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DISPENSA METODI DI RICERCA E VALUTAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO, Dispense di Psicometria

DISPENSA PER ESAME DI METODI DELLA PROFESSORESSA NICOLETTA SALERNI-BICOCCA

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 04/03/2021

giada-sciarappa
giada-sciarappa 🇮🇹

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Scarica DISPENSA METODI DI RICERCA E VALUTAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO e più Dispense in PDF di Psicometria solo su Docsity! 1 METODI DI RICERCA E VALUTAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO PILLOLE DEFINIZIONI: Esperimento scientifico l’esperimento scientifico è inteso come registrazione di osservazioni (= registrazione dei dati), di natura quantitativa o qualitativa, condotta in condizioni prestabilite (prestabilito non vuol dire controllato, ma che a priori bisogna stabilire gli elementi che concorrano a stabilire la procedura) attraverso operazioni definite e registrabili, seguita dall’esame dei dati per mezzo di appropriate regole matematiche e statistiche allo scopo di individuare delle relazioni significative. Variabile Una variabile è una qualsiasi proprietà di un evento reale che sia misurabile Variabili dipendenti (outcome variables) Aspetti potenzialmente influenzabili; Sono le misure i cui valori costituiscono i risultati dello studio, cioè tutti gli aspetti che vengono misurati nella ricerca, ma non controllati direttamente in nessun modo, quindi possono assumere qualsiasi valore. Si chiamano dipendenti perchè le variazioni in queste misure “dipendono” da altri fattori = le variabili dipendenti assumono dei valori in funzione di altri fattori. L’obiettivo del ricercatore è individuare quali sono questi fattori che fanno variare i valori delle variabili dipendenti. Se non c’è possibilità di variazione la ricerca non ha motivo di essere condotta.Non essendo possibile controllarle, sono lasciate libere di assumere un qualsiasi valore che viene semplicemente registrato (secondo appropriate operazioni di misura). Sono una misura del comportamento del soggetto (del fenomeno osservato) e per tale motivo vengono chiamate anche variabili osservate. Variabili indipendenti (fattori) variabile che si ipotizza abbia un’influenza; È rappresentata da quegli aspetti di cui si intende indagare il ruolo rispetto al variare della variabile dipendente. Tali variabili sono sotto il controllo del ricercatore in quanto a priori bisogna stabilire dei valori diversi perché solo stabilendo dei valori diversi si può vedere se questi influenzano in modo diverso i valori che si ottengono nella variabile dipendente, altrimenti non si può vedere se c’è un’influenza. I loro valori sono quindi sempre prestabiliti, anziché essere generati come risultati che si ottengono sulla variabile dipendente: vengono manipolate (direttamente o indirettamente) in modo tale da far loro assumere valori diversi in diversi sotto- insiemi di osservazioni. L’obiettivo del ricercatore è determinare se le variabili indipendenti oggetto della ricerca (di disegno) sono responsabili delle variazioni osservate nella variabile dipendente. Se non c’è variazione non è possibile determinare se quei fattori hanno un qualche effetto sulle variabili dipendenti. Variabili manipolabili vs Le variabili non manipolabili sono tutte le variabili del soggetto, ovvero proprietà intrinseche dell’individuo che non possono essere manipolate sperimentalmente, caratteristiche che sono pre-esistenti alla ricerca (es. 2 variabili non manipolabili genere, età, nascita a termine o pretermine, patologie)→con queste variabili non si può scegliere e definire un valore e assegnarlo, ma può essere scelto nella realtà (es. se si vogliono 100 soggetti maschi, non possono essere estratti casualmente, ma devono essere selezionati) → selezione di determinati valori già presenti nei soggetti che li contraddistinguono. Ci sono poi altre variabili che, sebbene sarebbero sperimentalmente manipolabili in linea teorica e quindi si potrebbe intervenire direttamente (es. fruizione televisiva, deprivazione materna, malnutrizione), nella realtà queste caratteristiche non costituiscono mai l’oggetto di una manipolazione diretta e i soggetti vengono quindi naturalmente assegnati ai diversi livelli della variabile stessa → queste variabili saranno comunque delle variabili indipendenti perché sono quelle di cui vogliamo scoprire l’effetto sulla variabile osservata, ma i valori saranno già selezionati da valori reali di cui si dispone nella popolazione di riferimento. I valori della variabile indipendenti si chiamano livelli e deve avere Almeno due livelli. Campionamento I gruppi di partecipanti sarebbero rappresentativi della popolazione solamente se si costituiscono selezionando casualmente i partecipanti dalla popolazione di riferimento: il campionamento si ha quando ogni individuo appartenente a quella popolazione di riferimento ha la stessa probabilità dell’altro di far parte dei partecipanti finali. Solamente in questo caso, si possono generalizzare i risultati alla popolazione di riferimento. Il campionamento deve rispettare una certa numerosità rispetto alla popolazione di riferimento perché solo così si può dire che grazie alla scelta causale e alla numerosità si può dire di avere rappresentato tutte le possibili variazioni del fenomeno così come si presenta nella popolazione di riferimento Controllo 3 tipi di controllo che si devono garantire all’interno di un disengo di ricerca: 1. controllo che si deve garantire sulle variabili indipendenti (= variabili di disegno) = riproduzione costante dei livelli e dei valori delle variabili indipendenti→questo vuol dire che nel momento in cui le variabili indipendenti sono state manipolate dal ricercatore in modo tale da garantire alcuni valori specifici (= livelli), questi valori e tutta la procedura che si utilizza per assegnare questi valori, devono mantenersi tali per tutti i partecipanti 2. controllo su tutti quei fattori del setting sperimentale, della situazione e del contesto sperimentale, e dunque anche della procedura, che in qualche modo potrebbero avere un’influenza sulle variabili osservate nel momento in cui non sono controllate → tutto ciò che accompagna la somministrazione dei livelli deve essere mantenuto costante per tutti i partecipanti; questo 5 Validità esterna Fa riferimento alla possibilità di una ricerca di generalizzare i risultati ottenuti ad altri partecipanti, ad altre situazioni e ad altri comportamenti che possono rappresentare le stesse variabili che si sta studiando. Se si ipotizza che cambiando uno degli elementi della ricerca (i partecipanti, il setting, il tempo di raccolta dei dati, lo sperimentatore che conduce la ricerca, con il materiale che si utilizza, ecc), non si possono ottenere gli stessi risultati, la validità esterna inizia a diminuire. Validità di costrutto La validità di costrutto ha a che fare con l’accuratezza teorica, cioè con l’accuratezza inerente la spiegazione delle relazioni che sono state o meno riscontrate. Di conseguenza, si assume che la ricerca gode di una buona validità interna e che non ci sono elementi particolarmente critici; ci si sposta quindi sulla possibilità di un’interpretazione dei risultati delle relazioni alternativa dal punto di vista teorico→se dal punto di vista teorico si hanno delle spiegazioni alternative rispetto quelle che hanno guidato la progettazione, allora la validità di costrutto della ricerca diminuisce. Se si immagina che ci sia qualcosa di teoricamente plausibile che potrebbe concordare con i risultati, allora vuol dire che la validità di costrutto della ricerca diminuisce. Disegno sperimentale Il disegno sperimentale deve soddisfare la condizione ideale, quindi 1. ci deve essere almeno una variabile indipendente/di disegno/fattore con almeno due valori/livelli per il principio di variabilità che è necessario per condurre le ricerche e che deve essere associato a tutte le variabili. Inoltre, nel disegno sperimentale queste variabili indipendenti devono essere direttamente manipolabili dallo sperimentatore, quindi lo sperimentatore fa assumere a queste caratteristiche almeno due valori 2. il controllo sulle variabili estranee avviene sempre attraverso l’assegnazione randomizzata dei partecipanti ai diversi livelli della variabile indipendente; questo fa sì che in una condizione minima ci siano il gruppo di controllo e il gruppo sperimentale, ovvero che i partecipanti dei due gruppi sono sottoposti a due valori diversi rispetto a quello che è il fattore OPPURE tutti i soggetti sono sottoposti a tutte le condizioni in ordine casuale o controbilanciato à (1) e (2) massimizzano la possibilità di spiegare gli effetti riscontrati sulla variabile osservata solo in funzione delle manipolazioni apportate perché è stato controllato tutto il possibile. Questa massimizzazione, che allora esclude la possibile influenza di fattori estranei, è quella che permette di interpretare le eventuali associazioni e relazioni osservate in termini di causa-effetto. Disegno quasi sperimentale Nel disegno quasi sperimentale c’è la soddisfazione della variabile indipendente che deve essere direttamente manipolabile, ma manca 6 l’assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi, quindi manca il controllo attraverso randomizzazione. Disegno pre- sperimentale In questo caso, manca l’assegnazione casuale dei partecipanti a dei gruppi perché non è possibile perché la variabile indipendente scelta non è direttamente manipolabile, ma i suoi valori sono pre esistenti e quindi solo selezionabili (es. variabili intrinseche dell’individuo). Anche in questo caso quindi ci si allontana dal controllo e più ci si allontana dal controllo più non si possono individuare rapporti certi di causa-effetto. Confronto between subjects tra i gruppi, tra gruppi diversi di soggetti→nel caso in cui l’intenzione sia quella di procedere con un confronto tra i soggetti, allora ogni singolo partecipante viene assegnato a un gruppo diverso definito da uno dei livelli della variabile di disegno perché questi gruppi diversi vanno a rappresentare di volta in volta livelli diversi della variabile di disegno; quando si ipotizza un confronto tra gruppi per verificare i possibili effetti della variabile indipendenti, significa che i diversi valori indicati per la variabile indipendente saranno associati a gruppi diversi di partecipanti. Questo comporterà nelle analisi che avremo un solo valore per ogni individuo rispetto a quella variabile indipendente perché ogni individuo è associato a un livello Confonto within subjects Entro i soggetti, tra prestazioni ripetute degli stessi soggetti→il confronto non viene più fatto tra partecipanti diversi, ma tra le prestazioni diverse all’interno dello stesso gruppo di partecipanti (situazione migliore che garantisce equivalenza); ogni prova o gruppo di prove a cui il soggetto è sottoposto rappresenta un diverso livello della variabile di disegno; quando andremo a procedere con le analisi, per ogni partecipante utilizzeremo più dati perché ci sarà un dato per ogni partecipante in corrispondenza di ciascun livello della variabile indipendente perché i livelli in questo caso non costituiscono dei gruppi, ma delle prove/condizioni ripetute sullo stesso soggetto. VANTAGGI: • la numerosità totale necessaria per un confronto within è inferiore allo stesso tipo di confronto basato sull’analisi between. • Equivalenza dei soggetti: e differenze individuali non incidono perché vengono mantenute costanti per tutti i livelli. Il confronto within permette di controllare massimamente questo tipo di controllo nella ricerca. SVANTAGGI: possibile effetto dell’ordine delle prove perché ai partecipanti vengono fatte diverse richieste e l’ordine con cui queste condizioni vengono presentate può incidere sulla varianza che assumono i valori della variabile dipendente, indipendentemente dalla varianza determinata dai livelli della variabile indipendente. 7 Questi effetti sono di due tipi o modificazioni sistematiche (= che troviamo in tutti i partecipanti) della risposta nel passaggio dalle risposte fornite nella prima condizione rispetto a quelle fornite in fase finale: questi effetti possono essere sia a valenza positiva (es. esperienza della prova porta a miglioramento, come familiarizzazione con sperimentatore/contesto) che negativa (es. affaticamento dei neonati porta a un peggioramento sistematico comune che fa pensare a un decremento nella prestazione)→queste modificazioni sistematiche dipendono quindi dalla posizione ordinale. Questo si può testare facilmente perché si dovrebbe ottenere una curva lineare o carry-over effect→le variazioni a cui possiamo assistere non dipendendo dalla posizione ordinale, ma dall’interazione delle prove tra di loro: le prove hanno effetto di interazioni diverse a seconda dell’ordine con cui vengono presentate. L’effetto è quindi imprevedibile. Il controllo within si usa quando: o nella ricerca si intendono indagare le possibili associazioni o inter-associazioni tra due o più misure o il modo in cui una prestazione, nello steso individuo, può essere legata alle condizioni in cui la valutazione viene effettuata. o la variabilità interindividuale nel comportamento che viene registrato è elevata e quindi la massima minaccia nel disegno di ricerca è rappresentata dalle differenze individuali, queste devono essere tenute sotto controllo, quindi è meglio mantenere uno stesso gruppo di partecipanti in quanto le differenze individuali saranno sempre le stesse e il loro peso è quindi costante, quindi gli effetti che si oottengono non possono che essere dati dai livelli della variabile indipendente. Esistono anche condizioni in cui il confronto within non può essere preso in considerazione. In termini generali, non è utilizzabile quando la partecipazione a una condizione provoca delle trasformazioni nei partecipanti stessi che non sono in alcun modo annullabili. Disegno one group pretest-posttest deisgn Quando una condizione specifica può generare degli effetti (in genere dei miglioramenti) su una variabile osservata. Generalmente, in molti casi, le ricerche di questo tipo vengono condotte con questa tipologia di disegno: abbiamo un gruppo di partecipanti a cui potremmo misurare la memoria a breve termine al t1, facciamo fare esercizi di rievocazione sub vocalica e poi quando abbiamo ritenuto che 10 È importante stabilire quante rilevazioni fare e a che distanza di tempo. Come facciamo a scegliere l’intervallo temporale apprezzabile? → Apprezzabile = sufficiente per garantire la rilevazione delle trasformazioni e dei cambiamenti che ipotizziamo esserci. Dobbiamo tenere in considerazione due questioni fondamentali - cambiamenti continui e discontinui o continuo = poche osservazioni distanziate nel tempo→in questo caso si ipotizza una curva lineare, quindi sia che venga studiata all’origine sia che venga studiata dopo, in mezzo l’andamento è sempre quello o discontinuo = molte osservazioni ravvicinate temporalmente→per cogliere dove i cambiamenti aumentano o diminuiscono sono necessarie tante e ravvicinate rilevazioni - fase dello sviluppo in cui si colloca la ricerca→nella prima infanzia i cambiamenti sono maggiori, ravvicinati, veloci (nel corso del primo anno di vita l’intervallo apprezzabile = anche 1 mese), mentre man mano che l’individuo cresce i cambiamenti diventano sempre meno frequenti quindi ci vuole più tempo per rilevarli→più i bambini sono piccoli più sono necessarie rilevazioni maggiori e ravvicinate. Per tutte queste caratteristiche, i disegni longitudinali sono gli unici che in questo ambito di studio permettono di studiare effettivamente i cambiamenti legati all’età (age changes), in quanto forniscono una misura diretta del cambiamento che è diverso da individuo a individuo. Gli studi longitudinali sono gli unici che permettono o indagare e individuare quali possono essere gli antecedenti di comportamenti successivi più complessi; o di studiare lo sviluppo intraindividuale; o individuare l’evoluzione di forme primitive e forme mature, ovvero l’evoluzione di manifestazioni comportamentali molto complessi o studiare come cambiano le relazioni nel corso del tempo tra abilità comportamentali differenti o in ottica anche di intervento sono molto importanti tutte le conoscenze in termini di stabilità individuale del comportamento identificazione dei fattori di rischio, i quali sottendono la questione della continuità/stabilità Disegni trasversali Il cambiamento viene studiato confrontando le prestazioni di diversi gruppi di partecipanti connotati da età diverse. Possiamo quindi considerare il disegno trasversale come un caso particolare di disegno con confronto between: i livelli della variabile età vanno a costituire gruppi differenti. 11 Non forniscono una misura diretta del cambiamento perché non sono una misura del cambiamento legato all’età, ma sono una misura delle differenze legate all’età (age differences) perchè è come se conducessimo un disegno pre sperimentale in quanto l’età (variabile di disegno) assume valori diversi in gruppi diversi e andiamo a vedere l’influenza in termini di differenze sulla variabile osservata. I disegni trasversali sono utili quando o abbiamo già a disposizione la sequenza evolutiva con la quale un fenomeno che stiamo indagando si modifica nel corso del tempo, per approfondire il fenomeno in modo focalizzato e/o più esteso o si è interessati all’indagine di possibili cambiamenti di un fenomeno che non è stato particolarmente indagato→ i dati raccolti tramite un disegno trasversale indicano se in quella fase di sviluppo preso in considerazione ci sono dei cambiamenti. Limiti del disegno longitudinale o difficoltà pratiche → ci sono elevati costi in termini di tempo e risorse o gruppo di partecipante non rappresentativo → la numerosità è sempre molto scarsa perché un disegno longitudinale è dispendioso in termini di tempo e risorse non solo per chi lo progetta, ma anche per i partecipanti perché si chiede un impegno prolungato nel tempo. o drop-out selettivo; o obsolescenza delle misure; o effetti della ripetizione della misurazione Limiti del disegno trasversale o gruppi non equivalenti; o drop-out selettivo → nel disegno trasversale fa riferimento a un abbandono selettivo della ricerca all’interno di uno o più gruppi che non si verifica in modo equivalente in tutti i gruppi. Limiti che hanno in comune entrambe le tipologie di disegni o problema dell’equivalenza delle misure→i bambini hanno età diverse = nel momento in cui abbiamo la necessità di applicare strumenti e/o prove standardizzate diverse in quanto si applicano a bambini di età diverse, bisogna essere certi che lo strumento misuri esattamente quello che abbiamo sempre misurato o limitazione a una singola coorte (longitudinale)/possibile effetto confondente della coorte (trasversale)→per coorte si fa riferimento alla data di nascita Disegni correlazionali disegni non sperimentali. In questo tipo di disegno di ricerca, l’aspetto fondamentale è che non è presente alcuna variabile che viene in qualche modo manipolata dal ricercatore. Nessuna delle variabili 12 operazionalizzate all’interno della ricerca non sono né direttamente né indirettamente manipolate, quindi i livelli non sono predefiniti. Significa che rispetto alle variabili indentificate all’interno del disegno di ricerca, i valori naturali che le variabili assumono indipendentemente dell’intervento dello sperimentatore all’interno del disegno di ricerca ad essa associati vengono semplicemente registrati. In questo disegno ci troviamo di fronte a variabili che sono esclusivamente di tipo osservato, i cui valori vengono registrati e costituiscono in qualche modo i dati che raccogliamo, ed eventualmente a variabili estranee che vengono controllate. Nei disegni correlazionali le variabili dipendenti devono essere sempre almeno due. Nei correlazionali non ci possono essere confronti between o within, in quanto non ci sono variabili indipendenti. il fine ultimo non può che essere se queste variabili identificate covariano: al variare dei valori che si associato a una variabile variano anche i valori associati all’altra/e = associazione. Nel disegno correlazionale qualsiasi sia il tipo di relazione che riscontriamo tra le variabili oggetto di indagine, non potrà mai essere interpretata in termini di causa-effetto Operazionalizzare Operazionalizzare significa tradurre in una forma chiara, definita, specifica e misurabile i costrutti. Il processo di operazionalizzazione può essere inteso come definizione operativa che per ogni variabile definisce quali sono le procedure specifiche che in quello studio specifico verranno messe in atto per misurare le variabili stesse. In altre parole, questo significa anche che rispetto alle variabili possiamo analizzare e descrivere queste variabili sia a un livello concettuale, sia a un livello operativo: per le stesse variabili dovremmo essere in grado di stabilire qual è la variabile concettuale e la relativa variabile operativa e ciò che ci permette di individuare il nesso tra le due è la definizione operazionale che permette di individuare il significato specifico del concetto. Per uno stesso costrutto possiamo disporre di diverse variabili operative. Una variabile concettuale può essere rappresentata da diverse variabili operative a seconda della definizione operazionale che scegliamo. Dimensione overt/covert l’oggetto target della misurazione è un comportamento manifesto o meno? 15 o campionamento basato su una scansione veloce e sequenziale di tutti gli individui presenti (= scan sampling), È quindi una scansione veloce. Il tipo di dato che si può raccogliere e rilevare in termini di livello di specificità, riguarda solo la rilevazione della comparsa di un comportamento (senza entrare nel dettaglio, no qualità); questo va bene, a patto che il comportamento in natura sia molto frequente. o campionamento basato sull’individuo che manifesta un determinato comportamento (= behaviour sampling)→prevede un cambio di bersaglio che non è più l’individuo, bensì il comportamento. È un campionamento che si basa sull’individuazione del partecipante che produce il comportamento target in quel momento, quindi siamo guidati nella rilevazione non dai bambini, ma abbiamo tutti sotto controllo ma chi produce il comportamento diventa l’oggetto dell’osservazione. Questa strategia, che prevede una modifica della natura del bersaglio (dall’individuo al comportamento), ha senso nei casi in cui i comportamenti a cui siamo interessati hanno una frequenza molto bassa oppure si manifestano con una comparsa molto irregolare e non continua L’ambiente in cui osservare Una prima distinzione importante è tra • ambiente = caratteristiche fisiche del contesto in cui si verificano alcune condizioni→ unità di luogo e di tempo all’interno della quale si verificano alcune condizioni • situazione = caratteristiche legate ad elementi significati per il partecipante dal punto di vista psicologico (es. caratteristiche che facilitano la produzione di un comportamento) Per quanto riguarda l’ambiente, possiamo generare una classificazione dicotomica distinguendo o ambiente naturale, di vita quotidiana del bambino o ambiente artificiale che generalmente il bambino non esperisce Per quanto riguarda la situazione, possiamo generare una classificazione dicotomica distinguendo o situazioni strutturata da parte dell’osservatore o situazione non strutturata da parte dell’osservatore Questo dà origine a queste quattro possibilità 1. ambiente naturale senza alcuna strutturazione di particolari condizioni (osserviamo il bambino presso la sua casa senza portare materiali particolari, senza 16 chiedere ai genitori di predisporre il contesto in un modo particolare e senza dare indicazioni particolari) ; 2. ambiente artificiale senza alcuna strutturazione di particolari condizioni (osserviamo il bambino presso il laboratorio facendo portare ai genitori i giocattoli che vogliono); 3. ambiente naturale con particolari strutturazioni (osserviamo il bambino presso la sua casa portando materiali particolari, chiedendo ai genitori di predisporre il contesto in un modo particolare e dando indicazioni particolari); 4. ambiente artificiale con particolari strutturazioni (osserviamo il bambino presso il laboratorio portando materiali particolari, chiedendo ai genitori di predisporre il contesto in un modo particolare e dando indicazioni particolari→condizione creata ad hoc) La scelta dipende dall’obiettivo: bisogna cercare di pensare e ipotizzare quale sia il contesto in cui sia più probabile che si manifesti il comportamento che intendiamo rilevare. Dobbiamo essere guidati dai principi dell’osservazione e trovare un equilibrio tra la necessità di non alterare il contesto di osservazione→ chi fa osservazione è molto lontano dai disegni sperimentali perché è interessato alla possibilità di generalizzare e garantire una validità ecologica, con l’interesse volto ai processi che si verificano spontaneamente dei bambini; allo stesso tempo dobbiamo rendere le osservazioni scientifiche, quindi ripetibili e oggettive. osservazione naturalistica E’ adeguata e conviene nel momento in cui la nostra intenzione è rilevare il comportamento spontaneo nei contesti di vita quotidiana: la funzione dell’osservatore è quella descrittiva, quindi di raccogliere informazioni anche molto dettagliate rispetto a ciò che l’individuo sotto osservazione fa generalmente in contesti a lui familiari. Una delle motivazioni che spesso vengono portate a sostegno di conduzioni di osservazioni naturalistiche è relativa alla validità ecologica. Validità ecologica: capacità del ricercatore di creare delle condizioni la cui rappresentazione delle condizioni da parte del soggetto è esattamente la stessa che il ricercatore voleva creare = mettere l’individuo in una condizione che è quella che voleva creare il ricercatore e che l’individuo vive proprio in quel modo. Una validità ecologica può esserci anche in laboratorio nel momento in cui è l’ambiente migliore per creare una 17 situazione di un certo tipo e che sarebbe più difficile creare in un ambiente famigliare osservazione controllata in laboratorio È più semplice da realizzare in laboratorio perché è più semplice gestire quell’ambiente fisico controllando tutta una serie di elementi che concorrono al contesto osservativo, ma si possono fare osservazioni controllate anche in un ambiente familiare al bambino. In questo caso il controllo non è sulla variabile di disegno o sulle differenze individuali o sulla condizione sperimentale, ma è un controllo sulla variabile dipendente, creando delle situazioni che dovrebbero favorire la comparsa di quei comportamenti che noi dobbiamo rilevare = il controllo nei processi osservativi è un controllo centrato sulla variabile osservabile non nel senso che modifichiamo il comportamento in uscita dell’individuo, ma creiamo una situazione generale che dovrebbe aumentare la comparsa di manifestazione di quel comportamento. Tecniche di osservazione Per tecniche intendiamo tutte quelle procedure che dobbiamo mettere in atto nel momento in cui dobbiamo passare da ciò che si osserva alla codifica del dato osservato. Le tecniche di osservazione si distinguono molto tra di loro e possiamo pensarle come un continuum • descrizione del fenomeno osservato • classificazione del comportamento entro categorie, quantificazione molto più rigorosa. Descrizione di tipo narrativo Sono tecniche di rilevazione che hanno accompagnato i primi studi sullo sviluppo (es. rilevazioni di Piaget sui suoi figli). Le descrizioni non sono altro che dei resoconti ampi e dettagliati del fenomeno che viene osservato, il quale viene descritto esattamente così come si sta manifestando, senza restrizioni in quanto bisogno trascrivere tutto ciò che accade. Lo scopo è riprodurre gli eventi osservati in forma scritta, mantenendo l’ordine temporale e descriverli nel modo più fedeli possibile. Critiche alle descrizioni di tipo narrativo: 1. la struttura linguistica della descrizione cristallizza e differenzia ciò che nella realtà potrebbe essere un flusso continuo; 2. non è possibile descrivere tutto ciò che si deve, quindi spesso vengono compiute scelte arbitrarie non specificate: 3. soggettività = non replicabilità → è difficile ottenere due descrizioni narrative identiche 20 Le scale di valutazione si basano molto sull’interpretazione soggettiva, quindi l’osservatore deve intendere che significato reale dare rispetto a quella manifestazione comportamentale rispetto al costrutto di riferimento che vogliamo misurare. Di conseguenza, se si deve basare sull’interpretazione, la scala di valutazione è una tipologia di griglia osservativa da cui possiamo ottenere dei dati che maggiormente sono soggetti alla soggettività dell’osservatore, ma la soggettività equivale alla non attendibilità. Questo significa che dobbiamo in qualche modo controllare il livello di attendibilità tramite osservatori indipendenti. Schema di codifica Gli schemi di codifica sono costituiti da descrizioni comportamentali rispetto alle quali deve essere rilevata la comparsa di determinati comportamenti che sono predefiniti e riportati nello schema di codifica. Quello che contraddistingue lo schema di codifica è che questi comportamenti predefiniti rispetto a cui dobbiamo rilevare la comparsa, devono essere chiaramente definiti e descritti, in modo tale da facilitare la rilevazione di essi ogni qual volta una di queste descrizioni comportamentali si manifesta: a ogni descrizione comportamento deve corrispondere una definizione esatta di ciò che intendiamo per quel comportamento. All’interno delle tecniche di rilevazione di tipo osservativo, il ricorso agli schemi di codifica fa sì che la rilevazione sia molto più sistematica, affidabile e attendibile perché i controlli che possiamo effettuare sui dati sono molto maggiori. Gli schemi di codifica possono essere collocati su un continuum: • codici fisici →risposte motorie/vocali che si rilevano direttamente • codici sociali → tutte le descrizioni comportamentali che richiedono un livello di interpretazione/inferenza da parte dell’osservatore poiché non è qualcosa che vediamo (sono quindi dei codici interpretativi) Quando i codici si avvicinano a quelli di tipo fisico, parliamo di schemi di codifica costituiti da categorie/codici molecolari o microanalitici che fanno riferimento a comportamenti chiaramente definiti. In tutti i casi in cui le categorie si avvicinano ai codici sociali diventano molari o macroanalitici in quanto l’osservatore deve interpretare una costellazione di risposte motorie/vocali. 21 Inoltre gli schemi di codifica si possono distinguere in sistemi categoriali, caratterizzati dalla presenza di categorie mutualmente esclusive che consentono di segmentare il flusso comportamentale in unità diverse e successive (ciò che noi osserviamo può rientrare in un preciso momento in una sola categoria e non in un’altra); e sistemi di caratteristiche distintive, costituiti da categorie co-occorenti che permettono di segmentare il flusso comportamentale in unità diverse che si verificano simultaneamente. Un altro aspetto importante è riferito all’esaustività o meno delle categorie che concorrono a costituire lo schema di codifica nel suo complesso. Se lo schema di codifica è esaustivo, questo implica che in qualsiasi momento nel corso dell’osservazione, qualsiasi sia la manifestazione che stiamo rilevando, questa può essere codificata tramite uno dei codici che costituiscono lo schema→abbiamo sempre una categoria per ciascuna manifestazione comportamentale che possiamo osservare direttamente in uno specifico intervallo di tempo Requisiti ogni categoria deve essere sempre (indipendentemente dall’ampiezza di unità di analisi) accompagnata da una definizione chiara e univoca + grado di omogeneità che deve intercorrere tra le diverse descrizioni comportamentali che formano lo schema di codifica→all’interno di uno schema di codifica, le categorie non devono collocarsi a livelli di ampiezza dell’unità di analisi differenti: uno stesso schema di codifica non può avere categorie molecolari affiancato a categorie di tipo molari. Strategie di rilevazione di tipo osservativo Nel momento in cui abbiamo individuato lo schema di codifica da utilizzare, dobbiamo scegliere le strategie di applicazione/rilevazione = modo in cui lo schema di codifica viene applicato al comportamento in corso, estraendo da esso valori numerici che possono essere usati per le analisi successive. Dall’applicazione dello schema di codifica avremo poi dei dati su cui faremo le analisi. Le strategie di rilevazione si classificano sulla base di due aspetti: (1) unità di codifica per rilevare o classificare ➔ degli eventi ➔ degli intervalli di tempo (2) modalità di applicazione che può essere • codifica continua→ applico gli schemi di codifica rilevando e codificando tutti gli eventi o intervallo di tempo uno dopo l’altro in maniera continua; 22 • codifica intermittente →applico gli schemi di codifica rilevando e codificando tutti gli eventi o intervallo di tempo a volte sì a volte no Rilevazione per eventi Una tipologia di osservazione di tipo continuo è la rilevazione per eventi (le unità di analisi sono gli eventi e non gli intervalli temporali). Il verificarsi di un determinato comportamento, preselezionato dal ricercatore, fa scattare la codifica. Può presentarsi in due varianti: CODIFICA CONTINUA DI EVENTI SENZA INFORMAZIONI TEMPORALI→ è il tipo di applicazione di uno schema di codifica più semplice e diretto. Il compito dell’osservatore è rilevare tutti i comportamenti previsti dallo schema di codifica e che quindi possono essere classificati dalle rispettive categorie che costituiscono lo schema di codifica CODIFICA CONTINUA DI EVENTI CON INFORMAZIONI TEMPORALI → è una rilevazione continua basata su eventi con informazioni temporali rispetto agli eventi che stiamo osservando e consente di ottenere un maggior numero di informazioni. Abbiamo informazioni sulla frequenza e sulla durata di ogni singolo evento. L’osservatore quindi non deve solo rilevare il comportamento, ma deve anche rilevare sia la frequenza sia la durata degli eventi e quando si verifica, in qualsiasi momento dobbiamo assegnare al comportamento anche quando esso inizia e quando esso termina. Questa strategia si usa solitamente con macro categorie o con comportamenti poco frequenti poiché è più semplice indicare l’inizio e la fine. Misure codifica continua di eventi SENZA info temporali 1. Frequenza assoluta: Nr volte evento 2. Frequenza proporzionale rispetto T osservazione: F. Assoluta/durata osservazione à si calcola solo quando le osservazioni hanno durate diverse. 3. Percentuale comparsa (probabilità semplice):(F. assoluta di un evento/ frequenza totale di tutti gli eventi) x 100 Misure codifica continua di eventi CON info temporali 1. Frequenza assoluta: Nr volte evento 2. Frequenza proporzionale rispetto T osservazione: F. Assoluta/durata osservazione 3. Percentuale comparsa:(F.assoluta/totale ev)x100 4. Tempo totale di comparsa: somma di tutti i secondi in cui è stata rilevata presenza comportamento. 5. Durata media comportamento: Tempo totale comportamento/ freq. assoluta 25 • l'accuratezza (confronto con un criterio) → è l'aspetto più controllabile, per cui noi abbiamo degli indici che vanno sempre considerati e riportati. Dobbiamo preoccuparci di avere una informazione su quanto quelle rilevazioni coincidono con quello che viene definito un protocollo criterio, ovvero un protocollo di osservazione, rilevazione e classificazione che viene prodotto da un osservatore esperto e di conseguenza quanto più i protocolli si avvicinano a questo protocollo criterio, tanto più possiamo ritenere il dato affidabile. SCHEMA RIASSUNTIVO Valutare accordo tra osservatori indipendenti a partire da una codifica DI EVENTI 1) FASE DI ALLINEAMENTO 2) Percentuale di accordo sulla comparsa= accordi / accordi + disaccordi x 100 3) Se c’è una classificazione degli eventi (più codici, schema multicategoriale)à accordo relativo alla classificazione degli eventi • Calcolo la percentuale di accordo à accordi/accordi + disaccordi x 100 (considerando quante volte hanno messo lo stesso codice e quante codice diverso) = Po • Calcolo Pc (proporzione di accordi dovuti al caso)à somma delle probabilità di accordo casuale di ogni singola categori • K di Cohen: 26 Accordo sulla classificazione e k di Cohen Si disegna la matrice di confusione, si sommano gli accordi (aa+ bb+cc..)/ totale eventi rilevati (accordi + disaccordi) Pc: (0.3x 0.3) + (0.3 x0.5) + (0.4 x 0.2) Valutare accordo tra osservatori indipendenti a partire da una codifica DI INTERVALLI TEMPORALI (COMPARSA) Compito dell’osservatore è quello di rilevare la comparsa o meno di un singolo comportamento 1. INDICE S-I (Scored Intervals) = N accordi / N accordi + disaccordi 2. INDICE U-I (Unscored Intervals) = N Accordo non comparsa/ N Accordi non comparsa + disaccordo 3. INDICE IxI (Interval by Interval) = Accordo su comparsa + non comparsa / Accordi + disaccordi 27 4. INDICE C1 / C2 (sulle frequenze totali) Osservatore 1 = c’è un comportamento osservatore 2= c’è un comportamento Numero inferiore a denominatore Valutare accordo tra osservatori indipendenti a partire da una codifica DI INTERVALLI TEMPORALI (SCHEMA DI CODIFICA MULTICATEGORIALE) compito dell’osservatore è quello di classificare ogni intervallo temporale sulla base di uno schema di codifica multicategoriale (deve essere esaustivo, con categorie mutualmente escludentesi) MATRICE DI CONFUSIONE + K DI COHEN Fattori che influenzano l’affidabilità delle rilevazioni 1. Conoscenza delle ipotesi sperimentali: è un aspetto che non riguarda solo l’osservazione, ma anche le rilevazioni strumentali. Questo vuol dire che chi è a conoscenza delle ipotesi sperimentali, quindi lo sperimentatore o chi ha progettato la ricerca, può sia direttamente che indirettamente influenzare la misurazione e quindi, in ultima in analisi, i risultati della ricerca nella direzione attesa; 2. Complessità della codifica. Per complessità ci si riferisce a tutto il processo di osservazione e non solo il momento della rilevazione della codifica: si intende il numero di discriminazioni che nel processo osservativo l’osservatore deve compiere durante una sessione di raccolta dati. Più la situazione o lo strumento sono complessi, più è probabile che le abilità legate a 30 età successiva, quindi sono in grado di predire quello che sarà lo sviluppo successivo rispetto al comportamento oggetto di indagine. Limiti: i genitori (ma anche altri adulti di riferimento) possono essere degli osservatori non attendibili perché incorrono in due tipi di errori 1. Errore casuale, ad esempio non possiamo presupporre che tutti gli adulti di riferimento possiedano un quadro normativo dello sviluppo del bambino che è quello a cui noi facciamo riferimento; 2. Errore sistematico: Quello che emerge dalla letteratura e dagli studi che hanno cercato di verificare il grado di attendibilità dell’osservazione indiretta, è che spesso i genitori possano fornire delle risposte distorte rispetto al comportamento spontaneo del bambino alla luce di biases che possono essere sia positivi che negativi: la distorsione di giudizio può dunque andare verso a una sottostima o sovrastima della capacità del bambino. Essendo sistematica, questi biases sono costanti e sono associati a delle caratteristiche dei genitori stessi che contraddistinguono alcuni genitori e non altri (il più comune è il livello socio- economico/culturale) à mediamente i genitori possano essere considerati degli osservatori affidabili e attendibili e dei bravi osservatori, ma a patto che il giudizio non riguardi il proprio figlio. à studio del 2000 di Cassiba, Van Ijzendoorn e D’odorico che ha dedicato parte del lavoro a verificare il grado di affidabilità tra giudici diversi nell’ambito dello studio del legame di attaccamento Report dei genitori vs l’osservazione diretta 1. sicuramene quando il costrutto che misuriamo tramite l’osservazione diretta non è centrale alla richiesta: se abbiamo un progetto rispetto al quale misuriamo la variabile x e y però vorremmo controllare un dato comportamento (es. livello di capacità comunicativa linguistica del bambino) perché pensiamo che potrebbe influenzare i risultati, non facciamo l’osservazione diretta, ma si dà un questionario e lo riteniamo sufficiente per verificare e controllare questo aspetto; 2. quando parte della ricerca vuole fornire informazioni sull’associazione tra metodi diretti e indiretti 3. se il progetto prevede delle indagini di larga scala, dove è inimmaginabile usare l’osservazione diretta o prove strutturate Misurazione del temperamento Il temperamento è un costrutto abbastanza recente sia per l’interesse di natura teorica per i fattori precoci e/o costituzionali della personalità, trovare pilastri su cui si forma la personalità in età adulta, sia per l’interesse motivato da aspetti di natura clinica e applicativa per andare 31 a verificare quali aspetti temperamentali possono essere associati a difficoltà di ordine comportamentale o allo sviluppo patologico. A partire dai diversi modelli che hanno fornito una spiegazione e definizione di “temperamento” vediamo come esso coinvolga sostanzialmente tre grandi aree del comportamento • emozioni→ positività vs negatività del tono emotivo in generale, tipo di risposte emotive rispetto a condizioni nuove o espressione emotiva rispetto a stati interni (fame, dolore...) • attenzione → distraibilità, grado di consolabilità in caso di stress • attività motoria → vigore, frequenza e autoregolazione dell’attività con cui gli individui producono i comportamenti di tipo motorio ➔queste tre aree, più di altri, rientrano in tutti i modelli considerati e quindi possiamo ritenerli alla base del temperamento. Modello di Thomas e Cess Il modello di Thomas e Cess sul temperamento intende il temperamento come una terza componente del comportamento, ovvero la componente stilistica. I bambini possono differirsi per o livello di abilità = che comportamento produce un bambino à che cosa fa? o livello di motivazione = motivazione sottesa a un determinato comportamento à perché lo fa? o modalità/stile con cui ognuno mette in atto un comportamentoà come lo fa? (temperamento) Thomas e Chess hanno condotto una ricerca longitudinale trentennale il cui scopo era individuare le dimensioni costituenti il temperamento e il loro significato funzionale per uno sviluppo tipico o deviante. Dopo aver individuato 9 dimensioni che secondo loro sono in qualche modo quantificabili, Thomas e Chess individuano tre grandi costellazioni di tratti (attività motoria, emozioni, attenzione), di attributi, che a loro avviso sono quelle possono favorire piuttosto che sfavorire l’adattamento di ciascun bambino al proprio ambiente. Queste tre costellazioni non includono tutte le nove dimensioni che hanno individuato, me ne individuano cinque che fanno riferimento alla dimensione di • ritmicità • approccio • adattabilità • intensità • umore 32 A seconda di come questi tratti temperamentali si polarizzano, si distribuiscono, gli autori sostengono che è possibile individuare tre tipologie di temperamento: • temperamento facile → rispetto al gruppo di partenza, rappresentano circa il 40% dei bambini osservati, che si caratterizzano per regolarità delle funzioni biologiche, prevalenza di risposte positive di approccio a persone e a situazioni nuove, rapida adattabilità ai cambiamenti, presentano umore prevalentemente positivo, livello di intensità delle risposte non particolarmente elevato • temperamento difficile → rispetto al gruppo di partenza, rappresentano circa il 10% dei bambini osservati, e sono la polarità opposta del temperamento facile; questi bambini si caratterizzano per irregolarità delle funzioni biologiche, prevalenza di risposte di ritiro di fronte a situazioni nuove, lentezza nell’adattarsi ai cambiamenti, umore prevalentemente negativo, risposte di intensità elevata • temperamento “lento a scaldarsi” (a lenta attivazione) → rispetto al gruppo di partenza, rappresentano circa il 15% dei bambini osservati, e si distinguono per una costellazione diversa in quanto sono caratterizzati da alcune polarizzazioni che li accomunano ai bambini con temperamento difficili, ma rispetto ad altri tratti temperamentali manifestano delle polarità che si avvicinano a quelli dei bambini dal temperamento facile. Questi bambini sono caratterizzati da una tendenza a ritirarsi di fronte a situazioni/persone nuove, lentezza nell’adattarsi ai cambiamenti, ma le reazioni di intensità appaiono moderata e la regolarità dei ritmi biologici sono meno irregolari di quanto riscontrato nei bambini dal temperamento difficili; è come se questi bambini abbiano bisogno di un po’ più di tempo per adattarsi rispetto alle caratteristiche dell’ambiente QUIT- questionario italiano del temperamento Le traduzioni e validazioni dei questionari americani sulla base del modello teorico di Thomas e Chess hanno dato risultati non soddisfacenti sul piano psicometria e piano pratico. La necessità di strumenti semplici e affidabili che ponessero l’attenzione di famiglie e insegnanti sulle difficoltà di adattamento del bambino ha portato allo sviluppo di uno strumento nuovo. Sono disponibili 4 questionari (suddivisi per fascia d’età:1-12 / 12-36 / 3-6 / 7-11) che fanno riferimento al medesimo costrutto teorico. Ogni questionario indaga il comportamento usuale del bambino in 3 diversi contesti (il bambino con gli altri; il bambino che gioca; ilbambino di fronte alla novità - a 3 anni sostituito bambino di fronte ad un compito) tramite una serie di item che descrivono il comportamento del bambino. Ciascun item descrive il comportamento del b. facendo riferimento ad aspetti quali la frequenza, l’intensità, la durata, la velocità con cui si innesca la reazione comportamentale e la sensibilità all’interferenza stessa 35 DYADIC RELATIONSHIP Q-SET (DRQ) (Park e Waters, 1989) È uno strumento creato per descrivere le interazioni di diadi di bambini (età prescolare e scolare) focalizzando l’attenzione sulla diade come unità di osservazione piuttosto che sul singolo individuo; possiamo ottenere, per ciascuna diade osservata, una valutazione globale sulla qualità degli scambi interattivi. Inizialmente era costituito da 81 item, ma a seguite di una revisione è stato ridotto a 55 item (versione attuale). Per costruirlo gli autori sono partiti da un’osservazione diretta: diverse coppie di bambini impegnati nel gioco libero. Gli 81 item della prima versione erano suddivisi in 8 macrocategorie (orientamento sociale positivo, coesione, armonia, controllo, responsività, apertura di sé, tempo di gioco, gioco coordinato), ognuna delle quali permetteva di indagare un aspetto diverso della relazione tra bambini. Osservare le diadi in un contesto di gioco: -strutturare la situazione osservativa (set giochi) -no intervento osservatore -videoregistrare -durata 50 min, suddivisibili in due incontri da 30 min Procedura ordinamento Q-set suddivisione dei 55 item in 7 gruppi in base al grado di somiglianza tra i comportamenti descritti e quelli osservati (distribuzione forzata unimodale). Dopo l’ordinamento del Q-set, si attribuzione un punteggio agli item sulla base del valore corrispondente al gruppo in cui sono stati inseriti. Dopo di che si confronta la distribuzione dei valori ottenuti con la distribuzione criterio per ottenere l’indice di correlazione, il quale esprime la qualità dell’interazione diadica. Il criterio italiano va utilizzato solo per la valutazione delle relazioni amicali, non di interazione generale, nei bambini in età di scuola dell’infanzia perché questa era la consegna data in origine ai giudici. Tecniche sociometriche Insieme di metodi utili a misurare le relazioni positive o negative che si sono instaurate all’interno di un gruppo di persone. Presuppongono la capacità di ogni componente del gruppo di valutare gli altri membri in relazione ad alcune specifiche caratteristiche o competenze. (J. Moreno, 1934). Le tecniche sociometriche ci permettono di individuare lo status sociometrico o posizione sociale che ciascun individuo occupa all’interno 36 di quel gruppo di appartenenza specifico. Dalla posizione sociale di un individuo si può desumere indirettamente il suo livello di competenza sociale. Gli studi testimoniano la relazione tra: - esser rifiutati dai pari e presenza basso livello abilità sociale in infanzia r - rifiuto sociale precoce e manifestazioni di disadattamento in età successive - esser popolare e presenza comportamenti di buon adattamento psicosociale Le tecniche sociometriche permettono di ricavare indici diversi e di classificare i bambini all’interno di status sociometrici (pg 36) Critiche 1. Metodologiche: • Attendibilità delle valutazioni fornite dai bambini, poca stabilità nel tempo. • Affidabilità dei dati ottenuti puo’ risentire della conoscenza reciproca maturata dai bambini. • scarsa comprensione delle consegne e capacità di tenere in considerazione tutti i compagni. 2. Concettuali • Identificare bambini con scarse abilità sociali ma non consentono di comprendere la natura di tali difficoltà. • diversi significati attribuiti alla variabile popolarità in diversi gruppi sociali • forniscono un quadro statuto delle relazioni tra i pari, non permettono di valutare capacità dei bambini di iniziare e mantenere relazioni con i compagni (non ne colgono la natura dinamica). 37 Tecniche sociometriche e gli indici ricavabili Ci sono diverse tecniche che rientrano tra le tecniche sociometriche. Quelle più comuni sono rating scale, comparazione appaiata e nomina dei pari Rating scale Prevede che si chieda a ogni bambino di esprimere un giudizio graduato (su una scala) di preferenza rispetto a tutti gli altri individui che compongono il gruppo di riferimento in cui il bambino stesso è inserito. Il bambino è come se venisse trasformato in un osservatore che dà un giudizio su una scala graduata rispetto alla preferenza di ciascun compagno. La scala è costituita generalmente da 10 punti (punteggi più bassi = bassa preferenza; punteggi più alti = alta preferenza). Vantaggi: • I bambini non esprimono apertamente giudizi negativi verso i compagni • Permette di ottenere giudizi su ogni membro del gruppo Critiche: • Incapacità dei bambini, in età prescolare, di esprimere un giudizio sui compagni attraverso una scala graduata di valori; • scelta casuale dei valori per via della mancata comprensione del compito; • adattamento della tecnica per consentire al bambino di esprimere un giudizio maggiormente consapevole
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