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Frammenti di Ennio e Ovidio: Versi e Influenze, Appunti di Letteratura latina

Due frammenti tratti dagli annales di ennio e dal poeta ovidio. Il primo frammento discute sulla struttura tipicamente enniana di un verso che parla di una battaglia e la ripresa di questo stile da poeti successivi. Il secondo frammento esplora la grande ammirazione di ovidio per la poesia di ennio e lucrezio, e la presenza di ennio nelle opere di ovidio. Inoltre, il documento discute della natura e della descrizione di una foresta tagliata, la figura di amicizia in ennio, il governo a roma e la sua ammirazione per le guerre puniche.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 01/05/2022

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gillian-peterson 🇮🇹

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Scarica Frammenti di Ennio e Ovidio: Versi e Influenze e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! ENNIO E OVIDIO Il frammento 570 degli Annales è un verso, come struttura, tipicamente enniano. Parla di una battaglia. Ci sono due eserciti che si stanno fronteggiando e, da entrambe le parti, vengono scagliati dei giavellotti dalla parte opposta. “I giavellotti che vanno contro gli altri giavellotti che vengono dall’altra parte E producono un suono rimbombante”. Il verso inizia e si conclude con la stessa forma della parola: questa figura viene considerata dai grammatici e viene studiata perché è considerata una peculiarità che non si può sottovalutare. Questa figura, per esempio, è presente anche in un verso di Giovenale. L’esametro artificioso di Ennio, come tanti altri versi enniani, non è rimasta inosservata dai poeti che sono venuti dopo di lui. Un esempio di questa ripresa è presente in Lucano (nipote di Seneca) ai versi 6-7 della Pharsalia. La presenza di Ennio non si può ignorare neppure in Ovidio (Ennio aveva portato l’epica a Roma, raggiungendo anche una grandezza paragonabile a quella che Omero aveva portato nella cultura greca). È importante fare una riflessione sulle dichiarazioni ovidiane, che ci aiutano ad avere uno spaccato su quella che fosse la percezione della poesia enniana tra il I secolo a.C e il I secolo d.C. Per fare questo dobbiamo prendere in considerazione la grande ammirazione che Ovidio aveva per Lucrezio (un poeta molto amato ma che, più volte, ebbe giusta fama nell’epoca in cui fece le sue opere): nelle opere di Ovidio abbiamo tantissimi riferimenti al De Rerum Natura. Ovidio, nei Tristia (libro II 425-426), non si è sottratto ad identificare Ennio come padre della poesia latina (ruolo già assegnatogli da Cicerone e Lucrezio). Annales 457 e seguenti:  descrizione della natura: “Giove rise e risero anche, al riso di Giove onnipotente, tutte le situazioni naturali che erano anche loro pacificate” Questa impronta di serenità implicita nella figura del Dio è sottolineata anche in Lucrezio (De Rerum Natura) nella descrizione di Venere. Il frammento più bello dedicato alla natura è quello in cui descrive come viene abbattuta una selva dagli uomini, per procurarsi la legna per un funerale (Annales 187-seguenti). Alla varietà degli alberi citati, corrisponde una varietà di verbi presenti. “Avanzano in mezzo all’alta boscaglia, tagliano con le scuri, abbattono le grandi querce. Il lercio viene fatto cadere, il frassino si infrange e l’abete alto si schianta a terra, i pini slanciati. Ogni albero faceva un rumore a sé stante e poi tutti insieme per lo strepito della selva frondosa”. Possediamo questo frammento attraverso Macrobio che cita questo passo perché ricorda il libro VI dell’Enedie (versi 169-seguenti). Virgilio, infatti, prese spunto da Ennio. A sua volta, Ennio aveva preso spunto da Omero: alla fine del XXIII libro dell’Eneide viene descritto il funerale di Patroclo. In Omero, però, abbiamo solo la quercia (rappresenta la forza) e non 5 alberi. Il concetto dell’amicizia in Ennio: vv. 234-251: Questo frammento è piuttosto lungo e lo dobbiamo non un grammatico ma ad un antiquario, Gellio. “Avendo detto queste cose, chiama in causa colui col quale spesso molto volentieri condivide, essendo d’accordo nella totalità dell’atteggiamento, la mensa, le chiacchierate e ne spartisce con lui una condivisione. Essendo stanco, avendo passato la maggior parte della giornata nel trattare affari di enorme importanza e avendo fatto delle proposte nel Foro e nel Santo Senato, avrebbe potuto parlare con l’amico al quale avrebbe potuto dire senza alcun timore cose grandi e cose piccole e avrebbe potuto riversare su di lui qualsiasi affermazione buona o cattiva che si fosse potuta dire e l’avrebbe potuta riversare in maniera tale da stare tranquillo che in tal modo l’avrebbe messa comunque al sicuro. Con lui poteva spartire gioiosamente ogni cosa di nascosto e davanti a tutti senza pudore e con lui e a lui nessuna idea leggera o malvagia poteva spingere la sua mente a commettere qualcosa di cattivo. Contendo di sé, sereno, saggio, uno che dice le cose giuste al momento giusto, affabile, di poche parole, esperto di tutto quello che era stato il passato e che l’antichità produce e che era esperto di costumi vecchi e nuovi e conosceva anche le leggi di tante generazioni antiche e degli dei e degli uomini, in maniera tale di potere (con la prudenza) dire o tacere ogni parola che pronunzia”. Il buon Governo a Roma: fr. 668: è un frammento dell’VII libro degli Annales. Si parla di come andrebbe gestito (e a volte non lo è) il governo. Anche questo è trasmesso da Gellio. “La saggezza è tolta di mezzo. Ogni affare è regolato dalla sapienza. L’oratore, quello che cerca di mediare fra le varie fazioni e che sa il fatto suo, viene disprezzato, mentre il soldato orribile (perché incolto) viene privilegiato. Non gareggiando con parole appropriate, neppure con male parole, si aggrovigliano fra di loro sollevando inimicizia. E non si appellano (FORMULA DEL DIRITTO ROMANO, UTILIZZATA ANCHE DA VARRONE) ai giudici secondo un criterio di diritto, ma reclamano i loro beni con la spada e cercano il dominio e vanno avanti con la forza dura” Le guerre puniche: Ennio si sente particolarmente vicino alle guerre puniche. Dedica, quindi, uno spazio e del rispetto a Quinto Fabio Massimo. vv. 370-372 
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