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Domande e Risposte Esame Linguistica Applicata, Appunti di Linguistica

Appunti utili alla preparazione dell'esame di linguistica applicata del corso di Laurea triennale in Mediazione Linguistica Interculturale o Lingue e Tecnologie per la comunicazione interculturale

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 15/11/2023

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Scarica Domande e Risposte Esame Linguistica Applicata e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! ESAME LINGUISTICA APPLICATA DOMANDE/ TRACCE ESAME Due risposte sintetiche e due risposte analitiche, scegliendo liberamente nella lista. Tre ore di tempo. Tracce 1. Implicito ed esplicito nella comunicazione 2. Il significato inteso o del parlante in Grice. 3. Il Principio di Cooperazione e le Massime in Grice. 4. Convenzionalità vs. razionalità di Principio di Cooperazione e Massime Conversazionali. 5. Lo sfruttamento delle Massime Conversazionali. 6. La massima di relazione [la pertinenza] come punto focale della nostra lettura della teoria griceana. 7. Problematiche relative alla proprietà di cancellabilità [distruttibilità] delle implicature conversazionali 8. Sotto-interpretazione e sovra-interpretazione in Oltre il giardino [Being There] di Hal Ashby 1) Implicito ed esplicito nella comunicazione In una qualsiasi conversazione solo una piccola parte di ciò che comunichiamo viene esplicitata. La maggior parte del contenuto resta infatti implicita. Questo concetto si può spiegare meglio attraverso l’immagine di un iceberg che presenta una parte emersa in superficie visibile ma per oltre il 90% resta sommerso. L’implicito è una condizione essenziale affinché un enunciato sia comprensibile e spesso l’informazione implicita comunica più della stessa espressione formulata verbalmente. Molte funzioni del nostro sistema nervoso sono portate a termine attraverso passaggi di cui noi restiamo ignari salvo che nel loro risultato finale. Anche nel caso degli impliciti linguistici raramente si hanno dei sentori istantanei circa l’elaborazione e la selezione di informazioni implicite ed esplicite. Si tratta infatti di operazioni mentali estremamente complesse che avvengono in tempi infinitesimali. Una soluzione plausibile potrebbe essere quella di esprimersi direttamente in maniera esplicita ma la comunicazione risulterebbe eccessivamente lunga. Per questo motivo, nell’uso dell’implicito si cerca di ottimizzare i tempi della comunicazione suddividendo il lavoro tra una produzione verbale più lenta e una mentale più veloce. Le principali problematiche legate all’elaborazione di informazioni implicite ed esplicite riguardano la pertinenza e la selezione dell’informazione tra le conoscenze disponibili, la caratterizzazione generale del concetto e la scelta di una strategia efficace di selezione dell’informazione che spesso coincide con la sanzione a posteriori di rilevanza: si cerca di riconoscere il ragionamento fatto dal parlante per elaborare un’informazione solo parzialmente esplicita. Per elaborare l’informazione possiamo ricorrere all’uso delle inferenze: una serie di conoscenze che permettono di elaborare una conclusione a partire da un gruppo di premesse. Le inferenze si possono classificare in tre dimensioni in base a: - Direzione della derivazione - Natura delle premesse - Grado di certezza della conclusione Per concludere possiamo dunque affermare che elaborare un messaggio linguistico nelle sue parti implicite ed esplicite equivale a comprendere ciò che il parlante vuole veramente comunicare. 2) Significato letterale e significato inteso Considerando che nella maggior parte delle conversazioni ciò che vogliamo realmente intendere è più di quanto diciamo esplicitamente, ad un parlante non è necessario essere esplicito oltre una certa misura per essere compreso dal suo interlocutore e anche all’ascoltatore è sufficiente aggiungere l’informazione mancante e ricostruire il messaggio per cogliere l’intenzione comunicativa del parlante. La distinzione tra significato letterale e significato inteso può essere ricondotta alla distinzione già operata da Saussure tra langue e parole, dove il primo termine fa riferimento ad una conoscenza che un parlante ideale ha della lingua nativa all’interno di una comunità linguistica omogenea e il secondo corrisponde invece all’applicazione di questa conoscenza da parte di una parlante reale all’interno di un contesto linguistico ed extralinguistico, a partire da un’intenzione comunicativa. Allo stesso modo il significato letterale fa parte di una conoscenza intersoggettiva mentre il significato inteso dal parlante va studiato in termini di uso. Un’altra importante distinzione riguarda il fatto che alcuni aspetti del significato vengono trattati da una teoria semantica mentre altri da una teoria pragmatica. In particolare, la teoria pragmatica si occupa di quegli aspetti del significato che non hanno legami con le condizioni di verità di un enunciato. Infatti, è compito della teoria semantica determinare se un enunciato è vero o falso. La teoria semantica invece adotta un approccio di tipo composizionale, ovvero elabora il significato di un’espressione a partire dal significato delle sotto espressioni che la compongono. Inoltre, questo approccio esprime alla perfezione il senso informativo del linguaggio, ovvero che l’uomo vuole parlare del mondo esterno, di individui e non di concetti mentali. Un esempio di applicazione della teoria semantica può essere rappresentato dall’enunciato: “Mario studia molto”. Inizialmente si considera l’insieme delle persone che studiano molto per poi restringerlo in base al ruolo del modificatore “molto”. Successivamente si identifica il referente del nome proprio e si verifica che appartenga o meno all’insieme. La teoria semantica fornisce quindi una parte delle condizioni secondo cui l’enunciato può essere usato appropriatamente, ad esempio se non si intende mentire. Il famoso linguista John Grice propone una sua nozione del significato inteso dal parlante la cui prima clausola dice che un parlante intende comunicare qualcosa, pronunciando una certa frase se e solo se vuole che quella frase causi un certo effetto sull’ascoltatore. Non è necessario che l’effetto coincida con il significato letterale e proprio questa assenza di relazione tra i due porta ad interrogarsi sul problema della separazione di intenzioni genuine ed intenzioni “parassite” (che non devono essere riconosciute dall’ascoltatore). Tuttavia è anche vero che un’intenzione comunicativa può essere considerata tale solo quando l’intenzione del parlante di ottenere un certo effetto sull’ascoltatore viene riconosciuta dall’ascoltatore stesso; per cui riformulando in quest’ottica la teoria di Grice: un parlante vuole comunicare qualcosa attraverso una certa frase se e solo se vuole che quella frase causi un certo
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