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Guide e consigli
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Domande e schemi esame Geografia umana, Schemi e mappe concettuali di Geografia

I testi di Gambi, Quaini e Turco con schemi e domande dell'esame; come si svolge il calcolo delle coordinate in spiegazione dettagliata; altre domande d'esame.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 02/09/2023

rosmaryino
rosmaryino 🇮🇹

4.2

(6)

3 documenti

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Scarica Domande e schemi esame Geografia umana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Geografia solo su Docsity! 1 LUCIO GAMBI, CRITICA AI CONCETTI GEOGRAFICI DI PAESAGGIO UMANO - Geografia naturalistica come studio di Paesaggi: BIASUTTI distingue paesaggio sensibile/ visivo paesaggio geografico - percepibile coi sensi - fedeltà della cinematografia/ fotografia aerea - numero grandissimo di elementi - è limitato: non mostra alcuni caratteri costitutivi- come la vegetazione - sintesi astratta di paesaggi visibili, in quanto tende a rilevare da essi gli elementi o caratteri che presentano le più frequenti ripetizioni sopra uno spazio determinato. - piccolo numero di elementi caratteristici → pox descrizione SINTETICA & COMPARAZIONE/IDENTIFICAZIONE con forme diverse - studio del paesaggio in relazione all’uomo UOMO ECOLOGICO: l’uomo che «non sta accanto alla natura, ma in questa [e] fa parte della natura come una delle molte unità della vita» (p. 11). Cioè l’uomo che vive in aggruppamenti «pur sempre legati per un processo storico che ha coinvolto la vita e l’opera di molte generazioni - a determinati spazi, sui quali si sono deposte le sue impronte differenziali» (p. 18), e che - anche lui come le forze naturali – ha prodotto delle forme paesistiche. E se l’azione umana dà a tali forme un tono «artificiale» (p. 13), in effetti anche un «paesaggio umanizzato… ha i suoi termini fondamentali formati da elementi naturali: è un paesaggio naturale modificato, non creato, dall’uomo» (p. 18). UOMO STORICO: non nega il valore del primo (uomo= come realtà naturale) e anzi lo ingloba in se e lo fa agire. L’uomo si realizza sul piano della storia e non su quello dell’ecologia molto più legato al particolare, che l’universale della storia. che dell’uomo investe elementi e forme meno universali. = LA GEOGRAFIA UMANA PER RICONOSCERE IL PAESAGGIO UMANO 2 a) i paesaggi rurali: definizione di George: “Ogni civiltà agricola appare poi più o meno capace di trasformare l'ambiente naturale secondo il rapporto tra la resistenza dell'ambiente a questa trasformazione e il potere creativo degli agricoltori. La densità umana, la durata dell'occupazione aumentano questo potere" OPENFIELD/ PAESAGGIO A CAMPI APERTI BOCAGE/ PAESAGGIO A CAMPI CHIUSI PROMISCUE MEDITERRANEE Europa media Grandi distese Campi separati da segni di pietra La terra coltivata è separata dal villaggio I campi hanno forme a laniere a corpo strettissimo e lungo I campi si aggruppano in insiemi= quartieri Ogni quartiere designa un’unità di rotazione Ogni quartiere più qualche altro è destinato ad un certo tipo di coltura SPEZZETTAMENTO FONDIARIO ENORME I campi di ogni agricoltore non sono uniti ma ogni agricoltore dispone di uno o più campi in ciascun quartiere di coltura SI BASA SU PRODOTTI CEREALICOLI Se la superficie di colture è divisa in due: cereale e maggese, poi si invertono Se la superficie di colture è divisa in tre: grano, avena/orzo, maggese (oggi piante sarchiate o foraggio o pascolo) IL CONTADINO NON E AUTONOMO I bestiami, nella zona fuori dai quartieri, hanno PASCOLI STABILI, sorvegliati da un pastore della comunità, vago pascolo sui quartieri in maggese Chiusura dei campi - costruita: muretto chiusura giuridica o discriminativa se l’argine è basso vs chiusura di protezione/ di impedimento se l’argine è alto (meno utilizzato) - piantata: siepe, arbusti per delimitare i campi anche solo all’interno di una singola proprietà campi larghi e non lunghi più vasti rispetto a openf. La forma non geometrica e uniforme ma REGOLARE se RECENTE Isolamento della casa rurale Niente lavoro collettivo La solidarietà in feste tradizionali POLICOLTURA: non implica la chiusura Sono i campi a mostrarsi alberati e la chiusura non è data da siepi ma da muretti SIMILE A BOCAGE nelle pianure umide delta del Po (PIOPPI) Desplanques: 3 culture: erbacee, un arbusto (vita) e albero tutore La vite maritata all’albero in mezzo al grano costituisce il paesaggio classico della coltura 5 9. INFLUENZA E IL VALORE DELLA CITTA: vi è perciò una stretta relazione fra evoluzione della tecnologia agricola (e con. seguenti manifestazioni paesistiche) e forza sociale e potenziarsi finanziario della città. colture in terrazze: molto costosa= intorno ai grandi centri urbani con buoni capitali + nei periodi di pace c) → Il concetto di paesaggio non è il più adeguato per indicare la realtà di un mondo come l’agricolo si parla quindi di COMPLESSI/ STRUTTURE Le strutture sono le forze di fondo della storia sociale, sono intese come complessi costitutivi di una civiltà. → QUANDO PARLIAMO DI STRUTTURA le diversificazioni in ambito paesistico si spostano dal campo delle forme visibili al campo STORICO, dei VALORI. DIVERSIFICAZIONI POSSIBILI: 1. Paesi Di Sistemi Sociali Collettivi Vs Paesi Con Prevalenza Di Impalcature Sociali Individualistiche 2. Paesi che si distinguono per il diverso Orientamento Delle Tecnologie Agricole: più o meno vocazioni ambientali, la produzione o è orientata a consumi domestici o a un mercato di ampio raggio = diversificazioni STORICHE 1. riguarda i fondamenti sociali e giuridici della storia agricola 2. interessa i fondamenti economici e tecnologici d) → la struttura sociale ed economica è la BASE della realtà agricola → il paesaggio ne è una conseguenza → è meno importante ricercare zone di openfield/ coltura promiscua/… →è più importante indicare nella vita agricola le principali STRUTTURE In Italia del Mezzogiorno, Rossi Doria: facendo astrazione delle aree montane oltre 800mt.: 1) il latifondo capitalista ad agricoltura estensiva; 2) il microfondo contadino ad agricoltura estensiva; 3) la struttura a colture promiscue, poco o mediocremente progredite, delle conche interne; 4) la struttura a colture di pregio delle fasce litorali. 5) la nuova azienda delle classi contadine nata con la spartizione dei latifondi e con le bonificazioni pianificate. In Italia del CENTRO NORD si possono distinguere 5 principali tipi di “strutture agricole” PER LE AREE AL DI SOTTO DEI 700 METRI 6 Agricoltura promiscua Agricoltura promiscua già evoluta Aree coordinate da grandi aziende Monolcoltura fortemente industrializzata Monocoltura basata su piante legnose di vecchia tradizione INADEGUATAMENTE PROGREDITA, perché conserva tradizioni oggi superate -I motivi della conservazione sono diversi da zona a zona: IN TOSCANA E IN UMBRIA: la mezzadria è in crisi e deve scomparire se vuole evitare la chiusura del mercato È una vera e propria professione IN LOMBARDIA E PIEMONTE Struttura cristallizzata perché la più forte manodopera e capitale sono in INDUSTRIE. LIMITATO E SELEZIONATO numero di coltivazioni Industrializzata Aziende medio piccole a gestione familiare + integrazioni cooperative Imprenditori capitalisti -Manodopera salariata -Cooperative di lavoro -Agricoltura basata su ristretto numero di seminati ad alta remuneratività -Foraggi e bestiame da latte + attrezzatura per irrigazione Aziende medio-piccole a gestione famigliare -le reali condizioni di vita sono diverse nelle varie aziende: DIPENDE DAL MERCATO Mercato vinicolo: incagliato: crisi del vigneto monferrino Slancio mercato floricolo: dilatazione dei complessi floricoli in Toscana e Liguria A volte rimodernata ESEMPI Fattoria mezzadrile toscana e umbra Zone frutticole della pianura del Po Cascina lombarda della Pianura fra Ticino e Oglio Floricoltura ligure e colture da vivaio Monferrato Fondi valle alpini: val d’Adige Si potrebbero operare distinzioni di varia natura anche dovute a un irraggiarsi nel mondo rurale di civiltà urbane diverse: irradiazione luminosa nelle regioni intorno a Firenze non è niente in comune con le forme più mercantili e solide in cui la città emiliana si è riflessa nella vita del suo contado. Tuttavia, è sempre possibile scorgere una comune lontana origine e convergenze evolutive. IN CONCLUSIONE 7 Di fronte a tutto ciò non ha più valore la ricostruzione di un paesaggio umano visibile e topografico perché è solo uno schizzo elementare estrinsecativo che pochissimo vale per chi ha una mentalità di storico e non di ecologo. DOMANDE 1. parlare dei tre tipi di paesaggio rurale secondo gambi? 2. paesaggio sensibile visivo? 3. sguardo ecologico vs sguardo storico 4. quali sono i "fattori che più di quelli fisici determinano il paesaggio? a crocette 5. Parla dei tre tipi di paesaggio rurale secondo Gambi: a. Openfield/Paesaggio a campi aperti: i campi sono grandi distese prive di chiusure, scarse o vuote di alberi, separate solo da segni in pietra affioranti di qualche dito dal suolo. Presentano spesso forme a corpo strettissimo e lungo; b. Bocage/Paesaggio a campi chiusi: campi dalla chiusura costruita (artificiale) o piantata (alberi o arbusti), discretamente larghi e non lunghi, più vasti a realmente di quelli a openfield; c. Colture promiscue mediterranee: campi alberati con chiusure spesso costituite da muretti. Tratto caratteristico sono i filari. 6. I 5 tipi di paesaggio centro-meridionali sotto i 700m descritti da Gambi: - L’agricoltura promiscua, con seminati e piantate di ogni tipo, ma inadeguatamente progredita (e al di sopra di 500 m in genere povera) poiché conserva tradizioni agronomiche e forme aziendali superate; - L’agricoltura promiscua già evoluta -cioè con più limitato e selezionato numero di coltivazioni- è bene industrializzata, su aziende medio-piccole a gestione familiare, ma con frequenti integrazioni cooperative; - Le aree coordinate da grandi aziende, gestite da imprenditori capitalisti con l’occupazione di mano operaia salariata (in parte qualificata) o da cooperative di lavoro. Vi si esercita un’agricoltura basata su un ristretto numero di seminati di alta remuneratività - allevamento di bestiame da latte o carne, piante industriali (bietola, riso, oleaginose) e piante per i mercati orticoli urbani- e fornita di un’enorme rete di opere di irrigazione e di un’attrezzatura di mezzi di lavorazione, che solo la grande azienda può finanziare; - La monocoltura fortemente industrializzata con aziende medio-piccole, a gestione famigliare; - La monocoltura basata su piante legnose di vecchia tradizione, a volte discretamente ma perlopiù non abbastanza rimodernata, dei dolci rilievi spiccanti sul margine della pianura del Po -esempio il Monferrato- o dei principali fondi valle alpini (dove la proprietà è meno frazionata di quanto sia abitualmente negli altri fondi valle). 10 Il sapere geografico è dunque posto al servizio della politica, in special modo nei tavoli di pace. → salto di qualità nella figura del geografo → importante ruolo delle esplorazioni geografiche/ cartografia nell’espansione del colonialismo Agguerrito critico del colonialismo. Decostruisce l’imperialismo francese tramite l’analisi del capitalismo coloniale. JEAN TRICART Geografi comunisti, esercitano un ruolo istituzionale nella geografia francese. PIERRE GEORGE J. SURET- CANALE profondissimi studi sull’Africa subsahariana In un clima fortemente attestato sull’ideologia disciplinare vivaldiana, alquanto conservatrice sul piano metodologico, si profilano orizzonti di apertura verso nuove problematizzazioni della disciplina Y. LACOSTE 1. negli anni ‘70 con la pubblicazione di un libro che getta una nuova luce sulla guerra del Vietnam e le strategie territoriali americane. La geografia e la guerra: una storia antica, ma rivisitata in un contesto internazionale fortemente critico verso le dottrine che affermano il diritto (e, secondo le retoriche del tempo, il dovere) degli USA di farsi “gendarme del mondo”. 2. la rivista Hérodote, fondata nel 1976 e ancora attiva; espressione dell’impegno civile e politico. GEOGRAFIA QUANTITATIVA: la rivoluzione quantitativa è stato un cambiamento di paradigma che ha cercato di sviluppare una metodologia più rigorosa e R. BRUNET interpreta la sensibilità critica come impegno politico, che un ricercatore deve affermare soprattutto con le sue pratiche di studio. Queste devono essere coerenti con la tradizione disciplinare. 11 sistematica per la disciplina della geografia. Legittimazione scientifica della disciplina al fine di una legittimazione sociale. Afferma che la ricerca deve essere rigorosa e servirsi di metodi quantitativi; importante l’influenza dirompente dei franco‐canadesi, studiosi francesi che hanno insegnato e fatto ricerche in Canada, dove hanno potuto assorbire con più facilità l’esperienza statunitense, particolarmente di Brian Berry. I franco‐canadesi svilupparono mescolanze fermentanti in Svizzera. con studiosi come C. Raffestin, A. Bailly, G. Nicolas‐ Obadia, non meno che in Francia, dove andavano sorgendo reti di riflessione, la più nota e influente delle quali è il Groupe Dupont → “Reclus” il grande centro di ricerca creato a Montpellier nel 1982 → La ricerca deve essere rigorosa e attiva: ossia deve sforzarsi di assumere su di sé la responsabilità del cambiamento, dando indicazioni analitiche applicabili alle interpretazioni alla base delle politiche territoriali e alle azioni che le sostanziano: è uno dei sensi più profondi della corematica → L’Espace Géographique, la rivista fondata da Brunet IN ITALIA A. VALLEGA Favorisce la coscienza critica di giovani geografi, insoddisfatti delle impostazioni disciplinari, dei temi e degli esiti delle ricerche. Tra le ambiguità disciplinari che lamentano i gg si segnalano la mitologia intorno all’unità della disciplina, in un periodo in cui forse solo il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova era fedele a questa impostazione e anche la pretesa di valutare la bravura dei ricercatori, la loro dignità scientifica, dalla varietà dei temi trattati piuttosto che dallo spessore dei risultati ottenuti. 12 E. BONETTI ha diffuso in Italia i modelli di localizzazione di von Thünen, Weber, Christaller, Lösch. non erano affatto innamorati delle metodologie quantitative, che considerano strumentali rispetto a una teoresi forte → NEOPOSITIVISTI Gabriele Zanetto, Fabio Lando, Attilio Celant, Nedim Vlora, Paola Pagnini, Piero Landini L. GAMBI ha rotto molti argini della tradizione disciplinare italiana, in avvitamento su se stessa nel secondo dopoguerra → STORICISTI G. DEMATTEIS sensibile alle istanze della legittimazione scientifica del quantitativismo ha riunito grandi personalità come Massimo Quaini, Pasquale Coppola (1943‐2008) e Franco Farinelli. →ESALTA i temi dell’inclusione sociale, della giustizia spaziale, degli equilibri regionali → la costituzione di un gruppo di “Geografia Democratica” (Cavallo, 2007) → la fondazione di una rivista, che per la sua vita breve ebbe nome “Herodote Italia”, dal nome della consorella francese fondata da Lacoste. IN SPAGNA legata alla fine del franchismo e all’avvento della democrazia. H. CAPEL l’esperienza della doppia legittimazione, scientifica e sociale: - l’enucleazione di elementi forti della disciplina si esprime sul versante dell’analisi quantitativa, specie nell’ambito della geografia urbana - fu tra i primi a mostrare una sensibilità nei confronti della geografia quantitativa ma allo stesso tempo era cosciente di un contenuto ideologico occulto di quelle investigazioni, che 15 l’ingiustizia e la diseguaglianza spaziali È anche detta geografia dell’INCLUSIONE o CRITICA o della LEGITTIMAZIONE SOCIALE e sviluppa anche una forte vocazione internazionalistica attraverso le “fabbriche del pensiero”, imperniate su alcuni temi portanti e alimentate da personalità di disparata origine e formazione. Due esempi di queste “fabbriche del pensiero”, incernierate sui temi della “giustizia spaziale” e del “lavoro come contropotere”. D. HARVEY Explanation in Geography: dall’esigenza di rileggittimare la disciplina sul piano scientifico; dichiara la sua posizione epistemica, distanziandosi da Hartshorne non tanto sul piano dei “temi” quanto su quello degli “scopi” della disciplina, che, secondo Hartshorne, pur descrivendo e interpretando, non avrebbe nulla da “spiegare”. → di Harvey (1969) si marca anche lo slittamento verso la legittimazione sociale; egli diventa così un leader intellettuale riconosciuto non solo nell’ambito della geografia critica, ma anche in quello delle scienze sociali, al punto da essere noto più come filosofo, urbanista e sociologo che come geografo. → accentua progressivamente le sue posizioni in senso marxista, ma resta fedele a un’impostazione di fondo che vede la giustizia sociale (la lotta alle disuguaglianze, l’accesso a beni e servizi, la pratica dei diritti oltre il loro riconoscimento formale) realizzarsi tramite lo spazio geografico e, per converso, l’ingiustizia sociale alimentarsi nello spazio geografico. ↓ È dunque nel territorio che si radicano le strategie del capitalismo, lo spatial fix diventa un elemento fondamentale dei processi accumulativi ed è eminentemente per via geografica che l’“enigma del capitale” si fa storia sulla carne viva delle società sistematicamente commodificate. LA GIUSTIZIA SPAZIALE M. SANTOS geografo brasiliano, sperimenta le contraddizioni di una delle società più inegualitarie del mondo in uno dei Paesi più territorialmente squilibrati del pianeta: Giornalista, politico e professore universitario, è costretto all’esilio dal regime militare, preoccupato dai suoi orientamenti sempre più marxisti. 16 → pensiero che riflette J. Lévy: concettualizza lo spazio come “un insieme indissociabile, solidale e allo stesso tempo contraddittorio di sistemi di oggetti e di sistemi d’azione, nei quali si edifica la storia”. Se dunque non si dà storia (non si comprendono i fatti umani) senza geografia, questa è strettamente collegata alle “tecniche”. Ogni spazio, continua, è una “forma‐contenuto”, e l’una non esiste senza l’altro. ↓ “teoria sociale critica” che prende in carico un mondo di luoghi, il luogo essendo oggetto di una “ragione globale” e di una “ragione locale”, in convivenza dialettica. ↓ Ma è proprio questa convivenza che rischia di disintegrarsi con la trasformazione della globalizzazione in globalitarismo. La globalizzazione è un fatto in sé positivo, di apertura al mondo, ma se acquista -come fa con la regia neoliberista- il profilo di un progetto globaritario cambia natura, poiché si regge sulla dominazione, sull’esclusione o sull’accesso condizionale ai benefici. A. BERQUE → conosce Marx, ma le sue fonti d’ispirazione sono altre: filosofi, cartografi, poeti, moralisti, geografi‐viaggiatori d’estremo oriente (Cina, Giappone, Corea), Heidegger, la filosofia greca antica e la cultura araba. → Non si pone il problema delle legittimazioni, assumendo una concezione filosofica della geografia, una disciplina che s’interessa ontologicamente alla costruzione del mondo umano, al luogo dell’abitare e alle condizioni dell’abitante. → “Abitare la terra” è molto diverso dallo “stare al mondo”: implica non solo un’azione ma, soprattutto una responsabilità verso l’ecumene. 17 Berque ha sviluppato riflessioni fondamentali sulla complessità dello spazio geografico, in particolare sulle configurazioni della territorialità, come il luogo, il paesaggio, l’ambiente. → Ma è forse nella critica della modernità che si condensa il suo contributo alla ricerca delle condizioni d’ingiustizia territoriale. La tragedia della modernità consiste nella perdita del senso cosmico dell’esistenza umana, in una “acosmia” che scinde l’uomo dalla biosfera di cui è indissolubilmente parte, frammenta l’agire territoriale in una serie di azioni disconnesse e prive di coerenza, che creano contesti geografici dove valgono la legge del più forte e l’incapacità di vedere oltre gli effetti immediati. D. MASSEY Massey si distingue nel campo del lavoro nelle sue determinanti geografiche, e vi culmina nella sua teoria della “divisione spaziale del lavoro” (1984). Questa diventa lo strumento (apparentemente rozzo, ma estremamente performante) attraverso il quale il capitalismo mantiene la sua stabilità, creando e alimentando squilibri: con ciò elaborando su altro piano una teoria dello sviluppo capitalistico sulla scia di Rosa Luxembourg. → In seguito Doreen coglie il senso profondamente problematico dell’asserzione di Marx sul “tempo” che, nello sviluppo capitalistico, prende il sopravvento sullo spazio. È ciò che la porta a elaborare il concetto di “senso globale del luogo”, dove il problema non è solo quello della coesistenza dialettica di locale e globale, come postulato da Santos, ma è quello dell’“estroversione” bidirezionale del luogo, in cui il luogo per un verso si definisce attraverso la compattazione di frammenti eterogenei di mondo, per un altro “esplode” nel LAVORO E POTERE 20 produrre capitale tramite se stesso. Il capitale evita la crisi tramite una strategia geografica: rendendo lo squilibrio territoriale, che esso stesso crea e alimenta, una risorsa; ciò perché nei territori squilibrati (sottosviluppati, arretrati) si creano sacche consistenti di economia non capitalistica da sfruttare, in un continuum che la saturazione delle aree sviluppate e la loro omologazione capitalistica renderebbe altrimenti impossibile. 1. Associa le seguenti autrici/autori con le relative fasi di elaborazione teorica-epistemologica in ambito geografico secondo il pensiero di Turco:  Giustizia/ingiustizia spaziale: Doreen Massey e Claude Raffestin;  Lavoro e potere: David Harvey, Milton Santos, Augustin Berque; 2. La compatibilità epistemologica del pensiero di Ratzel e Vidal (due figure la cui indagine viene spesso collocata a poli opposti) è rivelata dall’opera di Mackinder, che nei suoi studi usa argomentazioni derivate sia dalla visione “ambientalista” che da quella “storicista” del paradigma positivista → gegrafia regionale, vedi schema 3. Quali sono le possibili ricadute benefiche della geografia nelle scuole secondo A. Turco? In Italia il tema delle geografie diseguali è stato presente finora nell’insegnamento secondario, ma non abbastanza. Non serve insistere sulle benefiche ricadute didattiche di questo impegno formativo della “geografia nelle scuole”. Vediamone rapidamente tre: 1) Una rinnovata possibilità di dialogo coi ragazzi. I banchi di scuola, con la geografia critica, non sono altro dalla discussione familiare, dall’esperienza quotidiana, dalla preoccupazione costante di “comprendere” per non farsi espropriare del proprio futuro; 2) Ciò che possono raccontare ai ragazzi le nuove tecnologie visuali: “il passato non è un tempo, è una posizione”, e nulla può raccontarcelo più delle geografie disuguali. Magari in Sudafrica, magari con un drone; 3) Restaurare il nesso tra formazione e impegno civile nella nostra disciplina, che serve a fare la guerra ma è fondamentalmente per la pace. Stabilendo condizioni durevoli di convivenza. È qui che appare con tutta la sua forza il tema della cittadinanza come accesso alla territorialità, del territorio come welfare, secondo la riflessione di L. Mazza (2015), e delle configurazioni geografiche come “beni comuni”: paesaggio, luogo, ambiente, disposizioni non appropriative aperte alla fruizione di tutti, preziose, libere, universali. 55 IL CALCOLO DELLE COORDINATE 1. PROIEZIONE del punto sui margini 2. una coordinata è caratterizzata a. LATITUDINE: SEMPRE N LONGITUDINE: E/ O: dipende dalla posizione rispetto al meridiano di riferimento b. si legge in gradi primi e secondi attenta: capisci bene se le coordinate sono ordinate in modo crescente o decrescente! Nell’esempio più semplice, se ci trovassimo a EST di Montemario, partendo dall’angolo in basso a sx i gradi dovrebbero solo aumentare sia per quanto riguarda la longitudine che la latitudine. A OVEST, invece, partendo dall’angolo in basso a sx, aumentano solo per la latitudine, la longitudine invece vedrà i gradi diminuirsi. 3. GRADI: da vertice 4. PRIMI: da listarelle, verifica se si va in ordine crescente o decrescente 5. SECONDI: a. LL: in mm, calcolo la lunghezza della listarella col righello b. T: in mm, calcolo la lunghezza tra l’inizio della listarella e la proiezione del punto c. PROPORZIONE: T : LL=x :60 N.B.: se il primo non è intero, sottraggo ai 60 secondi l’unità che serve (e.g. coordinata 50gradi 2primi 06secondi = 60 -6= 54); mantengo la proporzione e infine aggiungo il valore ottenuto al valore di partenza (06secondi + 17 secondi ottenuti) N.B.: LE COORDINATE SONO DUE E NON DIMENTICARTI N, E/O!!! ALTRE INFO UTILI: → n. FOGLIO → TOPONIMO → SCALA → QUADRANTE: sono 4 e nel reticolato del foglio sono organizzati come gli assi di un piano cartesiano: ovvero in senso antiorario a partire dal quadrante in alto a destra → TAVOLETTA: in senso antiorario, da in alto a destra: NE, SE, SO, NO 56 ALTRE DOMANDE, APPUNTI DETERMINISMO GEOGRAFICO POSSIBILISMO GEOGRAFICO Humbolt Ritter E Ratzel → l'ambiente naturale determina i caratteri e comportamenti umani → in particolare Ratzel sovrappone a determinismo una narrazione di tipo politico per cui si giustifica e il nazionalismo e l'imperialismo il colonialismo nell'ottica di una relazione gerarchica qualitativa tra i paesi Febvre, Vidal, La Blanche → l'ambiente non è foriero di condizionamenti ma di opportunità: i gruppi umani possono operare delle scelte e trarre vantaggio dalla relazione con l'ambiente → concetti cardine: CULTURA: capacità di operare nella società MILIEU: è il frutto delle relazioni simbiotiche tra gruppo umano e ambiente GENERE DI VITA: risultato di interazione di cultura e milieu, peculiare e non immodificabile 1. In cosa consiste la critica di Gambi alla geografia nel nostro paese? Gambi critica la dimensione semplicemente descrittiva e oggettivante della geografia. gambi invece assume la posizione di un materialismo storico dove paesaggio e struttura hanno lo stesso significato e dove esalta la dimensione valoriale dell’individuo per cui l’uomo dà valore al territorio ma ne assume anche la consapevolezza. 2. Definizione di regione: È quella porzione di superficie terrestre che è connotata da un particolare genere di vita come risultato del rapporto tra cultura e milieu. 3. Cosa enuncia l'articolo 9 della costituzione italiana? La Repubblica italiana promuove lo sviluppo della cultura e la6 ricerca scientifica e tecnica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione. Notevole l'aspetto della tutela come museificazione uguale immobilismo; in realtà la tutela del paesaggio e la leva attraverso cui promuovere lo sviluppo e la ricerca. 4. Dai una definizione di paesaggio e riferisci a quale documento appartiene: Questa definizione di paesaggio deriva dalla Convenzione Europea del Paesaggio: “una determinata parte di territorio, così com’è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro intenzioni”. Qui si nota come la dimensione
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