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Divina Commedia - Canto V dell'Inferno, Appunti di Italiano

Analisi del canto V dell'Inferno della Divina Commedia di Dante - il canto di Paolo e Francesca

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 08/03/2021

Quidnunc73
Quidnunc73 🇮🇹

5

(2)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Divina Commedia - Canto V dell'Inferno e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! DIVINA COMMEDIA – CANTO V Questo canto rappresenta il vero ingresso nell’Inferno (coi Dannati), in cui Dante incontrerà Minosse, Giudice Infernale (che spedisce i Dannati nel proprio girono, in base ai giri che svolge la sua coda). La prima parte del canto è una preparazione alla seconda, cioè il racconto di Paolo e Francesca. Inizio narrativo: primo cerchio (Limbo) e poi Minosse – il cerchio copre meno spazio ma cresce il dolore. Minosse respinge Dante e lo invita a essere accorto e insinua il dubbio sulla buona fede di Virgilio, ma poi Dante passa. Questo è il vero proemio dell’Inferno: “Ora incomincian le dolenti note” (prima percezione uditiva, seguita da quella visiva: “Loco muto di luce” -> sinestesia). Dante descrive poi pian piano ciò che vede in questo cerchio: la bufera infernale, pena materiale per gli spiriti che vengono trascinati nel vortice. *lo scoscendimento simboleggia Cristo: cioè il momento in cui è sceso per salvare gli Spiriti Magni I lussuriosi sono condannati (secondo il contrappasso) a girare a vuoto in eterno. Dante spesso non capisce ci ha davanti, ma qui nomina subito i peccatori carnali, sottomessi al desiderio: riconosce subito loro perché questo è il peccato che lui stesso ha commesso: svilupperà quindi grandissima comprensione, sfiorando quasi il tentativo di salvar loro (ultimo momento prima di sprofondare nell’Inferno). Paragone con gli uccelli: gli stormi e le gru incolonnate in cielo. Immagine che alleggerisce rispetto al vortice precedente dei bestemmiatori. Con Paolo e Francesco avremo invece le colombe, ancora più delicate. Questo momento rappresenta una sorta di sospensione dal terrificante scenario in cui si trovano. Dante chiede di sono, per sapere le singole identità, i volti dei lussuriosi. Primo personaggio: Semiramide, imperatrice degli Assiri, il meno “presentabile” del gruppo (trasformò ciò che le piaceva in lecito, per eliminare il biasimo che la circondava); matrimonio consanguineo che fa inorridire Dante. Accostata a Semiramide, sentinella del vizio, c’è Didone (che non è nel Limbo né fra i suicidi, perché in genere prevale la colpa peggiore): è dannata fra i lussuriosi. Poi c’è Cleopatra (nel mondo medievale ritenuta una prostituta); verrà rivalutata da Petrarca, in quanto amante di Giulio Cesare, ammirato come fondatore della grandezza di Roma (tradizione per cui cercava solo di salvare il suo Stato e non di mandare in rovina Roma). C’è Elena e poi il passaggio agli uomini: Achille grande eroe innamorato, Paride e Tristano. Fra i mille, Dante nomina i personaggi emblematici e nel corso del racconto sembra alleggerirsi il peso, si sfuma il peccato, avvicinandosi ai personaggi conosciuto del suo tempo. L’amore comporta quindi in questo canto un forte lirismo. Nel mondo medievale l’amore è ciò a cui si pensa in maniera molto seria, grave. L’amore è peccato, ma si può accettare inteso come “amore coniugale” (matrimonio funzionale), perché l’amore peccatore è sempre adulterino, perché sempre fuori dal matrimonio. Infine Dante pone l’attenzione su una coppia in particolare: Paolo e Francesca. Qui il poeta ha un momento di sconforto, perché riconosce l’umanità in questo peccato – termine riservato ai dannati con cui Dante prova solidarietà: pietà (termine che condensa il senso di tutto il canto). La pietà è il sentire il dolore altrui – termine fortemente cristiano. Dante si rivolge a Virgilio chiamandolo “poeta”: perché sta smarrendosi l’atmosfera di orrore, smorzandosi in atmosfera delicata, in uno scenario di comunione, di partecipazione -> situazione generatrice di poesia. Non c’è giudizio, Dante è alla ricerca delle cause. *quei due leggerissimi: vicinissimi alla sua personale esperienza *anime affannate: per il dolore che provano *affettuoso grido: è Dante che grida, appassionato A parlare sarà solo Francesca. Francesca da Rimini – elemento introdotto dai primi commentatori di Dante, che invece non lo dice mai (come se tutti debbano riconoscerla). Francesca apostrofa Dante chiamando la sua benevolenza, grazia. C’è di fatto una preghiera. Una sospensione della pena, che non riguarda solo la coppia, ma tutti i dannati con cui Dante parla (è tutta la bufera infernale a fermarsi). Francesca si presenta e poi racconta la sua storia: Paolo si innamora di lei, lei ricambia e Gianciotto uccide entrambi. *Amore che rapidamente attecchisce nel cuore gentile: virtù e bellezza esteriore. L’amore, quando ricambiato, non permette di lasciare indifferente la persona: loro non possono salvarsi perché hanno provato piacere. *Amore che….ancor non m’abbandona: Dante ci sta dicendo che Francesca, pur scontando una pena eterna, prova ancora ciò per cui è stata punita -> Dio glielo permette – il peccato continua a essere consumato (unicità di questo in tutto l’Inferno).
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