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domande a risposta aperta linguistica italiana, Appunti di Linguistica

Risposte aperte di linguistica italiana (orientacampus) rielaborate personalmente, utili anche per esame orale. ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... voto finale: 28

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 19/10/2023

angela-scaffidi-fonti
angela-scaffidi-fonti 🇮🇹

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Scarica domande a risposta aperta linguistica italiana e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! 1. Cos’è la linguistica? La linguistica è la disciplina che studia le lingue umane e la lingua in sé, intesa come oggetto principale della sua analisi. Essa si pone come obiettivo quello di comprendere la struttura e il funzionamento della lingua e individuare dei modelli adatti a descrivere tutte le lingue del mondo, prendendo in analisi due aspetti: il funzionamento, oggetto di studio della linguistica generale e l’evoluzione della lingua, oggetto di studio della linguistica storica. 2. Cosa studia la linguistica storica? La linguistica storica è uno dei due campi di analisi dello studio della lingua. Essa si pone come obiettivo quello di analizzare l’evoluzione delle lingue nel tempo e i rapporti con le culture che queste lingue rappresentano. 3. Cosa studia il lessico? Il lessico viene comunemente definito come il complesso delle parole di una lingua. Tuttavia, il lessico studia il lessema (la sua unità fondamentale) che non sempre corrisponde alla parola: anche parole diverse nella forma possono costituire un lessema unico, ad esempio le forme paradigmatiche del verbo, il cui lessema di base è l’infinito. 4. Cosa studia la morfologia? La morfologia viene distinta in due settori: morfologia flessiva e morfologia lessicale. La morfologia flessiva si occupa dello studio delle forme flesse (genere, numero, persona, tempo, modo ecc.) di nomi, pronomi, aggettivi, verbi ed articoli. La morfologia lessicale, invece, si occupa della formazione delle parole attraverso i processi di derivazione (prefissazione o suffissazione) e composizione (nome + nome; aggettivo + aggettivo; verbo + avverbio; nome+ aggettivo). L’oggetto dell’analisi morfologica è il morfema, ossia la più piccola unità linguistica dotata di significato. Il morfema è dunque la più piccola associazione possibile tra un significante e un significato. In base alla funzione svolta, si distinguono: morfemi lessicali, che portano un significato denotativo derivante dall’appartenenza al lessico di una lingua; morfemi grammaticali, che portano un significato dipendente dal contesto in cui vengono utilizzati e fanno riferimento alla struttura grammaticale interna di una lingua. 5. Le varietà dell’italiano contemporaneo Ogni lingua, nel corso della sua evoluzione, presenta una serie di differenze dovute a variabili (o assi di variazione) legate a più aspetti. In italiano si distinguono: - la variabile diamesica, legata al mezzo materiale in cui avviene la comunicazione. Distingue la lingua dei testi parlati dalla lingua dei testi scritti, in quanto se nel testo parlato la comprensione del significato è strettamente legata al contesto, il testo scritto è destinato a durare nel tempo. - la variabile diacronica, legata al tempo che inevitabilmente determina mutamenti nella lingua che avvengono, generalmente, più nel parlato che nello scritto. - la variabile diatopica, legata allo spazio. Infatti, la lingua cambia a seconda delle zone in cui viene utilizzata. Questa variabile è particolarmente importante, in quanto i dialetti hanno un influsso notevole sull’italiano. - la variabile diastratica, legata alla posizione sociale del parlante. Essa dipende da fattori quali il genere, l’età, il reddito, la classe sociale e il livello di istruzione. - la variabile diafasica, legata alla situazione comunicativa. Da quest’ultima dipende la scelta sul registro linguistico da utilizzare con l’interlocutore, sia esso formale o informale. 6. Cosa sono i neologismi? I neologismi sono parole (o anche prestiti) entrate di recente nel lessico di una lingua per indicare nuovi concetti. Vi sono due tipologie di neologismi: - i neologismi combinatori, che combinano elementi già esistenti nella lingua per formare nuove parole; - i neologismi semantici, per cui voci già esistenti adottano nuovi significati. 7. Cosa sono i latinismi e i forestierismi? Latinismi e forestierismi sono due delle componenti del lessico italiano. I latinismi sono parole dotte che sono entrate direttamente nel lessico italiano, senza passare dal latino classico al latino volgare e infine all’italiano. Sono, quindi, formalmente e semanticamente fedeli al latino. I forestierismi (o prestiti) sono invece parole tratte da lingue con cui l’italiano ha avuto contatti per trascorsi politici, economici o culturali. Tra questi possiamo annoverare: anglicismi, germanismi, arabismi, ispanismi, gallicismi ecc. 8. Cos’è l’IPA? IPA è l’acronimo per l’International Phonetic Alphabet, ossia un sistema estremamente efficace ideato da Paul Passy e Daniel Jones tra l’Ottocento e il Novecento. L’Ipa ha lo scopo di superare i limiti della trascrizione fonetica dei suoni delle diverse lingue; viene aggiornato periodicamente dall’International Phonetics Association. È considerato uno strumento indispensabile per l’analisi fonetica, poiché: fornisce una rappresentazione chiara delle realtà fonetiche delle lingue, consente la trascrizione di lingue che non possiedono un sistema di scrittura e riesce infine a trascrivere testi orali in maniera dettagliata. 9. Cosa sono i forestierismi? I forestierismi, o prestiti, sono parole attinte da altre lingue con cui l’italiano ha avuto contatti per vicende economiche, culturali o politiche. Tra i forestierismi possiamo annoverare: -anglicismi, che a partire dal Novecento fino ai giorni nostri sono diventati la classe più numerosa dei forestierismi della lingua italiana e, per questo motivo, rappresentano una categoria a sé stante. Sono frequenti in vari ambiti come lingua comune, informatica, medicina, economia ecc. Lo sviluppo degli anglicismi è dovuto alla posizione dell’inglese come lingua della comunicazione internazionale e anche alla particolare struttura delle voci inglesi che sono brevi, iconiche e dotate di accorciabilità. L’anglicizzazione in Italia non ha subito un processo di arresto, a differenza di paesi come Francia e Spagna, sia per l’assenza di un mercato internazionale da difendere, sia per non ricadere nel dirigismo linguistico tipico del Fascismo. - germanismi, ossia voci tratte dalle popolazioni germaniche che invasero l’Italia a seguito della caduta dell’Impero romano. Si tratta perlopiù di termini di anatomia umana e verbi come “guardare”. -tedeschismi, risalenti ad epoche successive all’Alto Medioevo. - arabismi, perlopiù parole legate al commercio e termini scientifici come facchino, algebra ecc., che si diffusero in Italia durante il Medioevo. -gallicismi, cioè parole di origine francese e provenzale, diffusesi soprattutto grazie alla letteratura medievale ma di cui troviamo traccia anche in epoche successive, soprattutto nel Settecento. -ispanismi, dei quali si registra un forte influsso nel Cinquecento e nel Seicento. Nell’italiano contemporaneo troviamo traccia anche di voci di origine ispanoamericana. -ebraisimi, in particolare parole usate in ambito liturgico. 10. Come si possono classificare le lingue? La classificazione linguistica si è resa necessaria per ordinare in un certo senso un campo di indagine molto ampio e variegato: si contano infatti diverse migliaia di lingue storico naturali nel mondo. Un forte impulso alla linguistica storica fu dato nell’800 dalla scoperta di tratti comuni nel greco, nel latino e nel sanscrito. Queste somiglianze tra le antiche lingue dell’europa occidentale e quelle dell’India erano spiegabili solamente con l’ipotesi di un’origine comune. Nel 1813, dunque, fu coniato il termine INDOEUROPEO dallo studioso THOMAS YOUNG per riferirsi a queste lingue che presentavano caratteristiche comuni. All’interno di questa famiglia si possono individuare dei rami o sottofamiglie. L’italiano, ad esempio, appartiene al ramo delle lingue romanze, cioè di quelle lingue che derivano dal latino, insieme al francese, al rumeno, al portoghese, al castigliano ecc... Vi sono poi altre sottofamiglie come il ramo delle lingue germaniche a cui appartengono l’inglese, il tedesco, l’olandese ecc. e il ramo delle lingue slave con russo ucraino, bielorusso, bulgaro e così via.. Oltre alla classificazione genealogica abbiamo quella tipologica, che osserva le caratteristiche strutturali interne delle lingue e le classifica in tipi: a partire dall'Ottocento, e fino a oggi, le principali tipologie linguistiche teorizzate si basano su aspetti morfologici e sintattici. Ad esempio, le lingue possono essere classificate per il tipo di accento e per la posizione che esso occupa all’interno delle parole. Abbiamo lingue in cui l’accento cade sempre nello stesso punto e per questo vengono chiamate lingue ad accento fisso (francese, polacco, turco ecc.); nelle lingue ad accento libero, invece, esso può cadere in diverse posizioni. L’italiano, come l’inglese e lo spagnolo, è una lingua ad accento libero.
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