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DISCORSO SULL’ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA, Sintesi del corso di Filosofia

trama e commento del "Discorso sull'origine della disuguaglianza" di Jean-Jacques Rousseau

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 25/02/2019

eva.locchi
eva.locchi 🇮🇹

4.5

(4)

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Scarica DISCORSO SULL’ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! DISCORSO SULL’ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA Jean-Jacques Rousseau Rousseau cerca di trovare l’origine della disuguaglianza tra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla legge naturale. Egli afferma che per fare ciò occorre prima di tutto conoscere l’uomo naturale, ovvero la sua costituzione originaria, togliendogli tutto quello che è derivato dalle circostanze e dai progressi. Infatti secondo Rousseau l’anima umana è stata alterata dalla vita in società, la quale ha portato drastici cambiamenti nell’uomo, fomentando le sue passioni che hanno mutato il suo aspetto. Per lui gli esseri umani erano inizialmente tutti uguali e dunque vuole scoprire che cosa li ha diversificati. Per farlo però deve cercare di distinguere ciò che è originario e quello che è artificiale nella natura attuale dell’uomo e conoscere bene lo stato di natura, il quale, come lui afferma “…non esiste più, che forse non è mai esistito, che probabilmente non esisterà mai, e di cui tuttavia bisogna avere nozioni giuste per giudicare bene del nostro stato presente”. Dunque esso è un’ipotesi teorica elaborata ai fini di una critica radicale dell’esistere, quindi non è una realtà storica ma un punto di osservazione della realtà presente, indispensabile per comprenderla. Il Discorso è suddiviso in due parti: la prima descrive com’è l’uomo in natura, mentre la seconda com’è diventato nella storia. L’uomo primitivo è il perfetto equilibrio tra i bisogni e le risorse di cui dispone. Difatti riesce a ottenere ciò di cui ha bisogno desiderando solo ciò che conosce e, poiché conosce solo quello che possiede o che può possedere facilmente, riesce a soddisfare i suoi bisogni. Tutto questo fa in modo che egli viva in una sorta di eterno presente dato che, essendo in un rapporto diretto con i suoi bisogni, risulta privo di progettare il proprio futuro. Inoltre vive in uno stato neutro, ovvero non è né buono né cattivo, ma le uniche qualità che possiede sono l’amore di sé (essere interessati al proprio benessere) e la pietà (ripugnanza a vedere soffrire i propri simili). L’uomo naturale è completamente indipendente, privo di linguaggio e di casa. Ha due attributi specifici che lo distinguono dagli animali: la libertà, ovvero la capacità di volere e di scegliere, e la perfettibilità, ossia l’attitudine a perfezionarsi. Però in questo modo Rousseu non ha preso in considerazione una caratteristica importante che diversifica l’uomo: la curiosità. Infatti anche un bambino fin dalla sua nascita inizia a fare domande su ogni cosa che lo circonda, ha sete di conoscenza. Si interroga su tutto ciò su cui i suoi occhi cadono, mentre un animale qualsiasi, come un cane, non si porrà mai dentro la testa la questione:” come mai il sole tramonta e sorge?”. Ecco che cosa veramente differenzia l’uomo da tutti gli esseri animali. Rousseau afferma che le cause che hanno spinto l’uomo primitivo ad uscire dallo stato di natura sono state le difficoltà che ha imparato a vincere, come ad esempio l’altezza degli alberi, che gli ha impedito di cogliere i frutti. Così l’uomo è diventato cacciatore, pescatore, ha scoperto il fuoco e iniziato a unirsi con i suoi simili. Qui è avvenuta la prima rivoluzione che ha portato alla costruzione delle famiglie e in seguito all’origine dell’amore paterno e coniugale ma anche quello della vanità e dell’invidia. Tutto ciò però non costituisce ancora la rottura totale dallo stato di natura poiché questa situazione non è più del tutto natura ma non è ancora cultura ma è una specie di equilibrio tra queste due. La disuguaglianza nasce con la grande rivoluzione: l’invenzione dell’agricoltura e della metallurgia; da questa nacque la proprietà privata e conseguentemente un uomo incominciò ad aver bisogno dell’aiuto di un suo simile. Con ciò si affermò la divisione tra gli uomini, cioè tra ricchi e poveri, con la conseguente sottomissione dei secondi ai primi. Va tenuto conto del fatto che comunque anche i primi sono in un certo senso dipendenti dai secondi, poiché necessitano dei loro servizi. Così si instaura un rapporto di universale indipendenza. Gradualmente comunque si arrivò a una guerra permanente tra ricchi e poveri, così i primi decisero di trovare un modo per tutelare i propri beni creando le istituzioni. Quindi lo stato nasce come uno strumento di dominio dei ricchi sui poveri e dunque si evidenzia che la società civile costituisce un regresso rispetto allo stato di natura. Questo infine può sfociare nel dispotismo e nella schiavitù politica.
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