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Discorso sull'origine della disuguaglianza, Sintesi del corso di Filosofia

Rousseau Discorso sull'origine della disuguaglianza

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 07/05/2021

rebecca-luciano
rebecca-luciano 🇮🇹

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Scarica Discorso sull'origine della disuguaglianza e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! 1775 AMSTERDAM DISCORSO SULL’ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA FRA GLI UOMINI – DEDICA Dedica ai Signori di Ginevra, città natia abbandonata a 16 anni, padre patriottico che lo lega a Ginevra, e sostiene che nella ricerca dei migliori principi secondo i quali si possa costituire un buono stato, tutti questi sono racchiusi nella costituzione ginevrina. Se avesse dovuto scegliere la patria ideale avrebbe scelto uno stato proporzionato alle facoltà umane, dove tutti possono provvedere al lor ufficio senza la delega a terzi; dove gli individui si conoscessero tra loro; l’amor di patria quello verso i cittadini e non verso la terra. Dove il corpo sovrano e il popolo tendessero all’unico fine: la felicità comune; dove il governo fosse democratico e ben temperato; dove si muore liberi, e libertà significa sottomissione al dolce giogo delle leggi, dove nessuno possa dirsi al di sopra di esse. Avrebbe prediletto una repubblica antica, temendo che un governo giovane non giovasse allo stato, perché i popoli assuefatti dal dominio dei padroni, si allontanano dalla libertà (ex. Positivo è Roma repubblicana, modello di tutti i popoli, dove la libertà si respirava a poco a poco e gradualmente i cittadini tornarono in loro formazione su Plutarco, autore prefe). Una patria disinteressata, che non tentasse l’ambizione dei vicini, né fosse tenuta in scarsa considerazione, dove il diritto di legislazione spettasse a tutti i suoi cittadini (non come Roma dove nei plebisciti i magistrati erano privati dei poteri); in cui il tempo scorso sulle leggi le qualificasse come sacre, perché un popolo che vede cambiare spesso legge, le tiene in disprezzo; dove i poteri fossero divisi e si equilibrassero a vicenda. La costituzione ginevrina è eccellente, dettata dalla sublimità della ragione, e sta ai cittadini di Ginevra preservare la felicità che gli antenati hanno costruito per loro. Guardatevi dalle insinuazioni velenose e discorsi, che tendono a corrompere la morigeratezza e la fierezza dei costumi. Ruolo fondamentale hanno le donne che vegliano che i fanciulli e gli uomini continuino a navigare per acque limpide, seguendo il corso delle leggi. PREFAZIONE: DISCORSO È SOLUZIONE MORALE AL PROBLEMA DELLA SOCIETÀ CIVILE DEGENERATA, IL CONTRATTO È LA SOLUZIONE POLITICA QUESTA DEGENERAZIONE. Per conoscere il problema della disuguaglianza tra gli uomini, bisogna prima conoscere gli uomini. La natura umana ha cambiato aspetto diventando irriconoscibile, a causa delle sollecitazioni della società. Tutti i progressi fatti dalla specie umana la allontanano dal suo stato primitivo. L’uomo nasce uguale a tutti gli altri e pian piano si differenzia per peculiarità fisiche che lo rendono più resistente e adatto a sopravvivere, rispetto ad altri individui (selezione naturale). Le peculiarità umane ante ragione sono due principi fondamentali: conservazione e benessere, e quello che ci ispira ripugnanza nel veder perire o soffrire un altro uomo. Dalla combinazione di questi due principi scaturisce il diritto naturale dal quale gli animali sono esclusi perché non hanno capacità di commiserazione, che l’uomo ha verso tutti gli altri uomini e che prevale sempre a parte il caso in cui sia in gioco la sua sopravvivenza. PARTE PRIMA: ESPERIMENTI MENTALI, (NOTAZIONI SCIENTIFICHE SULLE NOTE) Ipotizza che l’uomo sia sempre stato così come lo vediamo oggi, spogliato di tutte le facoltà artificiali acquisite col progresso, egli non avendo un istinto suo proprio, ha la capacità di osservazione e di appropriazione degli istinti animali e li trae a proprio vantaggio. Nello stato di natura, l’uomo sviluppa un temperamento robusto e quasi inalterabile, e la selezione naturale fa prosperare gli uomini di buona costituzione e perire quelli deboli; lo Stato invece li rende deboli. L’unico strumento che egli conosce è il suo corpo, ci fa tutto quello che la natura delle sue membra gli consente; l’uomo civile invece, attorniato da mille macchine pur superando l’uomo selvaggio, non è capace di disporre di tutte le sue forze in qualunque momento. Critica a Hobbes: uomo selvaggio è intrepido, sempre in cerca di prede e combattimenti, ma in verità è per natura schivo, intimorito, e pronto alla fuga di fronte alle cose sconosciute. Primo nemico dell’uomo selvaggio sono le bestie, che lo superano in forza, ma egli superando loro in astuzia presto impara a non temerle più, ed è sempre libero di scegliere la fuga o il combattimento (libertà che le fiere non hanno ). Secondo nemico limiti naturali: infermità naturali, infanzia, vecchiaia e malattie: i primi due comuni a tutti gli animali, l’ultimo appartiene all’uomo sociale. Nell’infanzia dell’uomo, la madre è più facilitata di altre specie perché può portare il figlio dappertutto e reperire nutrimento in fretta; la nostra infanzia è più lunga e ci espone a pericoli in maniera più frequente, dato che i cuccioli di animali in poco tempo sono capaci di procacciarsi il sostentamento. Gli anziani invece hanno meno bisogno di nutrimento essendo più sedentari, e più esposti a fragilità. Le malattie sono proprie dell’uomo in società e la medicina può porre rimedio fino ad un certo punto, dato che ci procuriamo più mali con l’opulenza, l’ozio e la vita agiata, le crisi, i dispiaceri, di quanto essa sia in grado di curare. L’uomo che riflette è contro natura, è un uomo regredito. Nello stato di natura l’uomo è poco esposto alle malattie, non ha bisogno di medicine o medici, ma tra gli uomini civilizzati, essa è fondamentale. Il selvaggio però può sperare solo nella natura e avere timore solo della malattia, cosa che non si può dire dell’uomo civile. L’uomo come gli animali, perde le sue qualità naturali divenendo domestico: egli è debole, timoroso e strisciante; il suo modo di vivere molle ed effeminato lo rende privo della fierezza e del coraggio. L’uomo selvaggio ha sviluppati maggiormente i sensi che contribuiscono alla sua conservazione: vista, udito e olfatto; gli latri devono rimanere rozzi perché non atti alla sopravvivenza. Ciò che distingue l’uomo dall’animale è la sua capacità di svolgere tutto quello che fa da agente libero : libero di acconsentire e di resistere, mentre l’animale per natura è schiavo dell’istinto. Altra caratteristica che lo distingue dall’animale è la perfettibilità, capacità di perfezionarsi, plasmabilità. Se il sentire e il percepire saranno le sue funzioni primitive, con il perfezionamento arrivano la volontà, desiderare, temere. La passione unita all’intelletto è causa dell’elevazione dell’uomo: vogliamo conoscere qualcosa perché ne vogliamo godere. Esse a loro volta si sono evolute sull’evoluzione dei nostri bisogni. L’uomo selvaggio non conosce lungimiranza, progettualità o curiosità, non ha desideri o immaginazione. Senza necessità e linguaggio, l’uomo non avrebbe potuto superare la sua limitatezza, ex. Fuoco, ex. Agricoltura (nello stato di natura era impossibile che le coltivazioni si preservassero integre a causa delle rapine). Linguaggio: abate di Condillac: il linguaggio è posteriore alla società; difficoltà 1: perché quei segni si rivelano necessari senza rapporti stabili, regolari tra uomini; la vita nomade e vagabonda non garantiva al linguaggio di consolidarsi. Difficoltà 2: come hanno fatto a fissarsi. Il primo linguaggio dell’uomo è il grido, usato in specifiche occasioni di pericolo, dunque non era molto usato nella quotidianità. Quando le idee iniziarono ad ampliarsi e necessitarono di un linguaggio più ampio: con la gestualità alla luce del giorno, e quando non poteva essere utilizzata, di notte, con l’articolazione vocale stabilita di comune accordo. Le prime parole ebbero significato più esteso, poi ogni oggetto ricevette il suo nome particolare, e così sia le idee astratte che quelle concrete, esse si concepiscono mediante il discorso. Il mal di vivere e la miseria sono concetti che nascono con la società, perché l’uomo sociale porta con sé i dispiaceri e il ragionamento, che è contrario allo stato di natura. Nelle isole la costrizione delle persone in luogo limitato, la lingua si sviluppa prima e viene esportata sulla terraferma. La morale era sospesa nello stato di natura, così come i doveri e la reciprocità. Hobbes sostiene che l’uomo primitivo, non avendo alcuna idea del bene, sia naturalmente cattivo. Ma lo stato di natura è il più propizio alla pace perché le relazioni tra uomini sono occasionali, ed è proprio per la limitatezza dell’uomo primitivo la stessa che ne limita l’abuso: difficilmente quando è adulto e indipendente, egli farà del male ad un fratello per il principio di ripugnanza, a meno che non intacchi la conservazione. L’uomo è un essere sensibile e compassionevole dotato di pietà: Mandeville sostiene che se la natura non avesse dotato l’uomo di pietà in supporto alla ragione, egli sarebbe un mostro . Ma non ha visto che da quella sola qualità scaturiscono tutte le virtù sociali. Essa temperando l’egoismo, promuove la conservazione della specie e nello stato di natura prende il posto delle leggi, dei costumi e della virtù. Tra le passioni ce ne sono alcune violente e sono necessarie leggi per contenerle: ex. Amore ha due aspetti, morale e fisico. L’aspetto fisico è il desiderio di unirsi all’altro sesso; quello morale fissa il desiderio in un solo oggetto ed è fittizio e artificiale; l’uomo selvaggio non conosce l’aspetto morale dell’amore. Solo nella società esso ha assunto il carattere impetuoso funesto per gli uomini. Se si osserva le infinite possibilità di educazione diversa nello stato comparandole con la semplicità dello stato di natura, si noterà che c’è più differenza tra gli uomini in società che tra selvaggi. SECONDA PARTE: "Il primo che cintato un terreno penso di dire 'questo è mio' [...] fu il fondatore della società civile. "L'idea di proprietà privata non è primigenia, ma è frutto di idee anteriori. Primo sentimento dell'uomo fu il rendersi conto della propria ESSENZA, prima sua cura fu la CONSERVAZIONE DI SÉ. L'evoluzione umana avvenne di conseguenza. Le prime libere associazioni erano dettate dall'utilità/necessità (non da previdenza, ma da interessi momentanei; esempio dei Caribi). Prima rivoluzione: SOCIETÀ FAMIGLIA: popolazione crescestabilimento e distinzione delle famiglie (nòtisi che a fare nascere l'amore coniugale e paterno è l'abitudine del vivere assieme). Prima distinzione di compiti: donne sedentarie dedite alla gestione domestica, uomini impegnati nell'approvvigionamento e sostentamento del nucleo familiare. (Cfr Contratto sociale, in cui si dice che l'unica società naturale è la Famiglia). La società-famiglia porta all'evoluzione e sviluppo del LINGUAGGIO (genesi "geografica" del linguaggio per Rousseau: gli isolani, maggiormente costretti a vivere assieme rispetto a chi stava sul continente, furono i primi a formare linguaggi e poi a esportarli sulla terraferma). Nella società il miglior performante (danzatore, cacciatore etc) diviene il più considerato : primo passo verso l'ineguaglianza (civile, la naturale è altra cosa, e l'uomo non può farci nulla). Consolidatasi l'idea di 'considerazione', nasce la morale, e nascita amor proprio, tutti pretesero di averne diritto: ciascun torto divenne OLTRAGGIO (Cfr Hobbes), si ebbero vendette e gli uomini si FECERO violenti. (NB: diversamente da Hobbes, gli uomini DIVENTANO crudeli: la natura umana non è malvagia; per Rousseau gli uomini nascono buoni). Rousseau concorda con Locke: "non v'è ingiustizia senza proprietà". Passaggio alla SOCIETÀ INIZIATA: ognuno è giudice di sé stesso. Anche se gli uomini sono meno tolleranti e il sentimento di PITIÉ è stato alterato MA NON ANNULLATA, quest'epoca doveva essere la più felice e la più durevole; l'uomo non ne uscì "che per un qualche azzardo". NB: "i varî esempi dei selvaggi sembrano confermare che il genere umano era fatto per restarvi sempre [in tale stato]". {Motivo della fine della società iniziata è sostanzialmente la brama di possesso}: dacché si apprende che uno che ha cose necessarie a due individui ha fatto una cosa a sé conveniente, FINISCE L'UGUAGLIANZA (che in qualche modo vi era anche dal punto di vista economico nei primi commerci/baratti), si introduce la proprietà privata e diviene NECESSARIO IL LAVORO . Seconda rivoluzione: invenzione dell'agricoltura e della metallurgia (Rousseau afferma che chi praticava solo una delle due in fondo restava ancora barbaro). Conseguente DIVISIONE DEL LAVORO: chi si dedica alla sola metallurgia necessità di uomini che lavorino solo campi al fine di garantire cibo anche al primo. "Il lavoro si trasforma facilmente in proprietà" (ci si possono collegare le affermazioni sulla schiavitù insite nel libro I del Contratto). DISUGUAGLIANZA: somma di disuguaglianza NATURALE (fisiologica, ma tollerata) e disuguaglianze SOCIALI (umane e auto-causateci). Da ciò consegue che la strategia vincente è quella di assicurarsi le nicchie sociali migliori, anche al punto di mostrarsi diversi da ciò che si è (ecco i VIZÎ, che l'uomo si è creato da sé, auto-assoggettandosi). Terminato lo spazio libero per fare nuove proprietà, gli uomini sono ora obbligati ad espandersi a danno degli altri: nascono DOMINIO, SERVITÙ,
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