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La Storia dell'Educazione: Da Grecia all'Età Contemporanea, Dispense di Storia Della Pedagogia

La storia dell'educazione, dalla sua origine in grecia fino all'età contemporanea. Il documento illustra come l'educazione si è evoluta attraverso le diverse epoche, dai modelli greci alla nascita delle prime scuole professionali, fino alla scuola moderna. Vengono trattati temi come la teoria dell'educazione, l'immaginario, la storia, la filosofia e la scienza. Il testo illustra anche come lo stato si è occupato dell'educazione e come si sono sviluppate le diverse teorie pedagogiche.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 29/02/2024

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Scarica La Storia dell'Educazione: Da Grecia all'Età Contemporanea e più Dispense in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! STORIA DELLA PEDAGOGIA MANUALE DI STORIA DELLA PEDAGOGIA INTRODUZIONE DALLA STORIA DELLA PEDAGOGIA ALLA STORIA DELL’EDUCAZIONE La storia della pedagogia nasce alla fine del ‘700 con lo scopo di organizzare un’istituzione che sia in grado di formare i cittadini, attraverso la valorizzazione dei principi e degli ideali, da un punto di vista filosofico. È una storia basata sulle teorie e non sulla pratica, fortemente idealistica e condizionata dall’influenza della filosofia. Questa impostazione particolarmente evidente nell’idealismo di gentile che sviluppava la storia della pedagogia in simbiosi con la filosofia. Un cambiamento si ebbe nel secondo dopo guerra quando si diffusero nuovi orientamenti e la pedagogia perse la connotazione esclusivamente filosofica e intesa successivamente come un sapere interdisciplinare con lo scopo di formare l’individuo sociale. Per tutti queste ragioni a partire dagli anni 50 e 60 si sviluppò la storia dell’educazione che concepiva la pedagogia come un insieme di saperi e di pratiche sociali. Negli anni 70 si ebbe una vera e propria rivoluzione storiografica che trasformò il dominio storico dell’educazione. TRE RIVOLUZIONI IN STORIOGRAFIA A trasformare le metodologie hanno contribuito quattro orientamenti: 1. MARXISMO: la storia secondo l’impostazione marxista, è lotta di classe che si basa sui sistemi di produzione che influenzano ogni ambito della vita sociale. 2. SCUOLA DELLE ANNALES: concepisce la storia come un complesso pluralista che va studiato tenendo conto di molteplici prospettive collegate alle diverse scienze sociali. 3. PSICOANALISI: attraverso la psicostoria, che studia le mentalità collettive e individuali, si concentra sull’analisi della famiglia e sul suo ruolo di collante nelle diverse società 4. STRUTTURALISMO E INDAGINI QUANTITATIVE: pongono l’attenzione su tutto ciò che è impersonale nella storia, e rilevano nel percorso storico dei dati di fatto oggettivi collegati sempre alla natura. Da questo sono derivate le tre grandi rivoluzioni della storiografia contemporanea: 1. LA RIVOLUZIONE DEI METODI: non viene utilizzato un solo metodo certo bensì più metodi. 2. LA RIVOLUZIONE DEL TEMPO: Braudel sottolineò la differenza tra il tempo storico, il tempo artificiale (ore, minuti) e il tempo vissuto. Il tempo della storia non è mai univoco e oggettivo bensì, è plurale e legato al punto di vista. Per Braudel, i tempi necessari per comprendere la storia sono tre: il tempo della storia- narrazione che corrisponde a quello degli avvenimenti ed è vicino al tempo vissuto e cronologico, il tempo della scienza-scienza e il tempo della storia-interpretazione. 3. LA RIVOLUZIONE DEI DOCUMENTI: i documenti comprendono tutto ciò che la memoria collettiva ha conservato e tramandato LE MOLTE STORIE EDUCATIVE La storia dell’educazione si connota di molte storie diversi e viene applicata in molti ambiti: • LE TEORIE: è un percorso educativo basato sull’aspetto razionale e guidato dalle filosofie e dalle concezioni del mondo. • LE ISTITUZIONI: si studiano tutte le istituzioni educative come la scuola, la famiglia, le associazioni e le fabbriche, e il loro ruolo formativo nelle diverse società. • LE POLITICHE EDUCATIVE: si va a studiare le varie proposte educative che si sono succedute nel tempo. • LA STORIA SOCIALE: comprende la storia delle donne, storia dell’infanzia, storia del costume educativo. Mostra la formazione delle mentalità a livello educativo, pedagogico e formativi che agiscono come modelli inconsci nell’ambito della società • L’IMMAGINARIO: ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’educazione e anche negli effetti che essa ha sulla società LA STORIA CHE CI STA ALLE SPALLE: L’ANTICHITÀ E IL MEDIOEVO, LA MODERNITÀ E LA CONTEMPORANEITÀ Il processo storico è un processo non continuo che parte dall’antichità fino ai giorni nostri. È un processo non lineare in cui la maggior parte dei valori da noi condivisi ci sono stati tramandati dall’antichità. Questo discorso vale anche per l’educazione, nata anticamente con la paidea greca, e modificatasi nel corso della rivoluzione cristiana, del medioevo, e del mondo moderno in cui si ha la riorganizzazione dei saperi, fino ad arrivare ad oggi. 2 L’educazione in Grecia L’ETÀ ARCAICA E IL MODELLO OMERICO: LE ARMI E IL DISCORSO Il popolo greco non è unitario ma è una mescolanza di etnie e culture stabilite nell’Ellade successivamente. Qui, nel III millennio a.C., si forma la civiltà cretese, molto evoluta dal punto di vista tecnico, governata da re-sacerdoti, e legata ai culti religiosi mediterranei; Viene in seguito sottomessa dai Micenei e successa dagli Achei, i Frigi, i Dori. I poemi omerici esprimono i valori e gli stili di vita della Grecia arcaica. L’Iliade racconta l’affermarsi di una comune storia mitica ed etnica, mentre l’Odissea esalta le capacità dell’individuo e la sua intelligenza. Omero ci racconta il passaggio da una società sfrenata e crudele, a una nuova società gerarchica, razionale, organizzata intorno ai valori dell’eccellenza fisica, delle armi e della parola. L’educazione definita nell’Iliade riprende la formazione di Achille, un’educazione pratica basata sulla parola e sul corpo, e organizzata attraverso un rapporto personale di maestro e scolaro. Tale formazione eroica è rivolta agli adolescenti aristocratici che vengono educati nel palazzo del re ai combattimenti. ATENE E SPARTA: DUE MODELLI EDUCATIVI Due città protagoniste del mondo antico sono Sparta e Atene. La prima rappresenta il modello dello stato totalitario, e la seconda il modello dello stato democratico. A Sparta, l’educazione mira alla formazione di cittadini- guerrieri; ad Atene, invece, l’educazione è di tipo soggettivo, focalizzata a valorizzare l’individuo e le sue capacità. Possiamo quindi dire che l’ideale educativo spartano si basa sul conformismo e lo statalismo, mentre quello ateniese si fonda sulla paideia, sulla formazione umana libera. SPARTA Sparta fu un modello di stato totalitario. È una città agricola, lontana dal mare, divisa in classi, governata da un’assemblea cittadina. I bambini maschi, a partire dai 7 anni, vengono sottratti alle famiglie e inseriti in scuole-ginnasi, dove restano fino ai 16 anni e ricevono una formazione di tipo militare: imparano ad usare le armi e l’obbedienza. La cultura è considerata meno importante. Le stesse donne vengono educate a fortificare il proprio corpo con l’educazione fisica, per sopportare bene la gravidanza e per sviluppare i nobili sentimenti della virtù e della gloria. Quando Sparta entra in conflitto con Atene, si scatena la lunga guerra del Peloponneso dalla quale Atene esce sconfitta e si avvia al declino. ATENE Atene, invece, diventa la città più fiorente e avanzata del mondo greco, caratterizzata da una costituzione di tipo democratica. Nel V secolo, Atene diventa quindi una città leader, dotata di una complessa burocrazia, in cui prevale un ideale di formazione colto, civile, legato alla bellezza e all’eloquenza, universale, profondamente legato all’humanitas e orientato a superare i confini della polis. LA NASCITA DELLA “PAIDEIA” Successivamente si diffuse l’esigenza di una cultura ancora più aperta, che esaltava il libero esercizio della ragione e dell’iniziativa del singolo, e che quindi diventa più critica nei confronti della tradizione. Questo modello fu utilizzato dai sofisti, maestri di retorica e di sophia, cioè di sapienza tecnica legata all’arte del discorso. Questi maestri si fanno pagare per i loro insegnamenti e inoltre mostrano un’attenzione totale all’uomo e ai suoi problemi, mettendo in discussione i saperi e le credenze tradizionali. Essi non mirano ad insegnare una verità ma mostrano il relativismo di ogni sapere. Tra i sofisti abbiamo Protagora e Gorgia, che sottolineano come l’uomo è misura di tutte le cose. Inoltre, i sofisti insegnano ad utilizzare la retorica, e vedono l’educazione come un qualcosa che contribuisce alla formazione dell’uomo come oratore, che si sottrae alla dimensione familiare e sacra per inserirla in un contesto pubblico. L’individuo viene legato all’ideale del kalòs kai agathòs, cioè del bello e del buono, per raggiungere ad una condizione di eccellenza che non si possiede per natura ma si sviluppa con lo studio e con l’impegno. Da questo si avrà il trionfo dell’individualismo, portato avanti anche da Socrate che sostiene l’idea un soggetto che costruisce la propria identità distaccato dalla polis greca attraverso l’attivazione di daimon interiore che lo guida e che attraverso la dialettica gli consente di conoscere sé stesso Si delinea l’ideale di una paideia universale, intesa come formazione di una umanità superiore. Essa parte dalla concezione dell’uomo come idea, cioè come immagine universale ed esemplare della specie. È in questa fase che si delinea il passaggio dall’educazione alla pedagogia. I GRANDI MODELLI TEORICI: SOCRATE, PLATONE, ISOCRATE, ARISTOTELE. La paidea si sviluppa in modo sempre più completo a partire da Socrate fino ad Aristotele SOCRATE La sua paideia ha lo scopo di spingere il soggetto a migliorarsi e maturare interiormente. La formazione si svolge attraverso la maieutica (l’arte di trarre fuori le idee) e il dialogo, in modo che la conoscenza esca dall’interno del soggetto e gli consenta di realizzarsi nella propria libertà e universalità; è una formazione che rivaluta il carattere personale della conoscenza e quindi si identifica come modello di pedagogia della coscienza individuale. PLATONE Platone è un allievo di Socrate che, nei suoi dialoghi, fissa due tipi di Paideia: una legata alla formazione dell’anima individuale, l’altra invece legata l’ambito politico e ai ruoli sociali dei soggetti e alle loro qualità. Nei dialoghi “Fedone”, “Fedro” e “Simposio”, Platone suddivide la formazione in tre parti: concupiscibile, irascibile, razionale. Attraverso la bellezza, l’anima si spiritualizza fino ad elevarsi al di sopra del mondo razionale che il filosofo spiega attraverso il mito della caverna. La visione politica è invece esplicitata nel dialogo “La Repubblica”; qui Platone suddivide la società in tre classi cui corrispondono tre tipi umani e morali molto diversi: i governanti, razionali; i custodi, coraggiosi; i produttori, attivi. Ad ogni classe corrisponde un’educazione differente: i produttori sono educati sul luogo di lavoro, attraverso l’apprendimento tecnico; i custodi, che poi sono i guerrieri, sono educati attraverso il coraggio e la moderazione; infine, i governanti sono i filosofi e la loro educazione si avvale della dialettica. Questo modello di paidea si fonda sull’idea di una società perfetta, di tipo aristocratico, conservatrice, contraria ad ogni spinta di tipo democratico. ISOCRATE Socrate pone al centro dei suoi interessi l’oratoria; Nella sua scuola, l’insegnamento retorico dura 4 anni e viene accompagnato anche da una filosofia della vita pratica per questo motivo si oppone alla costr di manuali per apprendere l’oratoria. Egli sostiene che la retorica richiede un impegno e una preparazione che vadano a formare sia il corpo che l’anima, per questo motivo accanto alla filosofia è importante anche la ginnastica. La paidea di Socrate è la PAIDEA DEL LOGOS, “creatrice di cultura” grazie alla quale il soggetto è autonomo senza perdere però la funzione di interlocutore della città. ARISTOTELE Anche egli sostiene che la pedagogia è una una disciplina in grado di formare l’anima ma capace anche di svolgere un’azione civile legata alla polis. Per quanto riguarda l’anima, Aristotele pone al centro dell’individuo l’intelletto che permette all’uomo di sviluppare la propria vita psichica e morale e di realizzarsi pienamente. L’uomo, però, è anche un cittadino, inserito in uno stato e in una società. Lo Stato di Aristotele non è ugualitario, infatti li uomini si dividono in liberi e popolo; i liberi vanno educati a vivere nel riposo per raggiungere la sapienza e la virtù e a 7 anni, vengono inseriti nelle scuole pubbliche dove apprendono 4 discipline: grammatica, ginnastica, musica e disegno. Esse sono preparatorie alla filosofia e quindi, in questo senso, la paideia aristotelica non è molto distante da quella platonica. L’ELLENISMO E L’EDUCAZIONE: LE TEORIE E LA PRASSI. L’Ellenismo comincia all’incirca con la morte di Alessandro Magno e arriva fino alla morte di Augusto. Possiamo indicare come principali trasformazioni dell’Ellenismo, i seguenti processi: • Sviluppo dell’egemonia culturale greca sull’intero Mediterraneo • Affermazione del modello culturale dell’humanitas • Costituzione della koinè greca (la lingua comune) • Sviluppo di una cultura scientifica e specializzata • Stabilizzazione di filosofia e storiografia in forme più mature • Costituzione di una vera e propria enciclopedia del sapere • Declino delle polis e nascita di monarchie territoriali burocratiche • Affermarsi del soggetto come uomo e non più solo come cittadino. Le scuole dell’Impero romano miravano alla preparazione della classe dirigente, infatti nelle scuole secondarie ricoprono un ruolo fondamentale le attività manuali, per questo nel mondo romano si svilupparono le tecniche artigiane che portarono alla nascita delle prime e vere scuole professionali, ovvero una palestra di formazione per liberti e schiavi che imparavano anche l’alfabeto e la scrittura. L’ETÀ IMPERIALE: DIFFUSIONE E DECLINO DELL’EDUCAZIONE ANTICA Le scuole romane erano diffuse ormai in tutte le regioni dell’impero, e questo portò un’unità spirituale legata alla lingua e alle tradizioni letterarie. Già a partire dalla età repubblicana si cominciò a introdurre la cultura romana presso i vari popoli istituendo scuole di grammatica e retorica. Con la diffusione del Cristianesimo si creò una rottura di questa unità: i cristiani svalutavano la retorica e la cultura dei pagani diffondere valori diversi. Inoltre, gli stessi cristiani si formavano sulla cultura romana cristianizzando però alcuni aspetti Nel IV secolo lo scontro tra i due modelli culturali fu inevitabile; le scuole cominciarono a declinare, incrementando così la sconfitta della cultura pagana. 4 Il cristianesimo come rivoluzione educativa Con l’arrivo del cristianesimo nel mondo antico si afferma una nuova concezione dell’uomo, che viene visto in una dimensione di uguaglianza, di umiltà, di solidarietà. Inoltre, si afferma una nuova visione della famiglia del lavoro e anche dello Stato che devono ispirarsi al Vangelo, all’amore e devono avere come guida la chiesa. Il cristianesimo pone al centro la debolezza la tolleranza e la compassione, e si oppone alla guerra e all’individualismo. In una società orientata in senso religioso tutti i processi formativi cambiano; la chiesa ricopre un ruolo centrale rispetto a tutte le altre istituzioni; infatti, possiamo affermare che il cristianesimo e anche una rivoluzione educativa e pedagogica. I documenti a cui il cristianesimo si rifà sono: i Vangeli, le lettere di San Paolo, l’apocalisse di San Giovanni e gli atti degli apostoli Sant’Agostino Il conflitto tra il mondo pagano e il mondo cristiano vede la vittoria di quest’ultimo, per questo ci si rende conto che è necessario riorganizzare il pensiero cristiano, compito che spetterà a Sant’Agostino. Gli fa una sintesi tra teologia e morale cristiana filosofia antica, soprattutto platonica e neoplatonica. Agostino ritiene che la verità illumini la coscienza e si manifesti in essa imponendosi nell’intelletto, ma non è creata da quest’ultimo, bensì la verità viene da Dio che ha lasciato traccia di sé nell’anima. Sant’Agostino, peraltro, in molte sue opere tratta la pedagogia, delineando il percorso di formazione del cristiano che avviene attraverso il pentimento e l’ascesi, ovvero liberandosi dalle passioni e avvicinandosi a Dio. Si tratta di un processo di auto-educazione e crescita interiore che dipende dalla razionalità e dalla volontà dell’individuo. PARTE SECONDA L’ETÀ MEDIEVALE 1 CAPITOLO I caratteri dell’educazione medievale IL MEDIOEVO NELLA STORIOGRAFIA CONTEMPORANEA Il Medioevo è il momento in cui si forma l’Europa cristiana e maturano i requisiti fondamentali dell’uomo moderno. Quest’età è caratterizzata da una profonda religiosità, non a caso il Medioevo è il tempo della Chiesa ma anche dei popoli e degli ideali comuni europei. Già a partire dal Romanticismo si erano riconosciute le particolarità della società medievale, accentrate intorno al valore religioso e all’autorità della chiesa. Il medioevo è anche l’età dei popoli e degli ideali comuni dell’Europa: ideali-miti, ideali e leggende. La differenza tra il mondo antico e quello moderno rispetto a quello medioevo e che: a livello antropologico l’uomo medievale è l’homo ierarchicus e non quello aequalis dei moderni; a livello politico invece abbiamo un dualismo dei poteri: chiesa e impero; a livello culturale invece abbiamo una cultura non laicizzata bensì dominata dalla retorica e dalla logica ma non scientifica) Si tratta quindi di un’epoca contraddittoria e piena di chiaroscuri, in cui si diffuse il Cristianesimo che andrà a ricoprire un ruolo centrale nella società LA FORMAZIONE DELL’EUROPA E LA COSCIENZA CRISTIANA. L’ Europa è il prodotto di una serie di guerre e di colonizzazioni che hanno spinto il cristianesimo verso il Nord, e che hanno creato, con il feudalesimo, una nuova forma economica. Si delinea un nuovo spazio geografico, politico e culturale, governato dalla Chiesa e dall’Impero, che comprende diverse etnie, lingue e credenze, ma comunque unito dalla condivisione di valori di fondo. Sempre più centrale è il concetto di libertà, ma più che di una sola libertà intesa in modo generico, si parla di molteplici libertà, legate ai gruppi, al ceto, che porranno sempre in conflitto la società medievale impedendo una reale unificazione socio-politica. Questi conflitti porteranno la nascita dell’idea dell’Europa. A livello spirituale e culturale, è la Chiesa a formare l’identità europea, come ci testimonia chiaramente l’educazione, che si sviluppa in stretta simbiosi con la Chiesa stessa, anzi possiamo affermare che per un lungo periodo è solo quest’ultima ad organizzare le istituzioni e i modelli educativi. All’interno della scuola c’è un maestro che insegna a più ragazzi, con un ciclo di lezioni, esercitazioni, interrogazioni, premi, castighi...) nasce proprio nel Medioevo. L’IMMAGINARIO CRISTIANO E L’EDUCAZIONE: ARISTOCRAZIA E POPOLO. L’immaginario medievale è un campo sociale educativo centrale, anch’esso strutturato intorno all’ideale religioso. Si lega ad un’immagine del mondo come ordine voluto da Dio, definitivo e immutabile, e ribellarsi contro quest’ordine equivale a peccare contro Dio; la Chiesa ha il potere di perdonare o di imporre sanzioni e questo potere, che può essere esercitato anche contro lo stesso potere politico, scomunicando, escludendo l’individuo dall’intera comunità cristiana. Per quanto riguarda la società essa viene vista come illuminata dai due soli: chiesa e impero che devono coordinarsi ma sempre mantenendo un rapporto gerarchico. L’uomo del Medioevo deve vivere sulla terra e cercare sempre di superare la dimensione mondana per elevarsi nella religione; egli, dunque, vive sempre una profonda guerra interiore tra carnalità e misticismo, elevazione spirituale e possesso, sofferenza e etica del sacrificio. Questa concezione del mondo dà vita ad un duplice immaginario: aristocratico, veicolato dal libro, e popolare, veicolato dall’immagine in in cui si ha la semplificazione del messaggio religioso. Il secondo, ad esempio si identifica con i predicatori che si servono di un linguaggio fortemente aggressivo e provocatorio e controcorrente (basti pensare a Francesco d’Assisi la cui immagine venne ripulita dopo la sua morte per essere diffusa) quando “parlano del popolo”. In entrambi questi immaginari, si sviluppano i processi educativi, a cui contribuiscono anche i testi letterari (per esempio le opere di Dante) e poesie religiose. I sistemi educativi guidati dalla Chiesa comprendono tutte le classi sociali: sia i depositari del potere che le classi medie e i poveri TRA SOCIETÀ GERARCHICA E MONDO BORGHESE, TRA ALTO E BASSO MEDIOEVO. I mille anni del Medioevo (476-1492, dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, alla scoperta dell’America) sono distinti in due fasi profondamente diverse: 1. Alto Medioevo: va dalle invasioni barbariche fino all’anno Mille; è contrassegnata dal feudalesimo, da scambi ridotti, da problemi di sopravvivenza, e da grandi tensioni religiose come il monachesimo. 2. Basso Medioevo: va dall’anno Mille fino all’età Moderna, attraverso la formazione dei grandi stati nazionali; in questa fase, si sviluppa una società più dinamica, fiorisce il commercio, le scienze, ci sono lotte sociali e religiose, ma anche nuovi modelli politici e culturali che portano alla nascita di un nuovo tipo di uomo che si libera dalla religione e sviluppa una sensibilità più moderna. UNA LUNGA ETÀ DI TRASFORMAZIONI E LO “SFONDO” DEL MODERNO. Il Medioevo, età di complesse trasformazioni, sostituisce il mondo classico e antico con un mondo nuovo caratterizzato dall’ideale cristiano e da altre 3 strutture originali: 1. l’Europa: è lo spazio geografico che si interessa del Medioevo e della Modernità 2. la cultura laica: è la protagonista della scienza moderna e delle istanze di libertà che animeranno poi le rivoluzioni successive 3. le nazioni: sono le forze animatrici della vita collettiva, e gli attori della politica. Tutti gli effetti del Medioevo dureranno a lungo, e questo accade anche per la pedagogia e l’educazione, come nel caso delle università e dei loro modelli didattici, della formazione professionale artigiana, della famiglia, e delle istituzioni sociali di carattere religioso I testi sono considerati autorità assolute e vengono studiati e commentati. Intorno ai testi e ai loro commenti si svolge la lectio, in cui si stabilisce il significato letterale, si offre spiegazione logica e interpretazione. Questo processo genera dibattiti e discussioni, che portano alla quaestio, una questione che alimenta le dispute tra gli studenti. Nel processo di apprendimento, i libri, gli autori e i maestri svolgono un ruolo fondamentale. La produzione e la diffusione dei libri vengono velocizzate e migliorano le tecniche di scrittura e copiatura dei testi. I MAESTRI DELLA PEDAGOGIA SCOLASTICA I principali modelli di teorizzazione sono offerti dai due grandi Ordini mendicanti: da un lato i Domenicani che esaltano la ragione come strumento per penetrare e comprendere appieno il senso della fede; dall'altro i francescani che sottolineano la preminenza della fede sulla ragione, perché più piena e ricca dal punto di vista conoscitivo. All'interno della scuola troviamo due personalità significative nello sviluppo di un quadro innovativo dei processi educativi: Pietro Abelardo e Ugo da San Vittore. Abelardo, nelle sue opere, si presenta come un individuo dalla personalità complessa e conflittuale, razionale e libera; la sua idea di educazione (nell’opera Sic et non) si incentra sulla dialettica e si rivela critica nei confronti del pensiero filosofico. La sua è senza dubbio una figura molto vicina alla sensibilità moderna. Ugo di San Vittore, nel suo Didascalicon, propone un approccio mistico alla realtà per cui la formazione di ogni individuo, compresi gli uomini del clero, si articola in tre momenti distinti: cogitatio, meditatio e contemplatio. Ma l'aspetto più rilevante è il fatto che queste conoscenze vengono impresse nel discente attraverso la memoria e quest'ultima diventa la facoltà di apprendimento per eccellenza. Il XII secolo fu segnato dalla grande disputa tra gli Aristotelici (razionalisti) e gli Agostiniani (mistici) simboleggiata dalle due personalità opposte di San Tommaso d'Aquino (1224-1274) e San Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274). Il primo, nella sua opera più grande, la Summa Theologica offre l'immagine di una conoscenza cristiana in cui fede e ragione si armonizzano, al punto che anche Dio può essere razionalmente provato. Qui il tema della formazione e dell’educazione si basa sul rapporto fra fede e ragione e tra individuo e libertà e questo significa che la riflessione pedagogica resta ancorata alla metafisica che è considerata la principale tra le scienze. In questo modo la pedagogia si eleva a un livello di universalità. PARTE TERZA L’ETÀ MODERNA 1 CAPITOLO I caratteri dell’educazione moderna Con la fine del 400 si apre un nuovo ciclo storico che chiamiamo Modernità e che rappresenta una svolta rivoluzionaria rispetto alla società statica, sia socialmente che economicamente, del Medioevo. La società non viene più guidata dalla chiesa e dall’impero in quanto in quest’epoca si va ad esaltare l’individualismo e l’apertura laica al sapere. Si tratta di una rivoluzione di tipo: • geografico dove la storia si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico, dove avvengono nuovi viaggi e vengono colonizzate nuove terre • economico dove si iniziò un’economia di scambio fondata sul capitale e sul denaro. Nasce il capitalismo come sistema economico indipendente da principi etici e basato sul puro calcolo economico • politico: nasce lo Stato moderno, centralizzato e controllato dal sovrano • sociale: la nuova classe, la borghesia, emancipò la mentalità, laicizzandola e razionalizzandola, opponendosi ad ogni forma di pregiudizio, e rivoluzionando i saperi. La cultura, infatti, si distacca dall’era cristiana e si concentra sulle scienze e sul libero uso della ragione. In un certo senso ritorna la Paideia antica e si segue il modello dell'Homo faber e del soggetto come individuo, che cerca di rafforzare le proprie capacità per trasformare la realtà. L'educazione non mira più a formare l'uomo per la città di Dio, ma si rivolge a un individuo attivo che intende fare fortuna e trasformare il mondo in cui vive. Inoltre, ai luoghi educativi si aggiungono anche l’esercito, la scuola e gli ospedali. Le teorie pedagogiche non sono più un esempio unitario definito a priori, ma studiano le nuove esigenze sociali di formazione ed educazione; Nasce così una pedagogia come scienza che si applica a tutti gli ambiti: sociale, antropologico, culturale. STATO MODERNO, CONTROLLO SOCIALE, PROGETTO EDUCATIVO. Il mondo moderno risulta essere ambiguo, in quanto è caratterizzate da spinte opposte, si aspira alla libertà ma con l’influenza del governo. Infatti, fino alla Rivoluzione francese, emerse uno stile di vita radicalmente nuovo che aveva al centro la razionalizzazione di tutti gli aspetti della vita sociale (passando da un’etica della convinzione ideale e ideologica a un’etica della responsabilità) e l’istituzionalizzazione generale, con l’obiettivo di costruire una società integrata e produttiva nonostante le sue differenze e la sua variegata composizione. Il ruolo che fu della Chiesa nel Medioevo è oggi assunto dallo Stato con al centro la figura indiscussa del Re. Quest’ultimo basa il suo modo di governare sull’efficienza, in competizione con altri poteri, come quello ecclesiastico e quello aristocratico, ma lontano dalla massa degli emarginati e la povera gente che ancora sopravvive nella zona. L’esempio più completo di questo apparato statale è dato dalla monarchia francese, ma lo stesso avviene anche in Francia, Inghilterra e Spagna. Foucault ha messo in rilievo quella che definisce una “microfisica del potere” nel senso che il potere agisce in tutti i luoghi sociali, e si diffonde nelle coscienze e controlla tutti gli individui a partire dal corpo, fino ai loro comportamenti e meccanismi mentali. Per questa ragione, lo Stato si occupa dell’educazione, anche attraverso nuovi istituti educativi come gli ospedali, i manicomi, le prigioni. Per Foucault le carceri sono un esempio di questi interventi istituzionali che riabilitano alla vita sociale: esercitano un controllo assoluto e invisibile, rappresentato dal Panopticon, cioè una struttura carceraria in cui i detenuti possono essere visti e controllati dalle guardie in ogni momento e in ogni loro azione, senza che vedano i guardiani stessi. Possiamo quindi dire che la Modernità nasce come progetto pedagogico e realizza questo progetto in modo capillare e razionale. ISTITUZIONALIZZAZIONE EDUCATIVA E SCUOLA MODERNA Nell’età moderna due istituzioni vengono trasformate radicalmente: la famiglia e la scuola. La famiglia era guidata dal padre che esercitava la sua autorità, la scuola invece era religiosa e legata ai monasteri. Queste trasformazioni vennero messe in rilievo da Aries, secondo cui la famiglia focalizza la sua attenzione verso l’infanzia ponendo al centro della famiglia il bambino. Il bambino era visto come un adulto in miniatura di cui veniva esaltata la spontaneità e l’innocenza fino a valorizzarlo come mito. Questo porta alla nascita di un nuovo spazio per il bambino che ha bisogno di cure e, l’educazione spetta a tutti i figli e non solo al primo genito. La scuola in questo caso non trasmette solo conoscenze ma insegna i comportamenti giusti per la vita sociale; infatti, l’insegnamento viene diviso per classi di età. Infine, un grande valore viene ricoperto dall’esame finale che rappresenta il momento in cui vengono esaminate le conoscenze acquisite dai soggetti. UNA NUOVA CULTURA PER L’ISTRUZIONE La modernità ripropone la paidea classica, riproponendo il modello antico della formazione dell’uomo. La modernità pone l’attenzione anche sugli aspetti religiosi politici ed economici, e si discutono tutti gli aspetti che riguardano la vita umana. Il latino resta la lingua principale e l’educazione non mira più alla formazione del buon cristiano ma a quella del buon cittadino, è per questo che la scuola diventa statale e pubblica. Fino al 700 ci sarà l’esigenza di cambiare completamente la cultura educativa, infatti, con i movimenti dell’800 nella modernità si andrà a criticare il vecchio modello formativo e la scuola medievale, e si getteranno le basi per la pedagogia moderna. AVVENTURE DEL SAPERE PEDAGOGICO La nuova pedagogia inizia a farsi più più empirica, più connessa ai bisogni della società e del momento storico. Si delineano quindi più percorsi pedagogici che porteranno poi a ad avere due conseguenze: il pluralismo dei modelli e il declino del paradigma metafisico. La pedagogia si pone al centro della cultura, infatti filosofi come Comenio, Rousseau e Locke vedono la pedagogia come uno strumento per ricostruire la vita sociale. I fattori chiave dell’educazione sono tre: la natura, il metodo e la pratica, che devono essere completati con la figura dell’insegnante. LA PEDAGOGIA DELLA CONTRORIFORMA E LE NUOVE ISTITUZIONI EDUCATIVE Di fronte alla Riforma Protestane, la Chiesa cattolica si vede costretta a reagire e per questa convoca il Concilio di Trento. Il Concilio conferma i capisaldi della dottrina cattolica ecclesiastica sia in relazione ai compiti del clero che in relazione alle strutture e alla cultura della Chiesa. Questo movimento ha un valore essenzialmente pedagogico perché, col Concilio di Trento, la Chiesa recupera la propria funzione educativa, finalizzata non solo ai ceti borghesi e popolari, ma anche alla classe dirigente. Si elabora così una nuova concezione dell’uomo: egli si purifica dal peccato non solo attraverso la fede ma anche attraverso le opere, e solo con la chiesa si può ricevere la grazia di Dio. Vengono così fondate nuove istituzioni scolastiche legate al modello del collegio convitto, per esempio quello dei gesuiti. Quest’ultimo fondato da San Ignazio di Loyola, con lo scopo di diffondere la parola di Dio. I gesuiti aprono numerosi collegi per religiosi e per laici organizzandoli secondo una ratio studiorum che prevede una rigida organizzazione della vita del collegio. Non vi è spazio per la lingua madre ma il tutto privilegiato il latino e il greco. La Ratio resterà immutata fino al 1773, quando l'ordine dei Gesuiti verrà sciolto per ragioni politiche, ma eserciterà notevole influenza sulle leggi successive relative alle istituzioni scolastiche (la legge Boncompagni del 1848 e la legge Casati del 1859), per la sua capacità di organizzare gli studi in maniera razionale, prevedendo un sistema premiante ma anche punitivo. 3 Il Seicento e la rivoluzione pedagogica borghese COMENIO E L’EDUCAZIONE UNIVERSALE La concezione pedagogica di Comenio si fonda su un ideale religioso che concepisce l'uomo e la natura come altrettante manifestazioni di un preciso disegno divino. Dio è per Comenio al centro del mondo e della vita stessa dell'uomo. Inoltre, afferma che l’istruzione deve essere per tutti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e sociali. Nel 600, si ritiene che la formazione sia in contatto con i problemi dell’uomo e dell’esistenza, e si avvia verso un modello di istruzione aperto a tutti, ma sarà solo con Comenio che si affermerà questo processo. Per Comenio attraverso l’educazione, si può creare un modello universale di uomo virtuoso in grado di riformare la società e i costumi. Questa formazione deve cominciare dalla più tenera età, all’interno di scuole riformate e organizzate intorno agli ideali della sapienza, dell’onestà e della pietà. L’educazione deve essere universale, aperta a tutti, e, legata alla religione cattolica, infatti Comenio propone una consultatio catholica, una riunione di tutti i cristiani per una riforma di tutte le cose. La pansofia, che rappresenta la totalità del sapere, si realizza attraverso la pampaedia, che costituisce la parte centrale della Consultatio. In essa, oltre a definirsi il fine ultimo dell'educazione, che è «la formazione universale di tutto il genere umano», vengono presentati i mezzi e i modi per conseguirlo. LA NASCITA DELLA SCUOLA MODERNA Nel Seicento la scuola viene trasformata e diventa sempre più centrale nella formazione dell’uomo e della società. Il sistema scolastico per essere frequentato da tutti viene diviso in: scuola pubblico-statale, scuola religiosa e scuola privata; anche l’insegnamento viene distinto per classi di età e viene suddiviso in scuole elementare, scuola media secondaria, di tipo professionale, e scuola superiore e università. I programmi vengono rinnovati con l’introduzione della storia degli Stati nazionali, della geografia e delle lingue moderne, questo rende l’istruzione internazionale e concreta. LOCKE: IL NUOVO MODELLO PEDAGOGICO Tra 600’ e 700’ si diffondono due nuovi modelli pedagogici e culturali: da un lato lo storicismo di Vico, e dall’altro l’empirismo di Locke, entrambi si oppongono al razionalismo. Lo stoicismo valorizza la storia, ritenuta utile per la formazione e per la cultura. L’empirismo, invece, valorizza la scienza come strumento e come fine dell’educazione. Il maggiore esponente è John Locke (1632-1704) che è stato anche il teorico della tolleranza e della democrazia liberale. Dal punto di vista pedagogico, egli sottolinea il legame tra lo sviluppo interno della mente e l’educazione che egli riceve dal mondo esterno. Si oppone all’autoritarismo e alle punizioni corporali che limitano la libertà e l’autonomia degli studenti. Il curriculum ideato da Locke si basa sulla figura del gentleman, un nuovo modello ideale della classe dirigente inglese. Il gentleman è l’uomo capace di moderare le proprie passioni per seguire solo ciò che la sua ragione gli indica. Nell’opera Pensieri sull’educazione, Locke indica i principi fondamentali dell’educazione del futuro gentleman: 1. mens sana in corpore sano 2. insegnare ragionando con i fanciulli 3. privilegiare la formazione pratica e morale rispetto a quella intellettuale 4. porre al centro l’esperienza poiché questa sviluppa la curiosità dei fanciulli, e si afferma attraverso il lavoro e il gioco. Per quanto riguarda il corpo Locke ritiene che debbano essere escluse le tenerezze e le cure, e l’individuo deve impegnarsi a mangiare in maniera regolare e semplice. Il carattere invece va modellato attraverso l’abitudine, l’esercizio e il ragionamento e che è quindi necessario parlare con i bambini in modo razionale. La parte più difficile riguardo la morale; essa deve essere guidata dalla virtù e stimolata in base alle competenze dei fanciulli. Per Locke sono molto più significative le attività pratiche. Infatti, l’allievo prima deve dedicarsi alla scrittura e alla lettura di testi piacevoli, per poi passare al disegno, e successivamente alle lingue moderne e a quelle classiche. Infine, l’allievo deve dedicarsi allo studio delle scienze e all’apprendimento di un mestiere manuale. Per Locke sono fondamentali anche i viaggi i tenuti importanti per apprendere nuove lingue. Quella di Locke è una proposta pedagogica indirizzata esclusivamente all’educazione borghese 4 Il Settecento: laicizzazione educativa e razionalismo pedagogico L’educazione negativa è l’espressione con cui Rousseau indica il non intervento da parte dell’educatore che si limita a seguirne lo sviluppo e la crescita e a tenerlo lontano dalla società corretta. Il ragazzo conosce le cose in maniera spontanea. Per questa ragione, Rousseau non impone ad Emilio orari e regole ma lo lascia libero senza imporgli castighi. Nonostante ciò, alcune parti del testo di Rousseau sono in contraddizione con l’educazione negativa e quella indiretta, per il filosofo questa autorità del precettore deve essere nascosta affinché il fanciullo non se ne accorga. Le due pedagogie di Rousseau In Rousseau sono presenti due modelli di pedagogia: quella dell’uomo che abbiamo visto nell’Emilio, e quella del cittadino rappresentata nel contratto sociale. La prima è presente laddove non esiste istruzioni pubblica perché non vi è patria (e quindi non possono essere cittadini) la seconda è la più giusta, perché permette di riformare la società in quanto l’istruzione pone al centro proprio l’amore per la patria. Tale modello ha influenzato la nuova visione del fanciullo. Questi pensieri non sono in contrapposizione bensì sono l’uno o l’alternativa dell’altro, nel senso che l’Emilio si applica a società complesse e corrotte, mentre le regole del Contratto si possono realizzare dove le condizioni storiche lo permettono. PARTE QUARTA L’ETÀ CONTEMPORANEA 1 CAPITOLO I caratteri dell’educazione contemporanea L’ETÀ CONTEMPORANEA E L’IDENTITÀ SOCIALE DELLA PEDAGOGIA L'età contemporanea prende avvio dalla Rivoluzione francese, con il crollo delle vecchie strutture sociali. Al centro dei programmi di riforma, anche pedagogica, c'è il ceto borghese; la contemporaneità è l'epoca dell'industrializzazione, la nascita del proletariato, l'esplosione demografica, l'urbanizzazione, la creazione di un mercato mondiale. Si tratta di un evento epocale che ha condizionato la politica, ha provocato migrazioni, lotte ideologiche e lotte di classe durissime. Infine, la contemporaneità è l'età della democrazia e dei diritti, si affermano i diritti non solo dell'uomo in generale, ma anche delle donne, dei bambini, dei lavoratori, e poi delle minoranze e dei marginali. Le masse si scontrano con le élite del potere, reclamano una maggiore partecipazione alla vita politica, si ribellano, e spingono quelle élite a trovare anche quelle strategie per il controllo delle masse stesse, attraverso le associazioni e la propaganda. Protagonista della democrazia è invece la borghesia, una classe universale, legata all'economia e al capitalismo, autonoma. La diffusione del modello democratico moderno reclama diritto di voto, rappresentanza, partiti politici; a darle il maggior contributo sono gli USA, animati da un fortissimo senso di appartenenza comunitario, e dall'esaltazione delle libertà individuali e di gruppo. Tutte queste trasformazioni richiedono un rilancio dell'educazione come strumento per promuovere la dimensione democratica e collettiva; in tal modo, la pedagogia viene ad occupare un ruolo sempre più centrale e specifico e si struttura come sapere complesso, ma sempre legati al sociale, per cui possiamo dire che la contemporaneità, sotto il profilo pedagogico, è anche l'età dell'educazione sociale. EDUCAZIONE E IDEOLOGIA. La pedagogia dell'età contemporanea si caratterizza per uno stretto legame con l'ideologia, sia come dipendenza da essa e sia come produzione di ideologia. Questo dato è stato messo in rilievo dalla filosofia marxista che aveva sottolineato come le idee dominanti sono quelle delle delle classi dominanti. Quindi, la pedagogia si rivela funzionale per all'assetto del potere politico e della società; Il fortissimo nesso pedagogia-società-ideologia è al centro del dibattito sulla pedagogia contemporanea. La pedagogia è andata sempre più politicizzandosi, con lo scopo di creare consenso. Questa politicizzazione è stata enfatizzata dai totalitarismi del XX secolo: nazismo, fascismo, stalinismo si sono serviti della pedagogia come strumento per intervenire nella società e per la creazione di consenso. NUOVI SOGGETTI EDUCATIVI. La contemporaneità vede l'affermarsi di nuovi soggetti educativi, fino ad ora tenuti ai margini dell'educazione e anche della società: 1. I bambini: infatti nell’800 il bambino è visto con un’attenzione nuova, cogliendo peculiarità rispetto all’età adulta (il bambino come padre dell’uomo, secondo la definizione della Montessori). Il 900, diventa il secolo del fanciullo, della sua conoscenza e del suo riscatto, anche se ancora non in forma completa e oggettiva. 2. donne: l'educazione si pone come via verso l'emancipazione femminile che mira a valorizzare la funzione sociale delle donne e a ottenere la parità rispetto agli uomini. Si richiede che le scuole siano aperte anche al sesso femminile. Nella seconda metà del 900, la necessità di una differenziazione, cioè di una valorizzazione della differenza di genere: si giunge a invocare una formazione tutta femminile, che tenga conto della specificità della donna e la separi dal mondo maschile. 3. handicappati: vengono posti, già a partire dal 700, al centro di una pedagogia del recupero che mira ad una loro normalizzazione. Nell'800, poi, con la Montessori e con Séguin, le tecniche mirano sempre più a svelare la contiguità fra sensi e mente, e andranno poi complicandosi, con gli apporti della psichiatria infantile, e procedimenti di interazione basati su un rapporto legato principalmente al gioco. A questi soggetti educativi nuovi, si sono aggiunti anche quelli relativi ai problemi del rapporto fra etnie, culture e mentalità diverse. La pedagogia si trova a ripensare ai propri obiettivi e valori, nuovi modelli educativi, altre pedagogie. MITI DELL’EDUCAZIONE. Nell’età contemporanea, nasce un vero e proprio mito dell’educazione. Essa ha finito per sostituirsi alla politica nella creazione dell'uomo moderno animato da libertà e solidarietà. Nell’ottocento vi è la nascita di diverse opzioni inerenti a questo mito: quella democratica (Dewey) che concepisce l’educazione come molla dello sviluppo; quella totalitaria (Hegel) che la considera una socializzazione integrale conformistica, basata sull'adattamento alla società; quella socialista (Marx) che ne sottolinea la politicità e il suo legame con le classi in ascesa. Il mito è stato quindi ridimensionato dopo la Seconda guerra mondiale, consentendo all’uomo di realizzarsi in ogni suo aspetto. Al centro di questo modello sociale, si pone la scuola. L’uomo nuovo prende come paradigma da seguire proprio il fanciullino, visto come essere libero e naturale. Tutte le pedagogie contemporanee si ispirano al puerocentrismo, mettendosi al servizio del bambino. Il poro centrismo si è fermato come uno dei caratteri portanti della pedagogia contemporanea di cui l’attivismo si fece principale interprete ISTRUZIONE E LAVORO. La pedagogia contemporanea ha posto l'istruzione come diritto universale; anche il lavoro si è imposto come dovere sociale e attività specifica di ogni uomo. Il pensiero pedagogico ha messo in rilievo l'importanza della prassi, della tecnica, che deve accompagnarsi alla teoria, secondo una linea tracciata da Hegel, poi da Marx, Dewey, via via fino al cognitivismo. Il lavoro trova spazio nella scuola per valorizzare la manualità dello scolaro. Tre sono le teorie al centro della riflessione di Pestalozzi: 1. l'educazione come processo che segue la natura: prevede un'educazione che accompagni lo sviluppo dell'individuo facendo perno sul fatto che ogni bambino "ha in sé tutte le facoltà della natura umana"; l'educazione però, non deve essere solo negativa ma anche positiva; 2. La formazione spirituale dell'uomo come unità di mente, cuore e mano:l'educazione deve essere di tipo morale, intellettuale e professionale; essa deve partire dall'osservazione della natura, per promuovere lo sviluppo intellettuale che a sua volta promuove quello morale; si crea un senso di armonia sia con il mondo esterno che con quello interiore. 3. L'istruzione a partire dal contatto diretto con le diverse esperienze dell'allievo: Siamo dinanzi ad una didattica dell'intuizione che segue le stesse leggi della psicologia infantile. Oltre a queste teorie didattiche, Pestalozzi sviluppa anche una riflessione sociale e politica che critica l'ordinamento della società del suo tempo. L'educazione assicura dunque il perfezionamento dell'uomo che lo porta ad agire come cittadino. La pedagogia romantica si esprime nel neoumanesimo ma anche nella lezione di Hegel ed Herbart. La pedagogia del neoumanesimo si richiama all'Umanesimo dei secoli XV e XVI, pertanto essa è una riflessione critica basata sull’uomo e sulla società. Il tema centrale degli autori di questa corrente (Schiller, Goethe, von Humboldt) è la formazione umana (Bildung) la tensione spirituale dell'io verso forme di personalità sempre più complesse ed armoniche. Questo ideale di formazione si può realizzare solo mediante un riavvicinamento alla cultura dei classici greci. È per questo che il ruolo dell'arte diventa fondamentale, in quanto elabora, attraverso la fantasia, un equilibrio fra necessità e libertà, intelletto e sentimento. Tra i neoumanisti abbiamo Schiller (1759-1805) che propone un modello di formazione che unisca nobiltà morale e felicità. In tal modo, viene a crearsi un modello di uomo nuovo, che richiama il modello greco. Lo strumento migliore per realizzare questo tipo di uomo è l'educazione del sentimento, realizzata con l’utilizzo dell'arte, per unire l’intelletto e il sentimento per creare l’anima bella attraverso l’attività ludica (gioco). Le idee fondamentali di Schiller sono riprese anche da Goethe. Egli immagina un luogo dedicato esclusivamente alla formazione dei giovani, in cui, sotto la guida di maestri saggi, le giovani generazioni apprendano una cultura ricca e libera. Le attività intellettuali devono procedere di pari passo con quelle manuali. Inoltre, Goethe invita a dare ampio spazio all'educazione artistica. L'importanza di recuperare il valore dell'educazione umanistica, soprattutto delle lingue classiche, viene proposta da von Humboldt (1767-1835), che si occupa di pedagogia nel 1809, momento in cui diviene Ministro dell'Istruzione in Prussia. Il suo piano scolastico di riforma ha l'obiettivo di mettere la scuola in condizione di impartire solo una formazione umana generale ma non specializzata, perché altrimenti non si ha la possibilità di formare degli uomini, o dei cittadini, completi. L'istruzione è divisa in elementare (sul modello di Pestalozzi), scolastica e universitaria. Si occupa di pedagogia anche il filosofo dell'idealismo, Fichte (1762-1814) in cui afferma che esiste un legame tra etica e nazione; per lui l’educazione deve farsi educazione nazionale per poter esaltarle e realizzare una comunità guidata dallo Stato. Infatti, ha un compito principalmente etico che è quello di sviluppare l'energia spirituale dell'individuo e farla elevare ad una dimensione universale. L'etica è messa al centro del discorso pedagogico anche da Schleiermacher (1768-1834) ma si tratta di un'etica che si afferma come libertà individuale; questo processo è guidato dall'educazione che permette al fanciullo di arricchirsi di cultura per poi sviluppare una propria autonomia. Richter (1763-1825) vi pone al centro l'educazione estetica; il suo interesse si rivolge alla prima infanzia e all'educazione familiare in cui si deve tener conto sempre della spontaneità del bambino. Anche in questo caso, siamo di fronte ad una pedagogia liberatrice incentrata sull'amore per l'infanzia; infatti, l'educatore deve conservare la spontaneità del fanciullo e la sua innocenza ispirandosi al modello materno. La pedagogia romantica tocca infine il suo apice con Fröbel. Fröbel concepisce l'infanzia partendo da un presupposto religioso: Dio è presente e coincide con la natura, e quindi la natura è sempre buona, soprattutto nel bambino, che non è ancora condizionato dalla società. Pertanto, l'educazione deve lasciar emergere la voce di Dio dall'interno del bambino, e potenziare la capacità creativa e la volontà di immergersi nel mondo-natura. L'attività specifica del bambino è il gioco che, per lui, è un'attività seria e rimane tale finché, il bambino non la sostituisce con il lavoro. I bambini devono essere educati, nei giardini di infanzia, ovvero spazi attrezzati per il gioco e il lavoro infantile, per le attività di gruppo, guidati da una maestra che indirizza i piccoli alle attività. Fröbel, oltre a privilegiare il gioco, sviluppa anche una "teoria dei doni”: essi sono materiale didattico costituito da oggetti geometrici solidi (cubi, palle, cilindri) che servono ad avviare il bambino ad una comprensione simbolica del mondo. LE PEDAGOGIE DI HEGEL E DI HERBART La pedagogia di Hegel è una sorta di umanesimo integrale in cui l'uomo è visto in uno svolgimento dialettico; in questo processo, sono fondamentali sia la vita della cultura che il lavoro. Questo tipo di uomo deve immergersi nell'oggettività storica estraniandosi da sé stesso, superando il proprio essere naturale per confondersi con l'umanità. Egli conquista questa "autocoscienza" attraverso l'arte, la religione, la filosofia, ma anche la volontà. Pertanto, per Hegel, l'apprendimento è dura disciplina, e l'educazione mira a spingerlo a pensare e a produrre autonomamente. In tale contesto, un ruolo fondamentale viene ricoperto dall’abitudine, intesa come meccanismo che permette alle nozioni prese di permanere nella coscienza L'apprendimento deve rivolgersi ai contenuti della cultura, disposti in ordine sistematico ma è la filosofia l'ultima tappa della formazione culturale. Oltre a ciò, l'uomo si forma anche attraverso la partecipazione alla vita sociale, mediante le istituzioni educative come la famiglia, la scuola, la società civile e lo Stato. La famiglia ha il compito di liberare il soggetto dalla sua naturalità; la scuola deve invece svolgere una funzione sociale, guidando il soggetto ad aprirsi verso il mondo. Quindi la paideia di Hegel si concentra principalmente sull’aspetto storico e sociale della formazione umana. Ispirata alla filosofia di Kant, è invece la filosofia di Herbart. La sua pedagogia mira a formare l'uomo come persona responsabile. Herbart concepisce la pedagogia come scienza, ma come scienza filosofica che congiunge pratica e teoria, arte e scienza. Essa si struttura di etica e psicologia. Riguardo quest'ultima, Herbart la vede come una ricerca sperimentale, mentre l'etica è un'etica kantiana del dovere in cui, si esige impegno, sforzo, e si dà valore all'esperienza. Lo scopo fondamentale è realizzare il governo del fanciullo. Parliamo infatti di plurilateralità dell'interesse che si attribuisce alle modalità di formazione dei fanciulli: esse si muovono dall’acquisizione di conoscenze sempre nuove, e arrivano alla partecipazione nella società. Perché ciò avvenga, è necessaria l'attenzione, che sfrutta il contatto con le cose, partendo dai concetti astratti andando dal particolare verso Chiesa e allo Stato; egli rivendica un'educazione laica e affidata a scuola e famiglia. LA PEDAGOGIA ITALIANA DEL RISORGIMENTO Le diverse posizioni pedagogiche che si ebbero in Italia si focalizzarono intorno allo spiritualismo cattolico e cattolico liberale, e intorno alla tradizione laica del pensiero liberale e democratico. Gli aspetti principali da mettere in rilievo sono 4: 1 L’EDUCAZIONE PUBBLICA DA CUOCO A CATTANEO In questa nuova situazione Vincenzo Cuoco propone una una riforma della pubblica istruzione che influenza le varie istituzioni scolastiche napoletane e italiane. La sua idea è che l’istruzione, per essere utile, debba essere anche universale, pubblica e uniforme. La scuola si divide in tre gradi: il grado primario riguarda tutti gli uomini e infatti è gratuito; quello medio, privilegia le scienze necessarie alla vita ed è destinato a pochi; infine, il grado sublime o universitario è necessario per l’avviamento alla formazione. In questo progetto, è presente il tentativo di separare l’istruzione popolare da quella borghese e delle classi dirigenti. A Milano si svolge l’attività pedagogica di Giandomenico Romagnosi incentrata sulla valorizzazione dell’educazione sociale che è la partecipazione delle giovani generazioni alla cultura della comunità in cui vivono. Romagnoli invita alla formazione di una mente sana, attraverso la congiunzione di sensazioni e senso logico. Elabora un progetto di educazione nazionale per cui immagina una scuola primaria gratuita e comune dove si trasmettono le nozioni di base del leggere e scrivere. Il primo valorizza la scienza, la tecnica, l'ordine borghese, il secondo, al contrario, si richiama ai valori come la solidarietà, l'uguaglianza. Vediamo ora i riflessi che Positivismo e Socialismo hanno sulla pedagogia. Positivismo e pedagogia in Francia e Inghilterra. La diffusione del positivismo pedagogico si ha a metà '800 in Francia e in Inghilterra. Il vero fondatore del positivismo fu Comte che espone il proposito di una educazione che si faccia scienza, opponendosi all’educazione metafisica ed astratta. Un lavoro specifico per l'educazione dei ragazzi handicappati viene invece portato avanti da Séguin secondo un progetto educativo che dal piano sensoriale e motorio fino alla maturazione dell'intera personalità. Séguin pone quali elementi fondanti dell'educazione la sensazione, l'intelletto e la volontà. Con Durkheim, esponente della sociologia positivista, definisce l’educazione come un mezzo per conformare gli individui a norme e valori collettivi. In generale educazione si caratterizza come arte, ma nelle società moderne essa diventa scienza e teoria pratica. Nelle sue opere Durkheim sviluppa un progetto educativo che si adatti alla società attuale e che quindi abbia caratteri laici e razionali. Herbert Spencer, si propone due principali obiettivi: la critica del costume educativo contemporaneo e la proposta di un modello educativo che mira a formare un uomo capace di vivere una vita compiuta. Bain invece, delinea un modello di pedagogia fisiologica e psicologica che si organizzi in due settori fondamentali: la scienza e il linguaggio. La prima prepara alla pratica e stimola una mentalità non dogmatica, mentre il linguaggio va appreso attraverso l'uso pratico. La pedagogia del positivismo italiano. I positivisti continuano ad interessarsi ai problemi dell'educazione popolare, della didattica, nella convinzione che l'educazione sia lo strumento di una rivoluzione pacifica. Anche la scuola italiana, si pone come più moderna e inserita. Quattro sono i fondamenti della pedagogia positivista: laicismo, rapporto con scienza e società, educazione come strumento politico, problema del metodo dell'insegnamento. Roberto Ardigò (1828-1920) è lo studioso che contribuisce alla definizione della pedagogia come scienza dell'educazione. La pedagogia di Ardigò è una pedagogia dell'abitudine, strettamente connessa sia alla filosofia positiva che ai principi dell'evoluzionismo. Ma il maggior pedagogista pratico è Aristide Gabelli (1830-1891). Gabelli è un uomo di destra, con idee liberali e illuminate ma terrorizzato dall'ipotesi di una rivoluzione. Ritiene che le masse debbano essere guidate da una classe autorevole e cosciente, Il suo modello politico è l'Inghilterra, ed egli ritiene che la democrazia vada realizzata con l'azione pedagogica allo scopo di elevare il popolo. Dal punto di vista più specificamente pedagogico, la scuola assume per Gabelli un ruolo centrale. L’educazione, infatti, mira a formare la capacità di giudizio autonomo e razionale degli individui. I socialisti utopisti e l’educazione. I socialisti utopisti manifestano l'esigenza di riorganizzare la società sulla base dell'uguaglianza tra gli uomini e di giustizia sociale. Tutto ciò è possibile proprio grazie al sapere, concepito come strumento di conoscenza e strumento di trasformazione della realtà. In Francia, si svolge l'azione incisiva e rivoluzionaria di Babeuf il quale credeva nella congiunzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. L'educazione deve essere nazionale, fornita a tutti dallo Stato. Vanno soprattutto abbattuti i pregiudizi dell'educazione, come il mito della superiorità del talento di alcuni individui, o il principio per cui il lavoro intellettuale meriti un salario maggiore rispetto a quello manuale. Molto più conformista è invece il modello pedagogico di Saint-Simon che concepisce una società in cui i vertici, cioè industriali, scienziati e artisti, agiscano a vantaggio delle classi più basse. Per Proudhon (1809-1865) l'educazione è il principio motore del rinnovamento sociale. Sono due gli autori più originali nell'ambito della pedagogia utopistica. Il primo è Fourier in cui la sua società ideale è strutturata in comunità in cui gli individui sono in libertà. Critica, inoltre, la famiglia, che non fa altro che provocare frustrazioni e ribellioni nel fanciullo, e la scuola. Il secondo autore del socialismo utopistico è Robert Owen; egli è guidato dall'idea di fondare una perfetta colonia modello. Per Owen il lavoro e lo studio devono procedere di pari passo e devono essere accompagnati da attività ludiche e fisiche, come il canto o la danza. Marx (1818-1883), Engels (1820-1895) e la pedagogia Per Marx, l’uomo si è alienato dall’organizzazione capitalistica del lavoro, infatti, il lavoro è il centro della vita individuale, e della formazione, solo attraverso di esso l’uomo può emanciparsi; i due principi, dunque, che guidano l’antropologia e la pedagogia di Marx sono: il ruolo centrale e dialettico del lavoro e l’idea dell’uomo unilaterale. Questo ultimo concetto si contrappone alla visione dell’uomo unilaterale, caratterizzato dallo sviluppo di capacità soltanto settoriali: Marx ritiene che l’evoluzione economica e politica della società moderna porti alla formazione di un uomo un nuovo che vada oltre la divisione storica del lavoro. Engels, invece, in Inghilterra denuncia le condizioni di precarietà della scuola per il popolo. Marx in molte sue opere sostiene che l’educazione sia dipendente dalla classe dominante e che l’industrializzazione abbia portato una profonda divisione tra le classi sociali, principalmente tra la borghesia e il proletariato. Marx inoltre presta una particolare attenzione per lo sfruttamento a cui vengono sottoposti i fanciulli. Per Marx ed Angels non è possibile parlare di educazione se non in riferimento alla realtà socio- economica e la lotta di classe. I due filosofi elaborano una proposta educativa che si sviluppa intorno al ruolo del lavoro nell’ambito scolastico. L’ istruzione secondo Marx deve suddividersi in: • Prima: Formazione spirituale • Seconda: Educazione fisica • Terza: Istruzione politecnica. Questa terza parte è caratterizzata dall’uso pratico e dall’utilizzo di strumenti utili per tutti i mestieri. L’istruzione popolare si distacca da ogni finalità religiosa, e mira invece ha la fusione dello studio con il lavoro produttivo per avviare un nuovo tipo di educazione. Infine, l’attenzione viene rivolta agli asili in cui si introduce educazione completa dei bambini. Antonio labriola e la pedagogia marxista in italia. Antonio Labriola, sviluppa una ridefinizione dell'educazione popolare democratica e progressista; egli valorizza l'insegnamento della storia intesa come storia collettiva. Nel cosiddetto periodo marxista, Labriola, rivendicando la funzione emancipatrice della cultura, sviluppa anche alcune importanti categorie pedagogiche, prima fra tutte quelle della praxis, organizzata in dorma educativa al punto di divenire essa stessa un processo educativo. LA PEDAGOGIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ E LA CRESCITA DELLE ISTITUZIONI EDUCATIVE. Nell'800 si porta a compimento la pedagogizzazione della società avviata nell'età moderna. La scuola che vede trasformare la propria struttura e la propria didattica; accanto ad essa c'è la famiglia, la nuova famiglia borghese caratterizzata da autoritarismo, produttori di traumi nei fanciulli ma, nello stesso tempo, più attenta alla formazione dei figli. Infine, dopo scuola e famiglia, sono le associazioni del tempo libero che si fanno carico della formazione del cittadino omologato ai valori dominanti. Molto importanti sono anche le associazioni sportive e corali, o quelle degli scout; Tutte hanno l’obiettivo di riunire i giovani intorno ad un interesse e organizzare il loro tempo libero. L'800 è il secolo in cui la stampa produce saggi, poesie, romanzi, articoli, nasce la pubblicistica per le donne e quella per i bambini. Il romanzo, infatti, consente al lettore di riconoscersi e gli consente di apprendere aspetti della vita diversi dalla propria. Accanto al romanzo, troviamo la saggistica, fondamentale nell'imporre paradigmi comportamentali mediante slogan o parole d'ordine. LA SCUOLA NELL’800 EUROPEO. In questo secolo, la scuola si fa più rigida e uniforme, ma anche più programmata e più laica, razionale e democratica. Innanzitutto, essa si allarga e si apre alle classi inferiori. Questa scolarizzazione delle masse è un processo in generale molto lento e difficile da realizzarsi; peraltro, in una prima fase sono soprattutto i privati e le scuole di mutuo insegnamento a farsene carico. La Montessori mette in risalto l’importanza delle attività senso-motorie del fanciullo che vanno sviluppate mediante esercizi di vita pratica e con supporto di materiale didattico. La sua riflessione generale sull’educazione si sviluppa intorno a tre principali aspetti: 1. La liberazione del fanciullo: ogni bambino deve poter svolgere propria attività liberamente perché solo così può maturare le sue capacità e raggiungere un comportamento responsabile. 2. Io sono formativo dell’ambiente: esso deve essere adattato al fanciullo e organizzato secondo le sue esigenze fisiche e psichiche. 3. La concezione della mente infantile come mente assorbente: la mente infantile ha i poteri di assimilare in maniera inconscia; infatti, affinché assimili le conoscenze deve essere aiutata attraverso oggetti specifici. In Italia l’attivismo trova nel, secondo dopo guerra, molti sostenitori, ma proprio a partire dalla fine degli anni 50 l’attivismo viene accusato di aver condotto la scuola a dimenticare la sua finalità essenzialmente culturale e formativa. Il pensiero pedagogico di Gentile Giovanni gentile è il teorico dell’attualismo, egli è un nazionalista e fascista, ministro della pubblica istruzione tra il 1922 e il 1924. Egli delinea una precisa concezione della vita della scuola: essa è il luogo specifico in cui si compiono i processi di formazione spirituale. Nella concezione di gentile, la vita della scuola viene ridotta al rapporto fra alunno e maestro, anzi: si recupera la centralità dell’insegnante e della sua autorità; si tratta quindi di una scuola del maestro e della cultura e non di una scuola del fanciullo e dei suoi bisogni. Negli anni 20 gentile distingue tre tipi di fanciullo: il fanciullo eterno, che incontriamo in qualunque età della vita anche dentro di noi, il fanciullo fantoccio, quello mitico che non esiste, e il fanciullo reale quello vero e proprio. L’insegnamento si deve porre come forma di comunicazione-creazione che si attua nei tre momenti fondamentali dell’arte, della religiosità e della filosofia. L’arte è essenziale nell’insegnamento elementare, ed è vista come un elemento soggettivo della personalità umana, mentre la religione è il momento oggettivo. Possiamo dire quindi che con gentili la pedagogia si riduce nuovamente a filosofia, così come si esalta l’educazione umanistica rispetto a quella scientifica. TRA PRAGMATISMO E STRUMENTALISMO: LA PEDAGOGIA DI JOHN DEWEY. Dewey è il più grande pedagogista del Novecento che ha portato il pragmatismo nel Nord America, inoltre è autore di molte opere politiche e teoretiche in cui elabora una filosofia basata sull’esperienza. L’esperienza rappresenta il terreno su cui si svolge lo scambio tra soggetto e natura. Dewey affida il controllo dell’esperienza all’uomo e alla sua intelligenza creativa, anche mediante l’utilizzo della logica. La riflessione politica di Dewey ruota attorno alla democrazia e alla formazione dell’opinione pubblica, i quali rappresentano il mezzo con cui si crea la comunità capace di convivere liberamente pacificamente. La scuola per Dewey non può restare fuori da questo processo di cambiamento, per questo motivo le scuole devono attrezzarsi con collaboratori di vario tipo, e valorizzare la vita del fanciullino. Al centro delle attività scolastiche si trova il fanciullino, con tutti i suoi interessi; ma siccome il fanciullo vive in una dimensione sociale, i suoi interessi sono legati alla vita sociale che lo circonda, per cui la scuola deve aprirsi alla società e i suoi valori. Il maestro, quindi, diventa una guida e deve comportarsi come un membro della comunità che assiste i suoi discepoli. La scuola di Dewey è una scuola democratica che addestra i giovani verso una società e una politica anch’esse democratiche. Dewey si interessa anche di pedagogia cognitiva, in cui la scienza ha un ruolo centrale; la scienza abitua il pensiero ad affrontare situazioni problematiche e a trovare soluzioni più adatte. Infine, la scienza avvia gli uomini verso i valori della verità, della giustizia e dell’amore. MODELLI DI PEDAGOGIA MARXISTA. Gli aspetti principali della pedagogia marxista sono: 1. Collegamento tra educazione e società; 2. Legame stretto tra educazione politica; 3. Centralità del lavoro nella formazione dell’uomo; 4. Valorizzazione della formazione umana; 5. Opposizione ad ogni forma di spontaneità. L’esperienza pedagogica del marxismo è rappresentata da Antonio Gramsci. A lui va il merito di aver ripensato i principi del marxismo (rapporto fra struttura e sovrastruttura, dialettica, crisi dell'ideologia). Egli ridefinisce il marxismo come teoria della prassi che muove una visione critica della realtà. La realtà è un processo che non può essere vissuto sulla base di un sapere positivistico; La realtà, per Gramsci, si trasforma, nel mondo moderno, a partire non dalla struttura (l’economia) ma dalla sovrastruttura (l’ideologia la cultura). TOTALITARISMO ED EDUCAZIONE IN ITALIA, GERMANIA, URSS. Negli Stati totalitari, la pressione ideologica sull'educazione si caratterizza per l’opposizione ad ogni forma di democrazia, per il fatto di non poter tener conto dei bisogni e dei diritti dell’individuo. In un certo senso, l’istruzione proposta dai regimi totalitari e quella di un’istruzione di massa che enfatizza al massimo il ruolo della guida, in questo caso lo Stato. Il programma di istruzione del fascismo all’inizio si presenta come un programma conservatore, come viene attuato dalla riforma Gentile del 1923 dove si ha una separazione netta fra scuole umanistiche, per i dirigenti, e scuole tecniche per le classi subalterna. Se il fascismo è stato il primo a delineare un sistema educativo ideologico di massa, è il nazismo che lo fortifica attraverso l’educazione che si ispira ai principi razzistici e militaristi. Già Hitler sottolinea come l’istruzione non debba riempire la testa di sapienza ma formare un corpo sano fino al midollo. Infatti, la scuola nazista ideologizza la cultura e al contempo la indebolisce, mentre dà maggiore importanza all’educazione fisica. Inoltre, gli stessi insegnanti sono indottrinati intorno ai principi del nazismo, e del razzismo soprattutto, e devono prestare giuramento Hitler oltre iscriversi al partito. Il sistema educativo sovietico si fa totalitario dopo Stalin, ma continuano tuttavia a mantenere viva una scuola non di ideologia ma di cultura, e un sistema educativo extrascolastico meno soffocante degli altri regimi totalitari. La novità più importante è l’introduzione delle scuole politecnica del lavoro che uniscono istruzione e lavoro di fabbrica. Con Stalin al potere, si ritorna ad una scuola di cultura che esalta lo studio sistematico, subordinando il lavoro allo studio. Anche in URSS, il potere cerca di organizzare la vita dei giovani: nasce per esempio la gioventù comunista basata su gare, lavori di gruppo, giochi che mirano alla formazione del cittadino comunista laico e socializzato. 4 Il secondo Novecento: scienza dell’educazione e impegno planetario della pedagogia Dalla pedagogia alle scienze dell’educazione: un problema aperto. LA PEDAGOGIA COGNITIVISTICA: PRIMATO DELL’ISTRUZIONE E TECNOLOGIE EDUCATIVE. La pedagogia cognitivistica nasce a metà degli anni ’50 con il contributo della psicologia, della linguistica e dell’informatica. Essa ha messo in rilievo le strutture del pensiero come sede propria del carattere della mente umana. Ne deriva una pedagogia poco attenta ai problemi sociali dell’educazione e maggiormente concentrata su quelli dell’apprendimento e della costruzione di concetti e linguaggio. Un enorme contributo a questa pedagogia è dato da Piaget. La sua teoria psicologico-evolutiva ha costituito il fondamento della pedagogia cognitiva. Piaget ritiene che la mente infantile, vada progressivamente adeguandosi all’oggettività e ad un uso formale e astratto dei concetti logici, attraverso l’assimilazione e l’accomodamento all’ambiente; Piaget individua 4 fasi del pensiero infantile: 1. fase senso-motoria: in questa fase il bambino non distingue sé stesso dalle cose. 2. fase intuitiva: il bambino impara a distinguere sé stesso dal mondo ma continua a spiegare i fatti attraverso i gesti. 3. Fase operatorio-concreta: il bambino utilizza il linguaggio e inizia a capire i rapporti fra le cose 4. Fase ipotetico-deduttiva: il pensiero matura e il bambino è in grado di fare ipotesi e deduzione Per questa ragione, Piaget sostiene una scuola attiva che fornisca ai bambini un metodo utile per tutta la vita. La pedagogia di Piaget, in sostanza pone al centro della riflessione lo sviluppo della mente del bambino. Anche Bruner si ispira a Piaget. Egli è un esponente della pedagogia cognitiva statunitense, elabora una pedagogia di tipo strutturalista. I suoi studi si concentrano sui meccanismi che portano a classificare gli eventi attraverso precise categorie concettuali; lo sviluppo intellettuale infantile implica un complesso apparato simbolico, un ruolo primario viene assegnato al linguaggio. Nei diversi Stati dello sviluppo, perciò si devono combinare azione, immaginazione e linguaggio simbolico.
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