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Periodizzazione e ruolo delle donne nella storia, Appunti di Storia Contemporanea

Una panoramica della periodizzazione storica, spiegando le suddivisioni storiche come preistoria, storia antica, storia medievale, storia moderna e storia contemporanea. Inoltre, esplora il concetto di 'moderno' nella storia, la nascita dello stato moderno e il ruolo del genere nelle società umane nel corso del tempo. Anche alcuni esempi di donne che hanno lasciato un'impronta indelebile sulla storia, come marie curie, rosa parks, eleanor roosevelt, nilde iotti e tina anselmi.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 16/03/2024

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Scarica Periodizzazione e ruolo delle donne nella storia e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! DOMANDE STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA 1. Periodizzazione Le suddivisioni storiche come preistoria, storia antica, storia medievale, storia moderna e storia contemporanea sono convenzioni e categorie costruite dagli storici, intellettuali e uomini di cultura per comprendere e categorizzare il passato. Ciò significa che ogni epoca vive il suo tempo come tempo presente e non si considera parte di un'era antica o medievale. Nel corso del tempo sono state proposte diverse interpretazioni storiche. Ad esempio, il teologo Eusebio di Cesarea divise la storia in sei età basate sulla visione cristiana: 1. la prima dalla creazione del mondo al diluvio universale, 2. la seconda fino alla nascita di Abramo, 3. la terza fino alla nascita di re Davide, 4. la quarta fino alla deportazione degli ebrei a Babilonia, 5. la quinta fino alla nascita di Gesù Cristo, 6. mentre la sesta sarebbe stata l’era cristiana, terminata con il ritorno di Cristo e la fine del mondo. Questa cronologia fu ampiamente diffusa tra uomini di cultura e di Chiesa per molti secoli. Parallelamente, però, era utilizzata anche un’altra cronologia, quella dei Quattro imperi o regni. Essa, nella versione che ebbe maggior fortuna, indicava negli imperi assiro, persiano, macedone e romano le quattro epoche della storia. Successivamente, si sostituì progressivamente, a partire dall’Umanesimo, un’interpretazione più “laica”, che categorizzò una storia antica (fino alla crisi dell’Impero romano), una storia medievale e una storia “nuova”, la modernità. Gli umanisti dell'epoca vedevano il Medioevo come un periodo di decadenza e oscurità, soprattutto nel campo della letteratura e dell'arte. Questa immagine negativa si è diffusa in molte parti della società e continua ad essere presente nella cultura collettiva anche oggi. Tuttavia, gli studi storici più recenti hanno tentato di riconsiderare questa prospettiva e di ottenere una comprensione del Medioevo più credibile. Nonostante ciò, l'idea del Medioevo come "secoli bui" persiste nella mente collettiva rendendo difficile sradicarla. Per quanto riguarda la periodizzazione del Medioevo, introducendo il concetto di Tardoantico, si può distinguere tra Alto Medioevo (fino all’anno Mille) e Basso Medioevo (dall’anno Mille in poi). A dimostrare quanto siano relative le periodizzazioni, pur restando all’interno della tradizione europea si ricorda che, tradizionalmente, in area tedesca e anglosassone si usa suddividere il Medioevo in: 1. Alto Medioevo (V-X secolo), 2. Pieno Medioevo (X-XIII secolo), 3. Tardo Medioevo (XIII-XV secolo). Dunque, la periodizzazione storica è uno strumento utilizzato dagli storici per orientarsi nel passato e non rappresenta una frattura totale, ma piuttosto una combinazione di continuità e discontinuità. 2. Che cosa significa moderno Il 12 ottobre 1492 è una data fondamentale nella storia e tradizionalmente segna l’inizio dell’età moderna. Quel giorno Cristoforo Colombo toccò il suolo di San Salvador, nell’arcipelago delle Bahamas, ignaro di aver scoperto un nuovo continente. La scoperta dell’America segnò l'inizio di un processo inarrestabile e irreversibile per i cittadini del mondo. Per quanto riguarda questo periodo, è importante ricordare come nacque il concetto di "età moderna" e il significato stesso dell'aggettivo "moderno", che deriva dal latino modus. Il concetto di "moderno" nella storia è ampio e poliedrico, spesso associato ad una varietà di cambiamenti sociali, culturali, politici ed economici che si sono verificati in un determinato periodo di tempo. Fu il filologo tedesco Cristoph Keller (1634-1707) a suddividere le epoche della storia in tre macro-periodi. Fra il 1685 e il 1702, infatti, egli diede alle stampe tre tomi, il primo dedicato all’Historia antiqua, il secondo all’Historia Medii Aevi e il terzo all’Historia nova (ovvero moderna). Nel corso del XX secolo si sono affacciate altre proposte circa il momento di avvio della modernità. Fra i primi spicca la caduta di Costantinopoli nel 1453, ma anche la pace di Lodi nel 1454 o la stampa a caratteri mobili che ebbe il suo avvio tra il 1453 e il 1454, con il tipografo tedesco Johannes Gutenberg, che stampò la prima Bibbia. In Europa, contestualmente, un altro processo ha segnato con forza lo studio dell’età moderna: si tratta della nascita dello Stato moderno. Oggetto d’indagine fra medievistica e modernistica, il consolidamento delle grandi monarchie nazionali e la comparsa degli stati regionali è un tema centrale. Si può parlare, nella saggistica, di State building. In particolare, di norma, ci si riferisce al 1469 e alle nozze tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, i reyes católicos, in seguito alle quali si saldarono due dei maggiori regni di Spagna e quest’ultima divenne con la Francia una delle monarchie più organizzate del continente. Il cerchio pare chiudersi. In realtà, il 1492 vide consumarsi in Spagna la fine della Reconquista e la conseguente espulsione degli ebrei. Due anni più tardi, nel 1494, la discesa di Carlo VIII d’Angiò in Italia avviò la fase delle guerre d’Italia, altra sottocategoria periodizzante della prima modernità. Sul piano delle grandi categorie culturali, lo snodo fra Quattro e Cinquecento, per gli storici, vide lo stemperarsi dell’Umanesimo nel Rinascimento. Gli storici di area tedesca o di cultura riformata indicano il 1517 come termine da cui far principiare l’età moderna. Al di là dell’enfasi posta dalla letteratura sul 31 ottobre di quell’anno – giorno in cui Martin Lutero avrebbe affisso o fatto affiggere le sue novantacinque tesi dedicate alla questione delle indulgenze sulla porta della chiesa di Wittenberg – la frattura generata da quell’atto ebbe indubbie conseguenze irreversibili. Dunque, il 1453-1454, il 1492 e il 1517 possono fungere da date di orientamento, con l’accortezza di non considerarle univoche, statiche, indipendenti fra loro e adatte a ogni tipo di discorso storiografico. 5. La nascita dello Stato moderno Uno dei temi principali della storia moderna è la nascita dello Stato. È un tema caratterizzante, tant’è vero che si parla di “nascita dello Stato moderno” come momento di cesura rispetto all’età medievale, di avvio di un processo destinato a compiersi a partire dal XV secolo fino alla più stretta contemporaneità. La nascita dello stato moderno nel contesto dell'Ottocento è un tema complesso e interessante che coinvolge diversi fattori sociali, politici ed economici. Nel corso di questo secolo, molte nazioni europee hanno vissuto trasformazioni significative che hanno portato alla formazione degli stati nazionali moderni. Alcuni degli elementi chiave includono: Processi di Unificazione e Separazione: • Unificazione: In molte regioni europee, durante l'Ottocento, si sono verificati processi di unificazione. Ad esempio, nel 1871, la Germania fu unificata sotto la guida di Otto von Bismarck. In Italia, l'unificazione fu promossa da figure come Giuseppe Garibaldi e Camillo Cavour, culminando nell'unità nazionale nel 1861. • Separazione: Allo stesso tempo, ci furono anche movimenti che cercarono di separarsi da stati più grandi. L'esempio più noto è la secessione degli Stati del Sud negli Stati Uniti durante la Guerra Civile Americana. Rivoluzioni e Movimenti Nazionali: • Nel corso dell'Ottocento, molte nazioni europee furono coinvolte in rivoluzioni e movimenti nazionali che cercavano di ottenere l'indipendenza e l'autodeterminazione. Questi movimenti spesso miravano a sostituire le monarchie assolute con forme di governo più rappresentative. Ideologie Politiche: • Emersero ideologie politiche come il liberalismo e il nazionalismo che sottolineavano l'importanza dei diritti individuali e della sovranità nazionale. Queste idee influenzarono la creazione di costituzioni e la definizione dei confini statali. Cambiamenti Economici e Industrializzazione: • L'industrializzazione e i cambiamenti economici portarono a una trasformazione sociale. Le classi borghesi e lavoratrici emersero come forze politiche significative, contribuendo alla formazione di stati più rappresentativi. Trattati e Congressi: • Importanti eventi come il Congresso di Vienna (1814-1815) e il Concerto Europeo influenzarono la riorganizzazione politica dell'Europa dopo le guerre napoleoniche. Tuttavia, queste riorganizzazioni spesso furono una combinazione di interessi dinastici e geopolitici. Guerra e Diplomazia: • Conflitti come la Guerra di Crimea (1853-1856) e la Guerra Franco-Prussiana (1870- 1871) ebbero impatti significativi sulla configurazione politica europea, influenzando la creazione di nuovi stati e cambiamenti territoriali. L'Ottocento, quindi, vide la transizione da sistemi politici basati su monarchie assolute e strutture feudali a forme di governo più moderne e rappresentative, sostenute da ideali nazionali e democratici. La nascita dello stato moderno è il risultato di complesse interazioni tra questi diversi fattori. 6. Filippo II e l’assolutismo Filippo II di Spagna (1527-1598) fu un re spagnolo che regnò dal 1556 al 1598. Egli governò uno dei più vasti imperi del suo tempo, che includeva territori in Europa, Asia, Africa e America. L'analisi di Filippo II e del suo periodo di governo offre spunti interessanti per riflessioni personali sull'assolutismo. Una prima riflessione riguarda il concetto di assolutismo in sé. Filippo II incarna l'idea di un potere monarchico forte e centralizzato, dove il re detiene un controllo quasi totale sullo stato e sulle sue istituzioni. Questo solleva interrogativi sulla natura del potere e sulla sua giustificazione. Da un lato, l'assolutismo potrebbe essere considerato come un mezzo per garantire stabilità e ordine in un periodo storico complesso. Dall'altro, pone la questione dei limiti al potere e dei diritti dei sudditi. Un secondo punto di riflessione riguarda la personalità di Filippo II. La sua leadership è stata segnata da una combinazione di abilità politiche, fervente religiosità e, secondo alcune fonti, una certa inclinazione alla paranoia. Questo solleva domande sul rapporto tra le caratteristiche personali dei leader e il modo in cui esercitano il potere. In che misura le qualità personali di un sovrano influenzano il destino di uno stato? Inoltre, l'era di Filippo II è stata caratterizzata dalla Controriforma, con il re impegnato a difendere il cattolicesimo contro la Riforma protestante. Questo porta a riflettere sul legame tra il potere politico e religioso e sull'intersezione tra la sfera pubblica e quella religiosa. Infine, la storia di Filippo II solleva la questione della sostenibilità dell'assolutismo a lungo termine. L'accentuato centralismo e l'autoritarismo possono portare a sfide interne ed esterne. Ciò suscita interrogativi sulle dinamiche di potere a lungo termine e sulla capacità di un sistema così concentrato di adattarsi ai cambiamenti sociali e politici. Durante il suo regno egli cercò di rafforzare il potere della monarchia spagnola, aumentando il controllo del sovrano sul governo centrale e decentralizzando alcune istituzioni. Questo si tradusse in una maggiore concentrazione di potere nelle mani del re. Filippo II fu un fervente cattolico e considerava la sua autorità come parte di una missione divina. Combatté strenuamente contro l'espansione del protestantesimo in Europa e fu coinvolto in conflitti come la guerra contro l'Inghilterra (1585-1604) e le guerre di religione nei Paesi Bassi. Inoltre, Filippo II lavorò per centralizzare il governo, riducendo il potere dei governatori locali e consolidando il controllo reale su diverse regioni dell'impero. Questo portò a un aumento dell'amministrazione centralizzata e alla creazione di un apparato burocratico più forte. Filippo II sostenne l'Inquisizione Spagnola come mezzo per mantenere l'ortodossia cattolica e sopprimere eventuali eresie. Ciò contribuì al controllo della chiesa da parte del sovrano e alla sua autorità su questioni religiose. Nonostante il vasto impero, Filippo II ebbe difficoltà finanziarie significative. Le sue ambiziose politiche, comprese le guerre e la difesa dell'ortodossia cattolica, portarono a un pesante debito statale. Il regno di Filippo II vide anche il declino progressivo della potenza spagnola. Le guerre contro l'Inghilterra e la ribellione olandese ebbero conseguenze finanziarie e militari pesanti per la Spagna, portando a un indebolimento dell'impero. Dunque, Filippo II fu un sovrano che incarnò molte caratteristiche dell'assolutismo, cercando di consolidare il potere monarchico, preservare l'ortodossia cattolica e centralizzare il controllo sul vasto impero spagnolo. Tuttavia, le sfide finanziarie e militari che affrontò contribuirono al declino dell'influenza spagnola nel corso del tempo. 7. Giordano Bruno e Paolo Sarpi: due statue Tra l'8 e il 9 giugno del 1889, circa ottantamila persone affollarono Roma per partecipare all'inaugurazione del monumento dedicato al filosofo Giordano Bruno, situato in Campo de' Fiori. Il luogo prescelto per il monumento era quello in cui egli era stato condannato al rogo e bruciato vivo dal tribunale dell'Inquisizione il 17 febbraio 1600. La statua è opera dello scultore romano Ettore Ferrari. Negli stessi anni, un valore simbolico particolare fu attribuito all'approvazione, da parte del Consiglio comunale di Venezia, del monumento a Paolo Sarpi in Campo Santa Fosca. Giurista, teologo e a lungo consulente della Repubblica di Venezia, Paolo Sarpi emerse durante il duro confronto di giurisdizioni tra la Serenissima e il Papato, noto come la "contesa dell'Interdetto" (1605-07). Nel 1872, lo scultore Luigi Borro aveva realizzato un progetto di statua di Paolo Sarpi da collocare nel campo veneziano di Santa Fosca. La posizione prescelta si trovava ai piedi del ponte su cui nel 1607 il frate aveva resistito a un tentativo di omicidio perpetrato da cinque uomini. Solamente nel 1892 la statua di Paolo Sarpi, realizzata da Emilio Marsili, fu finalmente svelata nella Laguna, suscitando un ampio interesse e una notevole partecipazione da parte del pubblico. Il disegno selezionato raffigurava il giurista in una posa tranquilla. L'artista ha cercato di rappresentare in Sarpi un pensatore sereno e profondo. Ha inteso sintetizzare questo concetto, sottoponendo l'intera figura all'espressione di una serenità contemplativa. Entrambi i monumenti evidenziano il potere delle immagini nel comunicare valori e ideali che resistono nel tempo. Le statue di Giordano Bruno e Paolo Sarpi sono rappresentazioni fisiche di due figure storiche che hanno avuto un impatto significativo sui loro tempi e sul modo in cui la società ha affrontato questioni di pensiero, religione e potere politico. La statua di Giordano Bruno potrebbe suscitare un senso di ammirazione per il suo coraggio nel difendere idee considerate eretiche. Potrebbe rappresentare il costante bisogno di preservare la libertà di pensiero e il ruolo cruciale che figure come Bruno hanno avuto nel promuovere idee avanzate. La statua di Paolo Sarpi, invece, potrebbe ispirare riflessioni sul rapporto tra istituzioni religiose e autorità statali. Sarpi potrebbe essere visto come un difensore dell'autonomia statale contro l'ingerenza della Chiesa, sollevando domande sul giusto equilibrio di potere in una società. Giordano Bruno rappresenta il martirio individuale in difesa delle proprie idee, mentre Paolo Sarpi simboleggia la resistenza organizzata di un'istituzione statale contro l'influenza ecclesiastica. Entrambe le statue possono essere considerate come mezzi per preservare la memoria collettiva e la storia di periodi in cui le idee erano in conflitto. Le statue fungono da testimoni fisici delle lotte ideologiche e delle tensioni politiche di quei tempi. In conclusione possiamo affermare che le due statue, quella di Giordano Bruno e quella di Paolo Sarpi, potrebbero essere interpretate come simboli della lotta per la libertà di pensiero e di espressione, considerando le persecuzioni subite da entrambi i personaggi per le loro idee non conformi. Dunque, rappresentano non solo opere d’arte, ma anche simboli di idee, lotte e contributi che hanno modellato il corso della storia italiana ed europea. 10. Nuove frontiere della storia: public history, digital humanities, global history, gender history La Public History, le Digital Humanities, la Global History e la Gender History rappresentano alcune categorie attraverso le quali gli storici del nuovo millennio hanno cominciato a esplorare gli eventi passati. La Public History si concentra sulla produzione, presentazione e interpretazione della storia al di fuori dell'ambiente accademico tradizionale. Include progetti museali, mostre, documentari, archivi digitali accessibili al pubblico. Essa promuove la consapevolezza e l'apprezzamento della storia tra un pubblico più vasto, cercando di coinvolgere le persone in modo significativo nel processo di esplorazione del passato. Al giorno d’oggi la Public History, attraverso i mezzi di comunicazione come programmi televisivi e podcast, cerca di riportare la storia al centro dello spazio pubblico, cercando di superare la frattura che si è creata tra storia e memoria dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le Digital Humanities applicano strumenti e tecniche digitali per esplorare, analizzare e rappresentare dati storici. Questo può includere la digitalizzazione di documenti, l'analisi testuale assistita da computer, la creazione di mappe interattive storiche. Ciò offre nuovi orizzonti per la ricerca storica, consentendo agli storici di affrontare questioni complesse e di comunicare le loro scoperte in modi innovativi. Un progetto di digital humanities realizzato da Roberto Busa è l'Index Thomisticus che ha generato una concordanza contenente 179 testi focalizzati su Tommaso d'Aquino. La Global History supera i confini nazionali tradizionali, esplorando le interconnessioni e le influenze reciproche tra diverse regioni del mondo. Questo approccio enfatizza la necessità di considerare il mondo nel suo insieme, la comprensione delle migrazioni, degli scambi culturali e delle dinamiche globali che hanno plasmato il passato. Un esempio rappresentativo di questa prospettiva è un dipinto giapponese che ritrae un gesuita in conversazione con un nobile locale. Quest'opera evidenzia l'ampio allargamento degli orizzonti sociali nel XVI secolo, illustra il concetto di connessione diretta tra le estremità del mondo e presenta un momento simbolico che rivela la posizione di mediazione della Compagnia di Gesù nella società locale. La Gender History analizza il ruolo del genere nella storia. Si concentra sulle esperienze specifiche delle donne, ma anche sulle costruzioni sociali della mascolinità, rivelando come il genere sia un elemento cruciale nella comprensione delle dinamiche storiche. Gli studi di genere rappresentano una relativamente recente acquisizione nella storiografia occidentale. Tuttavia, ci sono esempi che dimostrano il contrario. Un esempio significativo è la figura di Christine de Pizan, ritratta mentre scrive. Christine, una giovane donna vedova a venticinque anni, ha scelto di non risposarsi. Dotata di intelligenza, imprenditorialità, talento poetico e abilità calligrafiche, la sua figura incarna un ideale di indipendenza culturale ed economica. L'incrocio di queste nuove frontiere offre agli storici un ampio terreno di ricerca e possibilità di collaborazione. Ad esempio, la Digital Humanities può essere utilizzata per creare progetti di Public History che rendono la storia accessibile a un pubblico globale. Allo stesso tempo, l'analisi di Gender History può essere integrata nelle ricerche di Global History per comprendere come le dinamiche di genere si manifestano su scala mondiale. 11. La Costituzione Italiana e la nascita della Repubblica La Costituzione Italiana e la nascita della Repubblica rappresentano un capitolo fondamentale nella storia del Paese, un momento di trasformazione che ha plasmato l'Italia contemporanea. Il 16 marzo 1946, il Governo del CNL decise di sottoporre direttamente al popolo, tramite un referendum, la scelta tra monarchia e repubblica. Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale, in cui gli italiani votarono sia per la forma di governo che per eleggere i membri dell'Assemblea Costituente. Con l'89% degli elettori alle urne, il risultato favorevole alla repubblica costrinse il re Umberto II a lasciare l'Italia. La nascita della Repubblica italiana, però, non è solo la fine di una monarchia, ma rappresenta un punto di svolta profondo nel percorso storico e politico del paese. L'elezione dell'Assemblea Costituente fu un passo fondamentale nella costruzione del nuovo Stato. Nel 1946, essa elesse Enrico De Nicola come Capo Provvisorio dello Stato, stabilendo l'Italia come Repubblica Democratica. La Costituzione italiana fu ufficialmente approvata il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre e entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Essa rappresentò un compromesso costituzionale in cui ogni parte politica rinunciò a qualcosa in cambio di un altro elemento, consolidando le basi democratiche del Paese. La decisione di affidare direttamente al popolo la scelta tra monarchia e repubblica, attraverso un referendum istituzionale, rappresenta un esempio straordinario di democrazia partecipativa. Il fatto che il popolo italiano abbia avuto un ruolo così diretto nella definizione della forma di governo sottolinea l'importanza dei principi democratici e dell'autodeterminazione. La scelta a favore della repubblica evidenzia il desiderio diffuso di costruire una forma di governo basata sui valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Questo periodo post- bellico era caratterizzato da un profondo bisogno di superare le ferite della guerra e del fascismo, abbracciando un futuro fondato su principi democratici solidi. La redazione della Costituzione Italiana, con la sua enfasi sui diritti fondamentali e l'organizzazione dei poteri pubblici, ha rappresentato un impegno collettivo per garantire che le atrocità del passato non si ripetessero. La costruzione di un sistema basato sulla separazione dei poteri, sull'indipendenza della magistratura e sul rispetto dei diritti individuali è stata una pietra miliare nella costruzione di uno Stato democratico e moderno. La Costituzione italiana, nel suo complesso, è un documento che riflette l'esperienza e la determinazione di un popolo che ha lottato per la libertà e la democrazia. Essa incarna l'aspirazione di costruire un'Italia libera da regimi autoritari e basata su valori di tolleranza e inclusione. Oggi, alla luce delle sfide contemporanee, la Costituzione continua a svolgere un ruolo cruciale nella protezione dei diritti dei cittadini e nell'orientamento delle istituzioni del Paese. La sua forza risiede nella sua adattabilità e nella sua capacità di essere uno strumento vivo, in grado di rispondere alle mutevoli esigenze della società italiana. In conclusione, la nascita della Repubblica e la creazione della Costituzione sono traguardi che ispirano riflessioni sulla forza della democrazia, sulla resilienza di un popolo e sulla capacità di costruire un futuro basato su principi condivisi di libertà e giustizia. 12. La legislazione razziale del 1938 Le leggi razziali del 1938 furono una serie di provvedimenti emanati dal regime fascista italiano guidato da Benito Mussolini. Conosciute come Leggi Fascistissime, furono ispirate dalle leggi razziali tedesche naziste. Le principali disposizioni includono: - la Legge per la Difesa della Razza Italiana (3 settembre 1938) che fu la prima ad essere promulgata e introdusse restrizioni significative contro gli ebrei italiani; essa dichiarava gli ebrei non idonei a lavorare in alcune professioni, tra cui nell'insegnamento e nella pubblica amministrazione; - le Leggi Contro la Presenza Ebraica nelle Scuole (5 settembre 1938), che limitavano l'accesso degli studenti ebrei alle scuole pubbliche e private, vietando la loro partecipazione in istituti superiori e università; - la Legge per la Difesa dell'Impero (19 luglio 1938), che espandeva ulteriormente le restrizioni contro gli ebrei, vietando loro l'accesso a diverse carriere e impieghi pubblici; - la Legge sull'Azione Penale contro il Razzismo (6 ottobre 1938), che introdusse sanzioni penali contro coloro che violavano le normative razziali, ma in realtà, fu spesso utilizzata per perseguire gli oppositori politici del regime; - la Legge per la Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura (21 novembre 1939), che mirava a rimuovere gli ebrei dalle posizioni chiave nel sistema giudiziario. Queste misure portarono a una profonda trasformazione della società italiana, discriminando e perseguitando la popolazione ebrea. Le leggi razziali rimasero in vigore fino alla caduta del regime fascista nel 1943, e dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia abrogò tali leggi e affrontò il proprio coinvolgimento nell'Olocausto. La legislazione razziale del 1938 in Italia rappresenta un capitolo oscuro e vergognoso della storia del paese. È difficile non provare indignazione e sgomento di fronte alle politiche discriminatorie e persecutorie messe in atto dal regime fascista di Mussolini. Essa ha avuto un impatto devastante sulla vita di molti cittadini italiani, in particolare quelli di discendenza ebraica. La privazione dei diritti civili, l'esclusione sociale, l'espulsione da istituzioni e professioni, e la violazione dei diritti umani sono tutti elementi che caratterizzano questa legislazione discriminatoria. Riflettere su questo periodo richiede un confronto con la brutalità delle politiche razziali e il dolore inflitto a molte persone innocenti. Inoltre, è importante sottolineare come la legislazione razziale del 1938 abbia minato i fondamenti stessi della democrazia e dei valori umanitari. La discriminazione basata sull'origine etnica o religiosa rappresenta una negazione dei principi fondamentali di uguaglianza e dignità umana. Questa esperienza dolorosa ci ricorda l'importanza di preservare e difendere i diritti umani in qualsiasi contesto. Riflettere su questo periodo storico dovrebbe servire da monito contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza. La storia ci insegna quanto sia pericoloso permettere che ideologie discriminatorie prendano piede, minando la coesione sociale e minacciando la pace. Dunque, è di fondamentale importanza promuovere la consapevolezza storica e l'educazione contro l'odio. Solo attraverso la comprensione del passato possiamo sperare di costruire un futuro basato sulla tolleranza, la diversità e la coesistenza pacifica. 15. Tra storia memoria Il legame tra storia e memoria è diventato particolarmente complesso dal secondo dopoguerra in poi. Da un lato, le nuove tendenze storiografiche hanno gradualmente attribuito sempre meno affidabilità alla memoria come fonte autentica. Dall'altro lato, le riflessioni sulla Shoah e la massiccia diffusione mediatica a partire dalla seconda metà del XX secolo hanno reso la memoria un elemento indispensabile nel dibattito storico, soprattutto nello spazio pubblico. Ciò ha contribuito a generare quella che Enzo Traverso chiama "un'ossessione commemorativa". Di conseguenza, si è verificata inevitabilmente una compromissione e un'incrinatura del naturale rapporto che ha sempre legato storia e memoria. Questo squilibrio, prevalentemente presente nella società occidentale contemporanea, ha generato ovvietà e luoghi comuni, difficili da sradicare, che oggi vediamo associati alla storia. Vittorio Vidotto, storico italiano, nel suo libro “Guida allo studio della storia contemporanea” si sofferma sul legame tra storia e memoria, facendo riferimento alle sfide del presente. Egli afferma che i manuali di storia, più di altri libri, sollevano riflessioni su storia e memoria, verità e ricerca. Rappresentano repertori di "verità", strumenti di conoscenza storica e veicoli di memoria per le giovani generazioni e il pubblico colto. Un primo passo è riconoscere la diversità tra storia e memoria individuale, basata sull'esperienza personale. La storia, come ricostruzione critica, aiuta a correggere i ricordi personali, mettendoli in un contesto più ampio. La memoria collettiva, condivisa da gruppi o intere nazioni, è parte di chi siamo. Si basa su esperienze passate, ma spesso semplifica le cose, creando stereotipi. La memoria collettiva non è la storia stessa, ma è interessante per chi fa ricerca storica, anche se può resistere alle critiche. Il rapporto tra storia e memoria, dunque, è complesso e affascinante, poiché coinvolge la connessione tra gli eventi passati e la nostra percezione individuale e collettiva di essi. La memoria è soggetta a influenze personali, emozioni e interpretazioni, mentre la storia cerca di ricostruire oggettivamente gli avvenimenti. Un esempio che evidenzia questa dinamica è il modo in cui diverse generazioni ricordano eventi significativi, come la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Per chi l'ha vissuto, può essere un ricordo carico di emozioni e significati specifici legati al contesto politico e sociale dell'epoca. Tuttavia, le generazioni successive potrebbero percepirlo in modo diverso, filtrandolo attraverso la lente delle loro esperienze e conoscenze. Inoltre, le memorie collettive spesso influenzano la percezione storica. Ad esempio, la memoria collettiva di un conflitto può essere modellata dalle narrazioni ufficiali, dai media e dalle tradizioni culturali, influenzando la nostra comprensione della guerra stessa. Nel confronto tra storia e memoria, è fondamentale riconoscere la soggettività della memoria e l'obiettività che la storia cerca di raggiungere. Le riflessioni personali su questo rapporto possono portare a una consapevolezza più profonda della complessità del nostro legame con il passato e della continua evoluzione della nostra comprensione storica. 16. Esempi di passati contesi Le immagini sono il cuore del linguaggio del potere. Nei dibattiti sulla "cancel culture" spesso si trascura che ogni cosa, come testi, identità o forme, è sempre stata influenzata dal potere, che può determinare il successo o la cancellazione, la conservazione o la distorsione. Le persone che sono state cancellate in passato potrebbero diventare cancellatori oggi o domani. Nel passato e nel presente, le figure sono state utilizzate per costruire, negoziare o negare la fama, l'onore, la reputazione e il credito delle persone, in base a specifici contesti economici, sociali e culturali. Per comprendere questa storia piena di intrighi, è essenziale esaminare le relazioni storiche e attuali tra immagini e potere, capendo come le figure siano state create, modificate e superate nel contesto della cancellazione. Un esempio di passato conteso è sicuramente un episodio storico avvenuto a Mantova nel 1625, basato su un documento conservato nell'archivio della Comunità ebraica di Mantova. Il protagonista è Vincenzo Sanvito, un pittore mantovano del cui lavoro non è rimasta alcuna opera sopravvissuta. La controversia ruota attorno a un quadro di Sanvito che raffigura sette ebrei impiccati, un evento accaduto nel 1602. Gli ebrei, rappresentati dalla Comunità, si rivolgono al capitano di giustizia per chiedere la distruzione del quadro, affermando che la sua esposizione causa molestie e discriminazioni nella zona in cui è esposto. Il brano presente nel libro “Immagini contese” offre anche uno sguardo più ampio sulla presenza e l'interazione degli ebrei a Mantova nel XVI e XVII secolo, compresa la creazione del ghetto nel 1602. Le vicende attorno al pittore mantovano Vincenzo Sanvito e il suo quadro sugli ebrei sollevano diverse riflessioni. Innanzitutto, sembra emergere una tensione tra l'artista e il contesto sociale e politico dell'epoca. La sua rappresentazione della giustizia nei confronti degli ebrei ha chiaramente provocato disagio e proteste, rivelando una sensibilità acuta verso temi che, all'epoca come oggi, sono intrinsecamente legati a questioni etiche e politiche complesse. La reazione del duca Ferdinando Gonzaga, se inizialmente poco comprensiva, alla fine evidenzia una certa prontezza d'azione nel cercare di risolvere la controversia. Tuttavia, la sua decisione di ordinare la restituzione del quadro a Sanvito, con l'avvertimento di evitare opere simili in futuro, solleva interrogativi sulla libertà artistica e sul confine tra espressione creativa e potenziale offesa pubblica. La presunta intenzione di Sanvito di estorcere denaro attraverso le sue rappresentazioni solleva ulteriori domande sulla motivazione dell'artista e sulla mercificazione della sua arte. È possibile che, in un contesto in cui le rappresentazioni antisemitiche erano diffuse, Sanvito abbia cercato di sfruttare il controverso tema per ottenere un guadagno personale. La menzione di una possibile transazione economica segreta tra la Comunità ebraica e Sanvito aggiunge uno strato di mistero alla vicenda. Se confermata, suggerirebbe un coinvolgimento economico dietro le quinte, con implicazioni sulle relazioni tra la comunità artistica e quella ebraica, nonché sulle dinamiche di potere dell'epoca. Infine, l'associazione dell'immagine di Simonino da Trento, un caso storico di calunnia del sangue, con la vicenda di Sanvito, mette in luce il potere duraturo delle rappresentazioni artistiche nel plasmare percezioni e pregiudizi collettivi nel corso dei secoli. La persistenza di tali narrazioni e iconografie nel tessuto sociale richiama l'importanza critica di analizzare la storia dell'arte in relazione al contesto storico e alle dinamiche culturali più ampie. 17. Idee, culture, fenomeni del Risorgimento italiano Il Risorgimento italiano è stato un periodo storico e politico che ha portato all'unificazione delle varie regioni e stati italiani in un'unica nazione, l'Italia, nel XIX secolo. Questo processo di unificazione è durato diversi decenni, con il culmine raggiunto nel 1861, quando il Regno di Sardegna proclamò la nascita del Regno d'Italia. Il Risorgimento italiano ebbe luogo in un contesto europeo caratterizzato dai cambiamenti politici, sociali ed economici. La Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche influenzarono profondamente le dinamiche politiche e la percezione della sovranità nazionale. Il Risorgimento è stato guidato dall'aspirazione all'indipendenza e all'unità nazionale. L'idea di una nazione italiana unita ha svolto un ruolo fondamentale, alimentando il sentimento di identità nazionale tra i vari stati e territori che componevano l'Italia dell'epoca. Le dinamiche politiche del Risorgimento sono state intricate, con vari attori e fazioni che hanno contribuito in modi diversi. Dal pragmatismo politico di Cavour alla passione patriottica di Mazzini e Garibaldi, si è trattato di una combinazione di ideali e realpolitik. Il Risorgimento non è stato solo un processo politico, ma ha avuto anche implicazioni sociali. Le idee di libertà, uguaglianza e giustizia hanno permeato la società, alimentando il desiderio di superare le divisioni esistenti e creare uno stato basato su principi democratici. L'ingerenza straniera, in particolare l'oppressione austriaca, è stata un catalizzatore importante. Le guerre di indipendenza, che si svolsero tra il 1848 e il 1871, sono state segnate da scontri con le potenze straniere, e la collaborazione con potenze esterne è stata fondamentale per ottenere il sostegno necessario. La figura di Giuseppe Garibaldi è stata cruciale per il successo del Risorgimento. Il suo spirito combattivo, la Spedizione dei Mille e la conquista di Sicilia e Napoli hanno avuto un impatto significativo sulla mappa politica italiana. Sebbene l'Italia sia stata dichiarata uno stato unitario nel 1861, l'unificazione formale è stata completata solo con la presa di Roma nel 1870. Ciò ha posto fine al potere temporale della Chiesa e ha segnato la conclusione ufficiale del Risorgimento. Il Risorgimento ha dimostrato la complessità delle motivazioni dietro i movimenti di emancipazione. Mentre l'unità nazionale era un obiettivo condiviso, i leader del Risorgimento avevano visioni diverse sull'assetto politico futuro dell'Italia. L'eredità del Risorgimento è evidente nella forma attuale dell'Italia, ma alcune sfide, come le disparità regionali, persistono. Il Sud ha continuato a lottare con questioni economiche e sociali, sollevando domande sulle reali conquiste dell'unificazione. Oltre ai protagonisti storici, il contributo delle persone comuni nel sostenere ideali risorgimentali è spesso trascurato. I cittadini che hanno partecipato ai moti popolari hanno svolto un ruolo significativo. Il pragmatismo politico di Cavour, che ha spesso comportato compromessi, solleva domande sulla natura della democrazia emergente. Le decisioni prese durante il Risorgimento hanno avuto implicazioni a lungo termine sulla politica italiana. In conclusione, il Risorgimento italiano è un periodo complesso e articolato che ha plasmato il corso della storia italiana. La sua eredità è visibile nella forma attuale della nazione e nelle sfide contemporanee che l'Italia affronta. 20. Esempio di uno schema di lezione per un anniversario del calendario civile - Tema della Lezione: "Celebriamo la Festa della Donna" - Classe: IV classe di Scuola Primaria, formata da 23 alunni/e - Obiettivi della Lezione: 1. Comprendere il significato della Festa della Donna. 2. Esplorare il ruolo delle donne nella storia e nella società. 3. Promuovere il rispetto e l'uguaglianza di genere. 4. Coinvolgere gli alunni/e in attività creative e riflessive. - Materiali Necessari: • Lavagna interattiva. • Immagini o poster rappresentativi di donne famose. • Fogli bianchi e matite colorate. • Storie illustrate o libri per bambini/e che enfatizzano il ruolo delle donne. • Video educativi. - Durata: circa 60 minuti - Struttura della Lezione: ➢ Introduzione (10 minuti) : Salutare gli/le studenti/sse e spiegare brevemente il motivo per cui si celebra la Festa della Donna. Chiedere agli/le alunni/e se conoscono la storia di questa festa. ➢ Storia della Festa della Donna (15 minuti) : Breve lezione sulla storia della Festa della Donna, evidenziando le origini e l'importanza dell'evento. Visione di un video che spiega l’origine della festa della donna e riflette sull’uguaglianza tra uomini e donne Discutere sull'uguaglianza di genere e perché è importante. ➢ Donne Famose (15 minuti) : Presentare brevemente alcune donne famose della storia, della scienza, dell'arte, dello sport come Giovanna d’Arco: eroina francese e martire durante la Guerra dei Cent'anni. Rosa Parks: attivista dei diritti civili, nota per il suo ruolo nel movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Anne Frank: l’ebrea scrittrice del celebre diario Caterina de' Medici: regina di Francia, nota per il suo ruolo nella politica europea durante il Rinascimento. Maria Montessori: medico e pedagogista, fondatrice del metodo educativo Montessori. Rita Levi-Montalcini: neurologa, premio Nobel per la Medicina nel 1986 per la scoperta dei fattori di crescita. Marie Curie: fisica e chimica, premio Nobel per la fisica e la chimica, pioniera nella ricerca sulla radioattività. Frida Kahlo: pittrice surrealista messicana, conosciuta per i suoi autoritratti intensi. Federica Pellegrini: nuotatrice, campionessa olimpica e mondiale, detentrice di numerosi record. Mostrare immagini o poster di queste donne. Malala Yousafzai: una giovane attivista pakistana per l'istruzione delle ragazze e i diritti umani. Chiedere agli studenti se conoscono altre donne che ammirano. ➢ Attività Creativa (10 minuti) : Fornire fogli bianchi e matite colorate agli/le alunni/e. Chiedere loro di disegnare una donna che ammirano o di creare un poster per celebrare le donne. Ogni studente/ssa presenterà al resto della classe brevemente il proprio disegno o poster. ➢ Lettura di Storie o Libri (5 minuti) : Leggere storie illustrate o libri per bambini/e che enfatizzano il ruolo delle donne nella società, ad esempio “C'era una volta una principessa che...: 60 storie per educare al femminile” di Maria Montessori”, un libro che raccoglie 60 storie brevi di donne straordinarie che hanno fatto la differenza nella storia; oppure “Malala. La mia battaglia per la libertà” di Malala Yousafzai che è una versione adattata per bambini della storia di Malala, che racconta del suo impegno per l'istruzione delle ragazze. Favorire la discussione su ciò che hanno imparato dalle storie attraverso domande stimolo. ➢ Conclusione e Discussione Finale (5 minuti) : Riassumere brevemente ciò che hanno imparato durante la lezione. Porre domande per stimolare la riflessione, ad esempio: "Perché è importante celebrare la Festa della Donna?" o "Come possiamo promuovere l'uguaglianza di genere nella nostra vita quotidiana?"
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