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Discorso di Dosteovskij su Puskin, Sintesi del corso di Letteratura Russa

Cosa disse Dostoesvkij in occasione della costruzione del monumento a Puskin.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 10/01/2022

mariangela-sperduti
mariangela-sperduti 🇮🇹

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Discorso di Dosteovskij su Puskin e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Discorso pronunciato da D. nel 1880, alla seduta solenne della “Società degli amici della letteratura russa”, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Puskin Puskin fenomeno unico e profetico nella società russa. Avvierà l’autocoscienza della Russia dopo un secolo dalle riforme petrine. Aveva trovato i suoi ideali nella terra patria, concependoli e amandoli. Anche se all’inizio della sua attività di scrittore subì molto l'influenza degli europei, comunque non fu mai soltanto imitatore. Descrive subito infatti quel tipico personaggio russo, quell'uomo infelice e vagabondo, la cui apparizione era inevitabile in una società come quella russa, così staccata dal popolo. È un uomo nato dopo le riforme di Pietro, nella società intellettuale staccatasi dal popolo e dalla forza del popolo, che ha bisogno della felicità universale. L'unica via di salvezza è l'umile unione con il popolo. Tale uomo ha la nostalgia della natura, si lamenta della società mondana, ha delle aspirazioni universali e piange per la verità perduta da qualcuno in qualche luogo, e che egli non riesce a trovare in nessun luogo. In realtà la verità è dentro di lui, ma egli ha perso il senso di ogni cosa, essendo cresciuto come una signorina fra le quattro mura del suo palazzo, non essendo avvezzo ad alcun lavoro e non avendo cultura, ma essendo abituato solo a girovagare, insoddisfatto di tutto; è un sognatore. Questo tipo di uomo è rappresentato per la prima volta da PuSkin. La verità che egli cerca non è nelle ingiuste leggi, ma nell’umiliazione di se stessi. Arriverà quando egli, così superbo, saprà sottomettersi alle leggi, saprà lavorare il suo campo paterno. Nell’”Evgenij Onegin” tale verità diventa palpabile; in esso è incarnata la vera vita russa. Onegin arriva da Pietroburgo (e Dostoevskij dice che non poteva non essere così). Si parla di “nobile demonio della noia segreta”. Sente parlare degli ideali della terra russa, ma non li vede, e non può credervi. Egli non ha speranza in nulla, e in nessun lavoro che la terra russa potrebbe forse dargli. Non ci crede. Uccide per noia. L'eroe positivo del romanzo è Tatjiana, ma Onegin non se ne accorge, perché è un uomo astratto, un pensatore universale. Quando egli si ravvede, quando si dichiara a lei, ella, come una vera donna russa, ardita, decide di rimanere fedele a suo marito, di tener fede alle sue promesse, all'uomo che ha sposato. Come può qualcuno fondare la sua felicità sull’infelicità altrui? Tatjiana è un personaggio di valore, perché coerente, Onegin no, perché per la sua superficialità, per la sua noia, sarebbe disposto anche a questo. Essa ha capito che questa attenzione di Onegin non è vero amore, ma solo la speranza che questa nuova condizione di lei, possa essere la salvezza per la sua noia mortale, che possa scuoterlo dalla monotonia della sua vita. Egli non ha alcuna base: è un filo d'erba in balia del vento. Nella nuova bizzarra fantasia che Tatjiana gli evoca egli pensa di trovare la soluzione a tutti i suoi problemi, la risposta a tutti i suoi dubbi. Ma essa sa prima di lui che se lo seguisse, egli sarebbe capace di stancarsi di lei già dal giorno dopo; la prenderebbe per quello che le impressioni del momento gli suscitano, e non per ciò che è realmente. Nonostante la sua infelice condizione del presente, Tanja ha comunque qualcosa a cui appigliarsi, e sono i suoi ricordi d'infanzia, della sua terra, in cui era iniziata la sua vita pura ed umile. È la sua terra e il suo popolo, il contatto e l'attaccamento ad essi che la salvano: e qui c'è la chiave di tutto. Puskin si rivela allora qui grande poeta popolare, poiché ha saputo mostrare la profondità dell'essere russo. della società che si era messa al di sopra del popolo, dipingendo con la penna il tipo di vagabondo russo, e gli ha messo accanto un eroe positivo, la vera donna russa. Anche in altre opere presenta una lunga lista di tipi positivi, la cui bellezza è nella loro verità, come il monaco russo, scrittore di cronache, che esiste, e che è stato messo in primo piano da PuSkin quale testimonianza del potente spirito popolare. In lui dovunque si sente la fede nel carattere russo e nella forza dell'animo suo, e, quando c'è la fede, c'è anche la speranza. Gli altri scrittori quando parlano del popolo russo lo fanno dal di fuori, ma Puskin lo fa perché si è unito profondamente ad esso. Egli si fonde col popolo. D. dice che se non ci fosse stato P. non ci sarebbero stati tutti gli altri grandi che sono venuti dopo di lui. Se non ci fosse stato lui, non si sarebbe espressa con tanta forza la fede nell'indipendenza russa. In lui però brillarono anche le idee universali, che riflettevano le immagini poetiche degli altri popoli. Di solito i poeti europei prendevano i loro eroi in nazionalità straniere, ma li dipingevano con i caratteri dei loro Paesi, invece PuSkin sa incarnarsi perfettamente nella nazionalità straniera, facendoci immedesimare
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