Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Dispensa storia moderna - PARTE II (prova intercorso, programma completo), Dispense di Storia Moderna

Tratto dal libro "Un vivaio di storia" di Aurelio Musi

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 17/04/2024

marta-ragozzino
marta-ragozzino 🇮🇹

3 documenti

1 / 66

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Dispensa storia moderna - PARTE II (prova intercorso, programma completo) e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! DISPENSA STORIA MODERNA SECONDA PROVA INTERCORSO CAPITOLO 8 IL CENTRO DELLA CIVILTÀ EUROPEA: L'INGHILTERRA E L'OLANDA NEL `600 Alla fine del regno di Elisabetta, lo stato inglese presentava alcune carenze. Sul piano finanziario la corona poteva contare su un’autonomia abbastanza scarsa. Inoltre era assente una burocrazia di governo locale. Dal punto di vista del controllo religioso Elisabetta lasciava una chiesa ufficiale priva di solide basi dottrinarie, sostanzialmente apatica. La forza dello stato inglese risiedeva sull’equilibrio tra il re e il parlamento e nella sua capacità di favorire anziché ostacolare mutamenti e trasformazioni sociali: quando verranno meno questi due requisiti, quando monarchia e apparato di governo forzeranno con la reazione quell’equilibrio e quei mutamenti sociali scoppierà la rivoluzione. Il più importante mutamento sociale sotto Elisabetta fu la trasformazione dell’aristocrazia: poche famiglie della più antica feudalità sopravvissero nel periodo Tudor; le funzioni del ceto aristocratico furono modificate e si identificarono nella ricchezza fondiaria, nel rapporto con la corte, nel ruolo di classe dirigente. Nella vita politica inglese la camera dei comuni (in cui era rappresentata la Gentry, media e piccola nobiltà) assunse un peso sempre maggiore rispetto alla camera dei Lord, quella della grande aristocrazia. Con la vendita delle terre promosse da Elisabetta la Gentry era cresciuta di numero e di forza. La società inglese nell’età di Elisabetta e dei primi Stuart può essere rappresentata come un sistema a sei gradini e due piani. Al più basso livello si trovano i lavoratori dei campi, i braccianti, gli operai. Al secondo gradino i detentori di una terra di pertinenza signorile e i liberi detentori di una piccola proprietà fondiaria. Al terzo gradino la borghesi. Il secondo piano della piramide sociale comprende: al quarto gradino pubblici funzionari, avvocati ecclesiastici. Al quinto le elites della gentry, infine i pari e l’aristocrazia di rango più elevato. -GLI STUART 1603-1625: con il regno di Giacomo I Stuart, figlio di Maria, inizia il potere della casa regnante degli Stuart. Con la scelta di Giacomo, già re di Scozia, si molto corti). Si è ormai giunti alla rottura tra il re e il Parlamento e, con la guerra civile, si apre la rivoluzione inglese. Prima fase: La Guerra Civile 1642-1649 1642: l'esercito reale consegue alcune vittorie sull'esercito parlamentare. 1643: Il Parlamento aveva il sostegno finanziario della City, l’alleanza con la Scozia. 1645: a Olivier Cromwell (calvinista appartenente alla gentry di provincia) viene affidato l'esercito del Parlamento. Egli mette su il New Model Army (un esercito composto da volontari, che venivano altamente specializzati e che avevano fede incondizionata per la loro causa. Tale esercito conteneva il gruppo scelto degli iron sides fianchi di ferro). Le truppe di Carlo vengono sconfitte a Naseby e a Langport. 1646: Carlo I si arrende, dopo aver cercato di rifugiarsi in Scozia, e viene consegnato al Parlamento di Londra. A questo punto, alla Camera dei Comuni erano rappresentate 3 differenti forze politiche: - Presbiteriani. Forza di destra, conservatrice, costituiva la maggioranza parlamentare, sosteneva l'affermazione della Chiesa calvinista e lo scioglimento della New Model Army. -Levellers (livellatori). Forza di sinistra - Espressione politica del variegato mondo delle sette religiose, sosteneva uguaglianza giuridica dei cittadini, suffragio universale e tolleranza religiosa. -Indipendenti, costituenti il gruppo egemonico della New Model Army (Cromwell e l'ideologo Ireton). Essi sostenevano il libero mercato e avversavano l'esistenza di una religione di Stato. La loro maggiore preoccupazione era che, dal clima di confusione del 1646-47 (fuga di Carlo, presbiteriani in maggioranza e fermento nell'esercito), si passasse alla vera e propria anarchia. Si sarebbero vanificate tutte le conquiste ottenute dalla rivoluzione fin lì: abolizione dei principi assolutistici, abolizione dei tribunali del re (Star Chamber, Privy Council) strumenti di corruzione e clientelismo come la Court of Wards, condanna a morte dell'arcivescovo di Canterbury. 1647: il Parlamento intima Cromwell di sciogliere l'esercito. Fine 1647: Cromwell abbandona Londra per potersi ricongiungere col proprio esercito. Inoltre, fa in modo che non venga approvato il Patto del popolo, messo a punto dai Levellers. 1648: occupando la Camera dei Comuni, Cromwell riesce ad epurare il Parlamento dei presbiteriani, sconfigge gli scozzesi a Preston, ottiene la consegna di Carlo nelle mani degli inglesi e lo fa condannare dal Rump Parliament (tronco) per alto tradimento. 30 gennaio 1649: Carlo I viene giustiziato e il principio del diritto divino inizia a lasciare il posto al principio di sovranità popolare. Seconda fase: La politica di Cromwell 1649-53 Con la morte di Carlo I, Cromwell e il Parlamento dichiararono decaduta la monarchia, abolirono la Camera dei Lord e nel 1649 fu proclamata la Repubblica Unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda (Commonwealth). Tra le linee delle 3 fazioni politiche, Cromwell fece in modo di far prevalere la propria: -Salvaguardia assoluta del diritto di proprietà; - Libertà religiosa e indipendenza della Chiesa dallo Stato; - Stabilità sociale ed eliminazione degli estremismi; - Soluzione della questione scozzese (tolleranza) e della questione irlandese (mano pesante, con 600mila irlandesi che vengono uccisi o costretti a fuggire e le terre conquistate ai cattolici vengono distribuite fra i soldati protestanti). 1651: con l'emanazione dell'Atto di Navigazione, il Long Parliament mette a punto lo strumento più importante per la politica espansionistica inglese. Esso stabiliva che tutte le merci inglesi dovessero navigare solo su navi che battessero bandiera inglese. Le guerre navali anglo-olandesi furono almeno 3 tra il 1652 e il 1674. 1653: Cromwell sciolse il Long Parliament e insediava una nuova assemblea eletta dai capi dell'esercito. Inoltre, una carta costituzionale lo nomina Lord protettore del Commonwealth. Terza fase: La Dittatura Militare 1653-58 Sia per quanto riguarda la dialettica politica che per l'organizzazione statale, Cromwell dà vita ad una vera e propria dittatura militare: l'opposizione non aveva voce in capitolo, fu fatto ricorso a nuove imposizioni fiscali, fu inasprita la politica antispagnola (sebbene il ceto mercantile inglese non fosse d'accordo) con la conquista dell’isola di Giamaica nel 1655. 1658: Cromwell muore e lascia l'Inghilterra in una situazione di lacerazione sociale. Quarta fase: il ritorno della monarchia 1658-60 Il figlio di Cromwell, Richard, non riesce a garantire, come aveva fatto il padre, la stabilità sociale e politica. Così, si sente l'esigenza di un ordine politico solido. 1660: l'esercito guidato dal monarchico Monck marciava su Londra: venivano restituiti i poteri al Parlamento – Camera dei Lord, ritornava in patria re Carlo II, veniva ristabilito il rapporto tra Stato e Chiesa Anglicana. Tuttavia, sebbene i 3 pilastri del potere distrutti fossero ristabiliti, le conquiste intellettuali e politiche della Rivoluzione furono consistenti: con la Rivoluzione inglese il valore assoluto della libertà divenne patrimonio comune della nazione politica La restaurazione degli Stuart da Carlo II a Giacomo II In Inghilterra non si ritornò all'assolutismo monarchico grazie all'azione politica della Camera dei Comuni. In questa fase si formarono i 2 schieramenti politici su cui si è polarizzata la politica inglese successiva: Tories (conservatori, sostenevano il diritto divino del re e la religione anglicana come religione di Stato, per prevenire la diffusione di sette estremistiche) e Whigs (progressisti, sostenevano la libertà religiosa e l'autorità del Parlamento). Con l'intento di impedire la restaurazione cattolica di Carlo II (appoggiata da Luigi XIV), il Parlamento emana il Test Act: tutti gli ufficiali civili e militari potevano esercitare la carica solo dopo aver fatto fede di professare la religione anglicana. Il Parlamento abolisce il carcere preventivo e qualsiasi restrizione delle libertà personali, consentendo l'arresto solo sulla base di motivi penalmente perseguibili Dopo l'ultima guerra con l’Olanda (1672-74), montò l'ostilità contro la Francia e si gettò le basi per alleanza anglo-olandesi. 1685: a Carlo II succede il fratello Giacomo II (1685-88), il quale accentua la frattura tra il potere regio e l'opposizione parlamentare: abolì il Test Act e facilitò la carriera politico-militare di molti cattolici. I whigs (più forti della fazione realista e appoggiati dalla società civile), tollerarono le scelte di Giacomo II nella speranza di una successione protestante, considerato che questi non aveva figli. Così, allorché nacque il primogenito, le sorte di Giacomo II e dell'assolutismo inglese furono segnate – cadevano tutte le speranze l’equilibrio costituzionale. - ASSOLUTISMO E ANTICO REGIME - Una prospettiva europea Il concetto di assolutismo deriva dalla formula rex legibus solutus (re sciolto dal vincolo delle leggi. E poiché il re è rappresentante di Dio, fonte della legge, il sovrano è insieme legislatore e giudice supremo). La teoria del potere assoluto della monarchia nacque nella seconda metà del 500, durante le guerre di religione francesi, come antidoto al disordine sociale e politico, e fu poi perfezionata durante il 600. L'assolutismo occidentale è differente dal dispotismo orientale, in quanto aveva dei limiti: l'obbligo di rispettare ordinamenti e costituzioni, il limite imposto dalla legge divina e fare i conti con la molteplicità di forze politico-sociali organizzate. Il concetto antico regime nacque durante la rivoluzione francese: chiaramente con accezione negativa, inglobava tutto ciò che si opponeva alla conquiste della rivoluzione francese. Tale espressione indica i caratteri del rapporto Stato-società nei 150 anni precedenti la Rivoluzione francese: -La fonte della sovranità era la persona del re (Luigi XIV) e non la nazione; · -I poteri sono attribuiti al sovrano e non esiste una divisione matura dei 3 poteri; -Esistono corpi privilegiati (feudali, ecclesiastici) che godono di giurisdizioni separate; -Lo schema di classificazione sociale è quello degli ordini e non quello delle classi (che corrispondeva al criterio della collocazione economica nella società). L’assolutismo è uno stadio più evoluto dello stato moderno. Al vertice della gerarchia dei gruppi sociali si colloca la nobiltà: alla nobiltà antica segue nobiltà di dignità (posseditrice di un ufficio o di una signoria). Nell'antico regime europeo sono riconoscibili due vie di assolutismo, entrambe in opposizione al modello di Stato moderno: -la via francese, volta a esaltare il ruolo della monarchia come centro unitario del paese; - la via polacca, contrassegnata dall'anarchia e dalla frantumazione dello Stato e che condurrà alla spartizione del territorio polacco fra le potenze vicine. La seconda metà del 600 fu contrassegnata dal rafforzamento del nesso tra politica internazionale e politica interna degli Stati (soprattutto dalle Guerre di successione) dalla preponderanza europea della Francia; dalla formazione di un'Europa multipolare - Inghilterra e Olanda dopo 3 guerre non ebbero più un rapporto conflittuale ma costruirono un’alleanza. La pace di Oliva (1660) segnò l’inizio dell’ascesa della Prussia degli Hohenzollern. Anche la monarchia austriaca di Leopoldo I consolidò il suo ruolo internazionale. Luigi XIV: la via francese allo Stato moderno Luigi XIV, appellato dai suoi sudditi Re Sole, nacque nel 1638, assunse il potere nel 1661, dopo la morte di Mazzarino, e morì nel 1715. Durante il regno di Luigi XIV la Francia andò incontro a notevoli miglioramenti: la rivoluzione generale francese consistette in un progresso qualitativo nel campo artistico-culturale e in un processo di consolidamento dello Stato moderno (nel governo del territorio, in politica economica e in politica internazionale). La Francia era una delle prime realtà demografiche d'Europa. La gran parte dei suoi 20 milioni di abitanti viveva in campagna, il mondo del villaggio era isolato e fragile, l'equilibrio popolazione-risorse era precario. Dal punto di vista sociale, Re Luigi XIV si trovava a dover fare i conti con: - la diversità tra pays d'election (ricadevano sotto l'amministrazione giudiziaria e fiscale dello Stato) e pays d'etat (come Borgogna e Bretagna, che godevano di ampi poteri e potevano contrattare il carico fiscale con la Corona). -con i ceti dominanti, costituiti dalla nobiltà antica e da quella moderna (coloro che volevano essere rispettati per la loro ricchezza e la loro funzione). Da un lato, Luigi XIV ebbe il merito storico di ridimensionare l'importanza dell'antica nobiltà. I grandi del regno sotto Luigi XIV furono estromessi dal consiglio del re. Inoltre ridimensionò i poteri dei grandi governatori di provincia, decise che la vigilanza sul buon funzionamento dell'esercito dovesse essere compito della figura dell'intendente. Mentre per quanto riguarda la nobiltà moderna Luigi incentivò attraverso il conferimento di molti titoli la nobiltà di toga e d’ufficio. I ministri erano reclutati fra i maitres des requetes= magistrati che avevano ricevuto incarichi o commissioni particolari direttamente dal re. Luigi XIV ridusse il Parlamento a semplice registratore di editti. La figura dell'intendente provinciale costituì il più efficace strumento di governo delle periferie: tale figura aveva il compito di vigilare sull'ordine pubblico e sull'amministrazione locale delle imposte. Nel rapporto tra centro e periferia la figura dell’intendente provinciale fu lo strumento più efficace di governo per la periferia. La centralizzazione dello stato e le sue pubbliche istituzioni persino in un’epoca in cui Luigi affermava “lo stato sono io “, dovevano fare i conti con la diversità e le differenze territoriali di norme e pratiche giuridiche. Ogni parlamento, ogni corte sovrana, era padrone della propria giurisprudenza e sia in materia civile che penale fissava le norme da applicare. Gli interessi dei parlamenti si scontravano con il progetto monarchico di riformare l’ordinamento giudiziario. Inoltre di fronte al fisco c’erano situazioni differenti: nei pays d’etat l’autonomia in materia fiscale era assai ampia: ripartizione e riscossione erano affidati a organismi dipendenti dagli stati provinciali. Questi erano i limiti dell’assolutismo. ---------------------------------------------------- Luigi XIV mirava ad arginare la diffusione dell'eresia protestante e a rafforzare le prerogative dello Stato francese nei confronti della Chiesa di Roma. Verso la metà del XVII secolo ci fu una larga diffusione delle idee di Cornelis Jansen, un vescovo delle fiandre influenzato da Sant’Agostino - le teorie religiose di Giansenio affermavano il dono della grazia divina che era riservato solo nell'interiorità dell'individuo, i giansenisti consideravano propri nemici giurati i gesuiti, che concepivano fede e morale secondo un'ottica più possibilista. Dapprima, il Re Sole si dimostrò tollerante nei confronti dei giansenisti; nel 1685, il re emanò l'editto di Fontainebleau, che obbligava tutti i francesi a praticare la religione cattolica. Così, molti ugonotti scelsero la via dell'esilio e, per la Francia, la perdita fu notevole. Nella seconda metà del 600 la Francia copriva un’età di complessiva stagnazione. Vi erano alcuni poli di attività manifatturiera (cantieristiche e tessili) ma nel mercato internazionale il posto della Francia era secondario rispetto a Inghilterra e Olanda. Tutti gli stati nell’età dell’assolutismo, in misura maggiore o minore, soffrivano di alcune carenze nella loro economia come le carenze di liquidità, fragilità delle strutture industriali. Colbert – ministro di Luigi XIV - aveva provato a dare slancio all'economia francese Per quanto riguarda l’industria, Colbert impegnò cospicui capitali statali per promuovere nuove imprese manifatturiere, soprattutto prodotti di lusso. Per quanto riguarda il commercio con l’estero Colbert formò 5 compagnie commerciali sul modello olandese inglese alimentate dai capitali statali. Transilvania agli austriaci e che la monarchia in Ungheria avrebbe dovuto essere ereditaria e non elettiva. Spagna e Italia: un'età di decadenza? SPAGNA. Nonostante nel corso del 600 avesse perso Portogallo, Franca Contea e parte delle Fiandre, la Spagna restava comunque una potenza imperiale e cercava di sopperire all'inferiorità militare con l'attività diplomatica. Si stavano ponendo le basi per la futura ascesa economica della Catalogna. Quantunque, non si potesse parlare di assoluta decadenza spagnola bensì di periodo ricco di trasformazioni, la crisi del cuore dell'economia imperiale (la Castiglia) coinvolse il resto della Spagna. Questo processo riguardò l’ultima fase del regno di Filippo IV e il primo periodo di quello di Carlo II (1675-1700). ITALIA. Anche qui non si può parlare di età di vera decadenza ma, indubbiamente, stagnazione economica e crisi sociale erano evidenti. La guerra dei Trent'anni ebbe 2 tipi di conseguenze: -l'Italia si trovava tagliata fuori dalle direttrici del traffico internazionale dopo lo spostamento dei traffici verso l’Atlantico; - la non facile situazione italiana, su cui gravavano gli effetti del passaggio di massicci eserciti (cosi come era scritto nel libro dei Promessi Sposi da Alessandro Manzoni) fu resa più difficile dallo scoppio di epidemie di peste ( dal quella del 1630-1631 investì il Nord Italia e la Toscana; quella del 1656-57 colpì il Regno di Napoli e il Lazio), alle quali seguirono crisi demografiche e produttive. L’Italia si trasformò in paese esportatore di materie prime e importatore di manufatti. In particolare il settore della lana era davvero in crisi. Gli Stati italiani, sia quelli dipendenti dalla Spagna, sia le monarchie, le repubbliche cittadine, i principati, le funzioni pubbliche della vita politica andarono estendendosi e organizzandosi. Diverso fu invece il peso esercitato dai singoli Stati italiani in politica internazionale e diverse le caratteristiche della realizzazione del modello assolutista: - lo Stato sabaudo (Piemonte Sabaudo) con Carlo Emanuele II, era quello più attivo dal punto di vista internazionale mentre, dal punto di vista interno, ricalcava l'esperienza della Francia di Luigi XIV con una politica mercantilista; una vera burocrazia civile e militare. Dopo 10 anni di reggenza di Maria Giovanna Battista, assunse il potere con un colpo di stato Vittorio Amedeo II che si distinse per una aggressiva politica estera, liberandosi dalla presenza francese in alcuni territori dello stato (casale e Pinerolo). In una seconda fase il Piemonte ebbe mire espansionistiche verso la Lombardia, ribaltando le alleanze e firmando nel 1696 l’armistizio con la Francia. -Genova e Venezia- Luigi XIV dopo aver bombardato la città di Genova nel 1685 perché non aveva interrotto la sua relazione preferenziale con la Spagna costrinse Genova a un atto sottomissione diplomatica. Solo così Genova riuscì a salvaguardare la sua indipendenza. Venezia, era ormai in netto declino e la sua politica estera era dettata dall’esigenza di difesa più che dall’iniziativa politica. La guerra di Candia contro gli Ottomani verso la metà del 1600 si concluse con perdite enormi per la repubblica che dovette abbandonare l’isola. Nemmeno la conquista del Peloponneso in seguito alla pace di Carlowitz fu di lunga durata. -lo Stato Pontificio, dopo la pace di Vestfalia, non riuscì più ad essere presente in modo significativo sulla scena internazionale. Internamente, doveva fare i conti con le profonde differenze delle regioni che lo componevano. Tuttavia, anche qui si assistette ad un accentramento del potere; -Gran ducato di Toscana. La politica estera fu dipendente dalla Francia anche perché il gran Duca aveva sposato margherita d’Orleans. Crisi demografica e crisi economica non colpirono come altrove la Toscana – si sviluppò il porto di Livorno. -Regno di Napoli. Dopo la rivolta del 1647-48 e la restaurazione della monarchia spagnola ci fu una svolta nel modo di governare. Ci fu un efficace intervento assolutistico dello stato: la repressione del banditismo baronale, una maggiore tutela dell’ordine pubblico, controllo sugli abusi del clero. Ma la crisi economica e la peste non consentì ai vicerè napoletani della seconda metà del 600 di dar vita a una politica riformatrice. Solo alla fine del XVII secolo ci fu una ripresa economica. -Ducato di Milano, Regno di Sicilia ( qua tra 1674 e il 1678 c’è una rivolta - represso duramente dalla Spagna un tentativo separatista) Regno di Napoli e Sardegna ( in quest’ultimo si svilupparono istituzioni amministrative che rafforzarono ceto nobiliare e il ceto togato) erano zone di influenza spagnola. -PAESI SCANDINAVI- Nel corso della guerra dei Trent'anni la Svezia aveva raggiunto una statura internazionale. I successi in politica estera erano garantiti dalla forza del suo esercito. La prima guerra del nord scoppiò per il controllo del baltico. Il re svedese Carlo X invase nel 1655 la Polonia. Nel 1658 l’esercito di Carlo X assediò Copenaghen costringendo alla resa la Danimarca (che si era alleata con Brandeburgo). Con la pace di Copenaghen (1660) la Svezia prendeva possesso delle 3 province meridionali della Danimarca. Con la pace di Oliva Brandeburgo si annetteva la Prussia. Il successore di Carlo X, Carlo XI promosse una distribuzione della ricchezza agricola del paese equilibrando il rapporto tra i beni della corona, i beni della nobiltà, i beni dei contadini indipendenti. Su questa base gli fu possibile garantire una bilancia dei poteri di gruppi e ceti della società e governare da monarca assoluto. LA VIA POLACCA LA Polonia aveva la monarchia elettiva: la sua potente aristocrazia, per mantenere debole lo Stato centrale, preferiva che la corona polacca fosse attribuita di volta in volta ad uno Stato diverso. A metà 600, per circa vent'anni, la Polonia vide il suo territorio conteso dalle grandi potenze vicine. Da tale situazione la Polonia uscì stremata, con considerevoli perdite territoriali e con il crollo verticale della sua economia (soprattutto l’esportazione dei cereali attraverso il porto di Danzica). La Polonia fallì la possibilità di dominare il Baltico e di diventare una potenza marittima perché la Prussia orientale le fu sottratta dal Brandeburgo. Inoltre aveva una strutturale anarchia politica: la norma dell’unanimità parlamentare- liberum veto - poteva paralizzare lo stato. Il re soldato Sobieski negli ultimi anni del 600 cercò di centralizzare lo stato ma non approdò a risultati apprezzabili. Il progetto di monarchia ereditaria fallì e nel 1696 la nobiltà polacca respinse la successione del figlio di Sobieski. Ascese al trono il principe Augusto II di Sassonia appoggiato dalla Russia. La rivoluzione scientifica Quando si parla di rivoluzione scientifica si suole indicare i cambiamenti e le scoperte compiute: -Nella cosmologia. Nel 1543 Copernico scrive Sulla rivoluzione dei corpi celesti, opera in cui espone la teoria eliocentrica, in seguito elaborata con maggior precisione da Galilei, che pubblica le sue scoperte nel Sidereus Nuncius (1610). Inoltre, questi afferma che la scienza discende dall'autorità del metodo scientifico diretto e non dalle Sacre Scritture. Nel 1633 l'Inquisizione colpisce Galilei, che, stanco e ammalato, dopo 2 mesi di pressioni abiura le proprie idee, venendo così condannato solo al confino. Mentre le teorie copernicane furono riconosciute valide dalla Chiesa solo a metà 700, la condanna di Galilei fu cancellata solo nel 1992. In questo periodo vengono messi a punto strumenti quali il microscopio, il cannocchiale astronomico, il telescopio, il barometro a mercurio, l'orologio a pendolo. -Nel metodo della ricerca e della conoscenza. Ai fini della rivoluzione in questo settore, oltre all'opera di Copernico e a quella di Galilei, molto importante è stato il pensiero di Cartesio: egli esaltò la ragione, promosse il dubbio come strumento per raggiungere la verità, elogia il dubbio come strumento per raggiungere la verità, elabora un metodo per la conoscenza sistematica della realtà , un insieme di regole per la guida dell’intelligenza. La scienza è opera della ragione, il suo mondo è autonomo rispetto a quello della fede. I 3 suddetti scienziati, oltre che a rivoluzionare alcuni settori del sapere, contribuirono all'affrancamento dello scienziato e dell'intellettuale da qualsiasi forma di autoritarismo e dogmatismo religioso: basi per il carattere laico della cultura. Si affermeranno sempre più idee che tocca tutti i campi della cultura. Nascono nuovi tipi di studi: la fisica moderna (statica e dinamica), settore in cui Newton elabora la legge della gravitazione universale; Boyle è il pioniere della chimica moderna; Harvey studia la circolazione del sangue e Malpighi scopre i vasi capillari e della circolazione periferica; nascono la fisiologia e l'anatomia. Barocco Il Barocco è un termine utilizzato per indicare una produzione artistica e architettonica sviluppata in Italia e nel resto d’Europa nel XVII secolo. Acquisì col tempo un significato di stravagante, bizzarro. Il periodo che abbraccia è quello dal Rinascimento all’Illuminismo. Difficile definire tanti aspetti del Barocco, ma si possono trovare all’interno di opere come la visione introspettiva o profonda in Caravaggio o allo spazio illimitato in Bernini . L’attenzione si sposta dall’essere all’apparenza, il mondo è concepito come impressione ed esperienza, ma queste due sono transitorie, fluiscono e rendono assai drammatica la percezione della realtà. La formazione e l’organizzazione del sapere Nel 600, il monopolio della formazione scolastica secondaria nell'Europa cattolica è esercitato dai gesuiti – ratio studiorum ovvero organizzazione di studi, è alla base di tutte le classi dirigenti. In alcune città ci sono i seminaria nobilum, scuole per soli nobili. Quasi ovunque, le università, che sono roccaforti della cultura tradizionale (diritto, medicina, giuristi). Già verso la fine del 500, si andò sviluppando un nuovo modello di organizzazione degli intellettuali: l'accademia. Nata per interesse di un principe, di famiglie nobili o di personalità dell'ambito ecclesiastico, l'accademia rappresenta il bisogno di produrre e scambiare cultura, si reggeva sulla base di un modello di società chiusa e fortemente gerarchizzata. Si pensi all’Accademia dei Lincei, creata da Federico Cesi a Roma nel 1603 e avrà tra i suoi membri Galileo. Ma l’aver accettato e sottoscritto senza riserve la teoria copernicana mette l’Accademia stessa in conflitto sia con potere civile che quello religioso: dopo la morte del suo fondatore sarà chiusa. Il loro modello sarà ripreso nella seconda metà del secolo da altre accademie, come quella del Cimento in Toscana e Investiganti a Napoli. L'accademia è fondamentale nel processo di affrancamento dell'intellettuale e nella maturazione del sentimento di autocoscienza, che sarà una delle prerogative del ceto intellettuale del 700. RIASSUNTO CAPITOLO X → Guerre, Illuminismo e riforme Nel corso del '700 vi è un mutamento degli equilibri politici, rispetto a ciò che accadde nel ‘500 (l’egemonia della potenza spagnola). L’ Europa diventa multipolare. Nasce una nuova gerarchia, fondata sulle differenze fra piccoli Stati e grandi Stati. Ciò che reggeva questo “sistema” (così definito dallo scrittore francese Fenelon) o meglio questo grosso complesso politico, era un EQUILIBRIO, necessario per garantire la pace universale, la sicurezza collettiva e per difendere la stabilità politica dei singoli paesi, ma soprattutto per impedire che ci fosse l’egemonia totale di una potenza sulle altre (per esempio quello che voleva fare Luigi XIV).Dunque si affermò il principio dell’egemonia parziale nella sfera di influenza di singole potenze (equilibri precari) Essendo un sistema, ogni paese è come se fosse una pietra, se quest’ultima va a mancare, l’edificio crolla. Ognuno di essi era quindi necessario per il progresso del corpo complessivo. Dal punto di vista teorico, questo progetto venne appoggiato da David Hume che scrisse nel 1752 un trattato intitolato “On the balance of Power”. Ma nella pratica politica internazionale, l’equilibrio fu abbastanza lontano dal modello teorico. Motivo di conflitto e tensione, nella prima metà del XVIII secolo, oltre a quello di interessi commerciali, è che ci furono vari PROBLEMI DINASTICI (questioni delle successioni ai troni spagnolo, polacco e austriaco), creando momenti di forte instabilità. 1. GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGOLA (1702-14) Carlo II di Spagna muore senza eredi e designa come proprio erede il conte Filippo d’Angiò (futuro Filippo V), nipote di Luigi XIV. Il timore delle altre potenze è che si potesse creare all’interno dell’Europa questo blocco franco- spagnolo quindi si formò un fronte antifrancese (Inghilterra+ Olanda + Austria) con la partecipazione del Palatinato, gli Hannover e la Prussia, contro il blocco opposto franco-spagnolo insieme al Portogallo e il duca di Savoia (defezione, si allearono con i nemici) 1706: battaglia di Torino, i francesi sono obbligati ad abbandonare i territori piemontesi Carlo d’Asburgo (futuro Carlo VI, salì sul trono di Vienna dopo la morte del fratello Giuseppe I d’Asburgo) entra a Madrid ma viene subito cacciato nel 1707 invece le truppe austriache entrano nel regno di Napoli e ci resteranno fino al 1734. Questo successo degli Asburgo creò un nuovo squilibrio… dunque per placare gli animi ci furono due trattive di pace: quella di Utrecht nel 1713 e Rastadt nel 1714 (ma alla fine non venne ricostruito nessun equilibrio europeo) • L’Inghilterra ne uscì “vincitrice” per la conquista di nuove colonie in America e sul Mediterraneo, a danno dei francesi • Filippo V venne riconosciuto solo re di Spagna e dovette rinunciare al trono francese • All’Austria fu attribuito il Belgio spagnolo • In Italia cambiò la geografia politica → dominazione asburgica. Ci fu un nuovo equilibrio: Austria e Piemonte ne divennero i soggetti principali. Si applicò il metodo delle barriere (stati cuscinetto) • Vittorio Amedeo II di Savoia ottenne il regno di Sicilia Situazione francese: La Francia dopo la pace di Vestfalia divenne una potenza europea. Negli ultimi anni di vita del re sole, il paese pagava i costi e le conseguenze della grande potenza che fu. Anche la guerra di successione spagnola a cui la Francia partecipò fu un danno per l’economia. Vennero imposte misure fiscali più rigide.Nel complesso furono anni ( gli ultimi di Re sole) di fermento per le diverse idee riformatrici in campo amministrativo e finanziario. Anche la cultura fu divisa tra teorici dell’assolutismo e nuove tendenze antiassolutistiche.Questi furono gli anni in cui si svilupparono le nuove teorie scientifiche di Cartesio e Galileo. Nel 1715 Luigi XIV morì e incominciano nuovi contrasti politici e sociali, proprio ciò che accade prima che Luigi diventasse sovrano.Il suo successore Luigi XV era minorenne, così tra il 1715 e il 1723 tenne la reggenza del trono Filippo d’Orleans (nipote di Re Sole) . Durante la reggenza di Filippo, la nobiltà di sangue riconquistò Potere e Il parlamento Di Parigi riottenne il potere di bloccare le decisioni del re.Ricominciava il contrasto tra parlamento e burocrazia provinciale (intendenti),La dialettica tra nobiltà di spada e nobiltà di toga. Il banchiere scozzese Law, venne chiamato per creare una banca nazionale come fece Londra.Il ministro delle finanze affrontò la questione del debito pubblico con l’istituzione della compagnia di Occidente. La pressione speculativa sulle azioni della compagnia fece salire i titoli alle stelle. Così le azioni crollarono e nel tracollo finanziario vennero travolte altre compagnie. Il sistema del credito statale fu compromesso. Solo con il nuovo ministro l’abate Fleury, la Francia poté gradualmente riprendersi attraverso una più rigorosa politica di bilancio. SITUAZIONE SPAGNOLA: Sotto Filippo V, la Spagna, si orientò verso la costruzione di un’identità politica nazionale. Ci fu il passaggio dell’ idea di impero a nazione. Importante fu la seconda moglie di Filippo V, Elisabetta Farnese, a spingere suo marito e il Primo Ministro Giulio Alberoni, verso una politica di riconquista del predominio in Italia. Il progetto era duplice: Uno assicurare al figlio di Elisabetta, Carlo, l’eredità dei Farnese + il Ducato di Parma e Piacenza, e riprendere almeno una parte dei territori italiani. Così nel 1718 le truppe spagnole invasero la Sicilia ma questo progetto fallì perché l’alleanza tra Inghilterra, Francia, Olanda e impero bloccó la Spagna, costringendola a rinunciare alla riconquista italiana, e impose a Vittorio Amedeo II di Savoia di consegnare la Sicilia agli Asburgo. L’Italia per quasi vent’anni fu il centro del sistema dell’equilibrio europeo. Essa fu, teatro di spartizioni tra Spagna e Austria ( Inghilterra arbitro ) E Campo di intervento della Francia e dei Savoia durante la guerra di successione polacca 1733 -1738. SITUAZIONE AUSTRIACA: Carlo VI d’Asburgo aveva cercato di valorizzare gli sbocchi marittimi dei suoi domini. inoltre l’Austria possedeva anche il Belgio spagnolo ( acquisita dopo la pace di Utrech) Carlo VI costituì a Ostenda due compagnie commerciali, sul modello di quelle francesi e inglesi, Compagnie che furono lanciate negli affari delle Indie orientali, facendo concorrenza con Francia e Inghilterra.Carlo VI non aveva eredi maschi così nel 1713 fece approvare la prammatica sanzione, che aboliva nei domini asburgici la legge salica ( il divieto per le donne di occupare il trono) e Preparò l’ascesa della sua primogenita,Maria Teresa. Ma la prammatica sanzione per essere efficace doveva essere accettata dalle altre potenze. Ci fu così il compromesso fra Austria e Inghilterra: l’Austria doveva ottenere il riconoscimento della prammatica sanzione da parte dell’Inghilterra e quest’ultima Doveva bloccare l’espansione commerciale asburgica e creare un contrappeso alla penetrazione austriaca in Italia. Nel 1731 l’Austria ebbe dall’Inghilterra l’approvazione per la successione di Maria Teresa, in cambio smantellò le compagnie commerciali di Ostenda, la Spagna, si garantì la successione di Don Carlos a Parma e Piacenza. Le mire di Elisabetta Farnese fecero vivere l’Italia tumultuosi mutamenti politico dinastici. Mentre la pax ispanica garantita nel mezzogiorno peninsulare insulare fu assicurata per due secoli ( + Milano) la pax asburgica fu assai travagliata e destinata a durare meno di quella spagnola. Napoli e la Lombardia, che appartenevano ufficialmente all’Austria dopo la pace di Utrecht, gli Asburgo promossero una serie di riforme: a Napoli ci fu la creazione di un’Banco nazionale e di una giunta di commercio; A Milano l’istituzione di un catasto per la ridistribuzione dei carichi fiscali. La Sicilia, come si è detto, passó dalla Spagna al Piemonte sabaudo, quindi agli Asburgo. Importanti furono per il Piemonte, Vittorio Amedeo Secondo il suo successore Carlo Emanuele III,applicarono il modello dello Stato assolutistico realizzato in Francia.Intervenendo in diversi campi: il fisco, il regime feudale e le immunità ecclesiastiche, la codificazione giuridica, la scuola. Furono inoltre limitati i privilegi dei ceti ma non venne abolito il sistema che fondava e rendeva possibili quei privilegi, ossia il sistema feudale. Infine la politica di Vittorio Amedeo Secondo fu una semplice politica abile e audace di una piccola potenza che seppe inserirsi nel gioco dell’equilibrio europeo traendone vantaggi. Nel 1733 l’Italia doveva Diventare il teatro di un’altra guerra scoppiata per motivi dinastici: la guerra di successione polacca ( 1733-38) . Tutto incomincia con la morte del re di Polonia, Augusto secondo di Sassonia, e la contrapposizione di due pretendenti alla sua successione: Stanislao Laszezynski, suocero di Luigi XV e Federico Augusto II di Sassonia. La prima candidatura fu sostenuta dalla Francia e dei polacchi; la seconda da Austria, Prussia e Russia. Lo zar Pietro il grande penetrò in territorio polacco e insedió sul trono Federico Augusto di Sassonia. Nella prima fase, ci fu il conflitto classico Asburgo contro Borbone, uniti Con i due rami di Spagna e di Francia in un patto di famiglia. La Spagna sperava di poter riprendere Napoli e la Sicilia e anche la Toscana visto che era morto l’ultimo dei medici; a Carlo Emanuele III di Savoia venne promesso il milanese. Quest’ultimo temeva l’insediamento di una dinastia borbonica nell’Italia meridionale il primo ministro francese desiderava consolidare i confini sul Reno e all’Austria era necessario ottenere il bene placido francese alla prammatica sanzione. Così cominciarono trattative segrete di pace tra Francia e Austria, i rovesciamenti delle alleanze cambiarono e nel 1738 Carlo VI d’Asburgo e stipulò la PACE DI VIENNA che garantiva Federico Augusto II, re di Polonia, con il nome di Augusto III; A Stanislao venne concessa la Lorena; a Carlo di Borbone i regni di Napoli Sicilia; all’Austria il granducato di Toscana ( assegnato al marito di Maria Teresa d’Austria, Francesco Stefano di Lorena);ai Savoia Novara, Tortona, le Langhe.Importante fu che il regno di Napoli tornava ad essere un regno con una propria dinastia autonoma e alla Francia fu riconosciuta la prammatica sanzione. GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740-1748) Nel 1740 Carlo VI muore e l’equilibrio stabilito dalla pace di Vienna fu retto dal re di Prussia, Federico Secondo che occupò la Slesia austriaca, regione molto ricca di risorse minerarie. La Francia di Luigi XV si alleò con Federico Secondo contro gli Asburgo.anche la Spagna di Filippo V e suo figlio Carlo, re di Napoli, si schierarono con la Prussia e la Francia per sottrarre il Ducato di Parma e Piacenza all’Austria. L’Inghilterra invece giocò un ruolo diplomatico, Promuovendo una mediazione tra Austria e Prussia: questa ottenne dall’Austria gran parte della Slesia. Scomparsi Walpole e Fleury, Francia e Inghilterra entrarono in conflitto. La coalizione franco-spagnola combattiva contro la coalizione austro-inglese + Emanuele III di Savoia. Tutta l’Europa fu teatro di guerra.Nel 1744 gli austriaci tentarono di attaccare il regno di Napoli ma furono sconfitti a Velletri da Carlo VII di Borbone.Dopo alcune vittorie franco-spagnole, nel 1747 le truppe piemontesi fermarono l’invasione francese.Successivamente la guerra continuò in Germania alla fine terminò con la ripresa della Slesia da parte di Maria Teresa d’Austria. La Prussia e l’Inghilterra restarono due potenze diplomatiche ai fini dei propri interessi. Fu la diplomazia a riequilibrare le sorti della guerra, con la PACE DI AQUISGRANA nel 1748: •Maria Teresa d’Austria governerà i territori ereditati dal padre Carlo VI. Il marito Francesco di Lorena, riceve il titolo imperiale, Nascerà così una nuova dinastia, quella degli Asburgo-Lorena. * Prussia = annessione della Slesia * Ai Savoia apparteneva la Sardegna, Savoia, Nizza e parte del Piemonte. * La Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova ( compresa Corsica) Restano indipendenti. * I ducati di Parma e Piacenza vennero governati da Filippo di Borbone-Farnese (fratello del re di Napoli, Carlo VII). * Il gran ducato di toscana apparteneva alla dinastia Asburgo-Lorena. * Il regno di Napoli e il regno di Sicilia erano stati indipendenti sotto il ramo dei Borboni di Spagna. Questo assetto politico italiano rimase immutato fino alla discesa di Napoleone Bonaparte.Questo equilibrio italiano però, non corrispose a quello europeo, dove i conflitti continuarono. ILLUMINISMO Il secolo dei lumi e caratterizzato dall’uso spregiudicato della ragione applicata a tutti i campi. L’Illuminismo fu una cultura universale e cosmopolita. Ma si diffuse in tempi e modalità differenti,Parigi fu il centro di questo movimento;un importante ruolo fu ricoperto dei philosophers (intellettuali). Fra il tardo seicento e gli anni 30 del settecento ci fu la cosiddetta crisi della coscienza europea, cioè l’età del pre Illuminismo ,caratterizzata dall’esigenza di rifondare il pensiero europeo.In un primo momento l’attenzione venne posta ,dagli illuministi, sui problemi morali e religiosi dell’uomo (prima fase), poi si passò alle questioni politiche e sociali (seconda fase) e infine cosciente della popolazione. Naturalmente anche per quanto riguarda la demografia, l’Europa crebbe a diverse velocità. Ora è compito dell’uomo stabilire l’equilibrio tra popolazione e risorse, dunque la cultura pragmatica dell’Illuminismo trova spazio in questo campo. L’agricoltura fino al 1850 occupa il primo posto nell’economia dell’Europa. Si svilupparono aree di agricoltura estensiva, dove l’aumento della produzione è ottenuto attraverso l’aumento della superficie coltivata e di aree ad agricoltura intensiva, dove si cerca di massimizzare la produttività della terra attraverso la concimazione, l’irrigazione ecc.. se guardiamo le rese agricole, il rapporto cioè semente- prodotto, ci rendiamo conto delle diverse velocità dell’agricoltura europea nel corso del settecento. I paesi con le più alte rese agricole furono i Paesi Bassi e l’Inghilterra. Ridistribuzione della ricchezza e differenziazione sociale crescente nella popolazione rurale furono le due conseguenze della maggiore produttività della terra: e i due fenomeni furono la base per accelerare la trasformazione profonda dei rapporti di proprietà nelle campagne attraverso l’abolizione del feudalesimo.Il settecento fu anche il secolo delle città europee e meglio delle metropoli. Nel 1800 saranno tre le più importanti: Londra, Parigi e Napoli. In queste grandi città si eserciterà la capacità politica degli Stati: nella promozione delle loro funzioni commerciali interne e internazionali, nella creazione di infrastrutture pubbliche, nel controllo dell’incremento demografico, nella soluzione di problemi annonari e di approvvigionamento ecc.. Le basi materiali, economiche della società furono l’oggetto di riflessione e dibattito per gli illuministi. Ricchezza-potere, accumulazione del capitale, favorirono l’accentuazione del conflitto fra il diritto di proprietà e il privilegio del possesso, contribuendo a determinare la vittoria del primo principio sul secondo. Un’altra disputa ci riguarda la nobiltà, la distinzione fra nobiltà di spada o di sangue e nobiltà di toga. C’era una differenza tra la nobiltà di sangue dell’Europa centro orientale e quella dell’Europa mediterranea.La prima nobiltà di sangue aveva poteri militari, economici e sociali rilevantissimi, ad esempio in Polonia si identificò totalmente con lo Stato oppure in Prussia i junker divennero parte integrante della monarchia degli Hohenzollern. In Francia invece l’alta nobiltà era prevalentemente una nobiltà di corte: le alte cariche militari, civili e religiose erano nelle loro mani, ma i partecipanti all’esercizio del potere pubblico costituivano un’Elite, la quale solo in minima parte coincideva con le famiglie più importanti dell’alta nobiltà. Un ruolo importantissimo svolse lo Stato Oriente creando la nobiltà di servizio, subordinandone bisogni e richieste al potere centrale e concedendole poteri illimitati sul piano economico e sociale; Occidente favorì una più accentuata dialettica interna al mondo militare, con l’ammissione di nuovi membri nelle file dell’aristocrazia. Ma comunque in Europa la nobiltà era una casta che si riconosce a in valori e comportamenti comuni.Faceva eccezione l’Inghilterra dove i nobili e non nobili visi occupavano insieme degli stessi affari e si sposavano tra loro.La nobiltà inglese era una nobiltà imprenditoriale e mercantile, cresceva nella società la forza di proprietari, mercanti, operatori d’affari, imprenditori non nobili. Nel settecento non nacque una borghesia europea. Vennero piuttosto a formarsi nuove forze attraverso processi storici diversi, alla quale tutta l’Europa mediterranea fu interessata.Nella parte meno evoluta di quest’area, per esempio nel regno di Napoli, la borghesia nasce come prodotto storico del compromesso tra la monarchia e baronaggio feudale ( quindi una borghesia professionale).Nelle Europa orientale, non nacque la borghesia. LE RIFORME DELL’ASSOLUTISMO ILLUMINATO: L’assolutismo illuminato fu la fase più matura nello Stato moderno, ma anche la difficile sintesi tra assolutismo e Illuminismo. I sovrani incominciarono a portare le idee illuministiche nel campo politico. La difficoltà di conciliare assolutismo Illuminismo consiste nel fatto che il processo riformatore dovette fare i conti con i limiti dell’antico regime, gettando le basi per la crisi del vecchio ordine economico, sociale e politico. Fu necessaria la rivoluzione.Si cerca di rendere più efficace l’esercizio del potere monarchico attraverso la specializzazione della pubblica amministrazione con il rinnovamento delle strutture del paese degli apparati amministrativi. Ministeri e segreterie di Stato divennero gli organi politico-amministrativi più importanti. Il passaggio che portò a un nuovo modello di divisione di funzioni tra il governo e la burocrazia ( Corpo scelto di funzionari specializzati e competenti, inquadrata in un’organizzazione gerarchica, disciplinati in base a norme e regolamenti precisi) fu graduale e non lineare.E nello stato di diritto che si affermerà la distinzione netta tra la sfera politica e la sfera amministrativa. Furono soprattutto le riforme dell’assolutismo illuminato a spingere verso un apparato amministrativo più efficiente sia verso una più precisa distinzione tra funzioni e poteri.In particolare le riforme di Maria Teresa d’Austria prevedevano sia l’accentramento del potere e il bisogno di corpi funzionari più competenti e specializzati. Il nucleo dell’apparato amministrativo austriaco fu il consiglio di Stato, composto di funzionari specializzati in diversi settori ( finanziario, commerciale ecc..) Periforme intervennero nella materia fiscale. Le più importanti voci del fisco erano imposte dirette e imposte miste e imposte dirette. Tutti gli Stati ricorrevano all’imposizione indiretta perché la riscossione era più facile, ma essa era sempre causa di malcontento e rivolte. Sul terreno fiscale, il problema è che era difficile valutare la ricchezza mobiliare e immobiliare senza strumenti attendibili. Per questo nasce la compilazione del catasto. Sull’amministrazione della giustizia nell’antico regime pesavano l’ esistenza di una molto tipicità di giurisdizione, tra cui la più importante era quella feudale, e la confusione nell’amministrazione trasferta giudiziario e sfera esecutiva. Inoltre, l’ordinamento non era realmente unificato. La codificazione del diritto e la sua semplificazione contribuirono a unificare l’ordinamento ma le giurisdizioni privilegiate non furono abolite.Comunque sia sul piano fiscale che su quello del diritto si affermavano due importanti rinnovamenti: il catasto e la codificazione.Il settecento fu anche il secolo della scienza come reale, e cioè la scienza dell’amministrazione pubblica. Con Federico Secondo la Prussia consolidava il ruolo di grande potenza.A de finire questo ruolo avevano “partecipato” : La frammentazione delle realtà politiche della Germania; il rapporto tra la dinastia Hohenzollern e La formazione sociale prussiana dominata dal potere più darle degli Junker;La necessità di costruire uno Stato forte sul piano militare, capace di difendersi dal peggiore nemico, la Svezia, e di resistere alla sua espansione nell’area baltica e centro europea.Ma furono soprattutto gli sviluppi della congiuntura politica internazionale ad avvantaggiare la Prussia. Nel 1748, con la pace di Aquisgrana, Federico Secondo riusciva ottenere il riconoscimento dell’annessione della Slesia, sottratta all’Austria. Tra il 1756 e il 1763 la Prussia fu impegnata nella guerra dei sette anni. L’impegno di energie finanziarie e militari fu enorme: ma con la prima spartizione della Polonia (1777) fu annessa la Prussia accidentale. Alla morte di Federico Secondo, la superficie dello Stato prussiano era raddoppiata e la popolazione triplicata. Nella politica interna, il punto di forza di Federico Secondo fu la capacità di tradurre alcuni principi di riforma dello Stato senza intaccare le fondamenta della formazione sociale del paese.Il modello del dell’assolutismo illuminato, cioè di una monarchia assoluta che promuove riforme per rafforzare l’unità e la centralizzazione del potere politico, trovo nella Prussia il luogo più efficace da applicazione.Federico II fu un sovrano sensibile alla filosofia,Alla letteratura , alle arti, alla musica e a tutti i valori della cultura laica illuministica. Favorì la libertà di stampa e rese obbligatoria l’istruzione elementare. Furono sopra tutto l’amministrazione e la giustizia in settori privilegiati dell’intervento riformatore di Federico. Faccio intubata la specializzazione ministeriale (istituito il ministero del commercio e uno per l’esercito).L’organizzazione della burocrazia e la retta da principi rigorosamente collegiale. Il suo nucleo era un consiglio di funzionari corresponsabili.Federico Secondo abolì la tortura e limitò la pena di morte. Un altro settore di intervento dello Stato sull’economia. Il sovrano favorì la colonizzazione delle terre orientali e attuò la prima sistematica politica popolazioni stica in Europa.Nonostante tutto ciò, le basi della società prussiana restarono immutate: lo Stato non esercitava nessuno giurisdizione diretta sulla massa della popolazione rurale, governata junker e le imposte dei contadini, erano riscosse direttamente dai signori. Persisteva la servitù della gleba. Il peso internazionale dell’Austria sboro era aumentato nella seconda metà del seicento. I principi territoriali della Germania videro l’impero con un baluardo contro la Francia. Il prestigio degli Asburgo era rafforzato anche dalle guerre contro i turchi, che dovettero cedere definiva definitivamente l’Ungheria. Una grave perdita fu invece la Slesia ( ricca regione mineraria). Risolto il problema della successione, l’ascesa al trono della figlia di Carlo VI, Maria Teresa, apri una fase di riforme. Maria Teresa seppe circondarsi di consiglieri intelligenti e, i quali l’aiutarono a coordinare riforme in politica interna ed esterna. L’intero apparato di governo fu rinnovato e modernizzato, furono unificate Le cancellerie d’Austria e di Boemia e le rispettive corti d’appello. L’aristocrazia e il clero furono chiamati a contribuire al carico fiscale in maniera più efficiente. Il consiglio di Stato, fu l’unico organismo Chiamato a dirigere l’apparato.Maria Teresa fondo collegi per l’educazione. Ma le riforme teresiane furono superate in qualità e quantità da suo figlio, suo successore, Giuseppe Secondo. Egli intervenne in maniera religiosa: soppresse le proprietà ecclesiastiche e atto il primo serio tentativo di riforma fiscale globale, attraverso l’istituzione del catasto onciario, che tassava i beni della Chiesa. Con il concordato del 1741 tra il regno di Napoli e sede Apostolica, furono limitati l’immunità e l’eccessivo numero degli appartenenti al clero. La stagione riformatrice fu resa possibile anche grazie ai fermenti intellettuali manifestatisi a Napoli durante l’età austriaca e nell’epoca di Giambattista Vico e Pietro Giannone. Il primo, autore dell’opera senza nuova, gettava le basi di una nuova visione storica delle società umane; il secondo, autore dell’opera Istoria civile del regno di Napoli, esaltava i poteri pubblici contro le ingerenze della Chiesa e difendeva, in un contesto difficile come quello napoletano, la libertà di coscienza e di culto. Nel 1759 Ferdinando VI re di Spagna muore senza eredi. Carlo di Borbone veniva quindi chiamato sul trono di Spagna come Carlo III. A Napoli, per la minore età del figlio di Carlo, Ferdinando, fu costituito un consiglio di reggenza: il suo personaggio di spicco fu il ministro Tanucci. I provvedimenti di rilievo furono: •La riforma delle finanze comunali •Il rafforzamento delle magistrature periferiche dello Stato •L’esposizione dei gesuiti. Ma la struttura economica del mezzogiorno restava assai fragile, nonostante la ripresa demografica e agricola la dipendenza dal mercato internazionale restava immutato, le manifatture scarseggiavano. La carestia e la crisi economica del 1763-64 evidenziarono i limiti dell’economia e della società del mezzogiorno. Se Napoli non riusciva essere il cuore economico del regno, si presentava comunque, a metà settecento, come una grande capitale europea: il centro culturale dell’Europa illuministica. La seconda generazione degli illuministi, fondata nella scuola di Antonio genovesi, fu la protagonista di un nuovo spirito di collaborazione tra intellettuale e politica, che caratterizzò il regno di Ferdinando Quarto di Borbone. Nel supremo consiglio delle finanze, entrarono intellettuali illuministi come Gaetano Filangieri, Autore della scienza della legislazione.Un’attenzione per le province e per la questione feudale caratterizzò questi anni, l’antico regime ormai si avviava alla sua crisi anche nel Mezzogiorno. •Dopo la pace di Aquisgrana (1748), la Lombardia rimase sotto il dominio austriaco. Anche il granducato di Toscana entrava nell’orbita austriaca, affidato a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa. Proprio durante il regno di quest’ultima furono promosse alcune riforme nella Lombardia austriaca: fu completato il nuovo catasto, l’amministrazione fu centralizzata e fu abolita la venalità delle cariche pubbliche.Ma furono soprattutto i due figli di Maria Teresa ad accelerare il processo riformatore:Giuseppe e Pietro Leopoldo ( futuro Leopoldo III) Giuseppe II estese anche la Lombardia Le riforme promosse nell’impero asburgico: il controllo rigido sulla Chiesa;la centralizzazione amministrativa e il più efficace governo delle province, affidato a intendenti; interventi nel campo dell’educazione scolastica; la promozione di istituzioni culturali come accademie e il teatro la Scala.Giuseppe inserì la Lombardia in un sistema economico integrato nel meccanismo degli scambi europei. Abolì il Senato milanese. * Nel gran ducato di Toscana, Pietro Leopoldo promosse due riforme di capitale importanza: la prima, chiamata allivellazione, concedeva ai mezzadri, i terreni di proprietà dello Stato pagando un canone annuo fisso; la seconda sì concreto nel nuovo codice penale (1786) che aboliva la pena di morte,la tortura, la confisca dei beni del condannato e il delitto di lesa maestà. I sudditi del granducato, in quegli anni, acquisirono diritti sul piano della libertà individuale ed economica di cui non avevano mai goduto. Sia a Napoli, sia a Milano, sia a Firenze le riforme trovarono motivi ispiratori del movimento illuministico. LA GUERRA DEI 7 ANNI Dopo la pace di Aquisgrana Le tensioni europee continuarono. La Prussia in fase espansionistica, l’Austria che voleva riprendersi la Slesia, la Russia alla ricerca di un egemonia più stabile sul Baltico, L’Inghilterra e la Francia in conflitto soprattutto per l’egemonia coloniale: le potenze europee si dividevano in due categorie, quelle che avevano orizzonti più continentali e quelle che avevano interessi d’oltre mare. Il sistema dell’equilibrio europeo entrava in crisi per l’impossibilità di bilanciare la forza di queste potenze. La corsa anglo- francese all’impero coloniale aveva immediate ripercussioni sugli equilibri europei. Le aree del conflitto furono: il continente nord americano, dove le colonie inglesi erano in lotta contro le colonie francesi del Canada, della Louisiana e della Nuova Scozia; l’India, dove la compagnia commerciale inglese doveva fare i conti con i progetti di espansione della Francia. Nel 1756 scoppiava dunque la guerra dei sette anni (1756-63) tra Francia e Inghilterra, combattuta sui fronti europei, sul fronte indiano e americano. La Prussia si alleò con l’Inghilterra e l’Austria e la Russia con la Francia: rovesciando le alleanze tradizionali. La guerra dei sette anni, rivelò il protagonismo militare della Prussia di Federico Secondo, la fragilità del sistema politico-militare della Francia coloniale(perse gran parte dei suoi possedimenti americani e indiani) e la supremazia dei mari di Inghilterra.Nel 1762 Federico II firmò la pace separata con lo zar di Russia e nel 1763 con l’Austria, ottenendo la conferma dell’annessione della Slesia. La pace di Parigi, sempre nel 1763, fu firmata da Francia e Inghilterra. La conclusione della guerra dei sette anni spostava l’asse dell’equilibrio verso l’America, l’Austria e l’Africa. LA SPARTIZIONE DELLA POLONIA La Polonia, dopo la fine della dinastia Jegellone , fu “protetta”( a turno) dalle potenze europee. Erano anche entrate in conflitto per garantirsi il controllo del suo territorio. Di fatto, furono le tre potenze della Russia, Prussia e Austria a decidere il destino polacco. Dopo la morte del principe imposto sul trono polacco da queste potenze ,Augusto III di Sassonia, Caterina II di Russia e Federico II di Prussia invasero la Polonia per imporre il loro candidato, Stanislao Poniatowski (amante di Caterina). Stanislao era educato secondo le idee illuministiche e voleva attuare riforme per limitare il potere dell’aristocrazia. Era inevitabile lo scontro con la nobiltà. Nel 1772, la Russia, insieme alla Prussia e all’ Austria procedettero alla prima spartizione del territorio: la monarchia asburgica acquisto la Galizia, la Russia la gran parte della Bielorussia e la monarchia Hohenzollern ottenne la Prussia occidentale (controllo del litorale baltico e meridionale).Questa prima spartizione fu un grave colpo per lo spirito illuminista, si infrangeva il sogno di una riforma interna dello Stato e della pacifica convivenza internazionale. La spartizione venne “giustificata” si fece per rimettere “ordine” nella Repubblica polacca contro lo “spirito perverso” dei suoi cittadini. Nel 1792 i soldati di Caterina seconda invasero di nuovo il paese perché Stanislao cerco di trasformare la monarchia polacca da elettiva in ereditaria. Nel 1793 fu compiuta una seconda spartizione a favore della Russia e Prussia. Un’insurrezione nazionale fu repressa nel sangue e nel 1795 si giunse alla terza spartizione. Il paese scomparve quasi del tutto. CAPITOLO XI IL MONDO OLTRE L’EUROPA: L’ESPANSIONE COLONIALE Le vecchie potenze coloniali: spagnoli e portoghesi in America Nel XVIII secolo Spagna e Portogallo possedevano vastissimi territori oltreoceano. Si trattava di paesi, come le terre del centro e del sud America, che avevano pagato un prezzo molto alto ai colonizzatori spagnoli e portoghesi. I risultati raggiunti dalla conquista erano stati l’integrazione di vastissimi territori in un’unità politico-dinastica e il controllo economico e amministrativo, questo era soprattutto sviluppato nei territori americani della Spagna. Per l’espansione coloniale in Asia e in Africa, Spagna e Portogallo furono esclusi. Ad essere interessati a questi territori furono: Olanda, Inghilterra e Francia. L’impero coloniale spagnolo, nel 700, comprendeva gran parte dell’America meridionale, le isole dei Caraibi, il Messico, la Florida. Si trattava dunque di un impero essenzialmente americano anche se la corona era Spagnola. Al vertice dell’amministrazione nel Messico e in Perù vi erano i viceré, in altri territori invece capitani, generali e governatori. Nei domini americani i compiti del viceré erano molto vasti, di natura politica, militare, giudiziaria e finanziaria. Questi viceré erano scelti sempre tra i membri dell’aristocrazia Castigliana. I viceré erano assistiti dalle Udienze, formate da magistrati che amministravano le province maggiori (Santo Domingo,Cile,Panama ecc..) ed esercitavano il potere in assenza del viceré. Con la politica riformatrice di Carlo III di Borbone si ebbe la massima espansione territoriale della Spagna in America, con l’acquisto della Louisiana nel 1763. Furono ristabilite le province; fu stabilita la figura degli intendenti; l’esercito fu istituito da milizie regolari di europei integrati con neri e meticci. Nel corso del XVII secolo, la crescita della popolazione bianca, l’arrivo di schiavi neri e la formazione d i popolazione meticcia, avevano favorito la ripresa demografica. Grazie agli schiavi l’agricoltura poté svilupparsi durante il 600, furono messe a coltura muove terre e ci fu l’introduzione della coltivazione di vite e canna da zucchero. Le famiglie aristocratiche allargarono le loro proprietà attraverso i matrimoni con i membri della stessa classe e le resero inalienabili. Anche la chiesa e gli ordini religiosi accumularono grandi proprietà e le attività manifatturiere e industriali si svilupparono durante il XVII e il XVIII secolo; in particolare le costruzioni navali e il settore tessile e l’edilizia. Il sistema coloniale spagnolo però aveva anche dei punti deboli: più importanti dell’importazione europea dall’Asia. Altri bene furono lo zucchero, l’indaco e il salnitrio. Dal commercio al dominio Nella seconda metà del 700 il rapporto tra Europa e Asia cambiò radicalmente: il controllo commerciale fu strumento per il fine del dominio politico, che divenne l’obiettivo più importante delle potenze coloniali. L’India fu il modello di un nuovo dominio coloniale, a favorire una nuova fase della dominazione nel continente asiatico furono una serie di fattori: la rivalità tra Francia e Inghilterra per l’espansione in Asia, la disgregazione dell’unica esperienza politica in territorio indiano, l’impero moghul. L’Unità dell’impero Moghul cominciò a sfaldarsi a principio del 700. A metà 700 l’impero indiano era gravemente indebolito, i fattori della sua debolezza furono la rivalità tra i partiti di corte, la frammentazione e l’autonomia di province e regioni e l’intromissione degli europei nei conflitti Indiani. La guerra dei 7 anni e la conquista inglese del Bengala segnò il destino politico dell’India. Il bengala era diventato per il commercio europeo l’area più importante dell’India. Gli inglesi erano riusciti ad ottenere una serie di privilegi che garantivano alla Compagnia il controllo di alcuni villaggi nella zona di Calcutta. Nel 1757 esplose il conflitto tra Bengala e Inghilterra. Nei due anni successivi l’Inghilterra espulse i Francesi dal Bengala e sottomise il commercio olandese a quello inglese. Nel 1764, nella battaglia di Buxar,gli inglese sconfissero le truppe alleate dell’imperatore e fecero prigioniero Alam, ponendo in questo modo le basi dello sviluppo della dominazione inglese diretta in India. Gli ultimi decenni del 700 significarono per l’India la fine del regno di Delhi e l’estensione della confederazione dei Maratti. L’espansione britannica continuò ancora tra fine 700 e inizio 800 e si servì di strumenti diversi come ad esempio la pratica di stipulare trattati con i sovrani locali. La prima tappa del dominio inglese si ebbe sotto il primo governatore generale, Warrens Hastings (1774-85), egli tolse ai sovrani indiani l’amministrazione della giustizia e delle finanze e furono creati tribunali inglese. La seconda tappa si ebbe con Charles Cornwallis (1786-93) il quale escluse gli indiani dalla burocrazia e si attuò una separazione sociale. Tutto il commercio locale cadde sotto il rigido controllo inglese e molti principi locali per mantenere il loro posto sul trono erano costretti a versare alla Compagnia grandi somme di denaro. La Cina e Giappone L’espansione europea verso l’India era stata favorita da una molteplicità di fattori come ad esempio la difficoltà di mantenere uno stato unito e compatto, la possibilità di sfruttare un’economia che produceva beni altamente richiesti sul mercato internazionale, la supremazia di formazioni politiche che avevano guadagnato il ruolo di grande potenze, sono questi alcuni dei fattori più importanti che spiegano il destino dell’india. L’assenza di questi fattori invece spiega la storia della Cina e del Giappone nell’epoca dell’espansione europea. Nel 1644 la Cina fu governata dai Qing della dinastia Manciù. I primi imperatori di questa dinastia dominarono una grande realtà imperiale, consolidarono i confini territoriali, fermarono l’espansione russa alla fine del 600 e conquistarono la Mongolia, il Tibet, la regione del Sinkiang. In circa un secolo e mezzo l’impero cinese raddoppiò l’estensione del suo territorio, la popolazione aumentò, furono valorizzati i suoli e furono introdotte nuove colture (archidi, patate dolci). I rapporti commerciali furono a favore della Cina e sfavorevoli ai Paesi Europei. Verso la fine del 700 però ci furono delle fragilità, la crescita demografica era un fattore di squilibrio in un sistema ancora preindustriale e la presenza di due potenze vicine, come la Russia e il Giappone, era una grave minaccia per la Cina. Il 600 fu per l’impero Tokugawa (giapponese) un secolo di sviluppo economico. La popolazione triplicò, furono compiuti lavori di sistemazione idraulica, promosse riforme fiscali. Al vertice dell’amministrazione statale vi era lo shogun, i guerrieri (samurai) andavano trasformandosi in gestori di rendite feudali. Artigiani e mercanti popolavano le città. Nel corso del XVIII secolo carestie e rivolte contadine vanificarono i tentativi riformatori messi in atto, si preparava in questo modo la crisi del sistema, nel XIX secolo il Giappone fu isolato dal contesto commerciale e solo gli olandesi riuscirono a costruire relazioni economiche con questo impero. Il continente africano Nel XVI secolo stroncato l’impero songhai, scomparvero tutte le grandi formazioni politiche che avevano caratterizzato l’Africa medievale. La carta politica dell’Africa fu così ridisegnata. • Nella parte nordorientale gli arabi crearono un vasto impero commerciale. • Nell’area nigeriana e senegalese una molteplicità di regni indigeni antichi resistette fino all’800. • Al centro e a est della zona sudanese, gli imperi sopravvissero fino all’arrivo degli europei. • Una vastissima zona era dominata dal deserto. L’attività più fiorente fu la tratta degli schiavi, le navi venivano caricate di armi, stoffe, liquori e altri oggetti di valori che erano ceduti ai capi delle tribù in cambio di schiavi; questi venivano caricati e trasportati verso le coste americane. CAPITOLO XII LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Una vera rivoluzione Tra il 1750 e la prima metà dell’Ottocento una parte dell’Europa occidentale fu investita da una grande trasformazione nelle basi dell’economia, nell’ordine sociale e nei modelli di vita. Al centro di questa rivoluzione troviamo l’Inghilterra e l’origine di questa trasformazione fu la trasformazione della vecchia manifattura del cotone in sistema di fabbrica. A dare un grande contributo a questa trasformazione furono le innovazioni tecnologiche, ad esempio la sostituzione di macchine al lavoro degli uomini e la sostituzione di fonti artificiali di energia a quelle animali e umane o naturali ma soprattutto l’uso più abbondanti di materie prime. Questo processo che si differenzia nei luoghi e nei tempi vieni definito “rivoluzione industriale”. Questo processo migliorò le condizioni di vita e l’equilibrio tra popolazioni e risorse, trasformò il volto delle civiltà europee. La rivoluzione industriale ebbe però i suoi costi infatti fu sfruttato il lavoro di donne e bambini e si accentuò il divario tra Paesi industriali più ricchi e paesi industriali meno ricchi. La rivoluzione industriale come tutte le rivoluzioni non cancellò il passato infatti nel XIX secolo forme di produzione manifatturiera convissero con il sistema industriale. L’Europa prima della Rivoluzione industriale La società europea del XVII e del XVIII secolo era prevalentemente agraria, ma essa non era né di un solo tipo, né stabile. Le differenze tra i diversi sistemi di proprietà e di utilizzazione del suolo ebbero un grande peso nel legame tra agricoltura e lo sviluppo industriale. Ma alcune aree agrarie dell’Europa si trovano meglio preparate all’industrializzazione altre meno. Al primo posto è da collocare l’Olanda. Tra il 500 e il 600 gli olandesi reagirono allo squilibrio tra popolazione e risorse non con l’aumento degli addetti sul territorio agricolo ma mantenendo stabile il loro numero e rendendo più efficace il loro lavoro. Fu questo a caratterizzare la rivoluzione agricola olandese, che fu favorita dall’abolizione di obblighi feudali in molte zone del paese. Diversa è la situazione in Francia, qui le condizioni del terreno e il suo grado di sfruttamento variavano molto: moderni sistemi di coltivazioni e figure sociali articolate, come il piccolo proprietario, il contadino e il salariato. Le zone industrializzate maggiormente saranno le zone intorno a Parigi, Alsazia e Lorena. Ancora meno preparata allo sviluppo industriale fu l’Europa mediterranea: la particolare struttura del regime delle terre e la mancanza di iniziativa dei ceti urbani influirono sia sulla stagnazione agricola sia sul mancato decollo industriale. La Germania era invece divisa in due parti, quella orientale non industrializzata, quella occidentale che si rivela più aperta alle trasformazioni industriali. L’Inghilterra fu il paese che, nel 700, vide le più importanti trasformazioni agricole furono infatti introdotti sistemi più complessi di rotazione delle culture, furono investiti capitali per il miglioramento della produzione agricola e furono introdotte nuove macchine per facilitare il lavoro. Prima della rivoluzione industriale la forma di produzione più diffusa è la manifattura rurale a domicilio: uno o più imprenditori si riunivano, acquistavano materie prime e attrezzi di lavoro e vendevano il prodotto finito. Le manifatture rurali a domicilio si svilupparono sia nelle regioni della parte centrale dell’Europa concentrate intorno alle grandi città, sia in zone agricole fertili sia in zone meno fertili. Raggiunse l’apice del suo sviluppo nella seconda metà del 700 e la più grande ditta fu il lanificio di Linz (Austria). La seconda forma di produzione sviluppata era quella della manifattura centralizzata, con questo termine si intende un’azienda di grandi dimensioni e con molti addetti un esempio ne sono le industrie metallurgiche, minerarie del vetro e i cantieri navali. Questo tipo di azienda si sviluppò grazie all’intervento dello stato. Sempre nel XVIII secolo persistevano le industrie tradizionali controllate dall’artigianato urbano e dalle corporazioni. La loro esistenza fu minacciata dall’affermazione dell’assolutismo ma resistettero in Germania, orientale e meridionale, e in Polonia. Come abbiamo detto l’Inghilterra fu il paese ad essere più pronto all’industrializzazione questo perchè era diffusa molto la pratica delle manifatture rurali a domicilio. Alcuni dei vantaggi sostanziali per l’Inghilterra furono: la disponibilità di materie prime, la libertà di iniziativa, la diffusione del pensiero scientifico, un mercato omogeneo dove non vi erano barriere doganali e la diffusione della ricerca. Il tenore di vita degli inglesi erano più alti rispetto al resto del continente e si spendevano meno soldi per il cibo, era una società aperta ed infatti tra il 1660 e il 1760 le esportazioni britanniche quadruplicarono. inglese: era una rappresentanza per singole comunità che costituivano politicamente la colonia. Questa rappresentanza assicurava una più estesa partecipazione alla vita politica. I tratti specifici della colonizzazione americana non escludono il rapporto ideale e il rapporto politico esistenti tra America e Inghilterra: • Ideale: basti pensare all’idea del patto tra governanti e governati, circlato in ambienti diversi come quelli francesi, olandesi e inglesi • Politico: si deve sottolineare il sentimento di appartenenza alla comunità unitaria imperiale inglese. I rapporti con la società civile inglese erano strettissimi ma non esistette fino al XVIII secolo una realtà americana. La realtà era l’impero che riusciva a creare una comunità unitaria anche se geograficamente divisa. Lo sviluppo economico e sociale Il 700 per le colonie inglesi d’America fu un’età di crescita demografica, ad alimentare questa crescita contribuì l’emigrazione europea del XVII e del XVIII secolo. Secondo l’economista Malthus la chiave dell‘espansione demografica fu l’elevata produttività dell’agricoltura. L’America era divisa in 3 grandi sezioni produttive, nord - centro e sud. • Sud: andò strutturandosi intorno alla piantagione del tabacco, grandi piantagioni erano coltivate da manodopera schiavistica; i proprietari pressati da una forte domanda di tabacco, erano costretti a cercare nuovi terreni verso Ovest. Si formò così un ceto di grandi proprietari, essi erano eredi dei membri dell’aristocrazia minore inglese che nell’età di Cromwell, erano emigrati verso l’America e avevano formato il primo nucleo dei futuri re delle piantagioni in Virginia e nel sud Carolina. • Nord: la piccola chiesa- comunità era la base economica, ideologica della società. Il gruppo si muoveva alla ricerca di terre verso ovest è una volta insediatosi creavano i loro villaggi. • Centro: vi era un’agricoltura mista, fondata sull’integrazione fra cereali, frutta, verdura e allevamento. Inoltre questa sezione poteva contare sull’importanza portuale (porto di Filadelfia, New York) Fino alla metà del XVIII secolo il quadro di riferimento economico per le colonie americane fu l’impero britannico. A partire dal 1730 la crescita economica delle colonie, la nascita e la formazione di un’elité coloniale accentuarono i motivi di conflitto con la madrepatria. Le radici del conflitto con la madrepatria Fu solo intorno agli anni 30 del 700 che cominciò a formarsi nei coloni Americani la coscienza di costituire un corpo politico unitario diverso da quello dell’Inghilterra. Nel corso dei 4 decenni successivi al 1730 si accentuarono le ragioni che opponevano i coloni agli inglesi e che contribuirono a formare l’autocoscienza americana. I motivi del conflitto erano sia di natura economica sia politica. Più le colonie rafforzavano la loro struttura economica e politica più pesava la mancanza di un’autonomia nel sistema mercantilistico inglese. Inoltre Inghilterra e America si ispiravano ad un diverso principio di sovranità e quindi il conflitto divenne di natura politica. Con la rivoluzione l’Inghilterra aveva allargato le basi del potere ma il principio della concentrazione assoluta della sovranità in un’autorità era stato riconfermato anche dopo il 1688. Da questa autorità dipendevano le colonie americane, ma in esse si andava elaborando un pensiero politico della sovranità limitata che consentiva ai governati il controllo dei governanti. Gli eventi che contribuirono ad approfondire il divario tra colonie americane e madrepatria furono 3: • Il risveglio religioso tra gli anni 30 e 40 del 700, fu un’ondata di fermento religioso, mistico. Soprattutto le colonie del nord e del centro furono investite dalla speranza che l’America potesse realizzare una società giusta e che il suo popolo potesse portare a compimento la vittoria di cristo sul demonio. • La guerra dei 7 anni, combattuta tra coloni americani contro quelli francesi, assunse le caratteristiche di una guerra santa. Ma gli anni successivi alla guerra dei 7 anni furono una delusione per i coloni americani: essi avvertirono la discrepanza fra la loro capacità di guidare la situazione interna e la frustante posizione subordinata all’impero. Le forze armate americane erano più preparate rispetto a quelle inglesi. • I provvedimenti fiscali decisi dall’Inghilterra, a metà degli anni 60 si formò un’elitè coloniale. Questa maturazione aveva avuto modo di affermarsi anche nel lavoro svolto dalle assemblee legislative elettive (camere basse) presenti in tutte le colonie: i loro membri se ne servivano per ridimensionare il potere dei governatori inglesi e delle Camere alte. Proprio in questo periodo si andò affermando il principio “nessuna tassa senza rappresentanza” ovvero il principio che legava strettamente l‘imposizione fiscale inglese al consenso delle assemblee elettive coloniali. Subito dopo la pace di Parigi nel 1763, conclusiva della guerra dei 7 anni, Giorgio III e il parlamento inglese con la Proclamation Line vollero bloccare il continuo pericolo delle guerre contro gli indiani. Tra il 1764 e il 1765 lo Sugar Act e lo Stamp Act tradussero le richieste inglesi in nuove imposte per le colonie: zucchero, caffè, vino ecc.; lo stamp Act impose una tassa di bollo sui giornali. Nel 1766 il parlamento inglese fu costretto a revocare lo Stamp Act, ma promulgò il Declaratoy Act in esso si ribadiva che le colonie erano soggette all’autoritá del parlamento. Fu riaffermato il principio costituzionale e i vari atti a partire dallo Stamp Act in poi furono denunciati come violazione delle norme costituzionali. La questione fiscale divenne così questione costituzionale, nel 1767 il parlamento inglese sospese l’assemblea di New York che si era rifiutata di riunire le truppe della madrepatria e poco dopo si organizzò un vasto schieramento di opposizione all’Inghilterra. Le guerre d’indipendenza Il 5 marzo 1770 i soldati inglesi repressero nel sangue una rivolta scoppiata a Boston; 5 persone morirono negli scontri. Il parlamento quindi fu costretto ad abolire le imposte ma nel 1773 approvò il Tea Act che concedeva alla compagnia delle indie orientali il monopolio di tutto il mercato del tè. Nel dicembre del 1773 coloni mascherati da indiani salirono a bordo di navi della compagnia e gettarono in mare le casse di tè. L’episodio, chiamato Boston tea party, inaugurò la nuova fase nel rapporto tra le 13 colonie e la madrepatria: quella dello scontro aperto. Le rappresaglie inglesi furono durissime e si espressero in una serie di leggi, chiamate intollerabili, non tanto per il contenuto ma perché sancivano una dipendenza ancora maggiore dell’America dal parlamento inglese. Le leggi disposero la chiusura del porto di Boston fino al risarcimento dei danni. Nel 1774 furono diffusi molti scritti contro il parlamento, Thomas Jefferson, uno dei leader intellettuali della ribellione coloniale ribadì la distinzione tra corona e parlamento. Egli sosteneva che i coloni non erano vincolati dalle decisioni del parlamento inglese perché non vi erano rappresentati. Proprio in questo periodo si avanzò l’idea di un COMMONWEALTH britannico, fedele al re,ma autonomo in tutte le sue componenti, dotato di assemblee rappresentative a cui era riconosciuta la stessa dignità del parlamento. Il 5 settembre 1774 le colonie riunite nel primo congresso continentale decisero il boicottaggio del commercio con la Gran Bretagna. L’anno successivo ci furono i primi scontri armati e l’apertura a Filadelfia del secondo congresso continentale che nominò George Washington comandante delle truppe. Nello stesso anno Giorgio III dichiarava ribelli i coloni americani. La data decisiva per la Rivoluzione americana fu il 1776, cioè l’anno di pubblicazione del Common Sense, un opuscolo di Thomas Paine, e della Dichiarazione d’indipendenza (4luglio), redatta da Thomas Jefferson. Thomas paine nel suo opuscolo scriveva che il re, simbolo e garante dell’unità costituzionale dei popoli inglesi, aveva rotto il contratto con i sudditi Americani, li aveva privati dei loro diritti e perciò era un tiranno e quindi la ribellione contro di lui era cosa giusta. Questo opuscolo ebbe una diffusione straordinaria. La dichiarazione d’indipendenza fu redatta da Jefferson per conto di un comitato ristretto incaricato dal congresso continentale. Nella dichiarazione sono espressi i principi ispiratori della nazione americana e in sostanza ne sono 3: • Il diritto all’indipendenza e alla libertà è un diritto naturale • Attraverso il contratto sociale, i governi si impegnano a rispettare tutti i diritti alienabili degli individui • Il rapporto tra governanti e governati è fondato sul consenso di questi ultimi perciò il mandato del governatore può essere in qualsiasi momento revocato. Battaglia di Saratoga (1777) i reparti americani sconfissero quelli inglesi ma fu l’intervento francese a fianco degli americani (1778) ad incedere sulle sorti della guerra. Dopo la sconfitta a Yorktown delle truppe inglesi, nel 1783 fu firmata la pace di Versailles, che metteva fine alla guerra anglo-americana. La Gran Bretagna riconosceva l’indipendenza delle 13 colonie nordamericane, alla Francia erano restituiti i territori nei Caraibi e nel Senegal, la Spagna riotteneva la Florida e Minorca. Una rivoluzione costituzionale Dopo la dichiarazione d’indipendenza molte colonie avevano messo a punto nuove carte istituzionali. Nel 1777 il congresso continentale aveva approvato gli Articoli di Confederazione. Gli anni 80 furono per gli stati della confederazione un periodo assai tormentato: la fase cruciale della guerra e le conseguenze economiche e sociali del dopoguerra si intrecciano con le questioni interne della rivoluzione. Dal punto di vista economico la rivoluzione portò ad un esteso impoverimento e vaste regioni furono sconvolte dalla distruzione della guerra. Le tradizionali correnti di traffico commerciale si interruppero. Nel 1787 fu convocata la Convenzione di Filadelfia con il compito di rivedere gli articoli della costituzione del 1777 ed elaborare una nuova carta costituzionale. Nella Questo schema suggerisce che la rivoluzione francese scoppiò come uno scontro tra classi sociali ma in realtà non fu esattamente così. Il terzo Stato non è quello che oggi intendiamo per borghesia dato che gli appartenenti al terzo Stato non avevano identità di classe e presentavano le loro aspirazioni verso il feudo e il titolo di nobiltà. Lo stato di crisi che portò alla vera e propria rivoluzione presentava fattori diversi: le insoddisfazioni , le frustrazioni di una parte della nobiltà ,del clero e dei contadini; la complessiva arretratezza del sistema politico e la crisi politica e finanziaria della monarchia. Con Luigi XV che aveva avuto il suo periodo più felice durante il ministero del cardinale Fleury, il paese aveva conosciuto un'età di pace , ma alla morte di Fleury ,Luigi XV assunse il governo del paese che era condizionato dal conflitto tra partiti diversi. Ci fu dunque un'opposizione nei confronti della politica di Luigi XV fino ad arrivare ad un colpo di Stato in cui il cancelliere Maupeou soppresso il parlamento di Parigi. L'erede di Luigi XV fu Luigi XVI che affidò la direzione della politica a Robert-Jacques Turgot . Il suo piano di riforma prevedeva la libera circolazione delle merci ,l'eliminazione del sistema delle imposte , l'abolizione delle corporazioni e la riduzione di pensioni - si trattava però di un progetto riformatore ispirato alle idee illuministiche perciò nobili ,clero e parlamenti indussero Luigi XVI ad allontanare Turgot. Il successore di Turgot fu il banchiere Jacques Necker che con un atto rivoluzionario rese pubblico il bilancio dello Stato in cui era indicato il numero di pensioni, privilegi e grazie concesse dal re alla nobiltà e al clero (ci fu l'allontanamento di Necker successivamente) . Fu nominato ministro Charles Alexandre de Calonne che propose una serie di misure per l'assestamento del bilancio statale . Riuscì a garantirsi l'alleanza dei ceti convocando un'assemblea di notabili formata da rappresentanti della nobiltà di sangue, di toga, di magistrati ed eletti delle città, ma l'opposizione alle misure da lui proposte fu generale dunque fu richiesta la convocazione degli Stati generali non più riuniti dal 1614 . Luigi XVI fece richiamare Necker e promise la convocazione degli stato generali per il maggio 1789. Lo Stato francese era alla soglia della bancarotta a causa di una gravissima carestia che vedeva il declino dell'industria tessile, dell'alimentazione e lo sviluppo della disoccupazione. Il problema centrale in discussione era quello delle modalità di voto dell'assemblea, il parlamento di Parigi dichiarava solennemente che i tre ordini dovevano riunirsi e votare separatamente: in questo modo il clero e la nobiltà avrebbero avuto sempre il sopravvento nelle delibere. Necker, con la convocazione degli Stati generali riprometteva l'abolizione dei privilegi fiscali, lui voleva perciò al tempo stesso ridimensionare il potere della nobiltà e favorire il terzo Stato. La soluzione fu doppiare il numero di rappresentanti del terzo Stato e stabilire il voto per testa e non per ordine. I nobili però la pensavano diversamente e fu inviata al re una supplica (che può essere considerata come il manifesto dell'aristocrazia). Neckar riuscì a spuntarla e il re accordò al terzo Stato il raddoppio. Gli Stati generali si riunirono a Versailles il 5 maggio 1789, metà dei deputati era costituita da rappresentanti del terzo Stato provenienti da professioni liberali mentre in minima parte c'erano imprenditori e uomini d'affari mentre erano assenti artigiani contadini . Nobiltà e clero dapprima rifiutarono la proposta del terzo Stato di riunirsi in un'unica assemblea che non si poté riunire perché il re fece trovare chiusa la sala in cui abitualmente si svolgevano le riunioni degli Stati generali. I delegati si riunirono allora nella sala destinata al gioco della pallacorda e ribadirono in un giuramento (giuramento della pallacorda, 20 giugno 1789 ) la loro unità e l'impegno a stabilire una costituzione per il paese. Il 9 luglio i delegati del terzo Stato, del clero e i nobili liberali che in precedenza si erano opposti all'ordine del re di procedere divisi per ordini, si proclamarono "assemblea nazionale costituente" ed erano rappresentati dal conte di Mirabeau per la sua eloquenza il suo prestigio. • ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE Luigi XVI accettò il voto per testa e ordinò il 27 giugno ai rappresentanti della nobiltà e del clero di unirsi a quelli del terzo Stato legittimando l'assemblea nazionale. Il conflitto divenne guerra civile a causa del ricorso alla forza armata, il re fece circondare Parigi da mercenari stranieri e licenziò Necker . Il popolo si organizzó autonomamente, infatti il 14 luglio , artigiani, operai e commercianti parigini assalivano la fortezza della Bastiglia dove erano rinchiusi i rei di Stato. I soldati aprirono il fuoco uccidendo un centinaio di persone , Luigi XVI corse ai ripari richiamando Necker al governo; e dalle città si costituì una forza armata che prese il nome di "guardia nazionale" con al comando il generale Lafayette. Scoppiarono dalle campagne delle rivolte e furono rivendicati dai contadini diritti di pascolo e beni comuni. Sotto la pressione del movimento contadino , la notte del 4 agosto , venne decisa l'abolizione dei privilegi feudali, l'assemblea nazionale proclamava in 17 articoli la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che però mancava dell'approvazione del re Luigi XVI che li approvò solo dopo una marcia popolare su Versailles. A causa della pressione della folla che invase gli appartamenti suoi e di Maria Antonietta, il re fu costretto a subire il trasferimento della corte a Parigi, nel palazzo delle Tuileries e si trasferì anche l'assemblea nazionale. Fu importante la "riforma giudiziaria" che aboliva la venalitá degli uffici , la giustizia fu separata dall'amministrazione e furono istituiti due tribunali nazionali , l'alta corte e il tribunale di cassazione; il territorio era diviso in distretti che ottennero ciascuno un tribunale civile a cui ricorrere in caso di bisogno. Fu approvata la "costituzione civile del clero" in cui le cariche furono elettive e le diocesi corrispondevano ai dipartimenti ; ma la reazione di Roma e del pontefice Pio VI fu durissima. In Francia il clero si spaccò , alcuni accettarono il nuovo ordinamento (preti costituzionali), altri rimasero fedeli alla Gerarchia e a Roma (preti refrattari) , il punto di arrivo fu la costituzione del 1791 e i suoi cardini furono: la conferma di tutti gli articoli riguardanti le libertà del cittadino. La divisione dei tre poteri legislativi esecutivi e giudiziari: •il potere legislativo era concentrato in un'assemblea legislativa formata da 745 rappresentanti che duravano in carica quattro anni •Il potere esecutivo spettava al sovrano che aveva anche il diritto di veto sulle leggi (poteva sospenderle per non più di quattro anni) •il potere giudiziario spettava ai giudici eletti dal popolo -l'istruzione primaria era gratuita. Prima di arrivare alla promulgazione della costituzione, nella notte tra il 20 e il 21 giugno, Luigi XVI lasciò le due Tuileries per fuggire dal paese ma venne bloccato a Varennes e il re fu arrestato e ricondotto sotto buona scorta a Parigi. La fuga del sovrano e le reazioni che essa provocò portarono allo scoperto gli schieramenti di destra e di sinistra: gennaio. (la ghigliottina divenne un nuovo strumento di morte inventato per rendere più celere sicure le esecuzioni capitali). La convenzione istituì un comitato di salute pubblica e metteva appunto misure urgenti, ad esempio, il maximum dei prezzi dei grani. La lotta politica interna diventa ancora più aspra, da un lato i girondini e dall'altro i Montagnardi , ma la montagna ebbe il sopravvento. Una folla minacciosa circondò la sede della convenzione che si era trasferita alle Tuileries e costrinse i deputati ad approvare una mozione che prevedeva l'arresto di alcuni giorni. La costituzione del 1793 rispetto a quella del '91 rappresentava delle novità: l'elezione a suffragio universale maschile con il sistema uninominale dell'assemblea legislativa. La costituzione del 1793 fu approvata da un plebiscito con un consenso quasi unanime ma, di fatto , non entro mai in vigore. Nel 5 settembre del 1793 ci fu un periodo passato con il nome di "terrore" che prevedeva l'accentramento del potere del comitato di salute pubblica, lo smantellamento di tutti i club e società popolari, il controllo rigido dell'economia e della politica da parte del governo rivoluzionario. L'ascesa di Robespierre che aveva dei nemici era stata favorita dall'assassinio di Marat . Danton pensava che la violenza ,passaggio necessario del processo rivoluzionario , doveva aver termine e doveva essere instaurata la pacificazione. Hèbert e altri esponenti furono ghigliottinati su ordine di Robespierre e anche Danton fece la stessa fine per aver preso le difese di alcuni esponenti dirigenti coinvolti in traffici illegali con la compagnia dell'India. Con la legge del 10 giugno 1794 la violenza diventava sistema di governo. Soppresso ogni diritto alla difesa, atti di accusa collettivi rimandarono alla ghigliottina migliaia di persone. Le vittime dell'intero periodo del terrore, dall'autunno 1793 furono oltre 15.000. Tutti i ceti sociali furono coinvolti. Grazie ad un complotto Robespierre fu arrestato e morì ghigliottinato dando fine alla sua dittatura. • TERMIDORO ( 1794 -1795 ) Il Termidoro è l'undicesimo mese del calendario rivoluzionario francese, ci fu il passaggio dal governo monarchico a quello repubblicano. La reazione che vi fu in Francia dopo Termidoro e la caduta di Robespierre , battè strade diverse. Furono aboliti i tribunali speciali, eliminati gli strumenti della dittatura, evacuate le carceri; la caccia ai giacobini alimentò altre violenze e nuove forme di terrore . Ci fu la chiusura del club dei giacobini grazie alla convenzione, la riduzione dei poteri del comitato di salute pubblica e la riammissione dei girondini alla convenzione. La costituzione dell'anno III venne approvata dalla convenzione del 1795 la quale stabiliva diritti di uguaglianza ,di libertà e del suffragio universale che veniva abolito. Gli elettori designati dai cittadini attivi dovevano essere proprietari di un patrimonio da reddito non inferiore a 200 giornate lavorative nei centri più grandi e nei centri più piccoli dovevano essere affittuari di immobili o di un fondo rustico. Il "paese legale" era dunque costituito da circa 30.000 elettori che eleggevano un corpo legislativo di 750 membri , questo era diviso in due consigli: il consiglio dei cinquecento proponeva provvedimenti e votava soluzioni che il consiglio degli anziani doveva provare e trasformare in leggi. Il governo fu affidato a un direttorio di cinque membri scelti dagli anziani in un elenco fornito dai 500: esso durava in carica cinque anni e nominava i ministri che sarebbero stati dipendenti esclusivamente dallo stesso direttorio. Il primo Direttorio fu l'organo politico-istituzionale posto al vertice delle istituzioni francesi nell'ultima parte della Rivoluzione francese. Due giornalisti , Babeuf e Buonarroti diedero vita ad una congiura contro il direttorio detta congiura degli eguali. La dottrina politico sociale detta “babuvismo” prevedeva l'eguaglianza di salari, l'abolizione della proprietà privata, il controllo completo sulla distribuzione del reddito e l'educazione comune. Però la congiura fu scoperta e Babeuf fu condannato a morte e Buonarroti fu deportato. Il direttorio ebbe successo sul piano della politica internazionale, vennero stabiliti dei trattati di Basilea con la Prussia e dell'Asia con l'Olanda. La Prussia aveva riconosciuto il passaggio alla Francia della riva sinistra del Reno mentre l'Olanda aveva dovuto accettare l'occupazione francese del suo territorio e la sua trasformazione istituzionale in Repubblica democratica (Repubblica batava). L'Inghilterra ,vantando un netto predominio sui mari non poteva essere affrontata dalla flotta francese. L'anello debole della catena erano dunque l'Austria e il suo impero. Così tre armate furono lanciate contro l'impero asburgico: la prima in Europa, la seconda sul confine con la Svizzera, la terza in Italia. Fu l'armata d'Italia ad avere la meglio. • NAPOLEONE Il comando dell'armata d'Italia era stato affidato dal direttorio a Napoleone Bonaparte che aveva frequentato le scuole militari di Brienne e Parigi ; dopo la morte prematura del padre, dovette provvedere alla numerosa famiglia e aderì al movimento di Pasquale Paoli che si batteva per l'indipendenza della Corsica, dato che anche il padre aveva aderito alla causa di Paoli. Dopo l'arresto di Paoli, in Corsica, scoppiò una guerra civile e l'isola fu occupata dagli inglesi. La famiglia Bonaparte dovette quindi trasferirsi in Francia a Tolone. A Napoleone fu affidato il comando dell'artiglieria ma fu oggetto di seri problemi e fu arrestato e processato per poi essere rimesso in libertà. Nel primo direttorio ci fu l'ascesa al potere di Barras (politico francese) che aveva conosciuto direttamente Napoleone alla presa di Tolone e lo volle come esperto militare; il compenso fu che Bonaparte ottenne il comando dell'armata d'Italia. (Napoleone sposò Giuseppina ex amante di Barras) In sostanza Bonaparte espresse la forza progressivamente assunta dal potere militare e la capacità di interpretarne le istanze e gli umori. Nel giro di un mese Napoleone piegó il regno di Sardegna costringendo Vittorio Amedeo III a firmare l'armistizio di Cherasco, 1796. Il 15 maggio fece il suo ingresso a Milano dove creò una nuova municipalità composta da patrioti. A questo punto egli costrinse il direttorio a rivedere i suoi piani. Gli uomini del direttorio non volevano conquistare la Lombardia, volevano solo spremerla finanziariamente. Ecco il primo braccio di ferro tra Napoleone e il direttorio il quale avrebbe voluto dividere in due l'armata , affidare a un altro generale il comando delle truppe in Lombardia e costringere Napoleone a marciare verso Roma e Napoli ma l'ordine venne annullato in seguito alle proteste di Napoleone. Ci fu l'assedio di Mantova , quindi Napoleone si spinse nei territori pontifici: Pio VI fu costretto a firmare la pace di Tolentino e dovette rinunciare a Bologna, Ferrara e alla Romagna. Napoleone firmò dunque i preliminari di pace con l'Austria. • SECONDO DIRETTORIO Le tensioni sociali non vennero meno , infatti il ritorno alla moneta metallica determinò una brusca deflazione , l'abbondanza di raccolti fece crollare il prezzo dei prodotti agricoli che fu motivo di grande frustrazione per i contadini e per i piccoli proprietari. Seguì il periodo del secondo direttorio (1797-1799) in cui tutte le misure tipiche delle fasi successive ai colpi di Stato furono messe in atto: inasprimento delle leggi sui contro rivoluzionari (emigrati e clero refrattario); censura e stampa Il primo atto del consolato fu la costituzione dell'anno dell'anno VIII che non conteneva una dichiarazione dei diritti. Formalmente era ristabilito il suffragio universale maschile. Al governo spettava la nomina degli amministratori locali e dei membri delle due assemblee legislative: Il tribunale, cui competeva solo la discussione delle leggi e il corpo legislativo, che approvava o respingeva le leggi presentate dal governo . Napoleone divenne primo console , da lui dipendevano gli altri due consoli componenti l'esecutivo, la nomina di ministri, funzionari , giudici, di un consiglio di Stato per l'elaborazione e la discussione delle leggi. Sul piano della politica internazionale, i successi di Napoleone furono molteplici e contribuirono a creargli un vastissimo consenso. Il primo console poté pertanto riprendere con più fiducia la guerra contro l'Austria. Nel maggio del 1800 Napoleone con circa 40.000 uomini superò il valico del San Bernardo e sorprese l'esercito austriaco dislocato in Piemonte. Nel mese successivo occupò Milano e sconfisse gli austriaci a Marengo. Potendo ricostituire la Repubblica cisalpina, la ligure e di occupare il Piemonte. Gli austriaci furono costretti a firmare la pace di Lunèville. Veniva anche stipulato il concordato con la sede Apostolica retta da Pio VII.Il concordato risolveva il contrasto con Roma ma conservava il controllo dello Stato sulla Chiesa. Il cattolicesimo non era riconosciuto religione di Stato ma religione della grande maggioranza dei francesi . Napoleone aveva bisogno di un periodo di pace per sistemare le questioni politiche interne e consolidare sul piano europeo la posizione della Francia. La cessazione dell'ostilità con gli inglesi fu censita ad Amiens portando Napoleone a dedicarsi al riassetto dello Stato. A capo dei dipartimenti in cui era divisa la Francia furono posti i prefetti, funzionari di nomina governativa , si svolse anche un'importante funzione di conoscenza del territorio attraverso inchieste statistiche. Le articolazioni dei dipartimenti e i circondari dipendevano da un sottoprefetto . Nel 1804 tutte le leggi furono raccolte nel codice civile chiamato "codice Napoleone" e si diffuse nel territori dipendenti dai francesi. Il 2 agosto 1802 il senato proclamò Napoleone "console a vita". 2 dicembre 1804 , Napoleone imperatore dei Francesi CAPITOLO XVI L’IMPERO NAPOLEONICO Bonaparte imperatore L’ipotesi di una svolta istituzionale in senso monarchico ricevette un impulso dai favorevoli risultati conseguiti da Napoleone in politica estera e interna. La costituzione dell’anno VIII, modificata dal senato come la costituzione dell’anno X(1802) aveva accentuato i poteri del primo console, riconoscendogli il diritto di decidere il successore e di nominare i membri del legislativo. Napoleone rafforzò ancora il suo potere e ridusse drasticamente il ruolo di coloro che avevano conseguito con lui il colpo di stato del 18 Brumaio, riuscendo a far valere la sua autorità sui nuovi senatori. L’epilogo della vicenda politico-istituzionale si ebbe a seguito di una congiura contro napoleone da parte di ex giacobini e generali come Moreau e Pichegru. La reazione di Bonaparte fu spietata e non risparmiò i due generali, Moreau fu esiliato, Pichegru fu trovato morto in carcere, il duca di Enghien fu fatto rapire all’estero e fucilato in patria. Venne allora varata e quindi sottoposta al popolo la Costituzione dell’anno XII (1804). Nel primo articolo era definita la nuova forma di governo:”il governo della repubblica è affidato a un imperatore che prende il titolo di imperatore dei Francesi”. La dignità imperiale era ereditaria e, in assenza di figli maschi, Napoleone poteva ricorrere all’adozione di un successore. Il 2 Dicembre 1804, in una solenne cerimonia, Pio VII offrì la corona imperiale a Napoleone. Nel giuramento di consacrazione, l’imperatore si impegnava a difendere l’eguaglianza dei diritti, la libertà politica e civile. La Francia napoleonica si presentava come uno stato in cui coesistevano uno schema monarchico-costituzionale e saldi elementi di rinnovamento sociale. Nacque una nuova classe dirigente: la borghesia degli affari. Nacquero due pilastri istituzionali che garantirono ai cittadini l’affermazione nella società: il Codice civile e il nuovo sistema scolastico. Il codice civile aveva a base i grandi principi del 1789: libertà e personali, laicità dello stato. Il cittadino era preso in considerazione in qualità di proprietario e come tale protetto. Altro perno della società civile era ritenuta la famiglia. La scuola e l’università furono oggetto di particolare interesse da parte dell’autorità pubblica. Il cardine del sistema scolastico Napoleonico fu rappresentato dai licei di Stato dove entravano i figli dei notabili, la futura classe dirigente del paese. Una disciplina rigorosa furono le cosiddette Grandes Ecoles, dove la formazione professionale raggiungeva efficaci livelli qualitativi e si accedeva dopo un’accurata selezione. Accanto alle università, Napoleone recuperò a fine 700, la scuola politecnica che era una scuola militare. I due principi ispiratori voluti da Napoleone furono due: • Riportare un principio d’ordine della società • Premiare la fedeltà del nuovo regime Egli costruì una corte imperiale, ristrutturò la Legion d’onore che fu trasformata in una prestigiosa onorificenza. Il potere personale di napoleone dunque potè giovarsi del consenso dei notabili. Alla conquista dell’Europa (1806-10) Un anno prima della proclamazione dell’impero, l’Inghilterra aveva ripreso le ostilità contro Napoleone. Nel 1803 Napoleone aveva esteso la sua sfera di influenza in Toscana e alla confederazione Elvetica. Nel 1805 pensò di attaccare l’Inghilterra giovandosi anche dell’alleanza con la Spagna. Uno scontro frontale sarebbe stato letale per la Francia. Occorreva quindi impegnare una parte della flotta nemica nel mar dei Caraibi. Ma il piano non funzionò e fu abbandonato. Il 21 ottobre 1805 la flotta Franco-spagnola fu sconfitta dagli inglesi a Trafalgar presso Cadice. Dall’estate 1805, l’Inghilterra di William Pitt era diventata il punto di riferimento della terza coalizione antifrancese di essa facevano parte l’Inghilterra, la Russia, l’impero austriaco, la Svezia e il regno di Napoli. Ma al predominio per mare degli inglesi corrispondeva una superiorità francese nelle battaglie di terra. Questa superiorità era determinata sia dalla struttura dell’esercito sia da una giusta utilizzazione di artiglieria e cavalleria. La fusione di questi fattori diede un enorme vantaggio alle forze militari francesi nelle guerre di movimento. Non si trattava solo dell’esercito più grande ma anche di quello meglio organizzato. La vittoria Francese di Ulm (ottobre 1805), quella di Austerlitz in Moravia (dicembre 1805) obbligarono l’austria a trattare la pace che fu accordata con il trattato di Presburgo (dicembre 1805) il quale stabiliva la cessione dell’Istria, della Dalmazia e del Veneto al regno d’Italia. La Prussia si alleò con la Francia grazie ad uno scambio di territori che aveva consentito ai prussiani di ottenere l’elettorato di Hannover. Il 1806 segnò la conquista del regno di Napoli da parte del generale Massena: il fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, sali al trono. La nuova organizzazione politica della Germania, con la formazione al centro dell’Europa della confederazione del Reno, fu fonte di ulteriori preoccupazioni per le potenze che diedero vita alla quarta coalizione anti-Napoleonica. La risorsa dell’imperatore dei Francesi fu il blocco continentale, ossia il tentativo di dissanguare economicamente l’Inghilterra. A fianco di Inghilterra, Russia e Svezia si pose anche la Prussia. Essa aveva rotto l’alleanza con la Francia e per questo intendeva offrire l’Hannover all’Inghilterra come incentivo per la pace. L’esercito Prussiano, con lo scontro militare che ne seguì, fu sconfitto a Jena e ad Auerstadt (1806) e Napoleone poté quindi entrare a Berlino e utilizzò il pugno forte con gli sconfitti. Dalle rovine dello stato prussiano nacque il regno di Vestfalia sotto la protezione di Napoleone. La guerra continuò contro la Russia e la superiorità francese si fece valere a Eylau e a Friedland, dove lo zar Alessandro I subì dure sconfitte. Con la pace di Tilsit (25 giugno 1807) fu ufficialmente riconosciuto il regno di Vestfalia e creato il granducato di Varsavia. Dal 21 Novembre 1806, con il decreto di Berlino, entrò in vigore il blocco continentale, che vietava ai sudditi qualsiasi scambio con l’Inghilterra. L’anno successivo fu perfezionato il blocco e tutte le navi che avessero commerciato con l’Inghilterra sarebbero state dichiarate nemiche. Gli effetti del blocco però non furono quelli sperati da Napoleone. Il blocco infatti non si poteva applicare alle terre del nuovo mondo e al continente asiatico. A pagarne maggiormente le conseguenze furono Spagna e la loro superiorità, il 7 settembre del 1812, a Borodino. Si trattò di una vittoria che non avviò trattative di resa ne incise sull’andamento della guerra. Infatti Napoleone con l’esercito dimezzato ordinò la ritirata. Il 5 dicembre Napoleone rientrò in Francia; ci furono circa 1 milione e mezzo di uomini tra morti e prigionieri cavalleria e artiglieria furono distrutte. La fine dell’impero Il sistema napoleonico mostrò tutta la sua fragilità. In Europa venne allestita una nuova coalizione antifrancese,la sesta nel 1813. La riorganizzazione di Napoleone fu tuttavia esemplare dopo vari successi parziali dei francesi sull’esercito prussiano si combattè un’epica battaglia presso Lipsia tra il 16 e il 19 ottobre del 1813. Napoleone fu sconfitto e costretto a ritirarsi al di là del Reno. Germania, Svizzera e Olanda si opposero con decisione al suo dominio infatti i francesi furono costretti ad abbandonare anche la Spagna. La Francia degli intellettuali, dei notabili e della nuova aristocrazia capì che era necessario una svolta. Bisognava opporsi concretamente all’imperatore anche perché i tre eserciti alleati (austriaco, prussiano e russo) andavano occupando territori francesi. Il crollo di Napoleone rappresentò anche la fine del regno d’Italia. Veneto e Lombardia furono dichiarati parte integrante dell’impero asburgico. Riprendevano possesso del loro regno gli antichi sovrani, Pio VII, re di Sardegna, Vittorio Emanuele I e Ferdinando III; solo la sorte del regno di Napoli era ancora sospesa ma dopo un anno i Borbone sarebbero rientrati a Napoli. La divisione della nuova Europa fu discusso a Vienna, nel congresso di Vienna. Proprio in questi anni Napoleone sbarcò da clandestino a Cannes. il 20 marzo 1815 entrò a Parigi e di nuovo riconosciuto come imperatore, sottopose a plebiscito una carta costituzionale. L’atto addizionale alle costituzioni dell’impero, la costituzione fu approvata con molte astensioni e con uno stretto margine di consenso. Ancora una volta il successo dell’iniziativa napoleonica dipendeva dall’esito di una guerra. La guerra fu combattuta contro la settima coalizione antifrancese e lo scontro decisivo ebbe luogo a Waterloo il 18 giugno 1815. fu una decisiva disfatta per i francesi infatti Napoleone ritornò a Parigi e il 22 giugno abdicò definitivamente. L’8 luglio Luigi XVIII risalì al trono di Francia e Napoleone fu relegato a Sant’Elena dove il 5 maggio 1821 morì. CAPITOLO XVII PROMETEO LIBERATO E MINERVA TRIONFANTE Prometeo liberato e Minerva trionfante. La metafora che congiunge il titolo di una celebre opera di Landes dedicata alla Rivoluzione industriale con l’espressione scelta da Galasso nella sua storia d’Europa rappresenta il significato profondo della straordinaria impresa messa in opera da donne e uomini: la rivoluzione industriale. Si tratta di una metafora-endiadi: il primo elemento é strettamente collegato al secondo e la simbiosi di entrambi ne chiarisce il valore, prometeo si libera dalle catene, dai vincoli, dai limiti, ma la liberazione non si sarebbe prodotta senza il concorso di Minerva, dea della sapienza e della ragione. La rivoluzione industriale fu esattamente questo: la sintesi fra l’uomo e la macchina, che avviò un fenomeno storico paragonabile per la sua portata alla rivoluzione del neolitico. La radicale novità della Rivoluzione industriale fu nel trinomio macchinismo/innovazioni del sapere e della tecnologia/sistema di fabbrica. Ma la novità della fabbrica o della macchina, della divisione del lavoro o della formazione di un proletariato fu il prodotto del tipo di energia adoperato per azionare le macchine. Galasso sostiene che è istruttivo il confronto tra una donna o un uomo nati intorno al 1820 ed altri nati un secolo dopo: i primi avrebbero potuto vedere, nel corso della loro vita, navi a vapore, treni, automobili, aerei, telefoni e radio; i secondi invece avrebbero potuto solo giudicare parzialmente l’esperienza tecnologica dei loro antenati. Tra il 1830 e il 1870 si industrializza la fascia occidentale del continente; tra il 1870 e la prima guerra mondiale lo sviluppo industriale interessa i Paesi Scandinavi; tra prima e seconda guerra mondiale é la volta del Portogallo. Dopo la seconda guerra mondiale invece l’industrializzazione riguarda i restanti paesi centro-orientali.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved