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Guide e consigli
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Domande per lo studio di Financial Accounting, Prove d'esame di Organizzazione Aziendale

Insieme di domande guida per lo studio di Organizzazione d'impresa, nello specifico Financial Accounting

Tipologia: Prove d'esame

2019/2020

Caricato il 04/04/2020

Dile.S
Dile.S 🇮🇹

4.9

(16)

6 documenti

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Scarica Domande per lo studio di Financial Accounting e più Prove d'esame in PDF di Organizzazione Aziendale solo su Docsity! Domande modulo II LEZIONE 2 Argomenti  Denominatori comuni di impresa  Mercato finanziario, di incetta, di sbocco: classificazioni  Soggetto economico (stakeholder) e soggetto giuridico  Efficienza ed efficacia  Valore di impresa  Modello contabile Definire il concetto di impresa. Un’impresa è un sistema complesso di attività economiche organizzate al fine dello scambio/produzione di beni per il cliente/mercato. Essa deve scontrarsi con realtà interne (combinazione produttiva e processi) ed esterne (ritagliare il proprio spazio e relazionarsi con imprese esterne). Definire il mercato finanziario, spiegandone le funzioni. Il mercato finanziario, non un vero e proprio luogo fisico ma una piattaforma informatica, rappresenta il luogo nel quale si realizzano le operazioni di contrattazione e scambio di strumenti finanziari di varia natura, medio e lungo termine. Un mercato finanziario consente il trasferimento del risparmio dai soggetti che lo accumulano (es. famiglie) ai soggetti che lo richiedono (es. imprese). Una prima distinzione tra mercati si ha tra mercato primario, dove si acquistano titoli al momento dell’emissione, e mercato secondario, dove si acquistano titoli da chi li ha già sottoscritti. Inoltre si hanno tre tipologie di mercato: mercato regolamentato, sistemi multilaterali di negoziazione e internalizzatori sistematici. Il mercato finanziario ha diverse funzioni: - Finanziamento: gli emittenti cercano denaro sul mercato - Pricing dei titoli: offrire in via continuativa un prezzo ai titoli - Liquidità dei titoli: offrire la possibilità di uscire dall’investimento - Riduzione dei costi di transazione: la competizione spinge il mercato ad essere più efficiente, quindi a diminuire il prezzo della transazione. In quali modi un'impresa può reperire mezzi finanziari? Un’impresa può ottenere mezzi finanziari attraverso il capitale di rischio (proprio) e il capitale di credito (di terzi). Il primo è apportato dal titolare, in caso di un’azienda individuale, o dai soci, se si tratta di un’azienda collettiva. I finanziamenti possono essere di tipo monetario o con donazione di fattori produttivi, inoltre può essere conferito in momenti diversi della vita dell’impresa. Questo tipo di capitale è denominato capitale netto o capitale sociale (economico) ed è definito capitale di rischio perché la remunerazione avviene attraverso l’utile di esercizio, che dipende dai risultati ottenuti; di conseguenza non si ha la certezza della restituzione del capitale investito. L’utile, dopo aver messo da parte le varie riserve, può essere destinato all’autofinanziamento oppure può essere diviso tra i soci che ne hanno diritto. Il secondo tipo di capitale è prestato dalle banche o da terzi ed è denominato debito di finanziamento (finanziario). Si tratta di un conferimento puramente monetario ed obbliga ad un interesse sulla somma conferita entro un certo periodo di tempo. Perché un'impresa è un sistema complesso? Un’impresa è un sistema complesso perché è costituita da un gran numero elementi eterogenei tra loro integrati e interdipendenti. Il valore dell’impresa è dato dalla somma del valore dei singoli elementi che uniti insieme valgono più della somma dei singoli elementi scollegati, questo legame è dato dall’avviamento. Dunque, l’impresa è un sistema aperto per natura, ovvero un complesso di parti interdipendenti che opera in stretto collegamento con altri sistemi costituiti dall’ambiente esterno e dal mercato. Perché il fine dell'impresa non è il profitto? 1 L’impresa ha come scopo l’economicità, ovvero la capacità di durare nel tempo senza ricorrere in modo stabile all’aiuto di terzi. A differenza dell’idea di massimizzazione del risultato economico, il concetto di economicità presuppone che siano tenute in considerazione più dimensioni contemporaneamente, affinché l’azienda possa operare con successo e in continuità. L’impresa è un insieme di beni e persone accumunati da una ragion d’essere unitaria: realizzare un prodotto, materiale o immateriale. La ragione della realizzazione del prodotto è nella capacità del prodotto stesso di soddisfare un bisogno di qualcuno. Un prodotto in grado di soddisfare un bisogno è un prodotto che possiede valore, cioè un prodotto per il quale un soggetto è disposto a pagare un certo prezzo. L’impresa esiste quindi per creare ricchezza, ovvero per realizzare un prodotto (output) che possiede un valore superiore a quello delle risorse utilizzate per ottenerlo (input) e garantire, durevolmente, nel tempo, questa situazione. In altri termini si dice che l’impresa persegue l’economicità. In cosa consiste lo shared value (vd. art. Creating shared value, Porter M.E., Harvard Business Review, Jan-Feb. 2011)? Il concetto di shared value (valore condiviso) può essere definito come un insieme di politiche e attività operative che permettono di accrescere la competitività di un’azienda e, allo stesso tempo, permettono di far progredire le condizioni economiche e sociali delle comunità in cui l’impresa opera. La creazione del valore condiviso si focalizza sull’identificazione e l’espansione delle connessioni tra società e progresso economico. Il valore condiviso risiede in tutta la catena del valore (nei prodotti, nei clienti, nei fornitori…) ma anche nelle istituzioni della comunità in cui è inserita l’impresa. Affrontando una questione sociale con un modello finanziario si ha un valore condiviso, ossia la possibilità di creare valore sociale e valore economico contemporaneamente. Le imprese creano valor condiviso in tre modi: -concependo in modo nuovo prodotti e mercati -ridefinendo la produttività nella catena di valore -creando distretti industriali di supporto alla competitività della società. Il concetto di valore condiviso integra l’idea di responsabilità sociale: serve un approccio innovativo alla sostenibilità che vede la crescita sociale come un obiettivo centrale. Qual è la differenza tra prodotto finito e prodotto finale? Un semilavorato è un prodotto finito? Il prodotto finito è un prodotto che risponde alle esigenze dei clienti ed è pronto per il suo utilizzo o la sua commercializzazione. Il prodotto finale è il prodotto di una linea di produzione che giunge a termine e che viene utilizzato tramite altri prodotti finali per ottenere il prodotto finito. Ad esempio, in un mobilificio che costruisce una poltrona, la poltrona è il prodotto finito, la linea del mobilificio che si occupa di costruire i telai a fine ciclo ha il telaio come prodotto finale. Un semilavorato è un prodotto finito se viene posto in vendita così com’è. Perché la comunità sociale è considerata uno stakeholder? La comunità sociale è considerata stakeholder perché l’azienda tramite la produzione di beni può assicurare una ricchezza al sistema economico (globale o locale) oltre che ai soci stessi, creando un mercato e introducendo a parità di risorse utilizzate maggiori beni in esso rispetto a quelli che verrebbero introdotti se prodotti dal singolo individuo. Cosa significa che nell'impresa le azioni per raggiungere un obiettivo sono spesso un compromesso tra varie alterative? L’alternativa a cui si deve rinunciare quando si effettua una scelta economica è detta costo opportunità. Ogni decisione implica una scelta tra diverse alternative, il costo opportunità è quindi il valore dei beni economici o dei servizi a cui si rinuncia in favore dell’alternativa scelta. Perché nel concetto di valore d'impresa entra in gioco il fattore tempo? L’impresa esiste per creare ricchezza, per realizzare un prodotto (output) che abbia un valore superiore al valore delle risorse impiegate per ottenerlo (input) e garantire durevolmente questa situazione. Il fattore tempo è 2 nell’ambito delle future operazioni, in questo modo il bilancio non si prefigge di tenere traccia del valore di liquidazione o di quello di mercato delle singole attività immobilizzate. Perché il bilancio d’esercizio si riferisce solo alla gestione ordinaria esterna? Il bilancio d’esercizio si riferisce esclusivamente alla gestione esterna perché deve seguire il principio di omogeneità, ovvero deve considerare tutte e sole le operazioni che possono essere espresse in termini monetari e che mettono in relazione l’azienda con l’esterno, dunque che generano dei movimenti finanziari. Tutte le operazioni traducibili in moneta (finanziamento, investimento, acquisto delle materie prime, vendita sul mercato) servono alla redazione del bilancio, con lo scopo di mostrare lo stato di salute dell’azienda a chi ne è interessato. In cosa differisce il modello del valore dal modello contabile? Il modello del valore e il modello contabile differiscono in base alla grandezza presa come riferimento. Nel modello del valore la valutazione della gestione avviene in base ai flussi di cassa netti futuri. Il modello contabile (o di bilancio) valuta la gestione con riferimento a periodi di tempo definiti, calcolando il reddito di esercizio e il capitale di funzionamento. Che relazione esiste tra i concetti di capitale e di reddito? Il reddito netto di un periodo amministrativo aumenta il valore del capitale netto. In particolare, il reddito netto accresce le riserve di utili; la variazione delle riserve di utili prende il nome di risultato netto dell’esercizio e, se positiva, reddito o profitto o utile dell’esercizio. Cosa statuisce il Principio dell'identità giuridica? Il principio di identità giuridica afferma che la contabilità si riferisce ad un’entità, non alle persone ad essa collegate. Un’entità può essere un’impresa, una porzione di essa o un’attività per la quale si ritenga necessario o utile preparare i rendiconti contabili. Un’azienda può essere organizzata in forme giuridiche diverse: società di capitali, di persone o impresa individuale; il principio dell’identità giuridica si applica a qualsiasi azienda, indipendentemente dalla sua forma giuridica. In cosa differisce la fase di impianto dalla fase 'a regime'? La fase di impianto è la fase di costituzione dell’impresa, nella quale il soggetto economico apporta una quantità di capitale per far “partire” l’azienda. La fase di regime è la fase ordinaria e quotidiana dell’impresa, cioè la fase del normale svolgimento di essa, in cui prevedo una durata indefinita della vita aziendale e durante questa fase avvengono le ordinarie operazioni cicliche. Quali sono le operazioni di gestione ordinaria e come si possono classificare ai fini del bilancio? La fase di funzionamento è caratterizzata dalle seguenti operazioni: -finanziamento: il soggetto economico ricerca i mezzi finanziari (operazione esterna) -acquisto fattori produttivi (operazione esterna) -trasformazione: i fattori produttivi vengono trasformati in prodotti finiti (operazione interna) -vendita dei prodotti: i prodotti finiti vengono immessi sul mercato (operazione esterna) Il bilancio prende in considerazione solo ed esclusivamente le operazioni di gestione esterne, quelle interne non vengono rilevate. In che senso il periodo amministrativo costituisce una ‘finzione’? Essendo l’impresa un sistema dinamico, in continua evoluzione, i periodi amministrativi sono una finzione perché sono un modo artificiale per cogliere una realtà dinamica. La gestione infatti non inizia né finisce in 5 corrispondenza dei periodi amministrativi, ma continua ad evolversi e prosegue senza interruzione da un esercizio a quello successivo. L’assunzione alla base del bilancio che prevede di “fotografare” la gestione al termine di ogni periodo è una sorta di finzione in quanto cerca di immortalare qualcosa di dinamico. Quali sono le caratteristiche del capitale proprio, rispetto al capitale di credito? Il capitale proprio è un conferimento dei soci (o dell’imprenditore) che comporta l’assunzione e la condivisione di rischi futuri, mentre il capitale di credito è apportato da banche o terzi e viene rimborsato ad una scadenza prefissata pagando inoltre gli oneri per la disponibilità monetaria temporanea. Il capitale proprio (di rischio) può essere conferito attraverso mezzi monetari o attraverso fattori pluriennali, mentre il capitale di terzi è apportato solo con mezzi monetari. La remunerazione del capitale di rischio dipende dai risultati ottenuti dall’azienda, può essere utilizzato come autofinanziamento per la società o diviso sotto forma di dividendi ai soci; il capitale di credito deve essere obbligatoriamente restituito (con l’aggiunta degli oneri fiscali), in caso di mancata restituzione i finanziatori possono chiedere il fallimento (privilegio nel rimborso delle somme derivanti dalla liquidazione). LEZIONE 4 Argomenti:  Aspetti del capitale: concreto ed astratto  Fattori pluriennali e fattori di esercizio  Rappresentazione del capitale e schema di stato patrimoniale  Concetti di costo e di ricavo  Aspetti della gestione: monetario, finanziario, economico  Sistema contabile e metodo contabile  Gestione caratteristica Illustrare l’obiettivo del modello contabile. L’obiettivo del modello contabile è rappresentare l’andamento complessivo dell’impresa mediante un sistema di valori che sintetizza l’effetto delle operazioni aziendali sulla ricchezza. Si divide in due momenti: la conversione della dinamica aziendale in cifre (redazione del bilancio) e la riconversione delle cifre in andamenti economici, permettendo così l’analisi dello stato di salute aziendale (analisi di bilancio). Un’importante limitazione del modello è quella di contenere solo dati sotto forma di cifre e quindi non è in grado di rappresentare fattori come il contributo delle risorse umane o l’immagine dell’azienda. Illustrare la differenza tra fattori pluriennali e fattori d'esercizio [spiegare perchè i fattori pluriennali sono correlati all'economia di tutti i prodotti]. Si definiscono fattori produttivi tutti i beni o servizi strettamente correlati e interdipendenti che si utilizzano all’interno della combinazione produttiva per rendere possibile l’ottenimento del prodotto. I fattori pluriennali, o a fecondità ripetuta, sono fattori che sono utilizzati per più anni, in successivi cicli di produzione, e possono essere materiali (macchinari, impianti, strutture…) o immateriali (brevetti, marchi, licenze…). I fattori di esercizio invece sono utilizzati completamente per la produzione dell’anno o entro un breve intervallo di tempo; i principali sono le merci e il lavoro dei dipendenti. I fattori a fecondità semplice esauriscono la loro utilità economica partecipando ad un unico ciclo produttivo, sono correlati quindi all’economica di un unico prodotto. I fattori a fecondità ripetuta invece cedono la loro utilità a più cicli produttivi, sono quindi correlati all’economia di tutti i prodotti. 6 Definire il concetto di capitale. Il capitale è la ricchezza a disposizione dell’impresa in un dato momento e la sua funzione è quella di dotarla di risorse monetarie da impiegare nell’attività. Spiegare i due aspetti del capitale. Il capitale è costituito da due aspetti: l’aspetto originario (o concreto) e l’aspetto astratto (o derivato). Dal punto di vista dell’aspetto concreto il capitale corrisponde al complesso di beni economici, strettamente collegati tra loro e con il lavoro umano di cui l’impresa dispone per lo svolgimento di un’attività produttiva unitaria, insieme agli obblighi assunti verso terzi. Dal punto di vista astratto, il capitale si definisce come la misura dell’aspetto concreto del capitale espresso in un’unica unità di misura a valore nominale costante. Il capitale netto di funzionamento è quella parte dei componenti positivi che rimane dopo aver soddisfatto gli impegni assunti. Il capitale è rappresentato nel suo aspetto concreto con le attività e le passività e nel suo aspetto astratto con il capitale netto. Perché nel bilancio sono riportati solo i fatti che possono essere espressi in termini monetari? Secondo il principio di omogeneità, nel bilancio sono riportati solo i fatti che possono essere espressi in termini monetari. Questo perché nel bilancio si ha la necessità di sommare e sottrarre quantità che hanno diversa natura, quindi ciò è possibile solo se questi “oggetti” possono essere espressi in un’unica unità di misura a valore nominale costante, ovvero la moneta. Oltre ad essere un vantaggio, è anche un limite in quanto il bilancio può riportare non tutti gli effetti della gestione interna. Perché il capitale netto viene inserito nella sezione di destra di SP se non è una passività? Il capitale netto, nonostante non sia una passività, viene inserito nella sezione di destra dello Stato Patrimoniale perché così comporta due vantaggi. In questo modo si hanno due sezioni: gli impieghi (a sinistra) e le fonti di provenienza del capitale dell’impresa (a destra). Proprio per questo è preferibile inserire il capitale a destra, in quanto rappresenta una fonte di finanziamento per l’impresa. Inoltre, così facendo le due sezioni risultano bilanciate, permettono di ottenere un’identità contabile, cioè il totale di sinistra è uguale al totale di destra (principio del duplice aspetto). Perché la sezione di sinistra è denominata anche 'Impieghi' e quella di destra 'Fonti'? La sezione di destra è denominata anche fonti perché rappresenta le modalità con cui l’impresa è venuta in possesso dei finanziamenti, ovvero il capitale proprio e il capitale di terzi. La sezione di destra è infatti quella delle passività, dove si registrano i debiti. Gli impieghi rappresentano le modalità con cui le fonti sono state impiegate, ossia come è stato investito il capitale, e infatti la sezione di sinistra è quella delle attività. Gli impieghi sono la struttura economico-tecnica del capitale, mentre le fonti sono la struttura economico- finanziaria del capitale. Perché il capitale netto è un concetto derivato ed astratto? Il capitale netto si definisce come fondo di valori astratto, derivato ed incerto. È astratto perché non si identifica con specifici elementi del capitale di funzionamento (è qualcosa di intangibile), è derivato perché risulta come differenza tra le attività e le passività ed è incerto perché deriva da valori incerti relativamente ad attività e passività (principio di prudenza). 7 Il reddito di esercizio esprime la ricchezza creata da un’impresa in un certo periodo di tempo, a seguito delle operazioni aziendali. Il reddito di esercizio è dato dalla differenza tra i ricavi di esercizio e i costi di competenza. Se questa differenza è positiva allora si parla di utile di esercizio, altrimenti si definisce perdita di esercizio. Che differenza c'è tra una variazione economica di reddito ed una variazione economica di capitale? Una variazione economica di reddito di riguarda solo i costi (variazione economica negativa) o i ricavi (variazione economica positiva) e configura nel Conto Economico. Una variazione economica di capitale riguarda invece il capitale proprio dell’azienda e si manifesta nello Stato Patrimoniale. È vero che il reddito deriva dalla differenza tra valori economici positivi e valori economici negativi? Sì, se ci si riferisce a valori economici di reddito di esercizio, infatti il reddito deriva dalla differenza tra ricavi di esercizio costi di competenza. Perché il primo movimento di un'operazione di gestione è sempre finanziario? È sempre finanziario perché riguarda un’operazione di gestione esterna, quindi sarà o una variazione della cassa o la nascita di un debito o credito di funzionamento o finanziamento. Il secondo movimento può essere di tipo finanziario, con segno opposto, o di tipo economico, con segno uguale. Illustrare con uno schema le regole di funzionamento dei conti. Il metodo contabile è quello della partita doppia: esso è un metodo di scritture "bilancianti”, in quanto ad ogni fatto che sia oggetto di rilevazione da sempre luogo ad almeno due registrazioni da farsi in due o più conti, in modo che il totale degli addebitamenti sia uguale al totale degli accreditamenti. Perché nello Stato Patrimoniale si trovano anche i costi? I costi presenti nello Stato Patrimoniale sono i costi riferiti ai fattori a fecondità ripetuta, che essendo appunto pluriennali, non vengono consumanti completamente nell’esercizio e quindi non sono costi di esercizio (da inserire nel Conto Economico). Nello Stato Patrimoniale si trova tutto ciò che è di natura finanziaria o che essendo di natura economica (costi) non è completamente consumato e/o erogato nel periodo in esame e quindi deve essere riportato ai periodi futuri (come anche le rimanenze). È corretto sostenere che il CE riporta solo i valori economici di reddito? Sì, è corretto, precisando però che essi siano riferiti al periodo in esame. Spiegare la frase "Lo SP del bilancio d'esercizio rappresenta il capitale di funzionamento". Il capitale di funzionamento coincide con l’aspetto concreto del capitale ed è composto dal complesso delle utilità economiche (componenti positive), ovvero investimenti che l’impresa ha posto in essere e che, alla data cui si riferisce l’osservazione, sono in attesa di recupero, e dal complesso delle obbligazioni (componenti negative), ovvero i debiti assunti verso terzi. Queste componenti positive corrispondono alle attività dello stato patrimoniale, mentre le obbligazioni corrispondo alle passività. Quali sono le aree di gestione del Conto Economico?  Gestione caratteristica: riguarda le operazioni del ciclo acquisto-trasformazione-vendita dell’attività tipica dell’industria e evidenza la validità economica della combinazione produttiva.  Gestione patrimoniale ed accessoria: relativa agli investimenti accessori e patrimoniali non collegati all’attività tipica. 10  Gestione finanziaria: riguarda i costi derivanti dalla struttura finanziaria aziendale (cioè le fonti di finanziamento).  Gestione straordinaria: relativa a costi e ricavi straordinari, cioè originati esternamente e conseguiti ad eventi non influenzabili dall’impresa.  Gestione fiscale: riguarda le imposte fiscali derivanti dalla normativa tributaria. La divisione in queste aree (presente nel Conto Economico in forma scalare) permette una migliore comprensione della prestazione economica aziendale, consentendo cioè di capire meglio come si è formato il reddito. Cosa significa 'gestione caratteristica’? Per gestione caratteristica si intendono le operazioni in cui l’impresa è tipicamente impegnata, l’insieme delle operazioni che formano il core business. Spiegare perché i costi di acquisizione di fattori d'esercizio ed i ricavi di vendita riguardano l'aspetto derivato del capitale. I costi di acquisizione e i ricavi di vendita concorrono all’origine di un utile, che è di natura economica e derivato perché appunto differenza algebrica tra i ricavi di esercizio e i costi di competenza. Perché non tutte le operazioni di gestione ordinaria esterna modificano la ricchezza? Le operazioni di gestione possono coinvolgere solo l’aspetto finanziario e originario del capitale, non andando quindi a modificare l’aspetto astratto, che riguarda invece la ricchezza. Quando si hanno operazioni in cui si ha la compensazione tra le voci dello Stato Patrimoniale, cioè variazioni di segno opposto nell’ambito del concreto, si ha un fatto permutativo. Invece, nel caso in cui si abbia un fatto di gestione che viene compensato con una variazione economica (incide sull’entità del capitale), si ha un fatto modificativo. Spiegare la differenza tra aspetto monetario ed aspetto finanziario. L’aspetto monetario fa riferimento al circuito della produzione, che include le operazioni di acquisto e vendita, e riguarda la cassa (entrate e uscite di denaro). L’aspetto finanziario rileva tutte le variazioni che modificano l’aspetto concreto del capitale e analizza le variazioni dei crediti e dei debiti di finanziamento e funzionamento. I crediti e i debiti si trasformeranno in futuro in denaro, quindi l’aspetto monetario è un sottoinsieme dell’aspetto finanziario. Perché aspetto monetario e finanziario sono aspetti 'originari', mentre l'aspetto economico è 'derivato'? L’aspetto monetario e finanziario sono originari perché la manifestazione finanziaria è la prima variazione che si verifica in un’operazione di gestione, riguarda infatti una variazione della cassa o una variazione dei crediti o dei debiti. L’aspetto economico invece nasce da una mancata compensazione degli elementi finanziari (fatto modificativo), si manifesta quindi in un secondo momento quando ad una voce dello Stato Patrimoniale non corrisponde la sua compensazione. Questo va a influire sull’aspetto derivato del capitale. Alla fine del periodo amministrativo perché l’importo della Cassa può non coincidere con il valore dell’Utile d’esercizio? Questo può avvenire perché la contabilità non è in fase con la realtà (peccato originale). Infatti, al termine del periodo amministrativo ci saranno delle operazioni iniziale che non hanno ancora avuto una manifestazione finanziaria e operazioni non ancora completate che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria. L’importo della cassa è un aspetto finanziario, risente delle uscite ed entrate monetarie relative sia a costi e ricavi di competenza sia a quelli di periodi diversi. Invece l’utile di esercizio è legato solo ai costi e ricavi di competenza. 11 Spiegare la differenza tra imposta e tassa ed illustrare le principali tipologie di imposte esistenti in Italia. Per imposta si intende quella parte della ricchezza privata che i cittadini d'uno stato, o coloro che vi risiedono, devono cedergli per la soddisfazione dei bisogni pubblici di ordine generale; tassa invece è la somma che si paga in corrispettivo d'una prestazione che pur recando a tutti i consociati un vantaggio indistinto, ne reca uno particolare e distinto a coloro che ne profittano. In pratica l'imposta è pagata per la soddisfazione dei bisogni collettivi d'indole generale (difesa esterna, sicurezza pubblica, ecc.), di cui non è possibile precisare la quantità consumata da ciascun contribuente, e quindi il prezzo che egli ne deve corrispondere; la tassa invece è la contro- prestazione che i cittadini pagano allo stato per una prestazione, da loro stessi individualmente richiesta, di servigi degli enti pubblici. Le imposte dirette previste dal sistema tributario italiano sono l’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive, l’IRES, l’imposta sul reddito delle società e l’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’IRAP è il 3,9% del valore della differenza fra valore e costi della produzione presente nel conto economico civilistico, rettificato dalle svalutazioni degli immobili, dalle perdite sui crediti, dagli accantonamenti per rischi e oneri e dai costi del personale. L’IRES ha un’aliquota al 27,5% che si applica al reddito imponibile. L’IRPEF è un’imposta progressiva in quanto colpisce il reddito con aliquote che dipendono dagli scaglioni di reddito. LEZIONE 6 Argomenti:  Principio di realizzazione  IVA e fatturazione  Assegni e cambiali Spiegare la frase "Non esiste un unico bilancio" Lo scopo del bilancio è la sua funzione informativa. A seconda però di chi sia il destinatario prevalente (proprietà e management (bilancio interno) oppure creditori e stakeholders (bilancio esterno)) il bilancio si presta a diverse riclassificazioni, cioè a modi differenti di rappresentazione dei valori in esso contenuti. Esistono anche bilanci diversi a seconda di quale sia la fase di vita dell’impresa, della circostanza cioè che l’impresa operi in una condizione di continuità di funzionamento (bilancio ordinario di esercizio) o no (bilancio speciale). Che differenze di interessi esistono tra il legislatore civilistico ed il legislatore fiscale? L’obiettivo del legislatore civilistico è quello di tutelare tutti i soggetti che possono avere rapporti con l’impresa affinché questi non siano tratti in inganno da incrementi patrimoniali o reddituali fittizi. L’obiettivo del legislatore fiscale è quello di tutelare lo Stato, evitando che attraverso manovre elusive, l’impresa minimizzi il proprio risultato di esercizio al fine di ottenere un risparmio di imposta. Perché la redazione del bilancio d'esercizio è obbligatoria per legge? Il bilancio di esercizio deve essere redatto allo scopo di perseguire il principio di verità ed accertare in modo chiaro, veritiero e corretto la propria situazione patrimoniale e finanziaria al termine del periodo amministrativo. In questo modo è possibile tutelare coloro che hanno un interesse verso l’impresa, come i soggetti economici, il legislatore fiscale e i creditori. Inoltre, il bilancio è la base dalla quale si evince l’utile sul quale l’azienda pagherà le tasse. Quindi i motivi fondamentalmente sono due: civilistico e fiscale. 12 Per il principio di competenza, i costi di competenza sono quei costi che si reputano relativi alle prestazioni effettuate, ovvero sono di competenza di un periodo i costi correlati ai ricavi di quello stesso periodo, cioè le risorse consumate per produrre i ricavi dell’esercizio. Questa relazione di causa-effetto è essenziale al fine di stabilire correttamente il risultato di esercizio, infatti non essendo la contabilità in fase con la realtà, è necessario correlare i ricavi di esercizio ai costi sostenuti per realizzarli. Nel caso di fattori d’esercizio, perché il relativo costo di acquisizione si considera subito come costo d’esercizio, senza tenere conto del principio di realizzazione dei ricavi? Perché questo non si applica anche ai fattori pluriennali? Risulta conveniente considerare durante l’esercizio i costi di acquisizione dei fattori di esercizio come costi di esercizio, poiché alla chiusura del bilancio, con le operazioni di chiusura (in particolare con le operazioni di rettifica), questi verranno relazionati con le esistenze iniziali e le rimanenze finali, in modo tale da considerare solo il costo dei beni venduti. Nel caso dei fattori pluriennali, essi partecipano all’economia di tutti i prodotti per più esercizi e quindi non possono essere considerati come costi di competenza. Vengono fatti partecipare al risultato di esercizio tramite l’operazione di ammortamento. Spiegare la differenza tra spesa e costo. Per spesa si intende l’espressione contabile del sostenimento da parte di un’impresa di un costo di acquisto. Si manifesta nel decremento di un’attività o nell’aumento di una passività. La spesa non modifica il valore del capitale netto. Il costo è la componente negativa che contribuisce alla formazione del reddito. Il costo può essere di due tipi: costo di acquisto, ovvero la misura dell’impiego monetario sostenuto o da sostenere per un qualche scopo, e il costo di competenza, cioè il valore delle risorse consumate nel periodo amministrativo per la produzione dei ricavi del periodo. Il costo di competenza modifica il capitale netto. Quando si acquista una risorta si sostiene un costo di acquisto denominato spesa, se questa risorsa è consumata nel periodo amministrativo, allora diventa un costo di competenza, altrimenti è un’attività alla fine del periodo. Perché è utile distinguere costi e ricavi di CE in aree della gestione? La divisione in queste aree (presente nel Conto Economico in forma scalare) permette una migliore comprensione della prestazione economica aziendale, consentendo cioè di capire meglio come si è formato il reddito. Qual è la differenza tra costo di prodotto e costo di periodo? I costi di prodotto (dei fattori di esercizio o dei fattori pluriennali) sono legati al singolo prodotto da una relazione di causa-effetto, ossia sono tutti quei costi direttamente o indirettamente attribuibili al singolo prodotto, sono quindi strettamente necessari per l’ottenimento del prodotto. Non sono di competenza del periodo in cui vengono sostenuti ma solo quando si percepisce un ricavo a seguito della vendita dei prodotti. Per esempio, le materie prime sono collegabili direttamente al prodotto, ma anche il costo dell’energia elettrica, in modo indiretto, è collegato al singolo prodotto. I costi di periodo sono costi relativi alle risorse che permettono lo svolgimento della gestione e non hanno una relazione causa-effetto con il singolo prodotto. Vengono inseriti nel Conto Economico nel periodo in cui vengono sostenuto. Ad esempio, i costi amministrativi e i costi commerciali non sono direttamente attribuibili al singolo prodotto. 15 Illustrare il principio del costo storico. Il principio del costo storico definisce le modalità di valorizzazione delle risorse. Il metodo del costo storico afferma che si deve usare, inizialmente, il costo sostenuto per acquisire un’attività con riferimento alla data di acquisto. Dunque, il costo storico viene misurato alla data dell’operazione come il costo sostenuto per l’acquisto tenendo conto anche di altri oneri e spese (trasporto, installazione…). Uno svantaggio è che dopo la data di acquisizione non si riflettono le variazioni di valore, ma ha il vantaggio di essere oggettivo. Perché c'è un differente trattamento per fattori pluriennali e fattori d'esercizio? I fattori pluriennali e di esercizio vengono trattati diversamente perché si ha una diversità di utilizzo dei beni stessi. I fattori pluriennali, essendo bendi a fecondità ripetuta, cedono la propria utilità a più esercizio, partecipando all’economia di tutti i prodotti e quindi al risultato di più periodi. I fattori di esercizio, essendo questi a fecondità semplice, cedono la loro utilità in un unico processo produttivo e di conseguenza partecipano al risultato di un solo periodo amministrativo. Quando è perché il costo di acquisizione diventa costo di utilizzazione? Un costo di acquisizione sostenuto per una risorsa (impegno monetario sostenuto nel periodo per procurarsi la risorsa), diventa un costo di utilizzazione (valore delle risorse consumate nel periodo) nel momento in cui tale risorsa viene utilizzata nel ciclo produttivo che genera i ricavi dell’esercizio. Spiegare il concetto di rateo e perchè figura in SP. Il rateo (operazione di integrazione) è un valore finanziario che permette l’inserimento di quote di costi e/o ricavi di competenza dell’esercizio non ancora registrati in contabilità perché la relativa manifestazione finanziaria non si è ancora verificata. Il rateo attivo è una specie di credito che misura un ricavo di competenza, mentre il rateo passivo è una specie di debito che misura un costo di competenza. Il rateo è un elemento di natura finanziaria perché si riferisce a manifestazioni finanziarie non ancora avvenute, e come tale si presenta nello Stato Patrimoniale. Cosa è il TFR e come funziona? Una parte della retribuzione dei dipendenti è versata, per conto dei dipendenti dall’azienda, all’erario quale imposta sul reddito e un’altra frazione è poi pagata alla Previdenza Sociale. Un’ultima frazione non pagata costituisce il TFR (o liquidazione). Il TFR (trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato) è una passività a lungo termine e costituisce il debito (passività d’importo certo) che un’azienda ha nei confronti dei dipendenti per avergli trattenuto periodicamente e sistematicamente una parte della retribuzione. Tale debito, rivalutato nel tempo, è corrisposto dall’azienda al dipendente quando questi conclude il suo rapporto di lavoro. Perché un fondo spese è un valore finanziario? 16 I fondi spese (es. fondo imposte, fondo TFR) misurano costi di competenza dell’esercizio per i quali è incerto l’importo e la data di manifestazione, ma il verificarsi dell’evento è certo. Hanno natura finanziaria perché configurano come una sorta di debito nei confronti di terzi senza una data di scadenza. LEZIONE 8 Argomenti:  Fondi rischi e principio della prudenza  Logica del processo di ammortamento  Ammortamento: funzioni  Operazioni di rettifica: risconti e rimanenze Cosa significa dire che con la svalutazione dei crediti l'impresa si prepara contabilmente ad un evento negativo? Secondo il principio della prudenza, il fondo svalutazione crediti, essendo un fondo rischi, misura un costo di competenza con futura e incerta manifestazione finanziaria. L’incertezza riguarda sia il verificarsi dell’evento stesso, sia l’importo, sia la data. Con questo fondo l’impresa si prepara contabilmente ad un effetto negativo, infatti il fondo svalutazione crediti è il conto che raccoglie tutte le quote di svalutazione crediti che contabilmente sono considerate come un costo di esercizio, da ciò quando il credito verrà dichiarato inesigibile, non si dovrà registrare una perdita di credito pari all’ammontare dell’intero credito ma basterà annullare il fondo svalutazione crediti. Spiegare il concetto di ammortamento. L’operazione di ammortamento è un’operazione di chiusura che permette il recupero dei mezzi monetari impiegati per l’acquisto di un fattore pluriennale a vita definita. Il recupero viene affidato al complesso dei ricavi di vendita di tutti i prodotti ottenuti da tutti i cicli produttivi ai quali il fattore partecipa. L’ammortamento attribuisce una quota del costo storico del fattore a ciascun anno della sua vita utile, in questo modo viene rispettato il principio di competenza. Qual è la differenza tra ammortamento, quota di ammortamento e fondo ammortamento? L’ammortamento è il processo di ripartizione di un costo pluriennale in costo di competenza dell’esercizio. La quota di ammortamento è la parte di costo pluriennale trasformata in costo di competenza dell’esercizio. Il fondo ammortamento è la cumulata delle quote di ammortamento. Illustrare in dettaglio le determinanti della quota di ammortamento. Le determinanti della quota di ammortamento sono: la vita utile dell’immobilizzazione, il valore da sottoporre all’ammortamento e la modalità di ripartizione negli anni. La vita utile dell’immobilizzazione è il tempo durante il quale si prevede che un’attività possa avere utilità per l’azienda. L’utilità economica dei fattori a fecondità ripetuta diminuisce per logorio tecnico (senescenza) e logorio economico (obsolescenza). La vita utile è data dal minimo tra la vita tecnica e la vita economica. Il valore da sottoporre ad ammortamento è dato dalla differenza tra il costo storico (costo di acquisto) e il valore di recupero a fine vita. Le modalità di ripartizione sono il criterio usato per assegnare una frazione del costo da ammortizzare ai singoli anni di vita utile. Queste modalità possono essere di tre tipi: a quote costanti, a quote crescenti (in linea con i ricavi ma non con la preparazione all’obsolescenza) e a quote decrescenti (in preparazione all’obsolescenza ma non in linea con i ricavi). Qual è il vantaggio di un ammortamento a quote decrescenti? 17 Non essendoci un ricavo sono costi non di competenza, quindi il segno (-) serve a rettificare i costi di produzione. L’incremento dei prodotti in magazzino figura con segno (+) nel Conto Economico nel valore della produzione, perché anche i prodotti devono rispettare il principio di competenza pur non essendoci ricavi correlati. Le rimanenze finali di prodotti finiti sono quindi dei beni per i quali sono stati sostenuti dei costi nell’esercizio corrente ma i cui ricavi verranno realizzati successivamente. I costi sostenuti per questi beni vanno quindi stornati e “passati” all’esercizio successivo. Il valore finale di prodotti finiti è quindi un costo da attribuire all’esercizio successivo (come se vendessimo i beni nell’esercizio successivo); è quindi una componente positiva del Conto Economico. Che differenza esiste tra materie sussidiarie e materie di consumo? E tra prodotti in corso di lavorazione e semilavorati? Le materie sussidiarie sono materiali usati direttamente nella produzione ma di minor importanza rispetto alle materie prima, ovvero i principali materiali utilizzati direttamente nella produzione. Le materie di consumo sono materiali utilizzati indirettamente nella produzione, che non verranno incorporate nei prodotti finiti. I prodotti in corso di lavorazione sono prodotti in fase di trasformazione, senza una precisa identità fisica, mentre i semilavorati sono parti finite da incorporare nei prodotti, che possono essere acquistate o prodotte internamente. Perché gli schemi di CE a Valore e Costi della Produzione ed a Costo del Venduto portano allo stesso risultato d'esercizio? Il Conto Economico a costo del venduto classifica i costi secondo la loro funzione all’interno dell’impresa, cioè come parte del costo di realizzazione dei beni venduti o come costi di distribuzione o amministrazione. L’obiettivo è quello di valorizzare il costo industriale rispetto ai costi delle altre aree aziendali, quindi di analizzare l’efficienza dell’impresa, non la produttività. Il Conto Economico a Valore Costi della produzione ha una struttura scalare che evidenza i risultati intermedi e classifica i costi e i ricavi per natura, inoltre suddivide la gestione operativa da quella straordinaria e finanziaria. In entrambi i casi le voci interessate sono le stesse anche se il modo in cui vengono suddivise cambia, quindi il risultato di esercizio non varia perché pur cambiando l’ordine degli addendi il risultato non varia. Le diverse classificazioni servono a valutare l’andamento dell’azienda da punti di vista diversi. LEZIONE 9 Argomenti: - Valorizzazione delle rimanenze fisiche - Cicli della gestione - Dismissione di fattori pluriennali - Costruzioni in economia Quali sono e come funzionano i metodi di valorizzazione delle rimanenze fisiche? Le rimanenze di magazzino devono essere valutate al minimo tra costo storico e valore desumibile dall’andamento di mercato. Il costo storico è il complesso dei costi sostenuti per ottenere la proprietà delle rimanenze nel loro attuale sito e condizione. Per le materie prime è dato dal costo di acquisto sommato alle spese di trasporto, mentre per i prodotti finiti e in corso di lavorazione si considerano i costi diretti sommati ai costi indiretti di produzione. In entrambi i casi sono esclusi i costi generali amministrativi, di vendita e R&S. Materialmente esistono due metodi principali per la determinazione del costo storico: la determinazione del costo specifico e i metodi a flusso. DETERMINAZIONE COSTO SPECIFICO: con questo metodo si attribuiscono alle singole unità i costi specificatamente sostenuti per l’acquisto e la trasformazione delle unità medesime; questa però in molti casi è 20 una difficile applicazione, data l’entità delle giacenze e la loro elevata velocità di rotazione. I costi di trasformazione sono determinati sulla base di due possibili sistemi: JOB COSTING: i costi vengono identificati facendo riferimento al lotto di produzione o alla commessa. PROCESS COSTING: accumula i costi per procedimento o reparto e determina i costi medi delle unità. METODI A FLUSSO: vengono fatte delle assunzioni sul flusso delle rimanenze e dei costi cui corrispondono altrettanti metodi o criteri alternativi di determinazione del costo. Il codice civile dispone che il costo dei beni tangibili si può utilizzare il metodo della media ponderata, FIFO o LIFO. MEDIA PONDERATA: le quantità acquistate o fabbricate non sono più individualmente identificabili ma fanno parte di un insieme i cui beni sono ugualmente disponibili e il cui costo è dato dalla media ponderata dei costi di approvvigionamento. FIFO: si assume che le quantità acquistate o prodotte in epoca più remota siano le prime ad essere vendute o utilizzate in produzione. LIFO: si assume che le quantità acquistate o prodotte più recentemente siano le prime ad essere vendute o utilizzate in produzione. Il valore desumibile dall’andamento di mercato invece dipende dal tipo di materia: MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE, SEMILAVORATI: valore dato dal costo di sostituzione mediante il quale, in normali condizioni di gestione, una voce di magazzino può essere riacquistata. PRODOTTI FINITI, WIP, MERCI: valore dato dal prezzo di vendita nel corso della normale gestione al netto dei costi di completamento e delle spese dirette di vendita che possono ragionevolmente prevedersi. Fare un confronto tra i metodi di valorizzazione e spiegare le ragioni a favore del FIFO. Con il metodo del costo medio ponderato sia le unità vendute sia quelle invendute sono valorizzate al costo medio dei beni disponibili per la vendita. Questo è un costo medio ponderato con le quantità e produce risultati intermedi fra quelli che si ottengono con i metodi FIFO e LIFO. Dunque, questo è una sorta di compromesso per quelle aziende che non trovassero argomenti soddisfacenti a usare uno degli altri due metodi. Il metodo FIFO approssima il costo del venduto a quello associato all’effettivo flusso fisico dei beni, perché molte imprese vendono per primi i beni più vecchi, inoltre il valore delle rimanenze approssima il valore corrente dei beni, essendo la valorizzazione fatta ai prezzi d’acquisto più recenti. Con il metodo LIFO il costo del venduto non riflette quello del flusso fisico e le rimanenze finali potrebbero essere valorizzate a prezzi di acquisto più vecchio, quindi in periodi di inflazione il loro ammontare sarebbe molto più basso del loro valore corrente. Le ragioni a favore del FIFO sono date dal fatto che questo metodo determina un costo del venduto che approssima il costo dei beni fisicamente consegnati ai clienti, rispettando quindi al meglio la correlazione fra costi e ricavi del periodo. Inoltre, con questo metodo si ha una valutazione delle rimanenze più vicina a quella a costi correnti, rispetto agli altri due metodi. Perché non utilizzare sempre il LIFO? Tendenzialmente i prezzi delle materie sono crescenti, ma alcune materie prime o componenti possono avere prezzi mediamente decrescenti nel corso degli anni, quindi adottando il FIFO, aziende con costi di rimpiazzo delle rimanenze in calo determinano un reddito imponibile più basso e pagano quindi meno imposte. Inoltre, per il principio di continuità dei criteri di valutazione, il metodo LIFO dovrebbe essere adottato anche per redigere il bilancio, quindi agli azionisti è comunicato un reddito più basso. In altri termini, il miglioramento del cash flow (pagamento di imposte minori) determina un peggioramento (in relazione a quello che si otterrebbe col FIFO) dell’utile per azione. 21 Cosa è una plusvalenza e di quale area di CE fa parte? Una plusvalenza è una differenza positiva tra il prezzo di vendita e il valore contabile di un’immobilizzazione; in pratica è un aumento di valore. La plusvalenza fa parte dell’area straordinaria del Conto Economico. Perché le costruzioni in economia configurano un VEdiR + nel CE? Le costruzioni in economia sono immobilizzazioni materiali autoprodotte e vengono configurate come un’operazione di capitalizzazione dei costi. Occorre quindi capitalizzare la parte dei costi per manodopera e materiali imputata, cioè riconoscere a quel costo un’utilità economica che va oltre l’esercizio nel quale è stato sostenuto (i costi devono essere stornati). In questo modo, attraverso le quote di ammortamento, questi costi parteciperanno alla realizzazione dei ricavi futuri, nei quali le immobilizzazioni verranno utilizzate. La registrazione della costruzione figura nel valore della produzione ma non è un ricavo. È una rettifica di quella quota di interessi capitalizzati impiegati per le costruzioni in economica che non sono di competenza. Spiegare i concetti di fair value, benchmark treatment, allowed treatment e test di impairment. Il fair value (valore equo) è l’ammontare a cui un’attività può essere scambiata o una passività estinta in una transazione tra parti indipendenti, consapevoli e disponibili. Questo concetto riflette valori oggettivi esterni all’impresa legati alla conoscenza e alle stime di venditori e acquirenti. La determinazione del fair value si riferisce generalmente al valore di mercato. Benchmark treatment è la modalità di contabilizzazione consigliata per la voce in oggetto. Allowed treatment è l’eventuale modalità alternativa di contabilizzazione che è concesso utilizzare per la redazione del bilancio. Il test di impairment è il test per valutare eventuali perdite di valore durature delle attività. La periodicità del test varia a seconda delle voci: generalmente una tantum, quando ci sono evidenti segnali della non recuperabilità del valore di un’attività. Annualmente per l’avviamento e per altre attività a vita utile indefinita per le quali non è previsto l’ammortamento. Come cambia lo SP con i principi IAS-IFRS? Con questi principi si hanno fondamentalmente due cambiamenti: il primo riguarda i crediti verso i soci, che vanno inseriti nel patrimonio netto con segno (-). Il secondo riguarda i ratei e i risconti, che non hanno più una loro “posizione” ma vanno inseriti nel passivo e attivo circolante. Con questa normativa inoltre lo Stato Patrimoniale è presentato distinguendo quote correnti e non correnti di attività e passività. La distinzione è data riferendosi al ciclo operativo, cioè il tempo che intercorre tra l’acquisizione dei beni e la loro realizzazione in disponibilità liquide o mezzi equivalenti. Quali sono i documenti che compongono il bilancio di esercizio? STATO PATRIMONIALE: (rendiconto di stock), descrive lo stato dell’impresa in un determinato istante in termini di risorse di cui l’impresa dispone (attività) e di diritti che gli azionisti e terzi vantano su di essa (passività). CONTO ECONOMICO: (rendiconto di flusso), sintesi dei flussi di natura economica che interessano l’impresa in un arco di tempo (solitamente un anno). NOTA INTEGRATIVA: contiene tutte le informazioni di dettaglio circa le singole poste del bilancio. Le SPA sono inoltre obbligate a presentare: RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI: rivolta ai soci e alla stampa, descrive le principali scelte di gestione, la 22
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