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Domande frequenti esame di geografia - Geografia umana - Greiner, Appunti di Geografia

Domande frequenti esame di geografia - Geografia umana - Greiner

Tipologia: Appunti

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Caricato il 24/06/2021

EchoDani
EchoDani 🇮🇹

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Scarica Domande frequenti esame di geografia - Geografia umana - Greiner e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! PROFUGHI AMBIENTALI I “profughi ambientali”, meglio conosciuti come “eco profughi” o, ancora, “rifugiati ambientali”, rappresentano oggigiorno gran parte della popolazione mondiale costretta a scappare dalle proprie Terre di origine nella speranza di una vita migliore.[1] Questa categoria di persone si vede costretta a fuggire per via delle cause ambientali o climatiche (quali la produzione di energia attraverso l’uso dei combustibili fossili come primaria risorsa di energia e fonte d’inquinamento, la deforestazione, l’agricoltura e l’allevamento intensivo) ed in generale in seguito alle conseguenze negative che hanno portato le catastrofi naturali nei luoghi in questione, quali ad esempio fenomeni di desertificazione, grandi siccità, alluvioni et similia.[2] IL PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITÀ
 Con patrimonio mondiale si indicano quei siti ai quali viene attribuito un valore eccezione ed universale per tutta l’umanità. La pratica di individuare dei siti di straordinaria bellezza o importanza, risale almeno all’antica Grecia, quando vennero identificate le sette meraviglie del mondo.
 Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO!sono luoghi specifichi riconosciuti a livello internazionale come sito di eccezionale qualità culturale o naturale. 
 L’UNESCO è l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza, la Cultura, fu fondata nel 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree dell’educazione, scienza, cultura e comunicazione. Attualmente conta 192 membri, vale a dire quasi tutti i paesi del mondo. Diversità culturale è il contrario dell’omogeneità culturale e consiste nel fatto che i diversi gruppi umani, alle diverse scale, fin a quella locale, conservino le loro differenze culturali pur trasferendosi continuamente. 
 Nel 1972 l’UNESCO ha adottato la convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale dell’umanità, tra i cui compiti c’è quello di creare un elenco di siti naturali e culturali caratterizzati da un valore eccezionale e universale.
 Successivamente sono stati inclusi anche i paesaggi culturali che riflettono la varietà dell’espressione del rapporto tra loro e l’ambiente, includendo anche significati religiosi, sociali o comunque non collegati alla presenza di artefatti tangibili. Alla lista del patrimonio mondiale dell’umanità, è stato riconosciuto un importante ruolo nell’aumento della consapevolezza riguardo alle risorse culturali globali.
 Vi sono 3 importanti critiche fatte alla lista del patrimonio culturale:
 1- l’eccessiva percentuale di siti europei, che evince un certo pregiudizio eurocentrico
 2- quando un luogo viene riconosciuto come patrimonio dell’umanità, genera un flusso di turisti che in alcuni casi può interferire con l’utilizzo locale del bene e spesso ne minaccia la conservazione
 3- la gestione e la conservazione di questi siti può diventare molto costosa.
 In realtà il vero patrimonio mondiale, è la diversità o varietà culturale di cui i siti dell’UNESCO sono solo un’espressione, ciò è stato riconosciuto di recente dallo stesso UNESCO che ha nel 2005 approvato la convenzione sulla promozione e protezione della diversità culturale.
 Esempi di bene Unesco in Sicilia: Ad esempio ad Agrigento abbiamo la Valle dei templi; le isole Eolie; Il monte Etna, Percorso arabo normanno di Palermo, Monreale, Cefalu. Il Parco Archeologico di Agrigento e la Villa Romana del Casale furono i primi siti della regione ad essere sotto la tutela Unesco. Nel 2000 fu la volta delle Isole Eolie. La piramide dell’età è un istogramma che rappresenta la composizione di una popolazione divisa nell’asse verticale per classi di età della popolazione rappresentata, ovvero la percentuale di popolazione nate in un determinato periodo di tempo ( 5 anni ciascuna) a partire dalla classe più giovane, rappresentata dai bambini fino a 4 anni di età, e nell’asse orizzontale per genere di sesso. DIFFERENZA TRA ENERGIE RINNOVABILI E NON RINNOVABILI 1. le risorse rinnovabili!si rigenerano in tempi ragionevoli, sia naturalmente, sia con l’intervento umano, ad esempio attraverso la riforestazione. 2. Le risorse non rinnovabili!vengono considerate esaurite quando vengono meno le condizioni per la loro rigenerazione, oppure questa necessiti di tempi troppo lunghi. 1 
 Le risorse energetiche non rinnovabili Le risorse energetiche non rinnovabili comprendono i combustibili fossili (derivano dai residui di piante e animali che sedimentati e tramite calore e pressione, si sono trasformati in carbone, petrolio e gas naturale), e l’uranio. Quelle rinnovabili invece sono: energia solare, eolica, idroelettrica, biomasse. Il petrolio Sebbene non rinnovabile, è una fonte di energia versatile per quei paesi industrializzati. Il petrolio può essere bruciato come carburante, oppure raffinato e trasformato in benzina o gasolio. La maggior parte delle materie plastiche derivano dal petrolio.
 L’ammontare delle riserve considerate certe non è fisso, ma varia in base all’evoluzione dei consumi, alla scoperta di nuovi giacimenti. Il futuro del petrolio.. fino a dieci anni fa, l’intero petrolio del mondo avrebbe dovuto durare poco più di quattro decenni. Ma di recenti l’introduzione del franking (frantumazione in profondità di rocce contenenti idrocarburi) con la produzione del cosiddetto shale oil richiede nuove stime.
 Non c’è un chiaro consenso su quando il mondo raggiungerà l’apice di produzione del petrolio. Hubbert importante ecologista, focalizza l’attenzione su una prevedibile transizione energetica, ovvero che la produzione di petrolio sarebbe scemata e ciò avrebbe costretto la popolazione ad usare differenti fonti di energia (bus elettrici, veicoli ibridi gas-elettrici).
 La produzione e il consumo di petrolio I maggiori produttori di petrolio sono i paesi del Golfo Persico, che ospitano enormi riserve di greggio e che appartengono all’OPEC (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) cui fondatori sono Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita.
 L’OPEC provvede a coordinare la produzione petrolifera tra i suoi vari membri, funzionando come un cartello, cioè come un’intesa che controlla la fornitura di un bene e quindi il suo prezzo. Esistono significative disparità geografiche nei modelli di produzione e consumo di petrolio. Gli USA sono dal 2015 al primo posto sia come produttori che come consumatori di petrolio nel mondo. La Cina seconda consumatrice, Arabia Saudita seconda produttrice. Giappone terzo consumatore e l’Italia ha una posizione analoga. Giornalmente vengono utilizzati circa 15 miliardi di litri di petrolio in tutto il mondo. Stiamo assistendo ad una massiccia trasformazione nella domanda e nel consumo di petrolio a livello globale. Il carbone Il carbone deriva da depositi legnosi di alberi e piante parzialmente decomposte accumulatisi in ambienti paludosi. Il carbone è il combustibile fossile più abbondante e più diffuso nel mondo. Le principali concentrazioni si trovano negli Stati Uniti, in Russia e in Cina. Il rapporto R/P (riserve- produzione) del carbone, stabilisce che le riserve potranno durare ancora per 133 anni. I problemi del carbone riguardano la sua estrazione e utilizzo a livello ambientale e sociale. Il metodo d’estrazione ha grossi impatti sull’ambiente ed è indicato come miniera a cielo aperto.
 Il processo è il seguente: i minatori liberano la superficie da tutta la vegetazione, poi con potenti esplosivi rimuovono la roccia che sta sopra i giacimenti e la trasportano in aree libere nei dintorni. In seguito, mediante escavatori estraggono i minerali. Negli Stati Uniti viene svolta la decapitazione delle montagne (MountainTopRemoval) un processo analogo. Il carbone brucia in maniera meno pulita di altri combustibili fossili, contribuendo all’inquinamento atmosferico. Le piogge acide L’utilizzo dei combustibili fossili costituisce una delle maggiori fonti d’inquinamento per l’aria e contribuisce al fenomeno delle piogge acide.
 Oltre a rilasciare mercurio, la combustione del carbone produce anidride solforosa e ossido d’azoto, che interagendo con acqua, ossigeno ed altri elementi chimici nell’atmosfera, formano sostanze acide che cadono sulla Terra con la pioggia e la neve. L’uranio L’ uranio è un elemento naturalmente radioattivo che si trova in alcuni minerali. Non è un combustibile fossile ma si tratta comunque di una risorsa non rinnovabile, che costituisce il principale elemento per la produzione di energia nucleare ed armi atomiche. L’uranio viene usato prevalentemente per generare energia nucleare, riscaldando acqua e producendo vapore che andrà poi a mettere in modo delle turbine in grado di generale elettricità. L’energia nucleare costituisce una piccola frazione dell’energia consumata in tutto il mondo e la distribuzione geografica è altamente irregolare poiché la capacità di gestire e controllare la produzione di energia nucleare richiede conoscenze e competenze specializzate; la costruzione di un reattore nucleare presenta costi enormi e le centrali nucleari richiedono anche complesse infrastrutture di supporto. 2 diffusione di malattie infettive a quella di malattie croniche, cambio dovuto principalmente ai cambiamenti nello stile di vita dovuti all’urbanizzazione e all’industrializzazione. Le migrazioni (DOMANDA ASILO POLITICO) L’asilo politico è la protezione dalla persecuzione garantita da uno stato ai rifugiati provenienti da un paese straniero (es. caso Lampedusa). È un concetto che indica uno spostamento permanente e per ciò va distinto da quello di circolazione delle persone che comprende anche le migrazioni temporanee e i movimenti pendolari; ogni migrazione prevede un emigrazione e una migrazione, il saldo migratorio netto è dato da numero di immigrati meno numero di emigrati. Il cambiamento demografico di un territorio quindi può essere calcolato attraverso l’equazione demografica. Si distinguono le migrazioni forzate!profughi (masse di persone che scappano ad un primo pericolo come un attacco, una guerra, un terremoto); rifugiato (soggetto che vive una situazione particolare di pericolo nella sua patria e arrivato in un nuovo Stato chiede protezione, o meglio asilo
 migrazioni volontarie!movimento da paesi poveri e soggetti a guerre a paesi più sicuri; da campagna a città. Tutti i migranti volontari si confrontano con un insieme di fattori di spinta e fattori di attrazione. La migrazione interna consiste nel movimento di persone tra regioni di uno stesso paese; sono tre i fattori che incidono maggiormente sulla scelta migratoria interna cioè: età, ricerca di un occupazione, ricerca di migliori caratteristiche naturali e ambientali. La migrazione internazionale si riferisce ad un individuo che si trasferisce in maniera permanente o per un lungo periodo, in uno stato diverso da quello di origine. Vengono definiti profughi ambientali quelli che lasciano i loro paesi perché eventi climatici legati al loro pianeta quali siccità e desertificazione, innalzamento del livello marino, ecc. hanno reso invivibili le loro terre. Tali profughi comprendono intere famiglie con bambini che necessitano istruzioni e anziani non più autosufficienti, senza più averi, e questo aggrava sui paesi che li ospitano. L’Italia ospita molti emigrati dall’africa. Nell’ultimo secolo molti emigranti europei si sono trasferiti in America, sia settentrionale che latina. Oggi invece l’Europa è considerata uno dei continenti più popolati da emigrati. Un rifugiato è colui che fugge in un paese diverso dal proprio per garantire la propria sicurezza personale o per scampare ad una persecuzione mentre un ausilio politico è la protezione dalla persecuzione garantita da uno stato ai rifugiati provenienti da un paese straniero (es. caso Lampedusa). Gli africani costituiscono il 9% di tutti i migranti internazionali e sono molte le migrazioni tra gli stati del continente (profughi interni: persone costrette ad abbandonare le proprie località di origine per migrare verso un'altra regione dello stesso paese. Gli asiatici invece costituiscono invece il 25% dei migranti in tutto il mondo. Il transnazionalismo è il processo mediante il quale i migranti costituiscono reti di interazioni che legano tra loro il paese d’origine e quello di insediamento ( identità del migrante, il cui sviluppo è favorito dalla globalizzazione). Le rimesse dei migranti sono le somme di denaro, beni e servizi che i migranti inviano in patria. A partire dagli anni 70 con lo sviluppo dell’industria e il conseguente aumento dei posti di lavoro le migrazioni verso l’esterno, che prima di allora era molto alta, diminuì notevolmente e l’Italia da paese di emigranti, divenne un paese di immigrazione, principalmente per due motivi: • 1)  La vicinanza alle sponde meridionali e orientali del mediterraneo e al grande sviluppo delle coste che ne fanno principale porta d’ingresso per l’Europa sia per gli africani che per i paesi Balcani. 
 • 2)  La differenza socio economica tra l’Italia e i paesi di provenienza degli emigranti , che funziona da richiamo per molti che sperano di migliorare la loro condizione di vita. 
 
 • EFFETTO SERRA Le interazioni tra società e ambiente L’atmosfera (il sottile strato gassoso, composto da azoto al 78%, da ossigeno al 21% e da altri gas), funziona in modo che è questo 1% di altri gas, formato da vapore acqueo, anidride carbonica, metano, protossido d’azoto e idrofluorocarburi a causare l’effetto serra. L’effetto serra è un processo che avviene naturalmente in cui alcuni gas dell’atmosfera lasciano passare le radiazioni a onda corta dal Sole alla Terra e assorbono le radiazioni a onda lunga ri- 5 emesse dalla superficie terrestre, provocandone il riscaldamento e che permette l’esistenza della vita sul nostro pianeta, perché in sua assenza le temperature sulla Terra sarebbero molto inferiori. Le preoccupazioni riguardo all’effetto serra riguardano l’innalzamento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a causa delle attività umane. In tutto il mondo l’attività umana che più contribuisce al rilascio di metano nell’aria è l’allevamento di bestiame, che produce metano durante la digestione. Un altro importante fattore nell’emissione di metano nell’atmosfera è la coltivazione del riso, a causa di processi anaerobici di decomposizione che avvengono nei campi allargati. E’ ampiamente dimostrato che le nostre attività hanno amplificato l’effetto serra contribuendo così al surriscaldamento globale ovvero all’aumento della temperatura globale attribuito almeno in parte alle attività umane, che hanno incrementato la concentrazione dei gas serra nell’atmosfera.
 Anche un solo metro d’innalzamento del livello del mare significherebbe che le basse aree costiere nel mondo, verrebbero inondate o sarebbero a rischio di mareggiate e di erosione. Il crescente aumento delle temperature ha gravi conseguenze anche per gli ecosistemi. Diverse specie animali e vegetali potrebbero essere messe a rischio da temperature più calde. IL MODELLO DI ROSTOW Il modello di sviluppo classico: nel 1960 Rostow propose un modello di sviluppi a 5 fasi. Egli pose un’enfasi particolare sulla crescita economica, che considerava essere un prodotto diretto della struttura economica di un paese. Pensava che i paesi meno sviluppati fossero quelli fondati su economie agricole e che, con l’avvento dello sviluppo, la struttura dell’economia dovesse cambiare per lasciare spazio alle attività manifatturiere e ai servizi. Lo stimolo alla crescita economica era a suo avviso l’investimento in queste attività. Vi sono tre critiche principali:
 1- la teoria presuppone che ogni paese cominci il suo processo di sviluppo dallo stesso punto di partenza. 2-la teoria funziona a partire da una comprensione molto ristretta dello sviluppo, fondata su uno schema di crescita economica lineare.
 3- il modello è fortemente eurocentrico nel modo in cui immagina che lo sviluppo porti a una società occidentale modernizzata e tecnologicamente avanzata. DEFINIZIONE DI SCALA: La scala è ciò che ci permette di rappresentare la Terra, o una sua parte, in dimensione ridotta, come accade per esempio nel caso dei mappamondi. Due tipi di scale: scala cartografica che esprime il rapporto tra le distanze sulla carta e le distanze reali sulla superficie terrestre e sono divise in grande scala e piccola scala attraverso un rapporto aritmetico (1:10.000 1cm corrisponde a 100 metri); e scala geografica (o d’osservazione) che indica invece il livello di analisi utilizzato per un determinato studio o progetto, ad esempio la casa, il quartiere, una città, una regione, da qui si va da una piccola scala a grande scala. Più lo spazio esaminato è stretto, più la scala è piccola. Il concetto di scala è fondamentale per la geografia. Nella sua concezione più ampia, l’idea di scala applicata allo spazio, è ciò che ci permette di rappresentare la Terra, o una sua parte, in dimensione ridotta. Vi sono due tipi di scale:
 -scala cartografica!esprime il rapporto tra le distante sulla carta e le distanze reali sulla superficie terrestre; i geografi fanno due distinzioni (carte a grande scala e carte a piccola scala).
 Parliamo di un rapporto aritmetico, (1:10.000 cioè 1 cm sulla carta corrisponde a 100 m sul terreno, cioè rappresenta quanto è grande); mentre quella dell’Europa se deve stare nella pagina di un libro, sarà a piccola scala 1:50 milioni .. 1 cm sulla carta= 500km sul terreno). Più il denominatore è piccolo, maggiore sarà la rappresentazione.
 -Legata a questa, c’è anche una scala grafica!è uno strumento che ci permette di capire anche se la carta è rappresentata in una determinata misura, che un determinato segmento può allungarsi o meno. -scala geografica!chiamata anche scala d’osservazione, indica invece il livello di analisi utilizzato per un determinato studio o progetto, ad esempio il corpo, la casa, la città.
 Può essere variabile, ovvero che questa può estendersi da un livello circoscritto, ad uno più 6 ampio. In questo caso la questione “piccola scala” a “grande scala” è opposta a quella relativa alle mappe. La scala d’osservazione è piccola quanto più lo spazio esaminato è ristretto e il livello d’analisi dettagliato. Le fonti per la produzione devono essere quanto più neutrali possibile. Le fonti ufficiali provengono dall’IGM (Istituto Geografico Militare) o dal Catasto. Sono tutte carte geografiche, ma con precisione:
 -carte geografiche!rappresentazione totalmente simbolica di caratteristiche della superficie della Terra -carte topografiche!rappresentano una città o un distretto con tutti i particolari
 -mappe!territori ancora più ristretti, ma realizzate in modo più schematico di una carta topografica Tutte le carte sono fatte in scala? No, perché riconosciamo due grandi tipologie di carta: • Quelle costruite con la metodologia topografica cioè è una rappresentazione descrittiva, tipica della carta in scala dove si possono individuare le distanze tra i punti; 
 • Quelle costruite con la metodologia topologica ovvero è una carta che rappresenta lo spazio che ci da le informazioni generali in relazione alle nostre esigenze. (Rappresentazione delle logiche spaziali, ad esempio la carta di una linea di autobus, capolinea---varie fermate---altro capolinea. 
 L’etnicità nel paesaggio (i quartieri etnici) La geografia etnica studia le migrazioni e le distribuzioni spaziali dei gruppi etnici e i segni dell’etnicità nel paesaggio che insieme formano i paesaggi etnici. Esiste il modello dell’assimilazione che descrive il risultato dell’interazione dei membri di un gruppo etnico e soggetti esterni a questo. Melting pot: culture che si mescolano tra loro
 integrazione: progressiva accettazione da parte delle culture locali e di quelle degli immigrati Diverso invece è il modello del multiculturalismo o detto anche pluralismo, il quale ha come idee di base che i componenti di un gruppo etnico di immigrati tendono a resistere all’assimilazione e possano mantenere i propri tratti culturali.
 Infine abbiamo il concetto di eterolocalismo: i componenti di un gruppo etnico disperso rimangono comunque in contatto anche se risiedono in luoghi diversi. Vi sono differenti tipi di insediamenti etnici: -le isole etniche: caratterizzano soprattutto le aree rurali, hanno dimensioni che variano da quelle di un comune a quelle di un area che può estendersi anche per più stati -i quartieri etnici: tipici delle aree urbane e hanno dimensioni variabili, da pochi isolati a interi distretti cittadini come little Italy o china town (un esempio particolare è quello del ghetto, prima inteso come luogo dove erano relegati gli ebrei, oggi dove si concentrano gli immigrati di una stessa etnia e discriminati socialmente). Questi quartieri diventano così gli unici che possono ospitare popolazione povera ed etnicamente segregata; al polo opposto dei ghetti vi sono dei quartieri residenziali per ricchi presenti soprattutto in paesi con forti disparità sociali. Per confrontare che peso ha un gruppo etnico in un area con quella della stessa etnia, sull’intero territorio nazionale, si usa il quoziente di localizzazione, che viene calcolato mediante una frazione in cui al numeratore c’è la percentuale di una popolazione di una determinata area appartenente ad uno specifico gruppo etnico, al denominatore c’è la percentuale della stessa etnia sulla popolazione totale nazionale: -il risultato pari ad 1 indica che la presenza del gruppo etnico in quest’area considerata è percentualmente pari alla sua presenza sull’intero territorio nazionale
 -se maggiore di uno la presenza del gruppo etnico nell’area è maggiore alla media nazionale. ECOSISTEMA- LA CITTÀ COME ECOSISTEMA L’ecosistema è l’insieme di animali e vegetali, collegati tra di loro e al loro ambiente da una trama di relazioni necessarie alla sua sopravvivenza. L’impronta ecologica è un indice statistico che dà la misura di quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione urbana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le 7 malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare la collaborazione globale per lo sviluppo. COEFFICIENTE DI GINI: Per distribuzione del reddito si intende il modo in cui questo è suddiviso fra differenti gruppi o individui. La disuguaglianza del reddito è il rapporto fra i redditi più ricchi e quelli più poveri. A livello globale, la disuguaglianza di reddito è molto alta. Per misurarla si utilizza il coefficiente di Gini, i quali valori variano da 0 a 100: più i valori si avvicinano a 0 più il reddito è equamente distribuito, più si avvicina a 100 più sono presenti disuguaglianze. Molti si chiedono quale impatto abbia la globalizzazione sulla distribuzione della ricchezza, e vi sono due scuole di pensiero opposte: la teoria neoliberista della distribuzione capillare e la teoria critica dell’ampliamento del divario tra i ricchi e i poveri. I sostenitori della prima tesi ritengono che il mercato globale determini una convergenza o un’uguaglianza del reddito; quindi il commercio è essenziale, in quanto conduce alla specializzazione, all’aumento della concorrenza e alla crescita della prosperità. Al contrario coloro che sostengono la seconda teoria, affermano che la globalizzazione agisce contro le condizioni di parità; uno dei motivi è che essa genera domanda di lavoratori qualificati, in modo da rendere alto il guadagno, mentre chi ha un basso livello d’istruzione ha difficoltà a trovare lavoro. Quindi la globalizzazione può generare disoccupazione, la quale a sua volta influenza la distribuzione del reddito. La disuguaglianza di reddito può avere una serie di conseguenze gravi sullo sviluppo: incide sulla povertà, che a sua volta scoraggia gli investimenti e lo sviluppo. Inoltre sconvolge la stabilità sociale e politica di un paese mettendo a rischio la crescita economica e lo sviluppo a causa dell’inasprimento delle tensioni fra ricchi e poveri. Infine, quando coincide con la disoccupazione, si sprecano preziose risorse per un potenziale miglioramento economico e sociale. • La distribuzione del reddito è il modo in cui il reddito è suddiviso fra differenti gruppi di individui. La disuguaglianza di reddito è il rapporto fra i redditi dei più ricchi e i redditi dei più poveri. Vi è un grande divario tra ricchi e poveri. A livello globale, la disuguaglianza è molto alta. Esiste un numero ristretto di individui ricchissimi e diversi miliardi di persone che vivono nella povertà. Per misurare la disuguaglianza di reddito, spesso si ricorre, come strumento statistico, alla curva di Lorenz e al coefficiente di Gini. I valori di tale indicatore vanno da 0 a 100 (vicino alla 0 poche disuguaglianze, vicino a 100 più disuguaglianze), USA ha un coefficiente di Gini di 41, Brasile 60. 
 Teorie proposte per poter spiegare le enormi differenze sulle opportunità che una persona possiede strettamente legate al livello di sviluppo e alla distribuzione del reddito della regione o del paese in cui si nasce e si cresce. I CONCETTI DI DETERMINISMO E POSSIBILISMO IN RELAZIONE AL TERRITORIO Approcci che hanno teorizzato il rapporto tra società umane e ambienti naturali: ▲ Il determinismo ambientale abbraccia la tesi che i fattori naturali terrestri incidano direttamente sullo sviluppo delle caratteristiche fisiche ed intellettuali degli esseri umani. Dunque l’aspetto climatico ambientale contribuisce allo sviluppo di certe caratteristiche fisiche dell’uomo appartenente a quel territorio, e alla creazione di una certa cultura. ▲ Il possibilismo geografico ritiene che ogni ambiente naturale offra una gamma di alternative più o meno vasta e che in uno stesso ambiente naturale società e culture possano modellarsi in modi diversi a seconda delle loro scelte, basate sulle conoscenze e sulle capacità tecniche di cui dispongono. Tale concezione ha contribuito a diffondere la consapevolezza del ruolo dell’azione umana nei cambiamenti dell’ambiente, a partire dall’osservazione di come nel tempo tale azione ha modificato i paesaggi naturali trasformandoli in paesaggi culturali (cioè plasmati dall’azione umana, ad es. Struttura sciistica artificiale). L’idea dell’uomo come agente trasformatore che domina la natura. IL MODELLO DELLA TRANSAZIONE DEMOGRAFICA Il modello della transizione demografica mette in relazione i cambiamenti nel tasso di crescita naturale della popolazione con i cambiamenti sociali derivati dai progressi della medicina, 10 dall’urbanizzazione e dall’industrializzazione. Descrive il percorso che porta un paese a passare, nel corso del tempo, da tassi di natalità e mortalità elevati, a valori molto inferiori. Non prende in considerazione i flussi migratori pertanto offre una rappresentazione parziale della situazione di un paese. La transizione demografica è il passaggio di un paese, nel corso del tempo, da tassi di natalità e mortalità elevati, a valori molto inferiori. Con questi studi si è scoperto che si è passati dalla diffusione di malattie infettive a quella di malattie croniche, cambio dovuto principalmente ai cambiamenti nello stile di vita dovuti all’urbanizzazione e all’industrializzazione. Oggi i geografi hanno iniziato anche a considerare il modo in cui sessualità di tipo diverso possono influenzare la configurazione e l’utilizzo dello spazio. Anche l’omosessualità contribuisce all’identità di un paese, infatti nel mondo occidentale si hanno gettato le basi del movimento per i diritti degli omosessuali, mentre nel mondo islamico rimane refrattario. Spesso tale genere influenza persino la divisione del lavoro. Ad esempio in Tanzania gli uomini vanno a lavorare mentre le donne si occupano delle faccende di casa e della famiglia, mentre in Ghana le donne si occupano anche di commercio nei mercati cittadini. I ruoli di genere sono fortemente influenzati dalle convinzioni, infondate, relative alle diverse capacità di attitudine di uomini e donne. IL CONCETTO DI GLOBALIZZAZIONE E CONNETTERLO AL MODELLO DI SVILUPPO DEFINITO “SISTEMA-MONDO” La teoria del sistema-mondo: questa teoria spiegherebbe la dipendenza e il sottosviluppo.
 Wallerstein argomentò che il sistema capitalista mondiale fosse la causa della dipendenza e del sottosviluppo. Sostenne che attraverso la globalizzazione, i mercati capitalisti raggiunsero ogni parte del mondo. Secondo questa teoria il funzionamento del capitalismo fa sorgere una tipologia specifica di divisione internazionale del lavoro che a sua volta genera una gerarchia geografica di stati o regioni interdipendenti. Il suo sistema mondiale è formato da Stati centro, aree semiperiferiche e aree periferiche. Gli stati centro sono militarmente forti, con una forza lavoro qualificata e con un’economia diversificata. Le regioni periferiche possiedono una forza lavoro meno qualificata e un sistema di produzione basato su un lavoro più intensivo. Quelle semiperiferiche sono caratterizzate da una produzione manifatturiera a capitale intensivo e da un’economia diversificata. Secondo Wallerstein il capitalismo crea un sistema di scambio diseguale in cui gli stati centro dominano sempre la semiperiferia e la periferia, quest’ultima sottomessa anche alle semiperiferiche. Gli stati centro traggono grandi profitti da questo rapporto, accumulando capitale e ricchezza, utilizzati per finanziare lo sviluppo di nuove tecnologie, che rafforzano ulteriormente il loro vantaggio competitivo. Questa teoria riconosce che le relazioni tra gli stati centro, la periferia e la semiperiferia sono sempre dinamiche, ma che il funzionamento efficiente del capitalismo richiede e dipende da una divisione internazionale del lavoro basata sulla diseguaglianza. GLOBALIZZAZIONE POLITICA Globalizzazione politica, cioè l'espansione della democrazia, e il fatto che tutti gli Stati hanno legami complessi tra loro, regolati da numerosi organismi internazionali e si indirizzano sempre di più a una visione mondiale della politica, soprattutto per quanto riguarda i grandi temi della difesa dei diritti e delle libertà civili e della tutela dell'ambiente.[17] GLOBALIZZAZIONE La globalizzazione è l’insieme dei processi che contribuiscono a incrementare l’interconnessione e l’interdipendenza tra le persone, i luoghi e le organizzazioni di tutto il mondo. Alcune manifestazioni si possono trovare nella geografia del cibo e dei vestiti. Essa implica un’espansione orizzontale (da luogo a luogo), attraverso veloci flussi di beni, persone e idee che connettono tutti i luoghi della Terra e un’espansione verticale (dai soggetti locali alle grandi organizzazioni mondiali). Essa è stata favorita da 5 fattori: 11 1. La ricerca di mercati su scala globale, conseguente all’affermazione del capitalismo. Questo include l’individualizzazione di luoghi dove le materie prime costano meno; 
 2. Le innovazioni tecnologiche più efficaci, specialmente nei trasporti e telecomunicazioni; 
 3. Riduzione dei costi e tempi dei trasporti e delle comunicazioni; 
 4. Un aumento dei flussi di capitale finanziario, come risultato del commercio, degli investimenti internazionali; 
 5. La diffusione di politiche e leggi che hanno favorito i 4 precedenti fattori. 
 La globalizzazione in senso generale si ha quando certi fenomeni naturali (es. la circolazione atmosferica), o umani come le rotte aeree e navali o come le comunicazioni virtuali (flussi di notizie, innovazioni tecnologiche, operazioni finanziarie) coprono l’intero globo terrestre, permettendo a tutti luoghi della Terra di interagire tra loro. In senso più ristretto si intende il dominio che le relazioni di mercato a scala mondiale hanno su tutte le altre attività ed espressioni sociali e culturali.
 La globalizzazione è la crescente interconnessione e interdipendenza tra persone e luoghi in tutto il mondo ed è il risultato del dilatarsi progressivo a tutto il pianeta dell’interazione spaziale, ovvero l’insieme di relazioni che si sviluppano reciprocamente tra soggetti che occupano luoghi e regioni sia vicine, che lontane tra loro, come risultato del movimento di persone, beni ed informazioni. OMOGENEIZZAZIONE: Omogeneizzazione mira a far sì che la globalizzazione tenda a far convergere i gusti, le convinzioni e le pratiche culturali, rendendole simili in tutto il mondo. Nel mondo contemporaneo, la maggior parte delle trasformazioni ambientali, culturali, sociali ed economiche è una conseguenza della diffusione del capitalismo, ne consegue che i paesi più avanzati nell’economia capitalistica esercitino un’influenza economica e culturale preponderante nel resto del mondo. Non si tratta solo della diffusione di beni culturali ma dell’affermazione di modelli e di valori come il consumismo, la libertà e l’individualismo che entrano in conflitto con le culture locali, minacciando di cancellarle. IL CONCETTO DI DEGRADO AMBIENTALE Degradare qualcosa significa danneggiare una o più delle sue proprietà fisiche.
 Solitamente è causato da attività umane.
 Il degrado ambientale dovuto alle attività umane può essere diretto o indiretto:
 -diretto!l’estrazione del petrolio sulla terraferma o in mare costituisce un rischio diretto per le persone e la natura -indiretto!la costrizione di strade in zone montuose o collinari può causa instabilità dei versanti e le politiche che promuovono ciò sono considerate cause indirette di degrado ambientale. E’ possibile ampliare il significato di degrado ambientale, quando si verificano una o più delle seguenti condizioni:
 1) quando una risorsa viene sfruttata a ritmi più rapidi di quelli della sua rigenerazione;
 2) quando le attività umane danneggiato la produttività a lungo termine o la biodiversità di un luogo; 3) quando le concentrazioni di sostante inquinanti superano il massimo livello consentito da leggi che tutelano la salute. CONCETTO DI TERRITORIO E MODELLO DELLE RELAZIONI VERTICALI ED ORIZZONTALI Il territorio E’ lo spazio delle interazioni tra essere viventi correlato con l’insieme delle interazioni tra gli stessi soggetti e l’ambiente esterno. Si concretizzano nello spazio geografico umanizzato (o antropizzato) e nella varietà dei suoi paesaggi. Il territorio è molto ricollegabile al paesaggio, è una comunità che antropizza ed interpreta il proprio “dove”, e che costituisce una dimensione particolarmente limitata, ma coesa. 12 mobilità imposti dai Paesi ospitanti, cercano strade alternative per entrare e reperire sbocchi lavorativi nelle economie avanzate. Alcuni di loro vengono intercettati e fermati nel corso del viaggio; altri cadono preda di reti devianti e organizzazioni criminali, pronte a sfruttare la loro condizione di debolezza, altri ancora arrivano a inserirsi in qualche interstizio dell’economia sommersa, dove attendono la sospirata possibilità di uscire allo scoperto e di regolarizzare la propria condizione. Sempre in virtù delle reti sociali, i processi migratori possono proseguire anche in presenza di condizioni di mercato sfavorevoli, e si indirizzano verso determinati Paesi o località, non a causa di maggiori opportunità economiche, ma di punti di riferimento creati dall’insediamento di parenti, vicini e amici.18 1.1 Le cause delle migrazioni internazionali a) La teoria push/pull Il dibattito intorno alle cause delle migrazioni internazionali è acceso e controverso. Secondo vari autori, possono essere interne ai Paesi di emigrazione (cause di espulsione) o d’immigrazione (cause di attrazione). Da ciò prende forma la Teoria della Causazione Cumulativa: già Myrdall6 nel 1957, poi Massey7 nel 1994 affermano che alla base della perpetuazione dei flussi migratori vi sono, sia i fattori di push, sia fattori di pull. La teoria push/pull deriva dall’interpretazione neoclassica delle migrazioni, che sostiene che: le migrazioni internazionali di lavoratori si verificano a causa delle differenze tra i salari dei vari paesi; l’eliminazione di questi differenziali porterà alla mobilità dei lavoratori visto che le migrazioni non esisterebbero se non vi fossero tali differenze; i flussi internazionali di lavoratori qualificati rispondono alle differenze nel “tasso di ritorno del capitale umano”, che indica la percentuale di lavoratori che ritornano nel loro paese di origine. Esso può variare in base al salario promesso a questo tipo di lavoratori; solo il mercato del lavoro incide in maniera significativa sui flussi internazionali di lavoro e quindi sulle migrazioni internazionali; la via attraverso la quale i governi possono regolare i flussi migratori è la regolarizzazione del mercato del lavoro nei paesi di ricezione o in quelli di partenza.8 Nel rapporto finale della Conferenza ONU sulla Popolazione e lo Sviluppo (Conferenza del Cairo), si individuano tra i fattori che costringono le persone a migrare, “squilibri economici internazionali, povertà e degrado ambientale insieme all’assenza di pace e sicurezza, violazioni di diritti umani e livelli diversi dello sviluppo di istituzioni giudiziarie e democratiche”.9 Le cause di attrazione verso un certo Paese sono varie: aspettative di migliori condizioni di vita; presenza di opportunità di lavoro; minore densità demografica; 15 cause psicologiche; curiosità e gusto per l’avventura; conoscenza di modelli di vita occidentali e di sviluppo industriale; divario tecnologico; maggiore modernizzazione. A livello istituzionale, il bisogno di mano d’opera da parte di alcuni paesi ha rappresentato un forte fattore d’attrazione di migranti. In molti paesi, interi settori d’attività dipendono in misura rilevante dalla presenza di lavoratori immigrati e, in alcuni casi, molti di questi immigrati sono stati incoraggiati o anche reclutati per ricoprire i posti disponibili in periodi d’espansione economica. Non di rado, i lavoratori immigrati svolgono lavori pesanti, mal retribuiti e con minor protezione sociale e, in periodi di difficoltà economiche, sono i primi ad essere espulsi dal processo produttivo. I Il transnazionalismo A partire dagli anni Novanta, molti esperti hanno cominciato ad interrogarsi sull’impatto della globalizzazione sulle migrazioni internazionali, in particolare per quanto riguarda il contesto latinoamericano. Da questi studi è emerso che spesso tra gli aspetti fondamentali dell’identità di un migrante c’è il transnazionalismo , in cui il sviluppo è favorito dalla globalizzazione e dalla crescente interconnessione tra i luoghi. Transnazionalismo: processo mediante il quale i migranti costituiscono reti di interazioni che legano tra loro il paese d’origine e quello di insediamento. Il transnazionalismo è particolarmente importante per i geografi e i demografi, poiché dimostra che la migrazione implica un sistema di circolazione nel quale i flussi migratori non sono semplicemente uni-direzionali, ma mettono in moto sempre dei contro-flussi in senso opposto. La testimonianza più evidente di questi contro flussi ci viene data dalle rimesse dei migranti, ovvero denaro, beni e servizi che questi inviano nei propri paesi d’origine. Rimesse dei migranti: sono le somme di denaro che i migranti inviano in patria. IL CONCETTO DI SPRAWL Un processo determinante nel trasformare i paesaggi rurali, caratteristico dei paesi a economia avanzata è quello della dispersione edilizia (urban sprawl). Esso si verifica quando il tasso di consumo di suolo dovuto all’espansione dell’area urbanizzata - per scopi residenziali, commerciali o industriali - supera quello della crescita della popolazione. Si forma allora un tasso di urbanizzazione dispersa detto città diffusa, caratterizzato da una bassa densità di popolazione e dalla presenza di capannoni, allineamenti commerciali, villette intervallati da spazi liberi destinati all’agricoltura o alla ricreazione. La città diffusa soddisfa certe esigenze individuali, ma ne scarica i costi sulla collettività in vari modi. Sottrae le risorse suolo all’agricoltura, richiede ingenti investimenti nelle reti elettriche, telefoniche, idriche e fognarie che seguono la dispersione urbana. Non può essere se non in minima parte servita dai mezzi di trasporto pubblici rendendo i residenti dipendenti dall’automobile per ogni loro spostamento, aumentando i consumi energetici e l’inquinamento dell’aria. Espande la superficie dei suoli impermeabilizzati, coperti da asfalto o cemento, che aumentano la velocità di scorrimento delle acque superficiali, con conseguenze sul rischio idraulico durante le piene dei fiumi. Riduce i contatti tra le persone e dà luogo a una vita sociale più povera rispetto a quella degli insediamenti agglomerati. 16 17
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