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dispende dalla seconda rivoluzione industriale alla Seconda guerra mondiale, Dispense di Storia

dispende dalla seconda rivoluzione industriale alla Seconda guerra mondiale. contiene: la seconda rivoluzione industriale, l'età dell'imperialismo, la società dell'800, la società di massa (inizio 900), la Belle époque, l'età Giolittiana, le rivoluzioni russe, la Prima guerra mondiale, il primo dopoguerra, il fascismo, la crisi del 29 in America, il nazismo e la crisi delle relazioni internazionali, La Guerra Civile Spagnola e il Franchismo e il genocidio degli Armeni.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 11/07/2023

franceescaacella
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Scarica dispende dalla seconda rivoluzione industriale alla Seconda guerra mondiale e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: Dalla prima alla seconda rivoluzione industriale: Nel corso dell'Ottocento la rivoluzione industriale si diffuse in Europa e negli Stati Uniti. Dal 1870 iniziò la seconda rivoluzione industriale, caratterizzata da:  l'utilizzo della ricerca scientifica nell'innovazione tecnologica  nuove fonti di energia (combustione a petrolio e elettricit à , cioè distribuire energia prodotta da altre fonti come dal movimento dei corsi d’acqua)  lo sviluppo di nuovi settori (chimica, siderurgia, industria automobilistica...)  monopoli e oligopoli (poche imprese controllano un intero settore produttivo)  la catena di montaggio e la produzione in serie  la societ à di massa : tutti iniziarono a fruire degli stessi prodotti (creati in serie) e servizi  uno Stato sempre più presente nel sistema economico ed evoluto in senso democratico. Questo processo giungerà a maturità, nei Paesi più progrediti (Stati Uniti, Gran Bretagna), tra il 1920 e 1930. La catena di montaggio: Le fabbriche si rinnovarono per l'utilizzazione delle grandi innovazioni tecnologiche e per il sistema produttivo riorganizzato in modo da massimizzare la produzione. Il primo a occuparsi di questo fu l'ingegnere americano Taylor, da lui prende il nome il taylorismo. Secondo Taylor era necessario scomporre il più possibile il processo di produzione di un determinato oggetto in modo da organizzare meglio i movimenti da compiere e i tempi di lavorazione, difatti l’operaio doveva limitarsi a ripetere una mansione sempre uguale. La teoria di Taylor venne applicata per la prima volta da Henry Ford nella sua fabbrica di automobili e nacque la prima automobile di serie, la Ford modello T. La grande depressione e il capitalismo monopolistico e finanziario: Tra il 1870 e il 1914 la produzione industriale mondiale quadruplicò, ma negli anni 1873-96 si verificò la grande depressione: una crisi dovuta alla sovrapproduzione industriale e agricola in cui si produsse in eccesso rispetto alla domanda, per la concorrenza internazionale e l’incremento produttivo, cosicché ovunque (salvo in Inghilterra) il libero scambio fu sostituito con il protezionismo (politica economica che, attraverso dazi e tasse, ostacola e/o impedisce la concorrenza di prodotti stranieri sul mercato nazionale). Le industrie meno competitive fallirono dato che le banche concessero prestiti alle aziende importanti piuttosto che a quelle piccole; nacque così il fenomeno della concentrazione industriale di cui, tra le sue forme, il monopolio (quando un'unica impresa controlla un settore produttivo ed è possibile che possa imporre prezzi alti detenendo il prodotto esclusivo). Il capitalismo (attività il cui scopo è la creazione di un profitto, chiamato appunto “capitale” che è di proprietà privata), oltre che monopolistico, divenne finanziario in quanto l'interesse finanziario prese a dominare su quello industriale. Di conseguenza crebbe l'importanza delle banche che concedevano prestiti alle industrie. Si sviluppò il sistema della cosiddetta banca mista, che aveva le caratteristiche della banca commerciale (raccolta del risparmio e gestione del credito) e della banca d'affari (specializzata negli investimenti industriali). Tra il 1850 e il 1914 vi fu un boom demografico nei Paesi più arretrati. Nei Paesi industrializzati, invece, la natalità e la mortalità presero a decrescere per:  l'innalzamento della scolarità  l'inserimento delle donne nel sistema produttivo  la diffusione dei metodi di controllo delle nascite  il miglioramento delle condizioni igieniche. Nei Paesi arretrati, soprattutto in Europa centro-orientale, si creò una sovrabbondanza di popolazione nelle campagne a causa dell’aumento demografico e della crisi agricola, dato che non era possibile effettuare una riconversione delle colture e ammodernamenti come negli Stai Uniti, perché nei paesi arretrati si erano appena liberati dalla condizione di servi e non avevano le conoscenze scientifiche. Iniziarono così, tra il 1870 e il 1900, i flussi migratori verso le città, verso altri Paesi d'Europa e oltreoceano (Stati Uniti). L’ETÀ DELL’IMPERIALISMO: Definizione e contesto politico: Tra il 1870 e il 1914, avvenne l'imperialismo: una corsa alla colonizzazione guidata dai governi in competizione tra loro, che ebbe come obiettivo l'estensione dei confini nazionali, in cui un quarto della superficie terrestre, venne spartito tra pochi Stati quali: la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, il Belgio e L’Italia. Nacquero così degli imperi costituiti da colonie (governati direttamente) e protettorati (controllo indiretto di uno Stato verso un altro). L’unificazione tedesca era diventata il punto di equilibrio dei rapporti di forza in Europa, dopo la vittoria contro la Francia nel 1870 a Sedan. *Bismarck, il protagonista delle relazioni internazionali, aveva garantito la pace con una politica di equilibrio dal 1870 al 1890, ma la tensione salì a causa:  del revanscismo (spirito di rivincita) francese  delle tensioni nei Balcani  della competizione coloniale. Un contesto economico e culturale che favorì l'imperialismo fu la grande depressione (1873-96): in quel periodo gli Stati presero a sostenere l'economia nazionale con il protezionismo e la politica imperialista. Quest'ultima garantì nuovi sbocchi commerciali e materie prime a basso costo e fu sorretta da motivazioni ideologiche, fondate sul nazionalismo, sul razzismo. *Bismarck fu primo ministro del Regno di Prussia dal 1862. Nel 1871 fu l'artefice della nascita dell'Impero tedesco, divenendone il primo Cancelliere. Nasceva così il Secondo Reich, che avrebbe guidato come cancelliere per altri fino al 1890, ma con l’ascesa di Guglielmo II, ostile alle idee autoritarie di Bismarck, che lo costrinse a dimettersi. Il titolo di "Secondo Reich" designerà l'Impero tedesco fino al 1918. L'aggettivo "secondo" deriva dal fatto che si può considerare come "Primo Reich" il regno di Carlo Magno. Più tardi i nazisti al potere in Germania riprenderanno questo titolo coniando l'espressione di "Terzo Reich". Benché promotore di riforme in campo assistenziale, fu avversario dei socialisti. La spartizione dell'Africa: Bismarck convocò le potenze coloniali nella Conferenza di Berlino del 1884-85 in cui si stabilirono le aree di influenza dei rispettivi Stati. Così venne sancito il principio dell'occupazione di fatto come criterio di possesso dei territori africani, ovvero ogni potenza doveva dichiarare ufficialmente quali territori africani avesse di fatto occupato, questo per evitare discussioni o incidenti diplomatici o militari. Ciò scatenò ancor di più la competizione coloniale, con il coinvolgimento della stessa Germania, ancora fuori dalla corsa alle colonie. La Francia, che possedeva già l'Algeria, intendeva estendere il suo impero coloniale lungo l'asse ovest-est dell'Africa centro- settentrionale partendo dalla Tunisia, occupata nel 1881. L'espansione dell'Inghilterra invece si spingeva lungo l'asse nord- sud partendo dall'Egitto, occupato nel 1882. Nella zona del Sudafrica la scoperta di giacimenti d'oro e di diamanti scatenò il conflitto tra Boeri (i vecchi coloni olandesi ormai stanziati lì con le proprie repubbliche indipendenti) e Inglesi, dal 1889 al 1902. Questi ultimi ebbero la meglio e nel 1910 formando l'Unione Sudafricana. La spartizione dell'Asia: La possibilità di accedere dal Mediterraneo al Mar Rosso tramite il Canale di Suez, costruito tra il 1859 e il 1869, diede nuovo impulso all'espansione europea in Asia, già in atto prima dell'età dell’imperialismo; infatti, l’India fu colonia britannica già dal 1700, governata dalla Compagnia delle Indie. Nel 1857 però, la Gran Bretagna assunse il controllo diretto dell'India, modernizzandola con la diffusione delle legislazioni occidentali che causarono malcontento tra la popolazione facendo scoppiare la rivolta dei sepoys (soldati indiani arruolati nell'esercito inglese). Nel 1885 nacque il Congresso Nazionale Indiano, un'assemblea della classe media indiana che passò da posizioni di collaborazione con gli Inglesi alla richiesta di autogoverno. Le tensioni tra gli Inglesi e il governo cinese causarono due guerre dell'oppio tra il 1842 e il 1860, perché determinate dal rifiuto cinese di importare l'oppio, dati gli effetti negativi della sostanza sulla salute della popolazione. Le varie potenze approfittarono, per occuparne alcune zone, della crisi dell'Impero cinese sconfitto dagli inglesi e costretto ad aprirsi al commercio straniero. Inoltre, la presenza straniera in Cina fece scattare una rivolta condotta dalla società segreta xenofoba dei boxers e dai nazionalisti che venne sedata da un contingente internazionale composta da 1600 soldati occidentali, facendo risarcire dalla Cina i danni causati agli occidentali. La crisi delle relazioni internazionali e la polveriera balcanica½: Dopo il ritiro di Bismarck (1890):  la Germania adottò una politica estera più aggressiva  alla Triplice Alleanza del 1882(Germania, Austria, Italia) si contrappose nel 1907 la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Nei primi anni del Novecento la lotta per la supremazia mise in crisi le relazioni internazionali. Nell'area balcanica nel 1908 la rivoluzione dei Giovani Turchi pose fine all'assolutismo del sultano che portò alla disintegrazione dell'impero. A fine Ottocento gli Stati Uniti entrarono nella competizione imperialista, puntando all'egemonia economica. LE RADICI DEL 900 (verso la società di massa): La società di massa: La società di massa è caratterizzata dal «pieno», dall'uniformità dei consumi e degli stili di vita, un’omogeneità, determinata dalla seconda rivoluzione industriale, che favorì la diffusione della democrazia e del benessere ma determinò una limitazione della libertà. Per conquistare il consenso di masse di elettori si affermarono i partiti politici di massa. Contemporaneamente, sorsero organizzazioni sindacali a livello nazionale (associazione di lavoratori costituita per la tutela di interessi professionali collettivi.), lo sciopero era lo strumento di lotta utilizzato per dare forza alle rivendicazioni operaie. La diffusione dei beni di consumo rese più comoda la vita delle famiglie, insieme all'illuminazione elettrica, all'acqua potabile e alle automobili si diffusero anche i cosiddetti mass media, i mezzi di comunicazione di massa come i quotidiani, la radio e la televisione e fu la stampa quotidiana e periodica a incrementarne la produzione e la vendita. L'istruzione venne considerata un'opportunità da offrire a tutti i cittadini, anche per l'analfabetismo. Il dibattito politico e sociale/la Seconda Internazionale: Il dibattito ideologico dell'Ottocento si era sviluppato su problemi causati dalla rivoluzione industriale e soprattutto sulla questione sociale, cioè l’insieme dei problemi legati alle condizioni di miseria e ignoranza in cui vivevano le classi operaie.  I conservatori sostenevano che gli scioperi avrebbero sprofondato la società nel disordine e chiedevano allo Stato di reprimere tutte le agitazioni popolari. Ritenevano anche che la scolarizzazione potesse compromettere i privilegi delle classi più potenti  I liberali esaltavano il valore della libertà e dell’iniziativa economica individuale e chiedevano allo Stato di non intervenire nell'economia ma le uniche leggi che dovevano regolare il mercato erano quelle della libera concorrenza.  I socialisti sostenevano che una società più giusta doveva nascere dalle lotte dei più oppressi: agricoltori e operai (Marx dimostrò lo sfruttamento della classe operaia)  La Chiesa condannava sia il socialismo che il libero mercato, invitando imprenditori e lavoratori ad abbandonare lo scontro e a realizzare una collaborazione pacifica. Nel corso dell'Ottocento all'interno del movimento socialista si impose la tendenza marxista, che individuava la rivoluzione come lo strumento di riscatto del proletariato. Sul finire del secolo in tutti i Paesi europei sorsero i partiti socialisti. Il primo a formarsi nel 1875 fu l'SPD, il Partito Socialdemocratico Tedesco e in Italia il Partito socialista nel 1892. Solo in Gran Bretagna il marxismo non riuscì a imporsi all'interno dei sindacati ma sorse il Partito Laburista (formazione politica, espressione di tutto il movimento operaio). I partiti socialisti, nonostante le diverse caratteristiche nazionali, erano tutti internazionalisti, pacifisti e uniti dagli stessi obiettivi quali: il superamento del sistema capitalistico e la gestione sociale dell’economia, difatti nel 1899, tutti i partiti socialisti europei si riunirono a Parigi per costituire la Seconda Internazionale Socialista, dove vennero approvate la limitazione della giornata lavorativa a otto ore e la proclamazione di una giornata mondiale di lotta per il primo maggio di ogni anno. La Seconda Internazionale fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani e a dominarla ideologicamente fu il marxismo. Tuttavia, si delinearono due tendenze:  quella revisionista o socialdemocratica, che «rivedeva» i fondamenti stessi dell'analisi marxista, rifiutando la rivoluzione e ponendo in luce la necessità di un'azione democratica e riformista  quella ortodossa o rivoluzionaria, che non rinunciava a ricorrere alla rivoluzione per raggiungere una società senza classi. In Francia ebbe origine il sindacalismo rivoluzionario. I sindacalisti francesi insistevano sulla necessità di addestrare le masse operaie alla lotta e lo sciopero era considerato una «ginnastica rivoluzionaria», in vista del grande sciopero generale rivoluzionario che avrebbe segnato la fine della società borghese. Georges Sorel fu l'interprete più autorevole di questa tendenza. (Le radici del 900, verso le società di massa) Leone XIII, con la pubblicazione dell’enciclica della Rerum Novarum del 1891, cercò di formulare una proposta sociale coerente con il messaggio evangelico, contenendo le seguenti indicazioni:  condanna del liberismo perché privo di preoccupazioni morali in ambito economico  condanna delle teorie socialiste e collettivistiche che negavano il «diritto naturale» alla proprietà privata:  richiesta di un intervento dello Stato per placare il conflitto sociale  condanna della lotta di classe ed esortazione alla collaborazione tra padroni e operai. Negli ultimi anni dell'Ottocento emerse nel mondo cattolico una nuova tendenza politica che fu definita democrazia cristiana in cui bisognava costruire un partito democratico ispirato ai valori del cristianesimo e superare il non expedit, ovvero il divieto ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Sotto il pontificato di Pio X fu molto attenuato il non expedit, ma venne abrogato solo nel 1919 così i cattolici poterono dar vita a un loro partito: il Partito Popolare Italiano fondato da don Luigi Sturzo. Pio X a condannò il modernismo, un movimento che si proponeva di reinterpretare la dottrina cattolica in chiave moderna. Nella seconda metà dell'Ottocento nacquero in Inghilterra e negli Stati Uniti i primi movimenti delle suffragette, che rivendicavano l'estensione del diritto di voto alle donne. Le suffragette erano perlopiù della classe borghese, ma l'obiettivo del movimento era la possibilità di votare e di essere elette e la completa parità tra uomo e donna. Nazionalismo, razzismo, irrazionalismo: Il principio di nazionalità è caratterizzato da:  l'idea di nazione è sinonimo di libertà e democrazia internazionale  il patriota è colui che ama la propria nazione  le nazioni non sono rivali tra loro e i rapporti fra gli Stati sono regolati dal diritto. Il nazionalismo è invece caratterizzato da:  'idea di nazione è sinonimo di affermazione e superiorità  le nazioni sono rivali fra loro e i rapporti fra gli Stati sono regolati dalla guerra il nazionalista è colui che ama la propria patria e allo stesso tempo odia quella altrui. Il nazionalismo assunse caratteristiche specifiche nei diversi Paesi, come il nazionalismo tedesco che esaltò la superiorità della razza ariana e accusò gli Ebrei di tutti i mali della società tedesca. Il razzismo consiste nel ritenere che esistano razze superiori e inferiori, e che la razza superiore abbia il diritto-dovere di sottomettere quella inferiore. Tra Ottocento e Novecento anche il contesto culturale mutò: al positivismo, infatti, subentrò l'irrazionalismo, caratterizzato dalla volontà di andare al di là della scienza e che solo l’intuizione, il sentimento e la fantasia possono spiegare la realtà. L'invenzione del complotto ebraico: Agli inizi del Novecento, comparvero in Russia i Protocolli dei Savi di Sion: è il titolo di un libretto che presenta un piano ebraico per il dominio del mondo. Questo documento sarebbe il resoconto dettagliato di un discorso tenuto da un saggio di Sion ai suoi pari. I capi supremi del popolo ebraico avrebbero elaborato un piano mirante alla distruzione della civiltà cristiana e delle monarchie tradizionali per insediare «un re degli Ebrei» come «re del mondo». I Protocolli del Savi di Sion sono in realtà il plagio di un libro (per niente antisemita, scritto nel 1864 a Bruxelles), più precisamente realizzati fra il 1900 e il 1901 da, un nobile russo esiliato a Parigi. Si trattava di un lavoro su commissione, i Protocolli sarebbero infatti nati per volontà del capo della polizia segreta russa come propaganda destinata a giustificare la politica antiebraica del suo Paese. (Le radici del 900, verso le società di massa) Il sogno sionista: durante il 1800, gli ebrei conobbero un processo di integrazione e assimilazione nelle società borghesi e liberali che li avevano accolti. Gli Ebrei intendevano integrarsi pienamente in queste società, eliminando tutte le possibili distinzioni di lingua e di comportamento che li avevano fatti identificare come una nazione separata. A metà dell'Ottocento, però, con la nascita dei nazionalismi in Europa determinò nuovi problemi per le comunità ebraiche e le difficoltà aumentarono con la progressiva comparsa di manifestazioni di aperta ostilità antiebraica, determinata dal nazionalismo unito all'antigiudaismo di matrice religiosa che trovò nel 1879 anche una sua denominazione: antisemitismo. Il sentimento di diversità e l'antisemitismo giocarono un ruolo determinante per la nascita del movimento sionista. Fu Theodor Herzl un giornalista ebreo che fondò il sionismo politico. Nel 1896, ne “Lo Stato ebraico”, espresse il suo progetto di riunificazione degli Ebrei della diaspora in una nazione ispirata agli ideali democratici dei movimenti patriottici europei del primo Ottocento e nel 1897, in contrapposizione all’espansione dell’antisemitismo in Europa, Herzl organizzò a Basilea il primo congresso dell'Organizzazione Sionista Mondiale. 202 delegati concordarono sulla necessità di dar vita a un movimento che si ponesse l'obiettivo di fondare uno Stato in Palestina. La colonizzazione ebraica della Palestina era già in atto dal 1881, quando dalla Russia erano partite le prime migrazioni. All'inizio del Novecento, in seguito al diffondersi del razzismo, molti ebrei emigrarono nelle Americhe o in Europa e solo una minoranza scelse la Palestina, nel 1901 era stato istituito il Fondo nazionale ebraico che aveva il compito di finanziare l'acquisto di terreni in Palestina. Nel 1904 e dal 1919 al 1923 si verificarono altre migrazioni. Nacquero le prime colonie agricole cooperative e nel 1910 il primo kibbutz, il villaggio nel quale la terra e i mezzi di produzione erano patrimonio comune. LA BELLE ÉPOQUE: Cosa si intende per Belle époque: Il nuovo secolo sembrò dare l'avvio a un'epoca di pace e di benessere. Le scoperte e le invenzioni si susseguivano senza sosta, molte malattie divennero curabili e la vita quotidiana venne modificata da numerose invenzioni come il telefono, il cinema e la lampadina. Si pensava che la povertà si allontanasse sempre più e in maniera definitiva. Per questo il periodo che va dalla fine dell'Ottocento al 1914 è stato chiamato Belle époque, l’epoca per eccellenza. Si trattò però, di un'epoca in cui si diffusero il nazionalismo e il razzismo, difatti questo periodo a cavallo fra i due secoli, si poteva leggere in modo ottimista o drammatico.  Belle époque, dunque, per ricordare la sperimentazione artistica e la vita brillante nelle grandi capitali europee simboleggiata dal locale più alla moda di Parigi, il Moulin Rouge, ma soprattutto l'impressione assai diffusa in quegli anni che il nuovo secolo avrebbe garantito a tutti pace e benessere, grazie anche ai progressi derivati dalla seconda rivoluzione industriale. L'Europa aveva esteso al massimo i propri domini coloniali, i Paesi industrializzati extraeuropei, Giappone e Stati Uniti, allargavano le proprie zone di influenza, e le aree non industrializzate si riducevano sempre di più.  Gli stessi fenomeni potevano essere letti in chiave completamente diversa: fra le nazioni europee si moltiplicavano i contenziosi e i motivi di tensione, l’ascesa di Americani e Giapponesi metteva in discussione il tradizionale predominio europeo e in diversi Paesi africani e asiatici comparivano le prime manifestazioni di indipendenza e di lotta contro i colonialisti. Esistevano Stati che puntavano tutto sulla potenza militare e movimenti culturali che esaltavano la guerra, mentre intellettuali o gruppi politici si opponevano con tutte le loro forze a questa visione. Lo sviluppo capitalistico avrebbe aperto per alcuni l'età della cooperazione, visti i legami economici e finanziari tra i vari Paesi, per altri, come i marxisti, avrebbe condotto alla competizione e alla guerra. L’ETÀ GIOLITTIANA: La rivoluzione del 1905/ la domenica di sangue: Nel 1905 la Russia visse una grave crisi in misere condizioni di vita del proletariato e dei contadini e il malcontento cresceva ovunque senza avere alcun mezzo legale per esprimersi. Il 9 gennaio 1905, circa 140 000 persone sfilarono per San Pietroburgo e raggiunsero il Palazzo d'Inverno, residenza dello zar., si trattava di una pacifica processione che avrebbe dovuto presentare allo zar una supplica per invocarne l'aiuto e la protezione. Ma l'esercito apri il fuoco sui manifestanti e questa giornata passò alla storia come la domenica di sangue. La sanguinosa repressione causò scioperi e rivolte nelle fabbriche e nelle campagne di tutto il Paese. Si formò un partito di ispirazione liberale che prese il nome di Democratico Costituzionale con i suoi appartenenti, nominati cadetti che volevano realizzare un sistema costituzionale moderato, lo sviluppo dell'economia e una certa liberalizzazione della vita politica e sociale. Intimorito, lo zar Nicola II concesse l'elezione di un Parlamento, la Duma, che però non ebbe mai un potere effettivo. In ottobre, a San Pietroburgo si ebbe uno sciopero generale e venne creato il primo soviet «consiglio» dei lavoratori, a capo di Trockij (1879-1940). Il soviet era un consiglio dei lavoratori che aspirava ad assumere ruoli di governo. La crisi delle relazioni internazionali e la polveriera balcanica½: Dopo il ritiro di Bismarck nel1890:  la Germania adottò una politica estera più aggressiva  alla Triplice Alleanza del 1882(Germania, Austria, Italia) si contrappose nel 1907 la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Nei primi anni del Novecento la lotta per la supremazia mise in crisi le relazioni internazionali. A fine Ottocento gli Stati Uniti entrarono nella competizione imperialista, puntando all'egemonia economica. Il loro primo obiettivo fu l'America Latina determinando lo scontro con la Spagna nel 1898, con la sconfitta di quest’ultima. Apparve la politica del big stick, che rese sempre più dipendente l’economia dell’America Latina da quella degli Stati Uniti. L'area balcanica, sotto il dominio ottomano, era una zona di tensione per le rivendicazioni nazionalistiche e gli interessi contrapposti di Austria e Russia insieme all’interesse dell’Italia, Gran Bretagna e della Serbia stessa (paese balcanico) che voleva guidare i movimenti nazionalisti antiturchi e costruire una grande Serbia. Nel 1908 la rivoluzione dei Giovani Turchi pose fine all'assolutismo del sultano, cercò di trasformare l’impero in una monarchia costituzionale ma non riuscì e aprì una crisi che portò alla disintegrazione dell'impero e ad una catena di rivalità che sfociarono nelle guerre balcaniche. Nel 1908, approfittando della rivoluzione l’Austria s’impossessò della Bosnia-Erzegovina, provocando proteste dalla Serbia, Russia e Italia. La questione venne risolta ma inasprì le tensioni, dato che la Serbia voleva il controllo della Bosnia- Erzegovina. In Germania, Guglielmo II, aveva creato un impero che interferiva con Francia e Inghilterra, causando le due crisi marocchine che portarono i due stati quasi allo scontro LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1914-1918): Cause e inizio della guerra: La Prima guerra mondiale fu provocata da fenomeni che da tempo erano presenti in Europa. NAZIONALISMI 1) Germania = pangermanesimo: prima i tedeschi 2) Francia = sciovinismo: la Francia si considerava il faro d’Europa 3) Italia irredentista: voleva riconquistare i territori 4) Nazionalismo slavo = agguerriti (uccisione di Francesco Ferdinando) 5) Ebrei = sionismo: rinascita dello stato ebraico. CARATTERISTICHE DELLA GUERRA -Evento periodizzante: fine 1800 e inizio 1900 -Moderna, di posizione: combattuta al fronte con nuove tattiche e armi -Ideologica: vede contrapposte più civiltà CAUSE SOCIOCULTURALI -Nazionalismo: supera l’idea del patriottismo diffondendo l’idea di superiorità e -Imperialismo: spingeva alla conquista del mondo creando tensioni -Razzismo: salvaguardare l’identità nazionale -Darwinismo: la guerra era considerata una lotta per la sopravvivenza delle nazioni in natura -Convinzione comune di realizzarsi e vincere: i giovani partirono come volontari in cambio di salari… CAUSE POLITICHE -Esistevano due blocchi militari contrapposti: Triplice Alleanza (Germania, Austria e Italia) ttacco Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) difesa -I Francesi desideravano la rivincita sui Tedeschi (dalla battaglia del 1870). -I Balcani contesi tra Austria e Russia -Il malcontento delle nazionalità presenti nell’impero austro-ungarico: slavi e italiani del Trentino e Venezia Giulia -L'Impero ottomano era in crisi dopo le guerre balcaniche (1912-13) CAUSE ECONOMICHE -Le potenze industriali, specie Germania e Gran Bretagna, erano rivali sul piano economico e in relazione alle colonie -Crisi economica: dovuta alla saturazione del mercato CAUSE MILITARI -Si era affermata una politica militarista -La corsa agli armamenti: da parte di tutti gli stati che speravano in una guerra lampo e ne giovarono le industrie belliche. La causa occasionale: Il 28 giugno 1914 l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, venne ucciso a Sarajevo da un nazionalista serbo. L'episodio offrì all'Austria l'occasione di risolvere la questione balcanica. Il 23 luglio 1914, inviò alla Serbia un ultimatum che richiedeva entro 48 ore:  la soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave  il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca  l’apertura di un’inchiesta sull’attentato, condotta da una commissione mista serbo-austriaca. Erano richieste umilianti e il governo serbo le respinse, altrimenti avrebbe rinunciato alla piena sovranità sul territorio. Di conseguenza, il 28 luglio 1914, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. Le prime fasi della guerra: Immediatamente scattarono le clausole delle alleanze stabilite e si passò a una guerra europea. La Germania dichiarò guerra a Russia (1 agosto) e Francia (3 agosto) dando per scontato l’intervento della Francia a fianco dell’alleato russo. La Gran Bretagna intervenne il 4 agosto a fianco della Russia e Francia. I Tedeschi avevano previsto una guerra di movimento ma dopo la grande battaglia della Marna, si passò alla guerra di posizione: i due eserciti, bloccati sul fronte occidentale di 800 chilometri, scavarono le trincee per difendersi dall'attacco nemico. Anche sul fronte orientale tra Russi e Tedeschi si giunse ad un punto morto. Il 31 ottobre la Turchia/impero ottomano entrò in guerra contro l'Intesa. (la prima guerra mondiale) L’Italia in guerra: Nell'agosto del 1914 l'Italia si proclamò neutrale: la Triplice Alleanza era valida solo in occasione di guerre difensive, e ad attaccare furono proprio Germania e Austria. Nel Paese si aprì un dibattito sulla necessita di intervenire o meno a fianco dell'Intesa, dunque contro l’Austria, cosicché essa avrebbe consentito di riunire all’Italia Trento e Trieste. Si formarono due schieramenti:  I neutralisti = erano la maggioranza e favorevoli alla pace: liberali guidati da Giolitti, offrendo la propria neutralità in cambio di Trento e Trieste, socialisti e cattolici.  Gli interventisti = erano una minoranza molto attiva di nazionalisti, irredentisti: –interventisti di destra: nazionalisti, spinti da intellettuali come D'Annunzio, promuovevano la guerra come segno di vitalità della nazione. Gli irredentisti aspiravano a ottenere la liberazione di Trento e Trieste, per ufficiali e borghesi era un’occasione per elevati profitti –interventisti di sinistra: democratici, repubblicani e socialisti potevano contare sull’appoggio del re Vittorio Emanuele III, l'Italia doveva schierarsi con le forze democratiche dell'Intesa, per contribuire a liberare tutte le nazionalità oppresse. Mussolini divenne l'organo dell'interventismo di sinistra, era stato un dirigente socialista, ma rovesciò la sua posizione schierandosi a favore dell’interventismo. Il Patto di Londra: Mentre nel Paese il dibattito pro o contro l'intervento assumeva toni sempre più accesi, il tentativo di ottenere dall'Austria i territori italiani sotto la sua sovranità fu inutile, perché il governo austriaco intendeva attendere la fine del conflitto prima di dare attuazione a qualsiasi patto. Al contrario fu raggiunto, con le potenze dell'Intesa, un accordo basato sulla richiesta di sottrarre territori ai Paesi nemici. Il 26 aprile 1915, il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse, a nome del governo, il Patto di Londra, un trattato segreto senza interpellare il Parlamento. L'Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese e in caso di vittoria avrebbe ottenuto non solo le terre irredente, ma anche altri territori. L’entrata in guerra dell’Italia: Il 3 maggio 1915 l'Italia uscì dall'Alleanza. Il 24 maggio dopo che il Parlamento prese pieni poteri, si piegò alla volontà interventista e dichiarò guerra all'Austria, alla Germania nell'agosto 1916. L'esercito italiano era male armato, poco preparato e comandato dall’autocratico generale Cadorna; la linea del fronte italo- austriaco, per la sua posizione geografica, era difficile da difendere. Nel giugno 1916 gli Austriaci sfondarono le linee italiane e occuparono Asiago, ma dovettero fermarsi per respingere i Russi sull'altro fronte. Cadorna contrattaccò e liberò Gorizia, dopodiché si tornò alla guerra di trincea. Nel 1915 la situazione fu favorevole agli imperi centrali. Nel 1916 nelle due grandi battaglie di Verdun (Germania -> Francia) e della Somme (angli-francesi contrattaccano) l'Intesa riuscì a impedire il crollo del fronte francese e l'esercito russo ebbe la meglio sugli Austriaci. Per porre fine al blocco economico imposto dalla Gran Bretagna, la Germania attaccò la flotta inglese nella battaglia dello Jutland. Nonostante i danni riportati, il dominio dei mari restò agli Inglesi. Il 1917 fu un anno di svolta: I Tedeschi intensificarono la guerra sottomarina. Ciò danneggiava anche i rapporti commerciali degli Stati Uniti con l'Europa. Il 6 aprile gli USA entrarono in guerra con l'Intesa uscendo dal tradizionale isolamento. A seguito della rivoluzione dell'ottobre 1917, la Russia uscì dal conflitto. Concluse con i Tedeschi una pace che comportò pesanti perdite territoriali. Con la crisi della Russia, Austriaci e Tedeschi si concentrarono sul fronte occidentale e italiano. Sfondate le linee italiane il 24 ottobre a Caporetto, gli Austriaci penetrarono in Italia. Diaz, succeduto a Cadorna alla guida dell'esercito, li bloccò sul fiume Piave. I soldati al fronte, ormai sfiniti, iniziarono a rifiutarsi di combattere. Nel frattempo, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania, l ‘intervento americano mise in crisi la Germania e l’Austria che provarono delle offensive tutte sedate: fu la fine dei loro imperi. (la prima guerra mondiale) Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), proibì il frazionismo , cioè l'esistenza di correnti interne al partito. Venne approvata la regola del centralismo democratico, cioè una volta assunta una posizione era vietato contrastarla. Il carattere autoritario si accentuava e la dittatura del proletariato era divenuta quella dei dirigenti di partito e di Lenin in particolare. L’URSS diventava sempre più uno stato totalitario a partito unico. L'URSS di Stalin: Nel 1922 Lenin si ammalò e si pose il problema della successione. Due personalità dominavano il partito, Stalin e Trockij. Essi si contrapponevano su:  la gestione del partito: Trockij intendeva ripristinare la democrazia interna  il giudizio sulla NEP: Trockij voleva collettivizzare le terre e il pieno controllo statale dell’economia, Stalin era favorevole a una parziale libertà di commercio  le prospettive della rivoluzione: Trockij sosteneva diffondere in Occidente il socialismo (rivoluzione permanente), Stalin il (socialismo in un solo Paese), l'URSS. Trockij godeva di un prestigio maggiore, ma Stalin controllava il partito e ciò gli permise di avere la meglio. Trockij fu costretto all'esilio. La politica di Stalin riguardò: -Industrializzazione forzata: con la grave crisi economica del 1927 la NEP fu accusata di aver penalizzato la grande industria. Venne allora lanciato un piano quinquennale per l'industria, che favoriva l'industria pesante. -Mobilitazione ideologica: il regime organizzò un’operazione di propaganda per motivare e mobilitare gli operai. In pochi anni l'URSS si trasformò in una potenza industriale. -Collettivizzazione forzata: le terre furono confiscate ai kulaki e i contadini trasferiti forzatamente nelle fattorie collettive. Nel 1933 l’URSS fu annessa alla Società delle Nazioni. Negli anni Trenta vi fu l'eliminazione di ogni possibile opposizione a Stalin. Diede vita al periodo delle purghe che colpirono i politici, l'esercito, gli intellettuali uccidendoli. Il Paese progredì economicamente e l'alfabetizzazione crebbe, ma fu cancellata ogni libertà: terrore, censura e conformismo di massa dominavano la società, chi si opponeva veniva eliminato o deportato nei gulag. Si impose il culto di Stalin come capo infallibile. L'URSS presentava i tratti tipici del totalitarismo (sistema politico in cui lo Stato esercita il controllo sulla società e sulla vita dei cittadini). L'arcipelago gulag: I gulag erano i campi di lavoro in cui venivano rinchiusi soprattutto gli oppositori politici al regime stalinista. Furono disseminati come tante isole sul territorio sovietico formando un mondo a sé, l'arcipelago gulag. Spesso gli oppositori venivano rinchiusi senza regolare processo e lavoravano in condizioni disumane, colpiti da freddo, fame e malattie. Si calcola che tra il 1930 e il 1953 vennero internate nei gulag 15.000.000 di persone. IL PRIMO DOPOGUERRA: I problemi del dopoguerra: I trattati di Parigi (1919-1920) intendevano creare un nuovo equilibrio geopolitico per garantire la pace in Europa. Tuttavia, il nuovo assetto:  causò insoddisfazione in Germania, il cui territorio era stato ridotto e diviso in due, e in Italia, a cui non erano state riconosciute Fiume e la Dalmazia  lasciò aperto il problema delle nazionalità. -Allo stesso tempo Gran Bretagna e Francia misero alle strette la Germania con il trattato di Versailles (28 giugno 1919). Nel 1920 fu fondata la Società delle Nazioni, che aveva l'obiettivo di risolvere i conflitti attraverso la diplomazia, ma falli: gli Stati Uniti non vi aderirono e l'organizzazione non disponeva di una propria forza militare. Nel primo dopoguerra si verificò un calo demografico dovuto ai morti in guerra e alla spagnola. Il territorio era devastato, in campo economico i commerci internazionali si erano ridotti e la produzione industriale doveva essere riconvertita, cioè, tornare al normale tipo di produzione del tempo di pace. Per pagare i debiti di guerra gli Stati dovettero stampare nuova moneta, causando un'inflazione che danneggiò il ceto medio e ci fu una crisi delle industrie. Il disagio sociale: La guerra segnò l'ingresso delle masse nella storia. Si comprese l'importanza di riunirsi in organizzazioni e partiti e i sindacati conobbero un grande sviluppo. Gli operai volevano aumenti di salario, potere nelle fabbriche e una società più giusta e i contadini reclamavano la proprietà della terra. Le donne entrarono nel mondo del lavoro per svolgere lavori tradizionalmente destinati agli uomini, e poterono godere di migliori condizioni economiche da renderle indipendenti. Anche in ambito politico, tra il 1918 e il 1920 conquistarono il diritto di voto. Molti reduci si trovarono senza lavoro e non furono più in grado di riadattarsi, provocando insoddisfazione verso lo Stato, si riunirono in associazioni importanti dell’ambiente politico e sociale, chiedevano risarcimenti, previdenze sociali ecc. Tra il 1919 e il 1920 vi furono in Europa lotte e manifestazioni e i borghesi moderati, temendo una rottura rivoluzionaria del sistema, si spostarono verso l'estrema destra appoggiando i partiti che proponevano la forza per mantenere l’ordine sociale esistente. Il biennio rosso (1919-20): Lenin intendeva diffondere la questione della rivoluzione ovunque e “fare come la Russia”. Nel 1919 sorse a Mosca la Terza Internazionale (Comintern/comunista) che avrebbe avuto il compito di coordinare e controllare il movimento comunista internazionale. Per aderire al Comintern i partiti europei dovevano accettare la subordinazione al partito russo, rifiutare il sistema parlamentare democratico e impegnarsi a realizzare la rivoluzione. In tutta Europa i rivoluzionari si separarono dai socialisti riformisti e crearono nuovi partiti comunisti. Il periodo 1919-1920 fu detto biennio rosso: attraverso scioperi e agitazioni gli operai ottennero aumenti di salari e la giornata lavorativa di otto ore. Sorsero i consigli operai su modello dei soviet russi e ci furono tentativi rivoluzionari: in Germania, in Italia, in Austria e in Ungheria dove nel marzo 1919 nacque una Repubblica dei Consigli comunista, sul modello sovietico ma fallì (come negli altri paesi) e si instaurò il primo regime autoritario nell'Europa del dopoguerra. Dittature, democrazie e nazionalismo: In Ungheria nel 1919 si ebbe la prima dittatura di destra. Seguì l'Italia nel 1922, con Mussolini, e tra gli anni Venti e Trenta le dittature si imposero nel resto d'Europa. Solo in Francia e Gran Bretagna il sistema democratico e parlamentare resse. Nel 1923 in Turchia, il movimento nazionalista si ribellò e proclamò la repubblica. Una volta al potere, (Atatürk) riformò, modernizzò e laicizzò lo Stato turco, abbandonando la legge religiosa per una legislazione di tipo occidentale. Le colonie e i movimenti indipendentisti: Le popolazioni coloniali di Africa e Asia rivendicavano l'autonomia in cambio della fedeltà dimostrata in guerra all'Intesa. Le colonie inglesi furono riorganizzate: i dominions nel 1931 entrarono nel Commonwealth (libera associazione di comunità autonome senza rapporti di subordinazione, unite dalla comune fedeltà alla corona britanniche e legate dai vincoli economici). Sulle altre colonie, i protettorati, venne mantenuto un controllo economico e commerciale. In India la lotta per l'indipendenza fu guidata da Gandhi. La Francia attuò una politica centralistica che fece diffondere dei movimenti anticolonialisti: represse le richieste di autonomia di Marocco, Tunisia, Algeria. In Indocina vennero concesse tenui riforme, ma vi furono insurrezioni nazionaliste guidate dai comunisti. L'America Latina durante la Prima guerra mondiale passò sotto l'influenza economica e politica degli USA. Per questo fu travolta dalla crisi statunitense del 1929. La conseguente instabilità politica favorì l’ascesa di dittature militari populiste (Brasile, Argentina, Cile). L’ITALIA TRA LE DUE GUERRE, IL FASCISMO: La crisi del dopoguerra: Dopo la Prima guerra mondiale, il 18 gennaio 1919 nella reggia di Versailles, si aprì la conferenza di pace tra le potenze vincitrici. Secondo il patto di Londra l’Italia avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia, lasciando la città di Fiume agli Austriaci. Il nuovo Stato Iugoslavo però rivendicò la Dalmazia in nome del principio di nazionalità. Il governo italiano pretese con forza il rispetto del Patto di Londra e così cercò di ottenere anche l'annessione di Fiume per il principio di nazionalità. Gli Alleati respinsero questa richiesta. Il presidente americano Wilson che non era vincolato da nessun patto voleva favorire in tutti i modi la formazione del nuovo Stato iugoslavo. Per protestare contro queste resistenze, la delegazione italiana dapprima abbandonò le trattative ma alla fine si rassegnò per non perdere anche quel poco che le veniva garantito. In Italia si diffuse così il malcontento per quella che D'Annunzio definì una «vittoria mutilata», il governo del neopresidente Nitti fu accusato di incapacità nel tutelare gli interessi nazionali e D'Annunzio fu artefice di una clamorosa impresa: l'occupazione di Fiume nel 1919. Nel 1920 tornò al governo Giolitti che risolse la questione iugoslava firmando il Trattato di Rapallo: la Iugoslavia ottenne la Dalmazia, all'Italia fu assegnata l'Istria. Fiume divenne uno Stato libero. Le conseguenze sociali ed economiche della guerra furono particolarmente pesanti:  centinaia di migliaia di caduti e invalidi  aumento del debito pubblico  svalutazione della lira e inflazione. Le prime vittime di questa situazione furono la piccola e media borghesia e i piccoli proprietari terrieri. Grazie alle commesse di guerra l'apparato industriale italiano migliorò e incrementò la produzione, ma la necessità di riconvertire la produzione determinò una crescente disoccupazione. In questo contesto le lotte sociali si fecero sempre più aspre. Crebbe in modo massiccio l'adesione degli operai ai sindacati come la Confederazione Generale dei Lavoratori (CGL), la Confederazione Italiana dei Lavoratori (CIL) e importate fu l’adesione alla Federterra che portò all'occupazione dei terreni non coltivati. Le lotte ottennero risultati sia per gli operai sia per i contadini:  aumenti salariali adeguati alla crescita dei prezzi  parziale redistribuzione delle terre  giornata lavorativa di otto ore. Nel 1919 venne fondato da don Luigi Sturzo il Partito Popolare Italiano che segnò il coinvolgimento diretto dei cattolici nella vita politica italiana. Fondamentale fu l'aconfessionalismo, cioè il fatto che il consenso fu chiesto dalla condivisione di un programma di riforme sociali da attuarsi pacificamente. Sturzo seppe differenziarsi dai socialisti e dai liberali. In questo modo conquistò vasti consensi soprattutto nel mondo rurale, tra i piccoli proprietari terrieri, e nella piccola borghesia. Sempre nel 1919 nacque il movimento dei Fasci di combattimento, fondato da Benito Mussolini. Inizialmente, si collocò politicamente a sinistra, fece un manifesto del movimento chiamato programma di San Sepolcro: proposero il minimo salariale e la giornata lavorativa di 8 ore, battendosi per radicali riforme sociali. Ben presto, il movimento si sbarazzo del programma e si caratterizzò per l'aggressività verbale e la violenza. Il biennio rosso in italia: Nelle elezioni del 1919, il partito più votato fu quello socialista ma questi risultati non diedero stabilità al Paese, anche perché il PSI continuò a rifiutare ogni collaborazione con i governi borghesi. Nel 1920 il sindacato dei metalmeccanici(FIOM) chiese il rinnovo del contratto per ottenere aumenti salariali ma gli industriali respinsero ogni richiesta. Proclamarono lo sciopero bianco, andando ma senza lavorare e gli industriali dichiararono la chiusura degli stabili. Scatto così l'occupazione delle fabbriche. Gli operai presero il controllo degli stabilimenti, organizzarono servizi armati di vigilanza e in alcuni casi tentarono di proseguire la produzione. Questo doveva essere l'inizio di un processo rivoluzionario, ma in realtà il movimento fu incapace di estendersi ed era privo di idee precise sulla strategia da attuare per rovesciare lo Stato. Lo comprese bene Giolitti che ritornò e fece assumere al governo un atteggia mento neutrale e si rifiutò di utilizzare la forza per sgombrare gli stabilimenti. Realizzò un'opera di mediazione: gli operai ottennero aumenti salariali in cambio dello sgombero delle fabbriche (settembre 1920). Nonostante la conclusione pacifica, c’era tensione sia tra gli operai, delusi, sia tra gli industriali e la borghesia, spaventati per una possibile rivoluzione socialista. Il socialismo era diviso al proprio interno fra massimalisti (Rivoluzione russa come modello da seguire) e riformisti (rifiuto del metodo della Rivoluzione russa ma sostenitori delle riforme). Nel 1921 la corrente guidata da Gramsci (rivoluzionario) decise di aderire al Comintern: uscì dal PSI e fondò il Partito Comunista d'Italia. (Il fascismo) Gli anni ruggenti: Tra il 1922 e il 1929 gli Stati Uniti conobbero una forte crescita economica dovuta all'aumento della produzione industriale e dei consumi di massa, questo, grazie:  alla pubblicità  alla nascita di nuove forme di distribuzione  alla diffusione di nuovi prodotti destinati a rivoluzionare la vita quotidiana  alla possibilità di pagare a rate. Questi anni vennero chiamati gli anni ruggenti. Il desiderio di difendere il benessere raggiunto e impedire la diffusione di idee le sovversive portò all'isolazionismo, alla xenofobia contro gli immigrati e i neri e al proibizionismo che, però, favorì il commercio illegale di alcol. L'orientamento isolazionista fu sostenuto dal Partito Repubblicano, che governò gli USA per tutti gli anni Venti: si decise di non intervenire nelle questioni di politica internazionale e di non aderire alla Società delle Nazioni. Il Big Crash: I repubblicani adottarono una politica liberista: ridussero le imposte dirette e la spesa pubblica e cercarono di favorire gli investimenti tenendo basso il tasso di interesse. Rinunciarono a qualsiasi forma di intervento nell'economia, in particolare al controllo sulle concentrazioni finanziare nascenti, che permise la formazione di monopoli e oligopoli che consentivano alle grandi aziende di spartirsi le quote di mercato e fissare i prezzi. Nel corso degli anni Venti l'investimento in Borsa divenne un fenomeno di massa e il valore delle azioni raddoppio tra il 1917 e 1929, con facili guadagni per gli investitori. Malgrado il boom della Borsa, continuavano ad esistere fasce sociali povere come gli agricoltori, gli operai iniziarono ad avere dei salari maggiori dei profitti della produzione, il potere di acquisto dei consumatori era molto diminuito e, quando il mercato dei beni di consumo durevoli raggiunse la saturazione, l'economia americana andò incontro a una crisi di sovrapproduzione. La produzione industriale nel 1929 ebbe un rallentamento, eppure i titoli continuavano a crescere, ma era solo il frutto di un intenso movimento speculativo (acquisto e vendita di beni o attività finanziare con lo scopo di ricavarne profitto), che si gonfiò improvvisamente. La borsa di New York si incrinò improvvisamente e molti iniziarono a liquidare i propri titoli. quando gli investitori cercarono di vendere i loro titoli, il valore delle azioni crollò. Il panico si diffuse sul mercato il 24 ottobre, il giovedì nero, in cui molta gente inizio a suicidarsi. Il giovedì nero è stato il primo giorno in cui con chiarezza si andò profilando il più rovinoso crollo della borsa di Wall Street della storia, l’indice della borsa di New York crollò, segnando un ribasso del 50% del valore dei titoli più significativi. Ben presto la crisi coinvolse anche le banche; e non riuscendo più ad accedere ai prestiti, le aziende cominciarono a tagliare i salari e a licenziare i dipendenti. La disoccupazione toccò livelli altissimi e i consumi crollarono, di conseguenza anche la produzione. La crisi economica americana coinvolse anche l'Europa. In particolare, ebbe conseguenze pesantissime sull'economia tedesca, gravata dai debiti contratti per sostenere le spese di riparazione della Prima guerra mondiale, che nel 1932, con la Conferenza di Losanna, ratificò l’impossibilità da parte tedesca di far fronte alle riparazioni di guerra. Roosevelt e il new deal: Nelle elezioni del 1932 il democratico Franklin Delano Roosevelt sconfisse il presidente repubblicano Hoover. Roosevelt inaugurò un nuovo corso, detto appunto «New Deal», basato sull'intervento dello Stato per contrastare la crisi economica. Lo Stato intervenne sul sistema finanziario per svalutare il dollaro e favorire le esportazioni, intervenne sul sistema fiscale per ridurre le differenze e renderlo più equo, limitò la sovrapproduzione per contrastare la caduta dei prezzi, finanziò grandi opere pubbliche per creare nuovi posti di lavoro (indispensabile per rilanciare i consumi) e garantì sussidi ai disoccupati. Il New Deal incontrò le resistenze delle lobby conservatrici, imprenditori e finanzieri, contrari a una politica pubblica di controllo economico, che si appellarono alla Corte suprema per mettere in discussione le leggi proposte da Roosevelt. Il New Deal gettò le basi del Welfare State, un sistema che assicura assistenza sociale ai cittadini; l'espansione dell'amministrazione pubblica e della burocrazia creò nuovi posti di lavoro e considerò i sindacati come la rappresentazione delle ampie fasce sociali e ne prese degli interlocutori politici. La ripresa fu lenta e non toccò tutti i lavoratori, ma la politica di Roosevelt ebbe un grande successo perché seppe infondere speranza e ottimismo. IL NAZISMO E LA CRISI DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI: La Repubblica di Weimar: Nel 1918 la monarchia fu travolta dalla sconfitta nella guerra e fu proclamata la repubblica. Fu formato un governo provvisorio presieduto dal socialdemocratico Elbert, che indisse le elezioni per formare un'assemblea costituente. La componente maggioritaria del movimento socialista era il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) che sosteneva posizioni riformiste e democratiche. L'ala rivoluzionaria, però, del movimento era formata da:  Partito Socialdemocratico Indipendente (USPD)  Lega di Spartaco (in origine una corrente interna all’USPD) che nel 1918 diede vita al Partito Comunista Tedesco (KPD). L'ala rivoluzionaria era contraria all'Assemblea Costituente e sosteneva il potere dei consigli degli operai e dei soldati. Fra il 5 e il 13 gennaio 1919 gli spartachisti (Lega di Spartaco) cercarono di boicottare le elezioni e di rovesciare il governo, ma l'insurrezione fu stroncata. Alle elezioni, per costituire l'Assemblea Costituente del 1919 l'SPD ottenne la maggioranza. L'assemblea, riunita a Weimar, approvò la nuova Costituzione e la Germania divenne una repubblica federale. Il potere legislativo andò al Parlamento, quello esecutivo al governo, presieduto da un cancelliere (primo ministro) nominato dal presidente della Repubblica che era eletto dal popolo, comandava le forze armate e poteva assumere poteri straordinari. Dalla crisi economica alla stabilità: Il Trattato di Versailles indicò la Germania come unica responsabile della guerra e impose costi di riparazione insostenibili e l'umiliazione rafforzò il nazionalismo tedesco e le forze reazionarie. Le condizioni di pace portarono la Germania a una gravissima crisi economica. La Francia, inoltre, a causa del mancato pagamento di una rata delle riparazioni di guerra, nel 1923 occupò militarmente la zona industriale della Ruhr. Per garantire sostegno alla popolazione, ci fu l'inflazione che raggiunse livelli altissimi portando alla povertà. Il tentativo rivoluzionario sparchista suscitò timore e così, crebbero le adesioni alla destra eversiva nazionalista (propagandavano nazionalismo e risentivano della “pace ingiusta”), responsabile di due tentati colpi di Stato: quello del 1920 a opera di Wolfgang Kapp e il putsch di Monaco messo in atto nel 1923 dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), fondato da Hitler che venne poi arrestato e scrisse il Mein Kampf (la mia battaglia), la base teorica del nazismo. Nel 1923 Gustav Stresemann formò un governo di grande coalizione e attuò una riforma monetaria per rivalutare il marco. Per favorire la ripresa economica, gli Stati Uniti fornirono investimenti e prestiti agevolati (piano Dawes), ma la crisi del 1929 determinò la fine degli aiuti. Represse l’opposizione estremistica destra e sinistra e superò la questione della Ruhr, nel 1925 Germania e Francia giunsero agli Accordi di Locarno, con i quali la Germania riconosceva la perdita dell'Alsazia e della Lorena. Nel 1926 la Germania fu ammessa nella Società delle Nazioni e la stabilizzazione delle relazioni internazionali fu consolidata dal patto Briand-Kellogg, con il quale 62 Paesi si impegnavano a rinunciare alla guerra e a risolvere le controversie per via diplomatica. La fine della Repubblica Di Weimar: La debolezza del governo formatosi in seguito alle elezioni politiche del 1929 e la crisi economica condussero a una radicalizzazione delle opposizioni. Nel 1930 il governo cadde e il cancelliere Brüning decise di indire nuove elezioni: il Partito nazionalsocialista ottenne grande successo. Tra il 1930 e il 1932 Brüning restò al governo grazie all'appoggio della SPD, che voleva difendere le istituzioni democratiche dal pericolo nazista e comunista. Dopo il successo elettorale del 1930 Hitler era ormai diventato un interlocutore politico anche per la destra non estremista: la grande industria, gli agrari e l'esercito diedero il loro appoggio al Partito nazionalsocialista, considerati l’unica forza capace di restaurare e imporre un potere forte e nelle elezioni del 1932 divenne il primo partito tedesco. Ne 1933 fu affidato a Hitler l'incarico di formare un nuovo governo. Il Nazismo: Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) nacque a Monaco nel 1920 nel clima di delusione e rabbia per gli esiti della pace di Versailles: esso si inseriva nel panorama della destra tedesca, nazionalista e militarista, che rifiutava gli esiti della Prima guerra mondiale. L'ideologia nazista aveva inoltre un aspetto anticapitalista, anche se rifiutava la lotta di classe e proponeva il corporativismo come strumento per superare i conflitti sociali. Il consenso intorno al nazismo fu costruito con la radio, il cinema e le adunate/convegni oceaniche. Alla propaganda si aggiungevano la censura sui giornali, il controllo della formazione scolastica e l'inquadramento dei giovani in organizzazioni naziste come la Gioventù hitleriana. (il nazismo) Il concetto di purezza della razza, quella ariana era inteso come unità di sangue e spirito germanico: occorreva sottomettere le razze inferiori per creare una comunità purificata da ogni elemento estraneo: gli zingari, i portatori di handicap, gli omosessuali, i malati di mente e soprattutto gli Ebrei che erano accusati di controllare la finanza e lo sfruttamento economico della Germania. Pensò dunque alla soluzione finale per deportarli nei campi di concentramento (iniziarono nel 1942), il primo fu quello di Dachau istituito nel 1933. Venne emanata una legge demografica per migliorare geneticamente la razza ariana. Razzismo e antisemitismo si tradussero nel delirante progetto politico del Terzo Reich, uno Stato autoritario che si serviva dei mezzi di comunicazione per fare leva sul consenso della massa. I cardini del pensiero politico di Hitler erano:  la lotta contro il liberalismo e la democrazia, che rappresentavano la decadenza dell'unità del corpo sociale  la lotta al marxismo, che con la lotta di classe disgregava la società  la lotta contro gli Ebrei, accusati di guidare lo sfruttamento economico della Germania. Hitler voleva creare una società compatta, con al vertice un capo supremo e assoluto, fonte dell'autorità stessa (Führerprinzip, «principio del capo»). Per condurre la Germania alla conquista dello spazio vitale necessario al suo sviluppo sarebbe stato necessario espandersi a est, distruggere l'URSS e reprimere la razza slava. Il Terzo Reich: Hitler salì al governo il 28 gennaio 1933. Il 27 febbraio un incendio distrusse il Reichstag (sede del parlamento) e Hilter colse l'occasione per incolpare i comunisti e introdurre misure eccezionali come la sospensione delle garanzie costituzionali. Furono indette nuove elezioni in seguito alle quali Hitler ottenne la maggioranza assoluta in Parlamento e i pieni poteri. Fu instaurato il partito unico, furono soppressi i sindacati, fu creata una polizia segreta, la Gestapo, per eliminare gli oppositori, insieme alle SS (con il compito di stroncare il dissenso e perseguire le opposizioni con ogni strumento). Durante la notte dei lunghi coltelli, del 30 giugno 1934, furono repressi anche i dissensi interni con l'assassinio degli esponenti più rivoluzionari e anticapitalisti del partito, rappresentanti delle SA (truppe d’assalto). Alla morte di Hindenburg, Hitler assunse anche le funzioni di presidente del Reich. Papa Pio XI firmò nel 1933 un Concordato con lo Stato tedesco che garantiva libertà di culto per i cattolici. Solo nel 1937, di fronte alla politica antireligiosa di Hitler, Pio XI condannò il governo tedesco. Da allora migliaia di cattolici furono perseguitati. La persecuzione degli Ebrei si articolò in tre fasi distinte:  tra il 1933 e il 1935 i nazisti scatenarono una violenta propaganda per diffondere l'ostilità nei confronti degli Ebrei  le leggi di Norimberga (1935) legalizzarono la persecuzione escludendo gli Ebrei dalla comunità nazionale e privandoli dei diritti politici e civili.  la decisione di procedere allo sterminio fu presa nel 1941 e nel 1942 si avviò la deportazione nei lager. L'attuazione della cosiddetta «soluzione finale» provocò la morte di circa 6 milioni di Ebrei. Economia e società: Nel settore agricolo l'obiettivo del regime era il raggiungimento dell'autosufficienza alimentare. Gli sforzi maggiori furono rivolti per risollevare il settore industriale, che si riprese grazie alla politica del riarmo. L'intera economia fu posta al servizio della guerra che Hitler si preparava a intraprendere. Tra il 1934 e il 1935 il regime varò leggi che impedirono la libertà di scelta del posto di lavoro e istituirono il servizio di lavoro obbligatorio per i giovani fra i 18 e i 25 anni. Il controllo dello Stato si esercitava anche sulla società e sulla famiglia attraverso l'educazione nazionalsocialista delle masse, fondata sull'istruzione militare e sulla gestione del tempo libero. Gli anni Trenta: Nazionalismo, Autoritarismo e Dittature. La Politica Estera di Hitler: Il successo di Hitler diede stimolo alla diffusione di movimenti di estrema destra in altri Paesi europei, come quello delle Croci frecciate in Ungheria e delle Guardie di ferro in Romania . In molti Paesi europei si instaurarono dittature fasciste e governi autoritari e nazionalisti si instaurarono anche in Asia. Il Giappone mise in atto una politica espansionistica ai danni della Cina, che reagì con un rafforzamento del fronte nazionalista. Hitler mise in atto una politica espansionistica aggressiva e violò i trattati internazionali: nel 1934 cercò di annettere l'Austria per inglobarla nella Grande Germania (lo stato che doveva riunire tutti i territori di lingua tedesca) che si rifiutò. Nel 1935 riprese il controllo della regione carbonifera della Saar e nel 1936 occupò la Renania. Nel 1937 la Germania stipulò un'alleanza con l'Italia fascista e con il Giappone in funzione antisovietica (l'Asse Roma-Berlino-Tokyo). Preoccupata dalla politica estera della Germania e del Giappone, l'Unione Sovietica entrò nella Società delle Nazioni e si alleò con la Francia. Messo di fronte al pericolo nazifascista, Stalin decise di collaborare con le democrazie occidentali per combattere i fascismi in un unico fronte e furono costituiti i Fronti popolari (alleanza politica) nei diversi Paesi. (nazismo) 1942-43: la svolta: L’entrata in guerra degli Stati Uniti determinò le prime sconfitte per gli eserciti del Patto Tripartito e l'andamento del conflitto subì una svolta decisiva a vantaggio degli Alleati. Fra il 1942 e il 1943, gli Stati Uniti riportarono importanti vittorie nel Pacifico. Nell'Atlantico, i sommergibili tedeschi attaccavano le navi che dagli Stati Uniti portavano rifornimenti alla Gran Bretagna, ma gli Alleati riuscirono a difendere la propria flotta e a spezzare l'accerchiamento dei Tedeschi. In Africa, la controffensiva alleata culminò nella battaglia di El Alamein: gli Italo-Tedeschi furono sconfitti e dovettero ripiegare. Nel maggio 1943 tutto il Nord Africa era nelle mani degli Alleati. Nel 1943 gli Anglo-Americani occuparono la Sicilia, dove furono accolti come liberatori. Nel giugno 1942, la Germania lanciò un'offensiva all'Unione Sovietica con l'obiettivo di conquistare le regioni del Caucaso, ricche di petrolio. Nel febbraio 1943, dopo la battaglia di Stalingrado iniziata a luglio 1942, i Russi sconfissero i Tedeschi e capovolsero le sorti del conflitto. Dopo lo sbarco in Sicilia gli Alleati bombardarono alcune città italiane e scatenò le proteste e scioperi contro il regime. Perciò la monarchia decise di disfarsi del fascismo: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 il duce venne messo in minoranza dal Gran Consiglio del fascismo. Il re Vittorio Emanuele III esonerò Mussolini dalla carica di Primo ministro e incaricò il maresciallo Pietro Badoglio di formare un nuovo governo. Mussolini fu arrestato e imprigionato sul Gran Sasso. Badoglio firmò l'armistizio a Cassibile, in Sicilia. Il re e Badoglio abbandonarono Roma per trasferirsi a Brindisi e mettersi sotto la protezione degli Alleati, lasciando l'esercito allo sbando e il Paese nel caos. La Germania reagì occupando l'Italia centrale e settentrionale e liberando Mussolini. Il duce costituì al Nord un nuovo Stato fascista sottomesso alla Germania, la Repubblica Sociale Italiana (RSI), con capitale a Salò, sul Lago di Garda. 1944-45: la vittoria degli alleati: Nel 1944, dopo aver liberato Roma, gli Alleati respinsero i Tedeschi fino alla linea gotica, che andava da Rimini a La Spezia. Gli Stati Uniti costrinsero il Giappone ad abbandonare i territori occupati. L'Armata Rossa (L'Armata Rossa degli Operai e dei Contadini, fu il nome dato alle forze armate russe) cacciò i nazisti dall'Unione Sovietica e puntò verso la Germania. Tra il 5 e il 6 giugno, gli Alleati sbarcarono in Normandia: dopo due mesi di combattimenti sconfissero i Tedeschi e liberarono la Francia. Nella primavera del 1945 l'esercito tedesco si trovò accerchiato tra gli Anglo-Americani a ovest e i Sovietici a est. Il 30 aprile, mentre i Russi entravano a Berlino, Hitler si suicidò. Il 7 maggio la Germania firmò la resa incondizionata. Il Giappone era ormai militarmente sconfitto, ma resisteva. Truman, il nuovo presidente degli Stati Uniti, decise di sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto 1945), per dare al mondo una dimostrazione di forza e porre fine alla Seconda guerra mondiale. Il 2 settembre il Giappone firmò la resa incondizionata. I trattati/progetti di pace: Già durante la guerra, le potenze alleate iniziarono a pensare ai futuri assetti internazionali. Con la Carta Atlantica del 1941 Stati Uniti e Gran Bretagna stabilirono alcuni principi:  il diritto dei popoli all'autodeterminazione  la disponibilità a facilitare i rapporti di collaborazione commerciale tra gli Stati  l'auspicio di un disarmo generalizzato. Richiamandosi ai principi della Carta Atlantica, nel 1942 ventisei Paesi si proclamarono Nazioni Unite. Durante la Conferenza di Teheran del 1943, Churchill, Roosevelt e Stalin stabilirono lo sbarco alleato in Normandia e la futura creazione di un'organizzazione internazionale a salvaguardia della pace. Nel febbraio 1945, quando ormai era chiaro che la guerra era giunta a termine, Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrarono a Yalta, in Crimea. Durante la Conferenza di Yalta,  la Germania fu divisa in quattro zone di occupazione controllate degli Stati Uniti, dall'Unione Sovietica, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Altre decisioni riguardanti la Germania furono:  lo scioglimento dell'esercito tedesco  la denazificazione, il perseguimento giudiziario dei criminali nazisti  il pagamento da parte della Germania dei danni di guerra. La solidarietà tra USA e URSS, sancita dal comune impegno contro il nemico nazista, si incrinò rapidamente. Durante la Conferenza di Potsdam nel luglio-agosto 1945, vicino a Berlino, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, assunse nei confronti di Stalin un atteggiamento più rigido di quello di Roosevelt. Iniziava a delinearsi quella rivalità internazionale che avrebbe portato le due superpotenze a intraprendere la guerra fredda. (la Seconda guerra mondiale) La Guerra e la Resistenza in Italia dal 1943 al 1945: Dopo l'8 settembre 1943con l’armistizio che l’Italia aveva concluso con gli Anglo-Americani, l'Italia era divisa in due: la Repubblica di Saló al Centro-Nord e il Regno d'Italia, appoggiato dagli Alleati, al Sud. La Repubblica di Salò, tenuta in vita dai Tedeschi, aumentò la persecuzione degli Ebrei e ne ordinò la deportazione. Alcuni Italiani giudicarono un tradimento la rottura dell'alleanza con i Tedeschi e si arruolarono nell'esercito di Mussolini. Altri si schierarono contro i nazifascisti. Ebbe inizio la Resistenza, che fu portata avanti dai partigiani contro i repubblichini di Salò e i Tedeschi. Nel 1943 si costituì il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), a cui aderirono forze politiche eterogenee, ma accomunate dall'ideale antifascista, Dopo la liberazione di Roma gli esponenti del CLN formarono il governo Bonomi, ma erano divisi sull'assetto istituzionale che avrebbe dovuto assumere lo Stato:  cattolici e liberali erano per il mantenimento della monarchia  comunisti e socialisti volevano instaurare la repubblica. Nel 1944 i partigiani acquisirono il controllo di diverse zone del Paese, mentre altre venivano liberate dagli Alleati. Le rappresaglie tedesche continuavano: le stragi più gravi furono quelle di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Nell'inverno 1944-45 gli Alleati, bloccati sulla linea gotica, invitarono i partigiani a sospendere le operazioni contro i Tedeschi ma i partigiani non obbedirono. Nella primavera del 1945 gli Alleati ripresero l'offensiva e aumentarono i rifornimenti ai partigiani. A metà aprile gli Anglo-Americani sfondarono la linea gotica e liberarono le grandi città del Nord. Il 25 aprile l'Italia fu liberata. Mussolini cercò di fuggire in Svizzera ma il 28 aprile fu catturato e fucilato.
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