altre tirannie e per citarne una, quella riguardo all'economia. Se non recuperiamo la nozione di verità, senza una razionalità condivisa, dialogata, senza una ricerca dei mezzi migliori per raggiungere degli scopi desiderati, non resta che la legge del più forte, la legge della giungla. Più ci preoccupiamo di sviluppare un pensiero critico per migliorare le nostre capacità, la nostra creatività e le nostre risorse, tanto più potremo evitare di diventare schiavi della pubblicità, della manipolazione dell'informazione, dello scoraggiamento che rinchiude ognuno all'interno del proprio interesse individuale. E terzo: giungendo a ciò che definisce la nostra identità di educatori cristiani, cioè la fede, il sapere, il captare la realtà, c'è una componente di tipo affettivo e una dimensione di saggezza che bisogna riscattare e che inizia con la capacità di 10 ammirazione. La dimensione bella saggezza comprende il sapere, il sentire e il fare; richiede la capacità di capire, la tensione di possedere il bene, la contemplazione del bello, il tutto armonizzato dall'unità di un essere che capisce, ama e ammira. La dimensione della saggezza è armonica, integrante e crea speranza. La saggezza si può capire solo alla luce della parola di Dio. La parola: rivelatrice e creatrice L'importante ruolo che la postmodernità ha dato all'esperienza ha portato con sé una religiosità di cuore, una ricerca + personale di Dio, un nuovo valore dato alla preghiera ma anche una specie di "religione su richiesta" che la inserisce come elemento in più del benessere. Questo riduzionismo lascia da parte tutta la ricchezza della parola di Dio. Nella bibbia la parola di Dio si presenta sotto due aspetti: come rivelazione, discorso e come azione, presenza, potere. La parola di Dio dice e fa. La parola di Dio ci lega a lui con lacci di conoscenza e di amore. Nel suo aspetto di rivelazione, la parola nell'antico testamento si presenta come legge, come regola di vita attraverso cui Dio offre un cammino verso la felicità. La parola offre un sapere su Dio e sull'uomo nel mondo. Ma la parola di Dio è anche la forza di Dio. Nel nuovo testamento Gesù ci viene così presentato: come un profeta che insegna la nuova legge, come un maestro di saggezza che ci permette di godere della bellezza e dell'amore di Dio, e come la forza di Dio che opera la salvezza, cura i malati, scaccia i demoni e inaugura la nuova creazione nel banchetto pasquale del regno. Siccome la parola è anche rivelazione, legge, insegnamento, la nostra missione sarà rivolta alla ricerca della verità e al coinvolgimento degli altri in tale ricerca. L'autenticità della parola che trasmettiamo avrà che fare con l'integrità con cui assumeremo. E ciò si traduce in attenzione riguardo sia agli aspetti dell'agire, che riguardano la cordiale accoglienza, la pratica concreta della carità, la creazione di legami umani, sia a quelle dimensioni legate al dire: la preparazione dell'attività educativa, la pianificazione basata su un uso efficace delle risorse, la serietà con cui ci occupiamo della nostra formazione personale. Entrambe queste dimensioni formano la nostra missione di educatori cristiani che dobbiamo mettere un po' di umanità e tenerezza nella società, e di fronte allo screditamento della parola dobbiamo aiutare i nostri fratelli a sviluppare la capacità di capire e di dire. Inviti Sono importanti tre aspetti che nascono dalle riflessioni elaborate. In primo luogo, lo sviluppo di relazioni umane affettive e di tenerezza come rimedio allo sradicamento. La scuola può essere un luogo di crescita per le persone; può essere sia un riparo che una dimora. Dobbiamo noi tutti trovare i passi, i gesti e le azioni che ci permettano di includere tutti e sostenere i più deboli, di generare un clima di fiducia e di prenderci cura dello sviluppo di ogni persona a nostro carico. In secondo luogo, la coerenza tra parole e fatti per ridurre la discontinuità. Tutto ciò che facciamo è comunicazione. Per essere coerenti senza fingere una perfezione impossibile bisogna camminare con umiltà ed essere disposti al discernimento, evitando il giudizio di condanna dell'altro; essendo aperti sia alla correzione fraterna, sia al perdono e alla riconciliazione. In terzo luogo, è necessario uno sforzo per generare alcune certezze basilari nel mare 1l della relatività e della frammentarietà. Bisogna imparare a scoprire le domande dell'altro, a contemplarle, a intuirle, perché difficilmente i bambini e i giovani potranno esprimerci le loro necessità e i loro interrogativi in modo chiaro. Anche se la stanchezza e la routine a volte ci trasformano in una specie di parlante che emette suoni che a nessuno interessano, sappiamo bene che arrivano e rimangono solo quegli insegnamenti che rispondono una domanda. Condividere le domande significa metterci tutti sul cammino della ricerca, dell'ammirazione, della speranza. Per realizzare questo bisogna: ampliare la capacità del nostro cuore come servitori dei nostri fratelli e sviluppare le nostre capacità come professionisti dell'educazione. Bisogna entrare in sintonia con la parola di Dio che comunica alla nostra intelligenza e al nostro cuore. La scuola cattolica non si limita a insegnare quali siano le esigenze della giustizia, ma cerca di rendere operative queste esigenze nella propria comunità, in particolare nella quotidiana vita scolastica. 5. Dare tutto per l'educazione Un momento decisivo Ci sono momenti nella vita dove bisogna prendere decisioni critiche, totali e fondamentali. Critiche, perché si trovano al confine tra scommessa e resa, speranza e disastro, vita e morte. Totali, perché descrivono una vita nella loro totalità e per un lungo periodo: formano l'identità di ognuno. Avvengono nel tempo e danno forma alla nostra temporalità e alla nostra esistenza. Fondamentali, perché creano le fondamenta di un modo di vivere, di vedere se stessi e di presentarsi al mondo e ai propri simili. Una speranza rinnovata e audace L'oggetto di questa riflessione è invitarvi a sperare. La speranza è la virtù del difficile ma possibile, quella che invita a non incrociare le braccia; virtù che in alcuni momenti ci spinge ad andare avanti, a gridare, ma altre volte ci porta a tacere e a soffrire. La speranza si basa sulle risorse degli esseri umani e cerca di essere in sintonia con l'azione di Dio. Se accettiamo la parola del Vangelo, sappiamo che anche ciò che sembra un fallimento può rivelarsi un cammino di salvezza. Questo è quanto fa la differenza tra dramma e tragedia; nella tragedia il destino trascina verso il disastro e ogni tentativo di affrontarlo peggiora la fine; nel dramma invece la vita e la morte, il bene e il male, il trionfo e la sconfitta esistono come alternative possibili. In questo dilemma possiamo anche cercare di riconoscere i segnali della presenza di Dio come possibilità, come invito al cambiamento e all'azione. Si tratta della convinzione che ci troviamo nel momento di grazia, con la nostra responsabilità come membri di una comunità, cioè come esseri umani. La città di Dio nella storia dei secoli Vicino alla finestra un uomo osservava la fine di un mondo, senza alcuna certezza che arrivasse qualcosa di meglio. Mi riferisco a Sant'Agostino, vescovo di Ippona, nel Nord Africa, negli ultimi anni dell'impero romano. Tutto ciò che Agostino aveva conosciuto stava crollando. I popoli chiamati barbari spingevano ai confini dell'impero, e Roma era stata saccheggiata. Come uomo era perplesso e angosciato davanti alla caduta della civiltà conosciuta. Come cristiano doveva continuare a credere nella speranza del 12: indebolire gli appoggi e le risorse di cui disponeva, e sfumare il suo ruolo nella società. Voglio richiamare l'attenzione di tutti, in particolare degli educatori cattolici, sull'importante compito cui dobbiamo attendere. Disprezzato, svalutato e attaccato da molti, l'impegno quotidiano di tutti coloro che tengono in funzione le scuole, affrontando difficoltà di ogni genere, con stipendi miseri, rimane uno dei migliori esempi di ciò su cui ancora una volta dobbiamo puntare: l'impegno personale nel progetto di un paese per tutti. Progetto che si fa politico in quanto è costruzione della comunità. Questo progetto politico d'inclusione non è compito solo del partito di governo, ma di ciascuno di noi. Il "tempo nuovo" nasce dalla vita concreta e quotidiana di ciascuno dei componenti della nazione, in ogni decisione presa nei confronti del prossimo, nei confronti delle proprie responsabilità, nel piccolo come nel grande. Le risorse della cultura popolare Il Martìn Fierro è pieno di elementi che gli permisero il vasto consenso che presto ricevette. Con il tempo, generazioni e generazioni di argentini rilessero il Fierro e lo riscrissero, sovrapponendo alle sue parole le molte esperienze di lotta, le aspettative, le ricerche, le sofferenze. Il Martìn Fierro è cresciuto fino a rappresentare il paese deciso, fraterno, amante della giustizia, indomabile. Per questo ha qualcosa da dirci ancora oggi. Papa Francesco presenta alcune idee che possiamo ritenere ancora valide. Prudenza o “furberia": operare tenendo in mente la verità e il bene, o per convenienza. Prudenza o furberia come modi di organizzare i propri doni e l'esperienza acquisita. "Tutto mi è permesso, ma non tutto giova", perché, oltre alle mie necessità, gusti e preferenze, ci sono anche quelli dell'altro e ciò che soddisfa uno a discapito dell'alto finisce per distruggere l'uno e l'altro. La gerarchia dei valori e l'etica del successo o del vincitore La società umana non può essere una giungla dove ognuno è libero di prendere quello che riesce, a qualsiasi costo. Ma sappiamo che non esiste alcun meccanismo automatico in grado di assicurare l'equità e la giustizia. Solo una scelta etica trasformata in pratiche concrete può impedire che l'uomo si trasformi in homo homini lupus. Questo equivale a chiedere un ordine di valori che si ponga di sopra del lucro personale e un tipo di beni superiori a quelli materiali. Ci riferiamo a principi come la dignità della persona umana, la solidarietà, l'amore. Una comunità che sappia lavare i piedi agli umili, a coloro che hanno bisogno, sarà + in linea con quest'insegnamento di quanto non lo sia l'etica del vincitore che ci siamo addossati in tempi recenti. Il lavoro e il genere di persona che vogliamo essere La storia ha marchiato nel nostro popolo il senso della dignità del lavoro e del lavoratore. “I soldi chiamano soldi", "mai nessuno si è fatto ricco lavorando", sono idee che hanno alimentato una cultura della corruzione che ha a che vedere con delle scorciatoie attraverso cui molti hanno tentato di sottrarsi alla legge che impone di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte. L'urgente servizio ai più deboli Nell'etica dei vincitori ciò che non serve si butta. È la civiltà dell'usa e getta. Nell'etica di una vera comunità umana ogni essere umano è prezioso e gli anziani lo 15 sono ancora di più. “È dalla bocca del vecchio che escono le verità!. Ci sono molti gesti e azioni di servizio agli anziani che sarebbero alla nostra portata se ci mettessimo un pizzico di creatività e buona volontà. Inoltre, non possiamo trascurare le possibilità concrete che abbiamo di fare qualcosa per i bambini, per i malati, per tutti quelli che soffrono per i più svariati motivi. Mai + furbo, bustarelle e "fatti i fatti tuoi” Dobbiamo domandarci quali cose altrui non dobbiamo prendere e quali cose noi possiamo dare. Un uomo disse a Gesù: chi è il mio prossimo? Gesù rispose: un uomo scendeva da Gerusalemme e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo picchiarono a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella stessa strada, lo vide e passò oltre. Anche un levita vide e passò oltre. Invece un samaritano passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno dopo tirò fuori due denari e li diede all'albergatore dicendo: "abbi cura di lui, ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti? Chi ha avuto compassione di lui. Allora Gesù gli disse "va e fa anche tu così". Conclusione: parola e amicizia Siamo in un momento cruciale per la nostra patria. Cruciale e fondante; e anche pieno di speranza. La speranza pretende che diamo il meglio di noi stessi nell'impegno di ricostruire ciò che abbiamo in comune, ciò che fa di noi un popolo. Queste riflessioni vogliono risvegliare un desiderio: quello di mettersi all'opera, con coraggio e illuminati dalla nostra stessa storia. Quello di non lasciar cadere il sogno di una patria di fratelli che ha guidato tanti uomini e tante donne nella nostra terra. La parola ci mette in comunicazione e ci lega l'uno all'altro, permettendoci di condividere idee e sentimenti, purché partiamo sempre dalle verità. L'amicizia è il + grande tesoro, quel bene che bisogna preservare. La chiesa è convinta che la scuola cattolica, nell'offrire il suo progetto educativo agli uomini del nostro tempo, attua un suo compito ecclesiale. Nella scuola cattolica la chiesa partecipa al dialogo culturale, contribuendo alla formazione integrale dell'uomo.
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