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dispensa più che completa di storia dell'arte moderna (Borean), Dispense di Storia dell'Arte Moderna

super dispensa che contiene: - gli appunti dettagliati delle lezioni. - riassunto dettagliato del volume "Arte. una storia naturale e civile. volume 3: dal Quattrocento alla controriforma". - riassunto dettagliato FINO A PAGINA 291 del volume "Arte. una storia storia naturale e civile. volume 4: dal Barocco all'Impressionismo". fondamentalmente tutto quello che serve per sostenere l'esame da 12 crediti con la professoressa Borean (eccetto gli articoli in inglese che cambiano ogni anno). trattatelo bene perché questo file per me è come un figlio visto quanto mi ci sono impegnata, grazie <3 buono studio

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 11/08/2023

benedettalamo01
benedettalamo01 🇮🇹

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Scarica dispensa più che completa di storia dell'arte moderna (Borean) e più Dispense in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 1 Rinascimento: mito e realtà la parola “Rinascimento” evoca alle nostre orecchie una vera e propria età dell’oro della culturale della storia dell’arte italiana. un nodale momento di rinascita, tra i secoli XV e XVI, in cui l’uomo occidentale recupera la consapevolezza di sé e la volontà di autodeterminare la propria vita, guardando al mondo con un occhio razionale e uno spirito di libertà, riscoprendo sia la grandezza degli antichi, sia la verità della natura, e trovando nelle arti figurative un campo di eccellenza. questa visione mitica del rinascimento, tuttavia, corrisponde davvero alla realtà? la parola Rinascimento ci appare soprattutto come un’etichetta apposta, di volta in volta, su lontani fenomeni storici e culturali, che ebbero un corso più tumultuoso che regolare, difficile da incanalare nell’ordine delle schematizzazioni. il Quattrocento è un secolo decisivo per l’Europa ® il continente conosce una stagione di ripresa. lineamenti storici nel corso di questo secolo, una serie di eventi epocali portò alla nascita di alcuni stati nazionali che esistono ancora oggi ® erano tutte monarchie. uno dei più grandi conflitti di questo periodo fu la Guerra dei cent’anni che vide opporsi Francia e Inghilterra per oltre un secolo per ragioni dinastiche. la Francia vittoriosa si avviò all'unificazione definitiva e il simbolo della sua vittoria è Giovanna d'Arco. un'altra questione dinastica portò alla Guerra delle due rose in Inghilterra ® si chiuse con l'incoronazione di re Enrico VII. anche la Spagna si stava avviando verso la formazione dello Stato nazionale grazie a Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia ® la conquista della città di Granada nel 1492 portò alla definitiva consacrazione di questo progetto. nello stesso anno Cristoforo Colombo scopriva il Nuovo Mondo ® questo apre l'esplorazione di rotte commerciali, sia verso l'America sia verso l'Africa e l'Asia, in quanto il Mediterraneo non era più sicuro perché i turchi avevano conquistato Costantinopoli (1453). in questo secolo, Gutenberg ebbe l'idea della stampa a caratteri mobili, pubblicando nel 1455 la prima copia della Bibbia. assieme a questa invenzione, anche le armi da fuoco ® iniziarono ad essere usate nei conflitti con conseguenze significative. l'Italia rimase divisa per tutto il secolo ® al Nord gli stati più potenti erano la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano. lo stato della Chiesa tornò a essere una salda presenza, anche attraverso il rilancio urbanistico di Roma. gli scontri terminarono nel 1454 con la pace di Lodi, che sanciva la nascita della Lega italica ® garantì una tregua equilibrata per alcuni decenni, siccome ne facevano parte la maggior parte degli Stati italiani. questa temporanea stabilità fu sconvolta a fine secolo dalle brame dei nuovi regni nazionali sorti nel resto d'Europa. ® il gotico internazionale allude da un lato alla matrice gotica di questo stile, e dall'altro alla sua inarrestabile propagazione ® è resa possibile dai continui viaggi degli artisti e delle opere dentro la rete delle corti e delle committenze signorili. durante questo secolo si iniziò a guardare al mondo con occhi più razionali e moderni ® andò a segnare uno scarto epocale decisivo nel campo delle arti figurative. il 400 è considerato di norma il secolo dell'umanesimo e del Rinascimento, grazie alle novità che emersero proprio in Italia ® queste novità non si affermarono in un attimo, ma convissero a lungo con la tradizione gotica. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 2 lo stile delle corti europee le miniature dei fratelli De Limbourg Les très riches heures du Duc de Berry ® è un libro d’ore (breviario), una raccolta di preghiere da recitare secondo i diversi periodi dell’anno e del giorno. il suo proprietario era Jean de Berry. il titolo del codice si riferisce all’eccezionale ricchezza del volume, corredato di preziose pagine minate, realizzate dai fratelli De Limbourg intorno al 1413-1416. sono presenti dodici fogli di apertura che raffigurano le allegorie dei mesi ® nel mese di aprile viene rappresentata la scena di un fidanzamento (personaggi riccamente vestiti, panneggio elaborato, atmosfera fiabesca anche se attenta alla raffigurazione della natura come per il cielo atmosferico, manca la cura per la prospettiva o non c’è naturalismo nella raffigurazione); la scena di luglio invece raffigura dei contadini che lavorano nei campi (non viene però rappresentata la loro fatica, ma solo un’idealizzazione del loro lavoro) ® il soggetto e i protagonisti possono cambiare, ma l’interpretazione no: una minuziosa attenzione per il mondo reale percorre l’intera scena; nel paesaggio si riconoscono sempre gli stessi elementi. la pittura: uno stile cortese il linguaggio adottato nelle miniature rispecchia uno stile cortese, che riflette i gusti raffinati del signore e della sua corte. sul piano sociale, denota un carattere laico e profano: attenzione alla moda, alla fantasia e all’eleganza. scarsa o nulla è invece l’attenzione per la resa tridimensionale dello spazio. ® tutti questi elementi hanno alle spalle la secolare esperienza francese del gotico ® si parla di tardogotico, l’ultima stagione del gotico. la Madonna dell’umiltà prevede la raffigurazione della Vergine con il Bambino seduta a terra e degli angeli. questa versione fu raffigurata nel 1340 da Simone Martini, che era a servizio della corte pontificia di Avignone. Maria siede sul prato, ma poggia su vesti meravigliose, in una perfetta sintesi dell’immaginario cortese. ad Avignone giungevano nobili, prelati e ambascerie da tutte Europa per trattare di affari ® con l’occasione, familiarizzavano con le novità artistiche. ciò permette al gotico di diffondersi lungo la rete delle corti europee. la Madonna dell’umiltà diventò uno dei soggetti per eccellenza del gotico internazionale, e si trova effigiata nelle tecniche più diverse in tutta Europa. la Madonna della quaglia realizzata da Pisanello nel 1420 ® si tratta di una ripresa del tema della Madonna dell’umiltà. il pittore estremizza l’eleganza della figura principale, rendendone realisticamente la dolcezza delle carni e sottolineandone la posa attraverso la curva, tipicamente gotica, del panneggio del manto. l’attenzione per la raffigurazione dei fiori e degli uccelli si scontra con l’idealizzazione dello sfondo dorato; rimane costante il gusto per la ricchezza decorativa già visto nei fratelli Limbourg. il gotico fiorito e l’architettura flamboyant il gotico fiorito, o gotico flamboyant (fiammeggiante) vuole alludere a elementi ornamentali che somigliano al guizzare delle fiamme. ® la facciata del palazzo che il mercante Martino Contarini fece costruire sul Canal Grande a Venezia negli anni Venti del Quattrocento: la Ca’ d’Oro (maestranze lombarde e venete). i vuoti dei fioriti loggiati sovrapposti dominano sul pieno delle murature, dando l’effetto di una struttura leggera. l’arco acuto di tradizione gotica rappresenta il punto di partenza per elaborare un coronamento traforato a infiorescenze nelle gallerie del primo e del secondo piano. una simile dimora privata testimonia fino a che punto l’ambiente artistico di Venezia accolse il gotico internazionale. più che in Italia, la versione architettonica del gotico internazionale ebbe fortuna nel resto d’Europa: ¤ la Cappella del King’s College di Cambridge, nel Regno Unito ® fondata nel 1446 da re Enrico VI. ¤ la chiesa del Monastero dos Jerònimos di Lisbona, in Portogallo ® fondata agli inizi del Cinquecento da re Manuele. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 5 Gentile a Firenze e a Roma a Firenze, Gentile ebbe il suo vertice ® qui le arti stavano vivendo una stagione straordinaria perché convivevano il gotico internazionale (Ghiberti) e il Rinascimento (Brunelleschi, Donatello, Masaccio). l’opera più importante eseguita per Firenze è l’Adorazione dei magi, datata 1423. il committente era Palla Strozzi, uno degli uomini più facoltosi e colti di Firenze. Gentile esegue una tavola che ha un unico palcoscenico deputato a narrare una storia, senza una espressa suddivisione tra una scena e l’altra ® in primo piano si compie l’epilogo: i magi giungono davanti alla capanna di Betlemme. si tratta ancora una volta di una scena di corte, gremita di attori vestiti alla moda e rilucente di oro. però Gentile non manca di indagare la realtà e di cercare di riprodurla con verosimiglianza. nella predella alla base del dipinto, con la Fuga in Egitto, il pittore rinuncia al fondo oro medievale e dispiega un vero cielo atmosferico ® novità eclatante. nel 1425 Gentile si trasferisce nella Roma di papa Martino V ® viene da lui incaricato di realizzare nella navata della Cattedrale di San Giovanni in Laterano un colossale ciclo di affreschi, che però non è giunto fino a noi. un disegno però testimonia la presenza di due registri: il primo narrativo con la successione di Storie del Battista, il secondo più in alto ornamentale e illusionistico, con una serie di figure di profeti. Gentile non riuscì a terminare l’opera, ma venne conclusa da Pisanello, il suo miglior allievo. il miglior allievo di Gentile: Pisanello nasce nel 1395 a Pisa, ma si trasferisce a Verona; fece il suo apprendistato in laguna con Gentile. è a Verona che rimangono le sue opere più significative. per la chiesa francescana di San Fermo, realizzò il monumento sepolcrale di Niccolò Brenzoni, ultimato nel 1426. collaborò con Nanni di Bartolo (allievo di Donatello) ® il monumento è incentrato sul gruppo scultoreo in marmo che raffigura la resurrezione di Cristo, accompagnato da parti dipinte ® la lezione di Gentile si riconosce nella tenerezza delle carni e nella raffinatezza cromatica. questo monumento dimostra come maestri differenti per origine potessero felicemente dialogare e collaborare. nel 1436, Pisanello affrescò sopra l’arcone di ingresso della cappella della famiglia Pellegrini in Sant’Anastasia ® una fiabesca Storia di San Giorgio e la principessa. rappresenta il cavaliere Giorgio di fronte alla principessa, mentre sta salendo sul destriero con il quale andrà a sconfiggere il drago. alterna un registro avventuroso (cavaliere) e un registro più cortese (principessa). Pisanello e la “medaglia rinascimentale” nell’ultima fase della sua carriera, Pisanello si trasferisce a Mantova, a Ferrara e infine a Napoli ® si costruì un’importante reputazione da ritrattista. realizzò un ritratto dell’imperatore bizantino Giovanni VIII il Paleologo ® è il più antico modello di medaglia rinascimentale: un oggetto privato del signore e forma di autorappresentazione del potere. la medaglia mostra il profilo barbuto dell’imperatore, con il copricapo alla greca. nel rovescio, Giovanni accompagnato da un cavaliere visto di fronte al crocifisso. una delle più significative medaglie di Pisanello è quella dedicata a Lionello d’Este e intesa a celebrare le sue nozze con Maria d’Aragona. due cantieri di Jacopo della Quercia: Lucca e Siena Jacopo della Quercia fu lo scultore che meglio seppe fare da ponte con il nuovo linguaggio rinascimentale. realizzò tra 1406 e 1408 il sepolcro di Ilaria del Carretto, nel Duomo di Lucca. il gisant di Ilaria è disteso sul sarcofago con ai piedi un cagnolino e si distingue per il naturalismo del volto incantevole. sui fianchi corre un motivo di spiritelli reggifestone. nel 1408 Jacopo rientrò a Siena e ottenne la commissione della Fonte Gesù per Piazza del Campo. la fonte andò a completare il paesaggio della piazza trecentesca e per la sua decorazione si scelsero soggetti connessi con i temi civili espressi nell’antistante Palazzo Pubblico attraverso cicli di affreschi. appariva come un trono Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 6 con ali aggettanti intorno alla vasca, al centro del quale sedeva la Vergine con il Figlio. fu sostituita nel 1869. la figura pagana di Acca Larentia si erge nuda, possente e gentile allo stesso tempo, con un figlio raccolto in braccio e l’altro ai piedi. San Petronio a Bologna: una chiesa civica e un portale per Jacopo nell’ultimo decennio della sua vita, Jacopo della Quercia si trovò a fare la spola tra Siena e Bologna ® qui ricevette l’incarico di scolpire un gigantesco portale per la Basilica di San Petronio. riuscì a completarlo solo in parte: manca il coronamento gotico che avrebbe dovuto innalzarsi sopra la lunetta; furono realizzati invece tutti i rilievi dei fianchi. lineamenti storici nella tradizione italiana, le fontane sono monumenti politici: sono volute e progettate come “manifesti” attraverso i quali i governi si rivolgono direttamente ai cittadini ® c’è la profonda convinzione che le fontane manifestassero visibilmente il bonum commune, il bene comune, l’interesse generale. ancora oggi offrono a tutti gratuitamente l’utilitas dell’acqua, e lo fanno attraverso l’ornamentum dell’arte. non è per caso che nei primi decenni del Quattrocento a Firenze si dischiude la primavera del Rinascimento. mentre nel Trecento la pittura latina di Giotto si diffonde in tutta Italia, Firenze avvia una riscoperta della letteratura antica connessa con profondi significati civili, destinati a emergere con decisione sul finire del secolo. all’inizio del Quattrocento, Firenze volle proclamarsi erede dell’antica Repubblica romana e del suo modello di vivere civile ® umanesimo civile. la Repubblica di Firenze era implicitamente fondata sul lavoro ® si doveva essere iscritti a un Arte (corporazione). delle ventuno arti, sette erano dette “maggiori” ® alle arti maggiori appartenevano gli uomini più ricchi e colti, che avevano l’onere di svolgere i principali uffici della Repubblica. nella prima metà del Quattrocento ci fu una serie di campagne militari ® nel 1406 Firenze conquistò Pisa, garantendosi l’accesso al mare. negli anni Venti, fu coinvolta nelle cosiddette “guerre di Lombardia”, combattute tra Milano e Venezia ® queste guerre furono protagoniste di numerosi dipinti, che ci ricordano che le guerre non erano più combattute da eserciti cittadini, ma da truppe mercenarie. nel 1440 i fiorentini sconfissero le truppe milanesi nella battaglia di Anghiari. l’anno 1434 ® a luglio arriva in città il papa Eugenio IV; a settembre rientra da un breve esilio a Venezia Cosimo de’ Medici, ricchissimo capo di una grande banca. il papa nel 1439 fede trasferire a Firenze il concilio ecumenico che si era aperto l’anno prima a Ferrara per unificare le chiese di Occidente e di Oriente ® l’influsso orientale diede ulteriore impulso agli studi di lettere greche. il concilio venne finanziato da Cosimo de’ Medici, che si fece di fatto signore della città, conquistandosi anche dopo la morte l’appellativo di pater patriae ® è stato uno dei più grandi mecenati di ogni tempo, animato dalla profonda convinzione che i monumenti rappresentassero nel modo più potente ed efficace l’autorità e la magnificenza medicea, sia a Firenze sia oltre i confini della Repubblica, e trasmise questa passione anche ai suoi successori. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 7 tra il Duomo e Orsanmichele: Ghiberti, Brunelleschi, Donatello Jacob Burckhardt (storico ottocentesco) definisce Firenze come centro del Rinascimento. ↓ c’è una continuità con l’arte del Medioevo, non una rivoluzione; a Firenze si pensa che l’antichità sia una sorta di “età dell’oro”. è anche il momento che porta alla formazione del principato dei Medici. in tutto questo, il supporto alla produzione artistica non viene mai meno: centralità di uomo-natura-spazio (inteso come prospettiva). ↪ esprime la percezione dello spazio di una società. Alberti, membro di una famosa famiglia dell’aristocrazia fiorentina esiliata a Genova per ragioni politiche, racconta l’impressione sconvolgente che ebbe quando mise piede a Firenze nel 1434 ® aveva visto le architetture di Brunelleschi, le sculture di Donatello, Ghiberti e Luca della Robbia, le pitture di Masaccio ® l’antichità era rinata, ricreata più che riscoperta. il simbolo di questa stagione è la Cupola del Duomo di Firenze. nei primi anni del Quattrocento Firenze aveva conosciuto la più straordinaria tra le sue stagioni artistiche, che parlava un inedito linguaggio che trovava ispirazione della letteratura e nell’arte antica ® la prospettiva era lo strumento per ricreare la tridimensionalità del reale. i protagonisti furono Brunelleschi, Donatello e Masaccio. il concorso del 1401 nel 1401 fu bandito un concorso tra i migliori artisti toscani per la porta bronzea del Battistero di San Giovanni, dall’Arte di Calimala. ogni maestro doveva eseguire una formella mistilinea con il Sacrificio di Isacco. i partecipanti furono sette, e vinse Ghiberti ® l’opera di Brunelleschi era come un manifesto del Rinascimento, contro un Ghiberti ancora del tutto gotico. in realtà entrambi appartenevano al gotico, ma in entrambi si possono cogliere i primi annunci di un nuovo modo di vedere il mondo. ® Sacrificio di Isacco, Ghiberti: figlio di un orafo, aveva un’ottima dimestichezza con la lavorazione del bronzo, e mise in scena una storia raffinatamente gotica. il paesaggio è composto da rocce di tradizione trecentesca; Abramo viene bloccato dall’angelo mentre sta per sacrificare il figlio Isacco ® il figlio appare nudo, ispirato all’anatomia di un torso antico. ® Sacrificio di Isacco, Brunelleschi: i caratteri sono simili alla formella di Ghiberti. non vi è ancora alcun segno di un rigore spaziale prospettico e tutto è giocato sulla finezza delle figure. anche lui aveva un’esperienza da orafo ® aveva realizzato alcune sculture dell’altare argenteo di San Jacopo nella Cattedrale di Pistoia: spiccano un paio di profeti con la stessa barba di Abramo nella formella. la prima porta di Ghiberti per il Battistero Ghiberti ne ottenne la commissione nel 1403 e la finì nel 1424, con l’assistenza di una bottega. i due battenti hanno ventotto formelle con cornici mistilinee: venti Storie evangeliche, quattro Evangelisti e quattro Dottori della Chiesa, prendendo a modello la porta di Andrea Pisano. la suprema eleganza di ogni dettaglio delle formelle di Ghiberti corrisponde ai gusti del gotico internazionale. ® nell’Annunciazione, l’angelo è una sottile figura di profilo che fa ritrarre la Vergine, in una posa tanto inarcata da essere innaturale. un esile archetto la inquadra simbolicamente. in alto a sinistra, Dio lancia la colomba come una palla ® la posizione del Divino gli fa assumere la regia della scena sacra sottostante. sostituire una scultura pubblica con una copia moderna pone non pochi problemi: lo snaturamento del tessuto storico della città; il collocamento al chiuso di figure nate per un rapporto diretto con la luce e l’aria. è vero però che la ricerca tecnologica potrebbe presto fornire soluzioni per non dover accettare un sacrificio. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 10 in un paio di fabbriche degli stessi anni, Brunelleschi esibisce una nuova visione architettonica ® gli elementi antichi dell’arco a tutto sesto e della colonna sono recuperati per definire spazi razionali e ben proporzionati, seguendo il rigoroso ordine della prospettiva. ® nel 1419 Brunelleschi ricevette l’incarico di progettare l’Ospedale degli Innocenti. fu innalzato il loggiato dell’ospedale, costituito dal regolare succedersi di campate contraddistinte da identiche proporzioni in larghezza e altezza, e dal susseguirsi di arcate a tutto sesto impostate su colonne. è la prima architettura del Rinascimento: per la prima volta il vocabolario classico risorge a vita nuova ® l’architettura è pensata in termini geometrici e aritmetici. ® dai primi anni Venti si occupò della ristrutturazione della chiesa di San Lorenzo: il progetto prevedeva una suddivisione in tre navate, alternando la copertura piana al centro con le volte nei corridoi laterali, e utilizzando per le campate il proporzionale modulo cubico dell’Ospedale. era una pianta molto simile a quella dele grandi basiliche gotiche, ma il vocabolario e il senso dello spazio erano radicalmente nuovi. Masaccio e i suoi a raccogliere in pittura la lezione di Brunelleschi e Donatello fu Masaccio ® carriera fulminea, racchiusa negli anni Venti del Quattrocento, ma fu capace di sconvolgere come un terremoto l’ambiente artistico fiorentino. si mise in società con un pittore più anziano: Masolino da Panicale. nel 1424, Masolino esegue Sant’Anna Metterza per la chiesa fiorentina di Sant’Ambrogio, e si fece aiutare da Masaccio ® a lui si devono l’angelo in alto a destra e il gruppo centrale della Madonna con il Bambino: manifestano una peculiare concretezza tridimensionale, e nel neonato leggiamo uno studio anatomico moderno. la Cappella Brancacci i due collaborarono anche nella decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa fiorentina del Carmine ® la personalità di Masaccio domina su quella di Masolino. sulle pareti dovevano raccontare un ciclo di Storie di San Pietro. uno di fronte all’altro nel registro superiore della parete d’ingresso troviamo la Tentazione di Adamo ed Eva (Masolino) e la Cacciata da Paradiso terrestre (Masaccio) ® Masolino ritrae le figure nude, ma paradossalmente quasi senza corpo: sono bidimensionali e galleggiano contro un fondale neutro. Masaccio invece raffigura un angelo che piomba su Adamo ed Eva, che stanno uscendo da un portale e camminano su un paesaggio brullo e concreto, sul quale proiettano le ombre quanto mai reali dei loro corpi umanissimi. sono figure tormentate da un estremo dolore, che le affianca all’iperbolica espressività dei Profeti di Donatello ® è la prova decisiva del ruolo giocato dalla scultura di Donatello nella formazione di Masaccio. un altro affresco del ciclo è il Tributo ® diviso in tre momenti: al centro Cristo accerchiato dagli apostoli che ordina a Pietro di recuperare la moneta per entrare a Cafarnao; a sinistra Pietro che esegue l’ordine; a destra Pietro che paga il tributo. la scenografia è unica e tridimensionale, e applica le novità prospettiche brunelleschiane in funzione di una “pittura di storia” organizzata secondo le regole compositive della narrazione continua. si notano il paesaggio e il cielo atmosferico. l’unico intervento di Masolino riguarda la testa di Cristo al centro della composizione. anche le aureole (Masaccio) sono in scorcio. ogni personaggio proietta un’ombra reale a terra. le ombre diventano protagoniste nel San Pietro che risana con la propria ombra ® raffigurato in una popolare via di Firenze. lo sconcertante verismo di questo brano si riflette anche nell’episodio del Battesimo dei Neofiti: c’è una quinta di monti ben disposti in prospettiva, e il soggetto permette la raffigurazione dei corpi nudi ® indagati nelle scrupolose anatomie e nelle istintive sensazioni: un giovane nudo trema dal freddo in attesa del battesimo ® la sua figura segna un punto di non ritorno nella storia dell’arte occidentale. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 11 il polittico di Pisa nel 1426, Masaccio lavora nella chiesa del Carmine a Pisa, per realizzare un polittico commissionato da Giuliano degli Scarsi per la sua cappella dedicata ai santi Giuliano e Nicola. il polittico ci è giunto in frammenti divisi. la pala era di formato ancora gotico e con il fondo dorato, ma è verosimile che nel registro principale la composizione fosse unificata in un solo spazio ® nonostante il fondo oro, Masaccio avrebbe così ordinato un palcoscenico a tutta evidenza tridimensionale. alla base, la predella è costituita da cinque scenette ® la centrale è l’Adorazione dei Magi: spoglio paesaggio montano, cielo atmosferico, studio delle ombre, studio della disposizione delle figure nello spazio. la Crocifissione costituiva il vertice del polittico ® Masaccio esplicita la terza dimensione. la Trinità di Santa Maria Novella il passo successivo nell’uso della prospettiva è a Firenze in Santa Maria Novella ® Masaccio istituisce un’architettura illusionistica che finge un’intera cappella. un Padre eterno colossale sorregge la croce da cui pende Gesù, mentre la colomba dello Spirito Santo scende in picchiata verso l’osservatore. ai piedi della croce si trovano la Vergine e san Giovanni. sulla soglia pregano Berto di Bartolomeo e sua moglie. nel registro inferiore giace uno scheletro, che proclama che la passione, la morte e la resurrezione di Cristo hanno sconfitto la morte. in uno spazio tridimensionale, le figure umane e divine devono rispettare i rapporti proporzionali imposti dalla prospettiva. l’architettura della cappella sembra imposta da Brunelleschi. sulla scia di Masaccio: gli esordi di Beato Angelico e di Filippo Lippi tra i primi a intendere le novità fiorentine in pittura fu il Sassetta ® intorno al 1423 dipinse un polittico per l’Arte della Lana di Siena, che presenta le novità brunelleschiane. nel frammento di predella con Sant’Antonio battuto dai diavoli si vede un cielo atmosferico e i tre diavoli disposti a semicerchio attorno al santo ® dà senso dello spazio. un nome importante fu quello di Beato Angelico, che ebbe una formazione segnata dal gotico internazionale. nel 1429 ultimava un trittico per il convento femminile domenicano di San Pietro Martire a Firenze ® riecheggia la lezione masaccesca: il formato è gotico e il fondo oro, ma lo spazio del registro centrale è unificato e i quattro santi laterali si ergono con statuaria solidità. appartenne invece all’ordine carmelitano il pittore Filippo Lippi, che è stato il più precoce e autentico seguace di Masaccio. nel 1430 realizzò una Madonna dell’umiltà e santi ® è una pala d’altare di piccole dimensioni, dove il soggetto prediletto dai pittori gotici è tradotto in termini masacceschi: il fondo è azzurro e le figure sono salde. in quest’opera in realtà va oltre l’insegnamento di Masaccio: le fisionomie e le capigliature dei fanciulli intorno alla Vergine annunciano la scultura di Luca della Robbia. Paolo Uccello: condottieri e battaglie altro protagonista del primo Rinascimento è stato Paolo Uccello, che si innamorò perdutamente della prospettiva. nel 1436 realizzò il Monumento equestre di Giovanni Acuto, affrescato su una parete del Duomo di Firenze ® il risultato è impressionante, tanto nella resa spaziale della cassa, quanto nell’accentuato plasticismo del gruppo del cavallo e del condottiero. verso il 1438, Paolo Uccello dipinse per Leonardo Bartolini Salimbeni tre grandi tavole che raccontavano le fasi della Battaglia di San Romano (fiorentini e senesi, 1432): Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini; Disarcionamento del condottiero senese Bernardino della Carda; Michele Attendolo guida i fiorentini alla vittoria. c’è una vera e propria ossessione per gli scorci difficili e le geometriche volumetrie delle figure ® si è industriato a studiare una composizione prospetticamente impeccabile malgrado l’enorme difficoltà di calare la gabbia prospettica su un’affollatissima composizione di figure. c’è un contrasto tra la battaglia in primo piano e i lontani paesaggi. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 12 pittura di luce una nuova generazione di maestri fonda una pittura basata sul rigore prospettico e sulla scelta di un registro cromatico vivace e luminoso ® pittura di luce. nasce a Firenze negli anni Trenta su impulso di Domenico Veneziano. Domenico Veneziano: il maestro di Piero della Francesca di Domenico Veneziano ricordiamo il tondo con l’Adorazione dei Magi ® il popoloso corteo, attraverso le studiate proporzioni degli attori, ci guida a comprendere l’accorta tridimensionalità del dipinto. l’aperta campagna è illuminata da un cielo azzurro che conferisce al dipinto un tono limpido e arioso. il vero e proprio manifesto di Domenico di questo linguaggio però si riconosce nella pala d’altare per la Chiesa di Santa Lucia de’ Magnoli a Firenze, a metà anni Quaranta. la pala raffigura la Madonna col Bambino e i santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia. adotta il formato quadrato; i protagonisti si stagliano nel concreto spazio di un loggiato, definito rigorosamente dalla prospettiva. si legge lo studio geometrico nel pavimento e nella base del trono. la scena è illuminata da un radioso lume di mezzogiorno. il loggiato è gotico. quello che stupisce in questa architettura sono i colori. nel 1439 Domenico realizzò il ciclo di Storie della Vergine per il coro della chiesa fiorentina di Sant’Egidio su commissione della famiglia Portinari, oggi andato perduto. i caratteri erano prospettici e luminosi. Andrea del Castagno fu tra i primi seguaci della pittura di luce. nel 1451-53 portò avanti il ciclo incompiuto di Domenico Veneziano in Sant’Egidio ® i due avevano gusti analoghi, ma Andrea si distinse per il carattere più fiero ed energico dei suoi personaggi. nel 1447 aveva affrescato la parete principale del cenacolo del monastero delle Camaldolesi di Sant’Apollonia di Firenze ® Ultima cena: scelse di ambientare l’episodio in un edificio all’antica. l’effetto prospettico è esagerato grazie alle linee del pavimento, del soffitto e delle pareti. gli apostoli si ergono statuari e Giuda si distingue solitario sul lato anteriore. a unificare il tutto è la luce intensissima. pochi anni dopo affresca Uomini e donne illustri nella loggia della Villa Carducci di Legnaia ® raffigura in gruppi di tre una serie di donne virtuose, prodi militari e poeti fiorentini, facendoli affacciare da un’illusionistica loggia all’antica. nel 1456 Andrea affrescò nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore il monumento equestre di Niccolò da Tolentino ® modellata sul Giovanni Acuto di Paolo Uccello. Piero della Francesca in terra d’Arezzo fu il vero profeta della pittura di luce ® coltivò assiduamente i più rigorosi studi di matematica e prospettiva. gli elementi chiave della sua pittura sono la coerenza spaziale, i colori chiari e luminosi, le architetture all’antica, le figure volumetriche. nel 1443 realizza il Battesimo di Cristo ® luminoso e prospettico. Cristo e la colomba sono al centro della composizione, mentre l’effetto di tridimensionale lontananza è dato dal digradare degli alberi. il cielo è cristallino, ed è una visione serena e distaccata. nel 1445 la Confraternita della Misericordia di San Sepolcro ordinò a Piero un grande polittico raffigurante un soggetto tipicamente medievale, ma riletto con un linguaggio moderno: la Madonna della Misericordia. doveva farlo su sfondo dorato, ma seppe superare questa limitazione ® la Vergine allarga il manto a proteggere un gruppo di devoti che si posizionano a dare il senso di un cerchio e quindi di uno spazio autentico e definito. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 15 intorno a Cosimo il Vecchio: vecchi e nuovi protagonisti la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo Giovanni Bicci (padre di Cosimo de’ Medici) finanziò e promosse un importante cantiere della città, avviato nel 1420 ® la ristrutturazione della chiesa di San Lorenzo. il compito fu affidato a Brunelleschi, che costruì una sagrestia pensata come un mausoleo. la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo appare come uno spazio cubico, dal colore neutro sulle pareti e scandito da elementi architettonici classicheggianti in pietra serena. su ogni lato ci sono lunette a tutto sesto, sopra c’è una cupola impostata su quattro grandi pennacchi. al centro si trova la tomba di Giovanni de’ Medici. questo vano si riflette proporzionalmente nella scarsella, un vano a pianta regolare che ospita l’altare. risaltano i colorati rilievi eseguiti da Donatello per gli arconi, i pennacchi e i sovrapposta della sagrestia. Donatello lascia una testimonianza significativa delle sue sperimentazioni ® quattro tondi nei pennacchi con storie della vita di San Giovanni Battista + quattro tondi nelle arcate raffiguranti i quattro evangelisti ® misurano più di due metri di diametro. è la prima volta che Donatello si cimenta con questo formato, è un rilievo che deriva dal mondo classico ® arco di Costantino (con riferimento al viaggio a Roma). altra particolarità tecnica: l’impiego dello stucco. ↪ si asciuga in fretta, richiede velocità e prontezza. si legge un certo cromatismo, ovvero l’importanza che Donatello dà al colore: le storie di San Giovanni Battista sono in rosso, bianco e nero (eredità antica)® colori primari e lapidari, che tengono conto della distanza dell’osservatore. altro elemento antico: il rapporto tra figure e architetture. ® Martirio di San Giovanni nell’olio: architettura importante, strutturata come una scenografia per la leggibilità dal basso. ® Risveglio di Drusiana: architettura alla romana, utilizza lo stesso stratagemma del taglio visto nel Banchetto di Erode. solo Drusiana è vestita in nero, gli altri in bianco ® il colore è funzionale per il riconoscimento. ® Assunzione di San Giovanni: c’è una figura che vuole quasi oltrepassare il muro e uscire dal tondo. i rilievi degli evangelisti ® raffigurati seduti allo scrittorio, in atteggiamento da intellettuali più che di autori del mondo cristiano. San Giovanni è quasi stanco di scrivere, è decorato molto. è di derivazione classica. un elemento importante è la torsione spaziale, sembra che voglia uscire dal tondo. San Marco: il leone lo “aiuta” a scrivere il suo Vangelo. il Capitolo de’ Pazzi in Santa Croce Brunelleschi fu coinvolto in un nuovo progetto commissionato da Andrea Pazzi nel 1429 ® la ricostruzione di alcuni ambienti del convento di Santa Croce distrutti da un incendio. scelse di avere una propria cappella isolata in un’eminente zona del chiostro ® un edificio a pianta centrale, impostato all’interno su di un’aula cubica con cupola e scarsella, su modello della Sagrestia Vecchia. la grande differenza è nella decorazione: il corredo scultoreo è in terracotta invetriata, dovuto alla bottega robbiana. il prospetto della cappella presenta un elegante porticato all’antica, con colonne corinzie che sostengono una trabeazione e al centro un arco a tutto sesto. la Porta del Paradiso di Ghiberti compiuta la Porta Nord nel 1424, Ghiberti ottenne dall’Arte dei Calimala l’incarico di realizzare anche l’ultima porta del Battistero ® la Porta del Paradiso, che aveva la posizione più prestigiosa. viene installata solo nel 1452, ed è stata realizzata grazie a numerosi aiuti. la struttura dei due battenti rinunciava a ogni riferimento gotico e prevedeva dieci grandi scene quadrate con storie dell’Antico Testamento + una cornica con piccole figure di altri personaggi biblici. Ghiberti rimase fedele alle proprie Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 16 sottigliezze gotiche ® le figure acquisivano appena un po’ più di volume, ma la prospettiva gli rimaneva comunque oscura. usò lo stiacciato per rifinire gli elegantissimi dettagli. ® Storia di Adamo ed Eva: si inizia a leggere a sinistra, con la creazione di Adamo e si prosegue al centro con quella di Eva. in secondo piano a sinistra, in bassissimo rilievo, c’è il momento del peccato originale, e a destra la cacciata dal Paradiso terrestre ® ricorda la versione della Cappella Brancacci, anche se qui non c’è nulla di masaccesco. i personaggi tendono più alla bellezza che al dramma. Ghiberti racconta più episodi della stessa storia in una sola scena, che tuttavia non è congegnata come un palcoscenico tridimensionale. ® Storia di Giuseppe ebreo: le difficoltà a intendere la prospettiva emergono con chiarezza. la romanzesca vicenda è illustrata nella formella attraverso sette episodi, predisposti intorno a una grande loggia circolare, che Ghiberti non riesce a collocare correttamente nello spazio. il David e la Giuditta di Donatello altra commissione medicea è il David (in bronzo), realizzato nel 1460 per il matrimonio di Lorenzo il Magnifico. oggi è custodito al Museo del Bargello. in questo caso Donatello si misura con la tipologia di statua a tutto tondo, nuda e in bronzo, di tradizione antica ® era uno dei compiti principali dello scultore antico. era collocato su una colonna nel giardino di Palazzo Medici ® statua da collezione, non per ornare un’architettura. l’iconografia non è classica ® non viene mostrato come un vincitore, ma come meditabondo e molto giovane. ci si chiede: questa espressione del David guarda la testa di Golia o lo spettatore? dipende dall’altezza della collocazione, si presume abbastanza in alto essendo su una colonna. la posa è molto curata e un po’ molle, efebica. in alcuni momenti non è stato nemmeno interpretato come David, ma come una scultura pagana ® Mercurio con la testa di Argo. Donatello ha creato un’opera talmente ambigua he crea problemi di lettura, anche perché David è senza armatura e fionda, i suoi simboli di riconoscimento. nel 1464, Donatello per Cosimo realizza un altro bronzo: Giuditta in atto di decapitare Oloferne ® il gruppo è pensato di nuovo a tutto tondo, e ai piedi del basamento ci sono tre scene bacchiche, che alludono all’ebrezza di Oloferne. Giuditta, uccidendolo, aveva salvato la città di Betulia dall’assedio degli Assiri ® rappresentava un esempio di virtù civile e amore per la patria. in realtà, Donatello aveva già realizzato un David per il primo vero cantiere dove emerge come artista individuale: quello del Duomo. ® il David, destinato a uno dei contrafforti della tribuna nord, era molto grande perché doveva essere visibile dal basso. però non fu mai collocata ® viene invece esposta a Palazzo Vecchio per motivi politici (gli ideali di libertà e indipendenza che rappresenta), e in questo modo non deve più dialogare con l’architettura. questa rappresentazione del David si scosta dall’iconografia tradizionale. grazie al rapporto con Cosimo de Medici (rientrato dall’esilio nel 1434), per Donatello si aprono prospettive interessanti ® Cosimo ama le arti, ed è consapevole del potenziale propagandistico. è il suo mecenate ® può sperimentare completamente. Donatello abbandona le fabbriche per dedicarsi completamente a Cosimo. sono anche sepolti vicini (Vasari). è un periodo molto felice e produttivo per Donatello, ma senza contratti scritti ® tra i due c’era massima fiducia. Donatello è il soggetto di un fenomeno particolare: viene mitizzato quando ancora è in vita. ciò avviene grazie allo spostamento della statua del Profeta Abacuc (lo “Zuccone”), dalle nicchie del Duomo di Firenze alla facciata, incidendo il nome dell’artista nella predella ® ciò enfatizza la grandezza dell’artista. Michelozzo di Bartolomeo, architetto di Cosimo Michelozzo di Bartolomeo seppe affermarsi come architetto, seguendo la lezione di Brunelleschi. realizzò il Palazzo Medici, tra 1444 3 1460 ® rappresentava un vero e proprio prototipo di edificio gentilizio rinascimentale con la sua sobria magnificenza. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 17 Beato Angelico al Convento di San Marco Michelozzo si occupò tra 1437 e 1443 della ristrutturazione del Convento di San Marco, sempre per Cosimo. risaltano gli spazi razionali del chiostro e della biblioteca, scanditi dai moduli delle campate e dagli archi a tutto sesto. Beato Angelico fu incaricato di occuparsi delle opere mobili della chiesa e degli affreschi delle pareti del complesso ® realizzò oltre quaranta affreschi. in cima alla scala che conduce al primo piano troviamo l’Annunciazione ® le solide figure sono le uniche protagoniste, non ci sono eccessi decorativi. il prato fiorito è separato dal bosco da una palizzata in legno ® sobria essenzialità della nuova pittura. la pala per l’altare maggiore della chiesa di San Marco, 1440 ® ha un formato quadrato, e i santi che un tempo stavano negli scomparti laterali, ora si raggruppano in uno spazio unico intorno alla Vergine. la pala ora appare impoverita da alcuni restauri, ma si pensa che in origine i colori apparissero più vivi ® lo confermano gli elementi della predella, tra cui la Guarigione del Diacono Giustiniano ® si distingue per la raffigurazione di un ambiente domestico tirato in prospettiva e illuminato da una luce che trapela dalla porta, mettendo in rilievo certi dettagli ® Beato Angelico conosceva la pittura nuova di Jan Van Eyck. lineamenti storici l’Italia e le Fiandre nel Quattrocento tra l’Italia e le Fiandre intercorsero rapporti molto stretti grazie a una fittissima rete di relazioni mercantili e finanziarie ® gli artisti e le loro opere facevano parte di questo circuito. fu in questo contesto che nacque un nuovo tipo di pittura, grazie a Jan van Eyck e Rogier van der Weyden ® indagarono empiricamente la quotidiana realtà delle cose con una luce e uno sguardo nuovo e acuto, attenti ai minimi particolari, anche grazie alla tecnica ad olio. è un Rinascimento alternativo. la pittura italiana e quella fiamminga non furono assolutamente incompatibili (anche se per esempio Michelangelo ne aveva una pessima opinione) ® si trova un riflesso fiammingo in Filippo Lippi; e i maggiori pittori fiamminghi seppero arricchire la loro parlata nordica. nel luglio 1453, l’esercito inglese viene sconfitto da quello francese ® così finisce la Guerra dei cent’anni. il vincitore era Carlo VII ® riuscì a recuperare i vasti territori che per lungo tempo erano rimasti inglesi, dando avvio alla creazione di un moderno Stato nazionale. diede vita a una corte in cui prosperarono le arti. comunque erano presenti grandi feudi che mantenevano la propria autonomia, come la contea di Provenza o il Ducato di Borgogna ® era un ducato di fondamentale rilievo strategico e molto ricco. l’ultimo duca di Borgogna sarebbe stato Carlo il Temerario: alla sua morte (1477), il Ducato praticamente cessò di esistere e passò in mano francese. intorno alla corte borgognona orbitarono artisti di rilievo ® Claus Sluter con Filippo l’Ardito, ma Filippo il Buono seppe precocemente apprezzare le novità della pittura fiamminga, e nominò Jan Van Eyck come pittore di corte. questo nuovo linguaggio pittorico di veemente realismo si impose nelle fervide città mercantili fiamminghe e in quelle della Borgogna, che però conservarono il loro aspetto gotico ® anche se i rapporti commerciali, culturali e artistici con l’Italia influivano profondamente sulla pittura, non giungevano ancora a incidere l’immagine delle città. la chiave della pittura fiamminga è un’ossessione per l’indagine dei più minuti dettagli della realtà: un’attitudine che discende dal mondo gotico dei fratelli de Limbourg, un mondo insieme iperrealistico e fantastico. con Jan Van Eyck la stagione delle fiabe è finita: la luce, grazie all’utilizzo della pittura a olio, diviene il mezzo per descrivere in scala uno a uno la materia della vita di tutti i giorni. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 20 Battista ed Evangelista. vuole sottolineare la tridimensionalità tramite la fuga prospettica degli elementi geometrici del pavimento. la porta e la finestra si aprono a mostrare un quieto paesaggio. Memling introdusse una decisiva novità alla tipologia di ritratto nordico, sostituendo al tradizionale fondo scuro un sereno fondale di paese ® Ritratto d’uomo con moneta romana, regge una moneta romana ® omaggio alla passione per l’antico e al collezionismo che era in voga in Italia. tra Francia e Italia: Barthèlemy d’Eyck e Jean Fouquet non furono soltanto i pittori fiamminghi a dare una svolta al linguaggio figurativo d’Oltralpe, ma anche nomi come Barthélemy d’Eyck e Jean Fouquet ® le esperienze di questi e altri maestri attestano che nel corso del Quattrocento l’Italia condivise esperienze essenziali non solo con le Fiandre, ma anche con la Francia. Renato d’Angiò, Barthélemy d’Eyck e la scuola provenzale Barthélemy d’Eyck fu per tanti anni al servizio di Renato d’Angiò. nel 1443 eseguì un trittico dipinto per la Cattedrale di Aix-en-Provence su commissione del mercante Pierre Corpici. lo scomparto centrale raffigura l’Annunciazione entro un solenne edificio gotico in due navate, con la forma di una cattedrale nordica. il tepore di un lume fiammingo rischiara gli spazi. nelle tavole laterali ci sono i profeti Isaia e Geremia, con al di sopra uno scaffale colmo di libri e altri oggetti ® come se si trattasse di un brano di natura morta a sé stante. qualcosa di molto simile fu raffigurato a Napoli dal pittore Colantonio ® San Girolamo nello studio. una figura di spicco fu anche Enguerrand Quarton ® l’Incoronazione della Vergine, commissionata nel 1453 per la Certosa di Villeneuve-les-Avignon. è ordinata rigorosamente secondo una gerarchia che ingigantisce i personaggi principali al centro, ai danni della corte celeste. il Giudizio si compie tra le città di Roma e Gerusalemme ® in totale assenza di prospettiva, il compito di unificare tutto spetta alla luce. non è un paesaggio realistico ® il crocifisso che lo domina annienta la distanza geografica tra le due città ® sono entità simboliche. nel 1444, il tedesco Konrad Witz dipinse per la Cattedrale di Ginevra una pala d’altare cui appartiene la Pesca Miracolosa ® il brano evangelico è ambientato nel lago ginevrino e il panorama padroneggia la scena, rasserenata da una luce alpina dove cose e persone sono riverberate con estrema precisione. appare come una pietra miliare della pittura di paesaggio europea. Jean Fouquet: un francese e l’Italia seppe confrontarsi con le novità prospettiche che da Firenze si stavano divulgando nel resto della penisola. per la chiesa di Notre-Dame di Melun dipinse un dittico oggi smembrato. da esso deriva un piccolissimo tondo con l’autoritratto del pittore ® mezzobusto dipinto a tre quarti a monocromo su sfondo scuro. le ante richiamano le novità italiane: a sinistra il committente Etienne Chevalier è presentato da Santo Stefano ® guardano verso la loro sinistra, dove c’è la Vergine con il Bambino, circondata da angeli e illuminata da una luce gelida e astratta. il riferimento all’Italia si trova a sinistra: lo sfondo è una parete disposta prospetticamente in diagonale, e incrostata dalle forme geometriche di marmi preziosi. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 21 lineamenti storici paesaggio e città nel Quattrocento nel Quattrocento il paesaggio in Italia inizia chiaramente ad essere apprezzato per i suoi valori estetici ® una delle vedute di città più celebri è la Tavola Strozzi, che raffigura una dettagliata veduta della città di Napoli affacciata sul mare: sembra una fotografia. oggi però la città si è espansa a macchia d’olio e senza regole sulle colline, che nel Quattrocento erano ancora verdeggianti. si tratta di un fenomeno che ha riguardato tutte le principali città d'Italia a partire dalla fine dell'Ottocento ® a questo fenomeno è rimaste estranea Venezia, che resta ancora oggi isolata dalla laguna. solide mura e luoghi di fede le mura medievali stavano iniziando ad essere troppo sottili ® era necessario escogitare nuove forme di sistemi difensivi. alle torri medioevali si sostituirono così i possenti e tozzi bastioni a pianta regolare o poligonale, che divennero l’elemento cardine della nuova architettura militare. la progettualità dell'uomo ha inserito nel paesaggio nuovi centri urbani attentamente studiati nelle loro piante e nelle loro forme ® si parla di città ideali. molto diversa la logica con cui fu costruita Loreto ® in nome della devozione, il paesaggio marchigiano fu trasformato per custodire dentro una chiesa e una città i resti di una Santa Casa traslata dall'Oriente. assai frequenti furono i casi di chiese innalzate per rendere onore a immagini miracolose fuori dalle mura delle città ® nascono santuari isolati in mezzo alla campagna. verso una Roma moderna: Filarete, Beato Angelico e Leon Battista Alberti la Roma di allora era molto diversa rispetto a quella di oggi ® non era molto popolata, le basiliche paleocristiane e medievali convivevano con le imponenti tracce dell'antichità. fu Filarete a Roma a realizzare su richiesta di Eugenio IV i due grandi battenti per la porta di San Pietro ® raffiguravano le immagini di Cristo, della vergine e dei santi Paolo e Pietro con le storie del loro martirio. l'artista non seppe aggiornarsi sulla nuova visione dell'antico elaborata da Donatello, e non ne recepì né l'organizzazione spaziale né la sobria ed efficace assimilazione di moduli stilistici e compositivi ® scene prive di profondità e affollate all'inverosimile. nei decenni a cavallo della metà del Quattrocento il nuovo linguaggio rinascimentale si propaga da una Firenze ufficialmente repubblicana, ma sotto il controllo di Cosimo il Vecchio, agli altri Stati italiani, retti da signori feudali appoggiati dalla Chiesa o dal Sacro Romano Impero, e difesi da eserciti mercenari. la guerra, infatti, è una presenza quasi quotidiana: un capo di Stato doveva anche essere un buon condottiero, e un abile condottiero poteva ambire a diventare capo di Stato. un caso di condottiero finito al potere fu quello di Francesco Sforza ® divenne signore di Milano nel 1450. sotto il suo dominio, la capitale lombarda iniziò ad aprirsi al Rinascimento. il trono di Napoli fu conquistato nel 1442 da Alfonso d’Aragona ® costruì un dominio che durò fino alla fine del secolo, e unì le capacità militari con la passione per le lettere e le arti. la cultura umanistica prosperò e fece prosperare le corti italiane ® i signori facevano a gare per accogliere i migliori uomini di lettere. l’amore per le lettere antiche coinvolse anche gli uomini di Chiesa ® Roma iniziò a diventare una vera e propria capitale del Rinascimento. il 29 maggio 1453, Costantinopoli fu conquistata dai turchi del sultano Maometto II, sancendo la fine dell’Impero d’Oriente ® vennero organizzate crociate per riconquistarla, ma fallirono. il Quattrocento fu un secolo di espansione per la Repubblica di Venezia ® era la capitale di uno Stato multiculturale e multiterritoriale, che continuava a fondare la sua ricchezza sulle intense relazioni commerciali con l’Oriente. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 22 Beato Angelico a Roma con committente Niccolò V, Beato Angelico realizzò le Storie dei santi Stefano e Lorenzo per la Cappella Niccolina del Palazzo Apostolico ® seppe rendere solenne lo stile austero che qualche anno prima aveva adottato nella decorazione del Convento di San Marco a Firenze. in Lorenzo è consacrato diacono da Sisto II, il pontefice compie un rito di consacrazione, entro il vasto spazio di una chiesa eretta su solide colonne. il pontefice è tuttavia ritratto con le sembianze di Niccolò V, che torna pure in Sisto II affida a Lorenzo i tesori della Chiesa ® c'è una duplice sequenza: a sinistra i soldati si apprestano a scardinare il portale rinascimentale del palazzo, mentre a destra, nel cortile interno, il papa cerca di mettere in salvo le ricchezze della Chiesa porgendole a Lorenzo. Leon Battista Alberti e l’antico una particolare attenzione fu riservata al miglioramento della cinta muraria e degli acquedotti, e a un rinnovamento della basilica di San Pietro, pianificata dal fiorentino Bernardo Rossellino. Leon Battista Alberti venne reclutato da papa Eugenio IV con il ruolo di abbreviatore apostolico ® era un grande intellettuale, capace di scrivere su ogni argomento: il De re aedificatoria fu uno scritto dotto rivolto soprattutto al giro degli umanisti ® Bernardo Rossellino seppe essere il più fedele paladino dei suoi scritti. Rimini e il cantiere del Tempio Malatestiano Rimini è stata una delle capitali del Rinascimento grazie a Sigismondo Pandolfo Malatesta ® uno dei più abili condottieri militari d'Italia, con una grande passione per le lettere e la cultura antica. decise di rinnovare la chiesa medievale di San Francesco, trasformando l'intero edificio in quello che sarebbe stato chiamato il Tempio Malatestiano ® l'esterno richiama alla mente le forme di un tempio antico; l'interno invece è arricchito da sei grandi cappelle gotiche. questa è la conseguenza di due progetti diversi: uno di Leon Battista Alberti, l'altro di Matteo de’ Pasti ® un'artista eclettico, fermamente ancorato al gotico internazionale. il ruolo di Matteo de’ Pasti e quello di Leon Battista Alberti Matteo dichiarò la piena responsabilità del progetto di allestimento della navata e delle cappelle del tempio, realizzando un ricchissimo edificio atto a celebrare Sigismondo ® vasti archi acuti di sei cappelle decoratissime. Leon Battista Alberti si occupò dell'esterno ® il marmo bianco appare spartito tra colonne e archi a tutto sesto, e al centro della facciata presenta un portale sormontato da un motivo che richiama il romano opus sectile. i lavori iniziarono nel 1453, ma rimase incompiuto tanto all'interno quanto all'esterno. l'affresco di Piero della Francesca nel Tempio Malatestiano, la scultura di figure è predominante, a discapito della pittura. ricordiamo però il contributo di Piero della Francesca, a cui si deve un affresco esposto nel transetto della Chiesa, realizzato nel 1449. dipinge una scena di corte, ambientata in un'aula chiusa da una coppia di lesene architravate all'antica e ornate di festoni ® Sigismondo spicca il centro con uno stile pisanelliano, alle sue spalle ci sono due levrieri, mentre a sinistra c’è San Sigismondo. sulla destra appare un oculo prospettico aperto a fingere illusionisticamente una finestra su Castel Sismondo. Agostino di Duccio scultore Agostino di Duccio era uno scultore toscano, ed è stato reclutato nel 1449 da Sigismondo Malatesta ® si occupò dell'estesa decorazione della navata e delle sei cappelle: a destra si trovano la Cappella di San Sigismondo, quella di Isotta degli Atti, e quella dei Pianeti; a sinistra si susseguono la Cappella delle Sibille, dei Giochi infantili, e delle Muse e delle Arti liberali. nel rappresentare le costellazioni e i corpi celesti, Agostino scelse le figure mitologiche dell'antichità ® Marte compare alla guida del suo carro da guerra con il lupo e il picchio. adotta lo stiacciato donatelliano senza interesse per la tridimensionalità e la concretezza delle forme, a cui preferisce un segno elegantemente addolcito e lineare. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 25 allo spagnolo si riconosce il ritratto di Federico da Montefeltro ® il duca riposa dalle incombenze quotidiane e siede intento alla lettura di un libro, mentre un fanciullo elegantissimo si appoggia al suo ginocchio e non lo vuole disturbare. l'atmosfera e intima e la luce soffusa. il bambino è Guidobaldo da Montefeltro, erede di Federico. Þ queste convivenze alla stessa corte mostrano la viva curiosità del committente per espressioni e modi stilistici diversi, ma che proprio nel loro accostarsi rivelavano la ricchezza di una cultura che si compiaceva non solo delle opere d'arte, ma della possibilità di intrecciare intorno ad esse committenti, dialoghi, conversazioni di corte. fortezze e città ideali in quegli anni, Federico da Montefeltro accorse a Urbino Francesco di Giorgio Martini ® gli affidò il cantiere di Palazzo Ducale, ma soprattutto il compito di costruire una serie di nuove fortificazioni. Francesco fu il primo grande interprete di una nuova architettura militare, studiata per difendersi dalla potenza delle armi da fuoco. spicca la Rocca di Sassocorvaro ® Francesco progettò una fortezza che impianta ricorda la forma di una tartaruga e ha un aspetto quantomai massiccio; si accorda alla necessità di pensare strutture capaci di opporsi alla veemenza delle nuove armi da fuoco con possenti e compatte murature scarpate, disposto il più possibile in obliquo per evitare di offrire ai colpi del nemico il facile bersaglio di una superficie piana ® è una delle invenzioni più celebri di Francesco di Giorgio. a lui si deve anche l'ammodernamento delle difese di San Leo, piazzaforte ubicata in cima a uno sperone roccioso al confine con lo Stato riminese ® Francesco ideò una coppia di poderosi torrioni cilindrici innalzati sul limitare della rupe e uniti da una cortina. così, le moderne fortificazioni quattrocentesche, in ragione della loro posizione strategica, andarono a segnare il paesaggio con un'impronta indelebile. il definitivo affermarsi degli ideali brunelleschiani e albertiani permetteva infatti di aspirare a una progettazione più ambiziosa e funzionale degli spazi urbani ed extraurbani ® si pianificava addirittura la nascita di città fondate su disegni urbanistici tanto razionali da apparire “ideali”. ® Città ideale, un noto dipinto che mostra l’ampia piazza di una città, con al centro un edificio a pianta rotonda, chiusa lateralmente da una serie di palazzi che fanno l’effetto di quinte teatrali. la protagonista assoluta è la prospettiva. Pio II: un papa umanista tra Pienza e Siena nel 1458 Enea Silvio Piccolomini fu eletto papa con il nome di Pio II ® era un uomo di lettere, che aveva viaggiato in tutta Europa ed era ossessionato dalla cultura antica e dall'idea che la cristianità dovesse organizzare una crociata per togliere Costantinopoli ai turchi. l'impresa per cui lo ricordiamo fu la costruzione di una nuova città che portava al suo nome, Pienza. affidò al progetto a Bernardo Rossellino ® approntò un piano urbanistico incentrato su una piazza dominata dal prospetto all'antica della Cattedrale. allestì la piazza come un palcoscenico teatrale, adottando una pianta trapezoidale. la cattedrale di Pienza ha una facciata in travertino, tripartita dalle grandi arcate a tutto sesto e sormontata da un timpano con al centro lo stemma del pontefice ® indiscutibili caratteri albertiani. l'interno della chiesa è invece gotico, con volte a crociera sostenute da pilastri e negli alti finestroni ® il papa chiese infatti a Rossellino di attenersi al modello delle cosiddette Hallenkirchen nordiche, cioè le “chiese ad aula”, dove la navata centrale e quelle laterali condividono la medesima altezza. la quinta destra della piazza è costituita da Palazzo Piccolomini ® Rossellino si ispirò alla proporzionata facciata della dimora che Leon Battista Alberti aveva disegnato per Giovanni Rucellai a Firenze. è organizzato intorno a un cortile centrale, ed era destinato ad essere la dimora del pontefice nei periodi di vacanza a Pienza. si innalza accanto alla Cattedrale, costituendo un tutto organico. l'aspetto più originale del Palazzo è la loggia aperta sul giardino pensile. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 26 per la Cattedrale di Pienza, il papa chiese ai migliori artisti senesi di allora di dipingere non più polittici, ma tabule quadratae sine civoriis ® pale di formato quadrato rinascimentale, prive di pinnacoli gotici. questo è ben illustrato dalla pala di Matteo di Giovanni ® nel registro principale la Madonna con il Bambino e Santi, affiancata dall'esenzione e coronata da una lunetta con la Flagellazione. rimane un solo aspetto di tradizione gotica, il fondo oro. Donatello a Siena a scatenare la decisiva svolta dell'arte senese fu Donatello ® San Giovanni Battista in bronzo: è una statua di impressionante e crudo vigore, che esterna al meglio l'accentuazione espressiva di Donatello. il Vecchietta avrebbe preso spunto da questa statua per un monumentale Cristo risorto in bronzo per la chiesa senese della Santissima Annunziata. Padova: Donatello, Squarcione, Mantegna nel 1444, su invito della Repubblica veneziana, Donatello si trasferisce a Padova per realizzare il monumento equestre a Gattamelata, un condottiero veneziano. doveva stare davanti alla Basilica di Sant’Antonio ® molto in mostra sia per cittadini che per pellegrini. ® il trasferimento diventa un canale per lo sviluppo del Rinascimento veneziano, come un transfer di cultura. Gattamelata in realtà si chiama Erasmo da Narni, e gli viene dedicato un monumento equestre perché conquista territori per Venezia, espandendola via terra. alla sua morte, la Repubblica veneziana decide di omaggiarlo in questo modo; a Padova però, perché a Venezia stessa non si vuole celebrare individui singoli. Donatello viene invitato dalla Repubblica, ma pagato dalla famiglia di Gattamelata. non si tratta di un monumento funebre, ma celebrativo, però comunque c’è una porta che funge da passaggio all’aldilà. il piedistallo è alto 8 metri, e il monumento guarda a tutte le strade che portano alla Basilica ® ruolo urbanistico. il volto del condottiero è eroico e pacato, e ricalca i ritratti statuari antichi. ebbe un approccio rivoluzionario nei confronti della tipologia del monumento equestre: al marmo preferisce il bronzo e la sua ispirazione è in tutto e per tutto l'antichità. il destriero incede con l'anteriore sinistro, poggiato su una sfera per evitare problemi di statica; il condottiero, protetto da una leggera ed elegante armatura, alza la destra a ostentare il bastone del comando. è il primo monumento equestre dal mondo antico ® richiama il Monumento equestre di Marco Aurelio e ai cavalli di San Marco (davanti alla Basilica di San Marco); per quanto riguarda la pittura, richiama il Monumento equestre a Giovanni Acuto, affresco di Paolo Uccello. Þ rivitalizzazione di un genere classico che poi prende piede in tutta Europa: il monumento equestre diventa il monumento celebrativo per eccellenza fino all’Ottocento. nel 1446, la fabbrica della Basilica di Sant'Antonio progetto di realizzare un costoso altare scultoreo in bronzo ® il progetto fu affidato a Donatello. nel 1450, Anno Santo, si prevedeva un grande numero di pellegrini in città, quindi era necessario “fare bella figura”. il materiale era il bronzo dorato, costoso e impegnativo ® Donatello è il primo artista ad utilizzarlo per un altare. è un cantiere molto documentato, e si chiude in tempo per la festa di Sant’Antonio, 13 giugno 1450. rimane nella sua posizione per 130 anni, poi viene smantellato e rimontato; e successivamente di nuovo a fine Ottocento. l'idea che la statua equestre sia specialmente adatta a celebrare un condottiero o un sovrano nasce nella Roma imperiale, dove monumenti di questo tipo sorgevano numerosi. nel Settecento le statue equestri dilagano in tutta Europa, e si moltiplicarono particolarmente nell'Italia post-unitaria. monumenti simili sorsero anche fuori dall'Europa ® via via che le statue equestri popolavano le piazze di tutto il mondo, per riaffermarne il valore il significato non restava che ingrandirle a dismisura. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 27 gli studiosi hanno alcune ipotesi di ricostruzione, basate su ricostruzioni cinquecentesche e sul riflesso che l’altare potrebbe aver avuto su altri scultori padovani del tempo (vedi Pala di San Zeno di Andrea Mantegna) ® sono veicoli visivi per ricostruire l’altare di Donatello. su questa base, e sui frammenti conservati, gli studiosi hanno diverse ipotesi. l’unico dubbio riguarda il fatto che le figure non sarebbero tagliate come suo consueto, ma sono tutte divise, ognuna nel suo scomparto. i modelli di partenza di Donatello: tabernacolo nel Campo Santo di Pisa di Giovanni Pisano; il ciclo di affreschi presenti nella Basilica del Santo; Masaccio e Domenico Veneziano, che sperimentano la pala d’altare con una suddivisione architettonica. sull'altare si innalzano sette statue a tutto tondo: al centro la Madonna con il Bambino, affiancata da tre santi francescani in piedi e un terzetto di santi venerati a Padova ® le statue hanno grandezze diverse, indicatore che fa sospettare che fossero originariamente disposte a scacchiera, in base alla distanza dell’osservatore; sono figure monumentali e valorose. sul fronte e sul retro dell'alto zoccolo dell'altare si riconoscono, in un duplice registro, ventidue rilievi, nella stragrande maggioranza in bronzo che raffigurano episodi miracolistici della vita di Sant’Antonio, tutti ambientati in scenari architettonici di fantasia ® Donatello reinventa episodi religiosi dentro un teatro architettonico contemporaneo ® significativo per gli sviluppi dell’arte veneziana del Cinquecento. ® Miracolo della mula: una mula affamata rifiuta di mangiare l’ostia perché riconosce il corpo di Cristo. l’occhio è attirato da tutti i dettagli secondari, per trovare l’episodio principale bisogna faticare un po’ e conoscere già la storia. c’è una sorta di horror vacui, una volontà di riempire ogni centimetro. ® Miracolo del cuore dell’avaro: dopo la morte di un avaro, Sant’Antonio gli apre il petto e invece del cuore ci trova uno scrigno di monete. questo episodio viene trasformato in una tavola anatomica ® confronto con il frontespizio di un trattato di anatomia pubblicato nel 1543 da Andrea Vesalio (anatomista). ® Miracolo del fanciullo, a cui Sant’Antonio risana un piede. ® Deposizione di Cristo Morto, collocato sul retro dell’altare e in marmo, non in bronzo. Vasari rimarca la drammaticità e il dolore che Donatello vuole esprimere. anche in questo caso si legge con forza l’horror vacui che teme Donatello, che diventerà un leitmotiv delle ultime opere di Donatello. Donatello rientra a Firenze nel 1454, in un contesto però completamente mutato: c’era ancora Cosimo de Medici, infatti torna a lavorare per lui con i pulpiti per San Lorenzo; però di fatto Donatello si rinchiuderà in una sperimentazione isolata, e fino al 1466 vive un periodo di forte disomogeneità stilistica, segno di uno scultore che continua ad arrovellarsi sulle questioni di stile. rimane il fatto però che in Veneto lascia una forte impronta che avrà numerose ripercussioni sul Rinascimento a Venezia. il maestro di Mantegna: Francesco Squarcione il principale pittore di Padova era Francesco Squarcione ® il suo interesse per il linguaggio fiorentino è ben testimoniato da un politico compiuto nel 1452 la Cappella de Lazara nella chiesa del Carmine di Padova: il formato è ancora gotico, ma nello studio di San Girolamo vediamo uno sfondo di cielo e di paesaggio; i quattro santi che lo accompagnano si innalzano su uno sfondo dorato, ma sono chiaramente pensati come sculture tridimensionali. la Madonna col Bambino ha un carattere molto eccentrico: la Vergine non ci guarda negli occhi, ma è di profilo; il Bambino è palesemente ispirato agli spiritelli donatelliani e spunta da un davanzale collocato in primo piano a dare il senso di uno spazio reale e prospettico. il cielo è vero e nebuloso, e c'è un'esuberanza decorativa. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 30 l'evolversi della pala d'altare lo stile eccentrico ebbe fortuna anche sugli altari delle chiese. negli anni Settanta, Cosmè Tura dipinse un trittico centinato per la cappella della famiglia Roverella, nella chiesa ferrarese di San Giorgio fuori le Mura ® nello scomparto centrale c'è la Madonna col Bambino e angeli. le cornici articolano la composizione come un polittico, ma lo spazio della palla vuole essere unico grazie alla prospettiva. Francesco del Cossa dipinse nei primi anni Settanta una pala per la cappella Griffoni nella chiesa di San Petronio ® trittico di formato rinascimentale: al centro rendeva omaggio a San Vincenzo Ferrer, mentre nel registro superiore su un fondo dorato emergevano i santi Floriano e Lucia. così, la pittura ferrarese iniziò a diffondersi tra l'Emilia e la Romagna. Ercole seppe stemperare le iniziali propensioni per il Tura e dare vita a un registro più quieto del suo linguaggio ® lo dimostra la pala dipinta nel 1481 per l'altare maggiore della Chiesa di Santa Maria in porto a Ravenna: adotta uno spazio definitivamente unificato tramite un quadriportico all'antica. vediamo la Vergine con il Figlio, accompagnata da Anna ed Elisabetta. dietro si colgono chiaramente attenti studi sull'altare padovano di Donatello. sul fondo mostra una marina offuscata da un cielo carico di nubi e incentrata su una città portuale circondata da alture e rocce scheggiate. un precoce progetto urbanistico: l’“addizione erculea” di Biagio Rossetti Ferrara conobbe anche una precoce attenzione degli estensi per una razionale organizzazione dello spazio urbano ® l'“addizione erculea”: Ercole d'Este voleva realizzare un grande progetto che permise quasi di raddoppiare lo spazio viario, migliorare le difese militari e offrire una dimensione più aperta rispetto alle vecchie strade medievali. nel 1484, l'architetto Biagio Rossetti disegno il nuovo piano urbanistico ® prendeva spunto dal modello romano degli assi viari ortogonali; il fulcro del progetto era il quadrivio degli Angeli, in cui le due arterie si intersecano e su di un angolo del quale sorge il poderoso Palazzo dei Diamanti. un intervento di tale portata nel corpo della città segnalava l'incontrastato dominio del Signore sul territorio, ma anche la sua decisa volontà di una minuziosa organizzazione degli spazi, razionale perché improntata all'autorità dei modelli antichi. gli Sforza e il primo Rinascimento a Milano nel 1447, il Ducato di Milano passava dai Visconti agli Sforza ® la corte milanese iniziò ad aprirsi al nuovo linguaggio rinascimentale. questa famiglia ha marchiato per sempre il paesaggio urbano di Milano con il Castello Sforzesco ® il duca Francesco volle completamente ristrutturarlo, trasformandolo nella sua nuova residenza fortificata e nel centro della sua corte. fu innalzato un possente svettante torrione merlato, ancora di gusto gotico ® è denominato “Torre del Filarete”, in quanto il progetto viene attribuito allo scultore e architetto fiorentino ® il duca gli affidò un ruolo di primo piano, con l'intenzione di aprire la corte a un linguaggio più moderno. Filarete scrisse un trattato dedicato alla progettazione di una città ideale: Sforzinda, che avrebbe dovuto avere una pianta perfettamente geometrica a forma di stella, centrata su una piazza centrale dominata da un'altissima torre. non fu mai fondata, ma la curiosa miscela di stili che appare nelle pagine di Filarete torna nella maggiore impresa architettonica milanese del maestro: l'Ospedale Maggiore, fondato nel 1456. la facciata si distingue per la compresenza di bifore ad arco acuto e del loggiato con colonne e archi a tutto sesto nel registro inferiore. Vincenzo Foppa: solidità rinascimentale e verismo nordico la cappella Portinari nella chiesa domenicana di sant'Eustorgio ® si ignora chi abbia progettato l'architettura della cappella, ma se ne comprende facilmente l'ispirazione ai razionali moduli brunelleschiani della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo e della Cappella Pazzi a Firenze. nelle lunette e negli arconi ci sono una serie di affreschi con Storie di San Pietro Martire e della Vergine, realizzate da Vincenzo Foppa con un linguaggio prospettico ® lo si intende bene nella scena con il Miracolo di Narni: l'episodio è predisposto entro un rigoroso spazio tridimensionale, e adotta una proiezione prospettica in diagonale. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 31 Þ Foppa può essere considerato il primo grande interprete della pittura rinascimentale a Milano e il battistrada che pose le premesse per le successive affermazioni alla corte sforzesca di Leonardo e Bramante. Zanetto Bugatto: il mistero di un lombardo a Bruxelles la corte sforzesca e il suo pittore di punta di questi anni non sapevano resistere al fascino dei dipinti dei maestri nordici ® Vincenzo Foppa dipinse una Madonna col Bambino che rivela una chiara dipendenza dalla pittura fiamminga, non solo nella soffusa atmosfera domestica, ma anche nell'impostazione ® guarda alla pittura nordica, ma mantiene comunque una sua identità nella solidità strutturale delle figure, delle cose e dello spazio. si attribuisce alla mano di Zanetto Bugatto una Madonna col Bambino a Varese ® qui l'adesione al linguaggio nordico è ancora più decisa rispetto a Foppa. Napoli capitale aragonese: da Colantonio ad Antonello lo scenario del Golfo di Napoli e ancora oggi marchiato a fuoco da un segno dell'antica dominazione aragonese: il Castel Nuovo. Alfonso d'Aragona era un nuovo signore appassionato delle arti e capace di rilanciare Napoli come capitale culturale, stabilendo la sua corte nel Castel Nuovo ® la fortezza esprime al meglio il duplice carattere del Signore aragonese, che seppe essere un abile condottiero e un accorto mecenate. fu eretto secondo un gusto albertiano, anche se c'è ancora qualcosa di gotico nella concezione di allungare il prospetto in verticale su più registri tramite la sovrapposizione di due archi. l'episodio principale è il Trionfo di Alfonso: il re incede sul suo carro, preceduto dai suonatori di tromba e scortato da un fedele e nobile seguito. al centro dell'arco superiore era previsto un monumento equestre di Alfonso, che era stato richiesto a Donatello ® l'artista non termina mai la statua equestre, ma resta una testa di cavallo che lascia immaginare la magnificenza del progetto, e impressiona per il verismo della resa dell'animale. Napoli era un grande centro internazionale, e la corte impazziva per la pittura fiamminga. Colantonio: il maestro di Antonello Colantonio fu il protagonista della pittura napoletana ® a lui si deve una pala d'altare destinata alla chiesa francescana di San Lorenzo Maggiore, costituita da due tavole: in basso era la scena di San Girolamo nello studio, e sopra l'episodio in cui San Francesco consegna la regola ® è curioso l'accostamento tra i due soggetti. in Colantonio non c'è nulla del linguaggio rinascimentale: la predilezione per l'oro resiste, e manca una seppur minima concezione tridimensionale dello spazio; i panneggi sono assolutamente nordici, mentre i volti hanno un'aria catalana ® nel porto di Napoli mondi diversi si incontrano. verità fiamminga e spazialità italiana: Antonello da Messina tutto questo ci fa capire che la Napoli aragonese era un crocevia di una cultura pittorica mediterranea e per niente italiana ® in questo scenario venne a formarsi Antonello da Messina, che aveva come maestro Colantonio, ed ebbe così modo di apprendere le novità stilistiche e tecniche della pittura fiamminga. ® Crocifissione: nelle figure guarda ai modelli della pittura fiamminga, ma nello sfondo il paesaggio propone una veduta quanto mai familiare al pittore (era un'immagine dello Stretto di Messina) ® Antonello preferisce una veduta distesa e dilatata della marina, secondo il linguaggio di Konrad Witz e Quarton. Antonello seppe rendere anche la realtà di un volto, infatti divenne uno specialista nel genere del ritratto ® fu il primo italiano ad adottare nei suoi ritratti, non solo la luce fiamminga e la tecnica ad olio, ma anche la disposizione del personaggio di tre quarti sul fondo scuro ® vedi Ritratto d’uomo. nell’agosto del 1475, arriva a Venezia su invito del console Pietro Bon, per realizzare una pala d’altare. porta con sé alcuni suoi dipinti e ritratti ® portato rivoluzionario di ritrattistica. Marco Antonio Michiel descrive i ritratti di Antonello dicendo che hanno uno sguardo molto potente e vivace. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 32 ® confronto tra il ritratto del doge Gentile Mocenigo di Giovanni Bellini e il ritratto maschile di Antonello da Messina, oggi conservato a Roma nella Galleria Borghese. il ritratto di Gentile Bellini ha un carattere celebrativo, fatto per mettere in risalto la carica e il potere; ha anche lo sfondo oro, di tradizione bizantina. un altro ritratto maschile di Antonello da Messina, conservato al Museo Civico di Torino, è considerato uno dei capolavori dell’artista. è realizzato con la tecnica della pittura ad olio, di tradizione fiamminga. c’è una potentissima illuminazione che arriva da sinistra sul volto del personaggio, che scruta in modo altezzoso l’osservatore. c’è una massima cura e attenzione per i dettagli del corpo ® sopracciglia disordinate e grigiastre, leggermente strabico, bocca leggermente socchiusa, doppio mento incastrato dal colletto. la veste è quasi una scultura, con ogni piega al suo posto. Antonello accolse anche la lezione di Piero della Francesca, perché le opere del suo ultimo decennio di attività dichiarano una chiarissima consapevolezza spaziale e tridimensionale ® polittico eseguito per la chiesa di San Gregorio a Messina nel 1473: nonostante l'astratto oro del fondo, crea uno spazio unificato attraverso il basamento del trono della Vergine col Figlio. un’opera esemplificativa è l’Annunciazione del 1474, realizzata per una chiesa messinese. oggi si presenta molto rovinata, a causa di un terremoto del 1908. comunque si riesce a leggere il linguaggio di Antonello, con un’interpretazione iconografica tipicamente fiamminga; infatti, si può fare un confronto con La Vergine del Cancelliere Rollin, di Jan van Eyck ® la scena è all’interno di un palazzo con un paesaggio che si apre dalle grandi finestre. in Antonello c’è una colonna che fa da spartiacque tra l’Angelo e la Vergine + il paesaggio naturale oltre le finestre. in più, Antonello abbina questa tradizione fiamminga a uno spazio interno simile a quelli di Piero della Francesca. Giovanni Bellini e l’origine della pittura veneziana alla metà del Quattrocento, la Padova di Donatello, Squarcione e Mantegna stimolò Venezia ad aprirsi al Rinascimento ® la luce e il colore divennero gli strumenti di una rappresentazione della realtà peculiare della pittura veneziana, che presto avrebbe adottato la tecnica dell'olio su tela ® due processi e linguaggi distinti (il Rinascimento fiorentino e quello nordico) confluiscono in un solo temperamento. Venezia, come Firenze, è uno stato repubblicano ® non ha una corte, di conseguenza ha una scarsa attrattiva per gli artisti, che preferivano le corti come poli di sviluppo culturale e del mecenatismo. nel 1454 la Repubblica di Venezia sigla il trattato di pace di Lodi ® si inaugura un nuovo periodo per Venezia, anche perché solamente l’anno prima aveva perso Costantinopoli. Venezia aveva mantenuto un atteggiamento impermeabile nei confronti delle tendenze artistiche del Trecento, anche la presenza di Giotto a Padova per la Repubblica è pressoché ininfluente ® era troppo legata al suo versante orientale. con la caduta di Costantinopoli, Venezia vira la politica territoriale, e ciò ha ripercussioni sulla produzione artistica. i protagonisti della scena veneziana, prima di questo cambio di direzione nella produzione artistica, erano due principali botteghe: la bottega dei Vivarini (con sede nell’isola di Murano) e la bottega dei Bellini. ↪ sono l’ossatura dell’arte, il maestro con i suoi apprendisti; erano principalmente di fondazione familiare. le due botteghe si contendono il mercato e i committenti, e costruiscono il Rinascimento veneziano lungo alcuni assi principali: tipologie di opere e cantieri stilistici. i Vivarini si ritagliano la fetta di mercato periferico, lungo le coste dell’Adriatico; i Bellini invece si occupano del mercato delle pale d’altare nelle chiese di Venezia e i grandi cantieri statali (Palazzo Ducale). Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 35 i gusti della committenza potevano imporre a Giovanni l'utilizzo di formati gotici per dipinti molto più evoluti nelle figure, come nel caso della Trasfigurazione (1455) ® nella zona superiore ci sono i segni di una originaria cornice cuspidata. l'episodio è narrato ancora alla maniera di Mantegna, particolarmente nella saldezza delle figure. avrebbe dipinto nuovamente la medesima scena sul finire degli anni Settanta, in tavola destinata a una cappella del Duomo di Vicenza. la distanza tra le due versioni è enorme: lo stile del pittore appare radicalmente diverso ® le asperità mantegnesche sono circoscritte alla sedimentazione rocciosa sul proscenio la superficie del dipinto brilla di un'eccezionale luce estiva, dovuta alla scelta di utilizzare la pittura ad olio, capace di addolcire le figure e modellarne le forme con colori splendenti; la luce si irradia sulla verdeggiante campagna veneta, eletta ad attrice principale dell'episodio. Polittico di San Vincenzo, 1468 ® prima prova autonoma e indipendente di Giovanni Bellini. il committente era la Scuola (piccola) di San Vincenzo (si trova ancora in sito). nel comparto centrale del registro centrale si vede San Vincenzo vestito da domenicano; ai lati ci sono San Cristoforo (a sinistra) e San Sebastiano (a destra) ® si tratta di santi popolarmente invocati contro la peste. nel registro superiore, al centro si vede Cristo morto sorretto dagli angeli; a sinistra l’angelo annunciante e a destra la Vergine Maria ® la scena dell’annunciazione è spezzata. nella predella leggiamo scene della vita di San Vincenzo. l’idea è quella di creare uno spazio unificato che va oltre alle tavole ® hanno infatti la stessa linea di orizzonte. le figure, dal punto di vista anatomico, sono molto precise (influenza di Mantegna). qui Giovanni inizia a ragionare sull’effetto della luce per costruire i volumi ® si nota sul volto della Vergine. qualche anno dopo, Giovanni si cimenta in un’altra pala per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, commissionata dalla Scuola di Caterina da Siena ® andata perduta in un incendio dell’Ottocento. rimane però un’incisione, da cui comprendiamo che in questo caso Giovanni abolisce il formato a polittico e unifica lo spazio ® i risultati sono simili a quelli ottenuti da Piero della Francesca nella pala Montefeltro. ci si chiede se non si siano incontrati, ma non ci sono dati certi. Piero della Francesca crea una pala più matura, per la prospettiva e la disposizione dei personaggi ® la Vergine al centro e gli altri personaggi disposti in maniera quasi simmetrica. paragonata a quella di Piero, la pala di Giovanni sembra ancora acerba, con i personaggi ammassati. nella crescita di Bellini ebbe una parte decisiva il passaggio da Venezia di Antonello da Messina, impegnato a dipingere la pala di un altare laterale della Chiesa di San Cassiano per Pietro Bon. resta solo un lacerto della zona centrale con la Madonna col Bambino accompagnata da figure di santi ® gli studi propongono una ricostruzione dell'intero. la ricostruzione è molto simile alla pala di Brera di Piero della Francesca e alla pala di Santa Caterina da Siena di Giovanni Bellini, che sicuramente Antonello aveva visto. Giovanni risponde a sua volta con la pala di San Giobbe del 1485-88, che diventerà uno dei testi capitali della pittura veneziana del Quattrocento. Vasari la descrive come una pala “eseguita con molto disegno e bellissimo colorito”. si tratta della prima pala a Venezia ad essere raffigurata dentro uno spazio edificato chiuso e non all’aperto con un paesaggio dietro. l’abside è ornata di mosaici ® interpretato simbolicamente perché Venezia aveva appena perso i suoi domini orientali ® testimonianza di quanto la pittura veneziana volesse riallacciarsi all’arte bizantina. l’ombrello nero rappresenta il doge ® sovrapposizione tra Venezia e la Vergine. ↪ fondata il giorno dell’annunciazione di Maria. l’iscrizione è un’esaltazione alla Vergine + ciascun cherubino regge un’iscrizione con il saluto dell’angelo a Maria. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 36 questo modello di pala diventa “standard” a Venezia, però con alcuni elementi di novità ® Cima da Conegliano introduce il paesaggio naturale come fondale. vedi: Battesimo di Cristo e Battista e i santi Pietro, Paolo Marco e Gerolamo ® sono collocati sotto un’architettura in rovina (simbolo pagano) dove fiorisce la vegetazione (simbolo del nuovo verbo cristiano). su questa scia: Giorgione, Pala di Castelfranco ® la natura è l’unico elemento di fondo. a Venezia, Antonello lasciò anche una piccola tavola in cui raffigurò San Girolamo nello studio come se fosse un umanista del Quattrocento seduto di fronte alla sua scrivania e in mezzo ai suoi libri. l'intera composizione è sorretta da una rigorosa prospettiva italiana, ben evidente nella costruzione tridimensionale del palchetto in cui siede la solida figura del santo. i paesaggi al di là delle finestre sul fondo, l'architettura gotica, l'uso della luce e la minuziosa cura per i dettagli parlano invece di un linguaggio assolutamente nordico. i paragoni fra Antonello e Bellini si possono estendere anche alla categoria del ritratto ® Antonello da Messina, Giovane con veste rossa, 1474: è ritratto di tre quarti su fondo scuro. qualche anno dopo, Giovanni usa l'identico schema, adottando la posa di tre quarti e dimostrando di avere compreso appieno il valore delle novità antonelliane. l’Annunciata di Palazzo Abatellis a Palermo fa l'effetto di un ritratto: Maria guarda umilmente verso di noi, a cercare l'angelo che l’ha distolta dalla lettura; il libro è posto di spigolo e accuratamente delineato dalla luce ® dà un senso di spazio tridimensionale. Antonello da Messina eseguì anche un trittico per la chiesa di San Giuliano, raffigurante San Sebastiano ® appare più italiano che mai nella perfetta scansione spaziale e nel plasticismo di un nudo che ricorda le figure di Piero della Francesca. resistenze gotiche: Carlo Crivelli e Alvise Vivarini a Venezia, e soprattutto nei suoi domini, il gotico era duro a morire ® il pittore Carlo Crivelli ottenne grande successo divulgando una pittura che si esaltava proprio in colossali politici di formato gotico ® il polittico per la cattedrale di Ascoli Piceno, 1473: ha cinque scomparti e due registri sul fondo oro, e risaltano i caratteri tipici di Squarcione. anche la bottega familiare dei Vivarini seppe farsi conoscere in tutta l'area adriatica ® il capostipite era Antonio, un pittore di formazione gotica internazionale. nel 1476, il figlio Alvise dipinse un polittico per il convento francescano di Montefiorentino nel Montefeltro, dimostrando di aver ben assimilato le novità padovane ® lo spazio infatti è unificato attraverso il pavimento, e le immagini assumono consistenza anche grazie alla nitidezza di una luce tersa, che deve dipendere dalla volontà di seguire le sperimentazioni di Bellini. il gusto albertiano a Venezia: Giovanni Bellini, Mauro Codussi e Pietro Lombardo nel 1475, Giovanni Bellini dipinse una Pala per la chiesa di San Francesco a Pesaro, che ben testimonia la volontà dell'ambiente artistico veneziano di aprirsi anche alle suggestioni del linguaggio antiquario e prospettico di Leon Battista Alberti. il dipinto illustra l'Incoronazione della Vergine con quattro santi, che Giovanni interpreta in maniera assolutamente nuova: le figure dei santi si raccolgono di fianco a Cristo e alla Vergine, in un'unica scena delimitata da una preziosissima cornice intagliata, decorata con storie nella predella e piccole figure di santi nei pilastrini laterali. l'aspetto più innovativo di questa immagine è nella rigorosa razionalità prospettica del pavimento e del trono, nella spalliera del quale si apre inaspettatamente un quadro nel quadro ® è una veduta di paese. è come se Bellini volesse combinare due mondi diversi: la natura e il colore che presto imporrà definitivamente nella pittura veneziana, con la cultura prospettica e del recupero dell'antico. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 37 a fine anni Sessanta, Mauro Codussi avviò il cantiere della Chiesa di San Michele in Isola, dando una svolta all'architettura veneziana ® si distingue per la candida facciata, coronata ai lati da una coppia di volute e al centro da un ampio timpano arcuato, ispirata a Leon Battista Alberti. è il primo edificio rinascimentale della laguna. il motivo del timpano arcuato si trova pure nella facciata della Chiesa di Santa Maria dei miracoli, realizzata nei primi anni Ottanta su progetto di Piero Lombardo ® l'edificio testimonia il diffondersi del gusto albertiano in laguna ® queste opere proclamano che anche a Venezia e nell'entroterra il tempo gotico era finito. un alieno in laguna: il Bartolomeo Colleoni del Verrocchio il successo del nuovo linguaggio era inarrestabile e cambiava il volto della città ® si cominciò a ristrutturare la Scuola Grande di San Marco, con una facciata progettata da Mauro Codussi. antistante ad essa, si voleva innalzare un monumento equestre dedicato al condottiero Bartolomeo Colleoni, per il quale nel 1480 La Repubblica di Venezia reclutò Andrea del Verrocchio ® dimostra di saper andare oltre l'esempio del Gattamelata donatelliano in due modi: accentuando tanto la resa espressiva del volto del condottiero, quanto il dinamismo del destriero. tutto ciò era la prova di come a Firenze, scomparsi i pionieri del primo Rinascimento, fosse stata inaugurata una nuova stagione artistica che avrebbe poi condotto alla “maniera moderna”. lineamenti storici in nome della passione per l'antichità e per lo studio della natura, nuove generazioni fanno maturare il linguaggio rinascimentale. gli esordi di Leonardo, Michelangelo e Raffaello aprono inediti scenari artistici, in un'Italia che è ancora politicamente divisa e, dalla fine del Quattrocento, scopre drammaticamente quanto siano deboli i suoi Stati regionali, al confronto di potenze come la Francia e la Spagna. nel 1454 fu siglata la pace tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, passato agli Sforza ® garantiva una relativa stabilità agli assetti territoriali e politici della penisola, fino alla fine del secolo. nel 1464 morì Cosimo de’ Medici, a cui succedette il figlio Pietro il Gottoso, e poi i nipoti Lorenzo e Giuliano ® seppero mantenere il controllo su Firenze, finché dovettero fronteggiare un complotto ordito dalla famiglia de’ Pazzi. i congiurati assalirono i due fratelli, e solo Lorenzo riuscì a salvarsi ® i fiorentini si schierarono con lui, sterminando i pazzi e i loro alleati. dietro il complotto c'erano anche papa Sisto IV e Ferdinando d'Aragona. così Firenze fu presto attaccata da un esercito che vedeva alleati la Chiesa, gli Aragonesi e la Repubblica di Siena. Lorenzo de’ Medici seppe dimostrare straordinarie doti politiche e nel giro di un paio d'anni raggiunse una pace che consolidò i confini della Repubblica fiorentina ® iniziava così l'età di Lorenzo il Magnifico. nel 1471 Sisto IV divenne papa ® durante il suo pontificato, si distinse per il mecenatismo e il nepotismo: promuoveva opere pubbliche (come la Cappella Sistina), e le sue scelte politiche furono indirizzate a utilizzare ai propri fini il potere temporale della Chiesa. ad aiutare Lorenzo de’ Medici e Firenze fu un involontario e inatteso alleato: il sultano turco Maometto II. nel 1480 inviò una grande flotta contro l'Italia meridionale, che occupò Otranto ® in questo modo, minacciava direttamente Roma e Napoli. così Ferdinando d'Aragona e Sisto IV fecero la pace con Firenze e proseguirono la loro alleanza per riconquistare Otranto ed espellere i turchi dalla penisola. a questa vicenda non prese parte la Repubblica di Venezia, che aveva un accordo di non belligeranza con il sultano ® ciò favorì gli scambi commerciali e artistici, tanto che il pittore Gentile Bellini soggiornò lì. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 40 e degli archi di un edificio in costruzione, e oltre un paesaggio roccioso ® dimostra l’assoluta competenza prospettica di Leonardo. Firenze poteva contare anche su altri pittori emergenti, primo fra tutti Sandro Botticelli ® a metà degli anni Settanta per Santa Maria Novella aveva per primo allestito un’Adorazione dei Magi mettendo il gruppo di Maria con il Bambino entro un fabbricato in rovina al centro del dipinto. come Leonardo, anche Botticelli si affida alla recitazione dei suoi attori, ma il risultato è diverso: l’effetto è meno concitato e le figure sono costruite attraverso netti contorni, seguendo la lezione di Antonio del Pollaiolo. Botticelli cominciò ad affermarsi a Firenze: nel 1470 dipingeva per il Tribunale della Mercanzia un’immagine della Fortezza ® assimila in modo personale il linguaggio di Verrocchio e del Pollaiolo, nella costruzione del panneggio e nella luce che definisce le forme del volto e lustra l’armatura. la tavola era parte di un ciclo che comprendeva anche le altre sei Virtù compiute da Piero del Pollaiolo. Lorenzo il Magnifico: collezionismo, umanesimo e cultura antiquaria Lorenzo aveva favorito non solo un gruppo di letterati, ma anche un nucleo di giovani artisti che si formarono studiando la ricca collezione di sculture raccolta da lui in un giardino ubicato vicino alla chiesa di San Marco ® tra questi c’era Michelangelo. la passione per il collezionismo di Lorenzo è emblematica ® nel corso del Quattrocento il fenomeno del collezionismo si diffuse presso le maggiori corti italiane e la raccolta laurenziana si distinse per il numero e l’eccezionalità dei pezzi ® la mentalità era che l’uomo può ascendere a qualcosa di divino e oltrepassare i confini di questo mondo attraverso la filosofia, la letteratura e le arti. Giuliano da Sangallo: una villa, una chiesa e un palazzo la principale commissione architettonica di Lorenzo il Magnifico è la Villa di Poggio a Caiano, il cui progetto fu affidato nei primi anni Ottanta a Giuliano da Sangallo ® rinuncia a ogni allusione al carattere difensivo e l’architettura realizza un dialogo con il territorio circostante. la villa ha l’aspetto di un elegante palazzo con un solido porticato alla base ® è un vero e proprio prototipo di villa moderna, dove tutto è stato pensato affinché il proprietario potesse trascorrere un felice otium. nel fregio in terracotta che corre al di sotto del timpano di facciata, lo scultore Bertoldo di Giovanni ha messo in scena il racconto della Sorte dell’anima, in una successione di rilievi di gusto antiquario e stile donatelliano. dall’altra parte della valle, a Tavola, Lorenzo volle costruire un secondo polo della tenuta: le Cascine, un complesso agricolo straordinariamente articolato e moderno, che faceva da completamento e contrappunto alla villa ® il paesaggio veniva riscritto, antropizzato secondo una misura armonica e completa. a Prato, Lorenzo decise di finanziare la costruzione della Chiesa di Santa Maria delle Carceri, affidato di nuovo a Giuliano da Sangallo ® impostò l’edificio su una pianta a croce greca: è uno dei primi esempi della tipologia di chiesa a pianta centrale che nei decenni successivi avrebbe avuto tanto successo. Giuliano dimostra un’eccezionale familiarità con i precedenti modelli dell’architettura fiorentina, adottando per l’interno una razionale e austera scansione spaziale che rimanda a Brunelleschi. il paramento murario esterno si contraddistingue per le preziose partiture architettoniche rinascimentali bicrome, facendo riferimento a Leon Battista Alberti. il Palazzo Medici rappresentò il modello per altri palazzi che sorsero nella Firenze di fine Quattrocento, tra i quali spicca per grandiosità il Palazzo Strozzi, voluto da Filippo Strozzi nel 1489 ® riprende le originarie forme cubiche di Palazzo Medici, e analogamente si innalza su tre piani intorno a un cortile centrale, guardando all'esterno con un prospetto a bugnato di gradante in altezza, sul quale si aprono le finestre quadrate al pianterreno e bifore con arco a tutto sesto ai due piani superiori. del palazzo si conserva un modello ligneo. la sua paternità è disputata tra Giuliano da Sangallo e Benedetto da Maiano. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 41 le favole pagane di Sandro Botticelli in pittura, il mito dell'età laurenziana e della fortuna del neoplatonismo è associato al nome di Sandro Botticelli e in particolare a due suoi dipinti: la Primavera e la Nascita di Venere ® probabilmente in origine erano destinati a Palazzo Medici su commissione di Lorenzo di Pierfrancesco, cugino di Lorenzo il Magnifico. la loro fama è dovuta tanto alla scelta di un soggetto profano e mitologico, quanto al linguaggio di gusto estetizzante, che tende alla raffinatezza e alla bellezza. nella Primavera, il centro della scena è Venere, che si erge vestita in mezzo a un bosco di aranci verdeggiante, accompagnata in alto da Cupido bendato; a sinistra Zefiro rapisce per amore la ninfa Clori, che, unita con il vento, rinasce nelle forme di Flora ® veste un abito ricamato di piante e incede spargendo fiori. a destra danzano le tre Grazie, mentre Mercurio scaccia le nubi. nella Nascita di Venere, al centro troviamo la dea che, sopra una conchiglia, approda sull'isola di Cipro sospinta da zefiro e accolta da un'ancella nelle vesti della Primavera ® le porge un manto fiorito per coprirla. la scena è tratta dalle Metamorfosi di Ovidio. ® queste sono opere della maturità di Botticelli, che rinuncia alle predilezioni prospettiche della pittura Fiorentina del Quattrocento e propone grandi scene in cui la resa spaziale viene di fatto elusa. si diletta a riprodurre dettagliatamente le specie botaniche del prato fiorito o a dipingere le onde del mare e ripetendo un segno grafico di elegante senso decorativo. le figure appaiono bidimensionali e prive di un vigore plastico: Botticelli rinuncia alla materialità, proponendo una visione di un paradiso divino e ideale. il compimento della Cappella Brancacci nella prima metà degli anni Ottanta del Quattrocento, le Storie di San Pietro che Masaccio e Masolino avevano lasciato incompiute erano state finalmente ultimate da un altro pittore: Filippino Lippi, figlio di Filippo ® capì quanto fosse necessario in quel contesto dialogare con l'austerità masaccesca, e quindi adottò per le sue scene una composizione severa e semplificata, priva di attenzione agli ornati, come si vede nella Crocifissione di San Pietro. Ghirlandaio e Filippino: le influenze della pittura fiamminga e l'antico non mancarono a Firenze grandi cicli ad affresco destinati a cappelle familiari in edifici pubblici: i più importanti furono realizzati da Domenico Ghirlandaio nella Cappella Sassetti in Santa Trinità e in quella Tornabuoni in Santa Maria Novella, dove a Filippino Lippi si deve la Cappella Strozzi. questi pittori si trovano ad avere a che fare con spazi gotici costruiti molto tempo prima, ma i nuovi affreschi adottano un allestimento di gusto antiquario tramite elementi architettonici dipinti in maniera illusionistica. Francesco Sassetti volle che la sua cappella nella chiesa di Santa Trinità fosse decorata con una serie di episodi della vita di San Francesco d'Assisi, e affidò il lavoro a Ghirlandaio ® anche lui fu uno tra i maestri che si fecero le ossa accanto al Verrocchio, e a partire da questo elaborò un linguaggio affabile, chiaro e sereno, che gli permise di riscuotere notevole successo. scelse di ambientare alcuni episodi a Firenze ® nella Conferma della regola, sullo sfondo, si vede una veduta quasi da cartolina di Piazza della Signoria. sul proscenio, ad assistere all'evento, sono ritratti una serie di personaggi del giro laurenziano. al centro della cappella è un trittico con l'Adorazione dei pastori e le figure inginocchiate del Sassetti e della moglie ® questa pala d'altare palesa una serie di fin troppo espliciti richiami all'antico. lo spiccato verismo dei pastori e dei committenti era frutto di un consapevole omaggio alla pittura fiamminga ® il riferimento è al Trittico Portinari, realizzato nel 1478 da Hugo Van der Goes per la chiesa di Sant'Egidio. al centro l'artista illustra la Natività, contraddistinta dal tono rustico dei pastori adoranti e accompagnata nei laterali dagli uomini e dalle donne di casa Portinari, inginocchiati e protetti da un paio di coppie di santi. ® questa è la conferma dei continui scambi artistici tra Firenze e le Fiandre. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 42 per questo, si può guardare anche alla pala con l'Apparizione della Vergine a San Bernardo da Chiaravalle di Filippino Lippi, risalente alla metà degli anni Ottanta ® il dipinto è carico di suggestioni nordiche nella scrupolosa definizione dei dettagli, nella accensione cromatica e nella suggestione del paesaggio. nel 1485, Ghirlandaio fu ingaggiato per affrescare la cappella maggiore della chiesa domenicana di Santa Maria Novella, su commissione di Giovanni Tornabuoni, zio di Lorenzo il Magnifico. il programma prevedeva una serie di storie della Vergine e di San Giovanni Battista ® nella Natività della Vergine si riconosce una grande diligenza che si sofferma sulla qualità illusionistica della finestra che dà luce alla camera; e un'accurata descrizione di una scena domestica, che testimonia anche i ricchi arredi di una camera fiorentina di fine Quattrocento. una stanza simile torna nella scena della Nascita di San Giovanni Battista. il registro antiquario si esalta nell'episodio dell'Annuncio dell'angelo a Zaccaria, che gli annunciava la futura nascita del Battista. accanto, nel transetto destro di Santa Maria Novella troviamo la cappella che Filippo Strozzi nel 1487 volle far affrescare a Filippino Lippi con le storie dei santi Filippo e Giovanni Evangelista ® il suo linguaggio prende una svolta in senso archeologico: la scena del Martirio di San Giovanni Evangelista (il protagonista è immerso in un pentolone di olio bollente dal quale uscirà illeso) si distingue dal Ghirlandaio non solo per la narrazione appassionata e la carica espressiva dei personaggi, ma anche per il ridondante gusto antiquario ® è un gusto che si estende per tutto il ciclo. il Giardino di San Marco, gli esordi di Michelangelo e la scultura Michelangelo Buonarroti apprese le tecniche pittoriche nel cantiere della Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella, dove dette prova del precocissimo talento. la vera formazione di Michelangelo si realizzò grazie alla protezione di Lorenzo il Magnifico e alla frequentazione del cosiddetto Giardino di San Marco ® sotto la protezione laurenziana, primo giovani di talento intraprendevano lo studio della pittura, della scultura e dell'architettura attraverso il disegno e lo studio dell'arte antica e dei maggiori artisti fiorentini del Quattrocento. inoltre, la conoscenza era approfondita disegnando dal vero le opere che si potevano ammirare a Firenze. anche il giovanissimo Michelangelo si esercitò disegnando le figure affrescate da Masaccio nella Cappella Brancacci ® ha ricopiato la figura masaccesca di San Pietro in atto di pagare il tributo. le opere di esordio di Michelangelo nella scultura sono esposte nel museo di Casa Buonarroti a Firenze ® è una delle case d'artista trasformate in museo. qui si conserva la Madonna della scala: l'ispirazione donatelliana è evidentissima nello stiacciato e nella figura della Vergine. Michelangelo seppe prontamente sperimentare un linguaggio distante da quello donatelliano nella Battaglia dei Centauri ® il tema della battaglia era un espediente per studiare il movimento e le pose dei corpi in lotta, e al tempo stesso richiamava soggetti cari alla scultura antica. si tratta di un rilievo che non è mai stato finito, sia nella cornice sia in alcune delle figure; è un vero e proprio groviglio di nudi in cui è difficile comprendere l'inizio e la fine. dal Giardino di San Marco Michelangelo usciva con una solida formazione sull'antico e una passione per il nudo che lo avrebbe entusiasmato per il resto della vita. nel 1493, Michelangelo intagliò un Crocifisso ligneo per la chiesa di Santo spirito ® era la prima opera pubblica dello scultore. è un'opera che inizia a tagliare i ponti con la tradizione brunelleschiana e donatelliana: le forme piene e levigate vengono da Benedetto da Maiano, e la perfezione della descrizione anatomica dipende dal fatto che il giovane maestro aveva avuto la possibilità di sezionare e studiare i cadaveri. è nell'elegantissimo scarto delle gambe che Michelangelo annuncia la sua futura “maniera”, nel quale avranno un ruolo chiave le figure colte in movimenti innaturali, ma cariche di energico vigore. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 45 nel 1499 Luca Signorelli ottenne l'incarico di decorare la cappella di San Brizio, all'interno del Duomo di Orvieto ® era stata innalzata nei primi decenni del Quattrocento nelle forme di una grande aula gotica, e la commissione prevedeva che Luca narrasse nelle pareti le storie della fine del mondo e del giudizio finale. lo svolse in forme drammatiche, riempiendo le scene di nudi, attentamente studiati nelle anatomie e negli scorci difficili ® è un vero e proprio trionfo di nudi, colti nelle pose più complicate che si possano immaginare: un precedente imprescindibile per la pittura di Michelangelo. alla base delle pareti ci sono le immagini di illustri letterati antichi e moderni, tra i quali si riconosce Dante. la partitura che inquadra il ritratto dantesco richiama quella di alcune sale della Domus Aurea ® per questo tipo di ornati si usò il termine “grottesche”, perché la Domus Aurea era stata interrata con il tempo e quindi i suoi accessi si aprivano in forma di grotte agli artisti che vi si calavano con le corde per studiare e copiare con passione l'antico. Filippino Lippi, Pinturicchio e il culto per l'antico il primo a dar luce alle grottesche fu il pittore fiorentino Filippino Lippi ® affrescò, nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva a Roma, una cappella per il cardinale napoletano Oliviero Carafa. la parete principale della cappella presenta una soluzione curiosa: al centro c'è una pala d'altare con l'episodio dell'Annunciazione realizzato ad affresco. intorno alla pala, c'è una vasta Assunzione popolata di figure bizzarre e capricciose, secondo un registro che si estende alle Sibille della volta sovrastante. per incorniciare le storie, Filippino finse ad affresco delle paraste ornate a grottesche. in questa composizione i rimandi all'antico sono continui. Filippino Lippi lasciò strada al successo del Pinturicchio, capace di unire alle tenerezze umbre una vera e propria ossessione per l'antico. fu uno dei primi interpreti della decorazione a grottesco, e ciò gli permise di imporsi presso una clientela romana affascinata dalla ricchezza di simili ornati. il papa Alessandro VI Borgia si rivolse a lui per affrescare il suo appartamento in Vaticano ® affrescò le cinque sale fino al 1494, con una pittura estremamente decorativa, ridondante d'oro, di colori e di grottesche ® la Resurrezione. al confronto delle storie della Cappella Sistina, Pinturicchio desiste dalla severità compositiva del Perugino, e si perde a guarnire i paesaggi umbri di estrose minuzie e a soffermarsi sui dettagli preziosi degli abiti, secondo un gusto accentuatamente cortese, al servizio del quale seppe mettere anche le sue ricerche antiquarie. Antonio del pollaiolo e due monumenti sepolcrali in bronzo Antonio del Pollaiolo giunse a Roma nel 1484, mentre Sisto IV stava morendo ® doveva occuparsi del sepolcro del pontefice, che avrebbe dovuto essere di assoluta magnificenza. Antonio e suo fratello Piero morirono prematuramente, ed entrambi furono sepolti nella chiesa di San Pietro in Vincoli, dove resta il monumento funebre che ne reca i ritratti. l'opera attesta la fortuna dei due fratelli, emerita di essere osservata perché testimonia al meglio il gusto che andava di moda nella scultura sepolcrale romana di fine Quattrocento. il contrasto tra questa e le spettacolari tombe che Antonio aveva fuso in bronzo per Sisto IV e Innocenzo VIII è enorme. per il monumento funebre di Sisto IV, Antonio concepì una tomba isolata su tutti i lati, al centro della quale il papa è effigiato con grande naturalezza sul letto di morte, affiancato da rilievi con stemmi araldici e figure di Virtù, rese con il tipico dinamismo dello stile dell'artista. nei lati concavi, inoltre, ci sono dieci immagini allegoriche delle arti liberali ® troviamo tutte le discipline apprezzate da un buon umanista. Prospettiva è una figura inedita, che ha il valore di sottolineare la definitiva affermazione di una scienza che aveva dato una svolta descrittiva all'arte del Quattrocento. Antonio si occupò anche del monumento sepolcrale di Innocenzo VIII, realizzato secondo un più tradizionale schema parietale. usa ancora una volta il bronzo, rifinendolo qua e là con preziose dorature di grande effetto. il papa appare due volte: disteso sul letto di morte e seduto in posizione benedicente. ad accompagnare l'immagine del pontefice ci sono le quattro Virtù cardinali ai lati, e le virtù teologali nella soprastante lunetta. ® la capacità di Antonio di lavorare il metallo si accresce in forme magniloquenti e celebrative, che ebbero straordinario successo. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 46 i cicli ad affresco di Perugino e Pinturicchio nel 1500 Perugino aveva affrescato a Perugia la sala delle udienze del Collegio del Cambio ® è un ambiente perfettamente conservato, con le pareti coperte in basso dagli scranni lignei intarsiati e in alto dalle pitture di Perugino. la volta è un tesoro di fantasiose grottesche, mentre le lunette ospitano un ciclo che mette insieme una Natività e una Trasfigurazione con immagini dei Profeti e delle Sibille, delle Virtù e di Eroi antichi. tutte le figure sono state affrescate da Perugino con il suo sdolcinato stile maturo, innanzi a un consueto paesaggio, utilizzando un linguaggio facile e attraente per rendere una serie di colti soggetti eruditi, designati a modelli del vivere civile e dell'esercizio del bene pubblico, in un luogo in cui si amministrava la giustizia. di lì a poco, Pinturicchio affrescata un ciclo di storie della Vergine nella Cappella Baglioni della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello ® nell'Annunciazione si possono riconoscere tutte le caratteristiche proprie del linguaggio del pittore, che sulla parete destra ha apposto un proprio autoritratto. nel 1502, si trasferì a Siena dove decorò la Libreria Piccolomini, su commissione del cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini ® è una cappella laterale del Duomo. si trattava di un incarico impegnativo e prestigioso. il soffitto è riservato alle vivacissime grottesche, mentre nelle pareti sono narrate le vicende di Enea Silvio Piccolomini ® per una volta troviamo un personaggio che era vissuto fino a qualche decennio prima. Pinturicchio si avvalse di numerosi aiuti e per la composizione di una scena adoperò un progetto di un giovane talento: Raffaello. gli inizi umbri di Raffaello la precoce disposizione alla pittura di Raffaello fu presto compresa dal Perugino, che lo accolse nella sua bottega e gli permise di ottenere una serie di rilevanti commissioni in Umbria. in queste opere il giovane pittore appare come un alter ego del maestro ® la Crocifissione, dipinta nel 1503 per la Cappella Gavari nella chiesa di San Domenico a Città del Castello. il dipinto corrisponde alla perfezione alla pittura del Perugino nella composizione ordinata, negli equilibrati accordi cromatici, nella svenevole tenerezza delle figure e nel quieto paesaggio sullo sfondo. tuttavia, l’autore vi ha apposto la firma. anche nello Sposalizio della Vergine torna la firma, accompagnata dalla data 1504 ® si muove ancora sulle orme del maestro. anche Perugino nello stesso anno aveva completato una pala con lo Sposalizio della Vergine, ma le forme dell'edificio di Raffaello spiccano con maggiore evidenza, perché rispetto al maestro ha alzato il punto di vista e ha atteggiato i personaggi in primo piano con maggiore libertà. Raffaello stava crescendo: tra poco sarebbe stato coinvolto da Pinturicchio nell'impresa della Libreria Piccolomini, e andava cercando nuovi stimoli per maturare ® li avrebbe trovati in Michelangelo e Leonardo. la Milano moderna di Ludovico il Moro e altre esperienze lombarde a Milano, Leonardo da Vinci fu al servizio della corte di Ludovico Maria Sforza detto il Moro ® Era un signore colto e appassionato delle lettere e delle arti, e a lui, Leonardo si propose non solo come pittore, ma come un'artista a tutto tondo. l'artista fu ingaggiato per innalzare un colossale monumento equestre in onore di Francesco Sforza, ma non fu mai portato a compimento. un disegno però illustra lo studio del pittore ® elaborò una soluzione inedita, immaginando il duca in groppa a un destriero impennato su due zampe al di sopra della figura distesa e sconfitta di un nemico. Ludovico il Moro gli chiese anche di occuparsi del sistema dei Navigli, i canali navigabili che mettevano in comunicazione Milano con il Ticino e l'Adda. Leonardo studiò sistemi di chiuse utili a risolvere il problema del dislivello tra la parte alta e quella bassa della città, permettendo così la navigazione tra le due zone ® in particolare la conca dell'incoronata è stata progettata con coppie di portelli, attraverso i quali diminuire o aumentare la portata dell'acqua secondo necessità. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 47 nel 1483, Leonardo dipinse una pala per la cappella della confraternita dell’Immacolata Concezione nella chiesa di San Francesco grande. nella prima versione la Vergine siede a terra, su un paesaggio roccioso, dove le piante sono indagate con un'attenzione da naturalista. protegge sotto il mantello il piccolo San Giovanni, che è rivolto verso Cristo ® questi lo sta benedicendo, mentre la mano sinistra di Maria si apre su di lui. la composizione si regge sulla disposizione piramidale dei personaggi, ma anche sulla calcolata corrispondenza dei loro gesti. le figure appaiono palpitanti di vita grazie allo sfumato, una tecnica che ne attenua i contorni ® ne risulta un'immagine intima e incantata, per questo prende il nome di Vergine delle rocce. nella seconda versione, l'atmosfera e più limpida, anche grazie agli intensi toni azzurri del manto della vergine e delle montagne lontane; tutto è più definito. la fama a Milano di Leonardo fu dovuta anche alla notevole abilità di ritrattista ® Dama con l'ermellino, 1490: dal fondo scuro emerge una giovane ben vestita, con il perfetto ovale del volto sottolineato dai capelli lisci raccolti in una lunga treccia; tra le mani tiene l'animale, l'elemento della natura eletto a simbolo di purezza. il contrasto tra l'oscurità del fondo e le figure di tre quarti, messe in evidenza da una luce intensa, ricorda i ritratti fiamminghi ® Leonardo tuttavia sa ben rinnovare quei modelli, in quanto la donna e l'animale rifuggono da una posa rigida, mentre le loro teste scartano rispetto i corpi, in una gestualità che suggerisce il movimento. la più ambiziosa impresa milanese di Leonardo è l'Ultima cena, realizzata nella parete principale del refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle grazie nel 1498 ® usa una tecnica particolare: dipingeva sull’intonaco asciutto della parete e ritoccava continuamente le figure per perfezionarle. fu un lavoro lento e lunghissimo, ma a causa della tecnica, assolutamente inadatta all'umidità del luogo, è assai deteriorato. anche qui adotta una luce soffusa e lo sfumato. il rigore spaziale è quello di un salone privo di ornati, aperto sul fondo in tre semplici finestroni rettangolari dai quali filtra la luce. la predilezione per le figure e i gruppi piramidali scandisce ritmicamente la composizione, e la decisiva novità è nella scelta del tema ® l'annuncio del futuro tradimento, che provoca negli apostoli un inatteso turbamento ® Leonardo vuole rendere i moti dell'animo dei personaggi. le sue figure si proiettano senza inibizioni verso la maniera moderna. Bramante pittore e architetto prima di Leonardo, Milano aveva accolto Bramante, che era destinato a farsi figura di spicco della maniera moderna ed era decisamente segnato dalle esperienze di Piero della Francesca ® questo è ben testimoniato da una tavola del 1490: Cristo alla colonna ® la solida mezza figura di Cristo è attentamente studiata nell'anatomia e legata a una colonna, che è un pilastro decorativo di motivi antiquari. grazie alla luce netta e risoluta, il torso di Gesù appare levigato come quello di una statua di marmo. la pisside sul davanzale allude all'eucarestia, e oltre si scorge uno specchio d'acqua delimitato da un paesaggio di colline verdeggianti e montagne lontane e rocciose. Bramante però si specializzò nell'architettura, dando prova delle sue eccezionali competenze prospettiche ® nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro seppe usare la prospettiva per risolvere un problema di spazio: la muraglia in fondo alla chiesa era priva della superficie necessaria al prolungamento del coro e dell'abside ® Bramante ricavò un vano illusionistico, capace di fingere la profondità di molti metri in una novantina di centimetri di spessore. ebbe un ruolo di primo piano nel cantiere della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel rinnovare completamente il presbiterio e il tiburio dell'edificio, che reimpostò sulla superficie di un grande quadrato. sopra sorse una luminosa cupola, e la monumentalità di questa soluzione emerge chiaramente anche all'esterno ® è un'architettura solenne e ben proporzionata. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 50 il cantiere di Palazzo Ducale è fondamentale ® formato da teleri orizzontali attorno alla sala ® celebrare la ricchezza della confraternita, le donazioni e il santo patrono. ® Bellini, Processione in Piazza San Marco per la chiesa di San Giovanni Evangelista: Vasari la commenta in maniera stringata; John Ruskin è ammaliato da “magic mirror”, ma declassa la pittura a cronache inventate di una città ® è una lettura semplicista che viene rovesciata negli anni ’80 da Patricia Fortini Brown: ha dimostrato che i teleri costituivano il corrispettivo di un documento scritto (visual culture) ® documentare fatti storici; rendere verosimili fatti leggendari. anni a seguire la storiografia guarda il modo diverso quest’opera. è uno dei primi esempi di vedutismo veneziano: permette di osservare la precisa rappresentazione della piazza e dei partecipanti all’evento. la piazza viene raffigurata come un fondare per rendere più verosimile il miracolo ® malato viene guarito da una figlia della confraternita grazie alla sua fede nella reliquia. l’architettura serve come documento storico. molti personaggi sono ritratti di persone del tempo ® ulteriore testimonianza politica. da questo quadro di Bellini, Carpaccio risponde con il Miracolo al Ponte di Rialto ® quadro economico commerciale. il miracolo si trova nella loggia in alto a sinistra del palazzo, che diventa una quinta architettonica ® pittura come documento storico. si vede il ponte di Rialto in legno ® diventa in pietra in tempi posteriori. c’è una grande attenzione ai personaggi e alla descrizione delle attività umane che si svolgono. molti dei personaggi ritratti sono confratelli della scuola ® avvalorare la testimonianza. Carpaccio ritrae scene di vita dal sapore fantastico ambientate in paesaggi di chiara ispirazione veneziana. hanno influssi sulla sua formazione lo stile fiammingo, in particolare Antonello da Messina, e lo stile urbinate, a cui si ispira per le Storie di Sant’Orsola (1490-1500). in questo ciclo fissa gli elementi del suo stile: scene complesse, ambientate in paesaggi fiabeschi, grande prospettiva. si parla di pittura narrativa ® illustra la leggenda della principessa Orsola, figlia del re cristiano di Bretagna data in sposa ad Ereo, re pagano d’Inghilterra ® Carpaccio racconta il matrimonio, il viaggio a Roma, il martirio a Colonia per mano degli Unni e l’apoteosi della santa. Arrivo degli Ambasciatori ® scena divisa dall’architettura in tre parti (unità di spazio ma diversità di tempo). il porticato è come una quinta teatrale ® Carpaccio si è ispirato a teatri o scenografie di feste profane? o a sinistra ® sullo sfondo la città lagunare, si vede il corteo degli ambasciatori che è arrivato, mentre altri veneziani appartenenti alla Compagnia della Calza sono indifferenti all’avvenimento. ↪ si occupava di organizzare feste in occasione del Carnevale o altri avvenimenti solenni. probabilmente l’uomo nella toga rossa oltre la ringhiera è Pietro Loredan e i ragazzi in primo piano sono i suoi figli. altri hanno ipotizzato che l’uomo fosse un autoritratto dell’artista e la sua presenza fuori dalla ringhiera richiami l’attenzione dello spettatore. o parte centrale ® gli ambasciatori si inginocchiano al cospetto del sovrano bretone e il primo di loro gli reca il documento dell’ambasceria. la piazza che fa da sfondo alla scena è caratterizzata da un edificio a pianta centrale, una rivisitazione della Torre dell’Orologio e altri palazzi (immaginari) in stile veneziano ® Carpaccio pesca da Bellini gli edifici rinascimentali. o a destra ® il re incontra la figlia che sa leggendo le sue condizioni per il matrimonio: la conversione dello sposo al cristianesimo nel giro di tre anni; il pellegrinaggio insieme a Roma per incontrare il Papa, assistita da dieci vergini. in basso una donna anziana (forse la nutrice) è seduta sui gradini assorta nei propri pensieri ® forse sta piangendo la fine di Orsola. Ritorno degli Ambasciatori ® di nuovo la scena sembra teatrale; l’edificio sullo sfondo è rinascimentale e ornato da rilievi. Incontro e Partenza dei Fidanzati ® si legge da sinistra a destra: mostra l’incontro tra i due e l’inizio del pellegrinaggio verso Roma. è il telero collocato sopra la porta di ingresso, quindi Carpaccio deve adattare il dipinto alle dimensioni di questo particolare. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 51 il pennone che si trova al centro permette al pittore di contrapporre due tipi di paesaggi: à a sinistra l’Inghilterra (patria di Ereo) con i castelli e le rupi. à a destra una città della Bretagna (patria di Orsola) con architetture in stile veneziano. alla base del pennone vi è la firma dell’artista e uno scorpione ® interpretato in vari modi: uno di questi alluderebbe al destino tragico di Sant’Orsola. a sinistra del pennone ci sono due giovani con in mano un cartiglio. uno di loro ha sulla manica l’impresa dei Fratelli Zardinieri (F Z), due membri della Compagnia della Calza. ® Sogno di Sant'Orsola: qui Carpaccio rinuncia alla pittura da cerimonia, per narrare con tono intimo e fiabesco la miracolosa visione dell'angelo che annunciò alla principessa al martirio. la camera veneziana è indagata in ogni dettaglio. ci sono solo i due protagonisti e una luce di retaggio fiammingo che riscalda la stanza in senso atmosferico, dando la percezione vera dell'aria e delle cose. grazie a questo dipinto si può osservare quanto fossero divergenti le strade che percorrevano la pittura veneziana e quella fiorentina: una era incantata dalla luce e dal colore, l'altra era fondata sul rigore del disegno e della composizione. ciclo per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni ® unico dei cicli di Carpaccio ad essere ancora in sito. comprende storie di più santi: Giorgio, Agostino, Girolamo, Trifone ® tutte le storie si svolgono in Oriente; Carpaccio dipinge di mondi dove non è mai stato. le architetture sono tratte da xilografie di Beidenbrach, che ha fatto viaggi in terra santa ® veridicità delle architetture. la palette cromatica ha colori caldi e luminosi; include anche la polvere della sabbia e l’arsura della terra che filtrano i paesaggi. Trionfo di San Giorgio ® il santo trionfante porta il drago morto al centro della piazza. il drago è come un cane al guinzaglio ® scena sdrammatizzata. il fondale è un’architettura a pianta centrale (pianta ideale). il disegno preparatorio a penna è conservato agli Uffizi. San Giorgio sconfigge il Drago ® in primo piano una natura morta ante litteram di resti umani, un campionario di ossa. vuole mostrare l’abilità di restituire dettagli macabri. Sant’Agostino nello studio ® San Girolamo appare a Sant’Agostino mettendolo in guardia dalla superbia intellettuale. San Girolamo è la luce che entra dalla finestra ® lame di luce gettano ombre. il disegno preparatorio a penna è conservato a British Museum ed è completo di tutti i dettagli, tranne il volto del santo ® forse Sant’Agostino è il ritratto di un personaggio vivente collegato alla Scuola, il Cardinal Bessanone. è impressionante la cura impiegata da Carpaccio per una scuola piccola, alla fine dei conti. la pittura narrativa prosegue nel Cinquecento, e le confraternite affidano a diversi artisti le decorazioni ® per la Scuola Grande di San Rocco l’artista prediletto sarà Tintoretto ® esito più alto della pittura narrativa. scultura all'antica: da Pietro a Tullio Lombardo a fine Quattrocento Venezia aveva imboccato in modo deciso la strada del Rinascimento anche in scultura e in architettura. nel 1489 veniva consacrata la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, con una struttura rinascimentale dominata dal marmo bianco ed elegantemente incrostato di scuro, progettata da Pietro Lombardo. Pietro ricevette dal Podestà veneziano di Ravenna Bernardo Bembo la commissione di un Ritratto di Dante per rendere omaggio alla tomba del poeta ® questo ci ricorda come il mercato artistico veneziano non si limita alla laguna. Pietro scolpì un rilievo marmoreo con un'intensa e veristica immagine di Dante, ritratto a mezza figura in atto di leggere presso uno scrittoio pieno di libri. nel 1481, Pietro ultimò nella chiesa domenicana dei santi Giovanni e Paolo il monumento sepolcrale del doge Pietro Mocenigo ® aveva le forme di un arco trionfale corredato di sculture all'antica. è un omaggio ai successi militari del doge: Mocenigo sta in piedi sul suo sarcofago, decorato da rilievi che narrano le imprese in Oriente e sorretto da tre figure all'antica. le nicchie laterali sono occupate da statue di guerrieri, mentre il tema sacro è limitato al coronamento. in basso sono scolpiti una serie di trofei. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 52 da questo monumento prese spunto Tullio Lombardo per il monumento sepolcrale del doge Andrea Vendramin, scolpito per la Chiesa dei Servi nel 1493. è tripartito con le nicchie laterali più piccole sormontate da due tondi figurati con episodi mitologici. dalla Firenze di Savonarola ai primi successi romani di Michelangelo la stagione della Firenze medicea si concluse nel 1494, quando Piero fu cacciato dalla città ® salì al potere il predicatore Girolamo Savonarola. un tale cambiamento di rotta ebbe enormi conseguenze nell'ambito delle arti figurative ® Savonarola raccomandava immagini devote, molto diverse da quelle dell'età laurenziana. la scelta di una vita austera e le continue pratiche penitenziali avevano guadagnato ai seguaci di Savonarola l'appellativo di piagnoni ® di questi faceva parte Lorenzo di Credi, a cui si deve il Ritratto di Savonarola. anche Sandro Botticelli era un suo seguace, e passò così dal neoplatonismo al misticismo, e questa svolta si percepisce bene nel compianto sul Cristo Morto per San Paolino eseguito nel 1495. la pittura di Botticelli mantiene il suo carattere bidimensionale, e nel suo aspetto cupo e funereo, il dipinto rispecchia il clima creato dai sermoni di Savonarola. Pietro Perugino trovava largo apprezzamento tra i piagnoni ® Crocifissione, realizzata nel 1496 per la sala capitolare dell'antico convento di Santa Maria Maddalena. è essenziale, senza orpelli decorativi; la scena narra con chiarezza il tragico evento in uno spazio rigoroso, scandito da una severa cornice architettonica. le figure sono solenni, languide e sconsolate, e si stagliano su un paesaggio lontano e sereno. Fra Bartolomeo adottò un linguaggio simile nelle sue prime opere, come l'Annunciazione dipinta nel 1497 per la Cattedrale di Volterra ® il pavimento disegna un reticolo prospettico precisissimo, indirizzando il nostro occhio verso il portale aperto su uno sfondo di paese alla fiamminga. non c'è ostentazione di ricchezza e la luce cristallina si adombra in un'atmosfera di quieta devozione. Michelangelo a Bologna e a Roma Michelangelo evitò di restare intrappolato nella rete della Firenze piagnona e si trasferì a Bologna ® fu coinvolto nel prestigioso cantiere dell'arca di San Domenico, un grandissimo monumento sepolcrale. a Michelangelo toccò il compito di scolpire in marmo le immagini di San Petronio, San Procolo e di un angelo. nelle forme gonfie e tornite di questa creatura si riconosce il peso avuto da Benedetto da Maiano. tornò poi a Firenze e scolpì un Cupido, che gli fece guadagnare la fama di artefice capace di imitare perfettamente l'antico. Cupido è andato perduto. nel 1496 Michelangelo viene invitato a Roma ® si trasferisce lì abbandonando la corte di Lorenzo il Magnifico. a Roma è ospite del cardinale Riario, proprietario di una grande collezione di opere antiche. Michelangelo sviluppa un’idea di confronto con l’antico che emerge a tutto tondo nel Bacco ® riprodotto in un disegno di un artista fiammingo, Martin van Heemskerk, è un esercizio sulla resa naturalistica del corpo umano ® crea l’illusione dal punto di vista materiale che si tratti proprio di carne. accanto a Bacco c’è un bambino che sta mangiando un acino d’uva ® grado di realismo elevato; la mangia direttamente dalla mano del dio. appare come una statua di assoluto gusto archeologico: scolpito a tutto tondo e quanto mai studiato nell'anatomia, è finito con tanta accuratezza. in questi anni Michelangelo non si dedicò solo alla scultura, ma anche alla pittura ® la Madonna di Manchester: al centro siede la Madonna accompagnata dal figlio e San Giovanni, ai lati ci sono due coppie di angeli e da loro si capisce che il dipinto non è mai stato finito. la tavola spetta a Michelangelo a causa del modo in cui le pieghe dei panni si gonfiano sulle ginocchia della Vergine, per il suo volto carnoso e la riccia capigliatura, nel trattamento delle carni nude. l'aspetto più singolare del dipinto sta nella scelta di astenersi da qualsiasi ornato e sfondo architettonico. il Bacco è una delle opere di Michelangelo tra le più finite, perché in più occasioni artista preferisce un altro tipo di trattamento delle superfici marmoree. diventa di proprietà di Jacopo Galli, un mercante ® grazie a lui Michelangelo ottiene Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 55 la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina: Leonardo e Michelangelo il gonfaloniere Pier Soderini sentì l'esigenza di far decorare la sala del Consiglio Grande in Palazzo Vecchio ® era un ambiente assai vasto, e l'idea era quella di dipingere le pareti con scene di battaglia per ricordare passate affermazioni militari della Repubblica. si pensò a due enormi affreschi, uno chiesto a Leonardo e l'altro a Michelangelo, ma nessuno dei due è giunto a noi. per la Battaglia di Anghiari restano alcune copie realizzate da Leonardo del gruppo dei cavalieri in lotta per la bandiera ® la passione dell'artista per i cavalli e i moti dell'animo fece sì che la storia della battaglia si focalizzasse sulla scena in cui un gruppo di cavalieri si azzuffa per la conquista dello stendardo nemico. Michelangelo invece avrebbe dovuto dipingere la Battaglia di Cascina ® ridusse l'episodio a uno studio di nudi in movimento, e scelse di raffigurare il momento appena precedente alla battaglia. delle esercitazioni di Michelangelo vengono dalla statuaria classica: Battaglia dei Centauri ® realizzata su incarico di Lorenzo il Magnifico, a partire da un suggerimento iconografico di Angelo Poliziano (umanista della corte di Lorenzo). è un’esercitazione sulla figura umana maschile nuda. Michelangelo, per mettere in scena la battaglia, si ispira ai sarcofagi romani (visti probabilmente nella collezione medicea e nei suoi contemporanei: Bertoldo di Giovanni, Battaglia di cavalieri, a sua volta ispirato dal Campo Santo di Pisa). Michelangelo si arrovella solo sul groviglio delle figure umane ® mostra interesse sul modo di costruire le anatomie e la figura, viene annullato ogni riferimento spaziale. il rapporto di Michelangelo con Leonardo ® era presente nella commissione ed era lui che aveva deciso lo spostamento del David dal Duomo di Firenze a Piazza della Signoria. nel 1501 Leonardo aveva esposto nella Basilica della Santissima Annunziata un cartone raffigurante la madonna con il bambino e Sant’Anna. secondo alcuni studiosi questo cartone ha incontrato gli interessi di Michelangelo ® Tondo Taddei: entrambi gli artisti in quel momento erano interessati ad esplorare la costruzione delle figure dello spazio e la resa atmosferica ® sono sintonizzati intorno alla ricerca di una maniera più naturale di intrecciare le figure attraverso gesti e movenze, in questa struttura piramidale. Michelangelo prova a misurarsi con una delle idee di Leonardo: il contrapposto ® unire le figure attraverso la contrapposizione dei loro corpi. per creare l’indefinitezza dell’atmosfera lascia la superficie ruvida del piano d’appoggio come una bozza, non finito. scultura in pittura: il Tondo Doni se la Battaglia di Cascina fosse stata tradotta in affresco, avrebbe fatto l'effetto di una specie di gigantesco altorilievo ® Michelangelo infatti era convinto del primato della scultura sulla pittura. durante l'attività fiorentina, Michelangelo diede un'esplicita prova di scultura in pittura nel Tondo Doni: il dipinto è dominato dal massiccio gruppo scultoreo della Sacra Famiglia, colto in una posa quanto mai eccentrica e innaturale ® è una sorta di complicato esercizio di equilibrio, su un fondale roccioso popolato da una serie di nudi dei quali resta difficile capire il significato. è un'opera che preannuncia quanto il pittore farà di lì a poco sulla volta della Cappella Sistina. qui Michelangelo compie un passo importante perché si stacca dalla pittura leonardesca ® sembrano statue dipinte, la pennellata di Michelangelo è scultorea ® dipinge con la mentalità da scultore. al tempo stesso Michelangelo dirige le sue attenzioni verso Raffaello (che da Urbino arriva a Firenze) ® confronto con alcune rappresentazioni di Sacra Famiglia di Raffaello ® Sacra Famiglia Canigiani: composizione piramidale del gruppo. il dialogo tra i due non è senso unico ma c’è un gioco di sguardi. hanno due stili espressivi e due tecniche diverse però possiamo vedere Michelangelo muoversi tra Leonardo e Raffaello ® i tre artisti ragionano con i propri mezzi e i propri strumenti attorno agli stessi temi. il committente, Angelo Doni, era un ricco mercante attento al risparmio, e stima l’opera una cifra ridotta rispetto a quanto pattuito ® Michelangelo si arrabbia e si riprende il tondo. un'identica carica di energia potenziale è concentrata nel Tondo Pitti, che Michelangelo scolpì in marmo nel 1505 per il fiorentino Bartolomeo Pitti ® il tema è classico ma sempre costruito con l’idea di esplorare le possibilità formali dell’articolazione di un gruppo. è un po’ più rifinito rispetto al precedente, ma ci sono ancora margini di non-finito ® ottenuto grazie all’uso della gradina e del trapano. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 56 pittura in scultura: i bronzi di Giovan Francesco Rustici Leonardo aveva un'idea radicalmente opposta a quella di Michelangelo per quanto riguardava il rapporto tra pittura e scultura ® per lui il primato andava alla pittura. a Firenze l'Arte di Calimala decise di rinnovare i monumentali gruppi scultorei delle porte del Battistero ® fu commissionato un battesimo di Cristo ad Andrea Sansovino, e un gruppo di tre statue in bronzo a Giovan Francesco Rustici: il gruppo rappresenta l'Interrogatorio e testimonianza del Battista. nel realizzarlo, l'artista ebbe a fianco Leonardo, e ciò spiega il carattere leonardesco del terzetto di bronzi. il giovane Raffaello matura con Leonardo, Michelangelo e Fra Bartolomeo per quanto l'arte di Michelangelo e quella di Leonardo potessero apparire incompatibili, il giovane Raffaello seppe invece far tesoro delle novità dell'uno e dell'altro ® nella Madonna col Bambino, Sant’Anna e San Giovannino si riconoscono i più tipici caratteri leonardeschi: il paesaggio montano e roccioso, la disposizione piramidale delle figure, le loro resa sfumata e la gestualità accentuata, ad alludere ai moti dell’animo. questi temi tornano nella Madonna del cardellino ® chiamata così per la presenza dell'uccellino presentato da San Giovannino al piccolo Gesù. Raffaello adotta ancora un paesaggio umbro, ma la distanza da Perugino è ormai decisiva. denota lo studio di Leonardo, e a ciò si aggiunge la conoscenza di Michelangelo nella testa di Maria e nelle fattezze di Giovanni. anche nella Sacra Famiglia del 1507, la composizione piramidale è ancora più accentuata, e tra le figure e i relativi moti dell'animo si sviluppa la lezione di Leonardo. Raffaello ritrasse due volte i committenti del Tondo Doni ® marito e moglie ci osservano di tre quarti a mezza figura, seduti su un balcone affacciato sulla campagna toscana dipinta nello stile del Perugino. si nota una derivazione fiamminga, ma in Raffaello c'è una concretezza assai maggiore del corpo e degli eleganti indumenti che lo ricoprono. nell'impostazione di questi ritratti non è difficile riconoscere un omaggio alla Gioconda di Leonardo. nel 1503, Leonardo ritrasse Lisa Gherardini, moglie del fiorentino Francesco del Giocondo ® da ciò derivano gli appellativi di “Gioconda” e “Monna Lisa”. in questo dipinto è molto facile ritrovare gli elementi tipici della pittura di Leonardo: lo sfondo di paesaggio montuoso e nebbioso solcato da corsi d'acqua, l'attenzione a ogni dettaglio naturale, lo uso accuratissimo dello sfumato e l'atmosfera che ne consegue, l'espressività intesa a rendere i moti dell'animo culminante in un ghigno. nel 1507 Raffaello terminava la Deposizione Baglioni per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia, commissionata da Atlanta Baglioni in memoria del defunto figlio Grifonetto ® il dipinto vuole alludere a questa tragica vicenda e più che una deposizione pare un trasporto del Cristo al sepolcro, ambientato in un paesaggio verdeggiante dove si riconosce il Golgota con le croci. è un'azione drammatica, dove il ruolo da protagonista è svolto dal giovane atletico di spalle, con i muscoli tesi a sorreggere Cristo. la natura di Venezia: Giorgione e la gioventù di Tiziano e Lorenzo Lotto Vittore Carpaccio ha raffigurato il Leone di San Marco, simbolo dell'evangelista e della Repubblica ® si staglia per metà sulla terra e per metà sull'acqua, a sottolineare il potere della Serenissima nell'entroterra e nell'adriatico; sul fondo e una veduta di Venezia e della laguna. è stato realizzato nel 1516 e proclama l'orgoglio della Repubblica che aveva appena resistito alla minaccia della Lega di Cambrai. Venezia era da secoli una città cosmopolita e multiculturale, ponte tra Oriente e Occidente. nel 1516, la città istituiva il primo ghetto ebraico della storia per controllare una comunità notevolmente cresciuta di numero ® era una delle tante comunità che vivevano in città, e ognuna aveva il suo fondaco, la sua sede; il più illustre era il Fondaco dei Tedeschi. nel 1506, il pittore tedesco Albrecht Dürer (il maggiore pittore tedesco dell'epoca) aveva dipinto per la chiesa di San Bartolomeo in Rialto una pala raffigurante la Festa del Rosario, commissionata dal mercante e banchiere tedesco Jacob Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 57 Fugger. sullo sfondo di un paesaggio alpino, il pittore ha allestito una scena colorata e fastosa dove la Madonna e il Bambino incoronano il papa e l'imperatore, mentre San Domenico e alcuni angeli incoronano il largo seguito dei personaggi, tra i quali troviamo pure il pittore. agli inizi del Cinquecento, Bellini continuava a essere un assoluto protagonista della pittura veneziana ® nel 1501 aveva Ritratto il doge Leonardo Loredan: lo ritrae ancora alla maniera di Antonello da Messina, affacciato ad un davanzale dove è fermato il cartiglio con la firma del pittore. il doge è di tre quarti, ritratto con una geometrica precisione e la sua figura risalta su un inedito e luminosissimo fondo azzurro. nel 1505, Bellini completò la pala per la chiesa di San Zaccaria ® la Madonna e il Bambino stanno su un trono sopraelevato rispetto ai santi che li accompagnano, di fronte a un’abside all'antica decorata da un mosaico. Bellini aggiunge qualche novità, a partire dal pavimento prospettico a scacchi bianchi e rossi. l'abside appartiene a un loggiato aperto lateralmente sul paesaggio ® Bellini stava ancora una volta mutando, e stavolta aveva fatto tesoro del passaggio a Venezia di Leonardo e delle novità della pittura di Giorgione ® questa nuova maniera si riflette nella Madonna col Bambino, dove la Vergine col Figlio si mette in posa sul sapiente fondale di una campagna veneta popolata di rade presenze umane. è giorgionesca nelle figure e nel clima del paesaggio punteggiato di dettagli. la nuova pittura di Giorgione i due protagonisti di questi decenni sono Giorgione e Tiziano. di Giorgione restano pochi documenti, sappiamo che muore nel 1510 di peste. di Tiziano invece abbiamo informazioni in più: è originario di Pieve di Cadore (nessuno dei due è nato a Venezia, ma ci si trasferiscono dopo). nasce intorno agli anni ’80 del ‘400 e muore nel 1576 di peste – epidemie ricorrenti. questi due artisti hanno dominato il Cinquecento ® scardinano il sistema della committenza: Giorgione diventa il pittore prediletto di circoli letterari di nobili appassionati di poesia, letture dall’antico, musica; è un artista di nuove élite culturali; infatti, nel suo repertorio si conta una sola sua pala d’altare. la committenza è privata per collezionisti colti, e inventa per loro dipinti da cavalletto con temi criptici. si inaugura il filone della pittura da cavalletto su tela (inizia a scomparire la tavola). ha un lampo di attività come pittore di stato ® 1508, ingaggiato per la realizzazione die affreschi della facciata d’acqua del Fondaco dei Tedeschi ® ospitava le botteghe dei mercanti nordici. Tiziano per contro è un pittore che si forma tra le botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione. era un ottimo imprenditore (artista imprenditoriale), infatti comprende che per assicurarsi delle entrate fisse, seppur minime, riesce ad ottenere alla morte di Bellini il ruolo di pittore di stato ® salario minimo in cambio di una serie di attività come ritratti di dogi. problema: capisce che non è la via della ricchezza o della fama ® si destreggia tra ordini religiosi, pontefici, re, dogi. unico artista di corte senza mai trasferirsi a corte, ma avendo solo un rapporto privilegiato. ® confronto tra i due autoritratti: Tiziano Giorgione sfondo più realistico con tavolo sguardo non diretto all’osservatore dettagli più abbozzati, ma con riferimento alla ricchezza è un criptoritratto, come un eroe biblico sguardo diretto, scruta l’osservatore sfondo nero come Antonello da Messina e quindi Van Eyck più attenzione ai dettagli in entrambi i casi mancano gli attributi del mestiere, anche se in realtà per Tiziano sarebbe la collana ® donata da Carlo V. inizia a licenziare opere circa nel 1505-06 ® assenza di dati documentari: la datazione di certi dipinti, come la stessa attribuzione, è incerta. Le tre età ® fa circolare a Venezia quadri in cui prende spunto dalle Sacre conversazioni di Giovanni Bellini, ma invece di figure di santi colloca personaggi intenti a guardare una lettera. convenzionalmente rappresentano le tre età dell’uomo: giovinezza, adulto, vecchiaia. un altro tipo di opera è il Concerto ® oggi è sotto il nome di Tiziano, ma prima era stata classificata come di Giorgione. è un’opera di ammirazione privata. il tema della musica sarà poi un tema che si intreccia alla pittura per i secoli successivi. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 60 la soluzione formale e linguistica adottata da Giorgione ® rendere la verosimiglianza attraverso l’uso del colore molto morbido e marcato, creando l’illusione ottica di un corpo vero. la lettura e la visibilità dal basso sono molto forte. Vasari parla della capacità di Giorgione “di contraffare la freschezza della carne viva”. Ridolfi: “far rosseggiare la carne” ® Giorgione usa il colore come forza ed elemento primario per rendere leggibile la figura dal basso. tuttavia, resta una figura pescata dal mondo pastorale. la Nuda è piuttosto diversa dal fare più determinato che Tiziano imprime alle sue figure, come Giuditta ® il cantiere del Fondaco è interessante perché permette di apprezzare lo scarto tra i due artisti. l’affermazione di Tiziano con la morte di Giorgione (1510), Tiziano si impadronisce della scena veneziana in tutti i sensi. ci sono parecchi documenti sulla vita di Tiziano, riordinati di recente da Charles Pope. il suo corpus di opere è stato soggetto a riflessioni, cambi di attribuzione, spostamenti di opere. un altro aspetto che è stato oggetto di attenzione è il problema del non-finito ® da un certo momento della sua carriera (circa dagli anni ’50 del Cinquecento) inizia ad adottare una stesura cromatica e una pennellata molto approssimativa e generica. questo è oggetto di varie interpretazioni: è voluto o casuale? è una scelta estetica o dettata dalla vecchiaia? sono questioni che sono emerse anche per Michelangelo. altro oggetto di ossessione degli storici dell’arte riguarda gli esordi di un artista ® metterlo a fuoco è fondamentale per afferrarlo come si deve. nel caso di Tiziano siamo fortunati perché è lui stesso, tramite Ludovico Dolce, a fornire dei dati attendibili sulla propria formazione ® studia nella bottega di un mosaicista, Sebastiano Zuccato; da qui si sarebbe trasferito nella bottega dei Bellini, però abbandonandola presto per andare in quella di Giorgione. dopo un po’ diventa un maestro indipendente. Jacopo Pesaro presentato a San Pietro, eseguito prima del fondaco dei Tedeschi: è il primo dipinto firmato di Tiziano. testimonia la messa a punto di Tiziano dell’eredità di Giovanni Bellini ma anche il desiderio di smarcarsi da questa eredità. raffigura il vescovo Pesaro che viene presentato a San Pietro da Alessandro VI Borgia ® è un quadro votivo, ed è costruito secondo un impianto laterale tipico. è piuttosto acerbo ® Tiziano è troppo “belliniano”, soprattutto nella figura di San Pietro e nel rilievo che sta alla base. ® è importante perché ci aiuta a capire come Tiziano riesca a muoversi fin da giovane all’interno di una committenza prestigiosa (aspetto fondamentale). Tiziano ottiene questo lavoro grazie a Bellini, perché conosceva la famiglia Pesaro (infatti collaborerà con loro di nuovo vent’anni dopo) ® si inserisce in un circuito di committenze molto utile. il rapporto con Bellini però è divergente ® Tiziano capisce che era necessario smarcarsi dal mondo belliniano, ne era troppo vicino: La Zingarella, reputato uno dei primi esercizi di Tiziano, enuncia già il modo in cui Tiziano tende ad allontanarsi dal proprio maestro: introduce una balaustra-piedistallo, dà alla Vergine una statura fisica umana, molto diversa dallo stile di Bellini, dove la Vergine è un’icona religiosa. per Tiziano è importante far vivere i personaggi sacri come quelli profani. Tiziano si scosta dal maestro sotto l’aspetto stilistico ma gli reca comunque profondo rispetto; anche con Giorgione stesso discorso, l’esempio è la Venere. Venere: è un quadro a due mani, iniziato da Giorgione. inaugura la tipologia del quadro con una figura femminile nuda nel paesaggio ® diventa un marchio di fabbrica della pittura veneziana del Cinquecento, che poi avrà successo in tutta Europa. nasce da un bozzo di Bellini. la Venere è addormentata: non è pericolosa né seduttiva, ed è ambientata in un paesaggio arcadico. viene terminato da Tiziano, e si nota soprattutto nella parte del panneggio ® riprenderà proprio questo modello di mondo pastorale quando metterà mano qualche anno più tardi al Concerto campestre, inaugurando questa tipologia. così Tiziano si assicura una porzione di mercato/clientela dal potenziale enorme. i temi legati ai concerti e alle veneri diventano quelli più copiati all’interno della stessa bottega di Tiziano. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 61 Tiziano intraprese la carriera di pittore a Venezia legandosi a Giorgione, tanto che il borgo di campagna sulla collina a destra della Venere di Giorgione torna quasi identico nel Noli me tangere di Tiziano: il Cristo risorto, in prossimità del suo sepolcro vuoto, appare alla Maddalena per confortarla, ma non si lascia toccare. le due figure sono immerse nella natura e nel colore ® Tiziano ha assimilato completamente il linguaggio di Giorgione e mette in scena un episodio sacro con i colori del naturale, quasi fosse un'istantanea di un casuale incontro di campagna. dei primi lavori di Tiziano si conserva un ritratto del Patrizio veneziano Girolamo Barbarigo ® se non l'avesse firmato, sarebbe stato considerato un'opera di Giorgione. si trasferì a Padova, dove realizzò i suoi primi lavori documentati: tre storie di Sant'Antonio da Padova affrescate nella Scuola del Santo, in cui raffigurò i tre miracoli più famosi. in particolare, vediamo il Miracolo del marito geloso: Antonio risana una donna pugnalata dal marito geloso. Tiziano ha scelto di mostrare in primo piano al momento del tragico assalto, dove i protagonisti risaltano sul registro neutro del paesaggio grazie ai colori vivi delle loro vesti; in secondo piano, si riconosce l'uomo inginocchiato di fronte a Sant'Antonio che ascolta il suo pentimento. il tema matrimoniale ritorna in Amor sacro e amor profano, realizzato nel 1515 ® davanti un paesaggio veneto, due donne si appoggiano una vasca decorata sul fronte con un rilievo, e tra di loro è un Cupido. al di là del soggetto, Tiziano sta crescendo ® attesta l'interesse per il mondo classico e le figure si fanno più monumentali e solide. nel frattempo, l’artista si rende conto che non basta diventare pittore di stato, ma serviva anche diventare il pittore di riferimento dei grandi ordini religiosi, come i dominicani o i francescani. nel 1516 viene incaricato da frate Germano da Casale (francescano) di eseguire la pala dell’altare maggiore della basilica dei Frari® ha l’occasione di dimostrare le proprie capacità. qui deve sfidare due elementi fisici: la slanciata architettura gotica della chiesa, e dell’abside in particolare; la posizione in controluce in cui sarebbe stata collocata la pala. viene consegnata nel 1518, in occasione della festa di san Bernardino, santo patrono della repubblica di Venezia. quando la pala viene montata, Marin Sanudo ricorda nei suoi diari l’evento nei suoi diari come un evento straordinario. Ludovico Dolce (probabilmente con Tiziano suggeritore) ricorda l’episodio, quasi mitizzando questa pala. terza fonte sulla pala: Ridolfi (la “versione veneziana” di Vasari) ® si sofferma su una polemica nata tra Tiziano e i suoi committenti (frati francescani) in merito alla grandezza della pala e alle proporzioni dei personaggi rappresentati. la pala veniva dipinta in sito, e quindi Tiziano veniva “molestato” e ripreso dai frati perché secondo loro gli apostoli erano troppo grandi. Tiziano faticò non poco a convivere con l’incapacità dei committenti ® le figure dovevano essere grandi perché la pala sarebbe stata vista in uno spazio molto grande e in controluce. cinquant’anni dopo, Vasari visita la pala e dice che si vede troppo poco a causa delle condizioni della luce. Annibale Carracci gli risponde, dicendo che non ha capito niente: la pala va vista in più momenti della giornata, con gradi di intensità di luce diversi. il quadro venne trasportato alle gallerie dell’accademia nel 1816 perché era stato omesso dagli elenchi delle opere d’arte da confiscare dai commissari napoleonici (altrimenti sarebbe andata al Louvre). viene installata nel Salone della Carità, e vi rimase per quasi un secolo, fino al 1919. viene poi riportata in chiesa, però dopo le due guerre mondiali il dipinto ha peregrinato per vari luoghi (tra cui Caporetto), per poi tornare definitivamente dopo 1945 nel luogo di origine, però con un problema ® dietro la pala fu agganciato un organo a canne lignee: la pala era un supporto dell’organo funzionante ® le viene procurato un danno progressivo a causa delle vibrazioni acustiche e dei tarli del legno dell’organo. dopo il 1945, la pala ha subito una serie di interventi a contenere questi danni. nel 2018 un comitato privato internazionale ha supportato il restauro della pala e la sua cornice lapidea (9.000 ore di lavoro), la pandemia però ha determinato dei rallentamenti. l’insieme oggi crea un effetto molto potente. era fortemente compromessa, perché il problema delle pale d’altare è il fumo delle candele che si accendono in chiesa. sul sarcofago c’è la firma di Tiziano. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 62 quali modelli figurativi aveva in testa Tiziano quando mette mano alla composizione dell’Assunta? l’Assunta di Giovanni Bellini ® c’è un mondo di distanza tra queste due. Bellini usa una soluzione paratattica: le figure dei santi collocati nel mondo terreno si stagliano in un piano diverso dall’Assunta. Tiziano invece vuole mettere in scena il movimento proprio dell’assunzione di Maria, il suo sollevamento in cielo. la cortina di nubi viene usata come un elemento dinamico ® proposto per primo da Raffaello nella Trasfigurazione. Tiziano probabilmente è stato ispirato dalla Madonna Sistina (1511-12) di Raffaello, eseguita per chiesa di san Sisto a Piacenza, commissionata da Sigismondo de Ponti ® le nubi sono il piano di appoggio di una visione. altra pala di confronto: Madonna di Foligno (Raffaello). sia Tiziano che Raffaello si muovono in una direzione simile nell’evoluzione della pala d’altare. per Tiziano la cornice serviva a proteggere la pala dalla luce che arriva dall’abside, è come una cassa protettiva della luce propria del dipinto. al centro della cornice lapidea c’è una raffigurazione di Cristo morto sostenuto dagli angeli. il problema del rapporto di Tiziano con la cultura artistica dell’Italia centrale (Firenze e Roma) è un tema di dibattito degli studiosi ® attraverso quali fondi Tiziano ha avuto fonti e ispirazioni? ® Polittico Averoldi: ispirazione dei maestri dell’Italia centrale, come Michelangelo. tra le prime opere che Tiziano licenzia per dei committenti oltre a Venezia ® clientela di altri centri dei dominii della serenissima. tutt’ora si trova ancora in sito (Brescia, chiesa di Santi Nazaro e Celso), eseguito negli anni ‘20 del Cinquecento. adotta il formato del polittico, non della pala. l’incarico gli viene dato da Altobello Averoldi, vescovo legato al papa. presenta l’annunciazione di Cristo al centro; il committente a sinistra, San Sebastiano a destra su modello michelangiolesco. il duca d’Este di Ferrara aveva cercato di acquistare lo scomparto di San Sebastiano (il primo a essere finito) per la sua collezione ® l’apprezzamento delle opere d’arte si sgancia dal soggetto rappresentato, e dipende dalla fama dell’artista. in San Sebastiano si vede un rapporto con la scultura di Michelangelo, in particolare con Schiavo ribelle, realizzato per la tomba di papa Giulio II. un pittore per l'entroterra: Lorenzo Lotto Tiziano riuscì ad affermarsi a Venezia anche per l'assenza di reali concorrenti ® Lorenzo Lotto e Sebastiano Luciani avrebbero potuto misurarsi con lui, me entrambi si affermarono fuori dalla laguna. Lorenzo Lotto si distinse a Treviso ® ottenne la commissione per una pala destinata alla chiesa di Santa Cristina di Quinto: nel coronamento, il Cristo in pietà sorretto dagli angeli riprende un tema caro alla pittura veneziana quattrocentesca. i personaggi sono come innervati da uno spirito capriccioso, figlio di un interesse per la pittura di Dürer. Venezia non era pronta per questa pittura anticonformista e discordante dai gusti aristocratici. lavorò anche a Bergamo, realizzando una pala per la chiesa domenicana dei santi Stefano e Domenico, commissionata da Alessandro Martinengo Colleoni nel 1516 ® è una sacra conversazione ambientata in un edificio stravagante, dove le aperture verso il cielo convivono con i mosaici veneziani e una galleria di colonne e volta a lacunari di stile antiquario. Lotto è un regista estroso, che lascia piena libertà all’indisciplinato atteggiarsi e l'esasperata gestualità degli attori ® non c'è differenza tra protagonisti e comparse. Sebastiano del Piombo prima di Roma Sebastiano del Piombo praticò la pittura prima con Giovanni Bellini e poi con Giorgione ® ci restano poche opere, ma la più importante è la pala per la chiesa di San Giovanni Crisostomo, realizzata nel 1511. le fisionomie, la maniera sfumata e la composizione marcata da grandi campiture cromatiche ben accostate riecheggiano fedelmente il linguaggio giorgionesco. l'aspetto più innovativo è nell'allestimento della scenografia ® lascia poco spazio al distante paesaggio, e viene dominata dalle robuste colonne di una possente architettura rinascimentale ® è una nuova modalità di interpretare la pala d'altare e la sacra conversazione. la carriera di Sebastiano proseguì a Roma, dove sarebbe stato tra i protagonisti della maniera moderna. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 65 Michelangelo si pone una questione: va a intervenire in una cappella già ornata da artisti molto importanti, con cui inevitabilmente la sua volta doveva dialogare, ma anche entrare in gara. realizzò una decorazione articolata e ambiziosa, capace di raccordarsi con il ciclo sistino di Storie di Mosè e di Cristo tramite la raffigurazione di scene personaggi tratti dall'Antico Testamento. Michelangelo raccorda le scene laterali con pennacchi e arconi, che poi portano alla volta. si sentiva esclusivamente scultore e dunque interpretò anche in questo caso la pittura come scultura. lo spazio è scandito da una poderosa struttura architettonica dipinta: o nella zona centrale ci sono nove Storie della genesi. o agli angoli le affiancano una serie di figure di nudi. o nei dodici scomparti verticali siedono i Veggenti, divisi in sette Profeti e cinque Sibille. o le vele e le lunette delle pareti illustrano un ciclo di Antenati di Cristo. o nei pennacchi angolari ci sono quattro Storie dell'Antico Testamento. Michelangelo utilizzò pochissimi aiuti ® il risultato fu epocale perché il maestro diede vita a un mondo di dimensioni sovrumane come non si era davvero mai visto nella storia dell'arte ® Michelangelo aveva infatti risolto il problema di affrescare la volta attraverso un gigantesco studio di nudi e di figure in movimento, poste tra loro, con l'aiuto delle partizioni architettoniche, in sapientissima correlazione con positiva. la fama della volta fu immediata. Vasari specifica che Michelangelo aveva adattato il compartimento alle figure e non viceversa ® per Michelangelo il modulo unità di misura non è la struttura architettonica dipinta, ma sono le figure ® più studi sull’anatomia. in particolare, lo studio preparatorio sulla Creazione di Adamo: torace e muscolatura. c’è un collegamento tra la Cacciata dal Paradiso Terrestre di Michelangelo con quella di Masaccio: Michelangelo rende la disperazione e la vergogna ® Eva si nasconde. mette in scena dei riquadri fitti di figure ed elementi paesistici. ciascun riquadro è circondato da cornice architettonica con figure di nudi. a metà della volta, c’è una piccola interruzione di cantiere, perché Michelangelo si accorge che le figure erano troppo piccole ® nella seconda parte della volta, cambia impostazione e dà alle figure delle proporzioni più grandi e semplifica la composizione. riduce anche la tavoletta cromatica ma le fornisce più saturazione. la parte mediana si chiude con il trono del Profeta Giona (che guarda in alto), sul lato che ospita il giudizio universale. nei registri che fanno da confine del registro mediano, Michelangelo aggiunge coppie di nudi ® c’è una complessità di orchestrazione incredibile. ciascun profeta e ciascuna sibilla sono accompagnati da un cartello che lo identifica. in questa volta Michelangelo lascia gli spunti per la pittura manierista: es. torsione di una figura innaturale. osserviamo la Creazione di Adamo, parte di Storie della genesi ® il paesaggio è quasi inesistente, così risaltano il gruppo di Dio Padre accompagnato dagli angeli e la perfezione anatomica del corpo nudo del primo uomo; le dita si toccano e nasce la vita. nella creazione di Eva, la donna ha un corpo possente ® torna anche nella scena del Peccato originale, dove la posa della donna è contorta e innaturale all'inverosimile, come l’attorcigliarsi del serpente. ® le figure di Michelangelo, nude nelle loro energiche volumetrie, risaltano in uno spazio che non ha bisogno della prospettiva. le figure femminili hanno corpi voluminosi e grandiosi come quelle maschili ® ciò si riflette nelle Sibille: emblematica la Sibilla Delfica per l'efficacia scarto della testa rispetto al resto del corpo e le braccia muscolose. il Profeta Ezechiele, nell'enfasi del movimento sembra “voler parlare cose alte e grandi”. una versione in scultura dei Profeti della volta la troviamo in Mosè ® nel 1516, alla morte di Giulio II gli eredi rilanciarono la commissione del sepolcro del pontefice, decidendo di modificare il progetto originario in un più economico sepolcro parietale, sempre su più registri, affollato di sculture sia sul fronte che sulle due pareti Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 66 laterali. di lì a poco, un nuovo contratto semplificava ulteriormente il progetto, riducendo il numero delle statue e lo spessore dei lati. previsto per il registro inferiore abbiamo lo Schiavo Morente ® un giovane atletico, studiatissimo nell'anatomia: la sua posa è contorta. è una figura che Michelangelo potrebbe aver affrescato nella volta della Cappella Sistina. anche lo Schiavo Giovane doveva corredare il sepolcro di Giulio II ® non lo finì mai, ma non è troppo dissimile nella posa dallo Schiavo Morente. sembra una figura umana che sta cercando di liberarsi dalla materia che la ricopre ® c'è una sovrumana tensione, ed è una vera e propria lezione di scultura per via di levare, perché sembra una figura che emerge da una vasca d'acqua. l'antico e la maniera: Andrea Sansovino e Raffaello in Sant'Agostino le novità della volta Sistina ebbero effetti immediati a Roma ® Johann Goritz decise di fondare un altare dedicato a Sant'Anna sul terzo pilastro sinistro della Chiesa di Sant'Agostino ® voleva un gruppo scultoreo ricavato da un solo blocco di marmo che raffigurasse Sant'Anna insieme alla Madonna col bambino. lo ordinò ad Andrea Sansovino che prese spunto dal cartone di Sant'Anna di Leonardo, e rese al meglio le espressioni del maestro nel sorriso accennato della vecchia Santa velata. Maria invece appare come una solenne matrona romana. la fortuna di questo marmo fu immediata ed enorme ® Sansovino aveva superato gli antichi, facendo sembrare vive le figure intagliate nel marmo. al di sopra della nicchia dell'altare troviamo un affresco in cui Raffaello aveva figurato il profeta Isaia ® si osserva la somiglianza con le opere di Michelangelo. Raffaello e la Stanza di Eliodoro nel dipingere questa stanza, Raffaello non fa mancare precise allusioni a quanto stava accadendo in quel momento a Giulio II ® le storie narrate in questa sala dovevano essere un monito per i nemici della Chiesa, e Raffaello le illustro con un linguaggio inedito, intensamente drammatico, segnato dalle novità di Michelangelo. la volta rinuncia ai toni antiquari: è spartita in quattro storie dell'Antico Testamento, allestite come se fossero dei finti arazzi. ® cacciata di Eliodoro dal tempio: a destra troviamo un gruppo dove un cavaliere travolge Eliodoro in armatura caduto a terra ® è un dettaglio di precisa impronta michelangiolesca. a metterlo in fuga fu un cavaliere inviato direttamente da Dio, in seguito alle ripetute preghiere del sommo sacerdote Onia inginocchiato al centro. è un'architettura molto diversa da quella della Stanza della Segnatura, contraddistinta da una passione nuova, quella per la resa incisiva e vitale della realtà. a sinistra Giulio II sta entrando ® il messaggio è che la chiesa non lotta per il proprio potere, ma per la difesa dei deboli contro l'avidità dei principi. ® Messa di Bolsena: è un episodio che allude alla difesa dell'eresia; al momento della consacrazione, l'ostia iniziò a sanguinare. l'atmosfera è tenebrosa e la cerimonia si tiene in una chiesa simile al tempio della Cacciata di Eliodoro. il lato destro è riservato a Giulio II, inginocchiato di fronte all'altare. nelle carni, nelle stoffe nei bagliori dei lumi e tutto il sapore della pittura veneziana. ® Liberazione di San Pietro dal carcere: vuole alludere anche alla liberazione dei territori della Chiesa dalla minaccia francese. si svolge in tre momenti: al centro l'angelo appare in un bagliore di luce dentro la cella di Pietro dormiente; a destra l'angelo e Pietro se ne stanno andando; a sinistra la fuga è stata scoperta. questo affresco ha un eccezionale luminismo. Raffaello poi concluderà il ciclo con l'Incontro tra Attila e Leone Magno. la villa di Agostino Chigi: Peruzzi, Raffaello, Sebastiano del Piombo e Sodoma uno dei più illustri committenti di Raffaello fu il magnifico Agostino Chigi, ricchissimo imprenditore e banchiere ® lo volle al lavoro nella sua dimora romana. Agostino voleva costruire una villa suburbana, e il progetto fu affidato all'architetto senese Baldassarre Peruzzi ® utilizzò un modello di villa assolutamente nuovo che avrebbe ottenuto grande successo. la villa appare come un palazzo a due piani che si apre con una loggia a cinque arcate e due ali aggettanti verso il giardino. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 67 il gusto all'antica contraddistingue pure gli interni affrescati ® Sala di Galatea, dipinta da Raffaello nel 1512: è un trionfo della ninfa del mare Galatea, che appare su una conchiglia in mezzo alla sua corte di divinità marine. il tema antico e d'amore è reso con uno stile già ingrandito. a sinistra, Polifemo è ancora tranquillo e sta guardando verso Galatea, che pare a voler fuggire da lui ® il ciclope è stato dipinto da Sebastiano del Piombo, che adotta un linguaggio assolutamente veneziano nel paesaggio e nel colore, mentre segue la lezione di Michelangelo nella possanza di Polifemo. a Sebastiano spetta anche il ciclo delle dieci lunette soprastanti con poesie mitologiche che rimandano alla pittura veneziana. nel soffitto, Baldassarre Peruzzi aveva messo insieme una complicatissima serie di personificazioni di pianeti e costellazioni nelle vesti di divinità antiche. la Sala delle Prospettive: viene affrescata nel 1518 e domina la pittura illusionistica, attraverso la quale le pareti vengono nicchie con statue e un loggiato aperto di un paesaggio romano ® in un primo momento non ci si accorge di avere di fronte un'architettura dipinta. nella camera da letto di Agostino, Sodoma affrescò le Nozze di Alessandro e Rossane ® era una chiara allusione a quelle tra Agostino e Francesca. raffigura in uno stile raffaellesco una ricca camera, dove Rossane siede sul letto e Alessandro si volta verso di lei. tutto questo avviene al di là di una balaustra, aperta al centro, come se si potesse partecipare alla scena ® gradisce un interesse per il tema della scenografia. l'Incendio di Borgo, le Logge e la bottega di Raffaello nel 1513 divenne papa Leone X ® si distingue per il mecenatismo. così nel 1514 Raffaello prosegue il suo lavoro nella successiva delle stanze vaticane, la stanza dell'Incendio di Borgo ® lo interpreta con una scenografia: nel quartiere di Borgo divampa un incendio che vediamo ai lati della lunetta, come se fosse in una quinta architettonica; la scena è popolata da figure che fuggono da un lato e che cercano di spegnere le fiamme dall'altro. da una finestra si affaccia papa Leone IV, che blocca l'incendio con la sua benedizione. nel secondo decennio del Cinquecento, Raffaello era un maestro affermatissimo e impegnatissimo ® ebbe l'incarico di seguire il cantiere della nuova Basilica Vaticana, per la quale elaborò un progetto a pianta longitudinale. gli fu commissionato anche un ciclo di dieci arazzi per il registro inferiore della Cappella Sistina, assieme a richieste di ritratti, dipinti per devozione privata e pale d’altare ® tutto ciò impose Raffaello di strutturare una bottega ben organizzata, in cui accolse giovani di talento ® i cantieri raffaellesche rappresentarono le palestre in cui esercitarsi e preparare i successi futuri. la decorazione delle Logge Vaticane comprende una galleria di tredici campate, ornate ad affresco e in stucco, e illustrate nelle volte con storie dell'Antico e del Nuovo Testamento. la Loggia della Farnesina racconta la storia di Amore e Psiche ® il ciclo, ancora una volta di gusto antiquario, è impostato su un ordinato pergolato dal quale si affacciano personaggi storie. Giulio de’ Medici: una gara tra Raffaello e Sebastiano del Piombo un solo pittore poteva ambire a confrontarsi con Raffaello: Sebastiano del Piombo ® Michelangelo lo prese in protezione, e ciò si riconosce nella Pietà del 1516 per l'altare di Giovanni Botondi nella chiesa di San Francesco a Viterbo. mette insieme un notturno reso con bellissimi accostamenti di colori di origine veneta con una volontà di ridurre la composizione alle sole figure della Vergine che piange il Figlio morto ® queste figure si distinguono per la solidità michelangiolesca. era un modo per cercare una sintesi tra il colore veneziano e il disegno fiorentino. dal 1517 fu impegnato nel dipinto per la Cattedrale di Narbonne: la Resurrezione di Lazzaro ® in alcune parti fu realizzato sotto l'ordine di Michelangelo, in particolare nella figura di Lazzaro, che è quasi completamente nudo e si sta liberando delle bende. Cristo si erge a indicare l'uomo miracolato; lontano c'è un paesaggio ancora veneto. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 70 Alfonso aveva l’intenzione di emulare lo studiolo mantovano di Isabella, con l’idea di accostare opere centroitaliane e venete, mettendo insieme un ciclo che documenta gli esiti altissimi raggiunti dalla pittura veneziana dopo la morte di Giorgione ® nel 1514 Giovanni Bellini ultimò il Festino degli dèi: raffigurò una scena pastorale in cui le divinità antiche sono riunite in un allegro convivio, mentre Priapo a destra sta sollevando l’abito della ninfa Lotide. Tiziano realizzò tre tele per lo studio ® rappresentarono una fondamentale fonte d’ispirazione per molti artisti, che attraverso queste tele riscoprirono il colore della pittura veneziana cinquecentesca. ® Offerta a Venere di Fra Bartolomeo (disegno preparatorio) /Tiziano: tema tratto dai Fasti di Ovidio, scritto fondamentale perché narra le feste del calendario romano, tra cui una dedicata alla dea Venere il primo di aprile. la statua della divinità è a destra, ai suoi piedi dei putti danzanti ® impostazione laterale. l’artista inizia a fare sfoggio di citazioni dall’antico che conosceva grazie alla collezione della sorella (vedi confronti di Venere e dei putti). ® Bacco e Arianna di Tiziano: presenza reminiscenze compositive con uno dei rilievi di alabastro e con il gruppo del Laocoonte. il tema è desunto da Catullo, altro poeta latino; raffigura un momento tragico: l’abbandono di Arianna nell’isola di Nasso da parte del dio Bacco. Tiziano declina la scena in chiave di pura energia con dei movimenti dinamici e di torsione mai visti finora; sulla sinistra la corte di satiri e musicanti del dio. il tutto in un paesaggio rigoglioso altrettanto vivo e dinamico. ha sofferto molto sul piano conservativo, però è universalmente riconosciuto come una delle prime attestazioni di composizione dinamica delle figure. ® Baccanale degli Andri, ultimo dipinto licenziato da Tiziano per lo studiolo. il tema è tratto dalle Imagines di Filostrato il vecchio. mette in scena la celebrazione degli effetti benefici del vino. dettaglio straordinario della caraffa trasparente mezza piena di vino. è un’occasione per sperimentare ulteriormente il tema delle figure danzanti all’interno di un paesaggio. i personaggi trovano un fiume di vino, creato dall’arrivo del dio Bacco in nave. ci sono varie fonti a cui si ispira per la composizione dei personaggi (dinamiche di corpi contrapposti). infine, l’intervento per omogeneizzare la scena del Festino degli Dei ® il risultato finale, che però si coglie solo vedendo i quadri insieme, è un ciclo mitologico di grande respiro, che consegna a Tiziano una sorta di patente di capacità di rispondere alle esigenze di una committenza di alto livello ® conquista un posto pregiato. Ludovico Ariosto e Dosso Dossi Ludovico Ariosto è l’autore dell’Orlando Furioso ® in alcune ottave del canto XXXIII, testimonia quali fossero i pittori che andavano per la maggiore a Ferrara con Alfonso: Mantegna, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Giovanni Bellini, Sebastiano del Piombo e Tiziano + Dosso Dossi, il pittore di corte. Aristo inoltre poteva essere una fonte di ispirazione ® Melissa, Dosso, 1514: fa parte della decorazione delle stanze della “via coperta”, dove Dosso mise a punto uno stile fantasioso che ben rispecchia gli ideali di corte estensi e il gusto ariostesco. Melissa era la maga che nell’Orlando Furioso profetizza la discendenza della casata estense dall’unione tra Ruggero e Bradamante. il paesaggio è di matrice giorgionesca, una visione onirica, mentre la libertà cromatica rimanda a Tiziano, con un certo gusto cortese per quanto riguarda le vesti. la scena veneziana intanto, a Venezia la situazione storica stava mutando: nel 1523 diventa doge Andrea Gritti ® aveva come obiettivo politico e culturale quello di trasformare Venezia in un’altra Roma: la città e i suoi cantieri sono un teatro di sperimentazione di artisti provenienti da Roma (1527, Roma saccheggiata dai lanzichenecchi = fuga di artisti). per Venezia inizia una stagione di incontro, confronto e scontro con la pittura figurativa dell’Italia centrale. il nuovo clima artistico viene sì dal sacco di Roma, ma riprendono elementi già espressi da Michelangelo e Raffaello. il dogado Gritti è anche quello della crisi della manieristica a Venezia ® cosa si intende? tutti i fenomeni artistici che volevano contrapporsi in maniera radicale alle lezioni dei grandi artisti, soprattutto Michelangelo e Raffaello; volevano mettere in discussione le regole della pittura precedente: prospettiva, ordine, simmetria. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 71 un confronto tra un’opera non manierista (Raffaello, Sposalizio della Vergine) e un dipinto dei capisaldi del manierismo (Pontormo, Trasporto di Cristo al Sepolcro): nel dipinto di Pontormo le figure occupano tutto lo spazio e sono tutte ammassate; lo sfondo quasi non esiste, ma l’attenzione è unicamente sulle figure; figure che non assumono pose naturalistiche, non aderenti ai movimenti normali del corpo umano ® l’obiettivo è sperimentare nuove composizioni. Sherman: definisce queste tendenze artistiche come “stylish style” (stile stilizzato). sia Raffaello che Michelangelo avevano un po’ anticipato la cultura del manierismo con la figura a fiamma/serpentinata: corpo umano in una torsione innaturale. si può parlare anche a Venezia di manierismo e crisi manieristica? e come reagisce Tiziano? fino a metà Novecento la storiografia aveva negato la presenza del manierismo a Venezia, ma viene smentito da Rodolfo Pallucchini® anche Tiziano faceva esperimenti per esplorare modalità espressive alternative. tutto ciò sotto il dogato Gritti ® Ritratto del Doge Gritti, Tiziano: l’immagine ritrae anche l’idea che il doge incarna, rappresenta e riveste: il potere dello stato. si legge nella postura e nell’espressione accigliata. anche l’espansione volumetrica serve anche a rafforzare e ribadire ulteriormente l’idea di potere e di forza. il Pordenone insieme a lui arrivano anche Pietro Antino e Giovanni Antonio da Pordenone, che metterà in crisi Tiziano. lo dimostra con alcune sue opere, in particolare le portelle per un Armadio degli Argenti: si vede che i due artisti viaggiano su due binari differenti. il rapporto tra Tiziano e Pordenone ® si erano incontrati attorno al 1520 nella Cappella Malchiostro del Duomo di Treviso. lo stato conservativo ha sofferto di una serie di bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. a Tiziano si affida la realizzazione della tavola dell’altare raffigurante l’Annunciazione (restaurata nel 2020-2021); al Pordenone viene assegnata la decorazione delle pareti laterali e dell’abside della cappella. questo è un primo confronto tra i due fuori Venezia, in un territorio neutro. c’è uno scarto tra i due artisti: Tiziano si mantiene su un’impostazione sostanzialmente tradizionale; Pordenone invece negli affreschi laterali fa una proposta dirompente ® salta agli occhi l’approccio del Pordenone al manierismo (enfasi volumetrica, terribilità delle figure) ® di fatto la scena è otticamente occupata da due personaggi in primo piano che sembrano energumeni. otto anni più tardo Pordenone approda a Venezia licenziando le portelle della chiesa di San Rocco ® ha un’abilità e un linguaggio suo personale che si propone come reale alternativa a Tiziano. le portelle dell’Armadio degli Argenti ® nella mostra del 2019 a Pordenone viene costruito un itinerario cronologico e vengono “sacrificate” in una posizione non adatta. nel 1528, quando licenzia queste portelle, nella scena veneziana non si era mai visto qualcosa del genere, con le figure che escono dallo spazio. viene definito “Michelangelo veneto”. Pordenone dedicò dei disegni preparatori collegati a queste opere, vedi Studio per San Cristoforo. a Venezia si spinge oltre perché realizza un’impresa monumentale ® decorazione per la facciata del Palazzo di Martino d’Anna, mercante fiammingo. oggi non rimane nulla, come per il Fondaco dei Tedeschi, però possiamo farci un’idea di come Pordenone aveva organizzato la facciata grazie ai disegni preparatori: animali e personaggi che si liberano nello spazio, andando oltre la cornice ed eliminando le regole della rappresentazione prospettica, scardinando la distanza tra disegno e osservatore. il vero punto di antagonismo tra i due si colloca con un “concorso” indetto dalla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo per una pala raffigurante il Martirio di San Pietro martire ® vincerà Tiziano, Pordenone aveva proposto qualcosa troppo all’avanguardia ® segna la sconfitta di Pordenone in ambito veneziano. per ricostruire le due pale dobbiamo avvalerci di disegni e incisioni, perché la pala di Tiziano fu distrutta in un incendio nel 1867 (oggi sostituita da una copia). il disegno del Pordenone ® si concentra soprattutto sul momento dell’uccisione brutale del santo da parte del boia, raffigurato con un atteggiamento tragico e brutale. ha un timbro da collezione sull’angolo sinistro in basso. Tiziano invece nella redazione finale mette in scena l’episodio in secondo piano, mentre in primo piano c’è un dominicano che fugge + conferisce un ampio respiro al paesaggio ® diventerà nel corso dei secoli un punto fermo di riferimento come Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 72 dipinto di paesaggio. è una pala copiatissima ® vedi Il Genio della Pittura di Mehus, che raffigura un angioletto che sta copiando proprio la pala di Tiziano. tornando a Tiziano… la suggestione di Pordenone però resta viva nella carriera di Tiziano ® nel 1538, a Mantova, il duca di Gonzaga incarica Tiziano di realizzare un ciclo di ritratti degli imperatori romani per il camerino dei Cesari a Palazzo Te (ciclo andato distrutto). lo conosciamo attraverso una serie di incisioni realizzate da un artista fiammingo. Palazzo Te è molto conosciuto soprattutto per la Caduta dei Giganti realizzata da Romano ® è come se i muri cadessero sullo spettatore. questo affresco fa entrare in crisi Tiziano, perché è l’interpretazione di Romano al manierismo ed ha un successo enorme. tornando ai ritratti… bisogna fare attenzione perché l’incisione è sempre in bianco e nero, e poi deve essere stampata. è vero che per noi l’incisione a stampa è fondamentale per conoscere il punto di vista iconografico del ciclo perduto; ma bisogna fare attenzione perché dal punto di vista dei valori espressivi la stampa di traduzione può essere deviante. ® incisioni di Tito e Domiziano: Tiziano si sofferma sull’anatomia. le muscolature sembrano una tavola anatomica. probabilmente c’è un interesse per le sperimentazioni di Romano e Pordenone. questo ha dei riflessi anche su altre pitture di Tiziano degli anni successivi: Ritratto di Francesco Maria della Rovere ® è uno dei ritratti militari più interessanti perché esiste un disegno preparatorio che raffigura però il soggetto posto a figura intera. Tiziano è sempre stato considerato l’inventore del ritratto a figura intera nella pittura europea del Cinquecento, ma prima di lui era stato proposto da Vittore Carpaccio ® 1510, Ritratto di Cavaliere ® la sua idea dell’armatura scintillante piena di riferimenti simbolici torna in Tiziano. dopo Mantova, Tiziano viene invitato a Milano nel 1540 da uno dei governatori di Carlo V (era già pittore “di corte”). Allocuzione del marchese del Vasto ® illustra il comandante che incita i suoi militari. l’artista dimostra il suo tributo a Pordenone e Romano, per poi cambiare pagina. nel soggiorno alla corte di Alfonso d’Avalos, Tiziano ottiene dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie l’incarico di realizzare una pala d’altare con Cristo coronato di spine (1542) per la cappella di Santa Corona. è considerato il vero manifesto della svolta manieristica di Tiziano e l’adesione ai principi figurativi dell’arte romana. l’artista adotta un fondale a bugnato rustico (omaggio a Romano); colloca il busto di un imperatore romano; si firma sul gradino e dà sfoggio di una composizione dove prova a costruire per violenti contrapposti una scena drammatica ® però la figura di Cristo sta in bilico, è instabile. la scelta della palette cromatica è un indice di un interesse vero un nuovo tipo di stesura pittorica. insiste nel creare un effetto drammatico. da un punto di vista di effetto luministico c’è una fortissima contrapposizione tra piano di fondo buio e primo piano potentemente illuminato da sinistra ® anche questo crea un effetto drammatico. viene requisito in età napoleonica, e ora è conservato al Louvre. la scena veneziana intanto, a Venezia stanno accadendo altri fatti che cambiano la scena artistica veneta: sorgono iniziative di mecenatismo promosse dalla famiglia Grimani ® famiglia ricca, veneziana e aristocratica con uno spiccato orientamento politico pro- pontificato (papalista). Venezia ha sempre mantenuto la sua indipendenza da qualsiasi altra forza politica, anche quella pontificia ® il fatto che esistevano famiglie così è un dato interessante, soprattutto perché in questo caso si riflette sulla produzione artistica. la famiglia Grimani invita a Venezia artisti formati a Firenze e a Roma con l’obiettivo di introdurre a Venezia delle proposte alternative a Tiziano e ai pittori veneziani ® in linea con l’obiettivo del doge Gritti di trasformare Venezia in una nuova Roma. la famiglia Grimani diventa protettrice degli artisti e dà un contributo fondamentale all’arte veneziana e nazionale. aveva anche il potere di scegliere quali artisti coinvolgere nei cantieri di stato: Piazza San Marco, Basilica di San Marco, Palazzo Ducale, Biblioteca Marciana. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 75 i Medici affidarono a Michelangelo due nuovi progetti che avevano a che fare con il complesso di San Lorenzo. il cardinale Giulio de’ Medici decise di riunire la straordinaria raccolta di libri e manoscritti di famiglia in una biblioteca da allestire a fianco della Basilica di San Lorenzo, detta “Laurenziana” ® Michelangelo si occupò di progettarla, e fu inaugurata solo nel 1571. si trattava di uno spazio rigorosissimo e ordinato. lungo i lati si dispongono i banchi lignei per i lettori; il soffitto e il pavimento ripetono i medesimi partiti decorativi, e le pareti bianche laterali sono scanditi dal disciplinato ripetersi dei grigi elementi architettonici in pietra serena. Leone X voleva anche progettare un nuovo mausoleo mediceo nella chiesa di San Lorenzo: una cappella autonoma da innalzare alla fine del transetto destro, come pendant della Sagrestia Vecchia ® Michelangelo progettò l’architettura e l’arredo scultoreo. la Sagrestia Nuova ha una pianta quadrata con scarsella ed è chiusa in alto da una cupola. notiamo il ripetersi del severo gusto brunelleschiano, e nell’articolazione architettonica Michelangelo supera la devozione per gli ordini antichi ® era un nuovo modo di pensare l’architettura. è una visionaria riscrittura della tradizione: non è possibile dire dove l’architettura si fa scultura e viceversa. nell’arredo scultoreo troviamo l’altare della scarsella, le due tombe gemelle di Giuliano e Lorenzo nelle pareti laterali e il gruppo scultoreo della Madonna col Bambino ® tutto questo non prevedeva policromia. nelle due tombe Michelangelo rompe con la tradizione dei monumenti funerari precedenti, costruendo strutture massicce per profondità e altezza ® ognuna è tripartita e suddivisa in due registri. in alto ci sono tre nicchie in forma di finestre, due vuote e la centrale occupata dalla statua del defunto; in basso il sarcofago, sul quale sono adagiate una figura maschile e una femminile. Michelangelo non portò mai a compimento la decorazione scultorea della Sagrestia ® ecco perché alcune statue appaiono non finite: Madonna col Bambino: nella complicatissima torsione del Figlio è un vero e proprio emblema dell’artificio della Maniera. lineamenti storici l’Italia è un campo di battaglia tra l’Impero e la Francia: nel 1527 le truppe mercenarie di Carlo V conquistano e saccheggiano Roma, mentre nel 1530, dopo un lungo assedio, lo stesso imperatore mette fine alla Repubblica di Firenze, che diviene un Ducato della famiglia Medici. la pace arriverà soltanto nel 1559, con il Trattato di Cateau-Cambresis; frattanto la Chiesa avrà vinto il Concilio di Trento, da cui avrà origine la Controriforma. nel 1526, il Papato, le Repubbliche di Firenze e Venezia e qualche altro piccolo stato italiano si alleano con la Francia, costituendo la Lega di Cognac. intanto, Giulio de’ Medici era diventato papa con il nome di Clemente VII ® appassionato delle arti, dette vita a una nuova stagione di mecenatismo. nel 1527, Carlo V mandò un esercito imperiale, costituito di lanzichenecchi, e conquistò Roma e la saccheggiò ® nel 1529 si giunse alla pace di Cambrai: la Francia riotteneva la Borgogna, lasciando l’Italia all’Impero, e nel 1530 Clemente VII incoronò Carlo V imperatore del Sacro Romano Impero. Carlo V trascorse gran parte del suo tempo a combattere ® nel 1555 concluse la pace di Augusta, riconoscendo la fede riformata e stabilendo che ogni popolo dovesse seguire la religione del proprio sovrano. nel 1534 diventa papa Alessandro Farnese come Paolo III ® fu capace di grandi cose per la Chiesa. fu impegnato in una politica di difesa della Chiesa dalla minaccia dei protestanti, e aprì nel 1545 il Concilio di Trento. il Concilio si chiuse solo nel 1563 con papa Pio IV ® si diede inizio all’età della Controriforma, e venne riaffermata l’assoluta autorità spirituale e temporale della Chiesa di Roma. la Chiesa trovò il più fedele alleato in Filippo II ® nel 1571 la flotta della Lega Santa arrestò l’espansione dei Turchi nel Mediterraneo. invece, la flotta allestita da Filippo II per attaccare l’Inghilterra fu sgomitata dalla marina britannica. guidata dalla regina Elisabetta I, l’Inghilterra era ormai protestante. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 76 novità nel paesaggio: ville, giardini, montagne sacre nel corso del Cinquecento si affermarono nuove forme di interazione tra l’uomo e il paesaggio ® la villa: doveva essere costruita in un luogo salubre, in modo che il proprietario potesse godere di tutti i comfort per trascorrere con serenità i momenti di libertà in campagna, ma anche per poter controllare agevolmente l’attività dei contadini e le rendite dei propri terreni. questo aveva il suo naturale modello nella villa romana. a Siena si trova il prototipo per eccellenza della villa rinascimentale: la Villa delle Volte ® ha una pianta a forma di ferro di cavallo, con un’architettura contraddistinta da due ali aperte verso il retrostante giardino. l’edificio è isolato rispetto ai vicini annessi agricoli. è stata progettata da Francesco di Giorgio Martini e Baldassare Peruzzi ® avrebbe poi usato la stessa pianta per la villa suburbana di Agostino Chigi a Roma. Andrea Palladio può essere considerato come uno dei più grandi architetti di ville di tutti i tempi ® progettò numerose ville nel Veneto, e l’esempio più illustre è La Rotonda. seppe integrare la villa con gli annessi agricoli ® è il caso della Villa Emo, costruita nel 1559 a Castelfranco Veneto. nel corso del Cinquecento si costruirono delle vere e proprie ville di città ® Palazzo Pitti a Firenze: ha una pianta a ferro di cavallo, che dal lato della facciata domina la città, mentre da quello delle ali laterali si apre su un enorme giardino, detto dei Boboli ® la campagna così entrava dentro le mura di Firenze e faceva di Palazzo Pitti una vera e propria villa in città, integrando il paesaggio urbano e agreste. paesaggio agrario, giardini e fontane nel 1599 il pittore Giusto Utens fu chiamato dal Granduca di Toscana Ferdinando I a dipingere tutti i possedimenti medicei in una serie di lunette destinate alla Villa di Artimino ® sono scrupolose vedute a volo d’uccello che descrivono il paesaggio agrario alle spalle della relativa villa. ® Belvedere con Pitti: si riconosce Palazzo Pitti con il corridoio vasariano a sinistra; in alto è il Forte di Belvedere. il palazzo appare proprio come una villa. lo spazio agrario è molto ordinato, a dare conto della grande cura riservata alla campagna. l’assetto ben ordinato del giardino dei Boboli era ovviamente conseguenza di una serie di precisi progetti che vedono la nascita di un nuovo mestiere: l’architetto di giardino. il primo fu Niccolò Tribolo, che si era occupato dei giardini della villa medicea di Castello ® nasce il “giardino all’italiana”: un giardino che traduce in termini monumentali l’ordine e le simmetrie dell’hortus conclusus medievale, prevedendo un’organizzazione razionale e geometrica degli spazi, realizzata attraverso l’utilizzo di arbusti e siepi sempreverdi, tagliati e potati in modo da ottenere forme regolari, spesso disposte a realizzare labirinti, tunnel o colonnati. in questi giardini ha un ruolo fondamentale l’acqua ® ampie vasche o fontane. l’arte dei giardini prevedeva necessariamente interventi di regolamentazione delle acque, e diede impulso alla realizzazione di acquedotti. il giardino più eccentrico e bizzarro del Cinquecento si trova a Bomarzo ® il signore Vicino Orsini volle realizzare il “Sacro bosco”: una sorta di percorso nel quale si incontrano gruppi scultorei mostruosi ed edifici stravaganti ® l’unica regola sembra essere l’artificio e la volontà di strabiliare il visitatore. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 77 luoghi di fede: i Sacri Monti e le certose in Italia esistevano già i “Sacri Monti”, con il fine di ricostruire, in un paesaggio isolato e adatto al raccoglimento, un percorso che riproducesse la tipografia e i luoghi della Terrasanta, rappresentandoli in forma sintetica e convenzionale, come una rete di luoghi della memoria. si articolano secondo una serie di cappelle, dedicate di volta in volta a un episodio della vita di Cristo. ® San Vivaldo in Toscana: è composto da venticinque cappelle, ed è il più antico. ® Varallo: il più celebre dei Sacri Monti, è costituito da quarantotto cappelle, e rappresenta ancora oggi un’esperienza dal forte impatto, per il contrasto che corre tra la serenità della natura e le scene animatissime di figure e di colori che raccontano la vita di Cristo. le scene sono state compiute da generazioni di maestri, a partire dal pittore Gaudenzio Ferrari ® Crocifissione: è una sorta di museo delle cere infervorato di sentimento. gli ordini monastici continuarono a segnare il paesaggio tra il Quattrocento e il Cinquecento, con nuove fondazioni o ristrutturazioni di complessi medievali ® il rigoroso ordine certosino: à la Certosa del Galluzzo si erge su un’altura, in posizione strategica nella campagna intorno a Firenze: appare quasi come un castello. l’aspetto del complesso è frutto di una serie di interventi che lo hanno rinnovato nel corso dei secoli. à la Certosa di Serra San Bruno dall’alto appare ordinato come la Certosa di Pavia, ma in realtà non ci è arrivata integra ® nel 1783 un devastante terremoto la distrusse. à una delle certose più grandi d’Italia si trova in Campania: la Certosa di Padula ® l’imponenza del complesso della certosa è in contrasto con le dimensioni ridotte della vicina cittadina ® è il segno del potere che hanno gli ordini monastici. l’età di Clemente VII e il sacco di Roma alla morte di Raffaello, restava ancora una delle stanze vaticane da dipingere ® il pittore aveva già approntato i cartoni, e della realizzazione si occupò Giulio Romano. la stanza prende il nome di “Sala di Costantino”, perché sulle pareti sono narrati quattro episodi della vita dell’imperatore. affiancate da figure di pontefici, le storie sono pensate come estesi arazzi, riempiti di soggetti in pose spesso ardite e complicate, a indicarci quanto Raffaello cercasse di portare alle estreme conseguenze la pittura di Michelangelo. tra gli allievi di Raffaello, Perin del Vaga affrescò le Storie della Vergine nella cappella del cardinale fiorentino Lorenzo Pucci nella chiesa di Trinità dei Monti ® nella lunetta centrale troviamo la Visitazione: rivela la sua dipendenza dalla matura pittura raffaellesca nell’impostazione delle figure, nelle vivaci cromie e nella composizione ® è resa come se fosse una scena di teatro. Clemente VII richiamò a Roma Parmigianino ® gli fu commissionata una tavola da Maria Bufalini per la chiesa romana di San Salvatore in Lauro: è un dipinto in formato verticale, dove in alto è la Vergine dal volto gentile raffaellesco, accompagnata da un corpulento Bambino (Michelangelo). nel registro inferiore vediamo san Girolamo in scorcio che dorme serenamente e sogna san Giovanni Battista, in atto di indicare il piccolo Gesù in una posa tortuosa. Raffaello e Michelangelo sono riletti in maniera originale, attraverso la luce emiliana di Correggio che addolcisce le carni. Parmigianino inoltre scopre una pittura filamentosa, ben evidente nella veste della Vergine, destinata ad essere in seguito la sua peculiare cifra stilistica. nel 1524, Rosso Fiorentino realizzò una tavola per il vescovo di Sansepolcro Leonardo Tornabuoni ® Pietà: il pittore appare meno demoniaco. il tema della Pietà è risolto con estro eccezionale, evitando però un’eccessiva carica espressiva. allestita in una sofisticata penombra, la scena è dominata dal possente corpo di Cristo ® è come assopito in una complicata contorsione, accompagnato da quattro angeli. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 80 aveva affrescato anche il Matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena per la cappella di Fra Mariano Fetti in San Silvestro al Quirinale ® è un paesaggio che anticipa di un secolo la nascita del genere del paesaggio secentesco; dove il soggetto è solo un pretesto per raffigurare la natura. bizzarrie toscane: Pontormo a Firenze si trasferì Jacopo Pontormo ® per la cappella della famiglia Capponi in Santa Felicita, Pontormo dipinse nel 1528 la Deposizione: è una tavola molto curiosa, perché è una variante serratissima di una composizione piramidale, priva di fondale architettonico e costituita da degli attori chiaramente ispirati dalla volumetria di Michelangelo, ma sembrano essere gonfi d’aria anziché di muscoli. non è un dipinto canonico, e un linguaggio tanto stravagante era conseguenza di una personalità alienata e malinconica. nel 1530, Pontormo dipinse una pala per la chiesa di Carmignano con una Visitazione: in un fondale essenziale e privo di orpelli decorativi si stagliano quattro donne, caratterizzate da pose contorte, sguardi straniati, vesti gonfie e colorate. alla scena assistono due figure che ci guardano frontali ® Pontormo ha effigiato due volte i medesimi personaggi, una volta di profilo e la seconda di fronte. bizzarrie toscane: Beccafiumi Domenico Beccafiumi si affermò a Siena e seppe diventare un vero e proprio protagonista della Maniera ® anche lui come Pontormo non mancava di bizzarrie. dipinse per la chiesa dei Carmelitani di Siena un San Michele che sconfigge gli angeli ribelli ® allude alla capacità della Chiesa cattolica di difendersi dalla Riforma luterana. la prima versione non piacque alla committenza, quindi dovette realizzarne una seconda: adottò una composizione molto più ordinata, suddivisa su tre registri: il Padre in alto, San Michele al centro che alza la spada per sconfiggere lucifero che si trova nel registro inferiore. gli effetti luministici sono mirabolanti, perché è nel colore e nella luce che l’estro di Domenico emerge al meglio. nel 1529 gli fu commissionato un vasto ciclo di affreschi per la volta della Sala del Concistoro a Palazzo Pubblico ® Domenico raffigura una volta all’antica, ordinatamente spartita in riquadri, al centro della quale erano le figure allegoriche di Giustizia, Amor di Patria e Mutua Benevolenza ® valori civili essenziali per una Repubblica. al di sotto, tutta una serie di eroi e di storie antiche ® era un ciclo chiaramente politico, e rappresenta ancora oggi uno straordinario e attualismo esempio di civiltà repubblicana, nel sottolineare il valore della politica come servizio. osserviamo per esempio la scena del Sacrificio del re Codro: un uomo si sveste delle armi e degli abiti regali ® è Codro, a cui è stato predetto che gli ateniesi vinceranno se il loro re sarà ucciso ® si traveste da vecchio per essere ucciso dai nemici. Beccafiumi mostra come gli esempi tratti dall’antichità classica avessero ritrovato nel Cinquecento una loro attualità. bizzarrie padane: Parmigianino alchimista Parmigianino si stabilì a Parma, dove gli fu commissionata la decorazione del catino absidale della chiesa di Santa Maria della Steccata ® non l’avrebbe mai finito e gli fu revocato il contratto. l’unica parte completata della decorazione era il sottarco: uno spazio dominato dagli accecanti colori di un assetto architettonico giocato su possenti lacunari all’antica e circondati da rigogliosi festoni di frutta. alle basi ci sono due coppie di nicchie e due terzetti di elegantissime figure femminili che paiono danzare ® sono le vergini con le lampade: da un lato hanno l’olio e sono accese, dall’altro sono spente. sia le sei vergini che le quattro figure a monocromo delle nicchie compongono una felice ed elegante interpretazione della figura serpentinata. la Madonna dal collo lungo ® realizzata nel 1534 per la cappella della famiglia Baiardi nella chiesa dei Servi di Parma. il Parmigianino adotta un linguaggio di un’eleganza tanto aristocratica e astrattiva da tendere ad allungare esageratamente le figure. l’aveva lasciata incompleta, come si intende dalla zona d’ombra retrostante Maria o dal piede ® nonostante ciò, rimane l’opera emblematica della tarda attività del pittore, contraddistinta da una grazia estrema nei volti degli angeli e della Madonna. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 81 le peregrinazioni di Rosso Fiorentino Rosso Fiorentino scappò verso nord, prima a Perugia e poi a Sansepolcro ® eseguì nel 1528 una pala per la Compagnia di Santa Croce rappresentante un Compianto sul Cristo morto: torna ad essere demoniaco ® l’atmosfera è oltremodo tenebrosa, in un clima di struggente dolore ed eccentrica tensione. il Figlio è studiatissimo nelle anatomie, scheletrico e disposto di profilo. tutto intorno è un’angosciante afflizione. dopo quest’opera si trasferì in Francia alla corte di Francesco I ® amante dell’arte italiana. nel 1532 Rosso fu coinvolto nel suo cantiere più prestigioso: il castello di Fontainebleau ® fu riedificato da Francesco secondo un gusto fortemente ispirato alla Maniera italiana. è costituito da una serie di edifici che mettono insieme prospetti rinascimentali con gli aguzzi tetti di ardesia della tradizione transalpina, circondati da ampi giardini. Rosso in questo cantiere adotta uno stile più sereno del solito nel ciclo di affreschi della galleria ® sulle pareti, entro elegantissime incorniciature di stucco, si alternano scene della vita del sovrano e episodi tratti dall’antico. dopo la sua morte, i cantieri di Fontainebleau furono proseguiti, con un linguaggio simile, da Francesco Primaticcio ® questi due artisti furono i principali esponenti e fautori della cosiddetta “scuola di Fontainebleau”. Benvenuto Cellini in Francia nel cantiere di Fontainebleau fu impegnato anche Benvenuto Cellini ® gli fu commissionata la decorazione plastica del principale accesso al castello, la Porte dorée ® oggi rimane soltanto una lunetta in bronzo, con la figura nuda di una ninfa elegantemente distesa, in una posa michelangiolesca. la testa dalle lunghe corna risalta al centro come un trofeo di caccia, a ricordarci uno dei principali svaghi della corte e uno dei molti emblemi del sovrano. resta un capolavoro di oreficeria realizzato da Cellini ® una preziosissima saliera che Francesco I esibiva in occasione dei più sontuosi banchetti. era un vero e proprio complesso scultoreo in miniatura, realizzato in oro e smalti che appare come un’icona dell’artificio della Maniera. Nettuno (il mare) e la Terra siedono nudi ® la Terra è una bella donna con gli attributi della cornucopia e un tempietto. sotto di lei ci sono degli animali. la base in ebano presenta otto rilievi in oro, che alternano immagini della Notte, del Giorno, del Crepuscolo e dell’Aurora. Roma dopo il sacco: dall’ombra di Michelangelo al colore di Barocci nel 1534 Michelangelo tornò a Roma e restò lì fino alla morte ® c’erano grandi imprese ad attenderlo nella città: poté finalmente ultimare la tomba di Giulio II, ma soprattutto, su progetto di Clemente VII, doveva affrescare un Giudizio universale nella parete principale della Cappella Sistina. questa idea andava ad alterare decisamente il ciclo tardo quattrocentesco della Cappella, distruggendo tre fondamentali affreschi del Perugino ® prima dei lavori, dunque, vi fu una lunga fase progettuale, e venne concluso solo nel 1541. questo affresco porta alle estreme conseguenze il linguaggio giocato sullo studio di nudi possenti e articolati, che Michelangelo propone con inaudita libertà: mancava infatti l’intelaiatura architettonica che aveva utilizzato per scandire il soffitto ® le figure sono dunque le protagoniste della rappresentazione, e ne articolano la struttura. il Giudizio appare come un fuoco di artificio di nudi contro un cielo azzurro. a guardare bene, è facile seguire la narrazione: tutto ruota attorno al nudo Cristo giudice che alza il braccio al centro della parte alte; alla sua destra la Madre velata e una moltitudine di santi; in alto, nelle lunette, sono gruppi di angeli senza ali. nel desolato paesaggio della fascia inferiore possiamo vedere a sinistra la resurrezione dei corpi dalle viscere della terra, a destra l’infuocato inferno con il tormento dei dannati. in mezzo c’è un fiume, solcato da una barca con Caronte ® poco lontano c’è anche Minosse, che nella mitologia antica svolgeva il compito di giudice delle anime. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 82 nell’impaginare questo affresco, Michelangelo si era preso enormi licenze ® moltissimi si scandalizzarono. chiuso il Concilio di Trento, nel 1564 (anno di morte di Michelangelo) a Daniele da Volterra fu affidato il compito di nascondere le oscenità del Giudizio ® si limitò a dipingere dei panni per nascondere le nudità. nonostante lo scandalo, il Giudizio ebbe enorme fortuna tra gli artisti e si erse a vero e proprio manifesto della Maniera, diventando una fonte di ispirazione per i principali pittori centroitaliani della metà del Cinquecento. gli ultimi affreschi di Michelangelo: la Cappella Paolina il linguaggio del Giudizio poteva essere facilmente adattato ad altri soggetti ® Paolo III aveva fatto costruire all’interno del Palazzo Apostolico una nuova cappella, la Cappella Paolina, e chiese a Michelangelo di affrescare due episodi: la Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro. sono due scene in cui la narrazione si gioca sul movimento e sullo studio delle grandiose figure, in un paesaggio scabro e con i colori dai toni abbassati, così risalta il vivo contrasto tra il cielo livido sovrastante il martirio di san Pietro e la folgorante apparizione celeste che disarciona Paolo sulla via di Damasco. gli abiti sembrano una seconda pelle. i corpi dei protagonisti sono disposti in tralice ® è una scelta ben ponderata. Michelangelo docet: Daniele da Volterra e il cantiere della Sala Paolina le novità del Giudizio seppero diffondersi un po’ in tutta Italia ® Daniele da Volterra imparò presto la maniera michelangiolesca. nel 1547 realizzò una Deposizione per la Cappella Orsini nella chiesa della Trinità dei Monti: sembra ricordarsi la Deposizione di Rosso Fiorentino, ma solo nella grande croce. tutto il resto è diverso: i colori hanno l’acidità di quelli di Michelangelo e la composizione è giocata su grovigli di figure muscolosissime e attentamente studiate in scorcio. intanto, Perin del Vaga dirigeva il suo ultimo cantiere nella Sala Paolina in Castel sant’Angelo ® la generazione eroica della prima metà del secolo stava lasciando il campo a maestri più giovani. tra questi, nel cantiere della Sala Paolina ® Marco Pino dipinse nella volta spartita da stucchi le Storie di Alessandro Magno. ® Pellegrino Tibaldi dipinse San Michele arcangelo che rinfodera la spada. Michelangelo scultore: la tomba di Giulio II, la Pietà Bandini e la Pietà Rondanini Michelangelo era tornato a occuparsi della tomba di Giulio II ® la versione finale risulta assai meno grandiosa del colossale monumento cui aveva pensato il papa. è una tomba parietale ed è scandita su due registri. in alto, al centro, è il gisant: una figura di Giulio II eseguita dallo scultore Tommaso Boscoli. sopra di essa c’è una Madonna col Bambino dovuta a Raffaello da Montelupo. nel registro inferiore si affacciano le sculture autografe di Michelangelo ® al centro siede Mosé; le nicchie ai fianchi sono due allegorie della vita contemplativa e della vita attiva. intorno ai settant’anni, Michelangelo iniziò a scolpire un voluminoso gruppo di Pietà, ma non finì mai quest’impresa: scoprì un’imperfezione nel marmo che lo fece infuriare a tal punto da prendere il gruppo a martellate. abbandonata questa impresa, si mise a scolpire una nuova Pietà Rondanini ® il corpo nudo di Cristo scivola e cade sotto il peso della morte, e la Madre lo sorregge. l’artista condusse a un avanzato stadio di lavorazione la prima versione, che poi decise di stravolgere ® della prima scultura rimangono solo un isolato pezzo di braccio e le levigate gambe di Gesù. così, all’effetto dello scivolamento si aggiunge anche quello di una più intima fusione tra le due figure ® è un “non finito” che appare di una modernità sconvolgente. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 85 la Roma di Sisto V Roma cambiava volto grazie al papa Sisto V ® attuò numerose riforme economiche e fiscali, e realizzò una vera e propria trasformazione urbanistica, affidando la maggior parte dei lavori all’architetto Domenico Fontana ® riorganizzò la città su un razionale reticolo di grandi viali rettilinei e progettò un nuovo acquedotto che riutilizzava l’antico acquedotto alessandrino. la nuova Roma prevedeva che le principali basiliche fossero collegate da vie monumentali e dritte ® Santa Maria Maggiore fu il fulcro intorno al quale andarono a ruotare tre nuovi rettifili. il papa volle lasciare un segno indelebile nei principali spazi della città, riutilizzando monumenti antichi per sottolineare il trionfo della Chiesa controriformata ® recuperò quattro obelischi collocandoli in piazza San Pietro, davanti all’abside di Santa Maria Maggiore, in piazza San Giovanni in Laterano e in Piazza del Popolo + fece restaurare la Colonna Traiana e quella di Marco Aurelio. Roma era tornata così ad essere una degna capitale dello Stato della Chiesa ® era stato messo a punto il palcoscenico ideale per le stupefacenti scenografie barocche che Bernini e Borromini avrebbero realizzato nel secolo successivo. la repubblica di Venezia Tiziano ebbe una carriera lunghissima, e conobbe una grande fortuna a Venezia e in tutta Europa. nel 1526, Tiziano realizzò per Jacopo Pesaro (vescovo di Pafo) un grande dipinto per l’altare di famiglia nella chiesa dei Frari ® la pala Pesaro fu un’opera estremamente innovativa per la vivacità cromatica. è costruita in diagonale: la Madonna col Bambino siede in alto di tre quarti e domina le figure sottostanti; san Pietro emerge un attimo dalla sua lettura per guardare, poco più in basso, verso il committente Jacopo, effigiato di profilo e accompagnato da un soldato e un prigioniero turco. il soldato tiene una bandiera contenente lo stemma diviso: metà Borgia (papa) e metà Pesaro. oltre al gioco di accordi e contrasti cromatici, nella pala colpiscono le due gigantesche colonne che fuoriescono dalla dimensione della pala, alludendo a uno spazio ancora maggiore. la sua fortuna internazionale iniziò quando nel 1530 incontrò a Bologna l’imperatore Carlo V, mentre stava ultimando per il signore di Mantova Federico Gonzaga la Madonna del Coniglio ® un dipinto per devozione privata in un’ambientazione assolutamente agreste. la Vergine siede su un prato e mentre accarezza un coniglio per il Figlio dalle mani di Caterina d’Alessandri. sullo sfondo, un pastore e un cielo al tramonto sulle Dolomiti. la Venere di Urbino ® riprende il modello della Venere di Dresda di Giorgione: la giovane è nuda e si copre il pube con una mano; non è distesa nella campagna ma nella camera di una ricca dimora. ci sono un docile cagnolino che dorme ai suoi piedi e due domestiche che armeggiano con un cassone. è ben sveglia e guarda verso uno spettatore maschile, quasi volesse invitarlo nel suo letto ® è una vera e propria icona della sensualità femminile. ® Ritratto di Carlo V a cavallo, 1548, oggi conservato al Museo del Prado di Madrid (la più grande collezione delle opere di Tiziano). doveva commemorare la vittoria di Carlo V a Nürnberg ® sconfisse i principi ribelli che volevano ribaltare il potere politico dell’imperatore. era una composizione destinata a diventare il modello del ritratto equestre in pittura fino al Settecento. Tiziano ci fornisce una restituzione puntuale dell’armatura (anche questa conservata al Prado). come interpretarlo? qual era il significato politico? l’imperatore è raffigurato come miles christianus (difensore della cristianità): la lancia è quella di San Luigino; l’armatura raffigura la Madonna con il Bambino. altri hanno interpretato la lancia come un omaggio agli imperatori romani ® può essere, perché il quadro ha una forte implicazione politica rispetto a quella religiosa. alle spalle dell’imperatore c’è un paesaggio magistrale con una luce aurorale, da manuale per lo stile di Tiziano. questo quadro funge da ispirazione per molti, tra cui quello di Rubens, Ritratto del duca di Olivares. Maria d’Ungheria, sorella dell’imperatore, comprende il valore politico delle immagini. è lei a commissionare a Tiziano sia il Ritratto di Carlo V, sia un ciclo di dipinti che raffiguravano i dannati dell’antichità ® aveva un valore di monito contro chi voleva contrapporsi all’imperatore. viveva vicino a Bruxelles e nella sua residenza aveva una sorta di sala del trono ornata da dipinti di Tiziano: Tizio, Sisico (conservati), Tantalo (che conosciamo da incisione di Giulio Sanuto) e Issione Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 86 (perduto completamente) ® illustra personaggi mitologici o della storia antica che si erano ribellati alle divinità, che per punizione erano stati condannati a supplizi eterni. può giocare con formati monumentali. ® Tizio: il più michelangiolesco. la sua storia è dal libro IV delle Metamorfosi di Ovidio. la sua colpa era quella di aver tentato di sedure Latona, provocando l’ira di Apollo e Diana. c’è una pennellata dove i colori sono corrosi dalla luce ® più ci si allontana, più i contorni prendono forma. espediente che era stato compreso da Maria d’Ungheria. Tiziano e Filippo II intrecciano un rapporto stretto, tanto che Filippo ha quasi un rapporto esclusivo con Tiziano come pittore. la prova di questo è un ciclo di dipinti denominati Poesie anche dallo stesso Tiziano. il pittore ha la possibilità di confrontarsi di nuovo con il tema mitologico ® rispetto al cantiere di Alfonso I d’Este, Tiziano è invecchiato: mette in scena la mitologia con un sentimento diverso, il mondo degli dèi non è più l’età dell’oro, anzi è un mondo dove i risvolti per gli umani sono tragici ® il mondo delle divinità non è buono ma violento verso gli uomini. il ciclo è coerente perché almeno tre temi sono legati alla caccia. uno dei problemi non ancora risolti dagli studiosi riguarda la destinazione di queste tele. ® Danae: (seconda copia) presenza della nutrice che raccoglie la pioggia d’oro. la pennellata è sfuocata, come fa Tiziano. ® Venere e Adone: tema legato alla caccia e al destino funesto. Venere (divinità) è innamorata di Adone (umano) e lo trattiene, non lo vuole lasciare andare. Venere si vede di schiena perché la Danae era vista di fronte e ha scelto di fare l’opposto ® variatio della composizione per offrire al sovrano un campionario della figura femminile nuda. molto delineata rispetto a Danae. ci si può leggere alcuni modelli raffaelleschi. ® Perseo e Andromeda: terza variante con la figura femminile nuda mostrata frontalmente e in piedi ® capacità della pittura di mostrare tutte le parti del corpo. ® Diana e Callisto e Diana e Atteone erano concepiti iconograficamente e stilisticamente per stare vicini. ora si trovano alla National Gallery of Scotland e nella National Gallery di Londra (acquistati dai due musei insieme, vengono alternati nelle due sedi). c’è una perfetta continuità nella composizione sia sul livello il piano di appoggio, sia sul cielo. gli episodi sono tratti dalle Metamorfosi di Ovidio e sono scene della vita di Diana, dea della caccia e della castità. in Diana e Callisto la dea è circondata dalle sue ninfe (scusa per Tiziano per esercitarsi nella figura femminile nuda) e inscena il momento in cui la dea ha il dito puntato contro Callisto, che viene scoperta in stato di gravidanza (da Giove che l’aveva ingannata). la gravidanza è un segno di tradimento contro Diana ® Callisto viene punita da Diana e Giunone (moglie di Giove), che la trasforma in orso ® verrà uccisa dal suo stesso figlio, cacciatore. in Diana e Atteone ® la sua colpa è quella di scoprire per sbaglio Diana nuda mentre sta per accingersi al bagno con le sue ancelle; invece di ritrarsi, Atteone sbircia ® viene punito, e si vede in Morte di Atteone: viene trasformato in cervo da Diana e verrà sbranato dai suoi stessi cani. la qualità formale rinvia al concetto stesso di “metamorfosi” ® Tiziano applica all’intera superficie dipinta il modo indefinito di stendere il colore ® i colori si sciolgono uno nell’altro, perdendo definitezza: metamorfosi del colore. vengono spediti nel 1559 a Filippo II di Spagna, ci ha impiegato tre anni. ® Morte di Atteone: è il terzo dipinto che chiude la serie di Diana (National Gallery di Londra) ® questione del non-finito: Vasari e altri scrittori avevano notato che Tiziano nei dipinti tardi era vecchio e aveva la mano tremolante ® il non-finito è frutto degli acciacchi fisici dovuti alla vecchiaia. ma quindi sono solo frutto dell’invecchiamento o è anche una scelta estetica meditata? l’argomento è stato oggetto di una mostra a Vienna e Venezia ® mettono insieme una serie di dipinti di Tiziano per vedere l’evoluzione del non-finito. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 87 ma ci sono dei quesiti non risolti ® nella Morte di Atteone: la figura Diana ha una finitezza maggiore rispetto al paesaggio. la presenza della cornice rappresenta una frattura nella continuità, ed è più difficile vederla anche se i due quadri sono vicini. ® Ratto d’Europa. ultima poesia: ® composizione da Ovidio. Tiziano si è ispirato alle illustrazioni presenti nelle edizioni delle Metamorfosi. Europa viene rapita da Giove, sotto forma di toro e la porta in un’isola. Tiziano mostra il momento in cui Europa si rende conto dell’errore che ha commesso fidandosi del toro e cerca di fuggire, ma ormai è troppo tardi. confronto con Ratto d’Europa di Veronese ® è una scena domestica, decisamente diversa dalla tragedia che mette in scena Tiziano. si chiude il periodo di collaborazione tra Tiziano e Filippo II ® in realtà, il principe ha rifiutato alcune opere di Tiziano, forse a causa del non-finito troppo marcato nelle opere tarde ® le commissioni si diradano. l’ultima fase della sua attività lo vide formulare un linguaggio personalissimo e disperato ® Punizione di Marsia: il sileno Marsia è scorticato da apollo, sotto gli occhi del vecchio re Mida a destra ® Marsia aveva osato sfidare Apollo a una gara a chi sapesse suonare meglio. qui la pittura di Tiziano si è sfaldata e le forme umane sono plasmate dalla luce e dal colore, con un senso della realtà di enorme forza espressiva. Tiziano morirà nel 1576, e lascia come ultima opera La Pietà ® lo aveva concepito per la sua tomba. è considerata il testamento spirituale e artistico di Tiziano ® se smontiamo il dipinto nei suoi elementi compositivi compaiono una serie di riferimenti di motivi, brani e scelte estetiche che sono la sintesi dell’immaginario visivo di Tiziano. nell’abside disegnato si nota un mosaico che allude al mondo di Bellini ® costituisce un omaggio al vecchio maestro. c’è un pellicano ® simbolo della Passione di Cristo. il motivo architettonico della nicchia è incastrato nell’altare costruito da pietre di lignato rustico (riferimento a Palazzo Te a Mantova, omaggio a Giulio Romano). c’è San Girolamo che guarda Cristo, ma è un criptoritratto ® è un ritratto di Tiziano. inserisce anche una tavoletta in cui chiede alla Vergine di risparmiare lui e la sua famiglia dalla peste. i destini di Lorenzo Lotto a causa dei suoi insuccessi, Lorenzo Lotto dovette cercare fortuna nell’entroterra ® nel 1527 spedì a Recanati un’Annunciazione per la Scuola dei Mercanti: è uno dei suoi dipinti più personali, innervato di commovente spirito popolaresco e ricco di invenzioni inconsuete e spiritose. la resa ordinata e accurata della stanza è sconvolta dall’animazione dei personaggi, che sembrano agitati: Maria è timidissima e si volta verso di noi per proteggersi dall’apparizione; più impaurito di lei è il gatto. la distanza con Tiziano è abissale. Lotto però sapeva adottare uno stile più alto ed eletto quando doveva dipingere qualcosa di diverso. nel 1527 fece un Ritratto ad Andrea Odoni ® in un formato orizzontale, ritrae Andrea con grande verosimiglianza, a mezza figura ed elegantemente abbigliato, seduto alla scrivania a contemplare i marmi antichi. nel 1542, dipinse una pala per la chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo ® l’Elemosina di Sant’Antonino: non provò neppure lontanamente a conformarsi ai gusti del pubblico patrizio, e il soggetto è inconsueto. la parte alta è dedicata alla figura del vescovo malinconico, mentre nella metà inferiore due chierici si affacciano da una balaustra a ricevere ed esaudire le suppliche della sottostante folla di miseri. è un dipinto libero e del tutto anticonformista ® non ebbe troppo successo. Lorenzo Lotto svolse un ruolo di primo piano nella pittura veneziana del Cinquecento, con aperture di grande modernità. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 90 il pittore vuole dissolvere il confine tra paesaggio esterno e interno, sfondando la parete con finestroni e archi a tutto sesto e finte balaustre. lo spazio reale e lo spazio dipinto sembrano lo stesso. questa integrazione continua si trova in più punti dello spazio pittorico. i paesaggi sono sì realistici, ma anche contaminati da stampe cinquecentesche che riproducevano paesaggi immaginari ® incisioni di Battista Pittoni. un punto forte della decorazione di Villa Barbaro: Sala dell’Olimpo ® Sapienza divina al centro contornata dagli dèi. la protezione della villa e della famiglia da parte delle divinità e l’esaltazione delle attività collegata: agricoltura, abbondanza, lavoro della terra. compaiono anche ritratti di famiglia. negli arconi laterali: scene di gruppi mitologici che sono allegorie dell’abbondanza, delle stagioni. Cerere e Bacco ® alludono a due stagioni di raccolta: vendemmia (autunno) e raccolta di frumento e grano (estate). ci sono anche scene di matrimonio: Armonia matrimoniale con Giunone, Imeneo, Venere, lo sposo, la sposa, il maestro di casa ® è un modello per la pittura di terraferma. le scene religiose declinate in chiave profana Veronese era diventato pittore di riferimento per i teleri raffiguranti scene religiose in chiave profana ® Le Nozze di Cana, 1565, realizzato per il refettorio nel convento dei padri benedettini nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. avevano una destinazione religiosa ma venivano tradotti in chiave profana, come teatrale. sembra un caleidoscopio: colore timbrico, colore ben definito, anche le ombre sono colorate. per Veronese è l’occasione di impalcare una scena di teatro, mancano solo i tendaggi, contro un fondale architettonico che si apre a quinta teatrale. all’interno c’è un criptoritratto, nel musico vestito di bianco. richiama il Miracolo dello Schiavo di Tintoretto. Veronese continua a tradurre le scene religiose in chiave profana finché non viene condotto nel 1573 di fronte all’Inquisizione Veneziana, dove viene interrogato sulle licenze che si è preso nella realizzazione del telero per il refettorio del monastero dei Santi Giovanni e Paolo (domenicani) ® doveva essere un’ultima Cena, poi viene cambiato il nome in Convitto in casa di Levi, più appropriato per la declinazione profana. adotta una costruzione monumentale ad arco di trionfo, aprendo alle spalle una veduta di città dove il reale si mescola all’immaginario. documentazione del processo: lui si descrive come un artista, ed è consapevole del perché si trova convocato in tribunale. alla fine, se la cava semplicemente cambiando il nome del quadro e non viene condannato. la campagna di Bassano un’altra immagine della natura e del paesaggio emerge dai quadri di Bassano ® Riposo durante la fuga in Egitto: è ambientato nell’aperta campagna dell’entroterra veneto. la Madonna col Bambino in braccio siede all’ombra di un albero, mentre il vecchio Giuseppe sulla destra è stanco. a sinistra ci sono le robuste figure di tre contadini. la semplicità e il sentimento domestico della pittura di Bassano piacevano a quella parte della Controriforma che aveva a cuore gli umili: Caravaggio ne sarà rapito. il rigore di Palladio quando Palladio stava lavorando per la Villa Barbaro, era ormai affermato nel Veneto ® nel 1546 ebbe l’incarico di rinnovare il Palazzo della Ragione di Vicenza: era un compito prestigiosissimo perché l’edificio era il simbolo del potere municipale. aveva progettato di nascondere il vecchio edificio gotico dietro un moderno loggiato, costituito da un doppio ordine di serliane. il palazzo avrebbe preso il nome di Basilica Palladiana ® Palladio mette insieme la devozione per Vitruvio con le proprie esperienze personali, intendendo la classicità come una lingua viva, e con il fine di offrire al lettore gli strumenti per dare vita a moderne e rigorose architetture all’antica, utilizzando tipologie architettoniche per funzioni contemporanee. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 91 nel 1566, Palladio aveva progettato per il conte Paolo Almerico una villa nei dintorni di Vicenza, che rappresenta il culmine del suo ideale antiquario ® la Rotonda. sviluppò un disegno decisamente più mentale e dalle proporzioni perfette, in una completa fusione con il paesaggio. aveva una pianta centrale e si sviluppava intorno alla cupola innalzata sopra la sala centrale, rotonda. ha quattro facciate con quattro identiche logge ® ha costituito un vero e proprio prototipo per le generazioni future di architetti. fin dagli anni Cinquanta gli furono richiesti anche progetti per la città di Venezia ® il monastero di San Giorgio Maggiore: la facciata ha un monumentale pronao sorretto da quattro colonne colossali. il Teatro Olimpico di Vicenza nel Cinquecento l’Italia aveva riscoperto la passione per il teatro, come luogo di incontro tra letteratura e arti figurative. Palladio immaginò un teatro ispirato a quelli descritti da Vitruvio, ma riuscì solo a disegnarlo perché poi morì. gli spettatori si siedono nella cosiddetta cavea: una gradinata ellittica, chiusa in alto da un colonnato coronato di statue. sotto c’è la mezzaluna della platea, riservata all’orchestra. il palco è dominato da un monumentale proscenio a due ordini; qui si aprono cinque porte ® da ogni accesso possiamo gettare lo sguardo su una retrostante fuga prospettica di edifici che si deve a Vincenzo Scamozzi. la Firenze di Cosimo I Cosimo I seppe essere un ambizioso e abilissimo politico, consolidando il suo potere e ampliando i domini di uno Stato che trasformò da Repubblica a Principato. raccolse intorno a sé una corte che trovò il principale esponente in Giorgio Vasari ® Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri: mettendo insieme le capacità di letterato con quelle di “conoscitore” di architettura, pittura e scultura, Vasari racconta la storia dell’arte italiana dalla fine del Duecento ai suoi tempi, attraverso una serie di biografie di artisti, nelle quali offre informazioni preziosissime e giudizi di grande intelligenza. era fermamente convinto che alla base di ogni espressione artistica ci fosse il disegno ® promosse l’istituzione dell’Accademia delle arti del disegno ® era il più antico esempio di accademia riservata solamente agli artisti. era il regista della nuova Firenze di Cosimo I ® si occupò di riadattare il Palazzo Vecchio a residenza del principe e del suo governo; nacque il progetto degli Uffizi ® Vasari lo pensò come una coppia di edifici gemelli prolungati dal Palazzo Vecchio alla riva dell’Arno; se la serliana richiama l’elemento architettonico per eccellenza della Maniera, in tutto il resto si riconosce un omaggio all’architettura michelangiolesca. uno degli interventi più emblematici della nuova città fu il Corridoio vasariano ® costruito nel 1565 per unire Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti. il Salone di Cosimo e lo Studiolo di Francesco I dalla metà degli anni Cinquanta, Vasari fu impegnato a offrire un nuovo volto all’ambiente più prestigioso e vaso di Palazzo Vecchio: il Salone dei Cinquecento, uno dei simboli della Repubblica fiorentina, delle sue istituzioni democratiche e dei suoi successi. Cosimo volle farne una monumentale sala di rappresentanza, in cui mostrare il proprio potere a colori che si presentavano al suo cospetto ® le immagini dovevano celebrare le glorie del granduca. Vasari aumentò di diversi metri l’altezza della sala, e nel 1565 realizzò un soffitto a cassettoni decorato da quarantadue tavole, con l’apoteosi di Cosimo al centro e intorno le allegorie dei suoi domini e episodi storici. gli affreschi delle due pareti lunghe illustrano la guerra contro Pisa. Vasari agì sempre come un abile imprenditore, capace di organizzare un cantiere operoso e affollato di aiuti, ragionando in modo assai diverso da Michelangelo. l’effetto di insieme è grandioso, ma le immagini non si possono dire capolavori ® Presa di Siena: ha un lessico chiassoso e fumettistico. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 92 dal Salone si può accedere oggi a una piccola stanza senza finestre ® lo Studiolo di Francesco I, figlio di Cosimo: era una “camera delle meraviglie” in cui il collezionista conservava curiosi e preziosi reperti naturali e manufatti artificiali. contiene una straordinaria galleria di dipinti e sculture, eseguiti da una trentina di artisti diversi, tra cui anche Vasari ® Perseo e Andromeda: è un episodio mitologico che Vasari dipinse con eleganza sopraffina, fantasia smisurata, dovizia di particolari e tutto l’artificio della Maniera. Bronzino: un pittore glaciale un allievo di Pontormo, il Bronzino, si era affermato presso la corte medicea, per cui realizzò dei ritratti di corte con un tono assolutamente aristocratico ® Ritratto della duchessa Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni de’ Medici: l’artista presta una maniacale attenzione ai particolari della preziosissima veste e dei gioielli. madre e figlio sono in posa e l’etichetta impone che non vi siano accenni ai sentimenti ® sono due figure impenetrabili nella loro suprema eleganza. la pittura glaciale di Bronzino appare perfetta per esprimere l’alterigia del principe e dei suoi familiari. nel 1540 Bronzino era occupato a decorare la nuova cappella realizzata per Eleonora di Toledo in Palazzo Vecchio con una maniera michelangiolesca ® San Michele arcangelo: in una posa serpentinata pare voler proteggere il sottostante altare. nel 1545 realizzò anche la pala d’altare con il Compianto sul Cristo morto ® la Vergine tiene il Figlio morto sulle ginocchia, mentre una folla di dolenti si dispone intorno. manca il dolore perché Bronzino non cede al sentimento e le sue figure sono come cristallizzate dai colori freddi. il Perseo di Cellini fu nel campo della scultura che la Firenze di Cosimo I conobbe esperienze memorabili: Benvenuto Cellini ® Cosimo gli affidò l’esecuzione di un monumentale Perseo da realizzare in bronzo che sarebbe andata sotto la grande loggia. per testare il tipo di terra migliore per realizzare l’anima di terracotta del Perseo, Cellini realizzò un titanico busto di Cosimo I ® è un eccezionale ritratto tridimensionale del duca, che appare come un imperatore antico terribile nello sguardo e accuratissimo nei tratti del volto. il Perseo ebbe immediato successo ® si erge trionfante sul corpo della Medusa, ed è sostenuto da un elegante basamento marmoreo a pianta quadrata che su ogni alto reca una nicchia per contenere i bronzetti di altri protagonisti della storia. è raffigurato uno dei momenti culminanti del mito, un semidio capace di sconfiggere i nemici ® c’era la volontà di paragonare Cosimo a Perseo, innalzato sulla principale piazza di Firenze ad ammonire chiunque volesse contrastarne il potere. Giambologna: un fiammingo alla corte di Cosimo Giambologna, uno scultore fiammingo, fu reclutato per diversi cantieri medicei e cominciò a elaborare un linguaggio capace di condurre a estreme conseguenze il movimento e le contorsioni della Maniera ® Mercurio: realizzato nel 1563, era colto nell’atto di spiccare il volo. nel 1583, realizzò un colossale gruppo marmoreo: un vorticoso intreccio di tre figure nude in movimento scolpite in un solo blocco di marmo ® il Ratto della Sabina. Giambologna concepisce una composizione elicoidale e continua, che invita lo spettatore a girare intorno al gruppo scultoreo. fontane di Nettuno tra Firenze e Bologna Cosimo I mostrò un’attenzione particolare al problema delle acque, promuovendo interventi utili a favorire il controllo del corso dell’Arno e a potenziare l’approvvigionamento idrico della capitale. al vecchio sistema dei pozzi si aggiunse un nuovo acquedotto che recava l’acqua fino a Piazza della Signoria ® qui volle innalzare la prima fontana pubblica della città, sormontata dalla statua di Nettuno. tramite un concorso, il duca scelse Bartolomeo Ammannati per la statua e nel 1565 fu inaugurata la fontana ® la statua non mostrava nulla di nuovo rispetto a quelle che la circondavano nella piazza. Ammannati avrebbe poi completato il resto della fontana con un ricco corredo di creature marine. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 95 Girolamo Romanino è un artista che dimostra fin da subito di essere a contatto con la situazione veneziana del primo Cinquecento (Giorgione). Girolamo Romanino ® emerge tutta la verve di un linguaggio estroso e divertente, fondato sulla pittura sfumata di Giorgione e ben testimoniato dai Suonatori di flauto. l’atmosfera è radicalmente diversa nella Cena in casa del fariseo della Cappella del Sacramento della chiesa bresciana di san Giovanni Evangelista ® la luce netta gioca un ruolo fondamentale nel dare compattezza alle figure e agli oggetti disposti sul tavolo, facendoli emergere dall’oscurità del fondo. ® Narciso: malinconico, grandissima delicatezza tonale derivata da Giorgione, grandissima intensità psicologica, paesaggio nebbioso sullo sfondo. però ha un linguaggio più pungente e arrovellato rispetto a Giorgione. inizialmente si pensava che quest’opera fosse Santa Caterina d’Alessandria a causa della ruota che si vede ® in realtà è lo stagno in cui si specchia Narciso. lo stesso dubbio c’era per la Dama con il Liocorno di Raffaello, che era stata interpretata come Santa Caterina, sempre per l’elemento della ruota. questo avviene perché tendenzialmente i dipinti profani non piacevano, quindi venivano reinterpretati in chiave cristiana come santi. il carattere più pungente che vediamo nel Narciso lo possiamo trovare nella Madonna del Rosario di Durer per l’altare della chiesa di San Bartolomeo a Venezia ® dettagli di crudo realismo, assemblaggio un po’ caotico e ammassato ® si vede che non è di tradizione italiana. ® Compianto sul Cristo Morto con Donatore: altra opera, 1510 per la cappella del Corpo di Cristo nella chiesa di San Lorenzo a Brescia. la connotazione è veneziana (atmosfere liquide e fumeggianti, il dipinto sfonda la prospettiva e acquisisce una profondità vera e propria) + carattere lombardo nella resa per cubature dei panneggi. ossessione per la prospettiva e per la spazialità (si coglie dalla panca in diagonale). questa tecnica/ossessione è puramente milanese ® lo ritroviamo nei dodici arazzi del Bramantino: prospettiva, spazialità, geometria. d’altra parte, richiama anche i Tre Filosofi di Giorgione: carattere fumoso, l’importanza del colore e delle sfumature. (Aristotele, Pitagora, Platone). ® Polittico per la chiesa di San Cristo a Brescia, 1511: cinque scomparti. in alto al centro La Maestà; San Giovanni Battista e un vescovo a sinistra, a destra San Bartolomeo e San Girolamo; in basso i Santi Pietro e Paolo. al centro in basso c’è una parte vuota perché c’era un Compianto di Cristo, andato perduto ® noto grazie alle guide bresciane seicentesche. tutti i dipinti sono concepiti con una visione dal basso. Romanino inizia ad avvicinarsi anche a Tiziano: densità del colore e resa illuministica. in basso al trono della Vergine ci sono ramoscelli di portulaca ® richiamo araldico alla famiglia dei Porcellagra, famiglia nobile bresciana ® committente. nel 1509 Brescia viene invasa dai francesi ® si instaura per tre anni un governo francese. nel 1512 i bresciani provano a ribellarsi ma vengono soppressi violentemente ® ciò provoca una fuga di artisti da Brescia che prima restano in zona, poi si aprono ad altre strade: Romanino, per esempio, prima va a Bergamo, poi nel 1513 riceve delle commissioni importanti dalle benedettine del monastero di Santa Giustina a Padova ® Ultima Cena per il refettorio e una pala d’altare per la chiesa. ® Ultima Cena: personaggi ammassati, la tavola è troppo piccola per ospitare i personaggi che sono tutti palestrati e sembra che vogliano romperla. sceglie di farlo perché è poco visibile, al contrario della pala ® può sperimentare e dialoga con Milano e con Leonardo rispetto alla potenza espressiva dei personaggi, sono agitati. ® Pala: rigore impeccabile, luce neutra che sottolinea i volumi e dà profondità alla scena; tutto concepito in una costruzione spaziale di grande coerenza (riferimento di Bramante). sotto la Madonna con il Bambino ci sono i Santi Benedetto, Giustina, Prosdocimo, e Santa Scolastica. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 96 viene convocato nel 1516 nella chiesa di San Francesco a Brescia: pala lignea che raffigura la Madonna con il bambino, e santi francescani: San Bernardino, Bonaventura, Ludovico da Tolosa, Padre Francesco Sansone. il registro è molto nobile, la costruzione proporzionata, c’è un riferimento a Tiziano per il colore e la luce. è possibile fare un confronto con Lorenzo Lotto, 1513, Bergamo, Pala Martinengo ® scena ferma, ma tutto viene restituito come se fosse in movimento, c’è grande dinamicità. questa pala fa da scuola a Bergamo, e Romanino probabilmente entra in contatto con quest’opera che fa da riferimento normativo imprescindibile. Romanino nei suoi anni veneti si avvicina a Tiziano ® questo è evidente nell’uso del colore: sottolinea un effetto naturalistico ® restituisce la consistenza materica degli oggetti e lo usa come espediente compositivo per sottolineare luminosità e spazialità. Salomè consegna la testa di Battista a Erode ® in Tiziano, anche una scena tragica diventa quasi idilliaca a causa dell’equilibrio cromatico; Romanino invece rende le espressioni più addolorate: sembra che Salomè stia piangendo da ore. qui si perde il riferimento a Milano, e si avvicina a Tiziano (per il colore) e a Lorenzo Lotto (per la resa delle emozioni). Altobello Melone Melone fu protagonista assieme a Romanino di questa tendenza artistica. Michiel dice che era discepolo di Romanino, ma si pensa che fossero in realtà pari ® in realtà Melone aveva solo chiesto la convalida di Romanino. la loro reciproca influenza è testimoniata dal Compianto realizzato da Melone per la cappella della Passione di Cristo nella Chiesa di San Lorenzo a Brescia (attigua alla cappella realizzata da Romanino). si vede però una cultura diversa: manca di freschezza e luminosità; in compenso la sofferenza è palpabile dal volto stravolto della Vergine. i panneggi sono nervosi. ® Trasfigurazione di Cristo, 1512: ha un’indole terrena molto forte, grande senso di realismo. ® altra opera: Amanti. ci stuzzica con opere più profane. la donna è scomposta e il cavaliere ha un guanto bucato. la donna probabilmente è una cortigiana. le loro strade si incontrano negli affreschi del Duomo di Cremona, nel 1507, quando ancora era sotto il dominio veneziano. cominciano con Boccaccio Boccaccino per la decorazione dell’abside. il cantiere viene continuato anche sotto il dominio milanese (1509) per un ciclo di affreschi lungo la navata del duomo (a sinistra vita della Vergine e infanzia di Cristo; a destra vicende della Passione di Cristo). Sposalizio della Vergine, Annuncio a Gioacchino ® grande pacatezza ed equilibrio, tutto è costruito secondo una logica compositiva. in un altro riquadro ® Gian Francesco Bembo, Adorazione dei Magi, anticlassico: ci sono tutti gli elementi dell’anticlassicismo® figure sgraziate, pose ineleganti, posture costrette, panneggi meno arrovellati, connotazione fisionomica sgrammaticata. il messaggio sarebbe il superamento dell’antichità con la nascita di Cristo. dopo arriva Melone, che realizza una serie di affreschi: Fuga in Egitto ® si avvicina a una dimensione più luminosa di pittura, grande crudeltà e veemenza, ripresa nella Strage degli Innocenti ® scena disordinata all’apparenza, ma di fatto ordinata per diagonali. il realismo è molto macabro. dopodiché, viene chiamato Romanino per la parte destra della Passione di Cristo ® Cristo davanti a Pilato, Flagellazione di Cristo, Incoronazione di Spine e Ecce Homo. rispetto a Melone è un gradino sopra: i personaggi sono in abiti contemporanei, estrapolati dal Vangelo e riadattati ® attualizzano la scena portandola vicina agli anni dell’osservatore, in linea a ciò che succede nel teatro sacro. la componente di crudo realismo caratterizza la scena della flagellazione. capacità di rendere la luminosità anche con l’affresco. Storia dell’arte moderna A. A. 2022-2023 Benedetta Lamo 97 a Romanino vengono commissionate altre sei scene, prima che la famiglia cambi idea e scelga il Pordenone: sei scene + controfacciata con la Crocifissione. decide di rompere i moduli della pittura del duomo di Cremona: crea una storia in un solo arcone, quindi si tratta di sole tre storie invece di sei. porta il manierismo a Cremona ® diventa una scuola perché tutti i pittori vanno a vedere cosa succede. rompe gli arconi e inserisce profeti nei sottarchi che a loro volta escono dai tondi e invadono lo spazio architettonico e dello spettatore (Michelangelo, Cappella Sistina, Giona). i rapporti anatomici sono raddoppiati. il lavoro di Pordenone per il duomo si conclude con la controfacciata ® influenza di Michelangelo. ha una funzione politica: c’è una spaccatura tra Cristo e un ladrone buono e l’altro cattivo. è come un film, una tragedia che viene messa in scena con un effetto drammatico coerente e potente. la spaccatura confina gli ebrei (usurai). Alessandro Bombicino detto il Moretto anche il Moretto prese spunto dalla pittura veneta per formulare un lessico attentissimo al naturale, dove gli umili si ergono a protagonisti ® la Cena in casa del fariseo, dipinta nel 1554 per la chiesa di Santa Maria in Calchera a Brescia: non c’è posto per l’ostentazione della ricchezza ® le pareti della stanza sono spoglie, le figure imponenti e solide, e le vivande sul tavolo e i frutti sono riprodotti con un’impressionante accuratezza fotografica. Incoronazione della Vergine, con santi Gregorio, Silvia, Agostino, Monica e due canonici regolari ® realizzato per chiesa di San Giovanni Evangelista a Brescia, nel 1512-13: si vedono degli influssi barmanteschi. è un’opera degli esordi, firmata, che ci mostra le sue prerogative stilistiche ® si vede che è legato a Brescia e al contesto lombardo. si legge una matrice romaniniana, che prosegue anche in un intervento successivo: ante per l’organo del Duomo Vecchio di Brescia, 1518, realizzato con Ferramola. a sinistra, due dipinti di matrice classicista, dove ogni elemento trova un corrispondente nell'altra anta; a destra, i santi Faustino e Giovita: il richiamo a Romanino è forte, tanto che prima era attribuita a lui. tecnica graffiante e incisiva. in alto puttini che salgono e scendono dalla balaustra. durano poco, perché già nel 1537 si decide di cambiare le ante dell’organo per seguire i gusti del tempo. altra opera della giovinezza: pala della Madonna con il bambino in trono: a sinistra San Giacomo pellegrino, a destra San Girolamo (entrambi con i loro tributi), realizzata nel 1519. inizia a intravedersi la cifra stilistica di Moretto, che parte da Romanino e Bramantino per avvicinarsi a una dimensione armoniosa e pacifica. è una matrice che poi ritroviamo anche nel Cristo Risorto (piccole dimensioni per collezione privata), con un frate benedettino. ci sono alcuni alberelli che fungono da contro altare; in primo piano si vede un monaco inginocchiato davanti a Cristo che porta la croce, che fa un gesto accogliente nei confronti del monaco. Cristo guarda la luce, che richiama a Dio. ci sono iscrizioni nel plinto della colonna e sul libro del monaco: “uno solo è Dio, uno solo il mediatore”, “fa splendere il tuo volto sul tuo servo”. richiamo di Tiziano e Giorgione, dimensione molto pacifica. ® immedesimare nelle vicende della vita di Cristo: è un modo di semplificare il processo di meditazione e preghiera. su questa scia ricordiamo anche Lorenzo Lotto con il Commiato di Cristo dalla Madre: padiglione classicista e rinascimentale. si vede il gruppo di personaggi che saranno poi ai piedi della croce quando Cristo muore + altro personaggio estraniato dalla vicenda, il committente dell’opera (Elisabetta Rota) ® legge il passo, solleva la testa e prova a immaginare la scena che ha letto. si rivede nella scena perché ha perso un figlio in guerra. Moretto fa poi un intervento pubblico fuori dai domini bresciani: a Belluno nella chiesa di San Gregorio nelle Alpi, dove realizza una pala ® si vede la cifra stilistica che accompagna il percorso di Moretto: pacatezza, armonia, dialogo silenzioso tra i volti, grande costruzione che richiama le opere veneziane di Bellini e Giorgione. dietro una doppia visione di paesaggio. però comunque forte connotazione lombarda.
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