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Guide e consigli
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Domande guida per lo studio di Managerial Accounting, Prove d'esame di Organizzazione Aziendale

Insieme di domande guida per lo studio di Organizzazione d'impresa, nello specifico Managerial Accounting

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020
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Caricato il 04/04/2020

Dile.S
Dile.S 🇮🇹

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Scarica Domande guida per lo studio di Managerial Accounting e più Prove d'esame in PDF di Organizzazione Aziendale solo su Docsity! DOMANDE MODULO III LEZIONE 14 Argomenti:  Scopi della CoDir  Differenze tra CoGe e CoDir  Concetto di costo in managerial Accounting  Oggetto di costo  Processo di formazione dei costi  Costi diretti vs. costi indiretti  Costi di produzione e costi non di produzione  Configurazioni di costo  Catena del valore e sistema del valore Illustrare le differenze tra contabilità generale e direzionale. La CODIR è un sistema che permette di elaborare informazioni in modo da renderle utili al processo decisionale ed al controllo di gestione (COGE). La CODIR, a differenza della COGE, non è giuridicamente obbligatoria (non ha alcuna responsabilità) e non rispetta degli schemi predefiniti, comunque diventa indispensabile di fatto. Un’altra grande differenza è data dalla finalità, la CODIR è uno strumento di supporto al management, mentre la COGE produce informazioni per l’esterno (stakeholders), misurando il reddito e il capitale di funzionamento; per questo gli utilizzatori della CODIR sono gruppi relativamente ristretti di persone dall’identità nota, mentre gli utilizzatori della COGE sono gruppi di persone relativamente ampi e delle quali l’identità personale è ignota. La struttura sottostante alla CODIR non è unica, dipende dall’utilizzo delle informazioni, mentre la struttura fondamentale della COGE è data dal Codice Civile e dai principi contabili. Per quanto riguarda le tempistiche e le informazioni, nella CODIR si ha una visione storica e prospettica, un’alta frequenza dei report (le cui unità oggetto sono le unità organizzative) con una tempestività molto elevata e le informazioni sono di tipo sia monetario che non, con un livello di precisione relativamente basso. Nella COGE la visione è solamente storica, i report (il cui oggetto è l’intera organizzazione) sono forniti con una frequenza trimestrale o annuale e con ritardi fino ad alcuni mesi rispetto al periodo esaminato; in questo caso le informazioni utilizzate sono prevalentemente monetarie con un livello di precisone relativamente alto. Quali sono le funzioni principali del management? PIANIFICAZIONE: risponde alla domanda “quali azioni attuare in futuro?”. Si tratta di individuare l’azione da compiere e come attuarla. Il primo passo consiste nell’individuare le alternative, quindi, scelta la migliore ed economicamente conveniente, si portano avanti gli obiettivi aziendali. I documenti di budget, preparati sotto la supervisione del controller, fanno da ausilio. IMPLEMENTAZIONE: risponde alla domanda “come fare?”. Si tratta di mobilitare il personale per eseguire i progetti e svolgere le attività quotidiane, sotto il controllo dei manager. In questa fase si utilizzano i dati della contabilità direzionale (es. rendiconti sulle vendite). CONTROLLO: risponde alla domanda “il lavoro è stato svolto correttamente?”. I manager si assicurano che il piano venga eseguito e adeguatamente modificato al variare delle circostanze. Per un controllo efficace è fondamentale un feedback, fornito da report dettagliati di diverso tipo. Definire ed illustrare il concetto di costo e spiegare le ragioni della differenza rispetto al concetto utilizzato in CoGe. COGE: nella contabilità generale, il costo è inteso come la misura del valore di una transazione con economie terze, in pratica è associato all’input (il fattore che ha dato origine al costo) ed è per questo che i costi sono classificati per natura. 1 CODIR: nella contabilità direzionale, il costo si definisce come la misura monetaria delle risorse utilizzate nei processi per un qualche scopo, in sostanza è associata all’output (destinazione del fattore produttivo che li ha generati) e per questo i costi sono classificati per destinazione (industriale, amministrazione, commerciale, distribuzione, R&S). Inoltre: Il costo misura l’impiego di risorse: gli elementi del costo di produzione di un prodotto o di un servizio sono quantità fisiche di materiale o ore di lavoro utilizzate. La misura del costo è espressa in termini monetari: la moneta fornisce un denominatore comune che permette di sommare quantità di risorse diverse. La rilevazione del costo ha sempre come riferimento uno scopo: si tratta dell’oggetto di costo, l’entità per la quale si desidera conoscere il valore di mercato delle risorse usate. Spiegare la differenza tra classificazione dei costi per natura e per destinazione. Nella COGE i costi vengono classificati per natura in quanto si focalizza sulla tipologia fattore produttivo che ha originato il costo. La classificazione per destinazione utilizzata nella CODIR classifica i costi in base alla destinazione del fattore produttivo che l’ha generato. Cosa sono i costi elementari? I costi elementari sono i costi relativi a ciascun fattore di produzione, fanno quindi riferimento alle risorse consumate per i processi; rappresentano il valore monetario dei fattori produttivi classificati per natura. Il modo in cui si configurano i costi elementari è la sintesi di costo, infatti ho n diverse sintesi per n diversi costi elementari. I costi elementare si dicono speciali (diretti/indiretti) se connessi ad un unico oggetto fisico, altrimenti si dicono comuni (indiretti) se si riferiscono a più oggetti. Spiegare il processo di formazione dei costi. Il processo di formazione dei costi inizia con l’acquisto dei fattori produttivi, che si aggiungono a quelli già presenti in magazzino. Il loro consumo nel processo produttivo produce un costo elementare per ciascun fattore. Le diverse aggregazioni di costi elementari portano a diverse sintesi di costo (n diverse sintesi per n diversi costi elementari), ovvero un “set di risorse” che in modo diretto o indiretto si riferiscono ad un certo oggetto di costo. La sintesi di costo è un processo approssimato e per questo non coincide con la somma dei costi elementari. Perché esistono diverse sintesi di costo? Una sintesi è il valore monetario relativo all’utilizzo dell’insieme dei fattori produttivi impiegati in un certo periodo per il conseguimento di un dato risultato (dato approssimato). Esistono n diverse sintesi di costo per n diversi costi elementari perché questi ultimi vengono uniti in base a criteri diversi in base ai diversi scopi conoscitivi, infatti esistono diverse aree di costo con un diverso obiettivo della contabilità direzionale partendo dalla formazione di output diversi. Cosa si intende per configurazione o sintesi di costo? Quali sono? Per configurazione di costo (=sintesi di costo) si intende un “set di risorse” il cui valore monetario determina il costo di un oggetto di costo. È l’insieme di risorse il cui valore determina il costo di un oggetto di costo e rappresenta il metodo con cui sono raggruppati i costi elementari. Le configurazioni di costo sono: Costo materie dirette + costo lavoro diretto = costo primo di prodotto Costi di produzione indiretti (Overhead) = costi di conversione Costi di conversione + costo primo di prodotto = costo pieno industriale Costo pieno industriale + costi di periodo = costo pieno aziendale Costo pieno aziendale + oneri figurativi = costo economico-tecnico 2 Spiegare la differenza tra absorption costing e variable costing. L’absorption costing e il variable (direct) costing sono due criteri diversi per la valorizzazione dei costi. ABSORPTION COSTING: tutti i costi assorbiti dal prodotto nel processo di produzione sono inventariabili. Sono tutti i costi necessari per ottenere il prodotto (materiali diretti, lavoro diretto, overhead), l’effetto sul Conto Economico si verifica solo al momento della transazione della vendita, quindi nel momento di realizzazione del ricavo VARIABLE COSTING: solo i costi di prodotto variabili sono inventariabili. Sono tutti i costi legati al volume della produzione (costo delle materie, costo della manodopera, overhead variabili). L’impatto sul Conto Economico può avvenire in tempi differenti se il prodotto non è venduto nel periodo in cui è stato realizzato. Gli overhead fissi sono spesati nel periodo in cui si manifestano e sono quindi assimilabili ai costi di periodo. In cosa differisce il calcolo del costo del venduto in un'impresa manifatturiera rispetto ad un'impresa commerciale? Il costo del venduto in un’impresa manifatturiera differisce leggermente da quello di un’impresa commerciale. Le aziende commerciali acquistano merci e le rivendono senza sottoporle a processi di trasformazione fisica. Un’impresa commerciale, nel momento dell’acquisto, riceve una fattura che indica il costo per ciascun articolo. I costi riportati su queste fatture sono li stessi da utilizzare per registrare l’incremento dei prodotti nel magazzino e il costo del venduto (= prodotti disponibili alla vendita – magazzino a fine periodo). Un’impresa manifatturiera invece, realizza attraverso la propria attività i prodotti finiti destinati alla vendita, così facendo aggiunge valore alle materie prime che acquista. Sostiene pertanto dei costi di trasformazione che devono essere considerati nel costo del venduto, ma che non sono espressi esplicitamente. Spiegare, nei vari passaggi, il processo di formazione del costo dei beni prodotti Il processo di formazione del costo dei beni prodotti inizia dalle rimanenze iniziali di materie prime (magazzino riportato dall’esercizio precedente), alle quali si aggiungono le materie prime acquistate. La somma di questi due elementi identifica le materie prime disponibili per la produzione. Se a queste ultime si sottraggono le rimanenze finali di materie prime in magazzino, si ottengono le materie prime impiegate nella produzione. Man mano che le materie prime vengono spostate ed impiegate nella produzione, esse diventano materiali diretti. La somma dei materiali diretti con la manodopera diretta e con i costi generali di produzione (=costi di conversione, ovvero i costi sostenuti per convertire il materiale diretto in prodotto finito) definisce il totale dei costi di produzione. Il totale dei costi di produzione si somma alle esistenze iniziali in magazzino dei semilavorati, ottenendo così il totale dei semilavorati. A questi ultimi si sottraggono le rimanenze finali in magazzino di semilavorati, ottenendo così il costo dei beni prodotti. I costi connessi ai prodotti che vengono completati nel periodo vengono poi trasferiti al magazzino dei prodotti finiti. Perché il costo elementare del lavoro diretto ha un effetto nullo sul reddito netto, finché il ricavo derivante dalla vendita del prodotto non è stato realizzato? Il costo del lavoro diretto è uno di quei costi considerati un costo di prodotto che influisce direttamente sulla realizzazione del prodotto. Sono associati al prodotto, quindi questi costi figurano nel Conto Economico solo dopo che è avvenuta la vendita (per il principio di realizzazione). Fino alla realizzazione del ricavo stanziano nello Stato Patrimoniale come rimanenze. 5 Illustrare gli elementi che devono essere considerati nel definire un costo fisso/variabile. Per classificare un costo come fisso o variabile bisogna considerare diversi elementi: Il costo dell’oggetto in analisi, ovvero se è un costo elementare (es. materia prima), un raggruppamento di costi (es. costo di un reparto) o una configurazione di costi (es. costo pieno) Il cost driver, cioè il fattore rispetto al quale la variabilità è studiata L’intervallo di variazione del cost driver (area di rilevanza) Il periodo di tempo preso a riferimento. Il costo fisso è un costo che nell’ambito di un intervallo significativo di variazione del livello di attività e nel breve periodo rimane inalterato. Il costo variabile è un costo che nell’ambito di un intervallo significativo di variazione del livello di attività si modifica. Perché viene fatto riferimento al periodo temporale di rilevanza? Per l’economista la funzione dei costi è curvilinea, mentre per l’analista è approssimabile ad una funzione lineare considerando il costo variabile unitario costante. Nell’intervallo di rilevanza una linea retta è molto vicina a una curva del costo variabile. Illustrare le differenti tipologie di variabilità dei costi. I costi variabili possono avere differenti tipologie di variabilità dei costi a seconda della loro relazione con il cost driver. Ipotizzando che il cost driver sia il volume di produzione (output realizzato in un certo intervallo di tempo diverso da zero), si possono presentare le seguenti relazioni: RELAZIONE LINEARE (CV=CV u∗Q): i costi aumentano in misura proporzionata all’aumentare del volume. RELAZIONE PROGRESSIVA (CV=CV u∗Q 2 ): i costi aumentano più che proporzionalmente rispetto al volume (es. manodopera). RELAGIONE DEGRESSIVA (CV=CV u∗√Q): i costi aumentano in misura meno che proporzionata rispetto all’aumento di volume (es. acquisto materie prime). In cosa consiste l'asimmetricità dei costi fissi? L’asimmetricità dei costi fissi è data dalla differente reazione che i costi fissi hanno alla variazione della capacità produttiva. Se aumenta la capacità produttiva aumentano anche i costi fissi ma in modo immediato e più repentino rispetto ai costi variabili. Ad esempio se aumento la capacità produttiva e ho bisogno di un altro macchinario, avrò un aumento immediato dei costi fissi, questo spiega la struttura a gradino. Inoltre la risposta alla diminuzione dei costi fissi è più lenta. Spiegare perché i costi figurativi non vengono inseriti nel CE. I costi figurativi non sono presenti nel Conto Economico perché non hanno mai avuto una variazione finanziaria associata. Essi non influiscono nel bilancio, non sono dei costi reali. Perché un costo fisso discrezionale può essere variato nel breve periodo? Un costo fisso discrezionale deriva dalle decisioni del management di spendere in determinate aree di costo, a seguito di una consultazione in sede di budget. Questo costo può essere variato nel breve periodo perché comporta danni minimi agli obiettivi di lungo periodo, infatti il management non è vincolato a queste decisioni, possono essere rettificate da un esercizio all’altro. Qual è la differenza tra costo fisso a gradino e costo variabile a scalino? I costi variabili a scalino possono spesso essere rettificati rapidamente al variare delle condizioni purché siano nel breve periodo, i costi fissi a gradino non possono essere modificati facilmente. Inoltre, l’ampiezza dello scalino è 6 più ristretta rispetto a quella del gradino, perché i costi variabili hanno scalini che rientrano nell’intervallo di rilevanza, mentre i costi fissi si verificano a seguito di variazioni della capacità produttiva. Come si combinano costi fissi/variabili e costi diretti/indiretti? Diretto Indiretto Variabile Materie prime Energia per macchinari di produzione Manodopera diretta Energia di stabilimento Fisso Ammortamento macchinario produzione Pubblicità prodotto Manodopera indiretta Spese generali Costi brevetti Affitti stabilimento Da quali fattori dipende la rilevanza di un costo ai fini decisionali? La rilevanza di un costo ai fini decisionali dipende dall’orizzonte temporale di riferimento e dall’entità di variazione del livello di attività. LEZIONE 16 Argomenti:  Costi differenziali, evitabili e irrilevanti  Costi sommersi e costi della complessità  Modello c-v-r A cosa serve il modello costi-volumi-risultati (C-V-R)? Il modello permette di identificare gli effetti sul reddito di alternative connesse alla definizione dei costi, dei prezzi di vendita, delle quantità di output. In particolare permette di identificare come devono modificarsi i livelli di output per raggiungere il pareggio tra costi e ricavi e per ottenere certi obiettivi prefissati di reddito operativo. Quali sono le ipotesi del modello e le relative conseguenze? Il modello C-V-R si basa sulle seguenti ipotesi: CT=CV u∗Q+CF, quindi i costi variabili unitari sono indipendenti dalla quantità prodotta. RT=p∗Q, quindi il prezzo è indipendente dalla quantità prodotta. Tutto ciò che si produce viene venduto, di conseguenza le scorte sono pari a zero. L’azienda produce un unico prodotto o un mix di prodotti costanti. L’analisi si riferisce al breve periodo, quindi non di adottano economie di scala perché la capacità produttiva è un dato del problema. Gli effetti fiscali e la gestione straordinaria si trascurano., quindi il risultato netto coincide col risultato operativo. In cosa il modello si differenzia dall'analisi fatta nel corso di Istituzioni di Economia? Si differenzia per il fatto che il modello C-V-R impone che i costi totali siano dati da CT=CV u∗Q+CF, dove i costi variabili unitari non dipendono dalla quantità prodotta. A istituzioni di economia, invece, la funzione dei costi medi variabili è una funzione inizialmente decrescente ed in seguito crescente col numero delle unità prodotte. 7 La leva operativa rappresenta la reattività del reddito operativo alla variazione nei volumi di vendita. Levaoperativa= ∆RO RO ∆Q Q = ∆RO ∆Q Q RO = MDCu∗Q RO = MDCT RO = MDCT MDCT−CF = RT RT−RTbep Il rapporto dipende dall’incidenza dei costi fissi sul totale dei costi operativi: i costi fissi sono il fulcro della leva operativa, maggiori costi fissi comportano una maggiore leva operativa. Un rapporto maggiore comporta un maggior effetto di amplificazione, infatti: se risulta LO>1: il risultato operativo varia più che proporzionalmente sul totale dei costi operativi, quindi ad un’espansine di vendita corrisponde un incremento di reddito più che proporzionale. Viceversa, se LO<1, il risultato operativo varia meno che proporzionalmente al variare dei volumi di vendita, di conseguenza un’espansione delle vendite comporta un incremento di reddito meno che proporzionale. (Se LO=1, significa che non si hanno costi fissi). Il concetto di leva operativa mette in relazione i costi fissi, il volume di produzione e il rischio: indica la probabilità più o meno elevata di subire risultati reddituali particolarmente negativi o positivi in relazione al fluttuare dei volumi di produzione e di vendita. In generale un’azienda con alti costi fissi è detta rigida, ossia le variazioni delle quantità prodotte non comportano significative variazioni nei costi della produzione; in questo caso l’azienda raggiunge un punto di pareggio a volumi elevati, ha una leva operativa alta ed un aumento dei volumi di vendita comporta un significativo aumento del reddito operativo. Pertanto, l’azienda si dice rigida e rischiosa, perché per avere guadagni deve prima saturare i costi fissi. Un’azienda con costi fissi bassi dipende maggiormente dai costi variabili (“attaccati” alla singola unità) quindi aumentando il volume di produzione non si ottengono grandi vantaggi, un’azienda di questo tipo si dice infatti flessibile perché, ipotizzando costi fissi nulli, una singola unità prodotta comporterebbe un utile. Perché un'impresa con alti CF, a parità di altre condizioni (i.e. coeteris paribus) è più redditizia, ma anche più rischiosa? Avere numerosi costi fissi comporta una struttura più rigida e quindi più rischiosa in quanto se non si raggiunge il punto di pareggio, la perdita sarà molto grande. D’altro canto, con una struttura rigida, una volta superato il punto di pareggio, un piccolo aumento delle vendite si concretizza in un grande ricavo. Perché i CF sono detti fulcro della leva operativa? La leva operativa è la misura della sensibilità del risultato operativo alla variazione percentuale delle vendite (cioè alla variazione del volume di attività) ed è data da: LO= MDCu∗Q RO Dove in particolare: RO=RT−CT=RT−CV−CF=Q∗p−CV u∗Q−CF=Q ( p−CV u )−CF=MDCT−CF Quindi si ottiene: LO= MDCT MDCT−CF Quindi tale rapporto dipende dall’incidenza dei costi fissi sul totale dei costi operativi. Quanto più alta è tale incidenza, maggiore sarà l’effetto su amplificazione delle variazioni di volume dell’attività produttiva (aumentando i costi fissi diminuisce il denominatore, quindi la LO aumenta). 10 Quali sono gli effetti di un aumento dei CF? Un aumento dei costi fissi algebricamente comporta un aumento della leva operativa perché il denominatore diminuisce, di conseguenza anche il risultato operativo aumenta ma graficamente il punto di pareggio è spostato più in alto e più a destra, quindi più difficile da raggiungere. Quando si utilizza il profittogramma? Il profittogramma permette di relazionare il risultato operativo e il fatturato. La sua equazione è data da: RO=MDC%∗RT−CF In questo modo è possibile ragionare in termini di fatturato (grazie al MDC%) invece che in termini di quantità. Spiegare la relazione tra rischio e CF. Un’azienda con elevati costi fissi beneficia in maniera più che significativa di un aumento nei volumi di vendita ottenendo un consistente aumento del risultato operativo. La presenza di elevati costi fissi è però un indice di rigidità: le variazioni nelle quantità prodotte non comportano elevate variazioni dei costi di produzione, è dunque un’impresa redditizia ma rischiosa perché raggiunge il volume di pareggio a volumi elevati e ha un’elevata leva operativa. Come varia il margine di sicurezza in funzione al grado di rigidità di un’impresa? Il margine di sicurezza indica di quanto si possono ridurre le vendite in % sul fatturato previsto prima di entrare nella zona di perdita. MS= RT previsti−RTbep RT previsti Il margine di sicurezza cresce in maniera direttamente proporzionale con il MDC e in modo inversamente proporzionale con i costi fissi. Un margine di sicurezza alto indica che un’impresa è più flessibile. Quali azioni potrebbe intraprendere in management al fine di ridurre la rigidità? Potrebbe diminuire i costi fissi e diminuire la leva operativa o i volumi di produzione o aumentando il risultato operativo, che implica una diminuzione dei costi totali. Che utilità ha il margine di sicurezza? Il margine di sicurezza rappresenta l’intervallo della vendita in eccesso rispetto al volume di pareggio entro il quale mi posso spostare sul grafico prima di entrare nella zona di perdita. Maggiore è il margine di sicurezza, minore è il rischio di non pareggio. Quali azioni potrebbe intraprendere il management al fine di migliorare il margine di sicurezza? Il management potrebbe aumentare le vendite totali o ridurre il punto di pareggio investendo meno nei costi fissi, in questo modo ottiene una minore rischiosità. Inoltre potrebbe aumentare il prezzo di vendita o ridurre i costi variabili unitari. 11
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