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Domande esame antropologia culturale, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

Risposte sintetiche ma esaustive alle probabili domande dell'esame di antropologia dei patrimoni con la prof.ssa Emanuela Rossi.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Scarica Domande esame antropologia culturale e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! Concetto di patrimonio culturale secondo convenzione Unesco 2003 e differenze 2007. Anni 90 nuova nozione di patrimonio. Unesco se ne fa carico, e nuovi obiettivi di valorizzazione locale e culturale. Norme sovranazionali per la salvaguardia del patrimonio. 72 prima convenzione che definisce quali sono patrimoni. Tipologie di beni sono tutti tangibili, di carattere culturale e paesaggistico. Patrimonio dell’umanità, di particolare interesse quindi norme rigide di salvaguardia. Nel 1989 inseriti per la prima volta beni intangibili, inteso come folklore, tradizione, e cultura. Nel 2003 convenzione per la salvaguardia del patrimonio intangibile. Questo è lista analoga a quella del 72 ma con beni intangibili, che prima erano chiamati folklore. Per beni intangibili si intende le espressioni, prassi, e saperi che le popolazioni ritengono parte del proprio patrimonio culturale, così come oggetti e spazi annessi, feste, spettacoli, artigianato tradizionale. Dà senso identitario, e continuamente ricostruito anche non in continuità territoriale. Patrimonio presente in modalità di interazione con l’ambiente e con il passato, ed è tramandato di generazione in generazione anche oralmente. Nel 2007 in Italia convenzione sul patrimonio intangibile, riferimento standard per il Ministero della cultura. Sensibilità antropologica dell’Unesco nel far emergere aspetti minori e più poveri della cultura. Tuttavia metodo liste porta a volere riconoscimento per ritorno economico, e salvaguardia rischia di staticizzare fenomeni in continuo cambiamento. Definizione concetto patrimonio per tesi n.1. Odierno concetto di patrimonio parte da quello che lo vedeva come una lista di beni materiali, in prevalenza di carattere storico artistico di eccezionale valore. Si è oggi giunti alla conclusione che il patrimonio non è solo tangibile, ma comprende anche quelle attività, credenze, espressioni di una cultura nelle sue diverse manifestazioni. Il patrimonio ha quindi carattere dinamico, è in continua evoluzione , si ricostruisce e reinterpreta attraverso pratiche politiche e sociali. Quindi oggi patrimonio è beni materiali, immateriali, luoghi e ambienti, e la loro concettualizzazione ed interpretazione. Dinamico, cambia in ogni epoca storica. Continuamente ricostruito, riconcettualizzato, e interpretato da comunità che lo vivono. Diffuso perché componenti fanno parte di spazi esistenziali ( è ovunque) In divenire e relativo perché continuamente ripensato nel tempo e al variare dei punti di vista culturali. Polivalente perché componenti del patrimonio sono portatori di significati e valori plurimi. Interdisciplinare e complesso perché oggetto di studio di diverse discipline. Identitario e storico perché connesso alla percezione che hanno di sé le varie realtà storiche. Saggio di Dei su discipline DEA soprattutto concetto cultura e metodologie di ricerca. Studio dell’uomo e delle culture umane in aspetti etnici ed espressioni popolari. Cultura non è insieme di prodotti intellettuali, ma gli aspetti non biologici che determinano la vita di gruppi umani. Ne fanno parte quindi attrezzi tecnici, istituzioni familiari e sociali, i valori, le credenze, i modi della comunicazione. Impossibile parlare di culture come entità compatte e identificabili in popoli o realtà territoriali. Sapere condiviso che ci permette di capirci. Comportamenti simili, stessa lingua, stessi gesti. Ogni ambiente culturale ha le proprie regole di funzionamento per farci capire. Chi contravviene alle regole sociali e culturali viene considerato folle, maleducato, pericoloso, e viene quindi allontanato dal gruppo. Per rispondere a quesiti che si pone, antropologia necessita di ricerca sul campo, principale metodo di ricerca. Ricerca empirica attraverso esperienza diretta. Necessaria presenza di preparazione teorica e metodologica, teorizzata e applicata da Malinowski negli anni 20. Formazione teorica necessaria per l’osservazione e la deduzione di elementi utili alla ricerca. Esperienza diretta necessaria a comprendere appieno l’alterità, o entrare in rapporto empatico con essa. Necessario quindi vivere la quotidianità, partecipare a pratiche culturali più importanti, parlare con la gente, attuare quella che viene definita come osservazione partecipante. Mediazione culturale possibile solo attraverso figure che le vivono entrambe, e che sono quindi autorizzati a parlarne. Permanenza prolungata sul territorio a stretto contatto con gli indigeni, tagliando i rapporti con la propria cultura. Studiare aspetti culturali e sociali, lingua, economia, politica, religione. Necessario avere un quadro complessivo per poter comprendere i singoli aspetti. Necessarie anche procedure più tecniche, strumenti metodologici come schemi genealogici, fotografie, interviste e trascrizioni, diario da campo. Tuttavia gli intensi spostamenti odierni rendono riduttiva l’indagine locale, in un contesto di etnografie multisituate. Solitamente antropologi si specializzano in determinate aree geografiche. Diversi tipi di fonti. Orali quelle principalmente usate. Scritte di nuovo utilizzo perché non si pensavano utili. Iconiche quindi immagini fotografiche e video. Materiali, oggetti appartenenti a popolazioni. Connessione tra dissoluzione museo etnologico e nascita museo collaborativo. Museo etnologico evoluzione lunga da 700 che secolo dell’etnologia. Durante i secoli si configura in maniere differenti che tuttavia non hanno messo in accordo gli studiosi. In ogni caso, le rappresentazioni che venivano fornite erano sempre fortemente filtrate dagli occhi di studiosi occidentali che portavano in patria i reperti, e che li collocavano in esposizioni temporanee o musei permanenti. Il museo è il riflesso della società che lo ha realizzato e non della cultura che mostra. Sguardo sempre fortemente occidentalizzato. Nel 2000 Unesco dichiara ethnos politicamente equivoco e troppo strumentalizzabile sul piano ideologico quindi non più musei etnologici/etnografici. Allora principalmente musei antropologici che luogo tra incontro culture e elogio differenze. Nuova dislocazione per oggetti antropologici, spazio per dialogo, doppio sguardo grazie a metodo collaborativo. Dialogo interculturale. Quindi no musei etnologici porta alla formazione di nuovi tipi di musei tipo collaborativo. Nuove iniziative tipo mostre favorevoli a diversità. Musei etnografici tradizionali missione ricondurre alterità in condizione postmoderna e arcaica. Antropologia prestando attenzione e rispetto alle spoglie dell’altrui patrimonio, ci ha riscattati dalla monumentalizzazione del colonialismo. Saggio su folklore. Non moderno come selvaggio, primitivo, arcaico, luoghi distanti da civiltà tipo montagna, ma anche autenticità e tradizione. Sono strati più bassi della società. Condanna di arretratezza ma esaltazione naturalezza del folklore contadino e di valori che con modernizzazione sono andati persi. In romanticismo ceti popolari posto centrale per intellettuali perché espressione di autenticità e genuinità. In particolare apprezzata lirica e canti con particolarità linguistiche e culturali. In generale apprezzati prodotti cui è possibile attribuire valore artistico. Radicamento locale delle culture è fattore di unione tra popoli. In positivismo approccio antropologico e interesse per concetto esteso di cultura. No divisione tra folklore e antropologia. Interesse nel documentare stadi arcaici della vita umana di cui folklore è testimonianza. Ricondotte origini di festività e pratiche ad antichi rituali sacrificatori. Raccolte testimonianze di vario genere ancora oggi molto utili. Col tempo folklore autonoma disciplina di studi. Attenzione nostalgica per passato e compito salvaguardia di qualcosa che inevitabilmente svanirà. Prende nome diverso in vari stati. Interesse più filologico rispetto ad antropologia da cui nei primi decenni del XX sec. si discosta. Anche diversi soggetti di studio e metodologie. Studi sul folklore hanno funzioni del tè, luogo ricreativo in cui libere discussioni, giochi e spettacoli. Mediterraneo: ambiente domestico in cui spiegate pratiche tradizionali e cerimonie, ed esempi di cultura materiale tipo tessitura. America: collegamento tra mondo andino precolombiano e storia attuale con collegamenti a realtà diasporica. Ospitate varie attività didattiche e spettacoli performativi. Relazione piccoli paesi e musei per Clemente. Relazione estremamente importante per la salvaguardia di piccoli paesi che rischiano di scomparire. Auspicabile che l’iniziativa venga dall’interno e che coinvolga in maniera diretta la realtà locale. Se intervento esterno, rischio di cancellare completamente l’identità territoriale ricostruendone una rappresentazione inesatta. Grande rete di piccoli musei in tutta Italia, soprattutto etnografici e in Toscana, Emilia Romagna, e Piemonte. Tendenzialmente patrimonio recente. Soprattutto realtà montane, che avvertono maggiormente la necessità di tutelarsi e raccontarsi, conservando la propria memoria collettiva. Museo è l’ultima moderna forma di resistenza che una popolazione può attuare vedendo minacciata la propria esistenza. Raccolto ciò che una volta veniva abbandonato, permettendo nascita soprattutto di musei relativi all’ambito contadino tradizionale. Piccole realtà museali poco professionali perché impossibilitate. Mancano figure specializzate e spesso non possono essere riconosciuti perché carenti di requisiti base. Necessario quindi connettere a territorio e agenzie queste realtà. Quando si attivano forze culturali, museo diventa presidio , si fa risorsa sociale e culturale. Guatelli e Uccello che hanno in comune e che tipo di esperienze museografiche sono. Sia guatelli che uccello storie simili di ostilità e avversità. Inizialmente Uccello segue progresso trasferendosi a Milano per insegnare, Guatelli se ne fa immediatamente oppositore, decidendo immediatamente di trasformare la propria casa in un museo, e di raccogliere qui gli oggetti abbandonati dell’immigrazione. Uccello è parte di quell’immigraziome che lo forma. A Milano organizza infatti mostre ed iniziative per far conoscere la cultura e le tradizioni del proprio paese. Seguendo questa sua vocazione, apre la Casa Museo di Palazzo Acreide. Un luogo di incontri, di scambi, in costante movimento. Non si tratta di una semplice esposizione di oggetti, ma di un luogo che vive della gente che vi partecipa. Continui spettacoli, esibizioni, scambi. Una vera e propria abitazione che assume un grande valore culturale, dato proprio dalla vivacità di questo ambiente. Guatelli fa invece della propria casa d’infanzia un museo. Qui continua a vivere mentre lo allestisce. La sua principale fonte sono le discariche, luoghi abbandonati in cui la gente lascia oggetti ormai in disuso, e a cui Guatelli riassegna uno scopo. Nel suo museo gli oggetti assumono forme impreviste, vengono disposti secondo linee estetiche senza perdere il loro senso funzionale. Il museo Guatelli è un racconto che parte dal basso e che riguarda l’epica dei contadini. Si interessa delle cose, vuole dare loro un senso ed una dignità per cui si avvale di esperti per comprendere appieno i reperti che sta curando. Sono due forme museali che partono da una necessità intrinseca ai due uomini, dal bisogno di raccontarsi e di raccontare la propria realtà. Di dialogare con il prossimo in un continuo scambio che accresce conoscenze ma soprattutto curiosità. Come ha lavorato Nardini e cos’è il calcio storico fiorentino. Partendo da agganci più esterni, si lega a realtà che intende studiare attraverso rapporti di fiducia. Instaura legame con calcianti e partecipanti alla manifestazione. Entra in contatto con questa realtà e applica osservazione partecipante, si immerge nella realtà che sta studiando partecipandovi attivamente. Più facile con i partecipanti al corteo, meno con calcianti perché ambiente più chiuso. Per questo fondamentale rapporto di fiducia. Durante periodo di studio si allena con calcianti, partecipa alle loro attività in maniera attiva. Inoltre svolge delle interviste che poi trascrive, utile materiale di studio. Dossier in cui descritto calcio storico ieri e oggi, interviste, documentato attraverso dati, documenti, fonti orali e scritte alla sovrintendenza che poi userà dati alla luce di linee guida sui beni intangibili, cercherà di intervenire in salvaguardia e tutela manifestazione senza fissarla troppo rigidamente portandola all'esaurimento. Calcio storico fioretino fortemente radicato nella tradizine territoriale. Ha origini antiche, e riprodue la storica partita tenutasi a S. Croce nel 1530, la partita dell’assedio. Periodo di scontri tra repubblica e medici, nonostante ciò si decide di effettuare la partita. Sintomo di forza firentini, che non si abbattono di fronte al nemico, valori fondamentali in queto sport, spirito di rivalsa e tenacia. Replicata con partita, anche coreto militre con costumi di scena. Per replica più fedele possibile, studi su fonti dell’epoca. Attualmente si tine a giugno ogni anno. 4 squadre totali che rappresentano i quartieri in cui era diisa firenze all’epoca. Piazza S. Croce ricoperta di terra, ai lati spalt per spettatori. 2 squadre di 27 calcianti. Sport molto violento per cui regolamentati alcuni aspetti di recente. Simile a rugby, obiettivo piazzare la palla nella rete sui lati corti. Presenti due momenti: rievocativo del corteo e quello dimostrativo dello sport. Membri del corteo rievocano momento storico con simboli della fiorentina repubblicana. Membri del corteo da contesti sociali e culturali diversissimi da quello dei calcianti. Quasi non possono vedersi, difficilmente si capiscono al di fuori della manifestazione, ma durante fondamentali e imorecindinili uno per l'altro. 4 associazioni di colore con sede in ogni quartiere. Palestre in cui ci si allena con regolarità, e hanno il ruolo di promuovere valori legati allo sport in quartieri con problematiche sociali. Promossa cultura del corpo che fa leva su fisicità, manualità, piuttosto che aspetto intellettuale. Calcinati considerati negli ambienti relativi al calcio storico come eroi locali. Definizione di museo secondo ICOM. “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica, e specificatamente le espone, per scopi di studio, educazione, e diletto”. Istituzione perché riferimento a pratica, proposito, tradizione, e non istituto che invece fortemente legato alla concretezza. Permanente, quindi stabile, durevole. Senza scopo di lucro, no tornaconto economico diretto del museo, suoi investimenti necessari a salvaguardia e valorizzazione del patrimonio. Costo del biglietto irrisorio, ed il guadagno che il museo ne ricava è minimo, e comunque utilizzato per ricerca. A servizio della società e del suo sviluppo, oggi si aggiungerebbe sostenibile per nuova sensibilità. Sviluppo non più concetto estremamente positivo di avanzamento, ma considerato anche causa di mali che affliggono la terra. Aperta al pubblico quindi fruizione generale di un bene. Che effettua ricerche, che è prima occupazione di museo. La collezione di un museo è infatti in continua evoluzione. Sulle testimonianze materiali e immateriali è di recente aggiunta, e nelle nuove definizioni dovrebbe scomparire per parlare unicamente di patrimonio. Le acquisisce, le conserva, e le comunica. Comunicazione implica processo circolare. Messaggio mandato, ricevuto, e rimandato al mittente, quindi pubblico fondamentale. Scopi sono studio, educazione, e diletto. Per la nuova definizione individuate una serie di parole chiave da inserire, che testimoniano un cambiamento nell’immagine che si ha di museo. Oltre alle classiche ricerca, salvaguardia, patrimonio, educazione, collezione, esposizione, si aggiungono termini come inclusivo, accessibile, comunità, e diversità.
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