Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Costi dell'integrazione sociale: teorie e fasi migratorie, Schemi e mappe concettuali di Sociologia delle Migrazioni

Una panoramica teorica sulle migrazioni, analizzando la dualistica del mercato del lavoro e le spiegazioni macrosociologiche dei fenomeni migratori. Vengono inoltre descritte le fasi e le caratteristiche delle imprese etniche e convenzionali, nonché le sfide e le opportunità che si presentano nell'integrazione sociale degli immigrati. Il documento conclude con una critica al razzismo e al lavoro sociale non oppressivo.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 22/02/2024

nicole-lucchin
nicole-lucchin 🇮🇹

4.8

(13)

31 documenti

1 / 27

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Costi dell'integrazione sociale: teorie e fasi migratorie e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia delle Migrazioni solo su Docsity! DOMANDE SOCIOLOGIA DELE MIGRAZIONI Libro: SOCIOLOGIA DELLE MIGRAZIONI (AMBROSINI) - LA DONNA COME MIGRANTE (ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI)/ FEMMINILIZZAZIONE DELLE MIGRAZIONI: Oggi si stima che nel mondo circa la metà dei migranti siano donne delineando così un nuovo fenomeno denominato FEMMINILIZZAZIONE che porta ad un aumento del numero di donne nei processi di migrazione. In questo modo, l’attenzione degli studiosi verso le migrazioni femminili è molto cresciuta. È aumentato il numero di donne che emigrano, e che emigrano da sole per diventare “breadwinner” procurando le risorse economiche necessarie per provvedere alla famiglia. Grazie a studi condotti in una prospettiva antropologica, sono stati posti in luce il protagonismo, lo spirito di iniziativa, la capacità strategica e progettuale delle donne che partecipano ai processi migratori. Questo protagonismo femminile si esplica a diversi livelli: 1. è stato notato che le migrazioni temporanee maschili comportavano un aumento di autonomia delle componenti femminili, che assumevano ad esempio la guida della famiglia. (ASPETTO POSITIVO) 2. Le migrazioni femminili sono più dipendenti da ragioni familiari di quelle maschili. Le rimesse rimandate in patria mostrano l’attaccamento verso i familiari. Nel legame tra donne migranti e famiglie si possono riflettere relazioni improntate a visioni patriarcali; ma, proprio il fatto di procurare le risorse necessarie al mantenimento innalza lo status delle donne migranti e ne aumenta il potere decisionale. Così le donne migranti diventano il perno delle strategie di MOBILITà SOCIALE. (ASPETTO POSITIVO) 3. In alcuni casi l’emigrazione può essere conseguenza della rottura di un matrimonio ecc. ma in ogni caso per la donna migrante contiene un POTENZIALE EMANCIPATIVO (ASPETTO POSITIVO) 4. Nel mercato del lavoro, non sempre le donne immigrate sono penalizzate rispetto ai loro partner. Anzi, spesso accade che riescano ad accrescere il loro status attraverso l’ottenimento di un lavoro. (ASP POSITIVO) 5. Sono proprio le donne , quando ne hanno possibilità, a gestire importanti funzioni di MEDIAZIONE CULTURALE, soprattutto sotto il profilo della conservazione di abitudini e rituali. (ASP POSITIVO) 6. Anche nei rapporti con la società ospitante, le donne sono state viste come tessitrici di rapporti e promotrici di PROCESSI DI INTEGRAZIONE. (ASP POSITIVO) 7. Va anche notato che le donne, muovendosi sempre più spesso in qualità di primomigranti (ossia di battistrada per un’eventuale immigrazione familiare successiva), sono sempre più protagoniste dele migrazioni per lavoro. (ASP POSITIVO) ASPETTO NEGATIVO: Nella prospettiva di genere, l’aspetto che ha maggiormente attirato l’attenzione degli studiosi è stato quello dei processi discriminatori di cui le donne migranti sono vittime. A riguardo si parla di DOPPIA o TRIPLA DISCRIMINAZIONE: con questa espressione si vuole intendere che le donne migranti sono discriminate in quanto donne e in quanto immigrate. A queste due forme di discriminazione, spesso ne viene aggiunta una terza, ovvero la discriminazione di classe. Si distinguono TRE PROFILI PROFESSIONALI del lavoro domestico assistenziale: ASSISTENTE A DOMICILIO = fondamentale è la coresidenza. In questo segmento sono impiegate molte donne immigrate in condizione irregolare, per la convergenza di diversi fattori: la pesantezza delle condizioni occupazionali; perché la domanda interessa anziani e famiglie che non potrebbero permettersi di ricorrere a personale in regola. Tra gli aspetti positivi vi sono la possibilità di domicilio (avere una casa) e la possibilità di enfatizzare la dimensione sanitaria dell’attività svolta. COLLABORATRICE FAMILIARE FISSA = coresidente, in questo caso si varia dal contratto in regola a quello non in regola, è frequente anche in questo caso la domanda di coinvolgimento emotivo e relazionale. COLF A ORE = rappresenta spesso un’evoluzione dei primi due. Il vantaggio è quello di svincolarsi dalla convivenza, di acquisire autonomia personale, di poter organizzare una propria abitazione. Ciò implica una certa capacità di muoversi nella società ricevente. - RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE: È possibile definire le FAMIGLIE RICONGIUNTE come famiglie interessate da un periodo di separazione forzata, fisica o culturale, dei membri, i quali hanno vissuto per un periodo più o meno lungo separati e in contesti culturali ed economici diversi. In alcuni casi e paesi si tende a limitare il diritto al ricongiungimento, come avviene in Italia, prevedendo per potervi accedere il raggiungimento di determinati standard economici e abitativi. Solitamente, La migrazione famigliare è un processo a più stadi: 1) La famiglia che vive insieme nel paese d’origine deve affrontare 2) La separazione, a cui segue il periodo dei 3) Legami a distanza e della lontananza Questa dinamica viene descritta da alcuni come TRE FAMIGLIE DELL’IMMIGRATO quando la famiglia si ricompone nel paese di destinazione. In questo senso il ricongiungimento anziché rappresentare una fine è spesso un nuovo inizio. Alcune varianti possono intervenire a complicare i processi di cui sopra: quando il ricongungimento avviene con ruoli rovesciati, ossia la donna come protagonista attiva, i mariti sperimentano di frequente sentimenti di frustrazione. Non vi è da stupirsi che molti mariti ricongiunti si sentano esautorati e privati di un ruolo socialmente accettabile. Un altro caso emergente è quello delle madri sole che ricongiungono figli ormai adolescenti. Secondo Koffman occorre tenere conto delle migrazioni di intere famiglie cosicchè si devono distinguere tre diverse forme di migrazione familiare, costituite da categorie diverse ognuna dall’altra. Le categorie di base sono rappresentate da: 1) RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI 2) MIGRAZIONI PER MATRIMONIO 3) MIGRAZIONI DI INTERE UNITà FAMILIARI Il ricongiungimento va considerato come un FATTORE DI NORMALIZZAZIONE della presenza degli immigrati. SPIEGAZIONI INTERMEDIE O MESO: Gli studi sulle migrazioni hanno tentato negli ultimi anni di elaborare alcune spiegazioni che si collochino a metà tra quelle micro e quelle macro. LA TEORIA DEI NERWORK = in cui le migrazioni vengono viste come un effetto dell’azione delle reti di relazioni interpersonali tra immigrati e potenziali migranti. I network migratori vengono definiti come «complessi di legami interpersonali che collegano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree di origine e di destinazione, attraverso i vincoli di parentela, amicizia e comunanza di origine» (Massey). I flussi migratori si autoalimentano. Attraverso le rimesse i migranti mantengono un ruolo nella società di provenienza - LE RIMESSE DEGLI IMMIGRATI: Le rimesse degli immigrati rappresentano uno dei flussi finanziari più importanti per i paesi in via di sviluppo: contribuiscono a migliorare le condizioni di vita delle famiglie che vivono in contesti di povertà favorendo lo sviluppo delle economie più arretrate, e hanno un impatto immediato arrivando direttamente alle famiglie. E per decenni hanno seguito un trend crescente. Hanno anche caratteristiche ed entità molto diverse a seconda della nazionalità dei migranti, che provengono da paesi con società ed esigenze differenti. Negli ultimi quarant’anni il flusso di rimesse in tutto il mondo è cresciuto esponenzialmente e il loro valore nel 2019 era di poco più di 700 miliardi di dollari, di cui 541 destinati ai paesi a basso e medio reddito. Con la crisi sanitaria, però, le rimesse hanno subito un crollo che potrebbe avere conseguenze negative importanti. - CARATTERISTICHE DELLE MIGRAZIONI CONTEMPORANE: • Nel nuovo contesto di identificano alcune tendenze generali dei processi migratori: a) La globalizzazione delle migrazioni = con la crescita del numero di paesi interessati al fenomeno come società riceventi e come aree di origine. b) Accelerazione delle migrazioni = con crescita delle dimensioni quantitative del fenomeno in tutte le principali zone di destinazione c) Differenziazione delle migrazioni = che comprendono oggi un ampio ventaglio di tipi di immigrati d) Femminilizzazione delle migrazioni: le donne sono più numerose degli uomini, sono arrivate spesso sole e si sono inserite nel mercato del lavoro • Lo schema proposto da bohning individua 4 fasi/stadi dei processi migratori: 1) Prima fase = caratterizzata dalla grande mobilità ed elevati tassi di attività 2) Seconda fase = crescita dell’età media, mentre la distribuzione per genere resta costante, con la predominanza dei maschi, tra i quali aumenta la quota di sposati. 3) Terza fase = l’immigrazione comincia a stabilizzarsi = diminuisce la popolazione attiva. Nel frattempo partono nuovi emigranti dalle aree meno sviluppate del paese d’origine [iniziando nuovamente dai giovani maschi celibi, ma dotati di livelli di qualificazione mediamente più bassi dei precedenti. 4) Quarta fase = l’immigrazione giunge a maturità. La permanenza si allunga aumentando i ricongiungimenti familiari. Sorgono a poco a poco istituzioni etniche. Il soggiorno, inizialmente concepito come temporaneo, tende a prolungarsi e spesso diventa permanente. - MODELLI DI INCLUSIONE E MODELLO ITALIANO: Esistono 3 modelli di inclusione delle popolazioni immigrate: 1. MODELLO DELL’IMMIGRAZIONE TEMPORANEA: Qui l’immigrazione viene concepita come forza lavoro utile per colmare esigenze temporanee; l’accesso allo status di cittadino è difficile tant’è che tendono a formarsi minoranze etniche discriminate. Anche le strutture di accoglienza sono provvisorie, come i dormitori presso i luoghi di lavoro. Non è ammesso o viene ostacolato il ricongiungimento familiare e i diritti dei migranti sono ridotti al minimo 2. MODELLO ASSIMILATIVO: punta all’integrazione degli individui come cittadini della società ospitante e le istituzioni devono accompagnarli in questo processo; è necessario ovviamente che l’individuo abbia la fedina penale pulita e che apprenda la lingua del paese ricevente. Inoltre, qui, le seconde generazioni accedono alla cittadinanza automaticamente. Possiamo quindi affermare che questo modello si basi sul principio di uguaglianza. 3. MODELLO PLURALISTA O MULTICULTURALE: qui la nazione non solo viene definita come comunità politica aperta a nuovi membri, ma si accetta la differenziazione culturale e la formazione di comunità etniche. Questo modello punta a costruire un’organizzazione sociale di tipo plurastico, valorizzando e sostenendo la formazione di comunità e di associazioni di immigrati. MODELLO ITALIANO: si è formato su: a) Arrivo e insediamento spontaneistico b) Scarsa regolazione istituzionale c) Ricezione contrastata d) Inserimento nel lavoro e) Evoluzione piuttosto rapida verso fasi più mature del ciclo migratorio f) Diffuso attivismo di reti spontanee di mutuo aiuto tra connazionali. Si può parlare di un MODELLO IMPLICITO DI INCLUSIONE degli immigrati, a lungo ignorati dalle politiche ufficiali o soggetti a misure parziali. In questo contesto, la legge Turco – Napolitano aveva introdotto l’istituto dello sponsor che forniva garanzie per consentire il soggiorno in Italia per un anno per una persona in cerca di lavoro. La successiva Legge Bossi-Fini (189/2002) non ha abrogato la Turco-Napolitano, ma ha introdotto una regolamentazione più restrittiva degli ingressi e delle possibilità di soggiorno degli immigrati. I vincoli introdotti rendono complesso e difficoltoso per i datori di lavoro il reclutamento di nuovi lavoratori immigrati. Inoltre, Il governo di centrodestra eletto nel 2008 ha accentuato il collegamento immigrazione-ordine pubblico, adottando una serie di provvedimenti ispirati alla volontà di controllo dell’immigrazione come potenziale MINACCIA ALLA SICUREZZA dei cittadini. TEORIA TRANSAZIONALE DELLE TEORIE MESO: TRANSNAZIONALIMSO = pone l’accento sui processi mediante i quali gli immigrati costruiscono relazioni sociali che connettono la loro società d’origine e di insediamento. Questo approccio cerca di considerare congiuntamente i due versanti dei flussi migratori, nelle loro relazioni reciproche e negli effetti di retroazione che le migrazioni comportano. In tal modo, i movimenti migratori formano “campi sociali” attraverso le frontiere nazionali. Si parla a questo punto di identità culturali fluide propongono una nuova figura di migrante come attore sociale capace di iniziativa e promotore di mutamenti economici, culturali e sociali, e suggeriscono una visione in cui, se molti miranti continuano a mantenere un’appartenenza e a svolgere un ruolo attivo nei contesti d’origine, o vi fanno ritorno, altri si mobilitano e , approfittando dei molteplici legami instaurati, possono intraprendere a loro volta la strada dell’immigrazione. Inoltre, è possibile analizzare diverse tipologie di attività economiche transnazionali: (tipologie di transnazionalismo imprenditoriale) • TRANSNAZIONALISMO CIRCOLATORIO = attività che comportano uno spostamento fisico frequente attraverso i confini. I casi limite sono quegli degli immigrati che partecipano a due diversi campi sociali, viaggiando avanti e indietro tra i due poli del movimento migratorio. • TRANSNAZIONALISMO CONNETTIVO = attività economiche che non implicano uno spostamento fisico degli operatori ma fanno viaggiare denaro e messaggi • TRANSNAZIONALISMO MERCANTILE = si genera attraverso le merci comprate e vendute • TRANSNAZIONALISMO SIMBOLICO = non importa merci, se non in modo accessorio, al fine di ricostruire atmosfere, ambienti, significati. N.B. il transnazionalismo commerciale e quello simbolico tendono a sovrapporsi e a confondersi: le merci comprate e vendute incorporano contenuti simbolici, e le attività simboliche richiedono spesso un supporto materiale che diventa oggetto di uno scambio commerciale. SLIDE PROF: Sanatoria Con questo termine si intende “una vasta gamma di provvedimenti e norme che hanno l’effetto di accrescere la popolazione straniera regolare, facendo uscire dalla condizione di irregolarità una parte degli stranieri privi dei documenti necessari a risiedere in uno Stato nazionale”. Le sanatorie sono una costante delle politiche europee sull’immigrazione. - MODELLO ASSIMILATIVO: punta all’integrazione degli individui come cittadini della società ospitante e le istituzioni devono accompagnarli in questo processo; è necessario ovviamente che l’individuo abbia la fedina penale pulita e che apprenda la lingua del paese ricevente. Inoltre, qui, le seconde generazioni accedono alla cittadinanza automaticamente. Possiamo quindi affermare che questo modello si basi sul principio di uguaglianza. - LE SECONDE GENERAZIONI (LIBRO DI AMBROSINI): Innanzitutto, è difficile dare una definizione di SECONDE GENERAZIONI: c’è chi preferisce parlare di MINORI IMMIGRATI o di FIGLI DI PERSONE DI ORIGINE IMMIGRATA ma prevale nella letteratura internazionale il concetto di seconde generazioni. La nascita della seconda generazione ha sconvolto i meccanismi di accettazione dell’immigrazione basata solo sul presupposto della sua provvisorietà. • La discriminazione per classe sociale comporta uno schiacciamento verso il basso del loro capitale umano a causa dell’esperienza migratoria, nonostante alcune di queste donne provengano da una classe media e abbiano anche un certo livello di istrizuione - FASI DELL’IMMIGRAZIONE: • Lo schema proposto da bohning individua 4 fasi/stadi dei processi migratori: 5) Prima fase = caratterizzata dalla grande mobilità ed elevati tassi di attività 6) Seconda fase = crescita dell’età media, mentre la distribuzione per genere resta costante, con la predominanza dei maschi, tra i quali aumenta la quota di sposati. 7) Terza fase = l’immigrazione comincia a stabilizzarsi = diminuisce la popolazione attiva. Nel frattempo partono nuovi emigranti dalle aree meno sviluppate del paese d’origine [iniziando nuovamente dai giovani maschi celibi, ma dotati di livelli di qualificazione mediamente più bassi dei precedenti. 8) Quarta fase = l’immigrazione giunge a maturità. La permanenza si allunga aumentando i ricongiungimenti familiari. Sorgono a poco a poco istituzioni etniche. Il soggiorno, inizialmente concepito come temporaneo, tende a prolungarsi e spesso diventa permanente. Le critiche a questo schema riguardano la sua rigidità (si concentra sull’immigrazione per lavoro di manodopera salariata non si concentra abbastanza su altri tipi di flussi, come quelli dei rifugiati.) • Una altro modello è stato proposto da Castles e Miller. ( + sensibile di quello precedente all’azione delle reti sociali): 1) Primo stadio = migrazioni temporanee per lavoro da parte di giovani con l’invio dei guadagni in patria e un orientamento protratto verso il luogo di origine. 2) Secondo stadio = prolungamento del soggiorno e sviluppo di reti sociali, basate sulla parentela e sulla provenienza, motivate dal bisogno di aiuto reciproco nel nuovo contesto. 3) Terzo stadio = ricongiungimento familiare, coscienza crescente di un insediamento di lungo termine, progressivo orientamento verso la società ricevente, emergere di comunità etniche con le proprie istituzioni. 4) Quarto stadio = insediamento permanente che, in relazione alle politiche pubbliche e ai comportamenti sociali della popolazione nativa, può condurre sia a uno status legale consolidato e d eventualmente all’acquisto della cittadinanza, sia alla marginalizzazione socioeconomica e alla formazione di minoranze etrniche. • Un terzo approccio porta al concetto di “ciclo migratorio” (3 momenti): 1) Marginalità salariale = condizione di lavoro dipendente e inserimento nella classe operaia (lavoratore straniero) 2) Seconda fase = compresa tra i 5 e i 15 anni dal momento dell’arrivo, in cui avvengono nuovi ingressi. Quindi l’immigrazione sviluppa una funzione demografica, compaiono così nuovi attori. 3) Un terzo momento = la popolazione di origine si stabilizza, le parti in causa sono chiamate a sviluppare processi di reciproca coinclusione ( considerare gli altri come elementi significativi dell’ambiente in cui si trovano.) • Anche in quest’ultimo approccio le migrazioni per lavoro rappresentano il momento iniziale, e le donne entrano in scena solo in un secondo momento, in relazione ai ricongiungimenti familiari. - MATRIMONI MISTI: Sono unioni che legano un uomo nativo con una donna straniera e viceversa. Fin dai primi studi, queste unioni sono state viste come il simbolo della fusione tra vecchi residenti e nuovi arrivati. Qualche cautela in più scaturisce nelle analisi più recenti attraverso cui emerge un fenomeno di vendita/acquisto di mogli da un paese più povero. La giovane moglie straniera rischia di collocarsi in una categoria intermedia tra le due figure femminili più diffuse della colf e della prostituta. I matrimoni misti creano ancora oggi una perturbazione dell’ordine sociale, soprattutto quando un uomo straniero sposa una donna nativa. Lo stesso concetto di matrimonio misto ha tuttavia attraversato accentuazioni e versioni differenti. Si parla di matrimonio misto anche nel caso di figli o nipoti di immigrati, in possesso della cittadanza, padroni della lingua e scolarizzati nel paese in cui risiedono. Ovviamente sono oggetto di attenzione perchè sono viste come atipiche Gli studiosi si interessano soprattutto dei matrimoni interetnici, o a mescolanza multipla, in cui la diversità di razza, di religione e di nazionalità si presentano spesso simultaneamente.. Inoltre, è stato notato che la maggior parte di queste unioni riscontra difficoltà e fallimenti. - MATERNITA’ A DISTANZA: Le donne che emigrano per andare a svolgere lavori di cura all’estero devono rinunciare a svolgere direttamente le proprie funzioni materne, affidando i propri figli ad altri e cercando di alleviare al sofferenza della separazione mediante le pratiche della maternità a distanza. Ne deriva il concetto di CARE DRAIN = le risorse di cura vengono sottratte alla famiglia principale (la propria) per offrirle ad una famiglia all’estero, obbligando i figli e il resto della famiglia a fronteggiare le ricadute in termini di CARE SHORTAGE = impoverimento dei dispositivi di accudimento e di cura. - LAVORO MIGRANTE: Il passaggio al lavoro autonomo rappresenta forse, nello scenario delle società sviluppate, la novità di maggiore rilievo nel rapporto tra immigrati ed economia dei paesi riceventi. Il lavoro ricco degli strati professionali privilegiati genera una diffusa domanda di lavoro povero, sia nei servizi alle imprese, sia nelle attività di manutenzione, sia nei servizi alle persone e alle unità familiari quindi questi sistemi economici manifestano l’esigenza di operatori in grado di organizzare il lavoro e di produrre in maniera efficiente i servizi richiesti. La penetrazione degli immigrati in questi ambiti è anche favorita dalla diminuzione di offerta imprenditoriale da parte dei nativi in cerca di occupazioni più sicure, gratificanti e socialmente considerate. Waldinger ha tentato di collegare in modo organico lo sviluppo dell’imprenditoria etnica tramite il modello della Struttura delle Opportunità in cui l’attività economica degli immigrati viene studiata come la conseguenza del perseguimento di opportunità attraverso una mobilitazione di risorse mediate dai reticoli in detrminate condizioni storiche. Le analisi di Waldinger insistono sugli spazi di mercato in cui le imprese etniche si inseriscono, tipicamente il primo mercato si svilupperebbe proprio all’interno della comunità immigrata, ma essendo ristretto vi sarà una successiva spinta verso mercati più aperti. I COSTI DELL’INTRAPRENDENZA 1. Lo Sfruttamento della manodopera femminile → È stato rilevato che mentre l’avvio di attività economiche nelle società riceventi resta largamente un affare maschile, la manodopera familiare non retribuita o sottopagata è molto spesso femminile. 2. Le Condizioni di lavoro → Il funzionamento di settori labour intensive come l’abbigliamento, basato sul decentramento e la lavorazione per conto terzi: lavoro a domicilio illegale, impiego di immigrati irregolari, condizioni di lavoro malsane e utilizzo di minori; 3. Lavoro protratto e problemi familiari → la vita di duro lavoro a cui i lavoratori autonomi immigrati si sottopongono con lunghi orari e lavori molto più duri rispetto agli altri membri della società in cui si sono trasferiti; 4. Costi per la società più ampia → l’intraprendenza degli immigrati comporta poi dei costi per la società più ampia. Basandosi in gran parte su lavoro a basso costo, riproduce forme di sfruttamento che rischiano di abbassare le condizioni di impiego del lavoro anche all’eterno, condiziona l’azione sindacale ed inibisce lo sviluppo di una coscienza di classe. IN ITALIA: Gli immigrati trovano davanti a sé un ambiente istituzionale, economico e culturale, in cui il lavoro autonomo continua ad avere una radicata cittadinanza, tant’è che il robusto insediamento di tanti operatori italiani ha rappresentato in molti modi una barriera all’ingresso di lavoratori autonomi stranieri. In Italia potranno quindi avvenire 4 percorsi: 1. Passaggio dal lavoro dipendente a quello in proprio → grazie all’esperienza acquisita nel medesimo settore attraverso una pratica di lavoro dipendente; 2. Sfruttamento delle risorse personali → e delle buone condizioni di partenza grazie ad esempio da elevati livelli di istruzione o dall’appoggio della famiglia d’origine; 3. Trasformazioni delle economie urbane → come il ritiro di operai autoctoni da certe attività artigianali, o la diversificazione di gusti e delle domande dei consumatori o anche la crescente domanda di servizi da parte delle stesse popolazioni immigrate. TIPOLOGIE DELL’IMPRENDITORIA IMMIGRATA Tendendo a distinguere tra imprese che offrono prodotti e servizi alla popolazione immigrata, da quelle che competono sul mercato più ampio dell’economia locale. Si possono individuare diversi tipi di imprese: • Imprese tipicamente etniche → che rispondono alle esigenze peculiari di una comunità immigrata ormai sufficientemente installata in terra straniera. (prevale il settore dell’alimentazione) • Impresa intermediaria → variante dell’impresa etnica, specializzata nell’offrire alla popolazione immigrata prodotti e servizi non tipicamente etnici ma che necessitano di essere mediati e tradotti come traduzioni, consulenze legali, assistenze per pratiche burocratiche d • i vario genere ecc.; • Impresa etnica allargata → in cui il prodotto offerto risponde alle peculiarità culturali di un gruppo immigrato, ma la clientela è mista, comprendendo sia immigrati che italiani come nei casi di macellerie mini-market che offrono prodotti o inalberano insegne che richiamano il mondo dell’immigrazione; Libro: IL LAVORO SOCIALE CON LE PERSONE IMMIGRATE - I MINORI E I SERVIZI SOCIALI: Un’attenzione specifica è stata posta, anche dal punto di vista giuridico, alla questione di separazione fra coppie miste (diversa cittadinanza), che possono far riferimento ad ordinamenti giuridici diversi. La situazione diventa più complicata quando ci sono i figli, poiché il focus è spostato su un’ulteriore questione la “sottrazione internazionale di minori”. Si prevede un ruolo per l’USSM (ufficio servizio sociale per minorenni, struttura della Giustizia minorile), su richiesta dell’autorità giudiziaria. Per attivare forme di mediazione familiare internazionale, così come colloqui ed indagini, è opportuno valutare la possibilità di avvalersi del servizio sociale internazionale. Per minore straniero non accompagnato (MSNA) si intende un minorenne privo di cittadinanza Ue presente in Italia senza adulti legalmente responsabili. Quindi i Msna devono essere segnalati: 1. alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni; 2. al giudice tutelare per l’avvio della procedura di tutela; 3. alla Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la quale detiene il Sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati; 4. ai servizi sociali del comune di destinazione. Il colloquio con il minore per l’accertamento della storia familiare è ora in capo “al personale qualificato della struttura di prima accoglienza che lo svolge sotto la direzione dei servizi dell’ente locale competente e coadiuvato, ove possibile, da organizzazioni, enti o associazioni con comprovata esperienza nella tutela dei minori”. Anche le indagini famigliari sono in prima istanza di responsabilità dell’ente convenzionato” che ha in carico il minore. Il provvedimento di rimpatrio è in capo al Tribunale dei minorenni. In particolare, all’assistente sociale spetta collaborare alla relazione conclusiva e condurre il colloquio con il minore per ricostruire storia e biografia del minore, insieme al mediatore. Per i minori soli richiedenti asilo, invece, l’identificazione dell’ente locale responsabile è stata negli anni più agevole, perché esistono Sprar dedicati a questo target. La questione della copertura dei costi rimane una preoccupazione per le amministrazioni comunali che devono farsi carico dell’ospitalità del Msna, visto che molto spesso i costi gravano sulle casse dei comuni dove il minore viene trovato, con tardiva partecipazione dello Stato. Il Msna ha diritto ad accedere a misure e prestazioni che garantiscono il superiore interesse del minore: istruzione, assistenza sanitaria, misure che permettono una migliore integrazione nel tessuto sociale (come l’insegnamento della lingua italiana, orientamento e inserimento lavorativo) attraverso la definizione di un progetto individualizzato, condiviso con il minore e rispettoso dei suoi progetti e delle sue competenze, volto alla crescente acquisizione dell’autonomia. La maggior parte dei minori non accompagnati sono prossimi alla maggiore età e ha spesso un progetto migratorio di autonomia. L’accompagnamento deve riuscire a elaborare le esperienze traumatiche con il minore vissute prima della partenza e durante il viaggio, per riallacciare l’identità, ricostruire fiducia e rafforzare le competenze relazionali. I MINORI IRREGOLARI Al di là dello specifico caso dei Msna, è possibile che il welfare intercetti dei minori in famiglie prive di regolare permesso di soggiorno in caso di soggiorno irregolare, il superiore interesse del minore è sempre prevalente. In un certo senso il minore non è mai “irregolare”, perché la sua posizione è specifica. La normativa vigente (art. 19, c.2, lett. a) del Testo unico sull’immigrazione stabilisce l’inespellibilità del minore di 18 anni (salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulsi). La condizione di soggiorno del minore o dei suoi genitori non può comprimere i diritti fondamentali legati alla sua condizione. L’assistente sociale ha un ruolo nel delineare i fattori di inserimento sociale, attaccamento famigliare che potrebbero essere messi a repentaglio da una separazione genitore/figlio e/o da un allontanamento dal contesto di vita. - I RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI: Il ricongiungimento famigliare può segnare una fase molto delicata dell’esperienza di vita delle famiglie immigrate. Il più delle volte esso ha luogo senza un adeguato accompagnamento da parte delle istituzioni, compresi i servizi sociali, che potrebbero contribuire a ridurre le vulnerabilità e favorirne il successo. Si pensi al caso in cui ricongiungimenti sono uomini, o in cui l’inserimento lavorativo delle donne risulti più facile di quello dei mariti: la posizione del male breadwinner (dell’uomo come fonte di sostentamento famigliare) può essere minacciata da ruolo assunto dalle donne lavoratrici. Questo può provocare tensioni nel ménage e manifestazioni di disagio nel partner maschile. Al contempo, anche le donne immigrate possono trovarsi ricoprire un doppio ruolo gravoso nel mercato del lavoro e nella cura familiare. Le tensioni nei processi di congiungimento possono assumere caratteri di devianza. Nel paese d’origine, figli possono condurre una vita normale in una condizione di discreto benessere sociale ed economico e, in alcuni casi, essere “viziati” per colmare la distanza. In questi casi, in emigrazione si verifica una condizione di deprivazione relativa→ cioè una frustrazione derivante dal confronto con il passato o con altri gruppi. Si evince, inoltre, una chiara difficoltà di dare voce al proprio disagio a causa delle limitazioni competenze linguistiche. In altri casi, i figli ricongiunti possono aver subito forme di deprivazione affettiva e aver coltivato un senso di abbandono che può portare a comportamenti aggressivi. Nei fatti, gli assistenti sociali vengono attivati in via emergenziale soltanto quando la situazione degenera in conflitti famigliari aperti o comportamenti considerati ingestibili dalle istituzioni, in primis la scuola. I servizi sono poco capillari e poco efficienti, perché oltre alle funzioni informative non prevedono offerte di orientamento rivolte alle famiglie straniere che decino di ricongiungersi con i propri figli, né sono presenti forme di accoglienza e neppure sostegni all’inserimento scolastico dei minori. - COPPIE MISTE E FIGLI: Si tratta, comunque, di coppie che probabilmente devono affrontare sfide specifiche nella negoziazione delle differenze, sia nel ménage, sia nella genitorialità, superando i rischi di stereotipizzazione reciproca sui modi di fare famiglia e definendo i ruoli di genere, le aspettative culturali e religiose. Fattori di “vulnerabilità” potrebbero risiedere non tanto “nell’interculturalità” della coppia in sé, quanto nel contesto più ampio famigliare e sociale) che potrebbe isolare la coppia per effetto di processi discriminatori o di altri attori di vulnerabilità famigliare, come la differenza d’età fra i coniugi. Abbiamo evidenza che i figli delle coppie miste possono subire processi discriminatori e al contempo vivere una condizione di separatezza che produce distanza sociale dagli altri figli dell’immigrazione. In questa prospettiva il ruolo dell’assistente sociale, e di altre figure professionali del sociale, è quello di minimizzare l’impatto negativo della sottrazione e, dove possibile, nel prevenirla lavorando sul conflitto coniugale, evitando che esso si riversi sulla genitorialità. - LE SECONDE GENERAZIONI: Le migrazioni riguardano spesso, direttamente o indirettamente, persone minorenni. Direttamente, perché queste persone possono affrontare le migrazioni a seguito dei genitori o da sole (minori stranieri non accompagnati). Anche le generazioni seconde terze che non hanno esperito personalmente le migrazioni ma sono nate nel paese di destinazione da genitori immigrati possono trovarsi in posizione vulnerabilità. La vulnerabilità dei minori figli dell’immigrazione si può manifestare sotto diversi aspetti che rischiano di limitare la tutela del minore, come il diritto all’istruzione e il diritto all’unità famigliare. Si tratta di un campo in cui è molto complicato mantenere l’equilibrio fra i rischi dell’oppressione culturale (per esempio, classificare come abusante i maltrattante qualunque comportamento non coerente con gli standard educativi considerati normali nel contesto locale di riferimento) e i rischi di relativismo culturalista assolutorio (per il quale ogni comportamento messo in atto da un membro di una minoranza, anche deviante, può essere giustificato dai codici della “cultura di appartenenza” del soggetto). Pertanto, per evitare di dare un’interpretazione al caso eccessivamente culturalista, la valutazione deve essere sempre fatta sul singolo caso - IL MANDATO: Cos’è il mandato? concetto che contiene quell’insieme di funzioni attribuite, di assegnazione di ruolo, di attese di compito e di competenze assegnate, che dovrebbero orientare e motivare gli interventi degli operatori nei servizi sociali MANDATO ISTITUZIONALE è l'insieme di competenze, contenuti e modalità che il professionista deve tener presente quando eroga un servizio in base alla normativa specifica. MANDATO SOCIALE è l'insieme di indicazioni che la comunità offre, in forma esplicita o implicita, alle istituzioni preposte, a quelle politiche, alla comunità scientifica o a quella professionale. MANDATO PROFESSIONALE indica l'insieme dei principi, dei valori, della metodologia, della deontologia, dei modelli e dei livelli di competenza definiti dalla comunità professionale di riferimento. Sul piano dell’etica professionale, il lavoro con gli utenti stranieri mette in risalto la tensione tra universalismo del mandato professionale e l’orientamento restrittivo del mandato istituzionale. Gli assistenti sociali impiegati nel pubblico non possono realizzare alcuna presa in carico di cittadini stranieri adulti senza regolare permesso di soggiorno. Ai sensi della normativa in vigore l’assistente sociale come pubblico ufficiale non è esente dall’obbligo di denuncia degli stranieri non regolari. La vulnerabilità di molte persone senza regolare permesso di soggiorno non trova alcuna risposta formale da parte del servizio sociale professionale. Questa barriera istituzionale rischia di minare il rapporto fiduciario con gli utenti stranieri e di generare in loro atteggiamenti negativi verso i servizi, da un lato; di indebolire la stessa capacità degli assistenti sociali di cogliere i bisogni emergenti della popolazione straniera - IL LAVORO SOCIALE CON LE PERSONE IMMIGRATE: Per gli operatori sociali “nativi” non sempre formati sulle caratteristiche di questi utenti c’è in gioco il confronto con una maggiore diversità di esperienze di vita. L’assistente sociale si colloca come snodo centrale del sistema di welfare locale italiano: ne derivano diversi regimi di integrazione locale degli immigrati a seconda dell’area regionale considerata. I bisogni di tipo sanitario, educativo, abitativo degli stranieri hanno bisogno di un’unica risposta ed è il possesso di un’occupazione. Per quanto riguarda l’accesso degli stranieri ai servizi socioassistenziali, suoi progetti e delle sue competenze, volto alla crescente acquisizione dell’autonomia. La maggior parte dei minori non accompagnati sono prossimi alla maggiore età e ha spesso un progetto migratorio di autonomia. L’accompagnamento deve riuscire a elaborare le esperienze traumatiche con il minore vissute prima della partenza e durante il viaggio, per riallacciare l’identità, ricostruire fiducia e rafforzare le competenze relazionali. - LA QUESTIONE ABITATIVA: La casa è una questione centrale per le politiche di welfare sociale, ma anche un oggetto di tensioni competitive. Se da un lato l’inclusione abitativa è fonte di “normalizzazione” della presenza degli stranieri e di riappropriazione e di domesticità da parte loro, è anche vero che “l’insediamento di popolazioni migrante produce una trasformazione dei luoghi tanto agli occhi degli immigrati stessi che degli autoctoni”. Gli autoctoni residenti vedono l’insediamento degli stranieri in alcuni spazi abitativi come materializzazione del degrado e della marginalità”. Come ben sappiamo, le politiche pubbliche italiane cercano di facilitare l’acquisto della prima casa, infatti, circa il 20% degli stranieri possiede una casa di proprietà vs 70% degli italiani che possiede una casa di proprietà, mentre, al contrario, è sensibilmente più alta la quota relativa di persone in sistemazioni precarie, o senza fissa dimora. In parallelo, è molto più alta la quota degli stranieri che insiste sul mercato degli affitti, ma anche in questo campo molti studiosi hanno rilevato forme di discriminazione e di “sovraprezzo etnico”. In termini di domanda sociale insoddisfatta, il bisogno abitativo degli stranieri costituisce circa la metà della domanda complessiva. Con il passare degli anni e con l’acquisizione della cittadinanza italiana, può tradursi in una posizione relativamente più forte sul piano della “eleggibilità” per l’edilizia popolare. Altrettanto critiche sono le soluzioni alloggiative di lungo periodo. - GLI OSTACOLI CHE INCONTRANO I MIGRANTI NEL RIVOLGERSI AL SERVIZIO SOCIALE: Si parla di “doppia assenza”: il migrante è invisibile sia nel luogo di destinazione che in quello di origine. Si tratta di una situazione traumatica che genera una crisi dell’auto-rappresentazione individuale, con la perdita o la trasformazione dei legami sociali più significativi. Questo ha implicazioni significative per il lavoro sociale perchè possono sovrapporsi a condizioni di salute psicofisica, di isolamento sociale, di inacessibilità ai diritti. Casi esemplificativi di utenti in situazione di grave emarginazione sono: lo straniero senza dimora, lo straniero in carcere e lo straniero tossicodipendente. - STRANIERI SENZA CASA: Tra gli stranieri sono a rischio di homelessness quanti non hanno un permesso di soggiorno regolare e i diniegati. Diversamente dagli homeless italiani, quelli stranieri cadono in questo stato per colpa di una malattia, di una separazione o della perdita del lavoro stabile. Per quanto riguarda le strategie di intervento dei servizi emerge una maggiore complessità nelle azioni di supporto degli stranieri. Questo dipende non tanto dalle distanze linguistiche o culturali quanto dal peso concomitante di due fattori: la debolezza dei diritti formalmente esigibili, specie tra gli irregolari, e, soprattutto, la multidimensionalità dei fattori critici che spingono le persone a vivere in strada. - STRANIERI IN CARCERE: Gli stranieri vengono denunciati principalmente per reati contro il patrimonio, stupefacenti e reati contro la persona. Le loro incerte prospettive di permanenza in Italia una volta scontata la pena detentiva e la duplice discriminazione a cui sono esposti si traducono in un accesso sottodimensionato alle misure di reintegrazione sociale - STRANIERO TOSSICODIPENDENTE: In molti casi l’esperienza con le sostanze stupefacenti in emigrazione avviene in contiguità fra spaccio e consumo, in soggetti con progetti migratori deboli o infranti. Il consumo si associa alla perdita di riferimenti stabili e all’adesione a cerche amicali legate a culture devianti. - APPROCCIO DELLA COMPETENZA E SENSIBILITA’ CULTURALE Questo approccio mira a fornire agli assistenti sociali competenze professionali per negoziare la diversità culturale e a fornire risposte e servizi adegua a diversi gruppi etnico-culturali e ad altre minoranze stigmatizzate. In tu e le fasi della relazione d’aiuto gli operatori sociali sono invita a saper cogliere, controllare e gestire aspetti come la negoziazione implicita della distanza corporea, l’uso degli sguardi o i significa della comunicazione non verbale, al variare del retroterra culturale, ma anche del genere, dell’età della classe sociale degli utenti stranieri. Quindi la cultura dell’assistente sociale deve essere de-naturalizzata (cioè ricostruita alla luce dei processi che l’hanno determinata). Per analizzare la sensibilità culturale si può fare un’autovalutazione di sé stessi prendendo categorie base: consapevolezza, conoscenza, competenza e risorse. Ne consegue che la dimensione culturale non va enfatizzata oltre misura in quanto si finirà per pensare per gruppi e non per individui. Così gli approcci alla competenza culturale hanno il merito di tematizzare la diversità culturale, ma nella pratica è improbabile che ogni assistente sociale conosca tu i retroterra culturali. Le critiche di questo approccio sono molteplici: - Esiste la possibilità che la competenza culturale favorisca una visione semplicistica della diversità culturale rafforzando gli stereo pi e favorendo pratiche oppressive. Un esempio è il determinismo culturale, per cui si assume che le persone con una stessa origine si compor no in modo prevedibilmente simile negando il principio della necessaria personalizzazione dell’intervento sociale - In secondo luogo, non si può ridurre la domanda di competenza culturale ai curricula dei singoli operatori sociali perchè si rischia di attribuire aspe a ve irrealistiche in capo ai singoli operatori sociali. - I MODELLI (LIBRO DEL LAVORO SOCIALE): 1. MODELLO DELLA COMPETENZA/SENSIBILITA’ CULTURALE: Questo approccio mira a fornire agli assistenti sociali competenze professionali per negoziare la diversità culturale e a fornire risposte e servizi adegua a diversi gruppi etnico-culturali e ad altre minoranze stigmatizzate. In tu e le fasi della relazione d’aiuto gli operatori sociali sono invita a saper cogliere, controllare e gestire aspetti come la negoziazione implicita della distanza corporea, l’uso degli sguardi o i significa della comunicazione non verbale, al variare del retroterra culturale, ma anche del genere, dell’età della classe sociale degli utenti stranieri. Quindi la cultura dell’assistente sociale deve essere de-naturalizzata (cioè ricostruita alla luce dei processi che l’hanno determinata). Per analizzare la sensibilità culturale si può fare un’autovalutazione di sé stessi prendendo categorie base: consapevolezza, conoscenza, competenza e risorse. Ne consegue che la dimensione culturale non va enfatizzata oltre misura in quanto si finirà per pensare per gruppi e non per individui. Così gli approcci alla competenza culturale hanno il merito di tematizzare la diversità culturale, ma nella pratica è improbabile che ogni assistente sociale conosca tu i retroterra culturali. Le critiche di questo approccio sono molteplici: - Esiste la possibilità che la competenza culturale favorisca una visione semplicistica della diversità culturale rafforzando gli stereo pi e favorendo pratiche oppressive. Un esempio è il determinismo culturale, per cui si assume che le persone con una stessa origine si compor no in modo prevedibilmente simile negando il principio della necessaria personalizzazione dell’intervento sociale - In secondo luogo, non si può ridurre la domanda di competenza culturale ai curricula dei singoli operatori sociali perchè si rischia di attribuire aspe a ve irrealistiche in capo ai singoli operatori sociali. 2. MODELLO ANTIDISCRIMINATORIO E LE SUE VARIANTI: Questo principio si basa sulla convinzione che l’assistente sociale debba riconoscere e comprendere le forme di discriminazione e oppressione presenti nella società e debba tentare di porre rimedio nel suo ambito di pertinenza. Gli interventi sociali andrebbero co-costruiti con i potenziali beneficiari, innescando meccanismi di fiducia tra istituzioni e tra pari, così da favorire l’aiuto reciproco e il protagonismo delle comunità coinvolte. Il contributo più significa vo all’approccio an discriminatorio proviene da Lena Dominelli. Secondo quest’autrice la (ri)produzione di meccanismi discriminatori nel lavoro sociale avviene già a par re dall’identificazione di categorie di svantaggio che: 1) Limitano le opportunità dei soggetti etichettati di partecipare effettivamente a pratiche an discriminatorie 2) impediscono di cogliere la dimensione intersezionale di processi discriminatori dove per “intersezionalità” si intende il fa o che le diverse condizioni di vulnerabilità si mescolano per creare specifici profili di svantaggio. Per questo motivo Dominelli preferisce parlare di lavoro sociale non oppressivo, che ha caratteristiche molto più ambiziose: l’assistente sociale dovrebbe adottare un approccio olistico, tenendo in considerazione tu e le dimensioni del vivere sociale. Per costruire forme di intervento non discriminatorio: 1) bisogna conoscere il razzismo, sia implicito che esplicito, e contestualizzare le forme che esso può assumere nelle istituzioni e nella società; 2) riconoscere i meccanismi sociali e istituzionali che legittimano il razzismo e capire l’effe o che esso ha sul lavoro sociale; 3) riflettere tali conoscenze nelle pratiche professionali quo diane. Le discriminazioni possono essere dirette o indirette: nel primo caso la discriminazione colpisce esplicitamente una minoranza, mentre nel secondo finisce per penalizzarla nonostante quello non fosse l’obiettivo dichiarato dell’azione. Inoltre, le discriminazioni possono essere sociali o istituzionali: nel primo caso si tra a di comportamenti messi in a o nelle relazioni interpersonali quo diane. Nel secondo caso, le discriminazioni si riferiscono all’azione portata avanti dalle istituzioni o da pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni. A loro volta, le discriminazioni istituzionali possono essere dire e o indire e: fra le discriminazioni istituzionali dire e abbiamo forme di esclusione esplicita dall’accesso a occupazioni, diri , benefici (come norme e provvedimenti che negano provvidenze come il bonus bebè alle famiglie straniere); fra le seconde abbiamo disposi vi o norma ve apparentemente neutre, che nei fa penalizzano alcuni gruppi rispetto ad altri (esempio: i requisiti di accesso alla cittadinanza e l’orientamento scolastico che tende a indirizzare i minori stranieri verso gli istituti professionali. Infine, bisogna ammettere che l’oggetto della discriminazione è variabile: si può avere discriminazione rispetto all’appartenenza etnico-razziale, ma anche in base al genere, orientamento sessuale, età, religione, disabilità fisica ecc… DISPENSE LA FIGURA DELLO STRANIERO: - SIMMEL: Fa una rappresentazione dello straniero non come problematica sociale bensì come strumento di studio e di analisi delle strutture sociali. Simmel si occupa di studiare tutto l'insieme di azioni sociali che una persona compie messa in relazione con l'"altro", con lo straniero. Fondamentale per la sociologia di Simmel è il concetto di spazio inteso come mezzo di confronto con altre forme sociali per capire meglio il proprio apparato sociale. Non è detto, quindi, che un determinato individuo non possa avere delle affinità con uno straniero, perchè viene da lontano; e viceversa non è detto che un determinato individuo debba necessariamente condividere il modo di pensare o di vivere di un proprio "vicino". Lo straniero per Simmel è un membro di un gruppo sociale, all'interno del quale vive e svolge normalmente la sua attività lavorativa. Non è quindi considerato come un elemento esterno alla struttura sociale, bensì è parte integrante di una società. Inoltre lo straniero "simmeliano" è vicino e lontano allo stesso tempo. E' vicino perché occupa spazi lasciati liberi dalla società ospitante, lontano perché non conosce i modi e i meccanismi di relazione nei rapporti intersociali. Questa ambivalenza che Simmel attribuisce allo straniero, cioè l'essere vicino e lontano, interno ed esterno in una società allo stesso tempo, mette in evidenza la caratteristica più importante della figura dello straniero per Simmel: l'oggettività. Egli è convinto che l'obiettività dello straniero costituisca una peculiarità fondamentale all'interno di una società: gli stranieri, per Simmel, rappresentano i giudici ideali nelle controversie di una comunità, trovandosi all'interno di essa e al contempo non essendo coinvolti in relazioni personali o legami intimi. - UOMO MARGINALE DI PARK: l’ebreo emancipato è stato ed è tuttora l’uomo marginale, ovvero il primo cosmopolita e cittadino del mondo. Egli è per eccellenza lo “straniero”. L’uomo marginale, uscendo dal ghetto in cui viveva in Europa, cerca di trovare un posto in cui vivere in altre città americane. Il conflitto fra due culture è in realtà il conflitto all’interno di un “sè diviso” fra il vecchio e il nuovo sè. L’uomo ‘marginale di Park è colui che sta tra più mondi, e che non ha la possibilità di integrarsi pienamente in alcuno. E’ uomo interiormente e socialmente diviso. Il suo tratto distintivo è il disagio, l’instabilità psicologica, l’essere sempre ‘altrove’ rispetto a ciò che vive e osserva nel quotidiano. L’ambito dell’uomo ‘marginale’ è la metropoli, il luogo per eccellenza dell’incontro tra culture. Disposizione alla crisi di identità dell’’uomo marginale’: forte capacità critica, ma anche tensioni emotive troppo forti, che gli impediscono di conquistare un ‘sé unitario’. - CICLO DELLE RELAZIONI ETNICHE: L’interesse dello studio sul «ciclo delle relazioni etniche» di Park è nel processo che descrive Un processo: ❖ Progressivo e irreversibile ❖ Unilineare ❖ Unidirezionale ❖ Che individua 4 tappe e ognuna rappresenta un progresso in rapporto alla precedente: 1. Competizione o rivalità, un’interazione caratterizzata dall’assenza di contatto sociale tra gli individui. Le relazioni sono ridotte a una coesistenza basata sui rapporti economici 2. Conflitto, quando si mettono a confronto popolazioni differenti. Il conflitto manifesta una presa di coscienza da parte degli individui della rivalità a cui sono soggetti. 3. L’adattamento rappresenta lo sforzo che devono fare gli individui e i gruppi per adattarsi alle situazioni sociali create dalla rivalità e dal conflitto 4. L’assimilazione, tappa nella quale si stemperano le differenze tra i gruppi e si mescolano i rispettivi valori - IL MODELLO ASSIMILAZIONISTICO: L’assimilazione è un processo di fusione nel quale persone e gruppo acquisiscono memorie, sentimenti e modi di pensare di altre persone o gruppi e si fondono con loro in una vita culturale comune. Nell’assimilazione il processo è tipicamente inconscio; la persona viene associata alla vita comune del gruppo prima ancora di esserne consapevole. Come il contratto sociale promuove l’interazione, l’assimilazione ne è il prodotto finale. All’unione profonda dei membri del gruppo è indispensabile un linguaggio comune; la sua assenza costituisce un ostacolo insormontabile per l’assimilazione. Nel corso deli anni Trenta, in seguito a numerosi studi empirici realizzati a Chicago Park tempera sua visione ottimistica. Nel 1937 Park apporterà una modifica alla sua teoria sul ciclo delle relazioni etniche, in particolare sull’assimilazione. Questo non si risolve sistematicamente con l’ottimistica assimilazione degli immigrati, ma può prendere altre forme - un’assimilazione completa - L’elaborazione di un sistema di caste - La persistenza di una minoranza etnica - IBRIDO/IBRIDISMO CULTURALE: un tipo di uomo che: - vive all’interno di una vita culturale e della tradizione di due popoli diversi e ad essa partecipa intimamente, - che non arriva mai a rompere con il proprio passato - che non è mai completamente accettato a causa dei pregiudizi razziali egli è l’uomo che vive sul confine di due culture e di due società, che non si sono mai completamente fuse e interpenetrate.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved