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Domande Religione Cattolica, Prove d'esame di Medicina

300 domande su cui poter studiare per i test di medicina alla cattolica

Tipologia: Prove d'esame

2015/2016
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Caricato il 17/04/2016

matteo_grimaldi
matteo_grimaldi 🇮🇹

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Scarica Domande Religione Cattolica e più Prove d'esame in PDF di Medicina solo su Docsity! 1. Qual è il disegno di Dio per l'uomo? 1­25 Dio, infinitamente perfetto e beato in se  stesso, per un disegno di pura bontà ha  liberamente creato l'uomo per renderlo  partecipe della sua vita beata. Nella  pienezza dei tempi, Dio Padre ha mandato  suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato, convocandoli  nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi  per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine. 2. Perché nell'uomo c'è il desiderio di  Dio? 27­30 44­45 Dio stesso, creando l'uomo a propria  immagine, ha iscritto nel suo cuore il  desiderio di vederlo. Anche se tale  desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa  di attirare l'uomo a sé, perché viva e trovi  in lui quella pienezza di verità e di felicità,  che cerca senza posa. Per natura e per  vocazione, l'uomo è pertanto un essere  religioso, capace di entrare in comunione  con Dio. Questo intimo e vitale legame  con Dio conferisce all'uomo la sua  fondamentale dignità.   3. Come si può conoscere Dio con la sola luce della ragione? 31­36 46­47 Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l'uomo, con la sola  ragione, può con certezza conoscere Dio  come origine e fine dell'universo e come  sommo bene, verità e bellezza infinita. 4. Basta la sola luce della ragione per  conoscere il mistero di Dio? 37­38 L'uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficoltà.  Inoltre non può entrare da solo  nell'intimità del mistero divino. Per questo, Dio l'ha voluto illuminare con la sua  Rivelazione non solo su verità che  superano la comprensione umana, ma  anche su verità religiose e morali, che, pur  accessibili di per sé alla ragione, possono  essere così conosciute da tutti senza  difficoltà, con ferma certezza e senza  mescolanza di errore.   5. Come si può parlare di Dio? 39­43 48­49 Si può parlare di Dio, a tutti e con tutti,  partendo dalle perfezioni dell'uomo e delle  altre creature, le quali sono un riflesso, sia  pure limitato, dell'infinita perfezione di  Dio. Occorre, tuttavia, purificare  continuamente il nostro linguaggio da  quanto contiene di immaginoso e  imperfetto, ben sapendo che non si potrà  mai esprimere pienamente l'infinito  mistero di Dio.   6. Che cosa Dio rivela all'uomo? 50­53 68­69 Dio, nella sua bontà e sapienza, si rivela  all'uomo. Con eventi e parole rivela Se  stesso e il suo disegno di benevolenza, che  ha prestabilito dall'eternità in Cristo a  favore dell'umanità. Tale disegno consiste  nel far partecipare, per la grazia dello  Spirito Santo, tutti gli uomini alla vita  divina, quali suoi figli adottivi nel suo  unico Figlio. 7. Quali sono le prime tappe della  Rivelazione di Dio? 54­58 70­71 Dio, fin dal principio, si manifesta ai  progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad  un'intima comunione con lui. Dopo la loro  caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la salvezza per tutta la loro  discendenza. Dopo il diluvio, stipula con  Noè un'alleanza tra lui e tutti gli esseri  viventi. 8. Quali sono le tappe successive della  Rivelazione di Dio? 59­64;  72 Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del  suo Paese per fare di lui «il padre di una  moltitudine di popoli» (Gn 17,5), e  promettendogli di benedire in lui «tutte le  Nazioni della terra» (Gn 12,3). I  discendenti di Abramo saranno i depositari delle promesse divine fatte ai patriarchi.  Dio forma Israele come suo popolo di  elezione, salvando lo dalla schiavitù  dell'Egitto, conclude con lui l'Alleanza del  Sinai e, per mezzo di Mosè, gli dà la sua  Legge. I Profeti annunziano una radicale  redenzione del popolo e una salvezza che  includerà tutte le Nazioni in una Alleanza  nuova ed eterna. Dal popolo d'Israele, dalla stirpe del re Davide nascerà il Messia:  Gesù. 9. Qual è la tappa piena e definitiva  della Rivelazione di Dio? 65­66 73 È quella attuata nel suo Verbo incarnato,  Gesù Cristo, mediatore e pienezza della  Rivelazione. Egli, essendo l'Unigenito  Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola  perfetta e definitiva del Padre. Con l'invio  del Figlio e il dono dello Spirito la  Rivelazione è ormai pienamente compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della  Chiesa dovrà coglierne gradualmente tutta  la portata. 10. Quale valore hanno le rivelazioni  private? 67 Pur non appartenendo al deposito della  fede, esse possono aiutare a vivere la  stessa fede, purché mantengano il loro  stretto orientamento a Cristo. Il Magistero  della Chiesa, cui spetta il discernimento di  tali rivelazioni private, non può pertanto  accettare quelle che pretendono di superare o correggere la Rivelazione definitiva che  è Cristo.   11. Perché e in qual modo la Rivelazione divina va trasmessa? 74 Dio «vuole che tutti gli uomini siano  salvati ed arrivino alla conoscenza della  verità» (1 Tm2,4), cioè di Gesù Cristo. Per  140 La Scrittura è una, in quanto unica è la  Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l'ispirazione divina di entrambi  i Testamenti. L'Antico Testamento prepara il Nuovo e il Nuovo dà compimento  all'Antico: i due si illuminano a vicenda. 24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa? 131­133 141 La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore  alla vita della Chiesa. È, per i suoi figli,  saldezza della fede, cibo e sorgente di vita  spirituale. È l'anima della teologia e della  predicazione pastorale. Dice il Salmista:  essa è «lampada per i miei passi, luce sul  mio cammino» (Sal119,105). La Chiesa  esorta perciò alla frequente lettura della  Sacra Scrittura, perché «l'ignoranza delle  Scritture è ignoranza di Cristo» (san  Girolamo).   25. Come risponde l'uomo a Dio che si  rivela? 142­143 L'uomo, sostenuto dalla grazia divina,  risponde con l'obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la  sua Verità, in quanto garantita da Lui, che  è la Verità stessa. 26. Quali sono nella Sacra Scrittura i  principali testimoni di obbedienza della  fede? 144­149 Ci sono molti testimoni, in particolare  due: Abramo, che, messo alla prova, «ebbe fede in Dio» (Rm 4,3) e sempre obbedì alla sua chiamata, e, per questo è diventato «  padre di tutti quelli che credono» (Rm 4,  11,18); e la Vergine Maria, che realizzò  nel modo più perfetto, durante tutta la sua  vita, l'obbedienza della fede: «Fiat mihi  secundum Verbum tuum ­Avvenga di me  quello che hai detto» (Lc 1,38). 27. Che cosa significa per l'uomo  credere in Dio? 150­152 176­178 Significa aderire a Dio stesso, affidandosi  a Lui e dando l'assenso a tutte le verità da  Lui rivelate, perché Dio è la Verità.  Significa credere in un solo Dio in tre  Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, 28. Quali sono le caratteristiche della  fede? 153­165 179­180 183­184 La fede, dono gratuito di Dio e accessibile  a quanti la chiedono umilmente, è la virtù  soprannaturale necessaria per essere  salvati, L'atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell'intelligenza dell'uomo che,  sotto la spinta della volontà mossa da Dio,  dà liberamente il proprio consenso alla  verità divina. La fede, inoltre,  è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; è operosa « per mezzo della  carità» (Gal 5,6); è in continua  crescita, grazie all'ascolto della Parola di  Dio e alla preghiera, Essa fin d'ora ci fa  pregustare la gioia celeste. 29. Perché non ci sono contraddizioni  tra fede e scienza? 159 Anche se la fede supera la ragione, non vi  potrà mai essere contraddizione tra fede e  scienza, perché entrambe hanno origine da  Dio. È lo stesso Dio che dona all'uomo sia  il lume della ragione sia la fede.   30. Perché la fede è un atto personale e  insieme ecclesiale? 166­169 181 La fede è un atto personale, in quanto  libera risposta dell'uomo a Dio che si  rivela. Ma è nello stesso tempo un atto  ecclesiale, che si esprime nella  confessione: «Noi crediamo». È infatti la  Chiesa che crede: essa in tal modo, con la  grazia dello Spirito Santo, precede, genera  e nutre la fede del singolo cristiano. Per  questo la Chiesa è Madre e Maestra. 31. Perché le formule della fede sono  importanti? 170­171 Le formule della fede sono importanti  perché permettono di esprimere,  assimilare, celebrare e condividere insieme con altri le verità della fede, utilizzando un linguaggio comune.   32. In qual modo la fede della Chiesa è  una sola? 172­175 182 La Chiesa, benché formata da persone  diverse per lingua, cultura e riti, professa  con voce unanime l'unica fede ricevuta da  un solo Signore e trasmessa dall'unica  Tradizione Apostolica. Professa un solo  Dio ­ Padre, Figlio e Spirito Santo ­ e  addita una sola via di salvezza. Pertanto  noi crediamo, con un cuor solo e un'anima  sola, quanto è contenuto nella Parola di  Dio, tramandata o scritta, ed è proposto  dalla Chiesa come divinamente rivelato. 33. Che cosa sono i Simboli della fede? 185­188 192,197 Sono formule articolate, chiamate anche  «Professioni di fede» o «Credo», con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso  sinteticamente e trasmesso la propria fede  con un linguaggio normativa, comune a  tutti i fedeli. 34. Quali sono i più antichi Simboli della fede? 189­191 Sono i Simboli battesimali. Poiché il  Battesimo viene dato «nel nome del Padre  e del Figlio e dello Spirito  Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi  professate sono articolate in riferimento  alle tre Persone della Santissima Trinità. 35. Quali sono i più importanti Simboli  della fede? 193­195 Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è  l'antico Simbolo battesimale della Chiesa  di Roma, e il Simbolo niceno­ costantinopolitano, frutto dei primi due  Concili Ecumenici di Nicea (325) e di  Costantinopoli (381), ancora oggi comune  a tutte le grandi Chiese d'Oriente e  d'Occidente. 36. Perché la professione di fede inizia  con: «Io credo in Dio»? 198­199 Perché l'affermazione «Io credo in Dio» è  la più importante, la fonte di tutte le altre  verità sull'uomo e sul mondo, e di tutta la  vita di ogni credente in lui. 37. Perché professiamo un solo Dio? 200­202 228 Perché egli si è rivelato al popolo d'Israele  come l'Unico, quando  disse: «Ascolta,  Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4),  «non ce n'è altri»  (Is 45,22). Gesù stesso  l'ha confermato: Dio è «l'unico  Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù  e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e  Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno. 38. Con quale nome Dio si rivela? 203­205 230­231 A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente,  «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio  di Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè  Dio rivela il suo  nome misterioso: «Io  Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome  ineffabile di Dio già nei tempi dell'Antico  Testamento fu sostituito dalla  parola Signore. Così nel Nuovo  Testamento, Gesù,  chiamato Signore, appare come vero Dio. 39. Solo Dio «è»? 212­213 Mentre le creature hanno ricevuto da Dio  tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è  in se stesso la pienezza dell'essere e di  ogni perfezione. Egli è «Colui che è»,  senza origine e senza fine. Gesù rivela che  anch'egli porta il Nome divino: «Io sono»  (Gv 8,28). 40. Perché è importante la rivelazione  del nome di Dio? 206­213 Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere  le ricchezze contenute nel suo mistero  ineffabile: egli solo è, da sempre e per  sempre, Colui che trascende il mondo e la  storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra.  È il Dio fedele, sempre vicino al suo  popolo per salvarlo. È il santo per  eccellenza, «ricco di misericordia» (Ef  2,4), sempre pronto a perdonare. È l'Essere spirituale, trascendente, onnipotente,  eterno, personale, perfetto. È verità e  amore. 41. In che senso Dio è la verità? 214­217 231 Dio è la Verità stessa e come tale non  s'inganna e non può ingannare. Egli «è  sua bontà, verità e bellezza. Il fine ultimo  della creazione è che Dio, in Cristo, possa  essere «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), per la  sua gloria e per la nostra felicità. 54. Come Dio ha creato l'universo? 295­301 317­320 Dio ha creato l'universo liberamente con  sapienza e amore­ II mondo non è il  prodotto di una necessità, di un destino  cieco o del caso. Dio ha creato «dal  nulla» (ex nihilo: 2Mac 7,28) un mondo  ordinato e buono, che egli trascende in  modo infinito. Dio conserva nell'essere la  sua creazione e la sorregge, dandole la  capacità di agire e conducendo la al suo  compimento, per mezzo del suo Figlio e  dello Spirito Santo. 55. In che cosa consiste la Provvidenza  divina? 302­306 321 Essa consiste nelle disposizioni, con cui  Dio conduce le sue creature verso la  perfezione ultima, alla quale Egli le ha  chiamate. Dio è l'autore sovrano del suo  disegno. Ma per la sua realizzazione si  serve anche della cooperazione delle sue  creature. Allo stesso tempo, dona alle  creature la dignità di agire esse stesse, di  essere causa le une delle altre. 56. Come l'uomo collabora con la  Provvidenza divina? 307­308 323 All'uomo Dio dona e chiede, rispettando la sua libertà, di collaborare con le sue  azioni, le sue preghiere, ma anche con le  sue sofferenze, suscitando in lui «il volere  e l'operare secondo i suoi benevoli  disegni» (Fil 2,13). 57. Se Dio è onnipotente e provvidente,  perché allora esiste il male? 309­310 324,400 A questo interrogativo, tanto doloroso  quanto misterioso, può dare risposta  soltanto l'insiemedella fede cristiana. Dio  non è in alcun modo, né direttamente né  indirettamente, la causa del male. Egli  illumina il mistero del male nel suo Figlio,  Gesù Cristo, che è morto e risorto per  vincere quel grande male morale, che è il  peccato degli uomini e che è la radice degli altri mali. 58. Perché Dio permette il male? 311­314 324 La fede ci dà la certezza che Dio non  permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio questo l'ha già  mirabilmente realizzato in occasione della  morte e risurrezione di Cristo: infatti dal  più grande male morale, l'uccisione del suo Figlio, egli ha tratto i più grandi beni, la  glorificazione di Cristo e la nostra  redenzione. 59. Che cosa ha creato Dio? 325­327 La Sacra Scrittura dice: «In principio Dio 62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura  circa la creazione del mondo visibile? 337­344 Attraverso il racconto dei «sei giorni»  della creazione, la Sacra Scrittura ci fa  conoscere il valore del creato e la sua  finalità di lode a Dio e di servizio  all'uomo. Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio,  dal quale riceve la propria bontà e  perfezione, le proprie leggi e il proprio  posto nell'universo. 63. Qual è il posto dell'uomo nella  creazione? 343­344 353 L'uomo è il vertice della creazione visibile, in quanto è creato a immagine e  somiglianza di Dio. 64. Che tipo di legame esiste tra le cose  create? 342 354 Esiste tra le creature un'interdipendenza e  una gerarchia, volute da Dio. Nello stesso  tempo, esiste un'unità e solidarietà fra le  creature, poiché tutte hanno il medesimo  Creatore, sono da Lui amate e sono  ordinate alla sua gloria. Rispettare le leggi  iscritte nella creazione e i rapporti  derivanti dalla natura delle cose, è quindi  un principio di saggezza e un fondamento  della morale. 65. Che relazione c'è fra l'opera della  creazione e quella della redenzione? 345­349 L'opera della creazione culmina nell'opera  ancora più grande della redenzione. Infatti  questa dà inizio alla nuova creazione, nella quale tutto ritroverà il suo pieno senso e il  suo compimento. 66. In che senso l'uomo è creato a  «immagine di Dio»? 355­357 L'uomo è creato a immagine di Dio nel  senso che è capace di conoscere e di  amare, nella libertà, il proprio Creatore. È  la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se stessa e che ha chiamato a  condividere, nella conoscenza e  nell'amore, la sua vita divina. Egli, in  quanto creato a immagine di Dio, ha la  dignità di persona: non è qualcosa, ma  qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi  liberamente e di entrare in comunione con  Dio e con le altre persone. 67. Per quale fine Dio ha creato l'uomo? 358­359 Dio ha creato tutto per l'uomo, ma l'uomo  è stato creato per conoscere, servire e  amare Dio, per offrirgli, in questo mondo,  tutta la creazione in rendimento di grazie  ed essere elevato alla vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo  predestinato a riprodurre l'immagine del  Figlio di Dio fatto uomo, che è la perfetta  «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15). 68. Perché gli uomini formano un'unità? 360­361 Tutti gli uomini formano l'unità del genere  umano, per la comune origine che hanno  da Dio. Dio, inoltre, ha creato «da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26).  Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l'eterna felicità di  Dio. 69. Come nell'uomo l'anima e il corpo  formano un'unità? 362­365 382 La persona umana è un essere insieme  corporeo e spirituale. Nell'uomo lo spirito  e la materia formano un'unica natura.  Questa unità è così profonda che, grazie al  principio spirituale che è l'anima, il corpo,  che è materiale, diventa un corpo umano e  vivente, e partecipa alla dignità di  immagine di Dio. 70. Chi dona l'anima all'uomo? 366­368 382 L'anima spirituale non viene dai genitori,  ma è creata direttamente da Dio, ed è  immortale. Separandosi dal corpo al  momento della morte, essa non perisce; si  unirà nuovamente al corpo nel momento  della risurrezione finale. 71. Quale relazione Dio ha posto tra  l'uomo e la donna? 369­373 383 L'uomo e la donna sono stati creati da Dio  in uguale dignità in quanto persone umane, e, nello stesso tempo, in una reciproca  complementarità, essendo maschio e  femmina. Dio li ha voluti l'uno per l'altro,  per una comunione di persone. Insieme  sono anche chiamati a trasmettere la vita  umana, formando nel matrimonio «una  sola carne» (Gn 2,24), e a dominare la  terra come «amministratori» di Dio. 72. Qual era la condizione originaria  dell'uomo secondo il progetto di Dio? 374­379 384 Dio, creando l'uomo e la donna, aveva loro donato una speciale partecipazione alla  propria vita divina, in santità e giustizia.  Nel progetto di Dio l'uomo non avrebbe  dovuto né soffrire né morire. Inoltre  regnava un'armonia perfetta nell'uomo in  se stesso, tra creatura e Creatore, tra uomo  e donna, come pure tra la prima coppia  umana e tutta la creazione, 73. Come si comprende la realtà del  peccato? 385­389 Nella storia dell'uomo è presente il  peccato. Tale realtà si chiarisce  pienamente soltanto alla luce della  Rivelazione divina, e soprattutto alla luce  di Cristo Salvatore di tutti, che ha fatto  sovrabbondare la grazia proprio là dove è  abbondato il peccato. 74. Che cos'è la caduta degli angeli? 391­395 sulla natura, sui demoni, sul peccato e  sulla morte, soprattutto con la sua  Risurrezione. Le prime confessioni  cristiane proclamano che la potenza,  l'onore e la gloria dovuti a Dio Padre sono  propri anche di Gesù: Dio «gli ha dato il  Nome che è al di sopra di ogni altro  nome» (Fil 2,9). Egli è il Signore del mondo e della storia,  il solo a cui l'uomo debba sottomettere  interamente la propria libertà personale. « GESÙ CRISTO  FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE » 85. Perché il Figlio di Dio si è fatto  uomo? 456­460 Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno  della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per la nostra  salvezza, ossia: per riconciliare noi  peccatori con Dio; per farci conoscere il  suo amore infinito; per essere il nostro  modello di santità; per farci «partecipi  della natura divina» (2 Pt 1,4). 86. Che cosa significa la parola  «Incarnazione »? 461­463 483 La Chiesa chiama «Incarnazione» il  Mistero dell'ammirabile unione della  natura divina e della natura umana  nell'unica Persona divina del Verbo. Per  realizzare la nostra salvezza, il Figlio di  Dio si è fatto «carne» (Gv 1,14)  diventando veramente uomo. La fede  nell'Incarnazione è segno distintivo della  fede cristiana. 87. In che modo Gesù Cristo è vero Dio  e vero uomo? 464­467 469 Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero  uomo, nell'unità della sua Persona divina.  Egli, il Figlio di Dio, che è «generato, non  creato, della stessa sostanza del Padre», si  è fatto vero uomo, nostro fratello, senza  con ciò cessare di essere Dio, nostro  Signore. 88. Che cosa insegna a questo riguardo  il Concilio di Calcedonia (anno 451)? 467 Il Concilio di Calcedonia insegna a  confessare «un solo e medesimo Figlio, il  Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella  sua divinità e perfetto nella sua umanità,  vero Dio e vero uomo, composto di anima  razionale e di corpo, consustanziale al  Padre per la divinità, consustanziale a noi  per l'umanità, "simile in tutto a noi,  fuorché nel peccato" (Eb 4,15), generato  dal Padre prima dei secoli secondo la  divinità e, in questi ultimi tempi, per noi e  per la nostra salvezza, nato da Maria  Vergine e Madre di Dio, secondo  l'umanità». 89. Come la Chiesa esprime il Mistero  dell'Incarnazione? 464­469 479­481 Lo esprime affermando che Gesù Cristo è  vero Dio e vero uomo, con due nature, la  divina e l'umana, non confuse, ma unite  nella Persona del Verbo. Pertanto,  nell'umanità di Gesù, tutto ­ miracoli,  sofferenza, morte ­ dev'essere attribuito  alla sua Persona divina che agisce  attraverso la natura umana assunta. «O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu  che sei immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato d'incarnarti nel seno della  santa Madre di Dio e sempre Vergine  Maria (...). Tu che sei Uno della Santa  Trinità, glorificato con il Padre e lo  Spirito Santo, salvaci!» (Liturgia Bizantina di san Giovanni Crisostomo). 90. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva  un'anima con una conoscenza umana? 470­474 482 Il Figlio di Dio ha assunto un corpo  animato da un'anima razionale umana. Con la sua intelligenza umana Gesù ha appreso  molte cose attraverso l'esperienza. Ma  anche come uomo il Figlio di Dio aveva  una conoscenza intima e immediata di Dio  suo Padre. Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva  pienamente i disegni eterni che egli era  venuto a rivelare. 91. Come si accordano le due volontà del Verbo incarnato? 475 482 Gesù ha una volontà divina e una volontà  umana. Nella sua vita terrena, il Figlio di  Dio ha umanamente voluto ciò che ha  divinamente deciso con il Padre e lo  Spirito Santo per la nostra salvezza. La  volontà umana di Cristo segue, senza  opposizione o riluttanza, la volontà divina,  o, meglio, è ad essa sottoposta. 92. Cristo aveva un vero corpo umano? 476­477 Cristo ha assunto un vero corpo umano  attraverso il quale Dio invisibile si è reso  visibile. Per questa ragione Cristo può  essere rappresentato e venerato nelle sante  immagini. 93. Che cosa rappresenta il Cuore di  Gesù? 478 Gesù ci ha conosciuti e amati con un cuore umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra  salvezza è il simbolo di quell'infinito  amore, col quale egli ama il Padre e  ciascuno degli uomini. 94. «Concepito per opera dello Spirito  Santo... »: che cosa  significa quest'espressione? 484­486 Significa che la Vergine Maria ha  concepito il Figlio eterno nel suo grembo  per opera dello Spirito Santo e senza la  collaborazione di uomo: «Lo Spirito Santo  scenderà su di te» (Lc1,35), le ha detto  l'Angelo nell' Annunciazione. 95. «...Nato dalla Vergine Maria »:  perché Maria è veramente la Madre di  Dio? 495 509 Maria è veramente Madre di Dio perché è  la madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In  effetti, colui che è stato concepito per  opera dello Spirito Santo e che è diventato  veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di  Dio Padre. È Dio egli stesso. 96. Che cosa significa «Immacolata  Concezione»? 487­492 508 Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta  l'eternità perché fosse la Madre di suo  Figlio: per compiere tale missione, è  stata concepita immacolata. Questo  significa che, per la grazia di Dio e in  previsione dei meriti di Gesù Cristo, Maria è stata preservata dal peccato originale fin  dal suo concepimento. 97. Come collabora Maria al disegno  divino della salvezza? 493­494 508­511 Per la grazia di Dio Maria è rimasta  immune da ogni peccato personale durante l'intera sua esistenza. È la «piena di  grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa».  Quando l'Angelo le annuncia che avrebbe  dato alla luce «il Figlio dell'  Altissimo» (Lc 1,32), ella dà liberamente il proprio assenso con «l'obbedienza della  fede» (Rm 1,5). Maria si offre totalmente  alla Persona e all'opera del suo Figlio  Gesù, abbracciando con tutta l'anima la  volontà divina di salvezza. 98. Che cosa significa la concezione  verginale di Gesù? 496­498 503 Significa che Gesù è stato concepito nel  grembo della Vergine per la sola potenza  dello Spirito Santo, senza intervento  dell'uomo. Egli è Figlio del Padre celeste  secondo la natura divina e Figlio di Maria  secondo la natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina. 99. In che senso Maria è «sempre  Vergine»? 499­507 510­511 Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel  concepimento del Figlio suo, Vergine nel  parto, Vergine incinta, Vergine madre,  Vergine perpetua» (sant'Agostino).  Pertanto, quando i Vangeli parlano di  «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta di  parenti prossimi di Gesù, secondo  un'espressione adoperata nella Sacra  Scrittura. 100. In che modo la maternità spirituale  di Maria è universale? 501­507 511 Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui  la sua maternità spirituale si estende a tutti  gli uomini che egli è venuto a salvare.  Nella Trasfigurazione appare anzitutto la  Trinità: «Il Padre nella voce, il Figlio  nell'uomo, lo Spirito nella nube brillante»  (san Tommaso d'Aquino). Evocando con  Mosè ed Elia la sua «dipartita» (Lc 9,31),  Gesù mostra che la sua gloria passa  attraverso la Croce e dà un anticipo della  sua risurrezione e della sua gloriosa  venuta, «che trasfigurerà il nostro misero  corpo per conformarlo al suo corpo  glorioso» (Fil 3,21). «Tu ti sei trasfigurato sul monte e, nella  misura in cui ne erano capaci, i tuoi  discepoli hanno contemplato la tua  Gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti  avrebbero visto crocifisso,  comprendessero che la tua Passione era  volontaria e annunziassero al mondo che  tu sei veramente l'irradiazione del  Padre» (Liturgia Bizantina).  111. Come avviene l'entrata messianica  a Gerusalemme? 557­560 569­570 Nel tempo stabilito Gesù decide di salire a  Gerusalemme per soffrire la sua passione,  morire e risuscitare. Come Re Messia che  manifesta la venuta del Regno, egli entra  nella sua città sul dorso di un asino. È  accolto dai piccoli, la cui acclamazione è  ripresa nel Sanctuseucaristico: «Benedetto  colui che viene nel nome del  Signore! Osanna (salvaci)» (Mt 21,9), La  liturgia della Chiesa dà inizio alla  Settimana Santa con la celebrazione di  questa entrata a Gerusalemme. « GESÙ CRISTO PATÌ SOTTO PONZIO PILATO,  FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO» 112. Qual è l'importanza del Mistero  pasquale di Gesù? 571­573 Il Mistero pasquale di Gesù, che  comprende la sua passione, morte,  risurrezione e glorificazione, è al centro  della fede cristiana, perché il disegno  salvifico di Dio si è compiuto una volta per tutte con la morte redentrice del suo Figlio, Gesù Cristo.   113. Con quali accuse Gesù è stato  condannato? 574­576 Alcuni capi d'Israele accusarono Gesù di  agire contro la Legge, contro il tempio di  Gerusalemme, e in particolare contro la  fede nel Dio unico, perché Egli si  proclamava Figlio di Dio. Per questo lo  consegnarono a Pilato, perché lo  condannasse a morte. 114. Come si è comportato Gesù verso la Legge di Israele? 577­582 592 Gesù non ha abolito la Legge data da Dio a Mosè sul Sinai, ma l'ha portata a  compimento dandone l'interpretazione  definitiva. È il Legislatore divino che  esegue integralmente questa Legge. Inoltre egli, il Servo fedele, offre con la sua morte espiatrice il solo sacrificio capace di  redimere tutte «le colpe commesse dagli  uomini sotto la prima Alleanza» (Eb 9,15). 115. Quale fu l'atteggiamento di Gesù  verso il tempio di Gerusalemme? 583­586 593 Gesù è stato accusato di ostilità nei  confronti del Tempio. Eppure l'ha venerato come «la dimora di suo Padre» (Gv 2,16) e li ha dettato una parte importante del suo  insegnamento. Ma ne ha anche predetto la  distruzione, in relazione con la propria  morte, e si è presentato lui stesso come la  dimora definitiva di Dio in mezzo agli  uomini. 116. Gesù ha contraddetto la fede  d'Israele nel Dio unico e salvatore? 587­591 594 Gesù non ha mai contraddetto la fede in un Dio unico, neppure quando compiva  l'opera divina per eccellenza che adempiva le promesse messianiche e lo rivelava  uguale a Dio: il perdono dei peccati. La  richiesta di Gesù di credere in lui e di  convertirsi permette di capire la tragica  incomprensione del Sinedrio che ha  stimato Gesù meritevole di morte perché  bestemmiatore. 117. Chi è responsabile della morte di  Gesù? 595­598 La passione e la morte di Gesù non  possono essere imputate indistintamente né a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli altri  Ebrei venuti dopo nel tempo e nello  spazio. Ogni singolo peccatore, cioè ogni  uomo, è realmente causa e strumento delle  sofferenze del Redentore, e più  gravemente colpevoli sono coloro,  soprattutto se cristiani, che più spesso  ricadono nel peccato o si dilettano nei vizi. 118. Perché la morte di Cristo fa parte  del disegno di Dio? 599­605 619 Per riconciliare con sé tutti gli uomini  votati alla morte a causa del peccato, Dio  ha preso l'iniziativa amorevole di mandare  suo Figlio perché si consegnasse alla morte per i peccatori. Annunciata nell'Antico  Testamento, in particolare come sacrificio  del Servo sofferente, la morte di Gesù  avvenne «secondo le Scritture». 119. In quale modo Cristo ha offerto se  stesso al Padre? 606­609 620 Tutta la vita di Cristo è libera offerta al  Padre per compiere il suo disegno di  salvezza. Egli dà «la sua vita in riscatto per molti» (Mc 10,45) e in tal modo riconcilia  con Dio tutta l'umanità. La sua sofferenza  e la sua morte manifestano come la sua  umanità sia lo strumento libero e perfetto  dell'Amore divino che vuole la salvezza di  tutti gli uomini. 120. Come si esprime nell'ultima Cena  l'offerta di Gesù? 610­611 620 Nell'ultima Cena con gli Apostoli alla  vigilia della Passione Gesù anticipa, cioè  significa e realizza in anticipo l'offerta  volontaria di se stesso: «Questo è il mio  corpo che è dato per voi» (Lc 22,19),  «questo è il mio sangue, che è versato...»  (Mt 26,28). Egli istituisce così al tempo  stesso l'Eucaristia come  «memoriale» (1 Cor 11,25) del suo  sacrificio, e i suoi Apostoli come sacerdoti  della nuova Alleanza. 121. Che cosa avviene nell'agonia  dell'orto del Getsemani? 612 Malgrado l'orrore che procura la morte  nell'umanità tutta santa di colui che è  1'«Autore della Vita» (At 3,15), la volontà  umana del Figlio di Dio aderisce alla  volontà del Padre: per salvarci, Gesù  accetta di portare i nostri peccati nel suo  corpo «facendosi ubbidiente fino alla  morte» (Fil 2,8). 122. Quali sono gli effetti del sacrificio  di Cristo sulla Croce? 613­617 622­623 Gesù ha liberamente offerto la sua vita in  sacrificio espiatorio, cioè ha riparato le  nostre colpe con la piena obbedienza del  suo amore fino alla morte. Questo «amore  fino alla fine»(Gv 13,1) del Figlio di Dio  riconcilia con il Padre tutta l'umanità. Il  sacrificio pasquale di Cristo riscatta quindi gli uomini in modo unico, perfetto e  definitivo, e apre loro la comunione con  Dio. 123. Perché Gesù chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce? 618 Chiamando i suoi discepoli a prendere la  loro croce e a seguirlo, Gesù vuole  associare al suo sacrificio redento re quegli stessi che ne sono i primi beneficiari. 124. In quali condizioni era il corpo di  Cristo mentre si trovava nella tomba? 624­630 Cristo ha conosciuto una vera morte e una  vera sepoltura. Ma la virtù divina ha  preservato il suo corpo dalla corruzione. « GESÙ CRISTO DISCESE AGLI INFERI,  RISUSCITÒ DAI MORTI IL TERZO GIORNO » 125. Che cosa sono «gli inferi », nei quali Gesù discese? 632­637 Gli «inferi» ­ diversi dall'inferno della  dannazione ­ costituivano lo stato di tutti  coloro, giusti e cattivi, che erano morti  prima di Cristo. Con l'anima unita alla sua  Persona divina Gesù ha raggiunto negli  inferi i giusti che attendevano il loro  Redentore per accedere infine alla visione  di Dio. Dopo aver vinto, mediante la sua  morte, la morte e il diavolo «che della  morte ha il potere» (Eb 2,14), ha liberato i  giusti in attesa del Redentore e ha aperto  loro le porte del Cielo. procede dal Padre e dal Figlio ed è  «adorato e glorificato con il Padre e il  Figlio». Lo Spirito è stato «mandato nei  nostri cuori» (Gal 4,6), affinché riceviamo  la nuova vita di figli di Dio. 137. Perché la missione del Figlio e dello Spirito sono inseparabili? 687­690 742­743 Nella Trinità indivisibile, il Figlio e lo  Spirito sono distinti ma inseparabili. Dal  principio alla fine dei tempi, infatti,  quando il Padre invia suo Figlio, invia  anche il suo Spirito che ci unisce a Cristo  nella fede, affinché possiamo, da figli  adottivi, chiamare Dio «Padre» (Rm8,15).  Lo Spirito è invisibile, ma noi lo  conosciamo attraverso la sua azione  quando ci rivela il Verbo e quando agisce  nella Chiesa. 138. Quali sono gli appellativi dello  Spirito Santo? 691­693 «Spirito Santo» è il nome proprio della  terza Persona della Santissima Trinità.  Gesù lo chiama anche: Spirito Paraclito  (Consolatore, Avvocato) e Spirito di  Verità. Il Nuovo Testamento lo chiama  pure: Spirito di Cristo, del Signore, di Dio, Spirito della gloria, della promessa. 139. Con quali simboli si rappresenta lo  Spirito Santo? 694­701 Sono numerosi: l'acqua viva, che  scaturisce dal cuore trafitto di Cristo e  disseta i battezzati;l'unzione con l'olio, che  è il segno sacramentale della  Confermazione; il fuoco, che trasforma ciò che tocca; la nube, oscura o luminosa, in  cui si rivela la gloria divina; l'imposizione  delle mani, per cui viene dato lo Spirito;  la colomba, che scende su Cristo e rimane  su di lui al battesimo. 140. Che cosa significa che lo Spirito «ha parlato per mezzo dei profeti»? 687­688 702­706 743 Con il termine profeti si intende quanti  furono ispirati dallo Spirito Santo per  parlare in nome di Dio. Lo Spirito porta le  profezie dell'Antico Testamento a pieno  compimento in Cristo, di cui svela il  mistero nel Nuovo Testamento. 141. Che cosa compie lo Spirito Santo in Giovanni Battista? 717­720 Lo Spirito riempie Giovanni Battista,  l'ultimo profeta dell' Antico Testamento, il  quale, sotto la sua azione, è mandato a  «preparare al Signore un popolo ben  disposto» (Lc 1,17) e ad annunciare la  venuta di Cristo, Figlio di Dio: colui sul  quale ha visto scendere e rimanere lo  Spirito, «colui che battezza in  Spirito» (Gv 1,33). 142. Qual è l'opera dello Spirito in  Maria? 721­726 744 Lo Spirito Santo porta a compimento in  Maria le attese e la preparazione  dell'Antico Testamento alla venuta di  Cristo. In maniera unica la riempie di  grazia e rende la sua verginità feconda, per dare alla luce il Figlio di Dio incarnato. Fa  di lei la Madre del «Cristo totale», cioè di  Gesù Capo e della Chiesa suo corpo. Maria è presente fra i Dodici il giorno della  Pentecoste, quando lo Spirito inaugura gli  «ultimi tempi» con la manifestazione della  Chiesa. 143. Quale relazione c'è tra lo Spirito e  Cristo Gesù, nella sua missione terrena? 727­730 745­ 746 Il Figlio di Dio attraverso l'unzione dello  Spirito è consacrato Messia nella sua  umanità fin dall'Incarnazione. Egli lo  rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai Padri, e lo comunica alla  Chiesa nascente, alitando sugli Apostoli  dopo la sua Risurrezione. 144. Che cosa accade a Pentecoste? 731­732 738 Cinquanta giorni dopo la sua Risurrezione, a Pentecoste, Gesù Cristo glorificato  effonde lo Spirito a profusione e lo  manifesta come Persona divina, sicché la  Trinità Santa è pienamente rivelata. La  Missione di Cristo e dello Spirito diviene  la Missione della Chiesa, inviata per  annunziare e diffondere il mistero della  comunione trinitaria.     «Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo  ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo  trovato la vera fede: adoriamo la Trinità  indivisibile perché ci ha salvati»(Liturgia  Bizantina, Tropario dei Vespri di  Pentecoste). 145. Che cosa fa lo Spirito nella Chiesa? 733­741 747 Lo Spirito edifica, anima e santifica la  Chiesa: Spirito d'Amore, egli ridona ai  battezzati la somiglianza divina perduta a  causa del peccato e li fa vivere in Cristo,  della Vita stessa della Trinità Santa. Li  manda a testimoniare la Verità di Cristo e  li organizza nelle loro mutue funzioni,  affinché tutti portino «il frutto dello  Spirito» (Gal 5,22). 146. Come agiscono Cristo e il suo  Spirito nel cuore dei fedeli? 738­741 Per mezzo dei sacramenti, Cristo  comunica alle membra del suo Corpo il  suo Spirito e la grazia di Dio che porta i  frutti di vita nuova, secondo lo Spirito.  Infine, lo Spirito Santo è il Maestro  della preghiera. «CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA» La Chiesa nel disegno di Dio 147. Che cosa significa il  termine Chiesa? 751­752 777,804 Designa il popolo che Dio convoca e  raduna da tutti i confini della terra, per  costituire l'assemblea di quanti, per la fede  e il Battesimo, diventano figli di Dio,  membra di Cristo e tempio dello Spirito  Santo. 148. Ci sono altri nomi e immagini con  cui la Bibbia indica la Chiesa? 753­757 Nella Sacra Scrittura troviamo molte  immagini, che evidenziano aspetti  complementari del mistero della Chiesa.  L'Antico Testamento privilegia immagini  legate al popolo di Dio; il Nuovo  Testamento quelle legate a Cristo come  Capo di questo popolo, che è il suo Corpo,  e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile,  gregge, pecore), agricola (campo, olivo,  vigna), abitativa (dimora, pietra, tempio),  familiare (sposa, madre, famiglia). 149. Quali sono l'origine e il  compimento della Chiesa? 758­766 778 La Chiesa trova origine e compimento nel  disegno eterno di Dio. Fu preparata  nell'Antica Alleanza con l'elezione  d'Israele, segno della riunione futura di  tutte le nazioni. Fondata dalle parole e  dalle azioni di Gesù Cristo, fu realizzata  soprattutto mediante la sua morte  redentrice e la sua risurrezione. Fu poi  manifestata come mistero di salvezza  mediante l'effusione dello Spirito Santo a  Pentecoste. Avrà il suo compimento alla  fine dei tempi come assemblea celeste di  tutti i redenti. 150. Qual è la missione della Chiesa? 767­769 La missione della Chiesa è di annunziare e  instaurare in mezzo a tutte le genti il  Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo.  Essa qui sulla terra costituisce il germe e  l'inizio di questo Regno salvifico. 151. In che senso la Chiesa è Mistero? 770­773 779 La Chiesa è Mistero in quanto nella sua  realtà visibile è presente e operante una  realtà spirituale, divina, che si scorge  unicamente con gli occhi della fede. 152. Che cosa significa che la Chiesa è  sacramento universale di salvezza? 774­776 780 Significa che è segno e strumento della  riconciliazione e della comunione di tutta  l'umanità con Dio e dell'unità di tutto il  genere umano. La Chiesa: popolo di Dio, corpo di Cristo, tempio dello Spirito 153. Perché la Chiesa è il popolo di Dio? 781 802­804 La Chiesa è il popolo di Dio perché a lui  piacque santificare e salvare gli uomini  non isolatamente, ma costituendoli in un  solo popolo, adunato dall'unità del Padre e  del Figlio e dello Spirito Santo. 165. In che senso la Chiesa è santa? 823­829 867 La Chiesa è santa, in quanto Dio  Santissimo è il suo autore; Cristo ha dato  se stesso per lei, per santificarla e renderla  santificante; lo Spirito Santo la vivifica  con la carità. In essa si trova la pienezza  dei mezzi di salvezza. La santità è la  vocazione di ogni suo membro e il fine di  ogni sua attività. La Chiesa annovera al  suo interno la Vergine Maria e  innumerevoli Santi, quali modelli e  intercessori. La santità della Chiesa è la  sorgente della santificazione dei suoi figli,  i quali, qui sulla terra, si riconoscono tutti  peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione. 166. Perché la Chiesa è detta cattolica? 830­831 868 La Chiesa è cattolica, cioè universale, in  quanto in essa è presente Cristo: «Là dove  è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica»  (sant'Ignazio di Antiochia). Essa annunzia  la totalità e l'integrità della fede; porta e  amministra la pienezza dei mezzi di  salvezza; è inviata in missione a tutti i  popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura  appartengano. 167. È cattolica la Chiesa particolare? 832­835 È cattolica ogni Chiesa particolare (cioè  la diocesi e l'eparchia), formata dalla  comunità dei cristiani che sono in  comunione nella fede e nei sacramenti, con il loro Vescovo ordinato nella successione  apostolica, e con la Chiesa di Roma, che  «presiede nella carità» (sant'Ignazio di  Antiochia). 168. Chi appartiene alla Chiesa  cattolica? 836­838 Tutti gli uomini in vario modo  appartengono o sono ordinati alla cattolica  unità del popolo di Dio. È pienamente  incorporato alla Chiesa cattolica chi,  avendo lo Spirito di Cristo, è unito ad essa  dai vincoli della professione di fede, dei  sacramenti, del governo ecclesiastico e  della comunione. I battezzati, che non  realizzano pienamente tale cattolica unità,  sono in una certa comunione, sebbene  imperfetta, con la Chiesa Cattolica. 169. Qual è il rapporto della Chiesa  cattolica con il popolo ebraico? 839­840 La Chiesa cattolica riconosce il proprio  rapporto con il popolo ebraico nel fatto che Dio scelse questo popolo, primo fra tutti,  ad accogliere la sua Parola. È al popolo  ebraico che appartengono «l'adozione a  figli, la gloria, le alleanze, la legislazione,  il culto, le promesse, i patriarchi; da esso  proviene Cristo secondo la  carne» (Rm 9,4.5). A differenza delle altre  religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla Rivelazione di Dio nell'Antica Alleanza. 170. Che legame c'è tra la Chiesa  cattolica e le religioni non cristiane? 841­845 C'è un legame, dato anzitutto dall'origine e dal fine comuni di tutto il genere umano.  La Chiesa cattolica riconosce che quanto  di buono e di vero si trova nelle altre  religioni viene da Dio, è raggio della sua  verità, può preparare all'accoglienza del  Vangelo e spingere verso l'unità  dell'umanità nella Chiesa di Cristo. 171. Che cosa significa l'affermazione:  «Fuori della Chiesa non c'è salvezza»? 846­848 Essa significa che ogni salvezza viene da  Cristo­Capo per mezzo della Chiesa, che è  il suo Corpo. Pertanto non possono essere  salvati quanti, conoscendo la Chiesa come  fondata da Cristo e necessaria alla  salvezza, non vi entrassero e non vi  perseverassero. Nello stesso tempo, grazie  a Cristo e alla sua Chiesa, possono  conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e  la sua Chiesa, ma cercano sinceramente  Dio e, sotto l'influsso della grazia, si  sforzano di compiere la sua volontà  conosciuta attraverso il dettame della  coscienza. 172. Perché la Chiesa deve annunciare il Vangelo a tutto il mondo? 849­851 Perché Cristo ha ordinato: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,  battezzandole nel nome del Padre, del  Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).  Questo mandato missionario del Signore  ha la sua sorgente nell'amore eterno di Dio, che ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito  perché «vuole che tutti gli uomini siano  salvati e giungano alla conoscenza della  verità» (1 Tm 2,4). 173. In che modo la Chiesa è  missionaria? 852­856 Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa  continua nel corso della storia la missione  di Cristo stesso. I cristiani pertanto devono annunciare a tutti la Buona Novella portata da Cristo, seguendo la sua strada, disposti  anche al sacrificio di sé fino al martirio. 174. Perché la Chiesa è apostolica? 857 869 La Chiesa è apostolica per la  sua origine, essendo costruita sul «  fondamento degli Apostoli»(Ef 2,20); per  il suo insegnamento, che è quello stesso  degli Apostoli; per la sua struttura, in  quanto istruita, santificata e governata,  fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli,  grazie ai loro successori, i Vescovi, in  comunione col successore di Pietro. 175. In che cosa consiste la missione  degli Apostoli? 858­861 La parola Apostolo significa inviato. Gesù, l'Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi discepoli e li costituì come suoi  Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti  della sua risurrezione e le fondamenta  della sua Chiesa. Diede loro il mandato di  continuare la sua missione, dicendo:  «Come il Padre ha mandato me, anch'io  mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di  essere con loro sino alla fine del mondo. 176. Che cos'è la successione apostolica? 861­865 La successione apostolica è la  trasmissione, mediante il Sacramento  dell'Ordine, della missione e della potestà  degli Apostoli ai loro successori, i  Vescovi. Grazie a questa trasmissione, la  Chiesa rimane in comunione di fede e di  vita con la sua origine, mentre lungo i  secoli ordina, per la diffusione del Regno  di Cristo sulla terra, tutto il suo apostolato. I fedeli: gerarchia, laici, vita consacrata 177. Chi sono i fedeli? 871­872 l fedeli sono coloro che, incorporati a  Cristo mediante il Battesimo, sono  costituiti membri del popolo di Dio. Resi  partecipi, secondo la propria condizione,  della funzione sacerdotale, profetica e  regale di Cristo, sono chiamati ad attuare  la missione affidata da Dio alla Chiesa. Tra loro sussiste una vera uguaglianza nella  loro dignità di figli di Dio. 178. Com'è formato il popolo di Dio? 873 934 Nella Chiesa, per istituzione divina, vi  sono i ministri sacri che hanno ricevuto il  Sacramento dell'Ordine e formano la  gerarchia della Chiesa. Gli altri sono  chiamati laici. Dagli uni e dagli altri  provengono fedeli, che si consacrano in  modo speciale a Dio con la professione dei consigli evangelici: castità nel celibato,  povertà e obbedienza. 179. Perché Cristo ha istituito la  gerarchia ecclesiastica? 874­876 935 Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e per questo le ha dato  autorità. Essa è formata dai ministri sacri:  Vescovi, presbiteri, diaconi. Grazie al  Sacramento dell'Ordine, i Vescovi e i  presbiteri agiscono, nell'esercizio del loro  ministero, in nome e in persona di Cristo  capo; i diaconi servono il popolo di Dio  nella diaconia (servizio) della parola, della liturgia, della carità. 180. Come si attua la dimensione  collegiale del ministero ecclesiale? 877 Sull'esempio dei dodici Apostoli, scelti e  inviati insieme da Cristo, l'unione dei  membri della gerarchia ecclesiastica è al  servizio della comunione di tutti i fedeli. Ogni Vescovo esercita il suo ministero,  come membro del collegio episcopale, in  comunione col Papa, diventando partecipe  con lui della sollecitudine per la Chiesa  universale. l sacerdoti esercitano il loro  ministero nel presbiterio della Chiesa  particolare, in comunione con il proprio  Vescovo e sotto la sua guida. 181. Perché il ministero ecclesiale ha  945 La vita consacrata partecipa alla missione  della Chiesa mediante una piena dedizione  a Cristo e ai fratelli, testimoniando la  speranza del Regno celeste. Credo la comunione dei santi 194. Che cosa significa  l'espressione comunione dei santi? 946­953 960 Tale espressione indica anzitutto la  comune partecipazione di tutti i membri  della Chiesa alle cose sante (sancta): la  fede, i Sacramenti, in particolare  l'Eucaristia, i carismi e gli altri doni  spirituali. Alla radice della comunione c'è  la carità che «non cerca il proprio  interesse» (1 Cor 13,5), ma spinge il fedele «a mettere tutto in comune» (At 4,32),  anche i propri beni materiali a servizio dei  più poveri. 195. Che cosa significa ancora  l'espressione comunione dei santi? 954­959 961­962 Tale espressione designa anche la  comunione tra le persone sante (sancti), e  cioè tra quanti per la grazia sono uniti a  Cristo morto e risorto. Alcuni sono  pellegrini sulla terra; altri, passati da  questa vita, stanno purificando si, aiutati  anche dalle nostre preghiere; altri, infine,  godono già della gloria di Dio e  intercedono per noi. Tutti insieme formano in Cristo una sola famiglia, la Chiesa, a  lode e gloria della Trinità, Maria Madre di Cristo, Madre della Chiesa 196. In che senso la beata Vergine Maria è Madre della Chiesa? 963­966 973 La beata Vergine Maria è Madre della  Chiesa nell'ordine della grazia perché ha  dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio, Capo  del corpo che è la Chiesa. Gesù, morente  in Croce, l'ha indicata come madre al  discepolo con queste parole: «Ecco la tua  madre» (Gv 19,27). 197. Come la Vergine Maria aiuta la  Chiesa? 967­970 Dopo l'ascensione del suo Figlio, la  Vergine Maria aiuta, con le sue preghiere,  le primizie della Chiesa. Anche dopo la  sua assunzione in cielo, ella continua a  intercedere per i suoi figli, ad essere per  tutti un modello di fede e di carità e ad  esercitare su di loro un influsso salutare,  che sgorga dalla sovrabbondanza dei  meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei  un'immagine e un anticipo della  risurrezione che li attende, e la invocano  come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice,  mediatrice. 198. Che tipo di culto si rivolge alla  santa Vergine? 971 È un culto singolare, ma differisce  essenzialmente dal culto di adorazione,  prestato soltanto alla Santissima Trinità.  Tale culto di speciale venerazione trova  particolare espressione nelle feste  liturgiche dedicate alla Madre di Dio e  nella preghiera mariana, come il santo  Rosario, compendio di tutto il Vangelo. 199. In che modo la beata Vergine  Maria è l'icona escatologica della  Chiesa? 972 974­975 Guardando a Maria, tutta santa e già  glorificata in corpo e anima, la Chiesa  contempla in lei ciò che essa stessa è  chiamata ad essere sulla terra e quello che  sarà nella patria celeste. «CREDO LA REMISSIONE DEI PECCATI» 200. Come si rimettono i peccati? 976,980 984­985 Il primo e principale sacramento per il  perdono dei peccati è il Battesimo. Per i  peccati commessi dopo il Battesimo,  Cristo ha istituito il Sacramento della  Riconciliazione o Penitenza, per mezzo del quale il battezzato è riconciliato con Dio e  con la Chiesa. 201. Perché la Chiesa ha il potere di  perdonare i peccati? 981­983 986­987 La Chiesa ha la missione e il potere di  perdonare i peccati, perché Cristo stesso  glielo ha conferito: «Ricevete lo Spirito  Santo; a chi rimetterete i peccati saranno  rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22­23). « CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE » 202. Che cosa si indica con il  termine carne, e qual è la sua  importanza? 990 1015 Il termine carne designa l'uomo nella sua  condizione di debolezza e di mortalità. «La carne è il cardine della salvezza»  (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio  creatore della carne; crediamo nel Verbo  fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento  della creazione e della redenzione della  carne. 203. Che cosa significa «risurrezione  della carne»? 990 Significa che lo stato definitivo dell'uomo  non sarà soltanto l'anima spirituale  separata dal corpo, ma che anche i nostri  corpi mortali un giorno riprenderanno vita. 204. Qual è il rapporto tra la  Risurrezione di Cristo e la nostra? 998 1002­1003 Come Cristo è veramente risorto dai morti  e vive per sempre, cosi egli stesso  risusciterà tutti nell'ultimo giorno, con un  corpo incorruttibile: «quanti fecero il bene  per una risurrezione di vita e quanti fecero  il male per una risurrezione di  condanna» (Gv 5,29). 205. Con la morte, che cosa succede al  nostro corpo e alla nostra anima? 992­1004 1016­1018 Con la morte, separazione dell'anima e del  corpo, il corpo cade nella corruzione,  mentre l'anima, che è immortale, va  incontro al giudizio di Dio e attende di  ricongiungersi al corpo quando, al ritorno  del Signore, risorgerà trasformato.  Comprendere come avverrà la risurrezione  supera le possibilità della nostra  immaginazione e del nostro intelletto. 206. Che cosa significa morire in Cristo  Gesù? 1005­1014 1019 Significa morire in grazia di Dio, senza  peccato mortale. Il credente in Cristo,  seguendo il suo esempio, può così  trasformare la propria morte in un atto di  obbedienza e di amore verso il Padre.  «Certa è questa parola: se moriamo con  lui, vivremo anche con lui» (2 Tm 2, 11). « CREDO LA VITA ETERNA » 207. Che cos'è la vita eterna? 1020 1051 La vita eterna è quella che inizierà subito  dopo la morte. Essa non avrà fine. Sarà  preceduta per ognuno da un giudizio  particolare ad opera di Cristo, giudice dei  vivi e dei morti, e sarà sancita dal giudizio  finale. 208. Che cos'è il giudizio particolare? 1021­1022 1051 È il giudizio di retribuzione immediata,  che ciascuno, fin dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima immortale, in rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale  retribuzione consiste nell'accesso alla  beatitudine del cielo, immediatamente o  dopo un'adeguata purificazione, oppure  alla dannazione eterna nell'inferno. 209. Che cosa s'intende per «cielo»? 1023­1026 1053 Per «cielo» s'intende lo stato di felicità  suprema e definitiva. Quelli che muoiono  nella grazia di Dio e non hanno bisogno di  ulteriore purificazione sono riuniti attorno  a Gesù e a Maria, agli Angeli e ai Santi.  Formano così la Chiesa del cielo, dove essi vedono Dio «a faccia a faccia»  (1 Cor 13,12), vivono in comunione  d'amore con la Santissima Trinità e  intercedono per noi. « La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che, attraverso il Figlio nello  Spirito Santo, riversa come fonte su tutti  noi i suoi doni celesti. E per la sua bontà  promette veramente anche a noi uomini  SANTISSIMA TRINITÀ    221. In che modo il Padre è la sorgente e il fine della liturgia? 1077­1083 1110 Nella liturgia il Padre ci colma delle sue  benedizioni nel Figlio incarnato, morto e  risorto per noi, ed egli effonde nei nostri  cuori lo Spirito Santo. Nel contempo la  Chiesa benedice il Padre con l'adorazione,  la lode e l'azione di grazie e implora il  dono del suo Figlio e dello Spirito Santo. 222. Qual è l'opera di Cristo nella  liturgia? 1084­1090 Nella liturgia della Chiesa, Cristo significa e realizza principalmente il proprio  Mistero pasquale. Donando lo Spirito  Santo agli Apostoli ha concesso loro e ai  loro successori il potere di attuare l'opera  della salvezza per mezzo del Sacrificio  eucaristico e dei Sacramenti, nei quali egli  stesso agisce per comunicare la sua grazia  ai fedeli di tutti i tempi e in tutto il mondo. 223. Nella liturgia, come opera lo Spirito Santo nei confronti della Chiesa? 1091­1109 1112 Nella liturgia si attua la più stretta  cooperazione tra lo Spirito Santo e la  Chiesa. Lo Spirito Santo prepara la Chiesa  ad incontrare il suo Signore; ricorda e  manifesta Cristo alla fede dell'assemblea;  rende presente e attualizza il Mistero di  Cristo; unisce la Chiesa alla vita e alla  missione di Cristo e fa fruttificare in essa il dono della comunione. IL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA CHIESA 224. Che cosa sono i Sacramenti e quali  sono? 1113­1131 I Sacramenti sono segni sensibili ed  efficaci della grazia, istituiti da Cristo e  affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci  viene elargita la vita divina. Sono sette: il  Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia,  la Penitenza, l'Unzione degli infermi,  l'Ordine e il Matrimonio. 225. Qual è il rapporto dei Sacramenti  con Cristo? 1114­1116 I misteri della vita di Cristo costituiscono  il fondamento di ciò che adesso Cristo,  mediante i ministri della Chiesa, dispensa  nei Sacramenti. «Ciò che era visibile nel nostro Salvatore  è passato nei suoi sacramenti» (san Leone  Magno). 226. Qual è il legame dei Sacramenti con la Chiesa? 1117­1119 Cristo ha affidato i Sacramenti alla sua  Chiesa. Essi sono «della Chiesa», in un  duplice significato: sono «da essa», in  quanto sono azioni della Chiesa, la quale è  sacramento dell'azione di Cristo; e sono  «per essa», nel senso che edificano la  Chiesa. 227. Che cos'è il carattere sacramentale? 1121 È un sigillo spirituale, conferito dai  Sacramenti del Battesimo, della  Confermazione e dell'Ordine. Esso è  promessa e garanzia della protezione  divina. In forza di tale sigillo il cristiano è  configurato a Cristo, partecipa in vario  modo al suo sacerdozio e fa parte della  Chiesa secondo stati e funzioni diverse.  Viene quindi consacrato al culto divino e  al servizio della Chiesa. Poiché il carattere  è indelebile, i Sacramenti, che lo  imprimono, si ricevono una volta sola  nella vita. 228. Qual è la relazione dei Sacramenti  con la fede? 1122­1126 1133 I Sacramenti non solo suppongono la fede,  ma con le parole e con gli elementi rituali  la nutrono, la irrobustiscono e la  esprimono. Celebrando i Sacramenti, la  Chiesa confessa la fede apostolica. Da qui  viene l'antico detto: «Lex orandi, lex  credendi», cioè la Chiesa crede come  prega. 229. Perché i Sacramenti sono efficaci? 1127­1128 1131 I Sacramenti sono efficaci ex opere  operato («per il fatto stesso che l'azione  sacramentale viene compiuta»), perché è  Cristo che agisce in essi e che comunica la  grazia che significano, indipendentemente  dalla santità personale del ministro.  Tuttavia i frutti dei Sacramenti dipendono  anche dalle disposizioni di chi li riceve. 230. Per quale motivo i Sacramenti sono necessari alla salvezza? 1129 Per i credenti in Cristo, i Sacramenti sono  necessari alla salvezza, anche se non  vengono dati tutti ad ogni singolo fedele,  perché conferiscono le grazie sacramentali, il perdono dei peccati, l'adozione a figli di  Dio, la conformazione a Cristo Signore e  l'appartenenza alla Chiesa. Lo Spirito  Santo guarisce e trasforma coloro che li  ricevono. 231. Che cos'è la grazia sacramentale? 1129; 1131 1134; 2003 La grazia sacramentale è la grazia dello  Spirito Santo, donata da Cristo e propria di ciascun Sacramento. Tale grazia aiuta il  fedele nel suo cammino di santità, e così  pure aiuta la Chiesa nella sua crescita di  carità e di testimonianza. 232. Qual è la relazione tra i Sacramenti e la vita eterna? 1130 Nei Sacramenti la Chiesa riceve già un  anticipo della vita eterna, mentre resta  «nell'attesa della beata speranza e della  manifestazione della gloria del nostro  grande Dio e Salvatore Gesù  Cristo» (Tt 2,13).   CAPITOLO SECONDO LA CELEBRAZIONE SACRAMENTALE  DEL MISTERO PASQUALE CELEBRARE LA LITURGIA DELLA CHIESA Chi celebra? 233. Chi agisce nella liturgia? 1135­1137 1187 Nella liturgia agisce «Cristo tutto intero»  («Christus Totus»), Capo e Corpo. Quale  sommo Sacerdote, egli celebra con il suo  Corpo, che è la Chiesa celeste e terrena. 234. Da chi è celebrata la liturgia  celeste? 1138­1139 La liturgia celeste è celebrata dagli Angeli, dai Santi dell'Antica e della Nuova  Alleanza, in particolare dalla Madre di  Dio, dagli Apostoli, dai Martiri e da una  «moltitudine immensa, che nessuno» può  contare, «di ogni Nazione, razza, popolo e  lingua» (Ap 7,9). Quando celebriamo nei  Sacramenti il mistero della salvezza,  partecipiamo a questa liturgia eterna. 235. In che modo la Chiesa in terra  celebra la liturgia? 1140­1144 1188 La Chiesa in terra celebra la liturgia come  popolo sacerdotale, nel quale ciascuno  opera secondo la propria funzione,  nell'unità dello Spirito Santo: i battezzati si offrono in sacrificio spirituale; i ministri  ordinati celebrano secondo l'Ordine  ricevuto per il servizio di tutti i membri  della Chiesa; i Vescovi e i presbiteri  operano nella persona di Cristo Capo. Come celebrare? 236. Come viene celebrata la liturgia? 1145 La celebrazione liturgica è intessuta di  segni e di simboli, il cui significato,  radicato nella creazione e nelle culture  umane, si precisa negli eventi dell' Antica  Alleanza e si rivela pienamente nella  Persona e nell' opera di Cristo. 237. Da dove provengono i segni  sacramentali? 1146­1152 1189 Alcuni provengono dal creato (luce, acqua, fuoco, pane, vino, olio); altri dalla vita  sociale (lavare, ungere, spezzare il pane);  altri dalla storia della salvezza nell'Antica  Alleanza (i riti della Pasqua, i sacrifici,  l'imposizione delle mani, le consacrazioni). Questi segni, alcuni dei quali sono  normativi e immutabili, assunti da Cristo,  diventano portatori dell'azione di salvezza  e di santificazione. elementi suscettibili di cambiamento, che  essa ha il potere, e talvolta anche il dovere, di adattare alle culture dei diversi popoli.    SEZIONE SECONDA I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA I sette Sacramenti della Chiesa Il Battesimo  la Confermazione  l'Eucaristia,  la Penitenza,  l'Unzione degli infermi  l'Ordine  il Matrimonio. Septem Ecclesiae Sacramenta Baptísmum  Confirmátio  Eucharístia,  Paeniténtia,  Únctio infirmórum  Ordo  Matrimónium. 250. Come si distinguono i Sacramenti  della Chiesa? 1210­1211 Si distinguono in: Sacramenti  dell'iniziazione cristiana (Battesimo,  Confermazione e Eucaristia); Sacramenti  della guarigione (Penitenza e Unzione  degli infermi); Sacramenti al servizio della comunione e della missione (Ordine e  Matrimonio). Essi toccano i momenti  importanti della vita cristiana. Tutti i  Sacramenti sono ordinati all'Eucaristia  «come al loro specifico fine» (san  Tommaso d'Aquino). CAPITOLO PRIMO I SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA 251. Come si compie l'iniziazione  cristiana? 1212 1275 Essa si compie mediante i Sacramenti che  pongono i fondamenti della vita cristiana: i fedeli, rinati nel Battesimo, sono  corroborati dalla Confermazione e  vengono nutriti dall'Eucaristia. IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO 252. Quali nomi prende il primo  Sacramento dell'inizia­zione? 1213­1216 1276­1277 Prende anzitutto il nome di Battesimo a  motivo del rito centrale con il quale è  celebrato: battezzare significa  «immergere» nell'acqua. Chi viene  battezzato è immerso nella morte di Cristo  e risorge con lui come «nuova creatura»  (2 Cor 5,17). Lo si chiama anche «lavacro  di rigenerazione e di rinnovamento nello  Spirito Santo» (Tt 3,5), e «illuminazione»,  perché il battezzato diventa «figlio della  luce» (Ef 5,8). 253. Come è prefigurato il Battesimo  nell' Antica Alleanza? 1217­1222 Nell'Antica Alleanza si trovano varie  prefigurazioni del  Battesimo: l'acqua, fonte di vita e di  morte; l'arca di Noè, che salva per mezzo  dell'acqua; il passaggio del Mar  Rosso, che libera Israele dalla schiavitù  egiziana; la traversata del Giordano, che  introduce Israele nella terra promessa,  immagine della vita eterna. 254. Chi porta a compimento tali  prefigurazioni? 1223­1224 Gesù Cristo, il quale, all'inizio della sua  vita pubblica, si fa battezzare da Giovanni  Battista nel Giordano; sulla Croce, dal suo  fianco trafitto, effonde sangue e acqua,  segni del Battesimo e dell'Eucaristia, e  dopo la sua Risurrezione affida agli  Apostoli questa missione: «Andate e  ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello  Spirito Santo» (Mt 28,19). 255. Da quando e a chi la Chiesa  amministra il Battesimo? 1226­1228 Dal giorno della Pentecoste la Chiesa  amministra il Battesimo a chi crede in  Gesù Cristo. 256. In che cosa consiste il rito essenziale del Battesimo? 1229­1245 1278 Il rito essenziale di questo Sacramento  consiste nell'immergere nell'acqua il  candidato o nel versargli dell'acqua sul  capo, mentre viene invocato il Nome del  Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 257. Chi può ricevere il Battesimo? 1246­1252 È capace di ricevere il Battesimo ogni  persona non ancora battezzata. 258. Perché la Chiesa battezza i  bambini? 1250 Perché, essendo nati col peccato originale,  essi hanno bisogno di essere liberati dal  potere del Maligno e di essere trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio. 259. Che cosa si richiede a un  battezzando? 1253­1255 Ad ogni battezzando è richiesta la  professione di fede, espressa  personalmente nel caso dell'adulto, oppure  dai genitori e dalla Chiesa nel caso del  bambino. Anche il padrino o la madrina e  l'intera comunità ecclesiale hanno una  parte di responsabilità nella preparazione  al Battesimo (catecumenato), come pure  nello sviluppo della fede e della grazia  battesimale. 260. Chi può battezzare? 1256; 1284 I ministri ordinari del Battesimo sono il  Vescovo e il presbitero; nella Chiesa  latina, anche il diacono. In caso di  necessità, chiunque può battezzare, purché  intenda fare ciò che fa la Chiesa. Egli  versa dell'acqua sul capo del candidato e  pronunzia la formula trinitaria battesimale: «Io ti battezzo nel Nome del Padre e del  Figlio e dello Spirito Santo». 261. È necessario il Battesimo per la  salvezza? 1257 Il Battesimo è necessario alla salvezza per  coloro ai quali è stato annunziato il  Vangelo e che hanno la possibilità di  chiedere questo Sacramento. 262. Si può essere salvati senza  Battesimo? 1258­1261 1281­1283 Poiché Cristo è morto per la salvezza di  tutti, possono essere salvati anche senza  Battesimo quanti muoiono a causa della  fede (Battesimo di sangue), i catecumeni, e anche tutti coloro che sotto l'impulso della  grazia, senza conoscere Cristo e la Chiesa,  cercano sinceramente Dio e si sforzano di  compiere la sua volontà (Battesimo di  desiderio). Quanto ai bambini morti senza  Battesimo, la Chiesa nella sua liturgia li  affida alla misericordia di Dio. 263. Quali sono gli effetti del Battesimo? 1262­1274 1279­1280 Il Battesimo rimette il peccato originale,  tutti i peccati personali e le pene dovute al  peccato; fa partecipare alla vita divina  trinitaria mediante la grazia santificante, la grazia della giustificazione che incorpora a Cristo e alla sua Chiesa; fa partecipare al  sacerdozio di Cristo e costituisce il  fondamento della comunione con tutti i  cristiani; elargisce le virtù teologali e i  doni dello Spirito Santo. Il battezzato  appartiene per sempre a Cristo: è segnato,  infatti, con il sigillo indelebile di  Cristo (carattere). 264. Quale significato assume il nome  cristiano ricevuto nel Battesimo? 2156­2159 2167 Il nome è importante, perché Dio conosce  ciascuno per nome, cioè nella sua unicità.  Con il Battesimo, il cristiano riceve nella  Chiesa il proprio nome, preferibilmente  quello di un santo, in modo che questi  offra al battezzato un modello di santità e  gli assicuri la sua intercessione presso Dio. IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE 265. Qual è il posto della Confermazione nel disegno divino della salvezza? 1285­1288 1315 Nell'Antica Alleanza, i profeti hanno  annunziato la comunicazione dello Spirito  del Signore al Messia atteso e a tutto il  popolo messianico. Tutta la vita e la  missione di Gesù si svolgono in una totale  comunione con lo Spirito Santo. Gli  Apostoli ricevono lo Spirito Santo nella  Pentecoste e annunziano «le grandi opere  di Dio» (At 2,11). Essi comunicano ai neo  battezzati, attraverso l'imposizione delle  mani, il dono dello stesso Spirito. Lungo i  comando del Signore: «Fate questo in  memoria di me» (1 Cor 11,24), ha sempre  celebrato l'Eucaristia, soprattutto la  domenica, giorno della risurrezione di  Gesù. 277. Come si svolge la celebrazione  dell'Eucaristia? 1345­1355 1408 Si svolge in due grandi momenti, che  formano un solo atto di culto: la liturgia  della Parola, che comprende la  proclamazione e l'ascolto della Parola di  Dio; la liturgia eucaristica, che comprende  la presentazione del pane e del vino, la  preghiera o anafora, che contiene le parole  della consacrazione, e la comunione. 278. Chi è il ministro della celebrazione  dell'Eucaristia? 1348 1411 È il sacerdote (Vescovo o presbitero),  validamente ordinato, che agisce nella  Persona di Cristo Capo e a nome della  Chiesa. 279. Quali sono gli elementi essenziali e  necessari per realizzare l'Eucaristia? 1412 Sono il pane di frumento e il vino della  vite. 280. In che senso l'Eucaristia  è memoriale del sacrificio di Cristo? 1362­1367 L'Eucaristia è memoriale nel senso che  rende presente e attuale il sacrificio che  Cristo ha offerto al Padre, una volta per  tutte, sulla Croce in favore dell'umanità. Il  carattere sacrificale dell'Eucaristia si  manifesta nelle parole stesse  dell'istituzione: «Questo è il mio corpo,  che è dato per voi» e «Questo calice è la  nuova alleanza nel mio Sangue, che viene  versato per voi» (Lc 22,19­20). Il sacrificio della Croce e il sacrificio dell'Eucaristia  sono un unico sacrificio. Identici sono la  vittima e l'offerente, diverso è soltanto il  modo di offrirsi: cruento sulla Croce,  incruento nell'Eucaristia. 281. In quale modo la Chiesa partecipa  al sacrificio eucaristico? 1368­1372 1414 Nell'Eucaristia, il sacrificio di Cristo  diviene pure il sacrificio delle membra del  suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode,  la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro  lavoro sono uniti a quelli di Cristo. In  quanto sacrificio, l'Eucaristia viene anche  offerta per tutti i fedeli vivi e defunti, in  riparazione dei peccati di tutti gli uomini e  per ottenere da Dio benefici spirituali e  temporali. Anche la Chiesa del cielo è  unita nell'offerta di Cristo. 282. Come Gesù è presente  nell'Eucaristia? 1373­1375 1413 Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in  modo unico e incomparabile. È presente  infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua  Anima e la sua Divinità. In essa è quindi  presente in modo sacramentale, e cioè  sotto le specie eucaristiche del pane e del  vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo. 283. Che cosa  significa transustanziazione? 1376­1377 1413 Transustanziazione significa la  conversione di tutta la sostanza del pane  nella sostanza del Corpo di Cristo, e di  tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua  nella preghiera eucaristica, mediante  l'efficacia della parola di Cristo e  dell'azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le «specie eucaristiche», rimangono  inalterate. 284. La frazione del pane divide Cristo? 1377 La frazione del pane non divide Cristo:  egli è presente tutto e integro in ciascuna  specie eucaristica e in ciascuna sua parte. 285. Fino a quando continua la presenza eucaristica di Cristo? 1377 Essa continua finché sussistono le specie  eucaristiche. 286. Quale tipo di culto è dovuto al  Sacramento dell'Euca­ristia? 1378­1381 1418 È dovuto il culto di latria, cioè di  adorazione, riservato solo a Dio sia  durante la celebrazione eucaristica sia al di fuori di essa. La Chiesa, infatti, conserva  con la massima diligenza le Ostie  consacrate, le porta agli infermi e ad altre  persone impossibilitate a partecipare alla  Santa Messa, le presenta alla solenne  adorazione dei fedeli, le porta in  processione e invita alla frequente visita e  adorazione del Santissimo Sacramento  conservato nel tabernacolo. 287. Perché l'Eucaristia è il banchetto  pasquale? 1382­1384 1391­1396 L'Eucaristia è il banchetto pasquale, in  quanto Cristo, realizzando  sacramentalmente la sua Pasqua, ci dona il  suo Corpo e il suo Sangue, offerti come  cibo e bevanda, e ci unisce a sé e tra di noi  nel suo sacrificio. 288. Che cosa significa l'altare? 1383 1410 L'altare è il simbolo di Cristo stesso,  presente come vittima sacrificale (altare­ sacrificio della Croce) e come alimento  celeste che si dona a noi (altare­mensa  eucaristica). 289. Quando la Chiesa fa obbligo di  partecipare alla santa Messa? 1389 1417 La Chiesa fa obbligo ai fedeli di  partecipare alla santa Messa ogni  domenica e nelle feste di precetto, e  raccomanda di parteciparvi anche negli  altri giorni. 290. Quando si deve fare la santa  Comunione? 1389 La Chiesa raccomanda ai fedeli che  partecipano alla santa Messa di ricevere  con le dovute disposizioni anche la santa  Comunione, prescrivendone l'obbligo  almeno a Pasqua. 291. Che cosa si richiede per ricevere la  santa Comunione? 1385­1389 1415 Per ricevere la santa Comunione si deve  essere pienamente incorporati alla Chiesa  cattolica ed essere in stato di grazia, cioè  senza coscienza di peccato mortale. Chi è  consapevole di aver commesso un peccato  grave deve ricevere il Sacramento della  Riconciliazione prima di accedere alla  Comunione. Importanti sono anche lo  spirito di raccoglimento e di preghiera,  l'osservanza del digiuno prescritto dalla  Chiesa e l'atteggiamento del corpo (gesti,  abiti), in segno di rispetto a Cristo. 292. Quali sono i frutti della santa  Comunione? 1391­1397 1416 La santa Comunione accresce la nostra  unione con Cristo e con la sua Chiesa,  conserva e rinnova la vita di grazia  ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell'amore verso il prossimo.  Fortificandoci nella carità, cancella i  peccati veniali e ci preserva in futuro dai  peccati mortali. 293. Quando è possibile amministrare la santa Comunione agli altri cristiani? 1398­1401 I ministri cattolici amministrano  lecitamente la santa Comunione ai membri delle Chiese Orientali che non hanno  comunione piena con la Chiesa cattolica,  qualora questi lo richiedano  spontaneamente e siano ben disposti. Per i membri delle altre Comunità  ecclesiali, i ministri cattolici amministrano  lecitamente la santa Comunione ai fedeli,  che in presenza di una grave necessità lo  chiedano spontaneamente, siano ben  disposti e manifestino la fede cattolica  circa il Sacramento. 294. Perché l'Eucaristia è «pegno della  gloria futura»? 1402­1405 Perché l'Eucaristia ci ricolma di ogni  grazia e benedizione del Cielo, ci fortifica  per il pellegrinaggio di questa vita e ci fa  desiderare la vita eterna, unendoci già a  Cristo asceso alla destra del Padre, alla  Chiesa del cielo, alla beatissima Vergine e  a tutti i Santi. Nell'Eucaristia noi spezziamo «l'unico  307. Chi è il ministro di questo  Sacramento? 1461­1466 1495 Cristo ha affidato il ministero della  riconciliazione ai suoi Apostoli, ai Vescovi loro successori e ai presbiteri loro  collaboratori, i quali diventano pertanto  strumenti della misericordia e della  giustizia di Dio. Essi esercitano il potere di perdonare i peccati nel Nome del Padre e  del Figlio e dello Spirito Santo. 308. A chi è riservata l'assoluzione di  alcuni peccati? 1463 L'assoluzione di alcuni peccati  particolarmente gravi (come quelli puniti  con la scomunica) è riservata alla Sede  Apostolica o al Vescovo del luogo o ai  presbiteri da loro autorizzati, anche se ogni sacerdote può assolvere da qualsiasi  peccato e scomunica chi è in pericolo di  morte. 309. Il Confessore è tenuto al segreto? 1467 Data la delicatezza e la grandezza di  questo ministero e il rispetto dovuto alle  persone, ogni Confessore è obbligato,  senza alcuna eccezione e sotto pene molto  severe, a mantenere il sigillo sacramentale, cioè l'assoluto segreto circa i peccati  conosciuti in confessione 310. Quali sono gli effetti di questo  Sacramento? 1468­1470 1496 Gli effetti del Sacramento della Penitenza  sono: la riconciliazione con Dio e quindi il  perdono dei peccati; la riconciliazione con  la Chiesa; il recupero, se perduto, dello  stato di grazia; la remissione della pena  eterna meritata a causa dei peccati mortali  e, almeno in parte, delle pene temporali  che sono conseguenze del peccato; la pace  e la serenità della coscienza, e la  consolazione dello spirito; l'accrescimento  delle forze spirituali per il combattimento  cristiano. 311. In alcuni casi si può celebrare  questo Sacramento con la confessione  generica e l'assoluzione collettiva? 1480­1484 In casi di grave necessità (come in pericolo imminente di morte), si può ricorrere alla  celebrazione comunitaria della  Riconciliazione con la confessione  generica e l'assoluzione collettiva, nel  rispetto delle norme della Chiesa e con il  proposito di confessare individualmente a  tempo debito i peccati gravi. 312. Che cosa sono le indulgenze? 1471­1479 1498 Le indulgenze sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i  peccati, già perdonati quanto alla colpa,  che il fedele, a determinate condizioni,  acquista, per se stesso o per i defunti  mediante il ministero della Chiesa, la  quale, come dispensatrice della  redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi. IL SACRAMENTO DELL'UNZIONE DEGLI INFERMI 313. Come è vissuta la malattia  nell'Antico Testamento? 1499­1502 Nell' Antico Testamento l'uomo durante la  malattia sperimenta il proprio limite, e  nello stesso tempo percepisce che la  malattia è legata, in modo misterioso, al  peccato. I profeti hanno intuito che essa  poteva avere anche un valore redentivo per i peccati propri e altrui. Così la malattia  era vissuta di fronte a Dio, dal quale  l'uomo implorava la guarigione. 314. Quale significato ha la compassione di Gesù verso gli ammalati? 1503­1505 La compassione di Gesù verso gli  ammalati e le sue numerose guarigioni di  infermi sono un chiaro segno che con lui è  venuto il Regno di Dio e quindi la vittoria  sul peccato, sulla sofferenza e sulla morte.  Con la sua passione e morte, egli dà nuovo senso alla sofferenza, la quale, se unita alla sua, può diventare mezzo di purificazione  e di salvezza per noi e per gli altri. 315. Qual è il comportamento della  Chiesa verso i malati? 1506­1513 1526­1527 La Chiesa, avendo ricevuto dal Signore  l'imperativo di guarire gli infermi, si  impegna ad attuarlo con le cure verso i  malati, accompagnate da preghiere di  intercessione. Essa soprattutto possiede un  Sacramento specifico in favore degli  infermi, istituito da Cristo stesso e attestato da san Giacomo: «Chi è malato, chiami a  sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore» (Gc 5,14­15). 316. Chi può ricevere il Sacramento  dell'Unzione degli infermi? 1514­1515 1528­1529 Lo può ricevere il fedele, che comincia a  trovarsi in pericolo di morte per malattia o  vecchiaia. Lo stesso fedele lo può ricevere  anche altre volte, quando si verifica un  aggravarsi della malattia oppure quando  gli capita un'altra malattia grave. La  celebrazione di questo Sacramento deve  essere possibilmente preceduta dalla  confessione individuale del malato. 317. Chi amministra questo  Sacramento? 1516 1530 Esso può essere amministrato solo dai  sacerdoti (Vescovi o presbiteri). 318. Come si celebra questo  Sacramento? 1517­1519 1531 La celebrazione di questo  Sacramento consiste essenzialmente  nell' Unzione con l'olio, benedetto  possibilmente dal Vescovo, sulla fronte e  sulle mani del malato (nel rito romano, o  anche su altre parti del corpo in altri riti),  accompagnata dalla preghiera del  sacerdote, che implora la grazia speciale di questo Sacramento. 319. Quali sono gli effetti di questo  Sacramento? 1520­1523 1532 Esso conferisce una grazia particolare, che  unisce più intimamente il malato alla  Passione di Cristo, per il suo bene e per  quello di tutta la Chiesa, donandogli  conforto, pace, coraggio, e anche il  perdono dei peccati, se il malato non ha  potuto confessarsi. Questo Sacramento  consente talvolta, se Dio lo vuole, anche il  recupero della salute fisica. In ogni caso,  questa Unzione prepara il malato al  passaggio nella Casa del Padre. 320. Che cos'è il Viatico? 1524­1525 È l'Eucaristia ricevuta da coloro che stanno per lasciare la vita terrena e si preparano al passaggio alla vita eterna. Ricevuta al  momento del passaggio da questo mondo  al Padre, la Comunione al Corpo e al  Sangue di Cristo morto e risorto è seme di  vita eterna e potenza di risurrezione.   CAPITOLO TERZO I SACRAMENTI AL SERVIZIO  DELLA COMUNIONE E DELLA MISSIONE 321. Quali sono i Sacramenti al servizio  della comunione e della missione? 1533­1535 Due Sacramenti, l'Ordine e il Matrimonio,  conferiscono una grazia speciale per una  missione particolare nella Chiesa a  servizio dell'edificazione del popolo di  Dio. Essi contribuiscono in particolare alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli  altri. IL SACRAMENTO DELL'ORDINE 322. Che cos'è il Sacramento  dell'Ordine? 1536 È il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa, sino alla  fine dei tempi. 323. Perché si chiama Sacramento  dell'Ordine? 1537­1538 Ordine indica un corpo ecclesiale, di cui si entra a far parte mediante una speciale  consacrazione (Ordinazione), che, per un  particolare dono dello Spirito Santo,  permette di esercitare una sacra potestà a  nome e con l'autorità di Cristo a servizio  del Popolo di Dio. 324. Come si colloca il Sacramento  dell'Ordine nel disegno divino della  salvezza? 1539­1546 1547­1553 1592 I sacerdoti ordinati, nell'esercizio del  ministero sacro, parlano e agiscono non  per autorità propria e neppure per mandato o per delega della comunità, ma in Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.  Pertanto il sacerdozio ministeriale si  differenzia essenzialmente, e non solo per  grado, dal sacerdozio comune dei fedeli, a  servizio del quale Cristo l'ha istituito. IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO 337. Qual è il disegno di Dio sull'uomo e  sulla donna? 1601­1605 Dio, che è amore e che ha creato l'uomo  per amore, l'ha chiamato ad amare.  Creando l'uomo e la donna, li ha chiamati  nel Matrimonio a un'intima comunione di  vita e di amore fra loro, «così che non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6).  Benedicendoli, Dio disse loro: «Siate  fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28). 338. Per quali fini Dio ha istituito il  Matrimonio? 1659­1660 L'unione matrimoniale dell'uomo e della  donna, fondata e strutturata con leggi  proprie dal Creatore, per sua natura è  ordinata alla comunione e al bene dei  coniugi e alla generazione ed educazione  dei figli. L'unione matrimoniale, secondo  l'originario disegno divino, è indissolubile, come afferma Gesù Cristo: «Quello che  Dio ha congiunto, l'uomo non lo  separi» (Mc 10,9). 339. In qual modo il peccato minaccia il  Matrimonio? 1606­1608 A causa del primo peccato, che ha  provocato anche la rottura della  comunione tra l'uomo e la donna, donata  dal Creatore, l'unione matrimoniale è  molto spesso minacciata dalla discordia e  dall'infedeltà. Tuttavia Dio, nella sua  infinita misericordia, dona all'uomo e alla  donna la sua grazia per realizzare l'unione  delle loro vite secondo l'originario disegno  divino. 340. Che cosa insegna l'Antico  Testamento sul Matrimonio? 1609­1611 Dio, soprattutto attraverso la pedagogia  della Legge e dei profeti, aiuta il suo  popolo a maturare progressivamente la  coscienza dell'unicità e dell'indissolubilità  del Matrimonio. L'alleanza nuziale di Dio  con Israele prepara e prefigura l'Alleanza  nuova compiuta dal Figlio di Dio, Gesù  Cristo, con la sua sposa, la Chiesa. 341. Qual è la novità donata da Cristo al Matrimonio? 1612­1617 1661 Gesù Cristo non solo ristabilisce l'ordine  iniziale voluto da Dio, ma dona la grazia  per vivere il Matrimonio nella nuova  dignità di Sacramento, che è il segno del  suo amore sponsale per la Chiesa: «Voi  mariti, amate le vostre mogli, come Cristo  ha amato la Chiesa» (Ef 5,25). 342. Il Matrimonio è un obbligo per  tutti? 1618­1620 Il Matrimonio non è un obbligo per tutti.  In particolare Dio chiama alcuni uomini e  donne a seguire il Signore Gesù nella via  della verginità o del celibato per il Regno  dei cieli, rinunciando al gran bene del  Matrimonio per preoccuparsi delle cose  del Signore e cercare di piacerGli,  diventando segno dell'assoluto primato  dell'amore di Cristo e dell'ardente attesa  della sua venuta gloriosa. 343. Come si celebra il Sacramento del  Matrimonio? 1621­1624 Poiché il Matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato pubblico di vita nella Chiesa, la  sua celebrazione liturgica è pubblica, alla  presenza del sacerdote (o del testimone  qualificato della Chiesa) e degli altri  testimoni. 344. Che cosa è il consenso  matrimoniale? 1625­1632 1662­1663 Il consenso matrimoniale è la volontà,  espressa da un uomo e da una donna, di  donarsi mutuamente e definitivamente,  allo scopo di vivere un'alleanza di amore  fedele e fecondo. Poiché il consenso fa il  Matrimonio, esso è indispensabile e  insostituibile. Per rendere valido il  Matrimonio, il consenso deve avere come  oggetto il vero Matrimonio ed essere un  atto umano, cosciente e libero, non  determinato da violenza o costrizioni. 345. Che cosa si richiede quando uno  degli sposi non è cattolico? 1633­1637 Per essere leciti, i matrimoni misti (fra  cattolico e battezzato non cattolico)  richiedono la licenza dell'autorità  ecclesiastica. Quelli con disparità di  culto (fra cattolico e non battezzato) per  essere validi hanno bisogno di una  dispensa. In ogni caso, è essenziale che i  coniugi non escludano l'accettazione dei  fini e delle proprietà essenziali del  Matrimonio, e che il coniuge cattolico  confermi gli impegni, conosciuti anche  dall'altro coniuge, di conservare la fede e  di assicurare il Battesimo e l'educazione  cattolica dei figli. 346. Quali sono gli effetti del  Sacramento del Matrimonio? 1638­1642 Il Sacramento del Matrimonio genera tra i  coniugi un vincolo perpetuo ed esclusivo.  Dio stesso suggella il consenso degli sposi. Pertanto il Matrimonio concluso e  consumato tra battezzati non può essere  mai sciolto. Inoltre questo Sacramento  conferisce agli sposi la grazia necessaria  per raggiungere la santità nella vita  coniugale e per l'accoglienza responsabile  dei figli e la loro educazione. 347. Quali sono i peccati gravemente  contrari al Sacramento del Matrimonio? 1645­1648 Essi sono: l'adulterio; la poligamia, in  quanto contraddice la pari dignità tra  l'uomo e la donna, l'unicità e l'esclusività  dell'amore coniugale; il rifiuto della  fecondità, che priva la vita coniugale del  dono dei figli; e il divorzio, che  contravviene all'indissolubilità. 348. Quando la Chiesa ammette la  separazione fisica degli sposi? 1629 1649 La Chiesa ammette la separazione fisica  degli sposi quando la loro coabitazione è  divenuta per motivi gravi praticamente  impossibile, anche se auspica una loro  riconciliazione. Ma essi, finché vive il  coniuge, non sono liberi di contrarre una  nuova unione, a meno che il loro  Matrimonio sia nullo, e tale venga  dichiarato dall'autorità ecclesiastica. 349. Qual è l'atteggiamento della Chiesa verso i divorziati risposati? 1650­1651  1665 Fedele al Signore, la Chiesa non può  riconoscere come Matrimonio l'unione dei  divorziati risposati civilmente. «Chi  ripudia la propria moglie e ne sposa  un'altra, commette adulterio contro di lei;  se la donna ripudia il marito e ne sposa un  altro, commette adulterio» (Mc10,11­12).  Verso di loro la Chiesa attua un'attenta  sollecitudine, invitandoli a una vita di fede, alla preghiera, alle opere di carità e  all'educazione cristiana dei figli. Ma essi  non possono ricevere l'Assoluzione  sacramentale, né accedere alla Comunione  eucaristica, né esercitare certe  responsabilità ecclesiali, finché perdura  tale situazione, che oggettivamente  contrasta con la legge di Dio. 350. Perché la famiglia cristiana è  chiamata anche Chiesa domestica? 1655­1658 1666 Perché la famiglia manifesta e attua la  natura comunionale e familiare della  Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun  membro, secondo il proprio ruolo, esercita  il sacerdozio battesimale, contribuendo a  fare della famiglia una comunità di grazia  e di preghiera, una scuola delle virtù  umane e cristiane, il luogo del primo  annuncio della fede ai figli.   CAPITOLO QUARTO LE ALTRE CELEBRAZIONI LITURGICHE I SACRAMENTALI 351. Che cosa sono i Sacramentali? 1667­1672 1677­1678 Sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per  mezzo dei quali vengono santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano una preghiera accompagnata dal segno della  croce e da altri segni. Fra i Sacramentali,  occupano un posto importante le  benedizioni, che sono una lode di Dio e  una preghiera per ottenere i suoi doni, le  consacrazioni di persone e le dedicazioni  di cose al culto di Dio. La beatitudine oltrepassa le capacità  umane: è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa  conduce. La beatitudine promessa ci pone  di fronte a scelte morali decisive riguardo  ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio  al di sopra di tutto. LA LIBERTÀ DELL'UOMO 363. Che cos'è la libertà? 1730­1733 1743­1744 È il potere donato da Dio all'uomo di agire  o di non agire, di fare questo o quello, di  porre così da se stesso azioni deliberate. La libertà caratterizza gli atti propriamente  umani. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. La libertà raggiunge la  propria perfezione quando è ordinata a  Dio, sommo Bene e nostra Beatitudine. La  libertà implica anche la possibilità di  scegliere tra il bene e il male. La scelta del  male è un abuso della libertà, che conduce  alla schiavitù del peccato. 364. Quale relazione esiste tra libertà e  responsabilità? 1734­1737 1745­1746 La libertà rende l'uomo responsabile dei  suoi atti nella misura in cui sono volontari, anche se l'imputabilità e la responsabilità  di un'azione possono essere sminuite e  talvolta annullate dall'ignoranza,  dall'inavvertenza, dalla violenza subita, dal timore, dagli affetti smodati, dalle  abitudini. 365. Perché ogni uomo ha diritto  all'esercizio della libertà? 1738 1747 Il diritto all'esercizio della libertà è proprio d'ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato,  particolarmente in campo morale e  religioso, e deve essere civilmente  riconosciuto e tutelato nei limiti del bene  comune e del giusto ordine pubblico. 366. Come si colloca la libertà umana  nell'ordine della salvezza? 1739­1742 1748 La nostra libertà è indebolita a causa del  primo peccato. L'indebolimento è reso più  acuto dai peccati successivi. Ma Cristo «ci  ha liberati perché restassimo  liberi» (Gal 5, 1). Con la sua grazia lo  Spirito Santo ci conduce alla libertà  spirituale, per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo. 367. Quali sono le fonti della moralità  degli atti umani? 1749­1754 1757­1758 La moralità degli atti umani dipende da tre  fonti: dall'oggetto scelto, ossia un bene  vero o apparente; dall'intenzione del  soggetto che agisce, e cioè dal fine per cui  egli compie l'azione; dalle  circostanze dell'azione, ivi comprese  le conseguenze. 368. Quando l'atto è moralmente  buono? 1755­1756 1759­1760 L'atto è moralmente buono quando  suppone ad un tempo la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze. L'oggetto  scelto può da solo viziare tutta un'azione,  anche se l'intenzione è buona. Non è lecito  compiere il male perché ne derivi un bene.  Un fine cattivo può corrompere l'azione,  anche se il suo oggetto, in sé, è buono.  Invece un fine buono non rende buono un  comportamento che per il suo oggetto è  cattivo, in quanto il fine non giustifica i  mezzi. Le circostanze possono attenuare o  aumentare la responsabilità di chi agisce,  ma non possono modificare la qualità  morale degli atti stessi, non rendono mai  buona un'azione in sé cattiva. 369. Vi sono atti che sono sempre  illeciti? 1756 1761 Vi sono atti, la cui scelta è sempre illecita  a motivo del loro oggetto (ad esempio la  bestemmia, l'omicidio, l'adulterio). La loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale, che non può essere  giustificato con il ricorso ai beni che  eventualmente ne potrebbero derivare. LA MORALITÀ DELLE PASSIONI   370. Che cosa sono le passioni? 1762­1766 1771­1772 Le passioni sono gli affetti, le emozioni o i moti della sensibilità ­ componenti naturali della psicologia umana ­ che spingono ad  agire o a non agire in vista di ciò che è  percepito come buono o come cattivo. Le  principali sono l'amore e l'odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza, la collera.  Passione precipua è l'amore, provocato  dall'attrattiva del bene. Non si ama che il  bene, vero o apparente. 371. Le passioni sono moralmente buone o cattive? 1767­1770 1773­1775 Le passioni, in quanto moti della  sensibilità, non sono né buone né cattive in se stesse: sono buone quando  contribuiscono ad un'azione buona; sono  cattive in caso contrario. Esse possono  essere assunte nelle virtù o pervertite nei  vizi. LA COSCIENZA MORALE 372. Che cos'è la coscienza morale? 1776­1780 1795­1797 La coscienza morale, presente nell'intimo  della persona, è un giudizio della ragione,  che, al momento opportuno, ingiunge  all'uomo di compiere il bene e di evitare il  male. Grazie ad essa, la persona umana  percepisce la qualità morale di un atto da  compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la responsabilità. Quando  ascolta la coscienza morale, l'uomo  prudente può sentire la voce di Dio che gli  parla. 373. Che cosa implica la dignità della  persona nei confronti della coscienza  morale? 1780­1782 1798 La dignità della persona umana implica la  rettitudine della coscienza morale (che  cioè sia in accordo con ciò che è giusto e  buono secondo la ragione e la Legge  divina). A motivo della stessa dignità  personale, l'uomo non deve essere  costretto ad agire contro coscienza e non si deve neppure impedirgli, entro i limiti del  bene comune, di operare in conformità ad  essa, soprattutto in campo religioso. 374. Come si forma la coscienza morale  perché sia retta e veritiera? 1783­1788 1799­1800 La coscienza morale retta e veritiera si  forma con l'educazione, con  l'assimilazione della Parola di Dio e  dell'insegnamento della Chiesa. È sorretta  dai doni dello Spirito Santo e aiutata dai  consigli di persone sagge. Inoltre giovano  molto alla formazione morale la preghiera  e l'esame di coscienza. 375. Quali norme la coscienza deve  sempre seguire? 1789 Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai  consentito fare il male perché ne derivi un  bene; 2) la cosiddetta Regola d'oro: «  Tutto quanto volete che gli uomini  facciano a voi, anche voi fatelo a  loro» (Mt 7,12); 3) la carità passa sempre  attraverso il rispetto del prossimo e della  sua coscienza, anche se questo non  significa accettare come un bene ciò che è  oggettivamente un male. 376. La coscienza morale può emettere  giudizi erronei? 1790­1794 1801­1802 La persona deve sempre obbedire al  giudizio certo della propria coscienza, ma  può emettere anche giudizi erronei, per  cause non sempre esenti da colpevolezza  personale. Non è però imputabile alla  persona il male compiuto per ignoranza  involontaria, anche se esso resta  oggettivamente un male. È quindi  necessario adoperarsi per correggere la  coscienza morale dai suoi errori. LE VIRTÙ 377. Che cos'è la virtù? 1803,1833 La virtù è una disposizione abituale e  ferma a fare il bene. «Il fine di una vita  virtuosa consiste nel divenire simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi sono virtù  umane e virtù teologali. 378. Che cosa sono le virtù umane? 1804 1810­1811 1834,1839 Le virtù umane sono perfezioni abituali e  stabili dell'intelligenza e della volontà, che  regolano i nostri atti, ordinano le nostre  peccato e lo vince con la sua misericordia. 393. Esiste una varietà dei peccati? 1852­1853 1873 La varietà dei peccati è grande. Essi  possono essere distinti secondo il loro  oggetto o secondo le virtù o i  comandamenti ai quali si oppongono.  Possono riguardare direttamente Dio, il  prossimo o noi stessi. Si possono inoltre  distinguere in peccati di pensiero, di  parola, di azione e di omissione. 394. Come si distingue il peccato, quanto alla gravità? 1854 Si distingue in peccato mortale e veniale 395. Quando si commette il peccato  mortale? 1855­1861 1874 Si commette il peccato mortale quando ci  sono nel contempo materia grave, piena  consapevolezza e deliberato consenso.  Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia santificante, ci conduce  alla morte eterna dell'inferno se non ci si  pente. Viene perdonato in via ordinaria  mediante i Sacramenti del Battesimo e  della Penitenza o Riconciliazione. 396. Quando si commette il peccato  veniale? 1862­1864 1875 Il peccato veniale, che si differenzia  essenzialmente dal peccato mortale, si  commette quando si ha materia leggera,  oppure anche grave, ma senza piena  consapevolezza o totale consenso. Esso  non rompe l'alleanza con Dio, ma  indebolisce la carità; manifesta un affetto  disordinato per i beni creati; ostacola i  progressi dell'anima nell'esercizio delle  virtù e nella pratica del bene morale;  merita pene purificatorie temporali. 397. Come prolifera in noi il peccato? 1865,1876 Il peccato trascina al peccato, e la sua  ripetizione genera il vizio. 398. Che cosa sono i vizi? 1866­1867 I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la  coscienza e inclinano al male. I vizi  possono essere collegati ai sette peccati  cosiddetti capitali, che sono: superbia,  avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità,  pigrizia o accidia. 399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri? 1868 Esiste questa responsabilità, quando vi  cooperiamo colpevol­mente. 400. Che cosa sono le strutture di  peccato? 1869 Sono situazioni sociali o istituzioni  contrarie alla legge divina, espressione ed  effetto di peccati personali. CAPITOLO SECONDO LA COMUNITÀ UMANA LA PERSONA E LA SOCIETÀ 401. In che cosa consiste la dimensione  sociale dell'uomo? 1877­1880 1890­1891 Insieme alla chiamata personale alla  beatitudine, l'uomo ha la dimensione  sociale come componente essenziale della  sua natura e della sua vocazione. Infatti:  tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso; esiste una certa  somiglianza tra la comunione delle  Persone divine e la fraternità che gli  uomini devono instaurare tra loro nella  verità e nella carità; l'amore del prossimo è inseparabile dall'amore per Dio. 402. Qual è il rapporto tra la persona e  la società? 1881­1882 1892­1893 Principio, soggetto e fine di tutte le  istituzioni sociali è e deve essere  la persona. Alcune società, quali la  famiglia e la comunità civica, sono ad essa necessarie. Sono utili anche altre  associazioni, tanto all'interno delle  comunità politiche quanto sul piano  internazionale, nel rispetto del principio  di sussidiarietà. 403. Che cosa indica il principio di  sussidiarietà? 1883­1885 1894 Tale principio indica che una società di  ordine superiore non deve assumere il  compito spettante a una società di ordine  inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di  necessità. 404. Che cos'altro richiede un'autentica  convivenza umana? 1886­1889 1895­1896 Richiede di rispettare la giustizia e la  giusta gerarchia dei valori, come pure di  subordinare le dimensioni materiali e  istintive a quelle interiori e spirituali. In  particolare, là dove il peccato perverte il  clima sociale, occorre far appello alla  conversione dei cuori e alla grazia di Dio,  per ottenere cambiamenti sociali che siano  realmente al servizio di ogni persona e di  tutta la persona. La carità, che esige e  rende capaci della pratica della giustizia, è  il più grande comandamento sociale. LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE 405. Su che cosa si fonda l'autorità nella  società? 1897­1902 1918­1920 Ogni comunità umana ha bisogno di  un'autorità legittima, che assicuri l'ordine e contribuisca all'attuazione del bene  comune. Tale autorità trova il proprio  fondamento nella natura umana, perché  corrisponde all'ordine stabilito da Dio. 406. Quando l'autorità è esercitata in  modo legittimo? 1901 1903­1904 1921­1922 L'autorità è esercitata in modo legittimo  quando agisce per il bene comune e per  conseguirlo usa mezzi moralmente leciti.  Perciò i regimi politici devono essere  determinati dalla libera decisione dei  cittadini e devono rispettare il principio  dello «Stato di diritto», nel quale è sovrana la legge, e non la volontà arbitraria degli  uomini. Le leggi ingiuste e le misure  contrarie all'ordine morale non sono  obbliganti per le coscienze. 407. Che cos'è il bene comune? 1905­1906 1924 Per bene comune si intende l'insieme di  quelle condizioni di vita sociale che  permettono ai gruppi e ai singoli di  realizzare la propria perfezione. 408. Che cosa comporta il bene comune? 1907­1909 1925 Il bene comune comporta: il rispetto e la  promozione dei diritti fondamentali della  persona; lo sviluppo dei beni spirituali e  temporali delle persone e della società; la  pace e la sicurezza di tutti. 409. Dove si realizza in maniera più  rilevante il bene comune? 1910­1912 1927 La realizzazione più completa del bene  comune si trova in quelle comunità  politiche, che difendono e promuovono il  bene dei cittadini e dei ceti intermedi,  senza dimenticare il bene universale della  famiglia umana. 410. Come l'uomo partecipa alla  realizzazione del bene comune? 1913­1917 1926 Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che  ricopre, partecipa a promuovere il bene  comune, rispettando le leggi giuste e  facendosi carico dei settori di cui ha la  responsabilità personale, quali la cura della propria famiglia e l'impegno nel proprio  lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è  possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica. LA GIUSTIZIA SOCIALE 411. Come la società assicura la giustizia sociale? 1928­1933 1943­1944 La società assicura la giustizia sociale  quando rispetta la dignità e i diritti della  persona, fine proprio della società stessa.  Inoltre la società persegue la giustizia  sociale, che è connessa con il bene comune morale degli Apostoli: il Discorso della  Montagna ne è la principale espressione. GRAZIA E GIUSTIFICAZIONE 422. Che cos'è la giustificazione? 1987­1995 2017­2020 La giustificazione è l'opera più eccellente  dell'amore di Dio. È l'azione  misericordiosa e gratuita di Dio, che  cancella i nostri peccati e ci rende giusti e  santi in tutto il nostro essere. Ciò avviene  per mezzo della grazia dello Spirito Santo,  che ci è stata meritata dalla passione di  Cristo e ci è donata nel Battesimo. La  giustificazione dà inizio alla libera risposta dell'uomo, cioè alla fede in Cristo e alla  collaborazione con la grazia dello Spirito  Santo. 423. Che cos'è la grazia che giustifica? 1996­1998,  2005 2021 La grazia è il dono gratuito che Dio ci dà  per renderci partecipi della sua vita  trinitaria e capaci di agire per amor suo, È  chiamata grazia abituale, o santificante o  deificante, perché ci santifica e ci  divinizza. È soprannaturale, perché  dipende interamente dall'iniziativa gratuita di Dio e supera le capacità dell'intelligenza e delle forze dell'uomo. Sfugge quindi alla  nostra esperienza. 424. Quali altri tipi di grazia ci sono? 1999­2000 2003­2004 2023­2024 Oltre alla grazia abituale, ci sono: le grazie attuali (doni circostanziati); le grazie  sacramentali (doni propri di ciascun  sacramento); le grazie speciali o carismi  (aventi come fine il bene comune della  Chiesa), tra cui le grazie di stato, che  accompagnano l'esercizio dei ministeri  ecclesiali e delle responsabilità della vita. 425. Qual è il rapporto tra la grazia e la  libertà dell'uomo? 2001­2002 La grazia previene, prepara e suscita la  libera risposta dell'uomo. Essa risponde  alle profonde aspirazioni della libertà  umana, la invita a cooperare e la conduce  alla sua perfezione 426. Che cos'è il merito? 2006­2010, 2025­2026 Il merito è ciò che dà diritto alla  ricompensa per un'azione buona. Nei  confronti di Dio, l'uomo, di per sé, non può meritare nulla, avendo tutto da lui  gratuitamente ricevuto. Tuttavia, Dio gli  dona la possibilità di acquistare meriti per  l'unione alla carità di Cristo, sorgente dei  nostri meriti davanti a Dio. I meriti delle  opere buone devono perciò essere attribuiti anzitutto alla grazia di Dio e poi alla libera volontà dell'uomo, 427. Quali beni possiamo meritare? 2010­2011; 2027 Sotto la mozione dello Spirito Santo  possiamo meritare, per noi stessi e per gli  altri, le grazie utili per santificarci e per  giungere alla vita eterna, come pure i beni  temporali a noi convenienti secondo il  disegno di Dio. Nessuno può meritare  la grazia prima, quella che sta all'origine  della conversione e della giustificazione. 428. Siamo tutti chiamati alla santità  cristiana? 2012­2016 2028­2029 Tutti i fedeli sono chiamati alla santità  cristiana. Essa è pienezza della vita  cristiana e perfezione della carità, e si attua nell'unione intima con Cristo, e, in lui, con  la Santissima Trinità. Il cammino di  santificazione del cristiano, dopo essere  passato attraverso la Croce, avrà il suo  compimento nella Risurrezione finale dei  giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le  cose. LA CHIESA, MADRE E MAESTRA 429. In qual modo la Chiesa nutre la  vita morale del cristiano? 2030­2031 2047 La Chiesa è la comunità dove il cristiano  accoglie la Parola di Dio e gli  insegnamenti della «Legge di  Cristo» (Gal 6,2); riceve la grazia dei  sacramenti; si unisce all'offerta eucaristica  di Cristo, in modo che la sua vita morale  sia un culto spirituale; apprende l'esempio  di santità della Vergine Maria e dei Santi. 430. Perché il Magistero della Chiesa  interviene nel campo morale? 2032­2040 2049­2051 Perché è compito del Magistero della  Chiesa predicare la fede da credere e da  praticare nella vita. Tale compito si  estende anche alle prescrizioni specifiche  della legge naturale, perché la loro  osservanza è necessaria per la salvezza. 431. Quali finalità hanno i precetti della  Chiesa? 2041 2048 I cinque precetti della Chiesa hanno come  fine di garantire ai fedeli il minimo  indispensabile dello spirito di preghiera,  della vita sacramentale, dell'impegno  morale e della crescita dell'amore di Dio e  del prossimo. 432. Quali sono i precetti della Chiesa? 2042­2043 Essi sono: 1) partecipare alla Messa la  domenica e le altre feste comandate e  rimanere liberi da lavori e da attività che  potrebbero impedire la santificazione di  tali giorni; 2) confessare i propri peccati,  ricevendo il Sacramento della  Riconciliazione almeno una volta all'anno;  3) accostarsi al Sacramento dell'Eucaristia  almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni  stabiliti dalla Chiesa; 5) sovvenire alle  necessità materiali della Chiesa, ciascuno  secondo le proprie possibilità.   433. Perché la vita morale dei cristiani è  indispensabile per l'annunzio del  Vangelo? 2044­2046 Perché con la loro vita conforme al  Signore Gesù i cristiani attirano gli uomini alla fede nel vero Dio, edificano la Chiesa,  informano il mondo con lo spirito del  Vangelo e affrettano la venuta del Regno  di Dio. SEZIONE SECONDA I DIECI COMANDAMENTI Esodo 20,2­17 Io sono il Signore tuo Dio,  che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti  farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù  sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e  non li servirai. Perché io, il Signore, sono  il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la  colpa dei padri nei figli fino alla terza e  alla quarta generazione per coloro che mi  odiano, ma che dimostra il suo favore fino  a mille generazioni, per coloro che mi  amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del  Signore tuo Dio, perché il Signore non  lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno di sabato per  santificarlo. Sei giorni faticherai e farai  ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il  sabato in onore del Signore, tuo Dio. Tu  non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio,  né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua  schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero  che dimora presso di te. Perché in sei  giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato  il giorno settimo. Perciò il Signore ha  benedetto il giorno di sabato e lo ha  dichiarato sacro. Onora tuo padre e tua madre  perché si prolunghino i tuoi  giorni nel paese che ti dà il  Signore, tuo Dio. Non uccidere. Non commettere  adulterio. Non rubare. Non pronunciare falsa  testimonianza contro il tuo  prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo.  Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il  suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. Deuteronomio  5,6­21  Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto  uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione  servile. le tre virtù teologali e di evitare i peccati  che vi si oppongono. La fede crede in Dio  e respinge ciò che le è contrario, come ad  esempio, il dubbio volontario, l'incredulità, l'eresia, l'apostasia, lo scisma.  La speranza attende fiduciosamente la  beata visione di Dio e il suo aiuto,  evitando la disperazione e la presunzione.  La carità ama Dio al di sopra di tutto:  vanno dunque respinte l'indifferenza,  l'ingratitudine, la tiepidezza, l'accidia o  indolenza spirituale, e l'odio di Dio, che  nasce dall'orgoglio. 443. Che cosa comporta la Parola del  Signore: «Adora il Signore Dio tuo e a  lui solo rendi culto» (Mt 4,10)? 2095­2105 2135­2136 Essa comporta: adorare Dio come Signore  di tutto ciò che esiste; rendergli il culto  dovuto individualmente e  comunitariamente; pregarlo con  espressioni di lode, di ringraziamento e di  supplica; offrirgli sacrifici, soprattutto  quello spirituale della propria vita, in  unione con il sacrificio perfetto di Cristo;  mantenere le promesse e i voti a Lui fatti. 444. In qual modo la persona attua il  proprio diritto a rendere culto a Dio  nella verità e nella libertà? 2104­2109 2137 Ogni uomo ha il diritto e il dovere morale  di cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta  conosciuta, di abbracciarla e custodirla  fedelmente, rendendo a Dio un culto  autentico. Nello stesso tempo, la dignità  della persona umana richiede che in  materia religiosa nessuno sia forzato ad  agire contro la propria coscienza, né  impedito, entro i giusti limiti dell'ordine  pubblico, di agire in conformità ad essa,  privatamente o pubblicamente, in forma  individuale o associata. 445. Che cosa proibisce Dio quando  comanda: «Non avrai altri dèi di fronte  a me» (Es20,2)? 2110­2128 2138­2140 Questo Comandamento proibisce: ­ il politeismo e l'idolatria che divinizza  una creatura, il potere, il denaro, perfino il  demonio; ­ la superstizione, che è una deviazione del culto dovuto al vero Dio e che si esprime  anche nelle varie forme di divinazione,  magia, stregoneria e spiritismo; ­ l'irreligione, che si esprime nel tentare  Dio con parole o atti; nel sacrilegio, che  profana persone o cose sacre soprattutto  l'Eucaristia; nella simonia, che è la volontà di acquistare o vendere le realtà spirituali; ­ l'ateismo, che respinge l'esistenza di Dio,  fondandosi spesso su una falsa concezione  dell'autonomia umana; ­ l'agnosticismo, per cui nulla si può sapere su Dio, e che comprende l'indifferentismo  e l'ateismo pratico. 446. Il comando di Dio: «Non ti farai  alcuna immagine scolpita...»(Es 20,3)  proibisce il culto delle immagini? 2129­2132 2141 Nell'Antico Testamento con tale comando  si proibiva di rappresentare il Dio  assolutamente trascendente. A partire  dall'Incarnazione del Figlio di Dio, il culto  cristiano delle sacre immagini è  giustificato (come afferma il secondo  Concilio di Nicea del 787), poiché si fonda sul Mistero del Figlio di Dio fatto uomo,  nel quale il Dio trascendente si rende  visibile. Non si tratta di un'adorazione  dell'immagine, ma di una venerazione di  chi in essa è rappresentato: Cristo, la  Vergine, gli Angeli e i Santi. IL SECONDO COMANDAMENTO:  NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO 447. Come si rispetta la santità del  Nome di Dio? 2142­2149 2160­2162 Il Nome santo di Dio si rispetta  invocandolo, benedicendolo, lodandolo e  glorificandolo. Vanno dunque evitati  l'abuso di appellarsi al Nome di Dio per  giustificare un crimine e ogni uso  sconveniente del suo Nome, come  la bestemmia, che per sua natura è un  peccato grave;  le imprecazioni e l'infedeltà alle promesse  fatte nel Nome di Dio.   448. Perché è proibito il falso  giuramento? 2150­2151 2163­2164 Perché cosi si chiama in causa Dio, che è  la stessa verità, come testimone di una  menzogna. «Non giurare né per il Creatore, né per la  creatura, se non con verità, per necessità  e con riverenza» (sant'Ignazio di Loyola). 449. Che cos'è lo spergiuro? 2152­2155 Lo spergiuro è fare, sotto giuramento, una  promessa con l'intenzione di non  mantenerla, oppure violare la promessa  fatta sotto giuramento. È un peccato grave  contro Dio, che è sempre fedele alle sue  promesse. IL TERZO COMANDAMENTO:  RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE 450. Perché Dio «ha benedetto il giorno  di sabato e lo ha dichiarato  sacro» (Es 20,11)? 2168­2172 2189 Perché in giorno di sabato si fa memoria  del riposo di Dio nel settimo giorno della  creazione, come pure della liberazione  d'Israele dalla schiavitù d'Egitto e  dell'Alleanza che Dio ha sancito con il suo  popolo. 451. Come si comporta Gesù nei  confronti del sabato? 2173 Gesù riconosce la santità del sabato e con  autorità divina ne dà l'interpretazione  autentica: «Il sabato è stato fatto per  l'uomo e non l'uomo per il  sabato» (Mc 2,27). 452. Per quale motivo, per i cristiani, il  sabato è stato sostituito dalla domenica? 2174­2176 2190­2191 Perché la domenica è il giorno della  Risurrezione di Cristo. Come «primo  giorno della settimana» (Mc 16,2), essa  richiama la prima creazione; come «ottavo  giorno», che segue il sabato, significa la  nuova creazione inaugurata con la  Risurrezione di Cristo. E diventata così,  per i cristiani, il primo di tutti i giorni e di  tutte le feste: il giorno del Signore, nel  quale egli, con la sua Pasqua, porta a  compimento la verità spirituale del sabato  ebraico ed annuncia il riposo eterno  dell'uomo in Dio. 453. Come si santifica la domenica? 2177­2185 2192­2193 I cristiani santificano la domenica e le altre feste di precetto partecipando all'Eucaristia del Signore, e astenendosi anche da quelle  attività che impediscono di rendere culto a  Dio e turbano la letizia propria del giorno  del Signore o la necessaria distensione  della mente e del corpo. Sono consentite le attività legate a necessità familiari o a  servizi di grande utilità sociale, purché non creino abitudini pregiudizievoli alla  santificazione della domenica, alla vita di  famiglia e alla salute. 454. Perché è importante riconoscere  civilmente la domenica come giorno  festivo? 2186­2188 2194­2195 Perché a tutti sia data la reale possibilità di godere di sufficiente riposo e di tempo  libero che permettano loro di curare la vita  religiosa, familiare, culturale e sociale; di  disporre di un tempo propizio per la  meditazione, la riflessione, il silenzio e lo  studio; di dedicarsi alle opere di bene, in  particolare a favore dei malati e degli  anziani.   CAPITOLO SECONDO «AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO» IL QUARTO COMANDAMENTO:  ONORA TUO PADRE E TUA MADRE 455. Che cosa comanda il quarto  Comandamento? 2196­2200 2247­2248 Esso comanda di onorare e rispettare i  nostri genitori e coloro che Dio, per il  nostro bene, ha rivestito della sua autorità. 456. Qual è la natura della famiglia nel  piano di Dio? 2201­2205 2249 Un uomo e una donna uniti in matrimonio  468. A che serve una pena? 2266 Una pena, inflitta da una legittima autorità  pubblica, ha lo scopo di riparare il  disordine introdotto dalla colpa, di  difendere l'ordine pubblico e la sicurezza  delle persone, di contribuire alla  correzione del colpevole. 469. Quale pena si può infliggere? 2267 La pena inflitta deve essere proporzionata  alla gravità del delitto. Oggi, a seguito  delle possibilità di cui lo Stato dispone per  reprimere il crimine rendendo inoffensivo  il colpevole, i casi di assoluta necessità di  pena di morte «sono ormai molto rari, se  non addirittura praticamente  inesistenti» (Evangelium vitae). Quando i  mezzi incruenti sono sufficienti, l'autorità  si limiterà a questi mezzi, perché questi  corrispondono meglio alle condizioni  concrete del bene comune, sono più  conformi alla dignità della persona e non  tolgono definitivamente al colpevole la  possibilità di redimersi. 470. Che cosa proibisce il quinto  Comandamento? 2268­2283 2321­2326 Il quinto Comandamento proibisce come  gravemente contrari alla legge morale: ­ l'omicidio diretto e volontario, e la  cooperazione ad esso; ­ l'aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso,  pena la scomunica, perché l'essere umano,  fin dal suo concepimento, va rispettato e  protetto in modo assoluto nella sua  integrità; ­ l'eutanasia diretta, che consiste nel  mettere fine, con un atto o l'omissione di  un'azione dovuta, alla vita di persone  handicappate, ammalate o prossime alla  morte; ­ il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un'offesa grave al giusto  amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto  alla responsabilità, essa può essere  aggravata in ragione dello scandalo o  attenuata da particolari disturbi psichici o  da gravi timori. 471. Quali procedure mediche sono  consentite, quando la morte è  considerata imminente? 2278­2279 Le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere  legittimamente interrotte. Sono legittimi  invece l'uso di analgesici, non finalizzati  alla morte, e la rinuncia «all'accanimento  terapeutico», cioè all'utilizzo di procedure  mediche sproporzionate e senza  ragionevole speranza di esito positivo. 472. Perché la società deve proteggere  ogni embrione? 2273­2274 Il diritto inalienabile alla vita di ogni  individuo umano, fin dal suo  concepimento, è un elemento costitutivo  della società civile e della sua legislazione. Quando lo Stato non mette la sua forza al  servizio dei diritti di tutti e in particolare  dei più deboli, tra i quali i concepiti ancora non nati, vengono minati i fondamenti  stessi di uno Stato di diritto. 473. Come si evita lo scandalo? 2284­2287 Lo scandalo, che consiste nell'indurre altri  a compiere il male, si evita rispettando  l'anima e il corpo della persona. Se  deliberatamente si induce altri a peccare  gravemente, si commette una colpa grave. 474. Quale dovere abbiamo verso il  corpo? 2288­2291 Dobbiamo avere una ragionevole cura  della salute fisica, propria ed altrui,  evitando tuttavia il culto del corpo e ogni  sorta di eccessi. Vanno inoltre evitati l'uso  di stupefacenti, che causano gravissimi  danni alla salute e alla vita umana, e anche  l'abuso dei cibi, dell'alcool, del tabacco e  dei medicinali. 475. Quando sono moralmente legittime  le sperimentazioni scientifiche, mediche  o psicologiche, sulle persone o sui gruppi umani? 2292­2295 Sono moralmente legittime se sono a  servizio del bene integrale della persona e  della società, senza rischi sproporzionati  per la vita e l'integrità fisica e psichica dei  soggetti, opportunamente informati e  consenzienti. 476. Sono consentiti il trapianto e la  donazione di organi, prima e dopo la  morte? 2296 Il trapianto di organi è moralmente  accettabile col consenso del donatore e  senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile  atto della donazione degli organi dopo la  morte deve essere pienamente accertata la  morte reale del donatore. 477. Quali pratiche sono contrarie al  rispetto dell'integrità corporea della  persona umana? 2297­2298 Esse sono: i rapimenti e i sequestri di  persona, il terrorismo, la tortura, le  violenze, la sterilizzazione diretta. Le  amputazioni e le mutilazioni di una  persona sono moralmente consentite solo  per indispensabili fini terapeutici della  medesima. 478. Quale cura si deve avere per i  moribondi? 2299 I moribondi hanno diritto a vivere con  dignità gli ultimi momenti della  loro vita  terrena, soprattutto con il sostegno della  preghiera e dei Sacramenti che preparano  all'incontro con il Dio vivente. 479. Come devono essere trattati i corpi  dei defunti? 2300­2301 I corpi dei defunti devono essere trattati  con rispetto e carità. La loro cremazione è  permessa se attuata senza mettere in  questione la fede nella risurrezione dei  corpi. 480. Che cosa chiede il Signore ad ogni  persona a riguardo della pace? 2302­2303 Il Signore, che proclama «beati gli  operatori di pace» (Mt 5,9), chiede la pace  del cuore e denuncia l'immoralità dell'ira,  che è desiderio di vendetta per il male  ricevuto, e dell'odio, che porta a desiderare il male per il prossimo. Questi  atteggiamenti, se volontari e consentiti in  cose di grande importanza, sono peccati  gravi contro la carità. 481. Che cos'è la pace nel mondo? 2304­2305 La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e lo sviluppo della vita umana,  non è semplice assenza della guerra o  equilibrio di forze contrastanti, ma è «la  tranquillità dell'ordine» (sant'Agostino),  «frutto della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della carità. La pace terrena è immagine e  frutto della pace di Cristo. 482. Che cosa richiede la pace nel  mondo? 2304 2307­2308 Essa richiede l'equa distribuzione e la  tutela dei beni delle persone, la libera  comunicazione tra gli esseri umani, il  rispetto della dignità delle persone e dei  popoli, l'assidua pratica della giustizia e  della fratellanza. 483. Quando è moralmente consentito  l'uso della forza militare? 2307­2310 L'uso della forza militare è moralmente  giustificato dalla presenza contemporanea  delle seguenti condizioni: certezza di un  durevole e grave danno subito; inefficacia  di ogni alternativa pacifica; fondate  possibilità di successo; assenza di mali  peggiori, considerata l'odierna potenza dei  mezzi di distruzione. 484. In caso di minaccia di guerra, a chi  spetta la valutazione rigorosa di tali  condizioni? 2309 Essa spetta al giudizio prudente dei  governanti, cui compete anche il diritto di  imporre ai cittadini l'obbligo della difesa  nazionale, fatto salvo il diritto personale  all'obiezione di coscienza, da attuarsi con  altra forma di servizio alla comunità  umana. 485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge morale? 2312­2314 2328 La legge morale rimane sempre valida,  anche in caso di guerra. Essa chiede che si  trattino con umanità i non combattenti, i  soldati feriti e i prigionieri. Le azioni  deliberatamente contrarie al diritto delle  genti e le disposizioni che le impongono  sono dei crimini che l'obbedienza cieca  non serve a scusare. Si devono condannare le distruzioni di massa come pure lo  oggettivamente conforme alla moralità  quando è attuata dagli sposi senza  imposizioni esterne, non per egoismo, ma  per seri motivi e con metodi conformi ai  criteri oggettivi della moralità, e cioè con  la continenza periodica e il ricorso ai  periodi infecondi. 498. Quali sono i mezzi immorali per la  regolazione delle nascite? 2370­2372 È intrinsecamente immorale ogni azione ­  come, per esempio, la sterilizzazione  diretta o la contraccezione ­, che, o in  previsione dell'atto coniugale o nel suo  compimento o nello sviluppo delle sue  conseguenze naturali, si proponga, come  scopo o come mezzo, di impedire la  procreazione. 499. Perché l'inseminazione e la  fecondazione artificiali sono immorali? 2373­2377 Sono immorali perché dissociano la  procreazione dall'atto con cui gli sposi si  donano mutuamente, instaurando così un  dominio della tecnica sull'origine e sul  destino della persona umana. Inoltre  l'inseminazione e la fecondazione  eterologa, con il ricorso a tecniche che  coinvolgono una persona estranea alla  coppia coniugale, ledono il diritto del  figlio a nascere da un padre e da una  madre conosciuti da lui, legati tra loro dal  matrimonio e aventi il diritto esclusivo a  diventare genitori soltanto l'uno attraverso  l'altro. 500. Come va considerato un figlio? 2378 Il figlio è un dono di Dio, il dono più  grande del matrimonio. Non esiste un  diritto ad avere figli («il figlio dovuto, ad  ogni costo»). Esiste invece il diritto del  figlio di essere il frutto dell'atto coniugale  dei suoi genitori e anche il diritto di essere  rispettato come persona dal momento del  suo concepimento. 501. Che cosa possono fare gli sposi,  quando non hanno figli? 2379 Qualora il dono del figlio non fosse loro  concesso, gli sposi, dopo aver esaurito i  legittimi ricorsi alla medicina, possono  mostrare la loro generosità mediante  l'affido o l'adozione, oppure compiendo  servizi significativi a favore del prossimo.  Realizzano così una preziosa fecondità  spirituale. 502. Quali sono le offese alla dignità del  matrimonio? 2380­2391 2400 Esse sono: l'adulterio, il divorzio, la  poligamia, l'incesto, la libera unione  (convivenza, concubinato), l'atto sessuale  prima o al di fuori del matrimonio. IL SETTIMO COMANDAMENTO: NON RUBARE 503. Che cosa enuncia il settimo  Comandamento? 2401­2402 Esso enuncia la destinazione e la  distribuzione universale e la proprietà  privata dei beni e il rispetto delle persone,  dei loro beni e dell'integrità della  creazione. La Chiesa trova fondata in  questo Comandamento anche la sua  dottrina sociale, che comprende il retto  agire nell'attività economica e nella vita  sociale e politica, il diritto e il dovere del  lavoro umano, la giustizia e la solidarietà  tra le nazioni, l'amore per i poveri. 504. A quali condizioni esiste il diritto  alla proprietà privata? 2403 Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia acquisita o ricevuta in modo giusto e  purché resti primaria la destinazione  universale dei beni alla soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti gli uomini. 505. Qual è il fine della proprietà  privata? 2404­2406 Il fine della proprietà privata è garantire la  libertà e la dignità delle singole persone,  aiutandole a soddisfare i bisogni  fondamentali propri di coloro di cui si ha  la responsabilità e anche di altri che  vivono nella necessità. 506. Che cosa prescrive il settimo  Comandamento? 2407 2450­2451 Il settimo Comandamento prescrive il  rispetto dei beni altrui, attraverso la pratica della giustizia e della carità, della  temperanza e della solidarietà. In  particolare, esige il rispetto delle promesse fatte e dei contratti  stipulati; la riparazione  dell'ingiustizia commessa e la restituzione  del maltolto; il rispetto dell'integrità della  creazione mediante l'uso prudente e  moderato delle risorse minerali, vegetali e  animali che sono nell'universo, con  speciale attenzione verso le specie  minacciate di estinzione. 507. Quale comportamento l'uomo deve  avere verso gli animali? 2416­2418 2457 L'uomo deve trattare gli animali, creature  di Dio, con benevolenza, evitando sia  l'eccessivo amore nei loro confronti, sia il  loro uso indiscriminato, soprattutto per  sperimentazioni scientifiche effettuate al di fuori di limiti ragionevoli e con inutili  sofferenze per gli animali stessi. 508. Che cosa proibisce il settimo  Comandamento? 2408­2413 2453­2455 Il settimo Comandamento proibisce  anzitutto il furto, che è l'usurpazione del  bene altrui contro la ragionevole volontà  del proprietario. Ciò si verifica anche nel  pagare salari ingiusti; nello speculare sul  valore dei beni per trarre vantaggio a  danno di altri; nel contraffare assegni o  fatture. Proibisce inoltre di commettere  frodi fiscali o commerciali, di arrecare  volontariamente un danno alle proprietà  private o pubbliche, Proibisce anche  l'usura, la corruzione, l'abuso privato di  beni sociali, i lavori colpevolmente male  eseguiti, lo sperpero. 509. Qual è il contenuto della dottrina  sociale della Chiesa? 2419­2423 La dottrina sociale della Chiesa, quale  sviluppo organico della verità del Vangelo  sulla dignità della persona umana e sulla  sua dimensione sociale, contiene principi  di riflessione, formula criteri di giudizio,  offre norme e orientamenti per l'azione. 510. Quando la Chiesa interviene in  materia sociale? 2420 2458 La Chiesa interviene dando un giudizio  morale in materia economica e sociale,  quando ciò è richiesto dai diritti  fondamentali della persona, dal bene  comune o dalla salvezza delle anime. 511. Come va esercitata la vita sociale ed economica? 2459 Va esercitata, secondo i propri metodi,  nell'ambito dell'ordine morale, al servizio  dell'uomo nella sua integralità e di tutta la  comunità umana, nel rispetto della  giustizia sociale. Essa deve avere l'uomo  come autore, centro e fine. 512. Che cosa si oppone alla dottrina  sociale della Chiesa? 2424­2425 Si oppongono alla dottrina sociale della  Chiesa i sistemi economici e sociali, che  sacrificano i diritti fondamentali delle  persone, o che fanno del profitto la loro  regola esclusiva o il loro fine ultimo. Per  questo la Chiesa rifiuta le ideologie  associate nei tempi moderni al  «comunismo» o alle forme atee e  totalitarie di «socialismo». Inoltre, essa  rifiuta, nella pratica del «capitalismo»,  l'individualismo e il primato assoluto della  legge del mercato sul lavoro umano. 513. Che significato ha il lavoro per  l'uomo? 2426­2428 2460­2461 Il lavoro per l'uomo è un dovere e un  diritto, mediante il quale egli collabora con Dio creatore. Infatti, lavorando con  impegno e competenza, la persona  attualizza capacità iscritte nella sua natura, esalta i doni del Creatore e i talenti  ricevuti, sostenta se stesso e i suoi  familiari, serve la comunità umana. Inoltre, con la grazia di Dio, il lavoro può essere  mezzo di santificazione e di collaborazione con Cristo per la salvezza degli altri. 514. A quale tipo di lavoro ha diritto  ogni persona? 2429 2433­2434 L'accesso a un sicuro e onesto lavoro deve  essere aperto a tutti, senza ingiusta  discriminazione, nel rispetto della libera  iniziativa economica e di un'equa  retribuzione. 2493­2499 2512 L'informazione mediatica deve essere al  servizio del bene comune e nel suo  contenuto dev'essere sempre vera e, salve  la giustizia e la carità, anche integra. Deve  inoltre esprimersi in modo onesto e  conveniente, rispettando scrupolosamente  le leggi morali, i legittimi diritti e la  dignità della persona. 526. Quale relazione esiste tra verità,  bellezza e arte sacra? 2500­2503 2513 La verità è bella per se stessa. Essa  comporta lo splendore della bellezza  spirituale. Esistono, oltre alla parola,  numerose forme di espressione della  verità, in particolare le opere artistiche.  Sono frutto di un talento donato da Dio e  dello sforzo dell'uomo. L'arte sacra, per  essere vera e bella, deve evocare e  glorificare il Mistero di Dio apparso in  Cristo e condurre all'adorazione e  all'amore di Dio Creatore e Salvatore,  Bellezza eccelsa di Verità e di Amore. IL NONO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI 527. Che cosa richiede il nono  Comandamento? 2514­2516 2528­2530 Il nono Comandamento richiede di vincere la concupiscenza carnale nei pensieri e nei  desideri. La lotta contro tale concupiscenza passa attraverso la purificazione del cuore  e la pratica della virtù della temperanza. 528. Che cosa proibisce il nono  Comandamento? 2517­2519 2531­2532 Il nono Comandamento proibisce di  coltivare pensieri e desideri relativi alle  azioni proibite dal sesto Comandamento. 529. Come si giunge alla purezza del  cuore? 2520 Il battezzato, con la grazia di Dio e  lottando contro i desideri disordinati,  giunge alla purezza del cuore mediante la  virtù e il dono della castità, la limpidezza  d'intenzione, la trasparenza dello sguardo  esteriore ed interiore, la disciplina dei  sentimenti e dell'immaginazione, la  preghiera. 530. Quali altre esigenze ha la purezza? 2521­2527 2533 La purezza esige il pudore, che,  custodendo l'intimità della persona,  esprime la delicatezza della castità, e  regola sguardi e gesti in conformità alla  dignità delle persone e della loro  comunione. Essa libera dal diffuso  erotismo e tiene lontano da tutto ciò che  favorisce la curiosità morbosa. Richiede  anche una purificazione dell'ambiente  sociale, mediante una lotta costante contro  la permissività dei costumi, basata su  un'erronea concezione della libertà umana. IL DECIMO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA D'ALTRI 531. Che cosa richiede e che cosa  proibisce il decimo Comandamento? 2534­2540 2551­2554 Questo Comandamento, che completa il  precedente, richiede un atteggiamento  interiore di rispetto nei confronti della  proprietà altrui e  proibisce l'avidità, la cupidigia  sregolata dei beni degli altri  e l'invidia, che consiste nella tristezza  provata davanti ai beni altrui e nel  desiderio smodato di appropriarsene. 532. Che cosa chiede Gesù con la  povertà del cuore? 2544­2547 2556 Ai suoi discepoli Gesù chiede di preferire  Lui a tutto e a tutti. Il distacco dalle  ricchezze ­ secondo lo spirito della povertà evangelica ­ e l'abbandono alla  provvidenza di Dio, che ci libera  dall'apprensione per il domani, preparano  alla beatitudine dei «poveri in spirito,  perché a loro appartiene già il regno dei  cieli» (Mt 5,3). 533. Qual è il più grande desiderio  dell'uomo? 2548­2550 2557 Il più grande desiderio dell'uomo è vedere  Dio. Questo è il grido di tutto il suo essere: «Voglio vedere Dio!». L'uomo realizza la  sua vera e piena felicità nella visione e  nella beatitudine di Colui che lo ha creato  per amore e lo attira a sé con il suo infinito amore. «Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni  che si possono concepire» (san Gregorio di Nissa). PARTE QUARTA LA PREGHIERA CRISTIANA SEZIONE PRIMA LA PREGHIERA NELLA VITA CRISTIANA 534. Che cos'è la preghiera? 2558­2505 2590 La preghiera è l'elevazione dell'anima a  Dio o la domanda a Dio di beni conformi  alla sua volontà. Essa è sempre dono di  Dio che viene ad incontrare l'uomo. La  preghiera cristiana è relazione personale e  viva dei figli di Dio con il loro Padre  infinitamente buono, con il Figlio suo  Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che  abita nel loro cuore. CAPITOLO PRIMO LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA    535. Perché esiste una chiamata  universale alla preghiera? 2566­2567 Perché Dio, per primo, tramite la  creazione,  chiama ogni essere dal nulla, e, anche dopo la caduta, l'uomo continua ad  essere capace di riconoscere il suo  Creatore conservando il desiderio di Colui  che l'aveva chiamato all'esistenza. Tutte le  religioni, e in modo particolare tutta la  storia della salvezza, testimoniano questo  desiderio di Dio da parte dell'uomo, ma è  Dio il primo ad attrarre incessantemente  ogni persona all'incontro misterioso della  preghiera. LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA NELL'ANTICO TESTAMENTO 536. In che cosa Abramo è un modello di preghiera? 2570­2573 2592 Abramo è un modello di preghiera perché  cammina alla presenza di Dio, lo ascolta e  gli obbedisce. La sua preghiera è un  combattimento della fede perché egli  continua a credere nella fedeltà di Dio  anche nei momenti della prova. Inoltre,  dopo aver ricevuto nella propria tenda la  visita del Signore che gli confida il proprio disegno, Abramo osa intercedere per i  peccatori con audace confidenza. 537. Come pregava Mosè? 2574­2577 2593 La preghiera di Mosè è tipica della  preghiera contemplativa: Dio, che chiama  Mosè dal Roveto ardente, s'intrattiene  spesso e a lungo con lui «faccia a faccia,  come un uomo con il suo amico» (Es  33,11). Da questa intimità con Dio, Mosè  attinge la forza per intercedere con tenacia  a favore del popolo: la sua preghiera  prefigura così l'intercessione dell'unico  mediatore, Cristo Gesù. 538. Quali rapporti hanno nell'Antico  Testamento il tempio e il re con la  preghiera? 2578­2580 2594 All'ombra della dimora di Dio — l'Arca  dell'Alleanza, poi il tempio — si sviluppa  la preghiera del Popolo di Dio sotto la  guida dei suoi pastori. Fra loro, Davide è il re «secondo il cuore di Dio», il pastore che prega per il suo popolo. La sua preghiera è  un modello per la preghiera del popolo,  poiché è adesione alla promessa divina e  fiducia, colma d'amore, in Colui che è il  solo Re e Signore. 539. Qual è il ruolo della preghiera nella missione dei profeti? 2581­2584 I profeti attingono dalla preghiera luce e  forza per esortare il popolo alla fede e alla  conversione del cuore. Entrano in una  grande intimità con Dio e intercedono per i fratelli, ai quali annunciano quanto hanno  visto e udito dal Signore. Elia è il padre dei profeti, di coloro cioè che cercano il Volto  di Dio. Sul Monte Carmelo egli ottiene il 
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