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Domande e risposte su Seneca per interrogazione, Appunti di Latino

Domande formulate dalla professoressa per un'adeguata preparazione alla verifica, le risposte sono adeguate e corrette.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 08/06/2021

girobarba_
girobarba_ 🇮🇹

4.1

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Scarica Domande e risposte su Seneca per interrogazione e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! Scaletta su Seneca 1. La formazione, l’impegno civile, l’esilio, il secessus e il suicidio. Quale incidenza ha avuto nell’animo del giovane Seneca l’incontro con la filosofia? Come ben sappiamo dallo stesso Seneca, e ancora molto giovane fu condotto a Roma per iniziare studi di retorica e filosofia. Il pensiero di Seneca verrà influenzato dal ... con i suoi maestri: ricordiamo lo stoico Attalo, facendo entrare in contatto il giovane Seneca con questa filosofia (che, come vedremo, sarà ampiamente seguita), inoltre abbiamo anche Sozione, da cui eredità una vita austera e privi di eccessi, giudicando il vino e ricchezze, considerati come mollezza d’animo [come Cesare?]. Dai suoi maestri, inoltre, eredita il desiderio di condurre una vita contemplativa e completamente dedita alla filosofia, come ben sappiamo però è costretto ad abbandonare tale pensiero per non dispiacere il padre. Qual è la posizione di Seneca rispetto al principato? Seneca, come Tacito, ci fa intendere che per lui il principato sia necessario e una realtà di fatto. Tuttavia, a differenza dello storiografo, propone l’idea di un principato “illuminato”, ove il princeps deve essere affiancato da un filosofo che lo guidi e lo sostenga, senza che gli opponga resistenza. [de clementia] ... e rispetto al problema del rapporto tra vita attiva e vita contemplativa? Per quanto riguarda il rapporto tra otium e negotium viene inizialmente affrontato con varie oscillazioni, legate al contesto storico in cui vive e le vicende biografiche, egli infatti si ritirerà a vita privata nel 62 d.C. perché la situazione con Nerone era diventata piuttosto insostenibile. Il risultato di questo processo è che il filosofo non deve ritirarsi precipitosamente dalla vita politica, ma, seguendo la dottrina stoica, è concesso qualora il ritiro sia visto come una necessità e non è più possibile agire secondo virtù. In tal senso, ricordiamo l’opera delle Epistulae morales ad Lucilium: una raccolta di lettere ... e rispetto alla morte? Il tema della morte è trattato in due trattati consolatori, quello ad marciam e ad polybium, entrambi con lo scopo di consolare il dedicatario per la morte di un proprio caro. Qui Seneca utilizza la dottrina stoica, anche se non si risparmia alcune inserzioni di altre filosofie come quella epicurea, presentando la morte in due modi: la prima seguendo la dottrina di epicuro, la morte è considerata come annullamento e quindi un passaggio indolore dalla vita alla morte, l’altro modo invece è di stampo stoico, vede nella morte una sopravvivenza spirituale dell’anima e il suo destino a confluire nel cosmo e alla conflagrazione finale (rigenerazione). Perché per Seneca l’esilio non è un male assoluto? Seneca tratta dell’esilio nel dialogo di impianto consolatorio indirizzato alla madre, Consolatio ad Helviam matrem, per consolarla durante il suo esilio e dunque la sua lontananza. Per farlo Seneca utilizza una riflessione di stampo cosmopolita, dove il filosofo, ovvero colui dedito alla ricerca e allo studio, ha per patria qualsiasi luogo. L’allontanamento dunque non produce alcun malanno, ma è da considerarsi semplicemente un cambio di luogo. L’autore utilizza anche alcuni esempi a sostegno della propria tesi come lo spostamento dei popoli. 2. Il rapporto con i principi. Individua gli eventi e i testi più significativi che ripercorrono la vicenda del rapporto tra Seneca e i principes dell’età giulio-claudia. Seneca nasce sotto Augusto e vive fino al principato di Nerone, egli infatti conduce la propria vita sotto quattro imperatori. Il giudizio di alcuni di questi trapela in alcune opere scritte dallo stesso Seneca: [Nella scheda critica di pag. 62] Nonostante non abbiamo letto alcun testo del Consolatio ad Marciam, è proprio qui che un Seneca ancora acerbo scrive un riferimento all’imperatore Tiberio, condannandone il principato e definendolo un acerbissimus tempus. Nel de ira, trattato in cui presenta l’ira come una passione fra le più odiose, irrazionale e pericolosa, e dunque non può essere mai utile [quasi follia], fra i numerosi esempi egli utilizza anche quello di Caligola, seppur implicito, presentandolo come una belva assetata di sangue. Di Claudio abbiamo notizie sia biografiche, sarà lui infatti ad esiliarlo per adulterio in Corsica, ma anche letterarie. Il suo parere su Claudio sembra vacillare col tempo, se durante l’esilio, come vediamo nell’opera Consolatio ad Polybium, il cui dedicatario è proprio un liberto di Claudio, non si risparmia frasi adulatorie nei confronti dell’imperatore sperando che Polibio potesse influenzare la decisione dell’imperatore e revocare l’esilio [Questo atteggiamento opportunistico ha messo proprio in discussione la legittimità di Seneca del testo]. O ancora, fu proprio Seneca a scrivere la laudatio funebris pronunciata da Nerone. Invece con la stesura dell’apokilokyntosis (pamphlet, ovvero piccolo fascicolo o libretto, di satira manippea) Seneca da libero sfogo al suo odio e disprezzo nei confronti di Claudio: viene presentato con un ... del suo atteggiamento e dei suoi difetti (non viene riconosciuto e non viene compreso): “minaccia chi sa cosa, perché muove di continuo la testa, e striscia il piede destro (si crede infatti che fosse leggermente zoppo)... Gli aveva domandato di che paese fosse: aveva risposto non so che cosa con suoni indistinti (Claudio era balbuziente)” Si viene a creare dunque questa situazione comica in cui la difficolta di capire le parole di Claudio furono paragonate a una nuova fatica di Ercole. Una volta riconosciuto viene rinnegata la divinizzazione per colpa di Augusto accusandolo di aver ucciso molti familiari e quindi condannato all’inferno. Nerone 3. Valore del tempo e significato dell’esistenza. Su quali aspetti si concentra la riflessione di Seneca sul tempo e la brevità della vita? Spiega e argomenta con opportuni riferimenti ai testi. Seneca si concentra sulla brevità della vita nel de brevitate vitae. Sovverte l’opinione pubblica, secondo cui la vita fosse breve, utilizzando una serie di argomentazioni dimostrando quanto fosse falsa questa affermazione: la natura con noi è stata generosa, donandoci del tempo più che sufficiente. La concezione della vita per Seneca è qualitativa più che quantitativa, ove lo stolto brucia il proprio tempo in occupazioni frivole e vizi, giungendo impreparato alla morte. 4. Malessere interiore e conquista della tranquillità. Qual è, secondo Seneca, la causa prima dell’inquietudine esistenziale? e le sue manifestazioni esteriori? e le conseguenza psicologiche? Quali rimedi propone il filosofo? In che cosa consiste la tranquillitas del saggio?
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