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Domande di Numismatica Antica prof. Lucchelli, Appunti di Numismatica

Domande di Numismatica antica con la maggior parte delle risponde date.

Tipologia: Appunti

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Scarica Domande di Numismatica Antica prof. Lucchelli e più Appunti in PDF di Numismatica solo su Docsity! Argomenti per esame – STUDENTI FREQUENTANTI La “vita” delle monete nell’antichità attraversa diverse fasi; si mettano in evidenza le tappe fondamentali, soffermandosi sulle problematiche connesse. • Decisione dell’autorità di emettere moneta • Preparazione materiale: metallo deriva da altri oggetti o da giacimenti, poi si trasforma in lingotti con peso determinato, vengono portati alla zecca che li trasforma in tondelli; si fabbrica il conio (conio di incudine e conio di martello). • Coniazione: tra conio di incudine e conio di martello si metteva il tondello, lo si batteva e la moneta veniva coniata. • Emissione: il momento in cui comincia la circolazione delle monete; fisicamente consiste nel passaggio delle monete dalla zecca al pubblico. • Circolazione: non abbiamo tanti documenti che ci dicano come circolavano le monete, sappiamo qualcosa solo grazie ai ritrovamenti. Ritrovamenti casuali: poco affidabili. Ritrovamenti di scavo: affidabili. Molte monete non si muovevano per il commercio, ma si spostavano con le persone (ad es. soldati). Nell’antichità venivano prodotto tante monete connesse le une con le altre: sistemi monetari. I sistemi monetari possono subire dei cambiamenti per motivi politici, economici, sociali: svalutazione (valore nominale maggiore del valore intrinseco), rivalutazione (contrario della svalutazione) e riforme monetarie (azioni che l’autorità o lo Stato intraprendono per aggiustare un sistema monetario in crisi, o frenare l’inflazione). Lo stato con la moneta che riceve (tasse) può decidere se rimetterla in circolazione, contromarcarla, riconiarla o sostituirla con un’altra moneta. • Ritiro o perdita: bisogna distinguere due fenomeni: la perdita vera e propria e la tesaurizzazione: c’erano dei gruppi di monete che sparivano per un certo periodo di tempo e poi potevano tornare in circolazione più avanti. Monete smarrite accidentalmente (per lo più monete di basso valore), monete nascoste appositamente (tesori, salvadanai), monete abbandonate (offerte sacrali). La produzione della moneta nell’antichità era una azione complessa, che prevedeva diverse fasi; si individuino tra di esse le principali. [si chiede di soffermarsi propriamente sui metodi di fabbricazione] • Metallo: altri oggetti o giacimenti > lingotti di un peso determinato > portati alla zecca > lingotti fusi e messi nelle matrici > tondello > coniazione > con conio di incudine e conio di martello > errori di conio (spesso non significano rifiuto della moneta) Le ragioni che potevano spingere uno stato antico a emettere moneta, cioè a metterla in circolazione dopo averla prodotta, sono svariate. Si individuino le più significative. • Motivi economici: spese militari (Crawford) (vedi moneta di Marco Antonio) e non (denario romano con legenda AD FRV(umentum) EM(emundum). Profitto: lo stato obbligava il pagamento di tasse, fenomeno del “free coniage”, sopravvalutazione (argenteus di Diocleziano), facilitazione degli scambi. • Motivi non economici: secondo Sutherland propaganda; secondo Levick pubblicità. Quali sono gli elementi che si devono prendere in considerazione per descrivere una moneta antica e per catalogarla? • Autorità emittente (dà un contesto politico) • Diritto e rovescio: un tipo (parte figurata) e una legenda (parte scritta); insieme formano l’impronta. Bordo: bordo dell’oggetto moneta. Campo: parte non occupata da segni. Esergo: parte di campo a mezzaluna che sta sotto il tipo. • Metallo (oro, argento, rame, bronzo, oricalco, biglione, elettro) • Peso (il valore della moneta era influenzato dal peso; si misura grammi) • Modulo (le dimensioni, il diametro della moneta; misurato con un calibro, unità di misura millimetro) • Asse del conio (esprime come il tipo di una faccia è orientato rispetto al tipo di un’altra faccia; valore espresso in gradi o numero che va da 1 a 12) • Zecca (il luogo dove veniva fabbricate e il contesto produttivo) • Valore nominale (valore attribuito alla moneta dalla autorità emittente) • Datazione (relativa all’anno in cui è stata prodotta) • Situazione attuale della moneta (provenienza, conservazione, rarità, bibliografia, collocazione) • Bibliografia (un catalogo è una pubblicazione che contiene tante schede di monete) Il rapporto tra tipi monetari e politica: scelta dei temi, modalità e linguaggio delle rappresentazioni monetali in Grecia e a Roma Moneta e “propaganda” nella moneta antica Nella prima metà del ‘900 si è formalizzata l’idea che la moneta fosse un mezzo di comunicazione di massa del mondo antico; questa idea si è diffusa soprattutto grazie agli studi di Sutherland, il quale riteneva che la moneta fosse un vero mezzo di propaganda e questo si spiega col fatto che tramite i tipi sulle monete ci fosse la volontà di influenzare l’opinione pubblica. Il contenuto di questa propaganda sarebbe stato quello di favorire l’adesione dei cittadini nei riguardi della politica del senato e poi dell’imperatore e anche una funzione divulgativa degli aspetti positivi della politica dell’autorità che aveva deciso di fare questa moneta. Queste idee di Sutherland sono state diffuse per molti anni, ma poi sono state messe in dubbio da diversi autori: • Nel ’56 lo storico Jones si era posto la domanda se ciò che era scritto sulle monete fosse comprensibile alla popolazione; e nel caso le popolazioni fossero alfabetizzate, • Monete serrate (limano i bordi) o dentellate (tondello fuso così) • Scodellati o scifati • Bratteati • “medaglioni” • Contorniati • Medaglioni • Specie monetiformi non monetali • Monete di imitazione • Falsi e contraffazioni Si espongano i principali aspetti (tipologici, cronologici, interpretativi ecc.) della monetazione incusa della Magna Grecia. Il tipo di una faccia è in rilievo e l’altro è incuso e speculare. Prodotta specialmente nella Magna Grecia. L’uso di produrre monete incuse comincia nel VI secolo. È un fenomeno ristretto dal punto di vista geografico e relativamente ristretto dal punto di vista cronologico; la produzione di monete incuse dura 60-70 anni al massimo. Queste monete hanno la caratteristica di avere un tondello piuttosto ampio e piatto, in genere è più largo e sottile; inoltre, quasi tutte le monete incuse hanno una decorazione accentuata sul bordo. Alcune delle monete incuse sono state le prime monete prodotte in Italia; le prime sono proprio quelle di Sibari. Il tipo del diritto è più dettagliato e ha degli elementi che non si ritrovano nel tipo del rovescio. Erano due coni diversi, ma si è cercato di avere lo stesso tipo su entrambe le facce. Non si tratta di una scelta casuale, ma si è scelta una soluzione che distingueva queste produzioni monetali da quelle coeve. Questo fenomeno coinvolge tutte le città di questa zona, anche nel caso di città che non erano affatto legate da alleanze tra di loro. Tra le colonie, anche se confinanti, non scorreva sempre buon sangue, ad esempio Crotone e Sibari hanno avuto un fortissimo scontro; inoltre queste sono colonie popolate da diversi tipi di greci. Non tutte queste monete hanno lo stesso standard ponderale: hanno diversi pesi. MONETE INCUSE - IPOTESI Tutti questi fenomeni hanno suscitato una serie di ipotesi su perché si sia creato questo sistema delle monete incuse proprio in questo luogo e in questo tempo. Sono state elaborate, fin dall’inizio del ‘900, idee diverse per spiegare il fenomeno: • Secondo Sutherland questa scelta sarebbe dovuta alla volontà di facilitare l’uso di monete straniere, che venivano importate in queste città, per fare monete in queste stesse città, quindi ricopiare monete straniere. Sutherland pensava che questa invenzione delle monete incuse fosse stata elaborata per permettere a queste città di ricopiare le monete a quadrato incuso, che erano quelle che si usavano in questo momento. Se in una zecca dell’epoca delle diffusione delle monete a quadrato incuso, si voleva utilizzare, come tondello, una moneta a quadrato incuso c’erano molte possibilità di scelta: o si fabbricavano altre monete a quadrato incuso oppure, secondo Sutherland, si nascondeva il quartato incuse con un tipo che doveva essere incuso e questo spiegherebbe perché si è usata questa tecnica. L’idea di Sutherland è ingeniosa, ma non regge molto perché è difficile pensare che si usassero delle monete già esistenti, perché i tondelli di queste monete sono molto diverse dalle monete a quadro incuso; hanno i tondelli molto più larghi. • Connessa a questa è l’ipotesi di S.P. Noe, che sosteneva il contrario: che si è scelta questa forma particolare per impedire alle altre città di usare le monete di queste zecche per creare altre monete; chiaramente utilizzare una moneta incisa come tondello per fabbricare un’altra zecca in un altro luogo era molto difficile, ma noi non abbiamo prove che fosse questo grande movimento di monete tra la Magna Grecia e il resto del mondo greco. Questo fenomeno non è frutto di un caso, deve esserci stato un luogo e un motivo che ha spinto qualcuno a inventare questo tipo di moneta. • Secondo lo studioso francese Lenormant, poi ripreso ance da Le Rider, dietro alla diffusione di queste monete ci sarebbe stato un accordo tra diverse città, una sorta di unione monetaria fra diverse poleis che si sarebbero messe d’accordo per creare questa moneta. Lenormant ha pensato che creare le monete incusse potesse essere un trucco per avere monete tutte riconoscibili all’interno di un accordo tra città, ma al di là di questa caratteristica tecnica si sarebbe mantenuta per ogni città la libertà di fare monete come volevano. Questo ha un senso perché quando si a un’unione monetaria ci sono diverse possibilità, ogni città crea la propria. Si sarebbe trovato un trucco per cui le monete erano tutte uguali per questa caratteristica, ma potevano rimanere diverse per i tipi; erano simili tra di loro perché avevano tutte un rovescio incuso. Le Rider aggiunge che questo accordo tra le città, che garantiva l’autonomia anche dei simboli, fosse in qualche modo legato al fatto che c’era un accordo tra le città per probabilmente imporre un cambio alle monete che venivano dall’esterno, diverso rispetto al cambio tra le monete di questo accordo monetario. Anche questa idea non ha nessuna prova. • Un’altra teoria era stata già elaborata alla fine dell’800, ma poi ripresa negli anni ’90; chiama in causa l’influsso di Pitagora. L’idea di queste monete sembrerebbe essere nata in una zona della Magna Grecia, una zona influenzata dalle dottrine pitagoriche. Pitagora stesso si era trasferito da Samos a Crotone, che è una delle città che per prime ha elaborato questo genere di monete. In questa prospettiva c’è chi ha pensato che queste monete così particolare fossero una conseguenza di alcuni idee delle dottrine pitagoriche; in particolare qualcuno ha richiamato una sorta di simbolismo delle monete che avevano lo stesso tipo, ma in rilievo in incavo e questo richiamerebbe certi aspetti di alcune dottrine pitagoriche. In realtà questa idea di collegamento tra queste monete e Pitagora è molto speculativo, non siamo sicuri che queste monete siano state create a Crotone per prima e non in un’altra città, in secondo luogo non è molto chiaro questo collegamento con le dottrine pitagoriche. • La quinta teoria prevede che in una città si sia creato questo stile che poi si sarebbe diffuso in altre città, si tratterebbe di un fenomeno di diffusione di una moda. Ancora più recentemente una studiosa francese ha messo in evidenza come, quando sono state create queste monete, non esisteva una norma così definita di creare le monete nel mondo greco se non le monete a quadrato incuso; quindi le monete incuse non sono state pensate come monete diverse dalle altre, ma come un modo di superare le monete a quadrato incuso. Quando si è cominciato a non fare più monete a quadrato incuso, vi si ponevano due possibilità: una è quella che poi ha preso piede, cioè le monete a doppio rilievo, la seconda è quella di creare delle monete in cui c’è una doppia immagine; ma una faccia è come quella con il rilievo normale e l’altra manteneva il carattere di essere il rilievo del quadrato stesso. L’idea di Le Rider è che queste città si sarebbero accordate per avere degli scambi monetali tra di loro, ma in qualche modo tassare le monete esterne che fossero entrate int restare monetaria e per riconoscere le monete che non appartenevano a questo * e il modo per riconoscerle era di utilizzare questa tecnica. • [Per favorire l’impilamento delle monete; questa ipotesi è da scartare perché il tipo del diritto non entra nella cavità del tipo del rovescio] Il denario costituì per circa 450 anni la moneta principale del sistema monetario romano; se ne mettano in evidenza le caratteristiche principali, le circostanze che ne determinarono l’introduzione e l’evoluzione in periodo repubblicano e imperiale. Roma uscì dalla seconda guerra punica completamente trasformata e si crearono le premesse per una riforma monetaria. Nel 211 a.C. fu creato il denario, la moneta d’argento che caratterizzò tutta la successiva storia romana fino al III secolo d.C., prima come moneta corrente, poi come unità di conto. All’inizio corrispondeva a 10 assi con due divisionali: il quinario (metà) e il sesterzio (1/4). Intorno al 140 a.C. la moneta fu ritariffata e il suo valore portato a 16 assi. Al momento della sua introduzione recava delle raffigurazioni fisse con al diritto la testa elmata di Roma e al rovescio i Dioscuri al galoppo con la lancia, tipica monetazione militare; era presente l’indicazione della marca di valore sul diritto e la legenda ROMA sull’esergo. Tale impronta durò circa un secolo. A metà del II secolo tale rappresentazione fu sostituita dal rigato con Diana o la Vittoria nell’atto di guidare il suo carro. A questa innovazione si affiancò una riforma epigrafica che vedeva sostituiti a simboli, lettere e monogrammi rappresentanti l’iniziale del nome del magistrato monetario, con la firma per esteso del (fenomeno durato fino all’età augustea). Attorno al 120 a.C. i magistrati approfittarono della loro libertà per esaltare le glorie delle loro famiglie, scegliendo la mitologia domestica. Moneta fusa centro italica: aes rude (V secolo a.C.); aes signatum (inizio III secolo a.C.); aes grave (289-275 a.C.) —> forma tonda; sistema di sei nomali: asse, semisse, triente, quadrante, sestante, oncia. Erano tutte prodotte con metodo della fusione. Moneta romano-campana: nominali coniato in oro, argento e bronzo, ma solo gli argentei ebbero una reale importanza. Gli studi più recente datano tale monetazione intorno al 300 a.C. (prima dell’aes grave). Primi nomali in argento coniati su standard magnogreco: digrammi del peso di circa 7,30 g con Marte/testa di cavallo; la produzione successiva di digrammi fu trasportata a Roma con la variazione dei tipi Roma/Vittoria o Ercole/lupa con gemelli. La coniazione dei digrammi continuò fino al 225 a.C. con l’introduzione del quadrigato. L’unica rappresentazione aurea era rappresentata da due nominali detto oro del giuramento: stateri e mezzi stateri che recano sul rovescio la legenda ROMA all’esergo, una scena con due soldati in piedi nell’atto di sacrificare, un richiamo alla fedeltà degli alleati all’alba della seconda guerra punica. Roma uscì dalla seconda guerra punica completamente trasformata, creando le premesse per una riforma monetaria. Nel 211 a.C. fu creato il denario, la moneta che caratterizzò tutta la successiva storia romana fino al III secolo d.C., prima come moneta corrente, poi come unità di conto. In una prima fase reca raffigurazioni fisse; al diritto testa elmata di Roma, al rovescio i Dioscuri al galoppo con la lancia. In una seconda fase il denario subì un cambiamento radicale nei tipi: Silla fece coniare avvenimenti storici sui rovesci del denario, per poi, nonostante fosse vivente, vedere rappresentato sé stesso sui rovesci aurei e denari con in esergo L. SVLLA IMP. La repubblica finì dal punto di vista numismatico quando Cesare ottenne dal Senato il diritto di apporre il suo ritratto sui denari con la menzione della dittatura perpetua, con al rovescio Venere, la sua divinità tutelare. Fu la prima volta che capitava a Roma, ad imitazione del mondo ellenistico dove il diritto era riservato al sovrano e ai membri della famiglia. La monetazione di Roma si basò per lungo tempo soprattutto sull’uso di serie di “monete” di rame/bronzo, note con il nome di aes rude, aes signatum, aes grave; si mettano in evidenza le caratteristiche principali di tali serie. Monetazione più antica divisa in due serie: una coniata in vari metalli e destinata ad un uso esterno, l’altra fusa in rame/bronzo, prodotta in centro Italia, destinata a uso interno. • Aes rude: fa la sua comparsa nel V secolo; pani di forma irregolare, ottenuti per fusione, accettai a peso e senza impronte; sistema ponderale: libbra romana (340 g). Vengono affiancati nel V secolo da lingotti a ramo secco, con impronta che garantiva la purezza del metallo. Lo utilizzarono fino agli inizi del III secolo. • Aes signatum: primi decenni del III secolo; lingotto bronzeo quadrilatero prepesato (5 libbre romane); impresso con vari disegni (aquila, petaso, spada, toro) e in alcuni casi legenda ROMANOM. Secondo alcuni l’assenza di effige divina non la rende moneta, secondo altri è la prima moneta di stato romana. • Aes grave: tra il 289 e il 275 a.C. viene creata la prima moneta sicuramente statale di bronzo fuso. Roma si sarebbe sentita in dovere di dotarsi di una monetazione interna rispettabile. Fu una rivoluzione dell’Italia centrale—> forma tonda, ma mantiene invariato sistema pondometrico della libbra. SEI NOMINALI: asse, semisse (metà), triente (un terzo), quadrante (1/4), sestante (1/6), oncia (1/12). Prodotta con metodo della fusione ( causa alto peso dell’asse), tecnica abbandonata alla fine III secolo. La monetazione romana nelle province Nelle province romane circolava promiscuamente tutta una serie di monetazioni colai che erano emesse per i motivi e scopi più disparati; prodotte in argento, leghe di rame o mistura d’argento, la loro diffusione era locale, ma potevano circolare anche fuori dalla provincia di appartenenza in quanto alcune possedevano valore intrinseco e potevano essere accettato a peso. Questa serie, chiamata greco-imperiale, è divisa in vari settori: • Monete coloniali: monete di bronzo emesse dai coloni o dai municipi latini che i romani dislocarono per secoli in giro per il Mediterraneo, per sistemare i veterani e per controllare il territorio senza ricorrere all’esercito. Sono da considerarsi monete romane in quanto i coloni possedevano la cittadinanza romana e le leggende erano scritte in latino. Vennero prodotte per circolare localmente e ciò ha fatto pensare che servissero come autocelebrazione della colonia. • Monete pseudo-autonome: non recano l’effige dell’imperatore sul diritto e portano la legenda “PERMISSV CAESARIS/PERMISSV AVGVSTI”, ciò vuol dire che per coniare serviva l’autorizzazione dell’imperatore. Non si trattava dunque di rivendicare una sovranità, ma di soddisfare un certo orgoglio territoriale/cittadino e soprattutto di esigere i diritti di conio, lucrando sulla produzione. • Monete provinciali: queste monete di argento, mistura d’argento e bronzo, venivano battute sotto il controllo imperiale e amministrate dai proconsoli dai prefetti di rango equestre che sovrintendevano al governo della provincia. I 3 grandi centri di produzione furono: • Zecca di Cesarea in Cappadocia: aveva funzioni militari e forniva gli stipendi ai soldati; al diritto ritratto imperiale e al rovescio soggetti romani e locali. • Zecca di Antiochia, in Siria: produsse bronzi in grandi quantità, destinati a una circolazione diffusa; al diritto volto dell’imperatore, al rovescio la marca SC inserita in una corona d’alloro. • Zecca di Alessandria d’Egitto: due serie, una in mistura d’argento e una in bronzo. La moneta fondamentale è il tetradrammo che aveva parità statuaria al denaro romano, quest’ultimo non poteva circolare in EGitto. Questo perché la provincia aveva uno statuto particolare ed una economia chiusa ereditata dai tolomei. Chi entrava in Egitto doveva cambiare i denari in tetragrammi che non poteva poi riesportare. La riforma di Augusto costituì un momento importante nell’evoluzione del sistema monetario romano imperiale; se ne mettano in evidenza gli aspetti più rilevanti. Avoca a sè il diritto di coniare moneta d’oro e d’argento, lascia al senato quello di nominali di rame/leghe. Istituisce 2 secche: Lugdunum (imperiale) e Roma (senatoria) (SC); dà vita a un sistema quadrimetallico (oro, argento, oricalco e rame puro). Denarius aureus: portato a 1/42 di libbra, conquista un posto fondamentale nel sistema monetario. Denarius argenteus: 1/84 di libbra; circolante quotidiano, ma diventa punto debole del sistema perché la produzione di argento non è sufficiente. Per i nominali minori impiega rame puro, per quelli superiori oricalco. Produsse 4 pezzature: sesterzio e dupondio (in oricalco), asse e quadrante (in rame puro). Il successo della riforma fu motivato dalla variegatura dei nominali che permetteva di assolvere ogni esigenza di spesa. Però anche una politica di enormi emissioni monetarie. Escluse poi il senato dalla gestione della moneta. Il ritratto di Augusto al diritto delle monete non corrisponde a quello che il principe era in realtà, voleva dare un’idea del nuovo stato tramite la calma estetica, la moderazione, la nobiltà di corpo e spirito, la bellezza. La riforma di Diocleziano. • Editto dei prezzi: valore intrinseco e nominale coincidono (aureo); • Introduzione dell’argenteus; • Laureato grande (rame argentato) e radiato e laureato piccolo (bronzo); • Teste dell’imperatore laureato e radiato; • Editto dei prezzi. La riforma di Nerone costituì un momento importante nell’evoluzione del sistema monetario romano imperiale; se ne mettano in evidenza gli aspetti più rilevanti. • Trasferimento delle zecche da Lione a Roma; • Riforma del metallo nobile (decurtazione del peso ma con valore nominale uguale); • Messaggio diverso dei tipi; • Ritratto imperiale realistico. Le tappe principali dell’evoluzione del sistema monetario romano tra Augusto e l’inizio del III secolo d.C. Augusto si prende il diritto di coniare le monete di oro e argento lasciando al Senato la coniazione di nominali di rame e leghe. Istituì due zecche, una a Lugdunum (imperiale) e una a Roma (senatoria, con la marca SC). L’imperatore diede vita ad un sistema quadrimetallico, basato sull’utilizzo di oro, argento, oricalco e rame; il denarius argenteus svolgeva la funzione di circolante quotidiano ma fu il punto debole del sistema a causa dell’insufficiente produzione di argento. La più grande innovazione da parte di Augusto furono quattro pezzature dei nominali di rame e lega, ovvero due nominali superiori (sesterzio e dupondio) in oricalco, e due Si dia una sintetica definizione di: asse dei conii: misura della posizione di un tipo della moneta in rapporto all’altro, a sua volta conseguenza dell’orientamento di un conio rispetto all’altro durante la battitura. Si misura in rapporto ad una circonferenza ideale, con il centro collocato al centro della moneta in esame, in gradi sessagesimali o in ore. antoniniano: moneta introdotta dall’imperatore romano Caracalla, a basso tenore argenteo, in origine equivalente forse a due denari, caratterizzata nel tipo del diritto dalla corona di raggi solari (radiata) sul capo dell’imperatore. Cessò di essere prodotta durante il regno di Diocleziano. conio di incudine: il conio inferiore fisso, così chiamato perché incastrato in un sostegno posto sull’incudine. contorniati: oggetti simili a monete che hanno la caratteristica di avere un contorno sul bordo scavato. contromarca: simbolo, sigla o monogramma impresso, grazie ad un punzone, su una moneta, per riassegnarle corso legale, quando la garanzia dei tipi originari per qualche motivo non sia più considerata sufficiente, oppure per modificarne il valore nominale. elettro: una lega naturale di oro e argento. emissione: gruppo di monete prodotte da una “zecca” secondo determinate caratteristiche di “modulo”, lega e tipi. esergo: parte del campo monetale ritagliata dalla linea orizzontale, sopra alla quale poggiano le figure del tipo. i principali metalli utilizzati nell’antichità per produrre monete: bronzo/rame, argento e oro. Leghe: * le funzioni della moneta: mezzo si scambio, mezzo di pagamento, tesaurizzazione e unità di misura. legenda: iscrizione principale presente sulla moneta, può appartenere al diritto o al rovescio, o entrambi. tipo: la raffigurazione principale su ciascun lato della moneta. legge di Gresham: “la moneta cattiva scaccia quella buona”: nella circolazione monetaria, quando ci sono monete di diverso valore, tendenzialmente chi può tesaurizzare risparmia le monete migliori e usa le monete peggiori. Non è un caso che nei tesori di risparmio si trovano molto spesso le monete molto belle, di peso e valore più alti. lingotto a “pelle di bue” (o pane di rame “egeo-cretese”): (oxhide ingot), sono una classe di oggetti che si ritrovano diffusamente in un’ampia area del Mediterraneo orientale, ma anche in Sicilia e Sardegna. Possono avere dimensioni e pesi consistenti (tra 10 e 36 kg) e sono costituiti da rame. Tradizionalmente (negli studi dell’800/900) si riteneva che questi oggetti costituissero delle forme di protomoneta, nei decenni più recenti questa spiegazione è stata messa in dubbio; si pensa che si tratti di lingotti di metallo che a volte venivano usati come forma di pagamento, ma che non possiamo definire come moneta vera a propria e che quindi si tratti solo di un metallo-merce. magistrato monetario: sono dei magistrati che hanno degli incarichi legati alla gestione, in particolare la produzione, della moneta. * marchio di zecca: segni accessori; lettere che venivano poste all’esergo del rovescio e che rappresentavano un codice che faceva riferimento al nome della città dove la moneta veniva prodotta. medaglioni e multipli: sono delle monete di peso e misure elevate, eccezionali; lo capiamo perché il loro peso è esattamente il multiplo di monete che già conosciamo. modulo: dimensioni (diametro) di una moneta. moneta di imitazione: monete di popolazioni meno civilizzate rispetto alla Grecia o a Roma, che fabbricavano una propria moneta imitando quelle greche e romane, con tipi simili. moneta incusa: moneta che porta al diritto un tipo e al rovescio lo stesso tipo in negativo. moneta incusa per accidente: moneta che al rovescio ha lo stesso tipo del diritto, ma in negativo; è un errore di battitura del conio. moneta ribattuta: presentano l’impronta di una delle due facce poco precisa. moneta riconiata: presenta un tipo e un sottotipo perché riconiata male. moneta romana provinciale: moneta serrata: con bordo dentellato; fabbricate segando i bordi del tondello. moneta suberata: monete con anima di lega metallica di basso valore, coperte di argento. monete abbandonate: monogramma: sono una fusione di diverse lettere messe l’una sull’altra a creare un segno, dentro questo segno c’è un significato. Sono tipici del mondo greco ellenistico. oricalco: lega monetaria artificiale composta da rame e zinco, quest’ultimo in percentuale ottimale intorno al 20%, corrispondente al moderno ottone. riforma monetaria: rivalutazione: rovescio di una moneta: una delle due facce della moneta. sesterzio: unità monetale romana, introdotta con il “denario”, corrispondente ad un quarto di questo, ovvero a due assi e mezzo, in argento. Fu reintrodotto dalla riforma di Augusto come nominale in “oricalco”, con il valore in quattro “assi”. svalutazione: fenomeno per il quale il valore nominale della moneta assume un valore più alto di quello intrinseco del metallo con cui è fatta la moneta. tesoro (o gruzzolo o ripostiglio): quando si trovano più monete insieme; questo concetto di tesoro, basato sulla consistenza, non è lo stesso concetto di tesoro basato sulla causa: nel senso della causa si parla di tesori quando sono monete nascoste per essere recuperate, quando invece si parla di tesori in questo senso è una questione quantitativa, cioè si parla di tesori quando i ritrovamenti sono costituiti da due o più monete. tesoro di emergenza: gruppi di monete nascoste deliberatamente con l’intento di recuperarle, ma soprattutto sono stati nascosti in momenti di pericolo. tesoro di risparmio: gruppi di monete nascosti, ma con l’intento di essere riutilizzati. valore intrinseco: valore legato al metallo di cui sono fatte le monete stesse. valore nominale: valore che viene attribuito alla moneta da parte dell’autorità emittente vittoriato: moneta romano-repubblicana del sistema del “denario”, forse equivalente a tre quarti di questo, così chiamato dagli antichi per il tipo di rovescio (Vittoria che incorona un trofeo d’armi).
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