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Dispensa personale - Storia della filosofia moderna e contemporanea, Dispense di Storia Della Filosofia

Dispensa personale - Storia della filosofia moderna e contemporanea Istituto Scienze Religiose I ANNO TRIENNALE I SEMESTRE

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 17/01/2023

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Scarica Dispensa personale - Storia della filosofia moderna e contemporanea e più Dispense in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! ANNO ACCADEMICO 2019-2020 CORSO DI STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA E CONTEMPORANEA DISPENSA PERSONALE VALENTINO PALMIERO Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 1 UMANESIMO E RINASCIMENTO 1. Cenni storici L’epoca moderna, storicamente, viene fatta risalire intorno al XV secolo, caratterizzato, soprattutto in Italia, da momenti politici e civili. In Italia, si vengono a formare varie Signorie, tra cui il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, la Signoria di Firenze, lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, che erano in continua lotta tra di loro per il desiderio di primeggiare. Chi cercò la concordia tra i maggiori Stati Italiani fu Lorenzo de’ Medici, che tenne la Signoria di Firenze dal 1469 al 1492. Egli possedeva gradi doti e capacità di governo: era energico, pronto nelle decisioni, colto e amante delle arti; il perfetto principe del Rinascimento. Fu molto abile a fare alleanze e trattati tra le Signorie e quindi l’Italia visse un momento di pace. Alla morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, ripresero le discordie fra i vari Stati Italiani, i quali furono facile preda di Re Carlo VIII di Francia, in quanto privi un esercito. Questo segnò l’inizio di quattro secoli di invasione straniera. A livello europeo, nel 1453 in cui i Turchi, guidati da Maometto II, vincendo la battaglia contro gli Otttomanni conquistano Costantinopoli e portano alla fine dell’Impero Romano d’Oriente, con i bizantini che emigrano verso l’Italia. Importante nel 1492, un navigatore genovese, Cristoforo Colombo scopre l’America, con le sue tre caravelle, pensando che fossero le Indie. E questo è il periodo in cui i teologi si chiedono se gli uomini di tali zone abbiano un’anima oppure no. 2. Umanesimo Il Quattrocento, culturalmente, vede il fenomeno dell’Umanesimo, che mette al centro l’uomo, la sua dignità e la libertà. Successivamente questo movimento si diffonde in Europa e diventa Rinascimento. Con questi due movimenti ci si allontanava ormai dal Medioevo, periodo in cui al centro c’era Dio. Ma questo non significa che i nuovi Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 4 grazia all’uomo, il quale deve abbandonarsi totalmente alla fiducia in Dio. Un forte punto di crisi Lutero la pone dal punto di vista sacramentale del magistero, in quanto il sacerdote non è ritenuto dai luterani come ponte tra Dio e gli uomini, ma ha solo il compito di guidare la preghiera. Inoltre, a livello sacramentale, ammette solo due sacramenti, in quanto istituiti da Cristo, il Battesimo e l’Eucarestia. 5. Erasmo da Rotterdam Quindi tutto l’Umanesimo si diffonde man mano anche in Europa, grazie anche all’aiuto di stampa e nuove biblioteche. Uno degli esponenti più forti di questo periodo è Erasmo da Rotterdam, che passò la vita a criticare il ritualismo del clero e a studiare i testi greci e latini. Infatti Erasmo voleva un ritorno alle origini del Cristianesimo e nella sua opera, Elogio della pazzia, si scaglia contro la demenza del mondo, che è spinto a rincorrere cose inutili ed elogia la follia del cristiano, che fa della fede un esercizio di vita. Il suo messaggio è quindi un invito a ritornare al Cristianesimo delle origini, il quale, tra le varie debolezze e i vari vizi dell’uomo, sembra smarrito. Ma anche lui, come Lutero, affermava che l’uomo dovesse avere un approccio privilegiato alla Scrittura e cercò di fare un’analisi filologica della Bibbia, andando a cercare il suo significato autentico. In particolar modo lui era interessato a comprendere il pensiero dei Padri della Chiesa, la cui interpretazione della Bibbia era sicuramente migliore di quella successiva, in quanto essi avevano colto il vero senso delle Scritture. Con questo suo pensiero, comunque lui non volle rompere con la Chiesa, anche dopo la proposta di Lutero di passare dalla sua parte, in quanto è vero che c’era bisogno di un rinnovo della coscienza e quindi fa un invito aperto ai cristiani a rinnovarsi, ma comunque non vuole mettere in crisi la Chiesa, la tradizione e il Magistero. Un punto di contrasto con Lutero è stato il libero arbitrio. Infatti, Lutero pensava che l’uomo non ha possibilità di salvarsi da solo, in quanto è stato già deciso da Dio se salvarsi oppure no e le opere buone dei fedeli sono nient’altro che la risposta di Dio che essi saranno salvati. Invece per Erasmo, l’uomo ha la possibilità di salvarsi attraverso la Grazia di Dio e con le sue opere partecipa alla salvezza. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 5 6. Riforma cattolica La Chiesa risponde a Lutero con la Riforma Cattolica e riaffermò il diritto di interpretare i libri biblici, riaffermò la validità dei riti e dei sacramenti e contestò la predestinazione di Lutero. Inoltre, ci fu l’istituzione dei Seminari, in quanto ci si rese conto che, di fronte a questo periodo che stava portando molti cambiamenti, ci volevano sacerdoti adeguati al tempo con una solida base spirituale e culturale. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 6 RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Il periodo della rivoluzione scientifica, che ha portato poi alla nascita della scienza moderna e una profonda trasformazione della mentalità e una nuova visione del mondo, abbraccia quasi un secolo e va dalle scoperte scientifiche di Copernico nel ‘500 ai principi matematici di Newton agli inizi del ‘700. Questo periodo è caratterizzato da varie scoperte scientifiche, portando ad una rottura con la teologia medievale e la filosofia aristotelica. Sono due gli elementi su cui si fonda la nuova scienza moderna: l’osservazione dei fenomeni naturali e l’applicazione del calcolo matematico. C’è un nuovo approccio verso la natura; infatti gli studiosi di questo periodo hanno capito che la natura è svincolata da ogni carattere di tipo metafisico e religioso e si presenta come un regno governato da leggi, in particolar modo da leggi matematiche, che l’uomo deve osservare e scoprire scientificamente, grazie anche l’impiego di potenti strumenti di indagine, come il cannocchiale di Galilei. Grazie poi al calcolo matematico, i fenomeni naturali possono essere studiati per prima volta con maggiore precisione, dando così alla scienza un elevato grado di esattezza. La conoscenza di tali leggi che dominano la natura dà consapevolezza all’uomo che può dominare la natura stessa. Questo periodo della rivoluzione scientifica è caratterizzato anche alla scoperta e invenzione di nuovi strumenti di indagine che uniti alla scienza favoriscono gli esperimenti scientifici, grazie ai quali lo scienziato può riprodurre artificialmente i processi naturali a cui è interessato. La rivoluzione scientifica porta ad un allontanamento dalle credenze e dalla filosofia antica e medievale e in particolare modo da Aristotele. In realtà la rivoluzione scientifica si pone in rottura con Aristotele, ma non mettendo in dubbio quello che è il suo pensiero, che risulta ancora valido in questo periodo; viene messo in crisi l’interpretazione che si fa di esso. C’è una vera e propria critica nei confronti del principio di autorità di Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 9 contenevano sia verità scientifiche che verità di fede. Ma secondo Galileo, questo tipo di idea sulla Scrittura non faceva altro che ostacolare la ricerca scientifica. Pertanto, lui si mette alla ricerca di un rapporto tra fede e scienza e lo si può sintetizzare nella sua espressione più celebre, ossia che la Bibbia non è testo che deve spiegare come va il cielo, ma come si va in cielo: cioè le Scritture devono dare un senso moralistico, religioso e teologico all’uomo e non spiegare la natura. Secondo Galileo, quindi, si tratta solamente di dividere le competenze tra Chiesa e scienza: Dio ha parlato all’uomo attraverso le Scritture e la natura, ma il compito di interpretare le Scritture spetta solo alla Chiesa, il compito di interpretare e studiare la natura spetta solo alla scienza. 2. Scoperte astronomiche e il cannocchiale Nel 1609 Galileo costruì il cannocchiale, ma non fui lui l’inventore, in quanto già nel XIII secolo degli artigiani olandesi ne avevano costruito uno. Ma la bravura di Galileo è stata quella di puntarlo al cielo per la prima volta per riuscire a vedere cose che non era possibile scoprire ad occhio nudo. Tre sono le scoperte astronomiche fondamentali di Galileo, che lui racconta nell’opera Sidereus nuncius. La prima scoperta riguarda le macchie lunari: fino a quel momento si pensava che la Luna fosse piatta e liscia, ma Galileo capì che sulla Luna ci fossero catene montuose, valli e crateri del tutto simili a quelli della Terra. Una seconda scoperta riguarda i quattro satelliti di Giove, da lui chiamati medicei in onore dei Medici. Attraverso questa scoperta, lui confutò una tesi di Aristotele, il quale diceva che intorno a un corpo in movimento non ci può essere un altro corpo che gli gira intorno. Con questa scoperta Galileo capì che Giove e pure la Terra giravano intorno al Sole e contemporaneamente i satelliti giravano intorno al pianeta. Un’altra scoperta è quella che riguarda le macchie solari: fino ad allora, secondo Tolomeo, i corpi celesti erano perfetti e incorruttibili. Ma con questa scoperta, Galileo capì che anche i corpi celesti sono soggetti a fenomeni di mutamento. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 10 3. Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano Nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, lui mette a confronto la teoria tolemaica con quella copernicana. Tolomeo affermava, in primis come Aristotele, che l’universo fosse limitato dalle stelle fisse e al cui centro c’era la Terra con gli altri pianeti che ruotano intorno ad essa. Copernico invece afferma che l’Universo è infinito e al centro si trova il Sole, intorno al quale girano i corpi celesti. In realtà questa teoria copernicana fu già ipotizzata nell’antichità, come per esempio con Pitagora, che diceva che al centro dell’Universo ci fosse un fuoco, che poi identifica nel sole, e intorno ad esso girano i pianeti. Galileo riprende questa teoria pitagorica e poi copernicana e la sua bravura è stata quella di aver dimostrato scientificamente e dato validità a questa teoria. Il Dialogo si svolge tra tre personaggi: Simplicio, che rappresenta la parte tradizionalistica e quindi aristotelica, Sagredo, che rappresenta la parte copernicana, Salviati, che è un alter ego di Galileo stesso. All’interno di questo dialogo, Galileo appoggerà proprio la teoria copernicana. 4. Metodo di Galileo Il metodo di Galileo si compone di tre elementi: sensate esperienze, necessarie dimostrazioni e il cimento o verifica sperimentale. Per sensate esperienze, si intende la conoscenza che avviene attraverso i sensi e in particolar modo attraverso gli occhi, che diventano il mezzo per avere un metodo osservativo, ossia la fase di raccolta dei dati, dai quali poi può essere ricavata una legge generale. Il secondo elemento è il metodo ipotetico deduttivo, che si basa sulle necessarie dimostrazioni, ossia per arrivare a una conclusione è necessario che, dopo la raccolta dei dati, si facciano delle ipotesi su un ragionamento matematica. Per esempio, al tempo di Galileo non era possibile creare artificialmente il vuoto e quindi studiare la caduta dei corpi, ma egli riuscì a formulare la legge, sulla base di ragionamenti matematici, secondo cui tutti i corpi cadono con la stessa velocità in assenza di attrito. Il terzo elemento è il cimento o verifica sperimentale, ossia l’elaborazione di esperimenti, in modo da riprodurre in maniera semplificata i fenomeni naturali, Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 11 spogliandoli di tutte le circostanze che possono disturbare. Solo così i fenomeni si possono controllare e misurare e trarre quindi una legge generale. Il metodo di Galileo si fonda quindi sulla matematica e sulla conoscenza umana, intese come anche qualità oggettive, che sono quelle quantitative e misurabili, e qualità oggettive, che dipendono dalla percezione soggettiva dell’uomo. 5. Processo a Galileo Le prime accuse vennero da un padre domenicano nel 1612, che condannò la teoria eliocentrica considerandola come un’eresia. Nel 1616, Galileo fu ammonito dal Cardinale Bellarmino a non propagandare queste idee. Nel 1632, Galileo pubblica il Dialogo e il suo amico Papa Urbano VIII, convinto dai nemici di Galilei, si rende conto che dietro a Simplicio ci fosse proprio il pontefice, dichiarando così l’opera come blasfema e inaccettabile. Nell’ottobre dello stesso anno, Galileo viene convocato dal Santo Uffizio, dove fu accusato di non aver rispettato la condanna del 1616: in realtà Galileo affermò che sotto a questa condanna mancavano delle firme, per cui essa non era valida. Nel 1633, riceve la sentenza definitiva che lo porta ad abiurare. Solo nel 1981, con Giovanni Paolo II, ci fu una riapertura a Galileo, che viene riammesso nella Chiesa. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 14 mente. Pertanto, si arriva alla conclusione, che tutto quello che viene percepito nella realtà può essere frutto di un inganno e quindi il dubbio da metodico diventa iperbolico, ossia universale, perché si mette in dubbio tutte le conoscenze della realtà. 3. Cogito ergo sum Ma alla fine di ciò, secondo Cartesio c’è un punto fermo, ossia il Cogito ergo sum, cioè nel momento in cui io sto dubitando di tutto, significa che io sto pensando e mentre sto pensando mi accorgo che io esisto. Attraverso il dubbio, quindi, Cartesio è arrivato ad una certezza: l’esistenza del soggetto pensante. E ogni qualsiasi altra azione, non legata al pensiero, non permette di dare questa certezza (io cammino, io vedo, io respiro) e può essere quindi dubitata, poiché incapace di costruire il sapere. Ma il cogito non permette non permette di sostenere l’esistenza del corpo e del mondo al di fuori di sé, in quanto il cogito riguarda il suo pensiero e ogni attività legata al pensiero, come affermare, negare, concepire, immaginare. Per esempio, se in questo momento percepisco la penna con cui sto scrivendo, sono certo di esistere in quanto penso di percepire tale oggetto, ma non posso essere sicuro dell’esistenza della penna. Pertanto il cogito sottolinea solo l’io come essere pensante e non come essere dotato di corpo. 4. Le idee e Dio Secondo Cartesio, l’oggetto del pensiero sono le idee, che sono di tre tipo: avventizie, se provengono dall’esterno (come le idee di altri uomini), fattizie, quelle costruite da noi stessi (idee fantastiche), innate, quelle cono nate con il soggetto stesso (idee matematiche). Nonostante l’uomo sa dell’esistenze di queste idee, egli non è certo della realtà da esse rappresentata, perché si potrebbe sentire come ingannato dal genio maligno che gli fa credere esistenti cose create dalla sua immaginazione. Pertanto, per capire se le idee create corrispondano alla realtà esterna, bisogna andare alla causa, che deve essere proporzionata in perfezione e realtà all’idea che produce. Tra le idee innate, c’è Dio, visto come buono e dotato di ogni perfezione, di cui Cartesio da tre prove per affermare la sua esistenza. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 15  Nella prima prova, Cartesio afferma che l’idea di Dio perfetto non arriva dall’uomo, che è imperfetto. Ma è Dio stesso, che creando l’uomo, ha impresso mente dell’uomo l’idea della sua esistenza.  Nella seconda prova, Cartesio afferma che se l’uomo fosse l’artefice della sua vita, si darebbe tutte quei pregi che solo Dio possiede; ma siccome non è possibile allora Dio esiste ed ha creato l’uomo.  La terza prova prende spunto da Anselmo d’Aosta; è una prova ontologica, che afferma che nel pensiero dell’uomo c’è l’idea di un essere perfetto (Dio), il quale per il fatto che è perfetto, deve esistere necessariamente. Dio, nella visione cartesiana, risulta importante per tre motivi:  È un Dio buono e perfetto, capace di non ingannare l’uomo come il genio maligno.  Dio dà la possibilità all’uomo di distinguere il vero e dal falso: pertanto tutto quello che la ragione presenta come chiaro e distinto deve ritenersi come tale, se non si vuole ammettere l’idea di un Dio ingannevole.  L’errore non deriva da Dio e nemmeno dall’intelletto dato da lui, ma dalla volontà dell’uomo che è capace di ingannare lo stesso intelletto. 5. Scienza cartesiana Una volta dimostrata l’esistenza dell’essere pensante e di un Dio buono e non ingannevole, Cartesio ammette l’esistenza di un mondo esterno. Il mondo si presenta come una grande materia, ossia come res extensa, contrapposta alla sostanza pensante, ossia res cogitans. È un mondo tutto pieno, quindi senza vuoto, uniforme, impenetrabile, senza limiti, indefinito. All’interno di questa materia ci sono i corpi, che con il loro movimento e il loro incontrarsi/scontrarsi permettono all’universo di mutuarsi, attraverso tre leggi, che permettono a Cartesio di avere una visione meccanicistica della materia:  Legge d’inerzia: ogni materia conserva il suo stato, finchè non è urtata da un’altra;  Legge del moto rettilineo: la materia tende a muoversi in linea retta; Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 16  Legge della conservazione della quantità di moto: la quantità di moto che un corpo trasmette a un altro urtandolo è uguale a quella che perde. L’oggetto di studio della scienza cartesiana sono l’osservazione e lo studio dei fenomeni naturali. Cartesio nella sua scienza pur ammirando la matematica, preferisce l’osservazione e l’esperienza quotidiana. In campo scientifico usa il metodo dell’esperimento, dove vuole mettere alla prova le proprie ipotesi, osservando la natura, che è regolata da leggi volute da Dio. Inoltre Cartesio offre una critica alla visione finalistica della natura di Aristotele e del Medioevo. Infatti, Aristotele diceva che la causa finale serviva per spiegare il motivo per cui avveniva un evento. Nel Medioevo, si pensava che la natura creata da Dio era in funzione del benessere dell’uomo. Ma secondo Cartesio, la natura non è un luogo creato per la felicità dell’uomo, ma è il luogo dove agiscono le varie leggi della materia e che l’uomo deve conoscere e verificare. 6. Dualismo cartesiano Contrapposto alle res extensa, c’è la res cogitans, ossia il pensiero: si ha quindi un dualismo anima-corpo. Il corpo è visto come una macchina, che quando muore, l’anima non viene toccata ma continua a vivere da sola, come prima della nascita. Il corpo è quindi mosso da leggi meccaniche, che escludono l’intervento della coscienza e della volontà. Un punto di incontro tra corpo e anima si trova nella ghiandola pineale, che è l’unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e quindi in grado di unificare le sensazioni provenienti dagli altri organi. Secondo Cartesio, riportando l’analogia corpo-macchina nella natura, gli animali sono il classino esempio di essere viventi automatici. La differenza tra l’uomo e l’anima la si può fare sulla base del linguaggio: gli uomini con il linguaggio esprimono il loro pensiero in modo chiaro e distinto; gli animali hanno un linguaggio molto simile alla macchina, fatto di versi che servono a esprimere i loro bisogni. Inoltre gli animali e le macchine agiscono sulla base dei loro organi o ingranaggi, mentre gli uomini sono liberi. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 19 1. La condizione umana Eraclito viene da Efeso. Ad Efeso era molto forte la democrazia, quindi il primo pensiero di Eraclito era combattere la democrazia, perché lui era un aristocratico e oligarchico, quindi il potere andava ai pochi e migliori. Viene definito oscuro, perché è superbo e orgoglioso, essendo aristocratico e non potendosi mettere con il popolo. Eraclito va ad Atene, dove c’è uno stato con a governo Pericle, un tiranno, con il quale farà un’alleanza, per vivere meglio. Però non gli basta e così si ritirerà in un tempio, chiamato Artemide, dove potrà riflettere, staccarsi dal mondo e nello stesso tempo contemplare, perché egli dice che la filosofia è qualcosa diversa dalla mente comune, quella di tutti gli uomini. Invece la filosofia può essere fatta solo da poche persone, infatti in questo tempio scriverà dei frammenti di un poema, chiamato “Intorno la natura”, perché in ritiro contempla la natura. Ma non gli basta. Quando abbandona il tempio, lascerà questo suo poema a questo tempio, perché dirà che non può essere letto da gente comune, perché non potrà mai capire ciò che lui ha scritto. Lui si ritirerà sui monti, isolato da tutti e qui si ciberà solo di erba e verdure a tal punto da prendere la malattia che si chiama idropisia, una malattia che porta liquido agli organi, soprattutto nelle cavità peritoneali e lui morirà di questa malattia. 2. Amor proprio e divertissement Secondo Pascal, si può uscire da questa condizione tragica attraverso l’amor proprio e il divertissement. L’amor proprio porta l’uomo a nascondere la sua natura imperfetta e limitata. Sarebbe degno di stima chi riconosce i propri difetti e ringrazia l’altro perché glieli ha fatti notare, ma gli uomini odiano la verità e preferiscono l’inganno, favorendo così quelle falsi lodi e false testimonianze di stima, che si fanno per non urtare la sensibilità altrui, a loro vantaggio quando non sono meritate. Il divertissement, solitamente tradotto con divertimento, è una vera fuga da se stessi. Pascal, con questo termine, vuole indicare ogni tipo di passioni, occupazione, divertimenti che porta l’uomo a distrarsi e a non pensare alla sua condizione di fragilità. Ma la gioia e l’entusiasmo sono passeggeri e quindi si arriva all’infelicità. Per tanto l’uomo cerca sempre cose nuove, guarda al passato e al presente per poter progettare un Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 20 futuro felice illusorio. Secondo Pascal, la felicità si può raggiungere solo se si pensa e si ha la consapevolezza della propria condizione tragica. Questa consapevolezza deve portare l’uomo verso la fede. L’uomo viene paragonato a un giunco pensante: il giunco è l’essere più fragile della natura; pensante perché qualora l’universo lo schiacciasse, lui sarebbe consapevole di dover morire. 3. Esprit de geometrie e esprit de finesse Come Cartesio, anche Pascal trova un metodo per la conoscenza della verità e della natura. Esso è l’esprit de geometrie, che è la ragione scientifica, che si basa su dimostrazioni e ragionamenti, studia realtà fisiche e naturali, fa uso di un metodo deduttivo e dimostrativo, ma è incapace di comprendere il mistero dell’uomo, perché non riesce a dare, difronte ai problemi della vita, spiegazioni di tipo ideologico, metafisico e teologico. All’esprit de geometrie, Pascal contrappone l’esprit de finesse, che ha per oggetto non gli elementi della natura, ma l’uomo stesso e agisce sulla base del cuore, quindi dell’intuito e del sentimento, grazie ai quali è possibile comprendere i problemi dell’uomo. L’esprit de finesse fa capo non alla filosofia, ma alla fede, perché la filosofia si dimostra impotente davanti alla fragilità dell’uomo e ha dato un’idea astratta e razionale di Dio, lontana da quella della fede, la quale invece vede un Dio che si è incarnato per salvare l’umanità e portare amore e consolazione. 4. Ragionevolezza del cristianesimo Pertanto c’è bisogno della religione e la più ragionevole è quella cristiana, perché riesce a illuminare il mistero dell’uomo, il quale è nobile e grande perché creato da Dio a sua immagine e somiglianza, ma nello stesso momento è vittima del peccato originale. Pertanto, disprezzare se stesso e andare alla ricerca di Dio. Secondo Pascal, la vera religione ha come simbolo di obbligare l’uomo ad amare Dio e l’unica religione che ha “imposto” ciò è quella cristiana. Inoltre davanti al peccato l’uomo deve porvi rimedio attraverso la preghiera, attraverso la quale, per intercessione di Cristo, può conoscere Dio. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 21 5. La scommessa su Dio L’unico enigma di questa religione è che Dio non si rivela all’uomo con evidenza, non si lascia vedere nel mondo. Ma nonostante l’uomo non può conoscere Dio con certezza, ne ha un bisogno assoluto. E allora Pasca, che non offre certezze sull’esistenza di Dio, invita a scommettere su Dio sulla base dello stesso principio di un gioco d’azzardo: se si scommette a favore dell’esistenza di Dio, in caso di vincita si ottiene un guadagno infinito, mentre in caso di perdita si perdono soltanto dei beni finiti. Al contrario se si scommette contro l’esistenza di Dio, in caso di vincita si guadagna il bene finito, in caso di perdita si perde il bene infinito, ossia la beatitudine eterna. Pascal, con questa scommessa, non vuole dimostrare l’esistenza di Dio, perché non ci sono certezze, ma vuole aprire la strada alla fede cristiana. Scegliere la fede cristiana significa coinvolgere tutta la propria esistenza; infatti secondo Pascal per accrescere la fede bisogna agire secondo le consuetudini e le abitudini della Chiesa, come la Messa, attingere l’acqua benedetta, pregare, inginocchiarsi. Ma questi atti non devono essere vissuti come comportamenti abitudinali e ripetitivi, ma devono essere eseguiti in modo automatico e meccanico. Secondo Pascal, la fede non dipende dalla natura umana, ma è Dio stesso che la concede a pochi eletti, i quali però sono pronti ad accogliere i segni che lui manifesta. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 24 l’uomo è anche un soggetto corporeo e attraverso il corpo egli può accedere alla sua essenza profonda. Il corpo ha una duplice valenza: è oggetto tra gli oggetti e quindi non si sottrae alle leggi della rappresentazione, ma è anche la sede in cui l’uomo sente che l’intima essenza del proprio io è costituita dalla volontà di vivere, una forza che spinge a vivere ed ad agire. Attraverso il corpo, quindi, l’uomo riesce a rompere questo velo di Maya e spinto dalla volontà di vivere tende ad affermare la propria individualità e la propria autoconservazione. 2. Il mondo come volontà Questa volontà di vivere, venuto fuori dalla rottura del velo di Maya, ha determinate caratteristiche: è un impulso che viene prima della coscienza; è eterna, perché va aldilà del tempo; è unica, perché va oltre il singolo individuo; è cieca, perché ha come scopo solo il potenziamento di sé. Per Schopenhauer la vita è volontà, ma essa è anche necessariamente dolore: la volontà porta l’uomo a desiderare, ossia a una condizione di privazione di ciò che si vorrebbe possedere, non facendo arrivare mai l’uomo ad un appagamento definito. L’uomo è sempre alla ricerca di una felicità continua e insaziabile, ma arriva ad avere una perenne sofferenza, perché l’uomo ad una soddisfazione temporanea fa seguire un altro desiderio. E allora, il piacere è definito da Schopenhauer come un intervallo tra un dolore e l’altro, essendo il piacere una cessazione temporanea del dolore. Oltre che dal dolore, la vita è caratterizzata dalla noia, una condizione che subentra quando il desiderio e le attività frenetiche per soddisfarlo iniziano a scemare. Pertanto Schopenhauer, conclude che tutto nel mondo soffre e in particolare l’uomo che ha la consapevolezza del proprio stato, aumentando così il proprio dolore. Ma Schopenhauer riesce a trovare delle vie di fuga per potersi liberare dal dolore: arte, morale e ascesi. L’arte è la prima forma di liberazione dal dolore. Secondo Schopenhauer, se si legge un libro, si guarda un dipinto o si contempla l’arte in genere, l’uomo si sottrae, ma solo temporaneamente, dal proprio dolore, perché l’arte fa guardare la realtà nella sua dimensione ideale. Secondo Schopenhauer, la tragedia è la forma d’arte più elevata, in quanto raffigurando le passioni più profonde, come l’amore, la morte, la guerra, le rende oggettive e universali, liberando quindi l’uomo dal questi dolori, perché permette lui di Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 25 vederli dall’esterno. Un’altra forma d’arte è la musica, perché è del tutto indipendente dal mondo dei fenomeni e della rappresentazione. La morale invece rappresenta una forma di liberazione più duratura, perché porta l’uomo ad avere un impegno pratico a favore del prossimo: infatti nell’aiutare l’altro, l’uomo evita di pensare solo a se stesso e si limita a non compiere azioni che possono turbare la volontà degli altri; porta così ad affermare la virtù della carità, ossia la volontà di fare del bene al prossimo, che sviluppa un desiderio di compassione. Il terzo elemento è quello dell’ascesi, che consiste nel sopprimere i desideri e i bisogni e si realizza con l’uso della noluntas, ossia della negazione della volontà, come nel caso della riproduzione alla quale viene contrapposta la castità è la rinuncia ai piaceri carnali. Attraverso l’ascesi si arriva al nirvana, ossia all’esperienza del nulla, inteso come negazione della volontà di vita e quindi del mondo, con tutti i suoi fenomeni e le formi a priori della conoscenza. Attraverso il nirvana si conquista la serenità, ma si assottigliano anche le distanze tra soggetto e oggetto. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 26 SOREN KIERKEGAARD 1. Pensiero e opere Kierkegaard ha una vita molto breve, che si svolge tra il 1813, con la nascita a Copenaghen, e la morte nel 1855. Fin da piccolo sente di vivere la propria vita come un grande terremoto, anche se in realtà non viene spiegato dall’autore. Ma la sua vita è caratterizzata, in particolare, dall’incubo del peccato, che lo porta ad avere una concezione negativa degli uomini. Queste sue malinconie sono raccontate nel Diario, confessando di essere angustiato fin da bambino dell’intera esistenza. Tra le opere importanti, oltre il Diario, ci sono il Timore e tremore, Il concetto dell’angoscia, La malattia. Curò anche la pubblicazione di un periodico, il Momento, dove vengono esplicitati i suoi attacchi contro la Chiesa danese. 2. Sul concetto di ironia con particolare riguardo a Socrate Nell’opera “Sul concetto di ironia con particolare riguardo a Socrate”, va ad esaltare la figura di Socrate, apprezzando in particolar modo la sua ironia e criticando quella dei romantici. Secondo Kierkegaard, l’ironia socratica portava l’uomo a non prendersi sul serio e a giudicare la propria conoscenza sempre limitata e ampliabile. Mentre l’ironia dei romantici, era vista come un mezzo per prendersi gioco del finito, ossia della realtà concreta, come illusione da superare per raggiungere l’infinito. Pertanto Socrate diventa il pensatore-modello, che più di ogni altro, nella sua vita, andava alla ricerca della verità, intesa come ricerca personale, pur di mettere a repentaglio la propria vita. 3. L’esistenza come possibilità Uno dei temi affrontati da Kierkegaard è quella della possibilità, con la quale vuole comprendere l’intera esistenza umana. L’uomo si presenta come ex-sistenza (essere che Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 29 a Dio. La figura simbolo di questo stadio è Abramo, che riceve da Dio l’ordine di uccidere il figlio Isacco. Abramo si trova davanti a una scelta, scegliere Dio e quindi andare nell’assurdo oppure scegliere gli uomini e la ragione umana. Abramo fa il saldo della fede e va verso Dio, facendo una scelta irrazionale e assurda. Pertanto la fede è un paradosso, perché è contraria all’opinione degli uomini e implica un rapporto particolare tra l’uomo e Dio: Abramo, secondo ciò che dicono gli uomini, era tenuto a salvare il figlio, ma la fede gli ha comandato l’opposto di quanto può affermare la ragione. Per Kierkegaard la fede non ammette alcuna giustificazione razionale e in questa irrazionalità l’uomo riesce a placare le proprie inquietudini. 6. La disperazione Un altro sentimento affrontato da Kierkegaard che caratterizza l’esistenza umana è la disperazione, che nasce nell’uomo in rapporto con se stesso. L’uomo può essere disperato per due motivi: quando non riesce ad accettarsi per quello che è, rifiutando il proprio essere per aspirare a uno migliore, e quando si accetta per quello che è ed ha la pretesa di essere autosufficiente e completo. Ma in entrambi i casi la possibilità diventa impossibilità, perché se l’uomo si accetta per quello che è, scopre di essere limitato e finito e si rende conto di non essere l’Io di cui ha bisogno; se egli non si accetta per quello che è, cerca di disfarsi di sé, ma gli è impossibile perché non ci si può disfare del proprio Io. Pertanto la disperazione, dettata dalla necessità e dall’impossibilità della scelta, viene definita la malattia mortale dell’Io, che è tormentato da un’insanabile lacerazione tra finito e infinito, tra ciò che è e ciò che è possibile essere. La malattia mortale appartiene in particolar modo a chi nega Dio e ritiene di dare un senso alla vita senza di lui, ma quando si nega Dio si annienta se stessi. Solo in Dio l’uomo può trovare una pace interiore e la fede quindi diventa un mezzo per combattere la disperazione. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 30 FRIEDRICH NIETZSCHE Nietzsche nasce in Sassonia nel 1844 ed è legato all’elaborazione della teoria dell’oltreuomo e della morte di Dio. Nietzsche, dopo una formazione cristiana da parte del padre, vivrà in un mondo femminile, a causa della morte del padre, e soprattutto la sorella sarà possessiva nei suoi confronti. La sua vera formazione avviene nel 1864, quando inizia lo studio della filologia e a soli 25 anni insegna filologia classica a Basilea. Fondamentale nella sua formazione e nel suo pensiero è la figura di Wagner, che inizialmente apprezzerà per poi allontanarsi, quando il musicista si avvicinerà alla religione cristiana. Nel 1879, a causa di alcuni problemi di salute, si dimette dagli incarichi universitari e inizia un girovagare per l’Europa, spostandosi particolarmente in Svizzera, Germania e Italia. All’età di 45 anni si verifica un crollo psichico e l’evento più famoso vuole che a Torino abbraccerà un cavallo perché maltrattato da un vetturino. Negli ultimi anni sarà accudito dalla sorella e morirà nel 1900, all’alba del nuovo secolo. 1. Il pensiero e le opere Il pensiero di Nietzsche è affidato a scritti spesso di difficile interpretazione, dovuto dallo stile del linguaggio, che è spesso oscuro e profetico, intessuto di aforismi, che rappresentano un mezzo diretto per abbattere i vecchi preconcetti e alludere a un nuovo mondo di valori. La produzione di Nietzsche, nonché il suo pensiero, può essere divisa in tre fasi: la fase filologico-romana, la fase illuministico-critica e la fase dell’eterno ritorno e della volontà di potenza. Tra le opere della fase filologico-romana si deve ricordare La nascita della tragedia dallo spirito della musica, Le considerazioni inattuali e Sulla verità e la menzogna in senso extra-morale. Tra le opere della fase illuministico-critica si deve ricordare Umano troppo umano e La gaia scienza. Le opere della fase dell’eterno ritorno e della volontà di potenza sono Così parò Zarathustra e La volontà di potenza. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 31 Il pensiero di Nietzsche, così diviso, corrisponde anche a tre metamorfosi dello spirito, che lui attribuisce simbolicamente a tre figure: il cammello rappresenta il primo stadio dello spirito ed è di chi è fedele alla tradizione, accettandone la religione e la morale; il leone rappresenta il secondo stadio ed indica il momento in cui la tradizione viene a mancare e ci si liberà così dalle credenze etiche e religiose; il fanciullo rappresenta il terzo stadio, ossia l’oltreuomo, che è colui che inaugura l’epoca del nuovo inizio e quindi è libero di creare la propria vita. 2. Prima tappa: il cammello e la fedeltà alla tradizione Il primo pensiero di Nietzsche si sviluppa nello studio del mondo greco e delle creazioni artistiche, dove alla ricerca nella cultura occidentale di perché c’è una decadenza nel presente. In particolare, Nietzsche si allontana da quelle interpretazioni tradizionali che consideravano il mondo greco come una dimensione romantica o idilliaca, e lo vede come il risultato di due principi opposti: l’apollineo e il dionisiaco. L’apollineo rappresenta l’ordine e la misura e Apollo è proprio una divinità solare, protettrice delle arti, garante dell’equilibrio e della serena contemplazione della vita. Ma la Grecia, che è la patria della perfezione delle forme e dell’arte classica, e lo spirito greco non si fonda solo sull’apollineo. L’altro elemento è il dionisiaco, da Dionisio, dio del bino e dell’ebbrezza, dove si esprime l’impulso vitale dell’uomo libero da guerre; il dionisiaco è il simbolo del caos, della distruzione e della potenza creatrice. Questi due principi si ritrovano ad essere uniti nella tragedia greca pre-socratica di Eschilo e Sofocle, dove il dionisiaco veniva espressa con la forza del coro e della musica, l’apollineo con le gesta dell’eroe. Secondo Nietzsche, così come anche diceva Aristotele, la tragedia antica, che ha come elemento fondamentale proprio il coro, vede esaltare il dionisiaco; infatti proprio il coro era composto dai seguaci di Dionisio, che si travestivano nelle processioni religiose da capri, ossia da satiri, per poter manifestare i propri istinti spontanei ed immediati. Ma l’uomo davanti al caos, all’irrazionalità e alla drammaticità della vita, sente il dovere di poter scrivere una tragedia; ossia attraverso l’ordine apollineo, che dà la capacità di organizzare e rappresentare poeticamente la tragedia, l’uomo riesce a sopportare ed accettare l’irrazionalità e la drammaticità. Pertanto si può dire che la Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 34 In questa face c’è pure una critica alla morale, considerata come una maschera dietro cui l’uomo europeo nasconde la propria natura, la propria debolezza e mediocrità. La domanda a cui vuole rispondere Nietzsche è capire da dove derivano i pregiudizi morali degli uomini; Nietzsche usa il metodo gneologico, vuole risalire all’origine psicologica dei comportamenti etici e dei valori morali, arrivando alla conclusione che la morale è uno strumento con cui un uomo sottomette l’altro. La morale cristiana, che è costruita sopra le virtù di obbedienza, umiltà e amore fraterno, secondo Nietzsche, è solo una vendetta dei più deboli, che sentendosi sopraffatti dai più forti, hanno creato dei valori di passività e rassegnazione, che mettessero in cattiva luce i grandi ideali morali, facendoli sentire come debolezza. Questa viene detta la morale degli schiavi. Contrapposta a questa morale, c’è quella dei signori, tipica del mondo classico, che esaltava la forza, la salute, la gioia. Ma questa morale è stata sopraffatta dalla religione ebreo-cristiana, dove il guerriero che amava le virtù del corpo è stato sostituito col sacerdote che ama le virtù dello spirito; il coraggio e l’orgoglio con l’umiltà e l’obbedienza; il corpo e la sensualità con lo spirito e la castità. La trasmissione di questi ideali è avvenuta prima attraverso gli ebrei, che erano perlopiù sacerdoti, e poi dai cristiani, che li hanno trasmesso ai Romani e al mondo Occidentale. Inoltre critica l’intero Cristianesimo ritenendolo la religione dei deboli che ha imposto il senso di colpa e di peccato, ha creato persone represse che spesso per la loro profonda frustrazione si sono rivelate aggressive. La sua critica però non è contro Cristo, perché secondo Nietzsche, non si è mai contrapposto alle forze della vita, ma alla Chiesa che ha promosso un tipo di morale ascetica, spirituale e decadente. 4. Terza tappa: il bambino e il superamento del nichilismo L’ultima fase si apre con la considerazione che occorre affrontare e accettare il nichilismo radicale del mondo privo di Dio e dei valori, perché solo così si può superarlo e chi può farlo è sicuramente l’oltreuomo, che è un uomo nuovo capace di sopportare le conseguenze della morte di Dio e di accettare la decadenza di ogni valore e di ogni certezza. Egli ha saputo dire sì alla vita e ha accetta la condizione tragica e dionisiaca dell’esistenza. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 35 L’oltreuomo è come un fanciullo che ride, ossia viene sottolineato la sua natura gioiosa, libera e innocente, in quanto capace di godere del corpo, della vita e dei suoi valori. Ma l’oltreuomo è anche colui che sa sopportare l’eterno riposo dell’uguale, un’ipotesi che parte dalla concezione che la storia non sia lineare, come affermano i cristiani, ma circolare, in cui tutti gli eventi sono destinati a ripetersi ciclicamente. La prima differenza tra la concezione circolare e la concezione lineare del tempo e della storia sta nel raggiungimento della felicità. Nella concezione lineare il compimento del senso della vita è rimandato al futuro ultraterreno e quindi si vive aspettando un appagamento futuro. Invece nella concezione ciclica, ogni istante dell’esistenza ha un suo valore e si può raggiungere la felicità solo se ogni istante viene vissuto al massimo sempre in ottica del suo ritorno. Con questa concezione la storia non ha un fine assegnato dalla divinità, ma il senso della storia coincide con l’uomo, alla vita viene restituita così la sua dignità e la sua perfezione momento dopo momento. La concezione ciclica della storia si oppone allo storicismo e all’evoluzionismo, con i quali veniva esaltato il divenire storico come uno sviluppo e progresso umano e sociale. Invece per Nietzsche il progresso è dovuto al susseguirsi del passato, del presente e del futuro e ogni momento ha significato in funzione degli altri. Un altro elemento della terza fase è la volontà di potenza, che si caratterizza per essere l’essenza della vita, la quale si manifesta come impulso a crescere e a volere sempre di più e non a essere autoconservazione. Poi la volontà di potenza può essere identificata con l’arte e pertanto essa ha funzione creatrice del significato del mondo e del senso delle cose. E l’oltreuomo, che si è liberato da Dio e dalle credenze precedenti, come un artista, è una sorta di divinità creatrice, in quanto si pone come colui che può dare senso al mondo senza i corollari della metafisica. È insomma colui che si assume la responsabilità di dare nuovi significati, nuovi prospettive e nuovi valori, come libere manifestazioni della vita. La volontà di potenza, inoltre, è nettamente unita all’eterno ritorno, nel senso che se l’uomo abbraccia ancora la concezione lineare della storia, si farebbe condizionare dal passato e non ci sarebbe l’azione creativa e artistica dell’oltreuomo. L’oltreuomo è colui che è capace di trasformare il così fu in così volli che fossi, ossia con un atto di responsabilità, essendo il creatore, può fare in modo che il passato ritorna. Storia della filosofia moderna e contemporanea Valentino Palmiero – I ANNO TRIENNALE – I SEMESTRE 36 E nella creatività dell’oltreuomo esiste una trasvalutazione dei valori, con la quale Nietzsche vuole andare oltre il nichilismo, il nulla e il vuoto che si sono affermati dopo la morte di Dio. La trasvalutazione dei valori non è la sostituzione della vecchia tavola di valori con un’altra analoga. Essa indica invece una diversa modalità di rapportarsi ai valori stessi che vengono concepiti come libere manifestazioni dell’uomo. Quindi è modo per allontanarsi da strutture fisse di valori per reinventare i rapporti con la natura e con gli altri uomini, fondandoli sulla libertà creativa dionisiaca.
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