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Domande e Risposte Storia Medievale PEGASO, Prove d'esame di Storia Medievale

Domande eDomande e Risposte Storia Medievale 12 cfu prof. Pacifico, UNIVERSITA’ TELEMATICA PEGASO Risposte

Tipologia: Prove d'esame

2020/2021

Caricato il 14/06/2021

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Scarica Domande e Risposte Storia Medievale PEGASO e più Prove d'esame in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Domande e Risposte Storia Medievale 12 cfu prof. Pacifico, UNIVERSITA’ TELEMATICA PEGASO Nell'epoca delle crociate: Il Cristianesimo ebbe seguito nell'ambito circoscritto della Chiesa ortodossa bizantina, cui guardavano i popoli dell'Europa orientale, e della Chiesail romana, cui aderiva il resto d'Europa; la lotta contro il nemico islamico contraddiceva la missione della evangelizzazione ‘'universale' Il concetto di Medioevo e i suoi confini temporali: Sono stati elaborati dagli umanisti del Rinascimento La radice lessicale “"id”" della parola greca "“istorìa"”: E' presente anche nel verbo “"orào”" che significa "“vedere"” In alcune periodizzazioni, la storia medievale: E' circoscritta tra il 476 (deposizione di Romolo Augustolo, considerato ultimo imperatore dell'Impero Romano d'Occidente) e il 1492 (data della scoperta dell'America da parte di Colombo) Il concetto di Medio evo: Nasce con l'Umanesimo (XIV-XV secolo) nel momento in cui intellettuali e artisti ebbero piena consapevolezza di vivere in un'epoca nuova di grandi trasformazioni culturali, morali ed estetiche La connotazione del Medio evo: Come l'età degli eroi, formulata da Giovan Battista Vico nell'opera “Scienza nuova” è stata ripresa, nell'opera “La società feudale” di Marc Bloch In Italia la funzione della Chiesa medievale di conservazione e trasmissione: Della civiltà romana è stata evidenziata, tra altri, da Manzoni, Troya e Capponi XIII secolo, con riguardo particolare: Alla contrapposizione tra proprietari terrieri e popolani, a Firenze, è stata oggetto di studio degli storici fiorentini che si sono ispirati al Materialismo storico di Salvemini La corrente storiografica delle Annales: Trae il nome dalla rivista “Annales d'histoire économique et sociale” fondata, nel 1929, da due professori universitari francesi, Marc Bloch e Lucien Febvre Durante il Medioevo, il potere dell'Impero e quello della Chiesa: Si collocano all'interno del peculiare modello sociale, politico e della produzione di quell'epoca, come imprescindibili elementi, e però antagonisti sotto alcuni aspetti e in determinate fasi storiche La popolazione persiana, appartenente al ceppo indoeuropeo: In origine era formata da cavalieri-pastori nomadi che rapidamente si abituarono alla vita sedentaria e crearono un grande impero: ad Occidente comprendeva anche le valli del Tigri e dell'Eufrate; ad Oriente una zona più arida e montuosa La Persia fu conquistata da Alessandro Magno: Nell'anno 331 a.C, e verso il III secolo a.C. dai Parti. Fu in lotta con l'impero romano per il dominio della Siria, dell'Armenia e della Mesopotamia; la contesa divenne più aspra con l'ascesa al trono nel 224 d.C. della dinastia dei Sasanidi consisteva nel ripulire il suolo con il fuoco, metodo che rendeva presto improduttivo il terreno e costringeva le tribù a continui spostamenti Le tribù germaniche erano organizzate: In clan organizzati gerarchicamente con il potere apicale affidato ai duces, capi militari appartenenti a stirpi ritenute detentrici di poteri magico-sacrali. Non esisteva l'istituto della proprietà privata Per rafforzare l'esercito romano, si reclutavano: Intere legioni di Germani, Franchi, Alamanni e Burgundi che divennero un elemento essenziale per l'impero romano, da utilizzare nelle operazioni difensive dei territori periferici; alcuni dei loro capi ricoprivano importanti funzioni di vertice In Tracia, l'attuale Romania: I Visigoti praticavano razzie nelle città per procurarsi viveri. Fu così che iniziò una guerra che si concluse nel 378 con la clamorosa sconfitta romana ad Adrianopoli dove morì l'imperatore Valente Alla morte dell'Imperatore Teodosio: L'impero venne diviso tra i suoi giovani figli Onorio e Arcadio. A Onorio, posto sotto la guida del generale vandalo Stilicone, spettò la parte occidentale con capitale Milano mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto Rufino, fu assegnata la parte orientale con capitale Costantinopoli I Visigoti: Di Alarico arrivarono, il 24 agosto 410, a Roma e la saccheggiarono per tre giorni; l'evento ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione e anche Sant'Agostino vi vide un segno divino L'istituto della hospitalitas: Comportava l'obbligo, per i proprietari terrieri romani, di cedere ai popoli riconosciuti come foederati dei latini un terzo dei loro possedimenti; in qualche caso e in qualche zona i due terzi dei possedimenti, com'è in Italia all'epoca dell'invasione degli Ostrogoti di Teodorico Nel 489, l'imperatore d'Oriente Zenone, preoccupato per il progetti espansionistici di Odoacre: Invia in Italia il re Teodorico, il quale era stato educato alla corte bizantina, e l'intero popolo ostrogoto. Il Re instaura rapporti pacifici sia con i Romani che con la Chiesa, e la coesistenza tra le due comunità che volle avessero distinti ordinamenti giuridici e credenza religiosa Clodoveo, iniziatore della dinastia dei Merovingi: Diede unità politica ai numerosi villaggi dei Franchi lungo il Reno e ne ampliò i possedimenti territoriali in Gallia, togliendoli ai Romani, in Aquitania, togliendoli ai Visigoti, in Provenza e oltre il Reno. Con la Chiesa di Roma e con il patriziato romano tenne rapporti di collaborazione La nuova capitale dell'Impero Romano d'Oriente: Fu stabilita sul Bosforo. L'11 maggio 330, l'imperatore Costantino la denominò Costantinopoli Progressivamente, Costantinopoli fu dotata: Del senato; dell'annona per la distribuzione del grano alla popolazione; dei giochi circensi; di un ippodromo collegato al palazzo imperiale L'Imperatore Anastasio I (491-518): Affrontò le rivolte del popolo suddito degli Isauri ordinandone la deportazione in massa Con l'Editto dei Tre capitoli: Giustiniano concedette libertà dottrinale ai Monofisiti, la cui dottrina era condivisa dalla moglie, l'Imperatrice Teodora; ciò compromise i rapporti dell'Imperatore con il papa Vigilio L'intromissione di Giustiniano nello scontro dottrinale: Tra i Monofisiti e i Nestoriani ebbe un epilogo drammatico che sancì un vero scisma tra la Chiesa orientale e quella occidentale: il Papa che si era rifiutato di ratificare l'editto dei Tre capitoli fu rapito e tradotto (546) a Costantinopoli dove fu costretto a piegarsi alle decisioni dell'imperatore Giustiniano combatte nella penisola iberica occupata dai Visigoti: Lo fa agevolmente inserendosi nello scontro tra il re filo-cattolico Atanagildo e il re filo-ariano Agila. Con la conquista da parte dell'Impero di Costantinopoli della parte costiera sud della Spagna, il Mediterraneo torna, per il momento e fino alla conquista araba, libero ai commerci internazionali Il bilancio del governo di Giustiniano presenta luci e ombre: Tra le prime c'è l'eccellente elaborazione del Corpus iuris civilis (529-534). In negativo c'è che il territorio imperiale venne assumendo fisionomia soltanto greco-orientale contenendosi in Medio Oriente, Nord Africa e Balcani (qui Giustiniano dovette fronteggiare Slavi, Avari e Persiani) Le popolazioni slave penetrarono nei Balcani, nel corso del VI secolo: Provenendo dai Carpazi (tra l'odierna Polonia, Boemia e Ucraina). Non Entrano nelle dinamiche politiche della penisola italiana per volontà del papato timoroso dei progetti espansionistici di re Desiderio. Usbergo dei pontefici furono, dapprima Pipino il Breve (754-756) che fu il primo a fregiarsi del titolo di Patricius Romanorum, e poi Carlo Magno Prima della nascita di Maometto, la penisola arabica: Era un vasto territorio tra l’Africa e l’Asia, era desertico nella parte centro- settentrionale, abitato dai beduini, nomadi dediti al commercio e alle razzie, e dai fellahin, contadini stanziali. Nella zona meridionale, favorita dalle piogge monsoniche, vivevano gruppi di livello socio-culturale più alto La Mecca, già nel V secolo aveva rilevanza: Per l’abbondanza delle sorgenti idriche, i traffici e la vitalità politica della tribù dei Quraish. I quraishiti costruirono un santuario dedicato al culto politeistico, detto Kaaba per la sua forma a cubo; in definitiva, la città in cui nacque Maometto era un centro oligarchico di tipo mercantile Dopo la fuga a Medina, 622, Maometto: Istituì La Mecca come punto di orientamento della preghiera; sottolineò il carattere esclusivistico della fede islamica, unica vera fede in Allah; istituì il digiuno nel mese di ramadan (=notte del destino) in ricordo della rivelazione notturna ricevuta da Dio I pilastri della religione musulmana sono nel Corano: Il primo è professione di fede (shahada); il secondo è la preghiera; il terzo è il ramadan; il quarto è il pellegrinaggio alla Mecca; il quinto è l’elemosina legale; il sesto, osservato da alcuni gruppi di musulmani, è la guerra santa La presa del potere da parte di Maometto: Dalla Mecca; inutilmente i Quraishiti tentarono di opporsi e preferirono permettere a Maometto un pellegrinaggio alla Kaaba e nel 630 convertirsi al suo verbo, seguiti da quasi tutte le tribù beduine Il califfato elettivo, iniziò alla morte di: Maometto (632). Primo “sostituto” (khalifa, califfo) fu Abu Bakr, suocero di Maometto e membro influente dei Quraishiti. Il suo governo e quello degli immediati successori fu contrassegnato da lotte di successione che culminarono con l’assassinio (661) del Califfo Alì, durante le lotte tra i suoi sostenitori, detti sunniti, e la maggior parte dei musulmani, detti sciiti Nei decenni successivi alla morte di Maometto: L’espansione islamica si indirizzò contro l’impero persiano (conquistato in circa 20 anni) e contro Bisanzio cui tolsero parte dei territori in Africa e Siria. Non conquistarono Costantinopoli e anzi ebbero distrutta (677) la flotta. Nel Mediterraneo, occuparono le isole di Cipro, Creta e Rodi La dominazione araba in Spagna: Iniziò nel 711 con lo sbarco del condottiero Tariq ibn Ziyad (da cui ha nome Gibilterra, il Monte di Tariq). La parte centro meridionale dell’attuale Spagna e il Portogallo costituirono il territorio di al-Andalus. L’Emirato di Cordova era tra i più potenti nel mondo arabo. Verso nord, nel 997 l’espansione raggiunse Santiago di Compostela ma fu fermato in Gallia (732, a Poitier) In Sicilia: Gli arabi dominarono per quasi tre secoli. Gli Aghlabiti iniziarono la conquista nel 827, da Mazara, sconfiggendo a Corleone i Bizantini. Palermo cadde nell’anno 831; oltre dieci anni dopo capitolò Messina; Siracusa resistette fino all’anno 878 e più a lungo Taormina (presa nel 962) La Sicilia, durante la dinastia dei Kalbiti: Che ne fecero un emirato indipendente, conobbe floridezza economica. A Palermo vennero costruiti numerosi edifici e si svilupparono attività commerciali e artigianali (lavorazione delle stoffe e dei minerali dell’Etna) e tecniche agricole per produrre grano, frutta, ortaggi, agrumi, palma del dattero e papiro. Ebbero rilievo gli studi sul Corano, quelli filologici e storiografici Nei secoli dell’involuzione economica (tra il V e l’VIII), nelle campagne: I contadini dovevano al padrone parte del raccolto e giornate lavorative (corvée) oltre che beni. I coloni liberi dovevano al signore una quota del ricavato; quelli di condizione servile lavoravano la pars massaricia; altre terre, gestite dal proprietario formavano la pars dominicia). Curtis è il nome dell’insieme di queste terre e dei boschi, prati e terre incolte di pertinenza Dopo la morte di Clodoveo, il regno venne diviso: In quattro parti: Neustria, Austrasia, Aquitania e Borgogna. Nel VII secolo ci fu una guerra per l’egemonia in Neustria e Austrasia; uscirono vincitori i maestri di palazzo dell’Austrasia; l’artefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714 governò Austrasia, Neustria e Borgogna Dopo la morte di Pipino II: Gli succedette il figlio Carlo Martello che estese l’autorità del potere regio sulla Frisia e la Turingia; rivolse i suoi interessi verso l’Aquitania e affrontò anche il pericolo degli Arabi che avevano valicato i Pirenei; li sconfisse a Poitiers, nel 732 Carlo Martello divide il regno tra i figli: Nel 741. Al primogenito Carlomanno andò l’Austrasia, l’Alemannia e la Turingia; al secondogenito Pipino il Breve lasciò la Neustria, la Borgogna e la Provenza. Carlomanno abdicò a favore di Pipino e si ritirò nel monastero di Montecassino Bonifacio, monaco: Anglosassone, ebbe un ruolo determinante per immettere nell’orbita cattolica il popolo franco. Carlomanno e Pipino ne appoggiarono la missione evangelizzatrice fra i Frigi e i Sassoni. Facendosi ungere con l’olio santo da Bonifacio, Pipino diede un segnale di collaborazione al Papa La ritualità del conferimento vassallatico: I Franchi formalizzavano la nomina a cavaliere con la cerimonia «dell’omaggio». Il giovane guerriero (vassus) – che doveva essere fornito della cavalcatura, dell’armatura e di armi adeguate – si legava al signore col vincolo di fedeltà quindi otteneva il «feudo» con la cerimonia di investitura Nel 754, il papa Stefano II invoca l’aiuto dei Franchi contro i Longobardi: Il re longobardo Astolfo avvia la conquista dei territori Bizantini Si dimostrò contro i Magiari che sconfisse ad Augusta, nel 955. In seguito, questa popolazione fu convertita al Cristianesimo e sostanzialmente integrata nel sistema politico-culturale europeo Nel X secolo, l'Europa cristiana fu minacciata dagli attacchi dei Saraceni: Che, dopo aver completato la conquista della Sicilia nel 902, crearono emirati a Bari e Taranto; da qui costruiti insediamenti fortificati, partivano per le loro incursioni, saccheggi e razzie L'ambizione dei feudatari che aspiravano a lasciare in eredità: I feudi produsse instabilità nel sistema delle investiture. Con il Capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo nell'877 si stabiliva l'eredità dei feudi maggiori, cioè di quelli concessi dal re o dall'imperatore. Per i feudi minori concessi dai vassalli ai loro fedeli (valvassini) provvederà la Constitutio de feudis, emanata nel 1037 da Corrado II Il particolarismo nell’Italia del X secolo si ebbe per la coesistenza di: Regno d’Italia (con annesso titolo della corona imperiale); Ducati di Benevento, Salerno e Capua, dei Longobardi; Sicilia che gli Arabi avevano tutta conquistata all’inizio del 900; Territorio di San Pietro (Lazio, Marche e Umbria); Territori sotto giurisdizione dell’Impero bizantino Berengario I, marchese del Friuli: Ottenne il Regno d’Italia dopo la deposizione di Carlo il Grosso. Il suo scettro fu insidiato dal duca di Spoleto Guido II, dal di lui figlio Lamberto II, e da Ludovico di Provenza. Ottenne dal papa Giovanni X la corona imperiale; fu sconfitto e spodestato nel 924 da Rodolfo di Borgogna Berengario II, marchese d’Ivrea: Nel 950 fu incoronato re d’Italia. Il suo regno fu contrastato nella circostanza in cui Adelaide (nuora del re Lotario) per avere giustizia si rivolse a Ottone I; questi ingerendosi nelle politiche italiane, la sposò e sconfisse Gerengario II. Il papa Giovanni XII lo coronò (961) re e imperatore I Conti di Tuscolo: Ebbero a Roma grande potere. Marozia, discendente dei Tuscolo, sposa nel 932 al re d’Italia Ugo di Provenza, nutriva ambizioni per i suoi, sulla corona del Regno d’Italia e sul Soglio pontificio. Le si oppose il fratello di papa Giovanni XI, Alberico che governò fino al 954 la città sapientemente La dinastia di Sassonia: Con l’ascesa di Ottone I a imperatore (962), diede compimento a un’ascesa meritevole di riconoscimenti avendo già con Enrico Uccellatore (919-936) compiuto una lunga e intensa attività politico-militare e avendo contrastato l’invasione dei Magiari (Lechfeld, 955) Il regno dei Germani era costituito: Dai ducati di Sassonia, Franconia, Svevia, Baviera e Lorena. Con la collaborazione dei funzionari e dell’aristocrazia, Ottone I creò uno spirito di appartenenza tedesca; nominò liberamente vescovi e abati e li coinvolse nel governo di contee e città favorì gli studi nelle abbazie e nei monasteri Ottone risedette a lungo in Italia, fin dal 961: Negli anni di questa permanenza cercò di risollevare le condizioni del papato, e lo fece deponendo Giovanni XII, il papa da cui era stato coronato re d’Italia e Imperatore, e facendosi carico di garantire la correttezza dell’elezione papale. Sconfisse i longobardi di Benevento e Capua, ma dai bizantini di Bari fu sconfitto (968) e dovette trattare con l’imperatore orientale Niceforo Foca Il Sacro Impero Germanico, dopo la morte di Ottone (973): Il figlio Ottone II affrontò la riottosità dei duchi di Lorena, Svevia e Baviera, mentre a Roma l’aristocrazia riprendendo potere uccideva il filo imperiale Benedetto VI ed eleggeva Bonifacio VII. Nel Meridione i Bizantini non mostravano di temere il rampollo di Sassonia, ma furono i Saraceni a piegarlo militarmente (nel 982, in Calabria). Nel 983 morì a soli 28 anni Alla morte di Ottone II, Ottone III era in minore età e sotto reggenza: Della madre Teofane. Nel 996 ascese al trono e nominò un pontefice fidato e nel 999 il suo maestro (che prese il nome di Silvestro II). A Roma elaborò una utopica politica di restaurazione dell’impero, ostacolata dai feudatari capeggiati da Arduino di Ivrea. Lo cacciarono i romani stessi, nel 1001; morì nel gennaio 1002, a soli 22 anni, senza lasciare eredi Alla morte Ottone III, fu imperatore Corrado II, il Salico: Designato in un ramo collaterale alla famiglia di Sassonia. Nei consueti contrasti con i feudatari maggiori, in specie con il vescovo di Milano Ariberto d’Intimiano - che cercava di impedire la trasmissione ereditaria dei feudi minori per impedire la crescita della piccola nobiltà -, nel 1037 emanò la Constitutio de feudis, nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici Nel periodo di decadenza dell’Impero bizantino: Venne attuata una riforma amministrativa del territorio dividendolo in temi, con a capo uno stratega, e distribuendo in maniera razionale i possedimenti; terre vennero date ai soldati (stratioti), in funzione colonizzatrice, e venne favorita la classe dei contadini liberi con piccole proprietà Alla fine dell’VIII secolo il territorio bizantino era ridotto di due terzi: Rispetto all’epoca dell’Imperatore Eraclio. La difesa dei confini era ormai l’impegno più difficile; la popolazione restante si caratterizzava per usi e costumi orientali e la lingua ufficiale non fu più il latino ma il greco La controversia iconoclasta sorse: Nelle province orientali dell’impero bizantino, dove la venerazione di immagini sacre venne considerata peccato di idolatria. Quando al trono salì Leone III l’Isaurico (717-741) gli iconoclasti ebbero esaudite parte delle loro richieste Iconodulo, cioè favorevole al culto delle immagini: Fu l’imperatore Costantino VI (780-797). Il Concilio di Nicea II (787) condannò l’iconoclasmo come eresia e l’imperatore Michele III (842-867) ne fece applicare con rigore la decisione Nell’impero bizantino, il rapporto tra Stato e Chiesa: Divenne stretto: l’imperatore, rappresentante di Dio sulla terra, divenne garante della giustizia e della pace, difensore della Chiesa e della vera fede; il potere imperiale era riconosciuto superiore rispetto a quello ecclesiastico Furono i punti d’incontro tra più Paesi. Venezia collegava Pianura Padana e mondo bizantino con l’Europa Centrale; Amalfi collegava l’Italia centro- meridionale con i mercati arabi e bizantini. Normanni ed Ebrei furono intermediari intercontinentali collegando, rispettivamente, il mare Baltico con i mercati bizantini, e la Germania all’Estremo Oriente Le rotte principali, all’inizio del nuovo Millennio erano: Nell’area mediterranea, quella con a capo Costantinopoli, quella comprendente i Paesi musulmani (Spagna, Africa del Nord, Sicilia, Siria) e quella dell’Occidente cristiano. Nell’area nordica, quella atlantica (Irlanda, Inghilterra sud-ovest, Bretagna, Spagna) e quella dei mari del Nord Una moneta prestigiosa e stabile che potesse circolare dappertutto: Fu coniata a Venezia, nel 1202, ed era d’argento pesante; analogamente, monete argentee emisero Firenze e altre città italiane e francesi. Federico II nel 1231 riprese a far coniare monete d’oro (l’augustale) nel Regno di Sicilia; circa vent’anni dopo furono coniati i fiorini a Firenze e il genoino a Genova, nel 1284 lo zecchino a Venezia e alla fine del secolo lo scudo in Francia Le città del Meridione d’Italia: Erano attive nello spazio commerciale bizantino e arabo. Lo erano i centri costieri della Puglia (Bari esportava in Oriente olio, frumento, vino e altri prodotti agricoli) e della Campania; Amalfi strinse relazioni dirette con Costantinopoli e con gli arabi della Siria, dell’Egitto e della Sicilia Tre città marinare ebbero la preminenza assoluta negli scambi sul Mediterraneo: Venezia si impose nel Mediterraneo orientale dopo la Bolla d’oro del 1082, con la quale l’imperatore bizantino Alessio Comneno concedeva a Venezia piena libertà di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni. Pisa e Genova si contesero il predominio nel mar Tirreno e dovettero difenderlo dai pirati saraceni Fin dal X secolo si ebbe una rinascita spirituale nei monasteri dell’ordine: Cluniacense. Tutti i monasteri facevano capo a quello francese di Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo d’Aquitania e dall’abate Bernone. Gli abati di Cluny fruivano di immunità feudali e dipendevano direttamente dal papato Caratteristica del monachesimo cluniacense: Fu la grandiosità dei riti e degli edifici di culto. Oltre che all’attività di studio e di riflessione teologica, all’attività letteraria volta a comporre opere agiografiche per l’edificazione morale di laici ed ecclesiastici, i cluniacensi si dedicavano alla preghiera e alle pratiche liturgiche; il lavoro manuale lo delegavano ai servi e a coloni L’ordine dei Certosini: Fondato in Francia alla fine del secolo XI, da Bruno di Colonia, prese il nome dal luogo ove sorse la prima “certosa”. Era formato da monaci eremiti intenti a condurre una forma di religiosità vicina all’ideale evangelico di povertà e semplicità. Le certose, piccole comunità di eremiti, erano costituite da luoghi comuni di preghiera e celle singole dotate di un piccolo giardino Ordini monastici: Eremitici furono quello dei Camaldolesi, fondato a Camaldoli (nell’Aretino) e quello dei Cistercensi, nato in Francia (a Citeaux) alla fine del XI secolo; illustre esponente di questo ordine fu Bernardo di Chiaravalle Una forma del movimento di riforma della Chiesa: Furono le comunità canonicali; i primi claustra canonico rum furono istituiti dall’imperatore Ludovico il Pio. Nel corso dell’XI secolo si intensificarono queste forme di vita religiosa in comunità, sul modello degli apostoli Enrico III si attivo per moralizzare la Chiesa: Condannò i vescovi che conducevano uno stile di vita simile a quello dei signori laici e appoggiò le forme monastiche come quella di Cluny. Nel 1046, Enrico intervenne per portare ordine a Roma dove l’aristocrazia aveva eletto ben tre papi. Convocato un concilio a Sutri, Enrico depose tutti gli ecclesiastici giudicati simoniaci, depose i tre papi e fece eleggere un suo candidato, Clemente II Papa Leone IX: Asceso al soglio pontificio nel 1049, si adoperò per la condanna della simonia e del concubinato e proclamò il primato del Papa sulla Chiesa. Tentato inutilmente di contrastare militarmente l’espansione dei Normanni nel meridione d’Italia, riconobbe loro le conquiste fatte (1059, Melfi) e conferì a Roberto il Guiscardo il titolo di duca di Puglia e di Calabria La contrapposizione per le investiture, tra Enrico IV e Gregorio VII: Si intensificò quando Enrico depose Papa Gregorio VII; questi rispose con la scomunica. Il Papa sostando nel castello della contessa Matilde di Canossa, fu raggiunto (1077) da Enrico postulante l’assoluzione; la ottenne dopo tre giorni nei quali attese a piedi nudi in mezzo alla neve in abito da penitente. In seguito depose Gregorio e lo costrinse (1084) a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo Il Concordato di Worms: Fu stipulato nel 1122. Sancì l’autonomia di Callisto II e successori nella nomina di vescovi e abati; all’imperatore restò il diritto di assistere, in Germania, all’investitura o all’elezione e di dissentire eventualmente. Il concordato fu ratificato dal Concilio lateranense (1123) quando fu ribadita la condanna di simonia e concubinato, e si esclusero i laici dagli organismi ecclesiastici Il Liber censuum (1192) della Santa Sede censiva: Entrate derivanti: dalle rendite fondiarie laziali, dal censo pagato in stati vassalli (Portogallo, Sicilia, Aragona), dall’Obolo di San Pietro versato da regni i cui sovrani avevano ottenuto la corona dal Papa; dal censo pagato dai L’evoluzione dell’Ordine dei Francescani: Ne temperò la povertà e ne modificò la caratteristica dello stato laicale dei frati. Dopo la canonizzazione di Francesco, nel 1228, il papa Gregorio IX dichiarò che i beni in uso all’Ordine rimanevano di proprietà della Chiesa. Il Ministro generale Alberto da Pisa avviò la clericalizzazione dell’ordine che nelle sue fila ebbe vescovi e il papa Niccolò IV L’appartenenza alla cavalleria comportava una particolare condizione giuridica e sociale: Chi ne faceva parte era esentato dal pagamento delle imposte per i possedimenti terrieri e sottratto alla giustizia dei pari; poteva tramandare agli eredi la propria condizione giuridica e ottemperava alle Paci di Dio e alla difesa dei deboli. Nel 1054, il Concilio di Narbona definì i cavalieri milites Christi destinandoli a combattere gli infedeli Il riconoscimento giuridico-formale del diritto all’ereditarietà dei feudi: Fu sancito da una giurisdizione in parte debitrice del diritto romano e di quello canonico; sanciva che il potere imperiale e quello regio costituissero la fonte del diritto e che il potere nei feudi fosse conferito in ragione della fedeltà politica e a fronte di obblighi (tra cui quello militare o il pagamento di tributi a corrispettivo del mancato servizio armato) Il contrasto tra l’imperatore Corrado II e l’arcivescovo di Milano Ariberto d’Intimiano: Influì sull’assetto politico nei secoli successivi. I grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei), spalleggiati da Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che, spalleggiati dall’Imperatore, chiedevano l’eredità dei feudi; del dissidio tentò di trarre vantaggio il popolo sotto la guida di Lanzone, un capitaneus passato dalla parte popolare In continuità ideale con la Constitutio de feudis: Che aveva favorito la tendenza auto dissolutiva della società feudale, gli Statuti comunali portarono la medesima tendenza nelle città, quanto ai rapporti tra feudalità e ceti emergenti; alcuni statuti riducevano perfino le prerogative dei sovrani Organi di governo comunali erano: Il Collegio dei consules civitatis (stava in carica pochi mesi e non erano scelto da un ceto chiuso) e l’Arengo (assemblea generale dei cittadini capifamiglia). Il console era eletto per acclamazione dai membri dell’Arengo ma ampliatosi il numero degli aventi diritto, questo Consiglio maggiore (con potere deliberativo) designò un Consiglio minore (o degli anziani) che affiancava il console L’avvento della dinastia imperiale di casa Sveva: Si ebbe dopo l’elezione di un membro dalla casa di Baviera (Lotario) e di uno degli Hohenstaufen (Corrado III). Dopo accesa lotta, si convenne di eleggere (1152) Federico I, imparentato con entrambe le casate. Questi esordì (1153, Dieta di Costanza) proclamando la parità del potere temporale e di quello spirituale e i suoi diritti sull’elezione dei vescovi tedeschi I primi approcci dei Comuni italiani con il neo eletto Federico I: Furono di segno conciliante. Alcune città (tra queste, Lodi) ne invocarono l’aiuto militare contro Milano, e gli stessi reggitori di Milano offrirono denaro all’imperatore affinché riconoscesse il loro potere su Como e Lodi. Federico, nell’ottobre del 1154 giunse in Lombardia e indisse una dieta a Roncaglia; quindi distrusse la città alleata dei milanesi, Tortona Alcuni famosi giuristi bolognesi: Convocati alla Dieta di Roncaglia (1154) indicarono l’elenco dei numerosi diritti dell’imperatore, tra i quali di: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse e pedaggi, di incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario. Federico si diresse a Roma per essere incoronato imperatore dopo aver abbattuto il regime comunale avverso al papa, di Arnaldo da Brescia Lo scontro tra Federico I e i Comuni Lombardi e Veneti: Culminò con una serie di avvenimenti tra il 1162, anno in cui l’Imperatore rase al suolo Milano, e il 1176. Protagonista in questi anni fu il Papa Alessandro III (costretto a fuggire in Francia), il cui nome i Comuni diedero alla città che costruirono e che Federico assediò inutilmente. Dopo la sconfitta a Legnano (1176), Federico trattò con i Comuni una tregua sessennale La Pace di Costanza, stipulata tra i Comuni della Lega e Federico I, nel 1183, sanciva: La derivazione imperiale dei poteri dei Comuni; il diritto di questi a determinate regalie e a formare leghe (a fronte del versamento di indennità, tutte le volte che Federico venisse in Italia. I consoli, eletti dai cittadini, erano tenuti alla conferma quinquennale dell’investitura da parte dell’Imperatore o di un vescovo titolare di poteri pubblici Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, l’Inghilterra: Conobbe importanti mutamenti politici. Dissoltosi l’impero normanno aggregato da Canuto II il Grande, nel Baltico, l’Isola fu governata dal re Edoardo il Confessore (1043-1066) che, cresciuto in Normandia, accolse alla sua corte cavalieri ed ecclesiastici francesi, e poi da Arnoldo II che subì l’invasione del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore (battaglia di Hastings 1066) All’inizio del secolo XI, piccoli gruppi di guerrieri normanni si diressero in Italia meridionale: sotto scomunica); inoltre; Federico non si proponeva di liberare Gerusalemme con una sanguinosa guerra ma di accordarsi con il sultano d'Egitto al-Kamil per ottenere l’accesso a Gerusalemme, per i fedeli delle religioni del Libro Prima che entrasse nell'uso corrente il termine “crociata”: Per tutto il XII secolo, le spedizioni militari nell'Oriente cristiano venivano denominate con termini quali iter, expeditio, peregrinatio Nell'ottica dell'ampliamento del campo di intervento della crociata: I papi hanno propagandato la coerenza di un negotium crucis contro ogni nemico, infedeli ed eretici; in questo senso furono intesi e motivati gli interventi militari contro gli Albigesi e nei regni iberici sopravvissuti all'invasione musulmana dell'VIII secolo deboli Stati sorti in seguito al collasso del califfato di Cordova (1031) e soppressi via via con l'avanzare della Reconquista In un attendibile bilancio delle crociate, si può stabilire che: Contribuirono fortemente a inasprire i contrasti nazionali nascenti tra Inglesi, Tedeschi e Francesi (si consideri l'attrito, in Terra Santa tra Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone che, sulla via del ritorno dalla Crociata, fu perfino catturato dal duca di Austria), e a scavare un solco tra Bizantini e Occidentali (si consideri la beffa inopinata della presa di Costantinopoli, nella IV crociata) La prima crociata (1096-1099): Raggiunse Costantinopoli attraversando i Balcani o con navi proprie; fu approvvigionata dall'Imperatore di Costantinopoli Alessio Comneno (che fu tutelato in ordine all'integrità territoriale). In esito, Edessa fu assegnata a Baldovino di Fiandra, Antiochia a Boemondo di Taranto e Gerusalemme a Goffredo di Buglione e, alla morte di questi, nel 1100, al fratello Baldovino Il successo dei crociati fu reso possibile anche: Dalle lacerazioni in seno al mondo musulmano. Ad esse pose rimedio, nel corso del XII secolo, l'intraprendenza dell'emiro Imad-al-Din Zinki il quale riuscì a formare un dominio tra l'odierno Iraq e la Siria e a mettere sotto pressione gli Stati crociati, ai quali, per prima tolse, nel 1144, Edessa La seconda crociata (1147-1149)fu propagandata: Dal cistercense Bernardo di Chiaravalle, in risposta alla caduta di Edessa; vi parteciparono i giovani sovrani, Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII (re di Francia) e Ruggero II (re di Sicilia) che, però, furono sconfitti dal curdo Saladino che il 2 ottobre 1187 prese Gerusalemme e creò un sultanato, dal Tigri all'Egitto, indipendente da Baghdad La III crociata (1189-1192): Vide la partecipazione dei più potenti sovrani d'Occidente: Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto e, tuttavia, non valse a permettere ai fedeli cristiani l'accesso a Gerusalemme che, infatti, rimase in mano ai Mussulmani La IV crociata (1202-1204) fu il concentrato dei paradossi delle crociate: Seminò morte per conquistare la cristiana Costantinopoli. A ciò si giunse in attuazione del proposito di papa Innocenzo III volto a ricondurre la Chiesa d'Oriente sotto la sovranità pontificia, e di quello del doge di Venezia al controllo mercantile dell'Adriatico e dell'Egeo. Nacque l'Impero latino d'Oriente, precario potentato di Baldovino di Fiandra, Venezia e di altri principi crociati La crociata dell'imperatore Federico II di Svevia: Scomunicato da Papa Gregorio IX, si concluse nel 1229 con la restituzione di Gerusalemme ai Cristiani, senza ricorso alle armi. Il patto stipulato da Federico II con il sultano del Cairo prevedeva però lo smantellamento di tutte le fortificazioni in città, e ciò favorì la conquista di Gerusalemme, nel 1244, da parte di una tribù di Turchi nomadi Luigi IX, il re che assurgerà agli onori degli altari: Fu il promotore e protagonista della VII (1248-1254) e VIII (1270) crociata. Con esito infausto visto che i Mamelucchi, casta di schiavi-guerrieri, consolidarono il sultanato egizio, contro cui il re capetingio aveva indirizzato i crociati, e avviarono la conquista sistematica dei territori in mano ai cristiani. Le ultime città a cadere furono, nel 1291, Tiro, Sidone, Beirut e San Giovanni d'Acri Nominato Papa nel 1198, Innocenzo III: Attuò un programma teocratico di governo dicendosi essere non vicario di Pietro, come i suoi predecessori si erano detti, bensì addirittura vicario di Gesù Cristo. Questa concezione della potestà sopraeminente del Papa sull’Imperatore la rese metaforicamente con l’immagine del sole a cui la luna deve la propria luminosità. Morì nel 1216 Intervenendo nella successione del Regno di Sicilia: Che considerava un feudo ecclesiastico, Innocenzo III cercò di orientare a favore della Chiesa il piccolo erede alla corona imperiale, Federico che gli era stato affidato dalla madre, Costanza d’Altavilla, la vedova di Enrico VI. A Federico, appena uscito dalla minorità, conferì la corona del regno di Sicilia, nel 1208 degli Slavi dell’Est; il declino di questo principato data a partire dalla metà del secolo XI, in concomitanza con il fiorire di quelli di Novgorod e di Mosca I rapporti commerciali tra il principato di Kiev e l’Impero Bizantino: Furono fiorenti; i Rus erano stati convertiti al Cristianesimo greco- ortodosso già all’epoca del principe Vladimir (978-1015), dai missionari bizantini; il metropolita di Kiev doveva obbedienza a Costantinopoli I Mongoli, o Tartari secondo la denominazione araba, erano: Una popolazione seminomade. Si volsero verso Occidente sotto la guida del condottiero Gengis Khan, a partire dal 1220 conquistando la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale e, successivamente, la Persia, il principato di Kiev, l’Ungheria e la Polonia. L’amministrazione e il potere politico-militare facevano centro alla capitale Karakorum L’espansione dei Mongoli proseguì: Anche dopo la morte di Gengis Khan, verso l’Armenia e l’Azerbaigian, e si bloccò in Egitto dove, nel 1260, i Mongoli furono sconfitti dai mercenari turchi a servizio del sultano. Tra le ragioni della sconfitta, le tendenze separatistiche tra i discendenti di Gengis Khan L’Impero del Gran Khan, uno dei quattro maggiori potentati Mongoli: E che comprendeva i territori della Cina e della Mongolia, raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilai (1260-1294) che trasferì la capitale da Karakorum a Khanbalik (la città di khan), odierna Pechino. In Cina, i Mongoli assunsero la raffinata cultura degli autoctoni convertendosi al Buddhismo Nel IV secolo, la città di Mosca: Acquistò importanza dapprima rapportandosi con i Mongoli (il principe Ivan I ottenne il compito di riscuotere i tributi per l’Orda d’oro) e poi sconfiggendoli (1380) vicino il fiume Don, con una coalizione guidata dal principe Dimitri Nel secolo XIV si accesero, in Europa, epidemie: Focolai non simultanei ma diffusi, come nelle Fiandre dove perì circa un quinto degli abitanti contestualmente al secolare conflitto tra Francia e Inghilterra, e come la grande peste del 1347 che dall'Italia dilagò, fino al 1350, in tutto l'occidente. Ne conseguì una duratura contrazione demografica, fino alla fine del secolo XVI Rovinosi fallimenti finanziari: Colpirono, a metà del XIV secolo, le compagnie fiorentine dei Bardi, dei Peruzzi e quella dei loro soci bergamaschi, gli Acciaiuoli. Firenze soffriva, così, i contraccolpi della insolvenza di Edoardo III d’Inghilterra che aveva ottenuto prestiti per preparare la prima campagna della guerra dei Cento anni Le compagnie di ventura, formazioni di soldati mercenari: Fin dalla seconda metà del XII secolo si offrivano in armi, in cambio di un salario regolato da un contratto, detto “condotta” (da ciò il nome dei loro capi, i condottieri). La necessità di assoldarli nasceva dal fatto che per la cavalleria feudale e per la milizia delle città comunali era invalsa la consuetudine di riscattare con una tassa in denaro l’obbligo di prestare servizio militare Tra i mercenari che combatterono nel corso del XIV secolo: Restano tristemente famosi gli Écorcheurs (sgozzatori) delle Grandi Compagnie operanti in Francia nella guerra dei Cent’anni (in Inghilterra, i mercenari non erano ammessi). In Italia, condottieri furono: il tedesco Werner di Urslingen, il francese Giovanni di Montréal (Fra’ Moriale), l’inglese John Hawkwood (Acuto), Alberico da Barbiano, Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Erasmo da Narni (Gattamelata), Bartolomeo Colleoni, Francesco di Bussone (Carmagnola) Dopo la rinunzia di Papa Celestino V: Fu eletto Bonifacio VIII (1294-1303), della famiglia romana dei Caetani, avversato dai sostenitori della famiglia Colonna e dal re di Francia Filippo il Bello; questi non solo impose i tributi al clero francese ma ordì di fare catturare il Papa ad Anagni e di sottoporlo in Francia a giudizio All'inizio del secolo XIV, i re di Francia riuscirono ad esercitare il controllo sul papato: Facendo eleggere Papa un cardinale francese, Bertrand de Got, con il nome di Clemente V (1305-1314) e inducendolo a trasferire ad Avignone la Sede pontificia. Il periodo che è stato denominato della Cattività avignonese si concluse nel 1376, con il ritorno dei papi a Roma Dopo l'estinzione della dinastia degli imperatori svevi: Né Enrico VII (1308-1313) né di Ludovico il Bavaro furono in grado di restaurare la dignità imperiale, malgrado che il secondo fosse stato incoronato imperatore da Sciarra Colonna, rappresentante del popolo romano (ma contro il volere del papa). Maggiore successo ebbe Carlo IV di Boemia che, con la Bolla d'oro, affidò l'elezione degli imperatori a sette grandi elettori Enrico III (1216-1272), re di Inghilterra, confermò le prerogative politiche e fiscali: Riconosciute alla nobiltà, nel 1215, da re Giovanni Senza Terra; anche La rivolta del Vespro, a Palermo: Fu dovuta - quale che ne fosse la causa occasionale – all'ambizione del re d'Aragona Pietro III e al malgoverno di Carlo d'Angiò (che impose la “colletta” a un baronaggio feudale geloso dei propri averi). Il lunedì di Pasqua del 1282, a Palermo la rivolta scoppiò all'ora del Vespro; ebbe il pronto sostegno della feudalità siciliana e calabrese che offrì a Pietro III la corona del Regno La contesa tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia ebbe questo incerto iter: Bonifacio VIII caldeggiava un'intesa (Trattato di Anagni) per cui gli Aragona avrebbero ceduto agli Angiò la Sicilia in cambio del regno di Sardegna e Corsica; ma i Siciliani preferirono offrire il regno a Federico III d'Aragona. Neanche il Trattato di Caltabellotta (1302) fu rispettato, e alla morte del re di Trinacria Federico, la Sicilia non fu restituita agli Angiò Nella prima metà del secolo XIV, il dominio nel Meridione d'Italia: Fu mantenuto dagli Angiò grazie all'appoggio papale e al contributo degli uomini d'affari fiorentini (a fronte di esenzioni doganali e cariche pubbliche). Re Roberto, detto il Saggio, favorì Napoli che fiorì nei commerci con una fiera permanente, e nella cultura ospitando numerosi Umanisti e uomini di Chiesa vicini alla spiritualità francescana Il declino del dominio angioino nell'Italia meridionale: Si ebbe durante i regni di Giovanna I, nipote di Roberto d'Angiò, e di Giovanna II, per le lotte dinastiche tra i rami Angiò regnanti a Durazzo, Taranto e in Ungheria. Anche contribuì il fallito tentativo di riconquistare la Sicilia, quando gli Angioini furono sconfitti nel mare antistante Catania (“Scacco di Ognina”) da un alleato degli Aragonesi, il nobile catalano Artale I Alagona Nel 1408, il regno di Trinacria: Venne in potere del re d'Aragona Martino, per la prematura morte del di lui figlio, re di Trinacria; la Sicilia divenne, quindi, viceregno aragonese sotto i successori di Martino, Ferdinando di Castiglia e Alfonso V il Magnanimo re d'Aragona (1416-1458); questi, adottato da Giovanna II e da lei designato successore, mirò anche alla conquista dell'Italia meridionale L'unificazione del regno di Trinacria con il meridione d'Italia, ricostituendo il Regno di Sicilia: Si ebbe nel 1442, ad opera di Alfonso d'Aragona che entrato trionfalmente a Napoli vi spostò, da Palermo, la corte reale. Alfonso rinnovò e razionalizzò le strutture politiche e amministrative, aprì agli intellettuali umanisti, e rivitalizzò l'economia grazie all'interscambio forzoso delle produzioni agricole siciliane e di quelle tessili spagnole Il governo di Alfonso in Sicilia: Fu caratterizzato da atteggiamento indulgente e compromissorio verso la feudalità siciliana e verso i governanti delle città, a cui fu largamente delegato il governo del territorio a fronte della sicura esazione fiscale. Il Parlamento siculo divenne il luogo principale di questa transazione, prefigurandosi così lo stile di governo poi attuato dai sovrani spagnoli nell'età moderna, in Italia Il governo di Alfonso d'Aragona a Napoli: Fu sorretto da una rete efficiente di organi amministrativi e di funzionari e officiali. Al vertice delle magistrature del Regno fu posto il Sacro regio Consiglio, apprezzato per autorità dottrinaria e giurisdizionale. L'apparato giudiziario napoletano, che aveva nella Corte della Vicarìa il vertice, prevedeva l'esercizio delle funzioni giurisdizionali anche da parte dei signori feudali Nella seconda metà del secolo XIII, in molte città comunali si instaurarono: Signorie, tra cui quelle: degli Estensi a Ferrara, dei da Romano in Veneto, dei Da Montefeltro a Urbino, dei Visconti a Milano, degli Scaligeri a Verona, dei Gonzaga a Mantova, dei Malatesta a Rimini, dei Da Carrara a Padova, dei Camino a Treviso, dei Da Polenta a Ravenna Il XIV secolo vide a Firenze la progressiva crisi delle istituzioni comunali: I primi segni si ebbero con Roberto e Carlo d'Angiò, e nel 1342 con la parentesi podestarile del francese Gualtieri di Brienne. Anche le famiglie potenti (Albizzi, Alberti, Donati, Cavalcanti, Rossi, Frescobaldi, Bardi) dovettero affrontare difficoltà connesse alla crisi delle banche, all'emergenza della peste e al malcontento dei lavoratori che culminò nei tumulti del 1378 ad opera dei Ciompi Il passaggio dalle istituzioni comunali a quelle signorili, si realizzò: A Firenze, con Cosimo della famiglia dei Medici, pur avversata dagli Albizzi. Cosimo stesso fu per dieci anni esiliato da Firenze ma nel contempo capace di stringere alleanze con Venezia, Padova, Ferrara e con il papa Eugenio IV. Il 29 settembre 1434 Cosimo tornò trionfalmente a Firenze La trasformazione del Comune di Milano, in Signoria avvenne in modo progressivo: In una prima fase, ci fu un tentativo ad opera di Pagano della Torre, avversato però dall'arcivescovo ghibellino Ottone Visconti. Sconfitti nel 1277, i Della Torre rimasero per un trentennio lontani dal potere e poi ripresero a contrapporsi ai Visconti che, nel 1329, prevalsero stabilmente. Gian Galeazzo Visconti prese il potere a Milano nel 1385 Nel 1282, a Firenze: Gran Maestro, eletto dai maestri provinciali (di Livonia, Prussia, Germania, Apulia, Acaia, Armenia) che componevano il Capitolo generale Le origini della Polonia, dall'aggregazione di popolazioni slave: Datano nel X secolo, all'epoca del regno di Boleslao il Prode. Casimiro il Grande (1333-1370) diede unità al regno e prestigio alla capitale Cracovia, limitò il peso politico della nobiltà feudale, creò un ceto di funzionari di diretta dipendenza dalla Corona, mise ordine nell'amministrazione giudiziaria, migliorò le condizioni dei ceti rurali L'invasione dei Màgiari in Ungheria fu dirompente e, però, all'inizio del nuovo millennio: Fu bene assimilata, grazie al re Stefano I. I Magiari già convertiti al Cristianesimo, si riconobbero (1001) vassalli di papa Silvestro II, e Stefano intraprese una politica di conquiste che i successori completarono con la temporanea acquisizione della Boemia e della Croazia Agli inizi del IX secolo, i Bulgari, popolazione turca: Si insediarono nei Balcani. Al tempo dell'imperatore Basilio II (976-1025), riconoscendosi sotto la sovranità bizantina, i Bulgari si sottomisero al patriarca della Chiesa cristiana di Costantinopoli. L'autonomia dai bizantini, l'ebbero con una insurrezione del 1185 che portò alla nascita del Regno di Bulgaria; per un certo periodo governarono Valacchia, Albania e Macedonia Nel XV secolo, Ivan III, il Grande: Diede alla Russia un saldo ordinamento interno e una spinta espansiva a danno dei Mongoli. Ebbe la collaborazione del Metropolita di Mosca e del Sinodo dei vescovi, in quanto la Chiesa russa rivendicando l'autonomia sia da Roma che da Costantinopoli si era messa interamente sotto la protezione degli zar e propagandava Mosca come «terza Roma», futura guida della Cristianità Durante il XIII secolo, popolazioni turche, per sfuggire ai Mongoli, si stanziarono: In Anatolia islamizzandola. In seguito alla battaglia dei Dardanelli (1345), l'avanzata degli Ottomani nei Balcani fu inarrestabile; nel 1430 tolsero Salonicco ai Veneziani e puntarono su Costantinopoli. Il sultano Maometto II assediò la città nell'aprile del 1452 e dopo un anno aprì una breccia a Porta San Romano; l'imperatore Costantino XI morì combattendo Dopo la conquista di Costantinopoli, Maometto II piegò la resistenza cristiana: Nei Balcani. Si impadronirono della Serbia (1457 - 1459), della Morea (1460), di Sinope e Trebisonda (1461), della Bosnia (1462 - 1465), di Negroponte (1470), di Caffa (1475) e delle isole Ionie (Santa Maura, Cefalonia e Zacinto,1477). Nel 1479, Venezia si piegò ad accordarsi coi Turchi Presso i Turchi: Il potere politico e religioso era concentrato nelle mani del sultano che delegava a suoi funzionari mansioni sia politiche che militari. Nei riguardi delle popolazioni sottomesse v'era tolleranza potendo i non musulmani osservare il proprio culto a fronte del pagamento di una tassa; non erano, però ammessi al servizio nell'esercito; questo era, invece, obbligatorio per i mussulmani La scelta di Avignone per la sede pontificia ebbe per il papato: Alcuni vantaggi trovandosi la città provenzale al centro di una rete di vie di comunicazione con il cuore dell'Europa e offrendo ai pontefici di operare al riparo dagli intrighi della nobiltà romana. Ciò consentì di organizzare la curia in modo da accentrare nel papa la scelta delle alte gerarchie ecclesiastiche e l'assegnazione dei benefici, riducendo gli spazi di autonomia delle chiese locali Il ritorno a Roma della sede papale fu negli auspici: Di Dante che accusava la Chiesa, soprattutto quella avignonese, di essersi distolta dalla missione spirituale; di Marsilio da Padova che, nel Defensor pacis, accusava la Chiesa di essersi allontanata dagli ideali del Vangelo; di Santa Caterina da Siena; di Brigida di Svezia; di Petrarca Il movimento, a carattere pauperistico, degli Apostolici: Sorse nel 1260, con la denominazione Ordo apostolarum. La Chiesa cercò di limitarne il proselitismo emanando, al Concilio di Lione del 1274 regole restrittive per tutti i nuovi Ordini mendicanti. Tra le guide del movimento, il fondatore fu condannato al rogo e Dolcino da Novara preferì trasferire la comunità in Valsesia Giovanni Wyclif: Fu un colto teologo riformatore (per primo tradusse la Bibbia in inglese) che predicava contro la mondanizzazione della chiesa di Roma denunciandone i privilegi e le ricchezze; riteneva che i sacramenti dell'Eucarestia e della Confessione non avessero fondamento dottrinale adeguato, come anche contestava ai papi il potere di imporre le decime e di comminare le scomuniche Con la conclusione della Cattività avignonese e il ritorno a Roma: Di Gregorio XI (1377), il dissidio tra i cardinali della "obbedienza avignonese" (fautori della permanenza della Santa sede in Francia) e i cardinali della "obbedienza romana" non si spense. Alla morte di Gregorio XI, fu eletto papa il cardinale barese Bartolomeo Prignano, Urbano VI. I cardinali filo-francesi gli contrapposero come antipapa Clemente VII che si insediò ad Avignone Nel concilio di Costanza: Del 1414-1415, prese corpo ufficialmente, con il decreto Haec Sancta, la dottrina secondo la quale il concilio trae la sua autorità direttamente da Cristo. Due anni dopo, il decreto Frequens stabilì che i concili generali si sarebbero dovuti riunire periodicamente, a cadenza decennale. Si trattava di due importanti decisioni intese a condizionare il carattere monocratico del papato Le tesi dei teologi e dei cardinali anti conciliaristi: Furono sostenute, tra altri, da Niccolò da Cusa, Giovanni di Torquemada, Enea Silvio Piccolomini. Quest'ultimo, eletto papa, emanò, nel 1460, la bolla Exsecrabilis, nella quale riaffermò il ruolo del papato come guida dove in quei testi si cercavano spunti di interpretazione allegorico-morale, di edificazione spirituale e di conferma della dottrina cristiana I principali centri di irradiazione dell'Umanesimo furono: Venezia, Milano sotto la signoria dei Visconti e degli Sforza, Napoli sotto gli Aragonesi, Ferrara sotto gli Estensi, Mantova sotto i Gonzaga, Urbino sotto i Montefeltro, Firenze sotto i Medici. Qui, e nella Roma della instituenda Biblioteca vaticana, convennero, da Costantinopoli conquistata dai Turchi (1453), studiosi ed ecclesiastici greci e bizantini che recavano gli antichi codici Scopritori di testi antichi: Mai trascritti dagli amanuensi medievali perché di scarso valore educativo, furono Petrarca, Coluccio Salutati e Poggio Bracciolini. Petrarca rinvenne alcune epistole di Cicerone; Bracciolini che, nella sua funzione di segretario pontificio ebbe occasione per visitare biblioteche e monasteri, trovò testi antichi di Quintiliano, Valerio Flacco, Cicerone e il De rerum natura di Lucrezio S. Runciman è l'autore dell opera: A History of the Crusades Il contributo maggiore di studi sulla crociata di Federico II viene: Dalla storiografia Italiana e Tedesca A Kantorowicz si deve: la caratterizzazione di Federico II come di: Inventore dello stato moderno, rinascimentale, genio creatore Autorevoli studiosi di Federico II in Italia sono stati: Nel primo dopo guerra G.Pepe e nel secondo dopo guerra A. De Stefano Pregevoli studi non italiani su Federico II si devono, tra altri a: D. Abulafia, A J. Zeller Il filosofo Voltaire defini' la crociata di Federico II: Un modello della piu perfetta politica Secondo A. De Stefano la cifra comune alle politiche degli imperatori svevi: E' l' espansione imperiale sull' Egeo e la Terra santa E. Pispisa ha caratterizzato la figura politica di Federico II: Come il perfetto esempio della figura sacrale dei sovrani medioevali Gli studi di J. Le Goff hanno evidenziato: L'importanza di Palermo come centro culturale tra i maggiori nel mondo bizantino e musulmano Il disegno di Enrico VI di una nuova crociata: Non fu realizzata per la morte prematura del sovrano (1197) La connotazione antipapale della politica orientale di Federico II: E' stata evidenziata da J.Zeller, S.Sibilia, D. Abulafia, R. Grousset Lo storico F.Gabrieli ha sostenuto: L'intento meramente diplomatico della politica di Federico II verso l'Islam Federico II, ancor giovane: Assunse ad Aquisgrana nel 1215 la corona imperiale Il regno di Acri: Ha costituito l'avanposto cristiano più solido al tempo delle crociate E' corretto asserire che: Tra Federico II e il sultano d'egitto vi e' stata una duratura comune disposizione pacifica La crociata del 1239: Fu condotta in Palestina dal re di Navarra e dal principe d'inghilterra per incarico e con sostegno di Federico II I Nobili latini d'oltremare: Le guerre crociate sono state intervallate con tregue dei combattimenti: Una tregua fu concordata da Riccardo Cuor di Leone e Saladino, nell'agosto 1192 Giacomo di Vitry: Vescovo di Acri, ha raccontato delle buone relazioni intercorse tra Franchi e Saraceni nei trent'anni di governo musulmano della città santa (1187- 1217) Amerigo di Lusignano: Regnava su Gerusalemme all'inizio del XIII secolo L'appellativo poulains, attribuito a cristiani abitanti in Siria: Ha incerta origine, dalla parola «pulcini» (i nuovi arrivati in Terra Santa) o dalla provenienza dalla Puglia Sono denominati poulains: cristiani di Siria nati dall'unione di Franchi e donne siriane, saracene, armene, greche Il bisante era una moneta: Aurea di Bisanzio; fu introdotta in Europa dopo che i crociati presero Costantinopoli La consistenza numerica approssimativa della popolazione in tutta Europa: E' stimata intorno alle 150mila persone All'epoca della conquista di Saladino, il tempio di Gerusalemme: Fu profanato (ne fu distrutta la croce d'oro che sormontava la cupola) I frati cavalieri Templari: Sono così denominati con riferimento al compito di custodire il Tempio di Salomone Petra o Pietra del Deserto: E' il nome della città fondata dai crociati nel 1140; il nome arabo è Karak de Moab La comunità cristiana, al tempo di Federico II: In Egitto era numerosa, guidata dal patriarca di Alessandria, lo era ugualmente tra gli Abissini Tra i fedeli mussulmani: E' diffusa la credenza che Mosè e Cristo siano stati profeti di Dio I Melchiti: Sono cristiani sririani, così nominati pechè si affidano alla guida del re (melk) di Costantinopoli La popolazione armena esprimeva, al tempo delle crociate: Una chiesa cristiana dalla forte identità nazionale (utilizzava la lingua armena nella liturgia) e però obbediente alla Santa Romana Chiesa (e non a quella greca) Cesarea di Filippo è la denominazione: Di una antica città (Dan) alle pendici dei monti del Libano, cui il tetrarca Filippo impose in nome “Cesarea” in onore dell'imperatore romano Tiberio Nazaret: E' situata all'entrata della Galilea verso Ovest, vicino alla fonte di Sephor, limpida, apprezzata dai re di Gerusalemme per il ristoro dell'esercito La jizya: E' il tributo che i cristiani dovevano agli occupanti mussulmani in cambio della libera professione di fede In Egitto, Abissinia e Nubia, nel XIII secolo: Permaneva una numerosa comunità cristiana e il clero monastico attivava circa 180 monasteri Luoghi citati nei vangeli di Cristo: Tra i quali Betlemme (città natale di Gesù) e Hébron (dove si venerano le tombe dei patriarchi Adamo, Abramo, Isacco e Giacobbe) erano, all'epoca delle crociate, ancora abitate dai cristiani e onorate di culto All'inizio dell'assedio di Damietta: Al-kamil si mostra disposto a concordare e perfino a restituire tutti i territori che erano stati conquistati dal Saladino Fa valere con le armi il diritto della moglie Stefania d'Armenia alla successione del re Leone, suo padre: la questione dinastica prevale, in Giovanni, sull'impegno bellico contro il sultano d'Egitto La figura del legato pontificio Pelagio è considerata nella storiografia con giudizi contrastanti: Se Mayer lo giudica poco acuto e testardo nella gestione politica della crociata, altri storiografi adducono l'attenuante che si sia trovato a prendere decisioni in assenza dell'imperatore, e ne lodano la determinazione nel condurre la spedizione in Egitto Per sopravvenute difficoltà politiche in Germania, Federico II: Chiede una proroga al viaggio in Terra santa; lo preoccupano i disordini tra l'arcivescovo Sigfrido di Magonza e il langravio Ludovico di Turingia, e tra i ministeriales e il conte Egenone d'Urach Enrico, rex romanorum: Fu investito dal padre, Federico II, dei titoli feudali del ducato di Svevia e del rettorato della Provenza; non di meno, oppostosi ripetutamente alle politiche del padre, morì in carcere Il 22 novembre 1220: Federico II entra a Roma con la moglie Costanza e cinge a San Pietro la corona dell'impero; nella medesima circostanza rinnova l'impegno della crociata per la liberazione del Santo sepolcro A tre anni dall'inizio della Crociata di Damietta: La situazione militare è di stallo: Giovanni di Gerusalemme dirotta i suoi armati in Armenia; Federico II è rimasto in Europa; dimentichi dei doveri militari, i crociati conquistatori di Damietta sono sorpresi da sortite degli egiziani, perfino in territorio palestinese Le rivolte dei baroni e dei Saraceni in Sicilia: Sono represse con difficoltà da Federico II perché fomentate dal governatore di Tunisi Abd al-Wahid, fondatore della dinastia hafsida e protagonista di iniziative politiche non sempre in linea con quelle del califfato almohade La proposta strategica di Giovanni di Brienne: Che giunge a Damietta con cavalieri ciprioti e gerosolimitani è di non inoltrare l'esercito crociato nel Delta del Nilo, come è, invece, la proposta del legato apostolico e del duca di Baviera. Brienne si uniforma a questa scelta piuttosto che abbandonare l'esercito cristiano La campagna dell'esercito crociato lungo il canale del delta del Nilo Inizia nel giugno 1221. Pelagio dispone di 630 navi, 5000 cavalieri, 4000 arcieri, 40000 fanti Il sultano d'Egitto al-Kâmil: Preoccupato per la consistenza numerica dell'esercito crociato che era giunto dinanzi alla fortezza di al-Mansûra, offre una tregua e la restituzione dei territori recentemente conquistati nel Sâhel Aprendo le dighe costruite, a ritmi forzati, sul Nilo: Gli egiziani riescono a convogliare la piena del fiume sull'esercito dei Franchi; impantanano i fanti fino alle ginocchia e catturano lo scalandrone del legato apostolico e una nave dei Templari La quinta crociata si conclude con una pace di otto anni, a partire dal 30 agosto 1221: E' concordata dal sultano d'Egitto con re Giovanni di Gerusalemme, con il legato papale e col vescovo di Acri; le due parti liberano più di 30.000 prigionieri catturati nelle crociate in Siria, in Palestina e in Egitto, e restituiscono reciprocamente terre conquistate La procedura di avvio della tregua concordata tra il sultano d'Egitto e Giovanni di Brienne: Comporta che questi sia trattenuto in ostaggio insieme a 23 nobili; 20 familiari del sultano restano ostaggi nel campo cristiano per il tempo necessario all'arretramento dei crociati; successivamente il re di Gerusalemme può rientrare ad Acri omaggiato di cibo per la popolazione in Siria Gli effetti del temporeggiare di Federico: Appaiono rovinosi, ai principi della Chiesa e ad alcuni cronisti, e l'Imperatore si toglie la responsabilità della riconsegna di Damietta al Sultano attribuendola ai luogotenenti che aveva tardivamente inviato a Damietta munendoli dei proventi della decima raccolta nel regno di Sicilia Le scelte dell'Imperatore Giovanni, nella gestione della crociata di Damietta: Sono state variamente giudicate. Alcuni storici moderni, ritenendo che il Cairo potesse essere occupato e il sultanato d'Egitto distrutto, accusano Giovanni di Brienne – pur valoroso in battaglia -di irresolutezza e scarsa personalità Le scelte del legato Pelagio, nella gestione della crociata di Damietta: L'apporto degli ordini cavallereschi alle crociate di Federico II: E' stato rilevante in funzione militare e in funzione ospedaliera. Federico II riconosce i meriti dei Cavalieri teutonici nella crociata di Damietta e ne conferma i benefici e i privilegi feudali. Lo stesso fa Onorio III con i Teutonici, con gli Ospedalieri e con i Templari; in quanto fideles ecclesie et imperii, gli ordini cavallereschi possono essere indispensabili per il successo della VI crociata che il Papa e l'imperatore finalmente in armonia stanno preparando Alla Dieta di Cremona, nell'aprile 1226, Federico II: Si prefigge di perseguire gli eretici, di ristabilire i diritti dell'impero sui ribelli e di raccogliere forze consistenti per la nuova crociata L'elenco dei Comuni che nel 1226 erano ostili a Federico comprende: Milano, Mantova, Brescia, Piacenza, Verona, Treviso, Padova, Vicenza, Vercelli, Lodi, Alessandria, Bologna, Faenza Lo sbarramento delle Chiuse dell'Adige: E' ordinata dai rettori della Lega per impedire il transito in territorio veronese del figlio di Federico, Enrico al comando della cavalleria tedesca Alla fine del 1226, per sopire la protesta dei Comuni contro Federico II, Onorio III: Richiama i rettori dei comuni ribelli e invita alcuni vescovi ad adoperarsi affinché i contendenti si rimettano all'arbitrato della Chiesa; sollecita l'invio di 400 cavalieri per la crociata Nello scorcio del 1226, l'intesa tra Federico II e Onorio III è al culmine: Il Papa concede a Federico una proroga di due anni alla partenza per la crociata, per risolvere le questioni del regno siciliano; l'Imperatore invia alla corte papale due plenipotenziari per concordare una linea di compromesso da offrire ai Lombardi affinché si riconcilino con Federico Il Papa onora Giovanni di Brienne: Che, dopo il matrimonio della figlia Isabella Brienne-Boulogne con Federico II, è stato da questi privato di potere e benefici. Onorio III lo ricompensa ospitandolo e concedendogli un ampio feudo e l'amministrazione di parte del territorio di San Pietro Equiparazione tra la persona del ribelle all'autorità religiosa e quella imperiale e quella dell'eretico: Trae consistenza giuridica da tesi che Innocenzo III fa approvare nel Concilio Laterano IV (1215) e dai decreti delle Costituzioni melfitane (1231). Ecco l'analogia: chi si rivolta all'autorità imperiale nega l'officium del sovrano, decretato voluntate divina, come l'eretico nega quello del Papa I rapporti tra il patriziato di Venezia e Federico II: Sono stati di collaborazione avendo l'Imperatore, in cambio del versamento annuale di 50 libbre di denari d'oro, confermato (1223) i confini del ducato lagunare e gli antichi patti per il commercio marittimo levantino, nonché i diritti dei Veneti nei naufragi e nei processi Secondo un'interpretazione attendibile: Le crisi politiche tra i sultanati di Damasco e del Cairo e le lotte dinastiche frequenti nell'epoca federiciana in regni mussulmani scaturirebbero per l'assenza nell'islam di un principio giuridico riconosciuto di trasmissione e di legittimazione del potere La volontà di evitare la guerra con i crociati: Nasce in al-Kâmil dalla consapevolezza dei dissidi e dei tradimenti interni al mondo mussulmano; da ciò l'iniziativa di inviare a Federico, nella regia di Palermo, ambasciatori con preziosi regali dall'India, dallo Yemen, dall'Irak e dall'Egitto stesso 18 marzo 1227, muore Onorio III: E ascende al Soglio pontificio Gregorio IX, un anziano Papa che si propone di riformare la Chiesa accogliendovi anche i fermenti spirituali di cui i francescani e i gioachimiti erano portatori L'accoglienza di Federico al nuovo papa: E' rispettosa dei tradizionali doveri: l'imperatore adempie l'obbligo dell'omaggio feudale dovuto a Gregorio IX e concede il fodrum per il regno siciliano, dove indice una colletta per finanziare la crociata che è in preparazione Nel passaggio estivo del 1227, la militia Christi è pronta a partire, il 9 settembre 1227: E la flotta imperiale fa vela dalla Puglia per la Siria. Giunta presso l'isola di Sant'Andrea, all'entrata del Golfo di Brindisi, una violenta epidemia scoppia sulle navi per la scarsità dell'igiene e del cibo La scomunica del 28 settembre 1227: Inflitta da Gregorio IX a Federico II, è commentata dai cronisti dell'epoca criticamente in riferimento ai continui rinvii della crociata, in violazione degli accordi di San Germano e alla scelta di radunare nei porti pugliesi i trenta mila crociati e in tenerli a lungo in condizioni di scarsa igiene La rottura tra il papa e l'imperatore: Mediterraneo orientale, ed anche del conte Orsini, di Teodoro l'Angelo, del Conte di Cefalonia, del sovrano d'Epiro, e di altri Le tappe del viaggio di Federico II attraverso i domini veneziani: Sono, inizialmente quelle di Modone, Citera e Creta; l'Imperatore vi incontra i nobili, i funzionari, gli abili mercanti della Serenissima ed esperti marinai veneti, sentinelle dell'Adriatico Con la IV crociata (1204), Venezia: Dirottandone l'obiettivo contro l'Egitto, aveva sviluppato la propria potenza politica e commerciale nello Ionio, nell'Egeo e nell'Oriente cristiano e vi aveva insediato le famiglie venete La sosta di Federico II a Creta: E' tra le più lunghe e impegnative, trovandosi l'Imperatore a dovere mediare tra gli interessi dei suoi preziosi alleati veneziani e l'interesse legittimo della comunità greca isolana che si era ribellata appellatandosi all'imperatore Giovanni Vatatzés perché contenesse l'egemonia dogale sull'isola La sosta nell'isola di Rodi: E', per Federico II, occasione per riprendere le relazioni diplomatiche con il basileus di Nicea. Inoltre è occasione, per il governatore Cesare Leone Gabalas, per favorire l'amicizia tra le comunità greco-cretese e i veneti al seguito dell'Imperatore, e quindi con la comunità veneta di Rodi Il rapporto tra l'Imperatore e la repubblica marinara di Genova: Si mantiene nei binari della diplomazia, pur essendo reso difficile dalla solida alleanza dell'Imperatore con le due repubbliche marinare antagoniste di Genova, nel Mediterraneo: Venezia e Pisa (che appone lo stemma imperiale nelle vele delle proprie navi) La tappa di Cipro, è la più impegnativa politicamente per Federico II che: Sbarcato nell'isola, convoca il giovane re Enrico e il signore di Beirut che, nel tempo necessario a coprire i 60 km che separano la capitale dal porto occidentale dell'isola, si recano da Nicosia a Lemesòs per prestare omaggio a Federico II La potestas regalis su Cipro: Era stata conferita, nel 1192, dall'imperatore Riccardo Cuor di Leone a Guido di Lusignano e poi, nel 1194, dall'Imperatore Enrico VI ad Amerigo di Lusignano Giovanni d'Ibelin: Profittando della debolezza del regno di Acri, amministrava liberamente la città di Beirut senza chiedere disposizioni a re Giovanni di Brienne; adesso che amministra il regno d'Acri, Federico pretende di verificare l'operato, anche pregresso, di Giovanni d'Ibelin Diritto imperiale e diritto consuetudinario cipriota: Non coincidono, nel caso specifico della divergenza tra Federico e Giovanni d'Ibelin. Fin dal tempo di Goffredo di Buglione, a Cipro e nel regno gerosolimitano sono raccolte e tramandate oralmente coutumes in ius publicum peculiari, che hanno valore di legge consuetudinaria Alcuni precedenti politici degli Ibelin: Preoccupano Federico II. Famiglia tra le più influenti dei Regni Crociati, al tempo di re Enrico VI aveva conteso con i Barlais. Giovanni d'Ibelin, che amministrava Beirut in modo autonomo da re Giovanni di Gerusalemme, non aveva prestato l'omaggio feudale all'Imperatore a Brindisi Negli anni successivi al rientro dell'Imperatore dalla Terra santa: Gli Ibelin continueranno ad opporsi alla politica di Federico II intralciando l'amministrazione del luogotenente imperiale Riccardo Filangieri La flotta imperiale giunge in Siria nel settembre 1228: Attraverso il porto di Gazi Magusa, approdando ad al-Batrun; successivamente, attraverso Beirut, Sidone e Sarafand raggiunge i crociati (che avevano edificato castelli a Sidone e a Cesarea) Federico è riconosciuto, in Siria, quale balivo legittimo del regno di Gerusalemme: In quanto è il reggente del piccolo Corrado, il figlio avuto da Isabella Brienne-Boulogne, la figlia di Giovanni di Brienne, morta nel partorire Corrado Il modello federiciano di governo dei territori d'Oltremare: E' rispettoso della mappa feudale di quei territori. L'Imperatore assegna i benefici cercando il consenso dei signori del regno Al termine della VI crociata, ritornando in Europa, Federico II: Concede piena fiducia alla nobiltà d'Oltremare a un cui esponente, Baliano di Sidone, affida la carica di balivo; inoltre affida a Guarniero l'Alemanno e ai cavalieri teutonici un preciso ruolo nel mantenimento della pace nei luoghi santi L'ingresso di Federico II a San Giovanni d'Acri: Del pellegrinaggio di Federico II a Gerusalemme: Ci resta il racconto di un cronista arabo il quale anche riporta l'episodio del muezzin che recita ad alta voce, da un minareto attiguo all'alloggio di Federico, passaggi del Corano contro i Cristiani; per rimediare all'offesa arrecata, il sultano d'Egitto dispone che nel giorno successivo l'invito alla preghiera sia sospeso Nei regni del Mediterraneo del Duecento: La professione di un credo religioso differente dal quello del sovrano era tollerata dietro imposizione di un tributo pro capite; così avveniva in Sicilia e in tutto il Mediterraneo, compresi i regni di Egitto e di Gerusalemme Nel Duecento, la Magna curia di Palermo: E' culturalmente caratterizzata in analogia con le corti di Damasco, Toledo e delle maggiori capitali cristiane e musulmane. Federico II, alla ricerca della saggezza (hikma), partecipa a maqâmât frequentate da saggi maestri di matematica, filosofia ed esegesi dei testi sacri La riscoperta del pensiero filosofico greco-classico: Fu opera prevalentemente di teologi interessati a confrontare i classici filosofici con i testi sacri; ai loro studi attingevano filosofi e sapienti ospiti delle corti di principi cristiani e musulmani, a Palermo come a Damasco e a Toledo, dove le dispute avvenivano in ambienti religiosi misti La conoscenza della lingua araba: Era diffusa nella Magna Curia di Palermo. Funzionari del dîwân erano in grado di scrivere correntemente in arabo nella cancelleria regia di Palermo, incessante era l'opera di traduzione di testi dall'arabo e dal greco all'ebraico e al latino Tra le figure eminenti di studiosi alla Corte di Federico, segnaliamo: Il notaio Teodoro d’Antiochia, addetto alla corrispondenza araba della cancelleria regia e traduttore del trattato sulla falconeria di Moamyn, l’arcivescovo di Palermo Bernardo da Castacca, il medico-astronomo Giovanni da Palermo e il matematico Leonardo Fibonacci Per formare i funzionari dei suoi regni: Federico II istituì, a Napoli, uno Studio nel quale l'insegnamento del diritto si coniugava alla riflessione filosofica e teologica su problematiche legate alla natura della società, del potere, della giustizia e della regalità, affinché le leggi fossero apprese e fatte applicare con senso di giustizia L'ordine cosmico è creato da Dio: E quindi il suo mantenimento mediante la pace deve essere l'obiettivo supremo della potestas, qual è teorizzata nel proemio del Liber Augustalis. Il sovrano deve ispirarsi a questo ordine cosmico, per la parte di attività legislativa che gli compete nei limiti segnati dalla sharî‘a L'immagine salomonica del potere: E' il modello del re sapiente, ed è personificata nel sovrano biblico Salomone che è in grado di interpretare le parole della Torah di mostrare la via dell'equità, della giustizia e della rettitudine Federico II, a piedi nudi, prega dinanzi al Santo Sepolcro: Come primo atto (18 marzo 1229) della visita nel luogo santissimo della Cristianità. Nel giorno successivo, la basilica dedicata al Salvatore è il luogo della incoronazione Il cerimoniale della incoronazione di Federico II si svolge secondo la tradizione: Che risale ai tempi di Baldovino I. Nella chiesa del Santo Sepolcro, Federico giura di proteggere il patriarca, la chiesa, le leggi e consuetudini del regno e riceve dai baroni il diadema dei re di Gerusalemme e il pomo d'oro; porta questi simboli nella basilica del Salvatore, in offerta al Cristo La “sacralità” dell'Impero è, secondo M. Bloch: Carattere precipuo della concezione imperiale degli Svevi, fin dall'epoca di Enrico VI quando si cominciò ad appellare “sacro” l'impero. Definendo Jesi «Betlemme della Marca anconitana», e nel Proemio del Liber Augustalis, Federico dimostra di ereditare l'idea della regalità sacra Luigi IX, vassallo di Cristo: Il re si considera vassallo di Cristo e non del Papa, al quale si oppone per l'amministrazione delle decime riscosse nei domini della diocesi francese La missione salvifica: E' proclamata, sia dal papato che dall'Imperatore Federico II, come fondamento dell'universalità del potere temporale dell'uno e dell'altro; ciò ha posto la premessa di un dualismo, in difesa delle rispettive prerogative, che ha contribuito al declino dei due universalismi Il sentimento della religione trionfante: Presente largamente tra i crociati, nel 1229, richiama alla memoria le scene trionfali che Oliviero di Paderbon aveva osservato e divulgato all'indomani della presa di Damietta, ben riassunte nella invocazione: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat Federico II, in una lettera solenne al Papa: Datata 19 marzo 1229, chiede il ritiro della scomunica all'uomo scelto dalla Provvidenza per realizzare lo scopo di tutte le crociate; la richiesta è non fare giudicare il clero dai tribunali secolari). A Ceprano, Gregorio IX ripete l'assoluzione, mentre l'interdetto a Gerusalemme è tolto Il Liber augustalis: O Costituzioni di Melfi, è la Summa della concezione federiciana sul progetto di riforma della pace nel regno siciliano; sorprendentemente, Gregorio IX l'accoglie senza proteste. Anche l'imperatore è ben disposto a comporre i conflitti, e per quello nell'Italia centro-settentrionale incarica il fidato Ermanno di Salza a risolverlo con l'incaricato del Papa, cardinale Ottone Federico riprende l'attività diplomatica: Su invito del doge, si ferma cinque giorni a Venezia, accolto con fasto nella città lagunare dove visita la basilica di San Marco, e ricolma i veneti di diversi privilegi per la fedeltà dimostrata e per l'aiuto prestato durante la crociata. Poi si reca ad Aquileia presso l'amico patriarca Bertoldo Il rapporto tra Federico e il figlio Enrico VII: Si consuma in modo drammatico. Il giovane non si impegna adeguatamente per forzare i valichi alpini chiusi dai Veronesi ai principi tedeschi chiamati in soccorso da Federico e del papa stesso; per di più, sigla un'alleanza con la Lega lombarda. Federico lo raggiunge aggirando le Chiuse di Verona, lo assedia a Worms, lo depone da re, lo relega in un castello del marchese Lancia, in Sicilia La dieta di Magonza: Celebrata il 15 agosto 1235, è uno dei momenti di maggiore potenza e gloria, per Federico II: alla presenza di 4 re, 14 principi e 30 vescovi e conti, Federico II cinge una quarta volta il diadema dell'impero e celebra il matrimonio con Isabella Plantageneta, sorella di Enrico III d'Inghilterra che Federico sta appoggiando nella rivendicazione dei diritti reclamati nei confronti di Luigi IX La pace tra Franchi e Saraceni iniziata con la tregua di Giaffa: E' turbata da un episodio dell'agosto 1230: I cavalieri Ospedalieri organizzano una spedizione punitiva contro il signore di Hamâh che rifiuta di versare la rendita annuale dovuta, per tradizione, ai frati. Compiono la spedizione: Giovanni d'Ibelin, Giovanni di Cesarea, Gualtiero di Brienne, Pietro di Avalon con 80 cavalieri gerosolimitani e il principe Enrico di Antiochia con 30 cavalieri Si intensificano le relazioni diplomatiche tra regni cristiani e islamici: L'Imperatore ne intrattiene con lo sceicco Fakhr al-Dîn Yûsûf, e ospita gli ambasciatori del sultano di Egitto e del Vecchio della Montagna (la cui signoria nelle zone montuose del Libano è strategica per la contea di Tripoli); con questo intrattiene relazioni diplomatiche anche il re inglese Enrico III La politica dei cavalieri Ospedalieri e dei Cavalieri Templari: Per l'autonomia che ne caratterizza le scelte, risulta sgradita al Papa che rimprovera agli Ospedalieri di impedire il battesimo degli schiavi e ostacolarne la conversione, e accusa i frati cavalieri del Tempio e dell'Ospedale di favorire lo scismatico Giovanni Vatatzés Una scaramuccia turba la pace tra Franchi e Saraceni: Nel giugno 1237, i mussulmani di Aleppo puniscono le scorrerie dei Templari sconfiggendo i cavalieri guidati da Guglielmo di Monferrato, precettore del Templio di Antiochia e da Guido di Gibelet; tra i cristiani, muoiono 100 Templari, 300 balestrieri, 3.000 Turcopoli e molti fanti Le scorrerie dei cavalieri: Sono condannate sia da Federico che da Gregorio IX perché minacciano la pace. Federico ordina che nessuno violi i patti di Giaffa, nemmeno gli autonomi frati cavalieri; il Papa condanna coloro che usurpano i beni dei mussulmani e dispone che il clero li espella dalle diocesi Incarichi apostolici affidati da Gregorio IX: Il papa usa della vocazione missionaria degli Ordini monastici fondati da san Francesco e da san Domenico, inviando i loro frati nell'islam e in Romània per trattare con il patriarca ortodosso Germano II l'unione delle chiese di rito latino e greco L'opera dei Frati Minori, tra le popolazioni islamiche: Risale al 1223, quando il vicario generale dei frati minori, Elia invia missionari in Georgia e a Damasco, ad Aleppo e a Bagdad, a Costantinopoli e a Tunisi. Successivamente, Onorio III autorizza i frati minori a predicare e a battezzare nella terra del califfo almohade Miramolino; la fervente opera missionaria di frati minori e predicatori si è poi estesa dal Marocco alla Siria Grazie a un accordo tra il messo imperiale Vivaldo e il Signore di Tunisi: Nel 1231 è stipulata una tregua di dieci anni e un trattato che stabilisce il rilascio dei prigionieri, la reciproca libertà dei mercanti, la restituzione dei beni sequestrati dai corsari sudditi di Federico, un particolare statuto degli abitanti di Pantelleria Gregorio IX accetta la proposta di amicizia: Avanzata dal sultano dei Rûm, lieto dell'esito del soggiorno di Federico II in Turchia. Il Papa accoglie benevolmente il diplomatico del Sultano, il cristiano Giovanni Gabras, e con una lettera del marzo 1235 apre il dialogo con i Selgiuchidi della Penisola Anatolica E' tornato ad essere, dopo cinque anni dalla pace di Giaffa, una necessità. Nell'elenco dei nemici della pace e dell'unità dei fedeli, il Papa inserisce non soltanto la “terribile orda” dei Tartari ma anche gli “idolatri”, gli “scismatici greci” e gli “infedeli saraceni” Avvicinandosi la conclusione del decennio di pace concordato a Giaffa, Gregorio IX: Sollecita i sovrani e i cavalieri cristiani al libero servizio per la causa di Cristo in Oriente, e autorizza la predicazione della croce; Federico II deve rimandare il suo coinvolgimento, per ragioni analoghe a quelle che lo avevano frenato all'epoca della V e VI crociata Il passaggio generale in Oriente potrebbe articolarsi su due obiettivi, perché, oltre che: I pagani (gli “infedeli saraceni” e i Tartari) che, non illuminati da Dio, non ne riconoscono il progetto, ci sono da combattere anche gli eretici (i greco- ortodossi) che, non riconoscendo l'autorità dei vicari di Cristo sulla terra - il papa e l'imperatore-, si ribellano all'ordine pacifico voluto da Dio Dopo la celebrazione del concilio di Spoleto, Gregorio IX lancia un appello perché cessino le guerre intestine che insanguinano la cristianità: Di modo che non distolgano dall'imminente crociata i cavalieri e i sovrani, a cominciare dall'Imperatore, re di Gerusalemme e di Sicilia. Pertanto, tutti i sovrani dovranno astenersi dai combattimenti in corso nei loro regni, per un quadriennio Un secondo obiettivo, il Papa prospetta, della crociata: Sono i greci dell'Impero latino, “scismatici ribelli all'autorità del successore dei santi Pietro e Paolo”. A distanza di oltre 30 anni dalla IV crociata - inviata, per evidenti interessi, contro Costantinopoli e non contro i mussulmani – se ne riprende il metodo, eventualmente commutando in direzione di Costantinopoli il voto di cavalieri che abbiano preso la Croce verso la Terra santa Il latente conflitto, per il controllo di territori in Aquitania e Anjou: Distoglie il re di Francia Luigi IX e quello d'Inghilterra Enrico III dall'accogliere la sollecitazione a prendere la Croce contro i nemici della Chiesa. I frati minori e i predicatori fanno pressione affinché i due sovrani e i loro cavalieri rinnovino, almeno per un triennio la pace tra i due regni I mussulmani di Sicilia: Godono della protezione della Corona perché sono considerati tra uomini del popolo del Libro, fedeli sudditi che possono integrarsi nella comunità di Cristo attraverso un percorso da catecumeni La difficoltà maggiore, per Federico II, di dare inizio alla VII crociata : Consiste nella diuturna contrapposizione che gli riservano i comuni del nord Italia. Risolutamente Federico decreta una nuova colletta tra i baroni siciliani, per armare un esercito e, presa Mantova, nel 1237 porta la guerra in Veneto (cadono Padova e Treviso) L'esito della battaglia di Cortenuova: Nel novembre 1237, è favorevole a Federico II ed esiziale per Milano e le altre città della Lega. L'esercito imperiale è forte, a parte che di Tedeschi, di armati delle più diverse provenienze, tra le quali: La Marca, Aquileia, la Puglia, la Romagna, la Provenza, la Spagna, la Francia, l'Inghilterra Nel novembre del 1238, Gregorio IX media tra Genova e Venezia: Ottiene che sottoscrivano un'alleanza militare per 4 anni impegnandosi: a non accordarsi, e tanto meno allearsi, con Federico II, senza il consenso papale; alla mutua difesa per mare – ma non nel caso di attacchi saraceni, volendo mantenere i contratti mercantili e i privilegi. La pena in caso di violazione è la scomunica e il pagamento di 10.000 marchi d'argento Due decisioni di Gregorio IX, in preparazione del nuovo passaggio generale in Terra santa: Seminano incertezza tra i principi crociati. Non sarà l'imperatore a condurre la crociata, perché il Papa diffida di lui; ma se i porti federiciani del meridione d'Italia e del Regno di Sicilia non saranno utilizzati le difficoltà logistiche ne sarebbero aggravate. Il Papa chiede che il voto crociato di alcuni dei cavalieri venga commutato dalla Terra santa alla Romània ma ciò indebolisce l'esercito crociato La sacra reliquia della Corona di spine imposta a Gesù dai soldati del Pretorio romano: E' in mano a un mercante veneziano che l'ha acquistata dall'imperatore latino Baldovino II. Il re d'Inghilterra è disposto a pagare, per avere la reliquia e il re di Francia Luigi IX oltre che pagare fa di più richiedendo l'intervento di Federico II per piegare la riottosità dei Veneti In aiuto dell'impero latino di Costantinopoli minacciato dall'imperatore niceno Giovanni Vatatzés: Gregorio IX intende inviare una parte dei crociati commutandone il voto per la Terra santa; allo scopo, nel 1238 si adopera presso vescovi, principi e re cristiani; designa Riccardo di Cornovaglia a capo della spedizione a Costantinopoli e chiede al doge Tiepolo le navi per il trasporto dei crociati La Settimana santa del 1239: Comuni e Federico II), dall'Inghilterra (dove è accolto l'invito dell'Imperatore a rinviare la partenza, mentre Federico intrattiene relazioni diplomatiche con il nuovo sultano di Egitto, figlio e successore dell'amico al-Kâmil La campagna militare dei pellegrini inizia nell'autunno: Dell'autunno 1239: l'esercito, composto da 4.000 cavalieri di dirige su Ascalona attraverso Giaffa; successivamente si divide contro il parere di Tibaldo, re di Navarra, e dei maestri degli Ordini secolari che conoscono le insidie delle terre egizie L'esercito crociato: Subisce una sanguinosa sconfitta nella piana di Gaza dove aveva attaccato la guarnigione mussulmana; cadono molti cavalieri; i superstiti riparano ad Acri. 600 sono tratti in catene in una città del Cairo parata in festa L'episodio di Gaza è valutato dai mussulmani: Come dovuto all'avventatezza dei cavalieri cristiani venuti dall'Occidente poco consapevoli del valore della ancora vigente tregua di Giaffa tra Cristiani e Musulmani, ancora rispettata dalla cavalleria francigena, dai frati-cavalieri degli Ordini secolari, dai baroni d'Oltremare Gerusalemme cade in mano al principe di Kerak, al-Nâsir Dâwûd: Dopo un assedio di 21 giorni, il 7 dicembre 1239, il principe musulmano occupa la cinta muraria esterna della Città santa risparmiando i difensori, il 13 dicembre 1239, ottiene la resa del capitano imperiale e dei 20 cavalieri rimasti a presidio della piccola cittadella attorno alla Torre di Davide Federico II soccorre i crociati sconfitti: E, informato dal maresciallo Riccardo Filangeri, legato imperiale, balivo del Regno di Gerusalemme, fa pervenire aiuti in Terra santa. Al principe di Kerak invia una lettera chiedendo la restituzione immediata delle terre conquistate. Si conferma unico in grado di tutelare i Luoghi santi Federico II prova la carta diplomatica: L'interlocutore dovrebbe essere al-‘Adîl II, figlio ed erede del sultano d'Egitto al-Kâmil (al quale l'Imperatore era legato da sincero affetto) ma il giovane è deposto (maggio 1240) dai mamelucchi ashrafiya e dagli eunuchi (huddam) comandanti della guardia (halqa) Contrapposizioni nell'esercito cristiano: Coinvolgono i frati-cavalieri degli Ordini secolari: se i capi crociati insieme agli Ospedalieri e ai Teutonici rispettano l'autorità di Federico II, i nobili d'Oltremare e i Templari reclamano un'autonomia che mette in pericolo l'equilibrio raggiunto tra Cristiani e Musulmani nella regione La VII crociata si conclude: Quando il re di Navarra, il conte di Bretagna e gli Ospedalieri siglano la pace col signore di Kerak e col sultano di Egitto ottenendo la liberazione dei prigionieri e condizioni favorevoli, inclusa la consegna di Gerusalemme; vi si recano pellegrini prima del rientro in Europa nell'estate del 1240 Nell'autunno del 1240, dall'Inghilterra partono i crociati: Che, d'intesa con Federico II, avevano rimandato la partenza; li guida il principe Riccardo di Cornovaglia, designato procuratore imperiale in Terra santa. Accorrono perché hanno notizia delle sconfitte a Gaza e Gerusalemme e non della tregua tra il re di Navarra e il nuovo sultano d'Egitto La missione di Riccardo di Cornovaglia ha i crismi: Di un intervento imperiale. Al seguito di Riccardo, si imbarcano il priore dell'Ospedale,, i conti e migliaia di pellegrini. La crociata è approvata dal re e dal parlamento di Londra che con Luigi IX di Francia hanno sottoscritto una moratoria della guerra per il controllo di Aquitania e Poitou Gregorio IX preme per dirottare la missione crociata inglese: Su Costantinopoli. Il legato papale, cardinale Giacomo di Palestrina, prega, invano, Riccardo di indirizzare i crociati in Romània; in subordine chiede di non partire dal porto imperiale di Marsiglia, allo scopo di non dare merito della crociata al'Imperatore scomunicato Il principe Riccardo, giunto ad Acri, dopo un mese di navigazione: L'11 ottobre 1240, è determinato, in conformità alle istruzioni di Federico, ad ottenere dai mussulmani l'attuazione degli accordi raggiunti dal re di Navarra, compresa la consegna dei territori e dei prigionieri Rispetto agli accordi raggiunti dal re di Navarra, il Sultano d'Egitto al-Sâlih Ayyûb: Prende tempo per attuarli perché non è più pressato da esigenze politico- militari (non teme più un'invasione del suo regno, avendo il principe di Damasco aveva abbandonato Gaza). A Riccardo tocca riproporre la strategia attuata da Federico durante la VI crociata: muovere su Giaffa Strategie contrastanti: Vengono prospettate dai Templari e dai frati cavalieri Ospedalieri. I primi, tradizionalmente ostili alle politiche federiciane, consigliano di appoggiare le mire del principe di Damasco sull'Egitto e di dirigere i crociati su Babilonia; gli Ospedalieri ritengono opportuno costringere il sultano soccorso dell'imperatore, oppure erano crucesignati di ritorno dal pellegrinaggio orientale). Tiepolo rientra a Venezia con un ingente bottino Gregorio VII progetta di convocare un Concilio a Roma: Fissandolo per la Pasqua del 1241. Scopi ne sarebbero: risolvere il conflitto con l'imperatore, riformare la cristianità, organizzare il sostegno a Oriente latino, Gerusalemme e Costantinopoli. Del trasporto dei prelati sono incaricati i Genovesi che ottengono il congruo corrispettivo per il noleggio di una ventina di navi, per un mese (altrettante sono messe a disposizione gratuitamente) Nel timore che il Papa profitti dell'adunanza conciliare per deporlo dalla dignità imperiale: Federico si adopera per non fare giungere a Roma i cardinali. Allerta la flotta del regno siciliano; chiama in aiuto quella dei Pisani e incarica l'ammiraglio Ansaldo de' Mari di intercettare la flotta genovese che trasporterà i padri conciliari. Lo schieramento di oltre 25 galee imperiali convince il Papa a rinviare la celebrazione del concilio e a tenere segreta la nuova data Lo scontro navale della Meloria: E' un episodio topico. La flotta guidata dal legato papale parte da Genova alla volta di Roma e il 3 maggio 1241 si scontra con quella dell'ammiraglio imperiale, perdendo 22 galee su 27. I legati papali, più di 10 tra arcivescovi, vescovi e abati sono catturati e imprigionati in Sicilia; oltre 2000 uomini muoiono o sono feriti; oltre 4000 sono i prigionieri Colpito dalla gravità del momento (impossibile il Concilio, in carcere il Sacro collegio): Gregorio IX cerca l'accordo con Federico II e di ciò informa i prelati catturati. Prova ad addolcire l'animo dello Svevo tramite un frate predicatore e il re di Ungheria; autorizza il cardinale Giovanni Colonna a trattare l'assoluzione dalla scomunica di Federico, e la riforma della pace nell'impero e nel regno di Gerusalemme, in cambio della liberazione di tutti i padri conciliari Muore Gregorio IX (22 agosto 1241) e inizia un percorso difficile alla successione: Federico rilascia i cardinali catturati sulle navi durante la battaglia della Meloria, e senza i quali il conclave non si potrebbe insediare; nell'ottobre 1241, dopo oltre 2 mesi di sede vacante è eletto il milanese Goffredo che prende il nome di Celestino IV e regna appena 16 giorni. La sua morte misteriosa apre un'altra vacatio sedis, questa volta di oltre due anni Il ruolo del principe Riccardo di Cornovaglia: E' rilevante nello sviluppo e conclusione della crociata, e nel periodo in cui, al ritorno dalla Terra santa, ospite di Federico II, si adopera sul piano diplomatico. Al riesplodere del conflitto anglo-francese, tenta invano di opporsi in armi a re Luigi IX L'elezione del nuovo papa: Avviene dopo una lunga vacatio, il 25 giugno 1243. Assumendo il nome di Innocenzo IV, il genovese Sinibaldo Fieschi, esperto di diritto canonico, manifesta il proposito di seguire il magistero spirituale e politico del grande papa Innocenzo III. Per Federico II, un pessimo segnale Innocenzo IV lascia furtivamente Roma: Il 7 giugno 1244, abbandonando il Palazzo del Laterano. Imbarcatosi a Civitavecchia, raggiunge la fedele Genova e vi si ferma a lungo; in dicembre raggiunge la sicura Lione dove, rassicurato dalla promessa di protezione del re di Francia Luigi IX, fissa la nuova residenza papale Riprendendo la linea politica di: Gregorio IX, nel dicembre 1244 il Papa indice un Concilio da aprirsi a Lione il 28 giugno 1245. Si discuterà: della Romània afflitta dallo scismatico imperatore di Nicea, delle terre dell'impero invase dai Tartari, del regno di Gerusalemme e dei conflitti tra la chiesa e Federico II (che è invitato come parte in causa) L'Imperatore passa alla controffensiva: Invita re Enrico III d'Inghilterra a boicottare l'annunciato Concilio e stringe rapporti diplomatici con l'imperatore Baldovino II e i duchi di Austria, Stiria, Carinzia e Merania. Non riuscendo ad impedire il concilio, ne segue i lavori tramite i prelati inglesi e il fidato consigliere Pier della Vigna Innocenzo IV fa scomunicare Federico: E nel giugno 1245 gli toglie la podestà imperiale; sono presenti: l'imperatore di Costantinopoli, il procuratore inglese, i conti di Provenza e Tolosa, i rettori della Lega, i messi del doge, i patriarchi di Aquileia e di Antiochia, e 140 tra arcivescovi e vescovi; è assente il clero tedesco-ungherese Federico II reagisce alla scomunica: Cingendo la corona imperiale in una cerimonia solenne ed esortando Enrico III e Riccardo di Cornovaglia a ribellarsi contro la sentenza di scomunica. Nell'agosto 1245, ottiene dagli ambasciatori di Venezia, catturati dal conte di Savoia durante il viaggio di ritorno dal Concilio, una nuova professione di fedeltà, a nome del Doge, nei confronti dell'imperatore Innocenzo IV semina disobbedienza e disordine tra gli alleati di Federico II: Invia frati minori e predicatori in ogni angolo dell'impero con il compito di predicare contro l'anticristo, scioglie il re di Ungheria dal giuramento di
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