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Analisi della struttura della frase e degli argomenti in lingua italiana, Dispense di Linguistica

Linguistica italianaLinguistica comparataGrammatica comparata

Una dettagliata analisi della struttura di una frase in italiano, inclusa la distinzione tra argomenti internici e esterni, la classificazione di verbi e la loro valenza. Vengono anche introdotti concetti come soggetto, predicato verbale e predicato nominale. tratto da un manuale di grammatica italiana.

Cosa imparerai

  • Che cosa sono gli argomenti interni e gli argomenti esterni in una frase italiana?
  • Come si distinguono i verbi monovalenti, bivalenti e trivalenti?
  • Che ruoli semantici assumono il soggetto e l'oggetto in una frase italiana?
  • Che cosa indica la struttura sintattica fondamentale di una frase in italiano?
  • Come si distinguono le frasi predicative e specificative in italiano?

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 30/03/2022

angelica_carubbi
angelica_carubbi 🇮🇹

4.5

(22)

65 documenti

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Scarica Analisi della struttura della frase e degli argomenti in lingua italiana e più Dispense in PDF di Linguistica solo su Docsity! StuDocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Nuova grammatica italiana - Salvi, Vanelli Storia della lingua italiana B (Università di Pisa) Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 NUOVA GRAMMATICA ITALIANA – Salvi, Vanelli Introduzione 1. Enunciato: qualunque porzione di messaggio che venga enunciato o scritto. È una sequenza di suoni preceduta e seguita da silenzio. Si distingue dalla frase per il fatto di non avere una definizione di tipo sintattico. Manca anche una definizione precisa a livello semantico infatti non è precisato se deve essere formato da una sola frase o da più frasi . 2. Parola: nella lingua parlata è intesa come una sequenza di fonemi, mentre nella lingua scritta è vista come una sequenza di lettere isolata da due spazi bianchi o da segni di interpunzione forti come il punto. Questo non si nota nella lingua parlata perché essa è un continuum che non prevede separazioni. 3. Morfema: unità linguistica minima dotata di un significante e di un significato. I morfemi si combinano a formare le parole. Distinzione tra morfemi liberi e morfemi legati: i primi sono quelli che si identificano con le parole (“quando” = parola invariabile e non composta, è un morfema perché non è divisibile in vari morfemi); i morfemi legati sono quelli che non possono sussistere da soli ma sono combinati l’uno con l’altro e insieme danno vita alle parole (“Gatto” è formato da gatt+o). 4. Fonema: unità linguistica minima non dotata di significato ma dotata della capacità di distinguere morfemi di carattere diverso. (“Gatto= gatt morfema lessicale che veicola il significato + o fonema che indica il genere e il numero). Ogni parola è composta da un significante e da un significato. (Gatt è divisibile in fonemi g a t t che sono unità non dotate di significato). 5. Frase: sequenza di parole delimitata da due spazi bianchi o da segni forti di interpunzione. A livello sintattico la definizione è diversa = sequenza di parole governata da regole, massima estensione di testo all’interno della quale vale una sola struttura sintattica (cioè in forma di albero la frase fa capo ad un unico nodo, il nodo F). 6. Morfologia: studia la struttura interna delle parole e come i morfemi si uniscono tra loro per formarle. 7. Sintassi: studia come le parole si combinano in frasi. 8. Sintagma: è una nozione intermedia tra quella di parola e quella di frase. Sono delle sequenze di parole che si comportano come delle unità.  Piero arriva domani  Quel ragazzo arriva domani  L’amico di Giovanni arriva domani In queste tre frasi, sia che si consideri l’unità minima (Piero) che la massima (L’amico di Giovanni) questi elementi indicano sempre la stessa cosa, chi arriva domani, cioè l’oggetto del verbo. I sintagmi hanno alcune caratteristiche particolari:  Possono essere sostituiti da pronomi o da proforma (“Lui arriva domani” – “ Ci porto Piero”).  Possono assumere posizioni diverse all’interno della frase (“Domani arriva Piero” – “Domani arriva quel ragazzo” – “ Domani arriva l’amico di Giovanni”).  Possono essere anche pronunciati in isolamento, ad esempio le frasi ellittiche di risposta a una domanda. La cosa importante è che mantengano sempre un significato logico. (“Chi arriva domani? Domani arriva Giovanni”).  possono essere coordinabili tra loro. (“ Quel ragazzo e l’amico di Giovanni arrivano domani”). I sintagmi possono essere di vari tipi: nominale, verbale, aggettivale, avverbiale, preposizionale. Ciò che caratterizza un sintagma è l’elemento che li compone e che gli da anche il nome: un sintagma nominale è costituito da un nome, uno aggettivale da un aggettivo ecc…Si definisce testa l’elemento che costituisce e definisce il sintagma: la testa di un sintagma nominale è il nome, di uno verbale è il verbo ecc… Si chiama testa ma non significa che occupi la prima posizione. I sintagmi possono essere solo sintagmi, i costituenti di una frase sono invece possono essere o sintagmi o proposizioni. 9. Proposizione: è una frase semplice ovvero una struttura in cui si trova un solo verbo e tutti gli elementi sono sintagmi.  Piero dice queste cose. Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 Etimologia di predicato: “praedicare” è un verbo latino intensivo costruito sulla radice del verbo “dicere” e significa “affermare”. Essendo intensivo il significato è “ affermare in senso forte”. Fare un’affermazione a proposito di una cosa cioè il soggetto. Il soggetto è quindi qualcosa su cui io faccio una affermazione. Etimologia di soggetto: questo termine assume vari significati “soggetto di un dipinto/film/romanzo”. In primo caso significa il contenuto, la parte principale di un qualcosa. SUB+IECTUM= gettato sotto. Cosa c’entra questo con il tema centrale di un qualcosa? Il soggetto è ciò che è alla base di un qualsiasi cosa. “è soggetto a precipitazioni” questo è un uso aggettivale del termine. Spiega bene il significato etimologico, cioè sta sotto a qualcosa e gli accadrà qualcosa. In grammatica il soggetto è colui che compie l’azione. Riferendomi ad una persona posso dire “è un bel soggetto, è un soggetto poco raccomandabile”. Questo si avvicina al concetto di soggetto grammaticale, c’è sotto qualcosa che rimanda alla soggettività, cioè la qualità propria di chi è un soggetto. Cosa significa soggetto per cui esiste la soggettività? Il soggetto è colui che pensa, colui che vede il mondo. Ogni essere umano è un soggetto, ha la sua soggettività, è un ente animato intelligente che può dire “io”. Come il significato di soggettività si giustifica a partire dall’etimologia? Come il concetto di io può essere inteso come qualcosa che sta sotto? Perché è da li che parte tutto, è da lì che comincia la conoscenza e che sta sotto a qualsiasi processo di conoscenza. Soggetto grammaticale è colui che compie l’azione e conosce. Se intendiamo soggetto-predicato come una struttura predicativa il soggetto è ciò di cui si parla, ma secoli di analisi grammaticale ci hanno portato a vedere che il soggetto è colui che compie l’azione. Primo caso: parlo di un qualcuno. Secondo caso c’è un qualcuno che compie un’azione. Struttura comunicativa: intervengono qui i concetti di rema e di tema: il primo è qualcosa su cui pongo l’attenzione e il rema è l’informazione nuova che do su una informazione di base. Si differenzia dalla struttura semantica perché il soggetto non sempre corrisponde al rema. Come la struttura tema rema ha delle influenze linguistiche? Prendiamo frasi in cui troviamo prima il verbo e dopo il soggetto: “È arrivata la lettera, La lettera è arrivata, È arrivata una lettera, Una lettera è arrivata. Quale scegliere? I due casi con l’articolo determinativo, la prima non è naturale. I due casi con l’articolo indeterminativo la seconda non suona naturale perché l’articolo indeterminativo indica un qualcosa che non conosciamo e non possiamo porlo come noto al mio interlocutore. Se uso l’articolo determinativo chi parla con me lo capisce subito. Ma con la frase con l’articolo indeterminativo io posso usare solo il rema perché sto introducendo un qualcosa di totalmente nuovo mentre il determinativo indica qualcosa che è già noto e quindi diventa tema. Cap 3 – Funzioni grammaticali Il soggetto occupa una posizione esterna a SV e indipendente. S proprietà sintattiche: 1) ha il caso nominativo e si manifesta solo con i pronomi personali che distinguono un caso nominativo da uno obliquo io (nom)/ me (obl); 2) si accorda con il verbo; 3) rimane non espresso con le forme non finite del verbo. S proprietà semantiche: 1) ha il ruolo semantico più saliente AGENTE, POSSESSORE, ESPERIENTE, TERMINE e può essere sia animato che non; 2) è oggetto nel caso di accadimenti con un solo attante “L’acqua sta gocciolando dal canaletto”; 3) se un evento prevede un oggetto o un luogo di solito il soggetto è oggetto più che luogo, ma avviene anche il contrario “La bottiglia è sul tavolo / La bottiglia contiene il liquore”. In alcuni casi il soggetto non viene espresso o è sottointeso perché l’italiano è una lingua a soggetto nullo nel senso che può esserci come non “È andato a prendere da bere / Sto tornando a casa proprio ora”. I verbi zero valenti non prevedono il soggetto “Piove/ Farà brutto tempo” e nemmeno le costruzioni con il si impersonale “ Si ricordi di riportare il libro entro la data stabilita / Si tratta di te”. L’oggetto diretto è realizzato da un SN, una proposizione, un pronome clitico. Se è un SN o una proposizione allora è dentro a SV. I verbi transitivi richiedono un oggetto i non-transitivi non. O proprietà sintattiche: 1) ha il caso obliquo nei pronomi che distinguono nominativo da obliquo e il caso accusativo nei clitici che distinguono dativo da accusativo “Preferiscono te / Piero la mangia – Maria lo dice”; 2) è soggetto nelle passive. O proprietà semantiche: 1) non è mai agente, ma con un piccolo numero di verbi può essere esperiente “Il tuo comportamento mi stupisce”; 2) forma espressioni semantiche unitarie con particolari verbi “far fuoco/ lanciare un Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 attacco”; 3) verbi di misura si comportano sempre come non-transitivi “Questo maiale pesa 100 kg/ 100 kg questo maiale li pesa senz’altro/ A forza di dargli da mangiare lo farò pesare 100 kg”. L’oggetto indiretto è realizzato da SP, SN animato o proposizione ed ha il caso dativo. OI proprietà semantiche: 1) ha sempre il ruolo di termine o possessore o esperiente; […]; 3) può avere il ruolo di benefattivo quando un’azione va a vantaggio di un altro ed è introdotto da per “Ho comprato la casa per Gianni”, il pronome clitico è possibile solo con alcuni verbi transitivi il cui soggetto abbia ruolo di agente “*Piero si corre in piazza / *Maria si parla di tutto a Monica”; 4) dativo etico indica la persona che è emotivamente coinvolta nell’evento “Ed ecco che improvvisamente mi salta sulla finestra / Quel balordo non mi corre in piazza!”. Nelle passive il complemento di agente corrisponde al soggetto delle attive ed è introdotto da “da”. Il complemento di causa efficiente invece è nelle passive il soggetto inanimato ed è introdotto da “da”. Appunti: Il soggetto occupa nella struttura frase un posto privilegiato, mentre gli altri argomenti del verbo sono interni al SV, esso è indipendente, definito infatti come argomento esterno e forma SN. A questa posizione corrispondono delle caratteristiche particolari. Sintatticamente il soggetto ha il ruolo dell’agente, in ordine di salienza è il primo perché è il principale artefice dell’azione e si combina con due caratteristiche: è un attante animato e ha una capacità o meno di controllare l’evento. Il soggetto però assume ruoli semantici diversi in base al ruolo che ha nella frase (vedi esempi fotocopie). Cap 4 – Classificazione lessicale dei verbi (vedi fotocopie) Valenza verbale: in base al numero di attanti che un verbo può avere essi si distinguono in: 1) zerovalenti o avalenti: non hanno bisogno di alcun attante per soddisfare l’azione e sono generalmente i verbi atmosferici “Piove / Fa brutto tempo”; 2) monovalenti: hanno bisogno di un solo argomento per soddisfare l’azione verbale questo argomento può essere espresso da un SN o una proposizione e da SP solo con il verbo trattarsi “ Ho mangiato il gelato / Si tratta di una cosa certa / Andrò a correre sul lungomare a tarda sera” (correre, dormire, svegliarsi, camminare); 2) bivalenti: sono verbi che hanno bisogno di due argomenti che possono essere un SN-SN, SN-SP, proposizione-SN, proposizione-SP, SP-SP (mangiare, dispiacersi, raccontare, dire, disobbedire, smettere, giocare); 3) trivalenti: hanno bisogno di tre argomenti che possono essere SN-SN-SP, SP-SP-SN, SN-SN-proposizione, SN-SP-proposizione (dare, prestare, donare, comprare). Molti verbi possono appartenere a più categorie contemporaneamente: mangiare, circondare, aprire, chiudere. I V monovalenti realizzano l’attante strumento che è extra-nucleare e quando diventa argomento l’attante agente non viene espresso. I V sono distinti in transitivi, ammettono un complemento oggetto e non transitivi che non lo ammettono ma reggono altri complementi indiretti. Tipi di verbi: Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 Distinzione tra intransitivi e inaccusativi si basa su proprietà sintattico-semantiche. Cap 5 – Principale strutture di frase Appunti: L’opposizione di fondo da cui si parte è quella tra frase accusativa e frase inaccusativa. La frase accusativa si struttura intorno a un verbo transitivo o intransitivo. Il soggetto occupa la posizione esterna rispetto a SV (esempi fogli). La frase inaccusativa si struttura attorno ad un verbo inaccusativo e ad altre costruzioni particolari ovvero con verbi che non sono inaccusativi ma che in particolari costrutti lo Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 l’aggiunta del suffisso –ione, che può molto spesso essere preceduto da z. Gli in latino esisteva il verbo e il suo deverbale e si chiamavano nomina actione. In italiano però rimangono spesso sia il verbo che il nome che ne deriva mentre in latino spesso il verbo veniva poi rimosso. Ci sono nomi derivati da verbi che non hanno mantenuto il verbo ad esempio locazione non ha più il verbo di origine. In altri casi invece è difficile fare dei riferimenti ad esempio la parola azione deriva dal verbo agire e quindi non è generale la percezione che questa parola derivi da quel verbo. Altri suffissi produttivo è –enza. Ci sono casi in cui si formino nomi deverbali senza suffissi, ma aggiungendo semplicemente la desinenza del nome. Si dice suffisso zero (rifiutare – rifiuto). Altri nomi non si formano dalla radice del presente, ma dalla radice del participio passato (rispondere – risposta). I nomi deverbali che derivano da verbi bivalenti sono bivalenti a loro volta. Giovanni desidera Maria. Che cosa può significare il nome più complemento di specificazione? Si possono dare due interpretazioni “il desiderio di Maria” (interpretazione soggettiva) e “desidera Maria” indica che qualcuno vuole Maria (interpretazione oggettiva). Capitolo 3: il sintagma aggettivale Se l’aggettivo è post nominale può essere modificato da SN o da proposizioni all’infinito introdotto da DA: - argomentali: un gioco adatto ai bambini, una scelta incompatibile con le sue idee - extranucleari: un cantante famoso in tutto il mondo [Famoso non è argomentale, può essere completato da un complemento, ma non ha argomenti. Adatto invece richiede degli argomenti]. Gli aggettivi possono essere modifica ti da avverbi: gli aggettivi hanno i gradi ovvero le qualità che esprimono possono presentarsi in vari livello. Questi gradi possono essere modificati con un avverbio posto davanti che esprimono il grado di quell’aggettivo. Avverbi pre-aggettivali: - di quantità o grado: molto, tanto, estremamente – più, meno, altrettanto (applicabili solo ad A in posizione postnominale). - elativo = superlativo assoluto in –issmo - elativo = superlativo assoluto lessicalizzato: ottimo, pessimo ecc…(etimologicamente, anche primo, ultimo, esterno, intimo). - comparativo lessicalizzato: migliore, peggiore, maggior, minore (dal comparativo latino in –ior(em)) - superlativo relativo + SP di tipo partitivo: il più diligente della classe, …tra i suoi compagni - *circolazione molto sanguigna, *spettacolo più teatrale (A di relazione) - focalizzatori: proprio, solo, anche, così (applicabili solo ad A in posizione post nominale) - *macchina proprio fotografica, *incidente così automobilistico Tutti gli aggettivi che hanno un grado hanno un superlativo sintetico formato con il superlativo in –issimo. Non esiste invece un comparativo sintetico. Per un ristretto numero di aggettivi c’è la forma di superlativo ottimo e per il comparativo migliore. Meior, peiror. Primo deriva dal latino pre da cui poi è nato priore, ciè colui che relativamente agli altri ha un posto di rilievo. Ultimo deriva da ultra. Primo è quell’elemento che sta in massimo grado prima degli altri, mentre ultimo è il suo opposto. Esterno deriva da extra e intimo da intrus. Sintagma preposizionale: si accompagnano a qualsiasi categoria lessicale. Possono essere retti da nomi, da verbi, da aggettivi o anche da preposizioni (Da dentro la casa, Vicino a Carlo, Contro di me). Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 “Questa urla vengono da dentro la casa” questo è un sintagma preposizionale incluso dentro un altro sintagma preposizionale. C’è lo stesso meccanismo in “Vicino a Carlo” o “Contro di me”? No, sono due cose diverse, la seconda è una preposizione polirematica composta da due preposizione in cui non è che rimangono distinti i significati, ma si uniscono insieme. Ci sono poi i casi dove si fondono tre preposizioni (Di fronte a). Le preposizioni consistono a volte in una parola altre in unioni di più parole = locuzione preposizionale. Avverbi Dal punto di vista della forma morfologica possono essere o parole primitive (qui , là, dove) che non derivano da altre parole oppure possono essere avverbi derivati (sono gli avverbi in – mente formati da aggettivi assunti nella forma femminile singolare con l’aggiunta del suffisso). Il suffisso mente deriva dall’ablativo latino mens-mentis. Questa è l’unica forma di derivazione ancora molto attiva perché da qualunque aggettivo si può formare l’avverbio in –mente perché derivando dagli aggettivi che sono sempre creabili di conseguenza anche gli avverbi lo sono. Ci sono alcuni avverbi relitto tipo ginocchioni, carponi, è un modulo in –oni che è rimasto attivo in alcune forme. Avverbio etimologicamente è ad verbum cioè è qualcosa che modifica il verbo, ma in realtà il verbo non modifica solo il verbo, ma molte altre parti del discorso: un aggettivo (molto attendibile, poco serio), avverbi (meno attentamente). Gli avverbi avverbiali: 1 Carlo ha parlato seriamente - attributo 2 Carlo si è comportato bene - argomentale 3 Carlo mangia troppo - argomentale 4 Carlo ha colpito la palla violentemente - attributo 5 Vado a Roma spesso – extra nucleare (circostanziale) In questi casi l’avverbio modifica il verbo, ma nella frase 4 si nota che muta tutto il significato dell’azione. nella 2 io non posso fare a meno dell’avverbio, ne è quindi l’argomento. Nella 3 l’avverbio è argomentale ed è retto da un verbo transitivo, ma ciò non toglie che possa essere omesso. Differenza tra 1 e 5? nella 1 seriamente specifica il modo di parlare di Carlo, spesso non significa invece il modo di andare a Roma. In tutti e due si modifica il verbo, ma in modo diverso: nella 1 il legame è più stretto mentre nella 5 viene indicata una circostanza esterna e non da una particolare coloritura a quel verbo. La categoria attributo è una categoria intermedia che non fa parte del nucleo, ma da una coloritura al verbo. Avverbi di grado e di quantità: più o meno, molto, troppo, discretamente ecc…possono modificare verbi, aggettivi, altri avverbi. Gli avverbi focalizzatori, come dice la parole focalizzano un certo altro elemento e sono: proprio, anche , soltanto, solo, quasi. Hanno un significato restrittivo o appositivo e possono modificare ogni tipo di sintagma o parte del discorso. Avverbi frasali che rappresentano una categoria distinta: 1 Probabilmente Carlo è partito per le vacanze 2 Purtroppo Carlo è partito per le vacanze 3 Intelligentemente Carlo è partito per le vacanze Quali parti può modificare un avverbio? Un verbo, l’intero sintagma verbale, aggettivo, un avverbio e qualsiasi altro tipo di parole. nella terzina sopra, gli avverbi modificano l’intera frase, non il verbo. Questi avverbi vengono detti verbi frasali, Il fatto che modifichino tutta la frase è indicato dal fatto che si possono scrivere mettendo una virgola o possono anche essere post posti. Questi avverbi esprimono un commento sul grado di verità della frase. 1 Te lo dico chiaramente – avverbio verbale di modo 2 Chiaramente quello che dici non è vero – avverbio frasale che può essere parafrasato in modo diverso. frase 5 pag 179 Pronomi personali possono avere un uso anaforico/cataforico oppure un uso deittico. Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250 L’idea di persona grammaticale si installa in varie parti del discorso tra cui i pronomi: prima e seconda persona sono sempre deittiche mentre le terze persone sono sempre anaforico/cataforico, “egli” può essere usato dentro ad un testo se rimanda anaforicamente a qualcosa di già interno al teso. I pronomi sostituiscono sintagmi e non possono avere modifiche alla testa del sintagma. I pronomi personali soggetto hanno solo la forma libera, mentre i pronomi personali complemento si dividono in due parti: liberi e clitici. I secondi si riferiscono alla persona in primo piano all’interno dell’azione. Nella funzione di soggetto ci sono solo pronomi liberi, mentre per i complementi sono clitici e liberi. L’equivalente nella funzione di soggetto nel pronome clitico è il pronome zero. I pronomi soggetto liberi si usano per indicare degli oggetti oppure per metterli in contrasto. Scaricato da Angelica Carubbi (angelica.carubbi@libero.it) lOMoARcPSD|5447250
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