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Domande frequenti e risposte sintetiche di Letteratura Comparata (6cfu), Schemi e mappe concettuali di Letteratura

Domande e risposte per l'esame da 6cfu di letteratura comparata. Sono abbastanza esaustive ma consiglio sempre di integrarle con i manuali.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 09/05/2022

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Scarica Domande frequenti e risposte sintetiche di Letteratura Comparata (6cfu) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura solo su Docsity! Domande lett. Comparata: 1. Formalismo (slovskij, steiner e propp) - Il formalismo russo è un'influente scuola di critica letteraria che si sviluppa tra il 1914 e il 1915 nell'Impero russo. Uno tra i più importanti concetti sviluppati fu la Morfologia della fiaba ad opera di Vladimir Propp nel 1928. Viene riproposta la scissione tra fabula e intreccio, la prima caratterizzata da una disposizione naturale e logica degli elementi, il secondo svolto a discrezione dello scrittore. Nasce così il concetto di funzione relativa ai personaggi. Propp studia e analizza circa 400 fiabe di magia russe, chiarendo come la funzione all'interno della vicenda prescinde dal personaggio e come l'azione abbia una collocazione nella vicenda narrata. Ne deduciamo che la funzione è l'operato di un personaggio determinato dallo scrittore. Si possono quindi distinguere gli elementi variabili, come le caratteristiche fisiche e psicologiche, e gli invariabili, ovvero la funzione stessa del personaggio in questione. Propp individua 31 funzioni vincolate però da un numero circoscritto di testi appartenenti alla stessa area. I principali esponenti sono quindi Jakobson, Propp, Steiner e Slovskij. 2. Il canone - è uno strumento dell’analisi letteraria e della riflessione su “che cos’è la letteratura”. Il termine canone veniva da una parola greca “canon” che indicava unità di misura indispensabile per la valutazione. Nel nostro caso sta a significare anche un corpus di scritti o di altri testi che siano stati riconosciuti come autorevoli e da considerarsi come modelli. il canone è un insieme di testi di autori, individuati come modelli di una letteratura ma anche di una cultura nazionale poiché esiste sia un canone nazionale che un canone europeo. Per indicare un autore canonico si utilizza il termine classico che fa riferimento, non solo ai classici greci e latini, ma anche a opere della modernità e della vicinissima contemporaneità, che però sono abbastanza noti e ritenuti eccellenti rispetto a diversi parametri. I canoni sono legati al tempo in cui sono stati codificati, in cui sono stati determinati. Le istituzioni, in primis i critici letterari hanno stabilito quali sono gli autori fondamentali di una letteratura. la nozione di canone è una nozione storica poiché ci sono state epoche in cui gli autori che oggi sono classici non lo erano o viceversa. Nel Novecento il canone è stato al centro di dibattiti soprattutto negli Stati Uniti e in Germania e ha assunto tre significati: Criterio o norme di valutazione critica dotati di valore esemplare e tendenzialmente universale. Vengono elencati quegli elementi, utilizzabili come metro di misura.; Una lista delle opere di un singolo autore: gerarchia all’interno della produzione di un autore, oppure, senza fare una gerarchia si stabilisce il corpus delle opere di quello scrittore e quello è il suo canone.; Una lista di testi culturalmente centrali e fondanti in una determinata società e tradizione letteraria, considerati come modelli da seguire e da imitare: i classici. I due campi semantici principali, oltre a quello letterario, sono quello religioso e la legislazione, Quindi canone giuridico e canone delle scritture. Foucault ci dice che tutte queste strutture rigide (come il canone) create da una cultura, sono sistemi di controllo. Di fronte a tante tipologie di testi, di generi letterari, si sono fatte delle scelte: alcuni autori sono stati tramandati, altri sono stati dimenticati. Il canone ha una sua utilità, non va preso però regola ma come uno strumento per scegliere. Il punto è quando il canone diventa una categoria di controllo che pretende di sopprimere la differenza perché se il canone sopprime la differenza diventa un canone astratto, sterile e soprattutto ripetitivo, non al passo con i tempi, e a tratti antidemocratica. 3. Strutturalismo - Jakobson viene considerato il padre fondatore dello strutturalismo. si diffonde negli Stati Uniti e nei paesi dell’Europa occidentale influenzando diversi campi di studio, come l’antropologia culturale. Jakobson si dedicò alle tesi del 29 e al linguaggio poetico, in un famoso saggio “linguistica e poetica”, presentato durante un convegno sui problemi dello stile tenutosi negli stati uniti nel 58. evento fondamentale per lo strutturalismo, dato che portò lo strutturalismo negli Stati Uniti. Fine anni 50 e per Jakobson significa che non è più possibile per il linguista eludere la funzione poetica del linguaggio, ovvero la specificità della lingua poetica all’interno di tutta la lingua in generale, e non è più possibile per uno studioso di letteratura essere estraneo agli apporti della linguistica. da questo connubio tra studiosi di letteratura e studiosi di linguistica in figure come Roman Jakobson si realizza una critica letteraria nuova. Quindi lo strutturalismo è una Teoria e metodologia affermatesi in varie scienze dal primo Novecento, fondate sul presupposto che ogni oggetto di studio costituisce una struttura, costituisce cioè un insieme organico e globale i cui elementi non hanno valore funzionale autonomo ma lo assumono nelle relazioni oppositive e distintive di ciascun elemento rispetto a tutti gli altri dell’insieme. Strauss, un antropologo, si proponeva di studiare le invarianti che costituiscono le strutture di base di ogni esperienza e conoscenza umana. In pratica prende lo schema degli strutturalisti (idea di struttura, di funzione ecc..) e lo sposta nel contesto che interessa l’antropologo cioè la comunità umana, quindi studia quelle che Propp chiamava funzioni narrative, lui studierà delle funzioni all’interno dei comportamenti umani e per far ciò Claude Strauss fonda il suo sistema di pensiero sullo strutturalismo linguistico. Anche gli studiosi strutturalisti e semiologici di Roland Bartes (massimo esponente della scuola critica francese) partono da qui. 4. post-strutturalismo - Il prefisso "post", che distingue questa corrente filosofica dallo strutturalismo, non va tuttavia interpretato come il segnale di una contrapposizione; piuttosto che opporsi agli esiti della riflessione strutturalista, infatti, questi pensatori hanno spinto alle estreme conseguenze i concetti e le modalità di svolgimento che le erano propri, fino a dissolverli. La scuola di Bachtin (vedi il formalismo russo) è probabilmente la prima delle teorie moderne a rifiutare la nozione saussuriana di linguaggio. Un approccio post-strutturalista sostiene che per comprendere un oggetto (ad es. Un testo), è necessario studiare sia l’oggetto stesso che i sistemi di conoscenza che hanno prodotto l’oggetto. Essa insiste nel dire che ogni espressione linguistica deve essere considerata nel suo contesto sociale, perché ogni singola parola dialoga col suo contesto (sia linguistico che sociale) e assume, quindi, un significato diverso a seconda di dove si trova. Roland Barthes Se prima egli credeva che lo strutturalismo fosse capace di spiegare ogni tipo di sistema umano, ad un certo punto si è reso conto conto che ogni cosa, dunque anche ogni linguaggio, dovrebbe essere spiegabile. ciò significa che quando si legge come critici non si può mai uscire fuori dal discorso e adottare una posizione invulnerabile. Ogni tipo di discorso, compresi quelli di investigazione critica, sono allo stesso modo finti, non-veritieri. il post-strutturalismo sostiene che la conoscenza fondante sulla pura esperienza (fenomenologia) o sulle strutture sistematiche (strutturalismo) è impossibile. Questa impossibilità non era intesa come un fallimento o una perdita, ma piuttosto come una causa per “celebrazione e liberazione”. Quindi, in generale, bisogna considerare il post-strutturalismo come una fase critica usata per storicizzare il mutato orientamento di pratiche e teorie critiche (semiotica, ricezione, psicanalitiche, femministe ecc) coesistenti sulla scena dei discorsi teorici del periodo. (il post-strutturalismo appare intorno agli anni ’70) 5. Antropologia e letteratura. - Antropologia e letteratura. Oggetto è l’uomo inteso nella sua completezza culturale. Antropologia: attitudine metalinguistica o euristica che si occupa di popolazione, cultura, civiltà, pratiche rituali e usanze che riguardano l’essere umano. È aiutata dall’etnografia. Letteratura: pronto dell’arte verbale umana nel suo complesso o nelle sue delimitazioni linguistiche, spaziali, temporali. Esercizio interpretativo attraverso la filologia o la critica letteraria. Entrambe le discipline hanno un punto di unione, sia nell’oggetto che è l’essere umano, sia nella modalità con cui l’oggetto viene indagato ovvero attraverso la scrittura. Lo studio sulle intersezioni disciplinari tra antropologica e letteratura è relativamente recente. ciò che studia l’antropologia sua forma e il suo contenuto, ovvero il suo aspetto di tipo tematico, Ma è il suo aspetto formale che c’è lo fa distinguere da altri testi. Genette, sempre sulla nozione di genere dice che il genere non è una nozione fissa ma è una forma che muta. Introduce l’idea di variazione del genere letterario che fa si che non possa essere fato coincidere con un testo specifico, quindi un testo può appartenere a più generi o nascono nuovi generi per ibridazione (es con Cervantes nasce un genere ibrido). Quindi nel 900 si inizia a ragionare sempre di più sul carattere metamorfico dei generi letterari che assorbono in continuazione elementi esterni e dunque variano il loro aspetto e la loro formulazione. Non è possibile recuperare la vera dimensione originaria in cui si è formato un genere letterario, la stessa idea di autore comincia ad essere messa in discussione perché in passato il produttore del testo, che rientra in un certo genere letterario, aveva una credibilità maggiore rispetto al lettore perché portatore di un punto di vista che guida l’interpretazione del testo. 10. translation studies e come sono collegati con l'imagologia. - Il rapporto tra traduzione ed imagologia e quindi il desiderio di comparatistica deriva dalla natura ibrida del testo tradotto, visto come espressioni di voci molteplici (autore, traduttore, editore). Nel momento il cui il testo tradotto entra in un contesto nuovo, in cui il lettore incontra una ricodificazione sul piano estetico e linguistico della traduzione, significa investire quest’ultima di una portata ermeneutica che va oltre la trasposizione interlinguistica, iscrivendo questa pratica in una dimensione conoscitiva, nella quale il trasportare parole da una lingua all’altra assume la dimensione di un’attività complessa, che cerca di creare un ponte tra universi culturali diversi. Per mettere in relazione la pratica traduttiva e l’imagologia, dobbiamo considerare che l’analisi delle immagini dell’Altro, al quale rinvia ogni pratica imagologica, gioca un ruolo importante nei processi traduttivi, quando un traduttore traduce un testo di un poeta lontano dalla propria tradizione. il traduttore è responsabile, traducendo, dell’immagine che il lettore avrà del testo, l’immagine che arriverà di quel poeta, di quella cultura, di quei codici che incarna il testo sarà unicamente veicolata dal traduttore che cercherà nella propria cultura un compromesso e dei punti di riferimento oppure inventarsi qualcosa. Per Dyserinck le pratiche di imagebildung, che presiedono alla formazione delle immagini, esercitano un ruolo fondamentale sulle scelte interne alla traduzione. Il traduttore deve inventare delle immagini se non trova un corrispondente diretto. Accade spesso che autori e testi vengano tradotti in funzione dell’immaginario che di essi si ha nella cultura di arrivo, così come può avvenire il contrario. L’azione che l’immagine dell’Altro esercita sulla pratica traduttiva condiziona tale processo in tutte le sue fasi: Precedentemente al processo traduttivo: fattori come l'immaginario d'attesa del pubblico verso il quale si traduce possono esercitare condizionamenti sull'editore o sul traduttore per quanto riguarda la scelta del testo da tradurre. L'immagine dell'Altro condiziona, in tal senso, l'atto di tradurre ancor prima che questo abbia inizio Durante il processo traduttivo: ossia nello svolgersi del processo interpretativo durante l'attività di traduzione. In questa fase ogni scelta presa dal traduttore avrà conseguenze dirette sul prodotto finito. Il testo viene inquadrato in un vero e proprio processo di significazione in cui l'immagine dell'Altro nella mente del traduttore può influenzare il testo tradotto. Durante il processo di ricezione del testo tradotto: l'efficacia di una determinata traduzione è spesso vincolata alla rispondenza delle immagini che veicola con quelle radicate e attese nell'immaginario del pubblico di lettori. Immagini ben sedimentate, stereotipi e clichés agiscono attivamente sulle dinamiche della ricezione, condizionando ad esempio l'accoglienza che il testo avrà presso il grande pubblico. lo studio delle immagini dell'altro nelle traduzioni letterarie non è, come sostiene Wellek, una pratica eminentemente sociologica, ma anzi carica l'indagine testuale di una portata ermeneutica che va oltre l'analisi dei semplici processi traspositivi, e che ricolloca il testo tradotto nella sua dimensione diacronica. 11. Imagologia - L’Imagologia è un campo di studi relativamente recente, significa discorso sull’immagine e tratta la questione della differenza culturale. La scuola di imagologia che conosciamo oggi si sviluppa negli anni ’60 in due centri particolari della comparatistica europea, ovvero la Francia con l’Accademia Francese, dove la letteratura comparata è nata nel secondo ‘800 e l’area Belga. I due iniziatori dell’imagologia sono Hugo Dysernik e Daniel Henri Pageaux. L’imagologia come analisi dell’altro, si è affermata nel secondo ‘900, conobbe diverse resistenze che ebbero origine nella critica di Renè Wellek negli anni ’60, nel quale definisce lo studio delle immagini letterarie una forma di sociologia, estranea ad una prospettiva ermeneutica esclusivamente intratestuale. Joep Leerssen, risponde a Wellek segnalando il valore intrinseco dell’imagologia, grazie al quale è possibile comprendere nel testo le dinamiche discorsive di rappresentazione sociale, ma anche la sua utilità nel considerare il testo nella sua dimensione diacronica. L’imagologia per Pageaux deve partire dal testo letterario per arrivare a toccare la sfera dell’immaginario individuale e collettivo. Il poeta che ci consegna il testo letterario, pubblicato secoli prima, traduce nella parola letteraria un immaginario individuale e collettivo che è incomprensibile al di fuori della sua epoca. Roland Barthes sosteneva che ogni significato, prodotto ed espresso attraverso codici di rappresentazione, sia il prodotto di un processo di significazione della realtà, ovvero espressione di un’immagine attraverso la quale si manifesta un immaginario, una visione soggettiva e parziale della realtà. Le immagini non sarebbero altro che i contenitori di questi significati. 12. critica stilistica - Ci sono dei punti che permettono di connettere formalismo e strutturalismo alla critica stilistica, i punti di riferimento sono vari ma alla base vediamo sempre l’elaborazione di Sussure ovvero differenza tra langue e parole (cioè lingua storicamente data e stile individuale, lingua dell’individuo). In questo caso non tanto lingua ma vero e proprio stile individuale che ovviamente si manifesta attraverso il gioco della lingua. La figura centrale è Karl Vossler (1872-1949), filosofo tedesco ed esponente di spicco della scuola idealistica tedesca che partiva dagli studi stilistici di Begli allievo di Sussure. Vosler studia in particolare le forme dello stile individuale di uno scrittore in rapporto alle possibilità espressive offerte dalla sua lingua, che non sono infinite, e sulle quali si basa l’individuazione di uno stile individuale. Il proposito di Vossler era individuare il modo in cui lo scrittore forgi il proprio stile, sempre nell’ ambito di una lingua storicamente data. un’altra impostante figura della critica stilistica è Leo Spitzer, l’esponente più importante del 900, molto importanti i suoi studi sullo stile del 1928, che poggiavano proprio sulle considerazioni di Vossler. Vossler si mantenne su un piano più teorico mentre Spitzer su un piano più pratico, dedicandosi ad autori specifici individuandone lo stile dominante e che li caratterizzava. Spitzer indico come linea di sviluppo del suo pensiero critico quella che parte dal formalismo russo e arriva fino al New criticism americano. Il New criticism americano è successivo al formalismo russo ma è posto su un asse di continuità con esso al cui centro poniamo la stilistica tedesca. Tutti hanno in comune una tensione particolare alla lingua e allo stile dell’autore ecco perché anche Croce va inserito in questa idea di letteratura. Cos’è la critica stilistica? la stilistica, ossia la scissione dell’elemento linguistico dall’opera d’arte, debba sparire, risolvendosi nell’ analisi dell’opera stessa. La critica di Spitzer, al contrario di Vossler, si concentra sullo stile di un singolo autore, Cerca di individuare quello che lui definisce “il nucleo spirituale intorno al quale si condensano particolari forme semantiche in quanto attuazione indivia e della langue, lingua storicamente determinata. Ogni stile è diverso dall’altro in virtù di specialità linguistiche che Spitzer definisce spie linguistiche, mediante la loro ricorrenza in specifici punti del testo. 13. critica femminista (Virginia Woolf, Simone de beauvoir) - Abbiamo sicuramente notato durante il percorso di studi (della scuola) c’è una grossa mancanza di letteratura femminile nel canone. Nel 1949 Simone De Beauvoir pubblicò Il secondo sesso, dove vi è la famosa frase “donna non si nasce, lo si diventa”, che costituì subito lo slogan per l’emancipazione femminile e cioè del femminismo. La frase “stanza tutta per sé”, fa parte invece del titolo dell’opera di Virginia Woolf A room of One’s Own, che è diventata il simbolo dell’aspirazione della donna anche alla creazione letteraria e artistica. Questa rivendcazione, va di pari passo con la protesta contro l’autorità, il potere sessuale ed economico dell’uomo, e la richiesta dell’uguaglianza fra i sessi. In questi anni il femminismo non si concentrerà più solo solo sulla critica nei confronti della parità tra i sessi, ma il movimento femminista voleva inventare qualcosa di nuovo, smarcandosi dal marxismo e dall’antiautoritarismo tipico dei movimenti studenteschi. Dopo gli anni 70 lo scenario che segue la fase storica delle teorie femministe, precedente al post-strutturalismo, appare più complesso ed esteso. vi è stato un forte dibattito nei confronti della psicanalisi. ora come ora non si contano solo i movimenti femministi ma si parla di teorie femministe e di critica di genere. la svolta più importante consiste nel rovesciamento di senso dell'alterità, che non sarà indicata in quanto luogo di mistificazione e discriminazione, ma diventerà il luogo dell'autocoscienza e della possibilità di definizione di una specificità femminile e della specificità dei generi sessuali. 14. critica biografica - Con il tempo, l’interesse che il pubblico ha avuto per la vita dell’artista ha subito diverse fasi, in alcuni casi il nome dell’autore non interessava, in altri portava l’opera in primo piano. Ci sono autori che costruiscono consapevolmente le proprie opere tramite un intreccio di vita e di lettere, si tratta di personaggi autori che rendevano letterarua la propria biografia. Non è però la biografia reale a interessare lo studioso di letteratura, ma la leggenda biografica ideale amata dal pubblico e tenuta presente da questi autori nella composizione delle proprie opere. La personalità dello scrittore e qualsiasi elemento della sua vita quotidiana e della sua biografia hanno rilevanza per gli studi letterari soltanto se sono diventati materiali da costruzione di un'opera, rivestendo così una specifica funzione letteraria. 15. critica militante - La definizione di militante ci dice: “Impegnato in una partecipazione attiva e costante, nell'ambito di funzioni o rapporti d'ordine culturale, politico o religioso.” dalla definizione, pertanto, si possono desumere alcuni concetti fondamentali di questa critica ovvero: il concetto di militanza come partecipazione e impegno; quello del rapporto con la contemporaneità; lo status di opposizione nei confronti della critica accademica. Renato Serra precisava già nelle sue Lettere che molti critici sono, o sono stati, contemporaneamente accademici e militanti in modo non episodico. tuttavia, il motivo della distinzione è da ritrovarsi nella storia: gli antecedenti della critica militante si contano presso quei letterati che nell'epoca in cui si sono formati i presupposti dell'estetica l'hanno praticata quasi come attività effimera. tuttavia, è solo dai primi del 900 che la critica militante ha assunto un carattere fortemente distintivo che ancora adesso funziona in quanto etichetta peculiare. la versatile attività critica di Croce (militante per antonomasia) ci può servire per illustrare le diverse forme della critica militante: la recensione, l'articolo, ma soprattutto il saggio. questo non vuol dire che la saggistica sia tutta di carattere militante, ma è soprattutto l'affinità del tono libero e creativo a servire come termini di aggregazione. i confini della critica militante non sono così delimitabili, come pure non si può facilmente fare una storia della politica militante, poiché qquest'ultimaè una storia di autori, di riviste, delle poetiche e dei movimenti letterari. In conclusione, La critica militantetratta tematiche e autori contemporanei. I critici militanti esprimono giudizi a caldo su opere nuove con articoli e saggi in riviste e giornali, e partecipando attivamente alla vita artistica e letteraria di un paese, anche schierandosi a favore di gruppi e correnti al fine di favorirne l'affermazione. 16. l'autobiografismo/ genere autobiografico - gli studi critici sull’autobiografia hanno portato alla pubblicazione di volumi che affrontano la storia del genere autobiografico. in questi stessi libri non si tace però una difficoltà che gli studiosi devono affrontare passando dall'analisi storica alla teoria di questo genere. Jolles nella sua indagine processo costante attraverso il quale riconduce le modalità di relazione con le grandi malattie ad una serie di discorsi anche sociali, che la portano a ragionare su un’epoca in cui si consolida la borghesia e il capitalismo industriale. Cerca di studiare le relazioni e i rapporti tra dei soggetti con le classi sociali e l’uso delle metafore ha un particolare rilievo perché nel suo saggio “malattia e metafore“inizia a studiare la tubercolosi e associa la malattia a un processo di mobilitazione della classe media. Tubercolosi e cancro sono malattie legate all’identità dell’individuo e anche a una sorta di immaginario che si è costruito nel corso dei secoli. Lei ripercorre i vari casi con cui l’immaginario ha associato la malattia, studia dunque anche il processo di romantizazzione della malattia, che avviene tra fine 700 e tutto il corso dell’800. Sontag ci dice che la tubercolosi era considerata la malattia degli individui ipersensibili, privi di talento e passionali quindi studia la narrativizzazione della malattia tanto da rivendicarne un’identità sociale precisa. Concezione che ritroviamo anche all’interno del discorso sul cancro anche se invertita: il malato di tubercolosi era lo spirito eletto, l’artista, mentre il malato di cancro corrisponde nella narrazione della malattia a una tipologia di rinunciatario rispetto alla vita, Riflette inoltre sulla vergogna del malato, un discorso sociale e sociopolitico in cui si muovono le metafore. Tutto questo si risente nella sua opera del 1988 “l’AIDS e le sue metafore”. Nel momento in cui arriva questa malattia comincia a ragionare sulla nuova epidemia. Quindi avviene uno spostamento dalla dimensione dell’individuo a quella della collettività. L’AIDS viene percepito e l’autrice discute a lungo nominandolo come invasore, quindi la metafora bellica diventa imperante, come se fosse un corpo estraneo che lo divora dall’interno. Si schiera dunque contro le metafore tradizionali belliche ma anche contro quelle cliniche, la metafora però non deve essere intesa come figura retorica. Infatti, all’inizio del suo libro “malattia e metafore” chiama in causa Aristotele e dice che lei con metafora intende proprio quello che intendeva Aristotele nella sua poetica ovvero: trasferire su un oggetto il nome che è proprio di un altro. La medicina narrativa raggruppa quei principi che possono entrare a far parte del bagaglio medico attraverso l’intervento sul piano della formazione universitaria di strumenti letterari. Rita Charon fu la prima a fondare la prima cattedra di narrative medicine, e il primo percorso accademico interamente dedicato a questo approccio interdisciplinare. Ci sono dati che attribuiscono alterazioni significative nell’organismo in presenza di una reazione emotiva e simbolica all’esperienza di malattia. Affinché tale risposta sia produttiva, essa deve basarsi su un’assegnazione di senso che sia accettata dal paziente in linea con il suo sistema di valori e convinzioni. Anche in medicina la funzione degli strumenti narrativi, sia cognitivi che critici, non è affatto da ritenere ornamentale, ma va intesa come finalizzata a potenziare e rendere più efficace la pratica medica. 22. traduzione e transmedialità - La traduzione ci costringe a interrogarci profondamente sul codice della lingua dell’autore e sul modo di ricodificare questo codice nella lingua di arrivo. Si deve quindi fare uno sforzo di comprensione del testo d’origine, decodificarlo e ricodificarlo nella nostra lingua in modo tale che il risultato finale sia degno dell’originale. Bisogna mettere a fuoco sia il codice linguistico che culturale di partenza per riuscire a ricodificare il testo nella cultura d’arrivo; ecco perché di decennio in decennio si ripropongono traduzioni nuove degli autori. la conoscenza della letteratura passa anche attraverso la traduzione dal momento che non possediamo la conoscenza di tutte quante le lingue del mondo in cui si sono espressi i principali autori. Quello che accade nella traduzione letteraria un fenomeno molto interessante, avviene una sorta di ricodificazione nella lingua di arrivo e nella cultura di arrivo di un testo di un’altra lingua e cultura che si esprime secondo parametri specifici che devono essere codificati e ricodificati dal traduttore secondo questo processo che è estremamente creativo, che non si riduce semplicemente ad un processo di imitazione del testo originale, La capacità di un buon traduttore sta nel passare da un codice all’altro ricostruendo nella lingua di arrivo la dimensione estetica del testo di partenza. Anche questo è un problema di critica letteraria poiché la traduzione è un processo non è un prodotto. il traduttore deve essere in grado di ricostruire l’arbitrarietà del segno non alle condizioni del sistema della lingua di partenza ma del sistema della lingua d’arrivo. Tradurre significa trasferire, portare oltre. Jakobson propose nel 1959 la distinzione di 3 modi centrali del tradurre: Traduzione endolinguistica: All’interno della lingua, sono delle riformulazioni di un testo. Rientrano quindi le parafrasi, le riduzioni (semplificazioni) dei testi per l’infanzia, i riassunti ecc. Traduzione interlinguistica: comunemente tra lingue diverse, consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di un’altra lingua. Traduzione intersemiotica: interpretazione dei segni linguistici per mezzo di sistemi di segni non linguistici, ad esempio il passaggio da romanzo a film oppure opera teatrale, che implica un cambiamento di codici e di linguaggi. 23. opera - L'opera letteraria è intesa come quell'opera d'arte che viene presentata in forma scritta, non in forma grafica o corporale. Un elemento centrale per l'opera letteraria è la narrazione di un fatto, evento, serie di eventi, sentimenti, idee o semplicemente un'espressione artistica su situazioni diverse. Il contributo dei formalisti configura una costellazione di problemi, di nuclei teorici fondamentali affermati sia nelle dichiarazioni programmatiche sia nella prassi critica. Molti di questi nuclei si sono radicati nella teoria letteraria novecentesca, soprattutto grazie all’apporto dello strutturalismo. Il primo nucleo teorico è l’autonomia del testo. I formalisti escludono tutto ciò che eccede la composizione interna dell’opera d’arte verbale, e puntano piuttosto ai procedimenti dell’autore per poter produrre una determinata opera. Possiamo distinguere tre fondamentali tipi di opera/testo letterario: quello di narrativa (in prosa), quello di poesia (in versi), quello teatrale (destinato ad essere recitato in teatro). I quali a loro volta possono essere suddivisi in vari generi. 24. la retorica - all'interno della retorica vanno distinti due aspetti: la teoria e la prassi. questa disciplina nasce nel quinto secolo a.C. E la sua prima codificazione è ad opera di Aristotele. l'oggetto della retorica è il discorso pubblico di un oratore che mira a persuadere un uditorio mediante l'argomentazione e le sue relative tecniche; quindi, i tre elementi della retorica sono: oratore, discorso, uditorio. tra i due elementi che costruiscono retorica l'uditorio è sicuramente l'elemento fondamentale, poiché in ogni enunciazione l'ascoltatore svolge un ruolo attivo, egli ti determina forma e intensità del discorso. questa prospettiva viene affermata da Benviste e Batchin, i quali rimontano la prospettiva aristotelica secondo cui il discorso è diretto all'interlocutore. nella prassi ateniese esistono tre tipi di uditorio, e quindi tre generi della retorica: 1. Ascoltatore deliberativo: è il membro di un'assemblea politica. l'oratore consiglia ciò che è utile o meno. 2. ascoltatore giudiziario: è il componente di una giuria, mira a ciò che è giusto o meno. 3. ascoltatore Epidittico: deve valutare le doti espressive e stilistiche dell'oratore. attira l'attenzione su ciò che è nobile o meno. Inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio, sono Le 5 parti dell'arte del dire che rinviano ad altrettante capacità richieste dall'oratore. Inventio e dispotio concernono la progettazione del discorso e l'assetto dei suoi contenuti in una collocazione e in un ordine efficaci. Elocutio è la messa in forma stilistica e l'approntamento di tutte le strategie e opzioni espressive adatte all'uditorio e consone al tema, in variabile equilibrio tra la chiarezza e l'ornamento del linguaggio da un lato, e la loro regolata violazione dall'altro. La memoria allestisce le tecniche per fissare nel pensiero in modo visibile e ordinato. L’actio tratta della maniera opportuna di usare la voce, i gesti, la postura del corpo, e tutti gli aspetti attinenti alla performance pubblica in cui il discorso viene pronunciato. 25. critica psicoanalitica - A differenza della critica stilistica, la critica psicanalitica consiste in un approccio al testo che è abbastanza nuovo. Il fondatore della critica psicoanalitica è Sigmund Freud (1856-1939), che nasce dal connubio tra letteratura e psicanalisi. Freud era un medico, ma era molto attratto dalla fantasia poetica e da come funzionano i sogni. Questo lo portò a trovare delle corrispondenze tra il modo di funzionare della fantasia dell’artista ecc...e il modo di funzionare della nostra fantasia nel mondo dei sogni. Nell’interpretazione dei sogni e nel sogno fede coniò il concetto di lavoro onirico, che è un processo che avviene nella nostra mente mediante il quale il contenuto latente del sogno viene trasformato in contenuto esplicito cioè in contenuto manifesto ed è ciò che noi ricordiamo del sogno (immagini, ambientazioni e persone). Per mezzo di questa rielaborazione psichica e questo lavoro critico i significati psicologici del sogno vengono sublimati. Nel testo “il poeta e la fantasia” Freud traccia un parallelismo tra l’attività creativa del poeta e quella del bambino, dove secondo Freud vi è una somiglianza che riguarda l’attività fantastica del poeta, come egli vive questa attività, che viene paragonata a come un bambino vive il suo gioco. Tanto il poeta quanto i bambini giocano e creano qualcosa che non esisteva, perché hanno bisogno di farlo. L’attività poetica diventa una grande forza per rielaborare la realtà. La capacità dell’artista di liberare qualcosa di psichicamente profonde serve anche a noi per liberarlo a nostra volta, guardando le creazioni dell’artista o leggendole. Ci sono due tendenze della critica psicoanalitica: Un approccio biografistico: in cui abbiamo un lavoro da parte del critico che si concentra sull’analisi delle opere a partire dalla biografia dell’autore. un approccio formalistico: il critico si concentra sull’analisi dei meccanismi tipici dei processi onirici e psichici e su come essi vengano resi nella dimensione linguistica e narrativa. 26. marxismo - I fondamenti della teoria letteraria e critica marxiste partono dalle idee di Marx ed Engels. La critica marxista, almeno agli esordi e nel suo apogeo, e per definizione una critica eteronoma, strumentale e mai disinteressata: non è interessata ad emettere un giudizio estetico, ma sfrutta l'aspetto gnoseologico dell'arte; capace di confermare l'affermazione di Marx secondo il quale le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti. Dato l'obiettivo gnoseologico l'arte non può che essere realistica, e la critica è categoricamente storicistica. Per Marx ed Engels l'arte non è “di tendenza” alla produzione, ma lo è nell'interpretazione del critico. Ora l'ideologia trionfa di nuovo, anche se non sempre di marca marxista: strutturalismo e post-strutturalismo hanno generato un amalgama contaminato. In Italia una cosciente critica e teoria della letteratura marxiste nascono dalle indicazioni di Antonio Gramsci. Con Gramsci il critico letterario tende a perdere la propria autonomia. è l'ideologia che interessa: ci si batte non per un'arte bella, ma per una politica culturale che controlli trasformi la cultura e la letteratura. Il critico, in quanto intellettuale, concentra perciò l'attenzione sui contenuti etico-ideologici sul tipo di informazione e sul tasso di rispecchiamento dell'opera, non nascondendo le proprie idee etico ideologiche. Deriva anche in Gramsci la necessità di prendere in considerazione l'intero ciclo della produzione artistica: non solo il creatore, ma anche il destinatario, i sistemi di produzione e di distribuzione. 27. la scuola di francoforte - i reciproci rapporti tra opera d'arte e società è anche il tema portante della linea marxista o paramarxista della scuola di Francoforte. Studia i reciproci rapporti tra opera d’arte e società, sulla linea del tema marxista di cui fanno parte Adorno, Benjamin, Fromm. Le opere letterarie oltre allo storico contenuto materialeincorporano un contenuto di verità che è rilevante per la contemporaneità del lettore. La massificazione e commercializzazione nelle società moderne priva l’uomo di ogni identità, la salvezza la troviamo nell’arte e nella filosofia, che contrappone individuo e società. Qui l’arte nega la storia e la critica marxista diventa elitaria. Nella scuola di Francoforte il marxismo si confronta con altre ideologie, abbiamo ad esempio della Volpe che propone una fondazione tra materialistico storico che supera i limiti dell’estetica idealistico romantica. Questo confronto diventa poi un compromesso nel marxism americano ed inglese. Il critico deve rivelare i rapporti tra opera e ideologia, capendo come questa crea l’opera e come l’opera rivela l’ideologia. 28. l'intersezionalità testo. )il livello sintattico nelle relazioni che intercorrono tra parti dell’opera e queste relazioni possono essere di tre tipi: logica (cioè basate sul nesso di causa/effetto), temporale e spaziale. )il livello semantico ovvero l’aspetto tematico, cioè cosa narra? di cosa parla? Potremmo dire che i primi due livelli sono pertinenti alla fraseologia, alla lingua, alla materia del testo e la sua distribuzione; mentre Il livello semantico sposta l’attenzione sul piano del contenuto. Dal 70 in poi la fama di Todorov conquisterà il mondo poiché la teoria della letteratura non potranno non tenere conto dei risultati della sua ricerca, portandoli avanti e superandone alcuni limiti come quello di aver comunato racconto fantastico e quello fantascientifico, che in realtà sono due generi distinti. Nel 70 viene pubblicata la sua opera “la letteratura fantastica” che rappresenta un punto di svolta. Todorov individua dei punti che permettono di dire se un testo è fantastico o non lo è. In primo luogo, il mondo in cui la vicenda è ambientata deve essere riconoscibile come il nostro, cioè non presenta un mondo fantastico ma reale ed è in esso che irrompe un evento inesplicabile, non famigliare, inquietate. Affinché questa rottura della normalità si dimostri davvero radicale è necessario che l’avvenimento sia sempre inteso letteralmente, cioè che la sua interpretazione precluda l’accesso a qualsiasi lettura di tipo poetico o allegorico. La stranezza non deve essere spiegata da un significato ulteriore come per l’allegoria (un’immagine che sta per qualcos’altro). Un atro elemento riguarda il lettore, , è un lettore che rimane sempre in sospeso in una condizione di esitazione tra una spiegazione razionale e una irrazionale. Il fantastico occupa proprio questa incertezza questo momento di sfaldamento tra reale e strano, tra razione e irrazionale, tra noto e ignoto. L’ambientazione del racconto fantastico parte da una realtà concreta, riconoscibile, verosimile. Quindi per questo il fantastico è l’esitazione provata da un essere, il quale conosce solo e le leggi naturali, di fronte un avvenimento apparentemente sovrannaturale”. Il momento di esitazione che proviamo noi e il personaggio della storia difronte all’evento, è proprio il momento in cui Todorov identifica il fantastico. È possibile uno strumento per analizzare tutte quelle narrazioni che non rientrano nell’ambito della letteratura realistica. Il fantastico persistite fino a quando si conserva il dubbio (cioè fino alla fine). Nello strano invece l’inespiccabile viene ricondotto a fatti NOTI, a un certo punto l’inesplicabile viene spiegato. Nel meraviglioso lo strano viene spiegato con fenomeni ancora da venire. Il soprannaturale è il genere che prende alla lettera il meraviglioso, ed esistono da sempre in letteratura, ma la differenza è che nel meraviglioso antico il soprannaturale esiste e domina tutta la narrazione, invece nel fantastico l’ambientazione è realistica e che in quella ambientazione riconoscibile noi troviamo a un certo punto un evento o un oggetto che fa entrare in scena l’esitazione/il dubbio che si tratti di qualcosa di soprannaturale. È apparso in maniera sistematica questo genere verso la fine del 700, Todorov esamina soprattutto l’evoluzione fantastica della letteratura francese, dove secondo Todorov culmina il genere stesso. 35. Otto Rank -Da Freud allo sviluppo della vera e propria critica psicanalitica ci sono state tutta una serie di figure importanti. Otto Rank è uno dei primi allievi di Freud, importante perché ha applicato il metodo psicanalitico allo studio delle leggende popolari e del materiale folcloristico facendo un passo in più verso un patrimonio letterario, anche se di natura popolare. Ed è anche un po’ l’origine di quella che sarà la critica tematica, perché attraverso lo “studio del doppio”, che è un argomento molto presente in letteratura, egli scandaglia la figura del sosia, che si trova dalla letteratura greca e latina fino a quella moderna. Rank dice che il sosia in letteratura è una pratica molto frequente, si tratta dunque di una struttura universale, e traduce qualcosa a cui lo psicanalista è molto interessato (cioè l’idea del doppio). 36. Propp e i suoi schemi - Contemporaneamente a Jakobson questa idea del testo come struttura viene sviluppata sempre in un contesto Russo da Vladimir Propp. importante tanto quanto Jakobson, poiché fa la stessa cosa di Jakobson però sulla fiaba. La fiaba russa è un genere importantissimo nella letteratura Russa. Gli studi narratologici, dedicati alla narrazione, in particolare nella fiaba un genere specifico erano mirati ad isolare la struttura intrinseca della fiaba. Quindi Propp cerca di individuare la struttura di base del genere. L’idea da cui parte è la funzione, quindi non si concentra sul personaggio in sé ma sulla sua funzione che il personaggio ha nella favola; quindi, come agisce rispetto ad altri personaggi. Le funzioni sono le parti costitutive della fiaba, il numero delle funzioni che la fiaba comprende è limitato, cioè ricorrente, ed è possibile perciò individuare una struttura stabile. Dice Propp nella morfologia della fiaba la successione delle funzioni è sempre la stessa, tutte le fiabe russe presentano le medesime funzioni e derivano da un solo e medesimo modello. Tutte le funzioni conosciute nella fiaba si dispongono secondo un solo racconto. Vi è una sorta di scheletro, un racconto ideale dove queste funzioni incarnate dai singoli personaggi si dispongono nella storia. Ogni personaggio ha una funzione (eroe, antieroe, aiutante ecc..). La combinazione di tutte queste funzioni non è mai completamente libera. Schemi: Personaggi. 8 personaggi presenti nella fiaba: Eroe, Antagonista, Falso eroe, Mandante, Mentore, Aiutante, Principessa/sovrano. 4 fasi della storia: equilibrio iniziale, rottura dell’equilibrio, peripezie dell’eroe, ristabilimento dell’equilibrio 37. jung - Altro grande padre della psicanalisi da cui anche la critica psicanalitica deriva degli elementi sostanziali. Jung fu un seguace di Freud, quando ad un tratto le loro vie divergono, su un punto in particolare cioè sulla concezione di inconscio. Per Freud l’inconscio era qualcosa di singolo ed individuale mentre per Jung invece è collettivo. Inconscio collettivo è un’espressione propria di Jung, egli critica l’approccio biografistico della critica psicanalista dicendo che il compito dello psicologo davanti all’opera d’arte deve essere limitatamente di comprendere l’origine del significato che traspare, liberandolo da qualsiasi incrostatura personale, cioè proprio da quella dimensione individuale che interessava Freud. Ma perché interessava Freud? Perché la finalità di Freud era quella della cura dell’arista. Jung ha un punto di vista diverso e dice che tutto ciò che è legato all’autore e alla sua vita non è essenziale alla comprensione del testo. Quindi significa che mentre a Freud intessa la persona del poeta nelle sue condizioni patologiche a Jung interessa la creatività non la persona del poeta o dell’artista. Questo inconscio collettivo è interessante per Jung perché è tappezzato di immagini simboliche ricorrenti che lui definisce “archetipi primordiali” ovvero, immagini che sono il risultato di esperienze umane di intere generazioni che si ripetono 38. fenomenologia - Nasce nel 900. Hosseur dice che la realtà è solo quella che viene percepita dalla nostra coscienza e quindi l’oggetto è immutato e passa attraverso l'esperienza del lettore e dell'interprete. Quindi interpretare il testo avviene con l'esperienza personale. Il critico quindi, secondo hosseur deve andare oltre la struttura del testo, e sostiene che il testo e l'orchestrazione che c'è tra l'autore e l'interprete. Garden invece sostiene l'opera letteraria può essere analizzata sia nel dettaglio che nell'insieme, e dove il singolo modifica ogni stato della lettura, e il collegamento che si può fare tra il lettore e l'opera dipende dalla sensibilità, dalla situazione, e dall'intelligenza del singolo. L'interesse fenomenologico per la coscienza dell'autore si ha anche nella scuola di Ginevra, il cui fondatore è Raymond, che sostiene che bisogna indagare il carattere di ogni poesia. Poulette definisce la lettura come possessione del sé. quindi la fenomenologia è come l'opera d'arte esiste nella realtà, dove lo scrittore pretende che il lettore dona tutto se stesso all'interno della lettura perché così si può ricostruire una coscienza. 39. new historicism - New Historicism o neo-storicismo, Di cui White è il massimo esponente. Si tratta di una nuova fase dello storicismo, che con White si sviluppa negli Stati Uniti negli anni 80 come reazione locale al principale movimento di critica dello storicismo, cioè il new-criticism, sorto negli anni 50. Il neo- storicismo si contrappone al new criticism, il quale si concentrava sull’opera letteraria, sulla sua letterarietà, quindi sulla specificità del testo a prescindere dal contesto storico (René Wellek). Con il neo-storicismo il focus torna sulla contestualizzazione. (per loro l'opera letteraria è un prodotto di formazioni socio-politiche, storicamente localizzabili: la letteratura è emanazione e radicamento del potere. I new historicist si limitano a constatare il legame indissolubile tra potere letteratura.) I critici letterari che seguono il neo-storicismo cercavano di far emergere l’autore come un prodotto della sua epoca non andavano ad agganciare fattori politici, economici, sociali che dicevano sempre meno del testo e sempre più dell’epoca e facendo annegare l’autore in queste ricostruzioni contestuali. 40. temi - Lo studio di temi e miti letterari nasce nel clima degli studi sul folklore nel 19 secolo, e anche nel momento in cui la letteratura comparata diventa disciplina accademica. La branca della letteratura comparata che si occupa dei miti letterari è la Tematologia che nasce a cavallo del 800-900 e si sviluppa con il nome di “storia dei materiali”. Il punto di partenza per lavorare con la tematologia è il tema, che è un oggetto poliedrico che si identifica con la materia del testo. Quindi i temi letterari sono entità mobili e flessibili che si configurano come deposito di argomenti di interesse generale, soggetti a rimodellazioni a seconda del contesto culturale. (Esempi di classificazioni di temi letterari ricorrenti: Temi mitologici, leggendari e storici; Temi-tipi sociali, professionali e morali (il tema del cavaliere,del viaggiatore, del criminale); Temi-motivi (l’anello magico, la terra desolata, lo specchio, la lettera)ecc.) Dal tema si trae il motivo, unita più piccola del tema, e i motivi coincidono con azioni minime, a volte tipi di rapporti, a volte anche oggetti e operazioni. Quando diversi motivi convergono in un unico tema si forma qualcosa di più stabile e atemporale, ricorrente, si avrà il topos (luogo comune). Che sono luoghi della memoria collettiva dove di depositano attraverso il tempo, in forma stereotipata, schemi di azioni, situazioni, invenzioni caratteristiche della fantasia. Ernest Robert Curtius, nel 1948 compose “Letteratura Europa e medioevo latino” è una di quelle opere che rappresentano la base della disciplina. Curtius studia come i topoi si sono radicati nella memoria collettiva, come abbiano rappresentato la sopravvivenza dell’antico e gli abbiano dato un senso nuovo, una sopravvivenza ulteriore. 41. il mito - Nella sua definizione base il mito è un racconto favolistico di una realtà che eccede i limiti dell’esperienza e delle regole. Le definizioni di mito secondo Devoto-Oli, 1978. Ci riassumono cos’è il mito e come possiamo studiarlo in letteratura 1.il mito come modello cioè come fatto esemplarmente idealizzato in corrispondenza di una carica di eccezionale e diffusa partecipazione fantastica e religiosa (es. i miti dell’antica Grecia, il mito dei Dioscuri.) 2.il mito come simbolo in un senso estensivo quando è capace di polarizzare le aspirazioni di una comunità o di un epoca, elevandosi a simbolo privato e trascendete (es. il mito di Napoleone, il mito della ragione nell’illuminismo..) 3.il mito come comunicazione è parola. Di quanto, malgrado la diffusione e il prestigio, sembri destinato ad una clamorosa smentita da parte dell’analisi razionale e o della realtà effettuale (es il mito dell’invincibilità di un esercito, la sua incorruttibilità). Il mito viene studiato da diverse discipline. Dal punto di vista della storia delle religioni il nome di Eliade è molto importante, per lui il mito è da considerare una storia sacra del tempo dell’origine, egli ha codificato l’idea di tempo ciclico e di eterno ritorno.Codifica dei generi letterari e generi letterari in quanto oggetto di studio da molto tempo. Quindi non una tematica recente, ciò che è recente è la loro riconfigurazione all’interno di una ritmica del canone per cui il canone delle letterature e quindi dei generi appare sempre più come un costrutto storico culturale sempre revisionabile. La nozione di genere è una nozione molto antica. Aristotele non usava il termine genere ma forme, all’interno della poetica. Essa è legata alla necessità di fissare la tipologia delle
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