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Le origini della Repubblica Romana: dalla fondazione alla Repubblica Romana - Prof. Russo, Slide di Storia Romana

Una dettagliata descrizione della fondazione e dell'evoluzione della repubblica romana, dalla sua origine etrusca fino alla repubblica romana. Istituzioni monarchiche, la divisione della popolazione in tribù, i re, la res publica, l'imperium, il cursus honorum, le magistrature minori, la pratica dell'espansionismo e l'imperialismo di roma, le guerre contro veio, sanniti e gli etruschi, il trattato tra roma e cartagine contro pirro e la conseguente sottomissione dell'italia meridionale a roma.

Tipologia: Slide

2022/2023

Caricato il 25/02/2024

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beatrice-gallino 🇮🇹

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Scarica Le origini della Repubblica Romana: dalla fondazione alla Repubblica Romana - Prof. Russo e più Slide in PDF di Storia Romana solo su Docsity! LEZIONE 1 - 18/09/23 PERIODIZZAZIONE Date: AC 753 509 49 27 DC 395 476 Età monarchica “Grande Roma dei Tarquini” definizione di G. Pasquali (1933) Basato sull’apporto etrusco all’urbanistica romana, che testimonia lo sviluppo della città nel corso del VI sec aC. Secondo M. Torelli i templi del VI secolo hanno subito notevoli influssi greci Evoluzione della storiografia grazie all’apporto delle altre dscipline Età alto-mediorepubblicana Lotte patr pleb Imperialismo Età tardorepubblicana Crisi agraria Guerre civili Dominus: delle parole conosciamo il terminus post quem Res publica: è possibile a tutti gestirla - di fatto solo pochi ci riescono LEZIONE 2 - 19/09/23 FONTI 1 STORIOGRAFICHE A STORIOGRAFIA GRECA Ellanico di Lesbo Timeo di Tauromenio Principio della syngheneia B STORIOGRAFIA ROMANA ANNALISTICA C FONTI LETTERARIE Poemi Catone Polibio Livio Storiografia non annalistica Antiquaria Commentarii/Autobiografia Monografia Storiografia ellenistica di età imperiale D RES GESTAE Monumentum Ancyranum, Antiochenum, Apolloniense Anticamente sul Mausoleo di Augusto Falsificazioni: Antonio era diventato hostis publicus solo negli ultimi anni Cfr 24/10 3 + altro?? 2 NON STORIOGRAFICHE A PRIVATO O GENTILIZIO a SCRITTO Elogia Archivi familari b ORALE Laudationes funebres Carmina Convivalia c FIGURATIVO Imagines Maiorum Pompei, Casa del Menandro Statua Barberini Pompa funebris B PUBBLICO a ANNALISTICA Annales pontificis maximis b FASTI Consulares Triumphales Calendari religiosi c LEGGI Leggi Trattati internazionali d NUMISMATICA in patria era tenuto lontano da qualsiasi carica pubblica; ma quando emigrò a Roma, ottenne il regno. Fra lui ed il figlio o il nipote – infatti su questo punto v’è divergenza fra gli storici – si inserì Servio Tullio... Questi, se seguiamo i nostri autori, sarebbe nato da una prigioniera di guerra, Ocresia, se seguiamo quelli etruschi sarebbe stato un tempo sodale fedelissimo di Celio Vivenna, e compagno d’ogni sua avventura. Egli, dopo aver incontrato varia fortuna ed essere uscito dall’Etruria coi resti dell’esercito di Celio, occupò il monte Celio, che dal suo comandante chiamò Celio, e mutato il proprio nome – infatti in etrusco il suo nome era Mastarna – ottenne il regno con grande utilità dello Stato. LAPIS NIGER Datato al 550 ac circa Quoi hon[k - - - s]akros esed sord[- - -]ia+ias recei io[- - -]euam Quos re[x - - -]m kalatorem hab[- - -]tod iouxmenta kapiad ut au[- - - ]miteri [- - -]m quoi ha velod nequ[e - - -]tod iovestod loiquiod qo[- - -] recei = regi (‘al re’) kalatorem = calatorem (‘l’araldo’) iouxmenta = iumenta (‘animali aggiogati’ = ‘carro’) iovestod = iusto (‘giusto’) loiquiod = licio (‘nell’area destinata all’assemblea’) quoi hon[ke stloqom violased manibos s]akros esed qui hunc locum violabit manibus sacer erit (‘chi violerà questo luogo sarà consacrato ai Mani’) Lezione 4 - 25/9/23 Res publica Imperium Nozione di origine etrusca di comando assoluto; in età rep potere pubblico + elevato; posseduto dai consoli, pretori e dittatori; sia militare che civile (diritto penale e pubblico); simboleggiato dai fasces de littori Diritto di veto Auspicia ASSEMBLEE POPOLARI Comitia Centuriata I CLASSE Censo: almeno 100.000 assi. Iuniores: 40 centurie. Seniores: 40 centurie. II CLASSE Censo: almeno 75.000 assi. Iuniores: 10 centurie. Seniores: 10 centurie. III CLASSE Censo: almeno 50.000 assi. Iuniores: 10 centurie. Seniores: 10 centurie. IV CLASSE Censo: almeno 25.000 assi. Iuniores: 10 centurie. Seniores: 10 centurie. V CLASSE Censo: almeno 11.000 assi (Livio) o 12.500 (Dionigi di Alicarnasso). Iuniores: 15 centurie. Seniores: 15 centurie. Comitia Tributa Procedura di voto •Il voto è espresso viritim nel seno delle tribù, tributim ai fini della delibera comiziale. • La votazione avviene contemporaneamente nei saepta delle varie tribù. • L’elettore riceve una tabella che depone in una cista controllata da custodes. • La proclamazione dei voti delle tribù iniziava con il sorteggio (sortitio) della tribù da scrutinare e proclamare per prima (tribus principium). •L’operazione si interrompe al raggiungimento della maggioranza delle tribù. Concilia Plebis Competenze: •Giudiziarie (contro i soprusi dei patrizi; rifiuto alla leva; prigione per debiti) •Elettorali: eleggeva gli edili (solo quelli plebis) e i tribuni della plebe •Legislative: plebis scitum (da scire = interrogare la plebe e quindi deliberare) vincolante per la sola plebe fino alla Lex Hortensia del 287 a.C., che equiparò i plebiscita alle leges publicae Introduzione del voto segreto • Lex Gabinia (139 a.C.) introduce il voto scritto nei comizi elettorali • Lex Cassia (137 a.C.) introduce il voto scritto nei comizi giudiziari • Lex Papiria (131 a.C.)introduce il voto scritto nei comizi legislativi Lezione 5 - 26/9/23 CURSUS HONORUM Consolato Pretura Dittatura Nel corso del III secolo a.C., la dittatura divenne di fatto una magistratura “puntuale” di sostituzione per rimpiazzare in compiti precisi i magistrati superiori cum imperio, quando questi ultimi erano assenti da Roma e dunque nell’incapacità tecnica di assolverli Censura Interrex Edilità Quaestores Magistrature minori •IIIviri capitales, con funzioni di polizia e controllo delle esecuzioni capitali. •IIIviri monetales, che si occupavano della coniazione delle monete. •IVviri praefecti, incaricati della giurisdizione su alcune città campane. •Xviri litibus iudicandis, che presiedevano i giudizi per questioni di cittadinanza. •IVviri viis in urbe purgandis e i IIviri viis extra urbe purgandis, per la cura delle strade (con gli edili) Tribunato della plebe Senato Funzioni del senato: •Esprimere un parere, successivo o preventivo, sulle decisioni delle assemblee popolari (comitia). • Confermare la regolarità formale delle votazioni comiziali; • Eleggere l’interrex; • Decidere sulla nomina, da parte dei consoli, del dictator; • Assegnare le province ai futuri governatori; •Esprimersi su questioni amministrative provinciali e sul tradimento di cittadini e alleati; •Controllare l’aerarium, fissando il tributum (introdotto nel 406 a.C. e abolito nel 167 a.C.); • Gestire le terre pubbliche e le spese pubbliche. Lezione 6 - 27/9/23 LOTTE TRA PATRIZI E PLEBEI Mito storiografico Da dove vengono i plebei? Nelle fonti antiche Nella storiografia dell’800 Dibattito attuale - Clientes dei patrizi - Origine etnica - Dostnzione economico sociale Crisi economica all’inizio della Repubblica completamente perduti’. Aveva infatti perduto gran parte delle truppe che aveva portate con sé e quasi tutti i suoi amici e i suoi generali. Non aveva altri da far giungere in soccorso e vedeva scemare l’ardore dei suoi alleati di Italia, mentre l’accampamento dei Romani si riempiva facilmente e rapidamente, come da una fonte inesauribile situata nel paese stesso.” Dopo un assedio di tre anni, Taranto capitolò nel 272 a.C. Di lì a poco tutto il resto dell'Italia meridionale passò nell'orbita di Roma (Pol. 1.6.7): «[I Romani] dopo aver condotto con valore la guerra contro Pirro ed averlo costretto ad abbandonare l'Italia insieme al suo esercito, continuarono a combattere e sottomisero tutte le popolazioni che si erano schierate dalla parte di quest'ultimo. Divenuti così i padroni della situazione, dopo aver assoggettato tutte quante le popolazioni d'Italia...» Polibio, i Greci e l’espansione romana in sud Italia Pol. 36.9.2-5: “Per quanto riguarda gli affari in Italia e in Grecia, il giudizio dei Greci a questo proposito non fu unanime. C’erano alcuni che approvavano l’azione dei Romani, dicendo che essi si erano comportati saggiamente e che, come veri uomini di stato, avevano preso misure in difesa del loro impero (dynasteia). Infatti, distruggere la fonte di continua minaccia, vale a dire la città che costantemente lottato per imporre la propria supremazia rispetto a quella di Roma, e quindi assicurarsi il dominio del proprio territorio, fu la scelta di politici avveduti e saggi. Tuttavia, altro sono di un’opinione completamente diversa: essi affermano che, allontanandosi dai principi su cui i Romani avevano costruito il proprio potere, Roma poco a poco stava trasformando in un deserto tutto ciò che li circondava per una sete di dominio simile a quella che rovinò Atene e Sparta, e, per questo motivo, si sarebbe presto rovinata. Infatti, avevano assoggettato tutti i loro avversari distruggendoli in guerra.” Lezione 10 - 9/10/23 Primo trattato Pol. 3.24: «A queste condizioni ci sia amicizia fra i Romani e gli alleati dei Romani e i Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli alleati dei Romani navighino al di là del promontorio Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o da nemici. Qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli sia permesso di comprare né prendere nulla tranne quanto gli occorre per riparare l'imbarcazione o per compiere sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che giungono per commercio non sia possibile portare a termine nessuna transazione se non in presenza di un araldo o di un cancelliere. Quanto sia venduto alla presenza di costoro, se venduto in Libia o in Sardegna sia dovuto al venditore sotto la garanzia dello stato. Qualora un Romano giunga in Sicilia, nella parte controllata dai Cartaginesi, siano uguali tutti i diritti dei Romani. I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti di Ardea, Anzio, Laurento, Circei, Terracina, né di alcun altro dei Latini, quanti sono soggetti...» Il testo del secondo trattato romano-cartaginese “Pol. 3.24: ... In Sardegna e in Libia nessun romano commerci o fondi città (...). Qualora una tempesta ve lo trasporti si allontani entro cinque giorni..” Il trattato alla fine della prima guerra punica «I Cartaginesi dovranno ritirarsi da tutta la Sicilia, e da tutte le isole poste tra l'Italia e la Sicilia. Da parte di ciascuno dei due stati dovranno essere date garanzie di sicurezza per i rispettivi alleati. Nessuno dei due imporrà tributi, né costruirà edifici pubblici, né recluterà mercenari nei territori assoggettati all'altro, né potrà accettare l'amicizia degli alleati dell'altro. I Cartaglinesi dovranno pagare duemiladuecento talenti entro dieci anni e mille li verseranno subito. I Cartaginesi restituiranno ai Romani tutti i prigionieri, senza alcun riscatto.» (Pol. 3.27.3-6) Il trattato romano-cartaginese del 237 a.C. «... conclusa la guerra libica, già avevano approvato un decreto con cui dichiaravano guerra a Cartagine, ed i Romani aggiunsero la seguente clausola: "I Cartaginesi lasceranno la Sardegna e verseranno a Roma altri mille e duecento talenti".» (Pol. 3. 27.8) Liv. 23.5.10-11 “Perciò, o cittadini di Capua, comune dovete ritenere questa disfatta che è stata subita; una patria comune dovete pensare che sia da difendere. Non con il Sannita o con l’Etrusco si ha a che fare, cosicché il dominio che fosse a noi tolto rimanesse tuttavia in Italia; un nemico Cartaginese, neppure originario dell’Africa, dalle più lontane regioni della terra, dallo stretto dell’Oceano e dalle colonne di Ercole, trascina con sé soldati che di umano non hanno quasi nulla, né diritto, né ordinamenti, né, quasi, lingua. Queste truppe, per natura e per costumi crudeli e feroci, il loro comandante stesso le ha rese anche più feroci. A chi, purché sia solo nato in Italia, non risulterebbe insopportabile vedere e avere come padroni coloro che si sono nutriti di questi immondi pasti, che è empietà anche solo toccare, e farsi dare le leggi dall’Africa e da Cartagine e ridurre l’Italia a provincia dei Numidi e dei Mauri?” Liv. 24.47.1-5 «Alla fine i nemici furono destati mentre il temporale andava arrestandosi e la luce si avvicinava. Il presidio di Annibale in città ammontava a circa 5000 uomini armati e gli stessi abitanti di Arpi avevano armato 3000 uomini. I Cartaginesi mandarono avanti questi per primi contro il nemico, affinché non ci fossero tradimenti dalle file posteriori. Dapprima si combatté in vicoli stretti e bui. Quando i Romani occuparono non solo le vie ma anche i tetti vicini alla porta della città, affinché non fossero attaccati o feriti dall’alto, alcuni fra i Romani e alcuni tra gli abitanti di Arpi si riconobbero reciprocamente ed iniziarono a parlarsi, chiedevano i Romani cosa volessero per sé gli abitanti di Arpi, per quale colpa dei Romani o per quale merito dei Punici gli Italici, come fossero di razza diversa e barbari, conducessero una guerra contro i loro antichi alleati, i Romani, e volessero rendere l’Italia una provincia dell’Africa, gli abitanti di Arpi si giustificavano affermando che essi erano ignari di tutto, che erano stati dati in vendita al Cartaginese dai loro prìncipi, che erano oppressi e tenuti in ostaggio da pochi.» Il trattato romano-cartaginese siglato alla fine della seconda guerra punica (201 a.C.) «Giunsero quindi gli ambasciatori dei Cartaginesi e del re Massinissa. I Cartaginesi promisero che avrebbero portato 500.000 moggi di grano e 500.000 di orzo per l'esercito romano, e la metà di queste quantità le avrebbero inviate a Roma. Chiedevano che i Romani lo accettassero come loro dono. Avrebbero poi allestito una flotta a loro spese e il tributo che dovevano ancora pagare in più rate nello spazio di molti anni, lo avrebbero saldato subitamente.» (Liv. 36.4.5-7)
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