Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Aristofane: Commedie e Contesto Storico, Appunti di Letteratura Greca

Aristofane, autore ateniese del IV secolo a.C., compone opere che riflettono la vita politica e culturale di Atene. la cronologia e i temi delle sue commedie, dalla giovinezza a maturità, e il loro legame con la società ateniese. Vengono trattati i processi contro Aristofane, le tematiche intellettuali e politiche, e la struttura della commedia. Il testo illumina anche l'evoluzione del teatro tragico e musicale in Atene.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/08/2022

matilde-cini
matilde-cini 🇮🇹

4.5

(4)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Aristofane: Commedie e Contesto Storico e più Appunti in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! Contesto storico: Aristofane compone e scrive opere che sono totalmente immerse nella vita della città ateniese. Egli nasce intorno al 450 e muore poco dopo il 385, vivendo quindi una fase della storia ateniese molto dura a causa delle vicende che accadono, ma fondamentale per lo sviluppo della polis stessa. Aristofane vive nel periodo dell’Atene di Pericle, ma anche della Guerra del Peloponneso: questo scontro inevitabile comincia fin da subito a devastare le campagne ateniesi, causando ammassamento dei cittadini nella città. La conseguenza di tale ammassamento è la diffusione della peste del 430-429, evento che Tucidide descriverà nelle “Storie”, e che colpirà anche Pericle, lasciando così la democrazia ateniese priva del suo punto di riferimento più importante. Negli anni successivi comincia una fase complessa durante la quale si contrappongono due linee politiche opposte: una della cosiddetta “democrazia radicale”, che sosteneva la prosecuzione della guerra senza possibilità di considerare alcuna soluzione negoziale, e una più moderata in particolare in relazione a una possibile pace con gli spartani. Tutti gli anni ‘20 sono caratterizzati da importati fenomeni bellici, alcuni dei quali impongono ad Atene severe sconfitte e forti perdite di uomini ed economiche. Nel 421 finalmente si giunge alla stesura del trattato di pace di Nicia, che poi in realtà si rivelerà più breve del previsto poiché Atene in quel periodo comincia già a considerare la possibilità di espandere i propri domini. Così nel 415 viene approvata la spedizione militare in Sicilia, al fine di occupare una delle zone economicamente e militarmente più importanti del Mediterraneo; essa è preceduta da eventi misteriosi e complicati, il più celebre dei quali è quello della mutilazione delle erme, che provoca forte turbamento all’interno della città senza, però, fermare la spedizione siciliana, che nell’arco di un paio di anni si risolverà in una grave sconfitta, che porterà alla morte degli strateghi che l’avevano guidata (tra cui Nicia) e alla cattura di un grande numero di ateniesi. Le ripercussioni economiche su Atene sono enormi, per cui dal 413 in poi le risorse economiche e militari diminuiscono notevolmente, e l’organizzazione della flotta è sempre più difficile. Un’importanza conseguenza è che ad Atene a partire dal 411 un gruppo di oligarchi filo-spartani riescono ad organizzare un violento colpo di stato che mira all’installazione di un nuovo assetto istituzionale: per un breve periodo Atene viene governata da questa nuova entità che, però, non ha lunga durata perché i “400” oligarchi non ottengono l’appoggio delle flotte ateniesi che si trovano in Asia Minore. I responsabili del governo oligarchico vengono processati e giustiziati (tra essi si ricorda il celebre processo ad Antifonte). Questo periodo rappresenta una prima scossa molto forte all’interno del corpo politico ateniese (“στασις”): gli ateniesi si dividono tra democratici radicali che vogliono portare avanti la guerra e gli oligarchici, che in un primo momento hanno successo, e che vorrebbero riavvicinarsi con Sparta. Nonostante dopo il 411 riprenda ad Atene l’assetto democratico, le vicende della guerra sono sempre più difficili da gestire, fino ad arrivare nel 405 alla sconfitta ateniese di Egospotami, che porterà gli spartani di fronte alle mura della città. A quel punto ad Atene si manifesta nuovamente con violenza la στασις, che porta all’instaurazione di un nuovo governo oligarchico (i 30), che governerà per meno di un anno, ma con terribili conseguenze sulla cittadinanza, fino a quando i democratici fuggiti in esilio rientrano ad Atene nel 403 con Trasibulo, restaurando la democrazia. Ciò riporta le antiche istituzioni, anche se la democrazia del tempo di Pericle è ormai scomparsa: il tenore di vita della cittadinanza cala considerevolmente, le difficoltà economiche sono sempre maggiori, dando così inizio a un periodo estremamente turbolento che nei primi decenni del IV secolo porterà prima alla cosiddetta egemonia spartana, e poi a quella tebana. Aristofane vive tutto questo periodo storico, e di conseguenza ciò si riflette fortemente anche nella sua opera: aldilà dell’evoluzione personale dell’autore, tra le opere del primo periodo e quelle della maturità/vecchiaia si evidenziano i cambiamenti subiti dalla città (la commedia, in particolare, ha un legame strettissimo con la vita politica, e sopratutto con il cardine dell’ideologia democratica, ovvero la libertà di espressione. Questo clima-in cui la partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini era alta-non si ritrova più dopo la sconfitta ateniese); di conseguenza, scompaiono dalla commedia quegli elementi più fortemente caratterizzati in questa direzione, come l’attacco ad personam, il rapporto tra attori e pubblico, il ruolo del coro -che diventa sempre più limitato- e la progressiva scomparsa della parabasi. Nell’Atene del IV secolo l’impegno politico dei cittadini diminuisce, influenzando notevolmente anche lo sviluppo della commedia. Cronologia delle commedie di Aristofane: Aristofane comincia molto giovane a scrivere commedie: la prima sopravvissuta fino a noi è gli “Acarnesi” del 425. Tuttavia sappiamo che già prima egli avesse scritto i “Banchettanti” e i “Babilonesi”. La sua attività, quindi, comincia probabilmente intorno al 427, talmente giovane che addirittura non presenta come sue le commedie che scrive, assegnandole ad altri. I “Babilonesi”, commedia nella quale si lamentava la condizione degli alleati di Atene, si scontrò con il capo della democrazia ateniese, Cleone, il quale intentò ad Aristofane un processo per lesa immagine della città di Atene. A questa accusa Aristofane risponde proprio negli “Acarnesi” (opera che ha come argomento la pace), in un celebre passo nel quale difende il ruolo della commedia di smascherare le malizie dei politici che cercano di ingannare i cittadini con le loro parole da ρητορες. Nella successiva commedia “Cavalieri” del 424 è ancora più forte l’attacco verso Cleone, che viene raffigurato nelle vesti del rozzo e violento personaggio di Paflagone, che si è assicurato il favore di Δεμος con un atteggiamento ipocrita e falsamente adulatorio; Paflagone sarà estromesso da un salsicciaio. La scelta di utilizzare un salsicciaio è tutt'altro che casuale: costui è un individuo ancora più immorale, cinico ed ignorante di Paflagone stesso. In quell’anno, durante la guerra, Cleone muore, e nelle commedie degli anni successivi si sposterà verso altri capi democratici. Nel 423 Aristofane scrive le “Nuvole”, una commedia in cui non viene ripreso direttamente il filone politico, bensì un tema “intellettuale”: egli attacca le nuove forme di educazione dei giovani (il fatto che ad Atene essi seguano le figure dei sofisti, i quali li formano a un relativismo dei valori, e che per questo motivo vengono attaccati dall’autore come corruttori della tradizione e dei valori della città), ed è una commedia incentrata sul rapporto genitore-figlio. Questa opera, però, non fu apprezzata, e Aristofane stesso nelle parabasi delle successive commedie rimprovererà gli ateniesi di non averlo apprezzato quando lui aveva portato avanti il tentativo di una commedia nuova e più colta. L’anno successivo, nel 422, Aristofane compone le “Vespe”, incentrandosi sull’eccesso di entusiasmo di alcuni ateniesi per la pratica giudiziaria dei tribunali popolari (costituiti da cittadini e non da giudici); in quel periodo, infatti, i tribunali erano diventati un luogo di lotta politica e i processi venivano usati per danneggiare politici a cui si era ostili. Infine nel 421 viene messa in scena la “Pace” , commedia che coincide effettivamente con l’anno della stesura della pace di Nicia. Di questo primo blocco della produzione aristofanea (425-421) possediamo tute le commedie. Segue un periodo di vuoto che termina nel 414 con gli “Uccelli”, in cui si avverte già un cambiamento rispetto alle commedie precedenti: i temi politici sono sempre presenti, ma il tono è differente. Gli “Uccelli” sono l’opera utopica per eccellenza, in cui i protagonisti -nella loro fantasia sfrenata- inventano una soluzione a tutti i mali costruendo un mondo alternativo a mezz’aria tra terra e cielo, Nubicuculia, in cui, tuttavia, ben presto si ripresentano tutti i mali propri delle altre città terrene. Del 411, invece, sopravvivono due commedie, la “Lisistrata” e le “Thesmophoriazuse”, considerevolmente diverse da tuto ciò che le precede: innanzitutto sono le prime commedie in assoluto in cui compare una protagonista femminile. Ci troviamo nell’anno del colpo di stato dei 400 -di cui forse le “Thesmophoriazuse” sono esattamente contemporanee-, perciò si delinea anche un rapporto con la vita politica, tanto che gli attacchi politici in queste commedie sono quasi completamente assenti. Per quanto riguarda le “Thesmophoriazuse”, possediamo diversi elementi che ci permettono di datarla alla primavera del 411: innanzitutto dai versi 1060-1061 il parente impersona Andromeda, protagonista di una tragedia di Euripide in cui compariva anche un personaggio di nome Eco; nella finzione comica il parente diventa Andromeda, mentre Euripide sesso impersona Eco, il quale annuncia che l’anno precedente in quello stesso luogo aveva collaborato con Euripide al concorso, fornendoci un indizio secondo cui l’ “Andromeda” sarebbe stata rappresentata l’anno precedente rispetto alle “Thesmophoriazuse”. In uno scolio alle “Rane” di Aristofane si legge che l’“Andromeda” era stata prodotta «nell’ottavo anno» prima delle “Rane”, che sappiamo con certezze essere state composte nel 405; poiché sappiamo anche che i greci aumentavano sempre di uno il calcolo perché comprendevano anche l’anno di partenza, allora l’ “Andromeda” sarà stata rappresentata sette anni prima, nel 412. Per questo motivo le “Thesmophoriazuse” vengono fatte risalire al 411. Inoltre, al verso 150 della commedia si trova uno scolio che ci informa che Euripide era morto nel sesto anno dopo la rappresentazione di questa opera: da fonti esterne sappiamo che Euripide morì nel 406, e perciò calcolando cinque anni di differenza viene nuovamente confermato Tematiche della commedia: Mίμησις (versi 149-152): in questo passo Agatone esprime una teoria estetica secondo cui l'autore deve realizzare una mimesis dei suoi cotumi per datatarsi a ciò che vuole comporre. Il primo problema discusso dagli studiosi riguarda la differenza tra tragedie maschili e tragedie femminili: secondo alcuni si possono identificare come tragedie maschili quelle costituite da un coro di uomini, tragedie femminili quelle composte da cori di donne; altri invece sostengono che bisogna utilizzare come criterio di distinzione i personaggi protagonisti (teoria più ragionevole, infatti in base alla prima interpetazione l'"Antigone" di Sofocle sarebbe un dramma maschile). In secondo luogo è stato discusso fino a che punto questa idea mimetica si radichi in un atteggiamento poetico reale dell'autore: perciò si pensa che questo termine possa sigificare che nella poesia drammatica ella seconda metà del V secolo c'è una forte tendenza a mantenere la verosimiglianza e a imitare la raltà trasformandola in forma poetica; un atteggiamento che viene rimproverato da molte fonti a Euripide (il quale avrebbe rappresentato gli uomini come sono, mentre Sofocle come dovrebbero essere) e che potrebbe affondare nella tendenza a una rappresentazione realistica. La polemica di Aristofane potrebbe muove contro una posia eccesivamente intenta alla verisimiglianza alla quale lui contrappone una poesia morale-didattica (come quella di Eschilo). Altri studiosi ritengono che in questo passo il concetto di μίμησις riguardi qualcosa che serve per superare l'incapacità creativa dell'artista: perciò anche se la φύσις non fornisce gli stimoli giusti per la creatività, si ricorre alla μίμησις. Lo studioso Halliwell, invece, ritiene che questo passo di Aristofane sarebbe un documento di polemica contro la tendenza della poesia drammatica recente a diventare poesia di finzione: poichè sappiamo da diversi fonti che Agatone sarebbe stato il primo a metere in scena opere con personggi fittizzi e non appartenenti al mito, secondo Halliwell questo sarebbe il punto di attacco di Aristofane. In realtà noi non poessediamo altri documenti su un'evoluzione di questo tipo; tuttavia nel corso della commedia -quando nella seconda parte il parente cercherà di salvarsi mettendo in scena Euripide- si vede una polemica della commedia che rappresenta la realtà vera, rispetto alla tragedia che invece cerca di creare delle forme di realtà che si vogliono proporre come tali, ma che nella commedia non funzionano (infatti tutti i tentativi del parente falliranno, e non sarà la tragedia a salvarlo). Agatone, in questa sua teoria estetica, sostiene che l'autore debba essere come i personaggi che intende creare, e perciò avviene una sorta di rovesciamento della μίμησις, per cui invece di essere l'operra darte ad imitare la realtà, è l'autore che imita la realtà che cera con le sue opere d'arte (al punto che per rappresentare le donne egli stesso deve vestirsi e comportarsi come una donna); questo è un bersaglio satirico per Aristofane, la μίμησις che spinta oltre un certo limite si trasforma in qualcosa che fa diventare il poeta un essere ambiguo, a metà strada tra uomo e donna. D'altra parte, però, Aristofane attribuisce ad Agatone argomenti importanti come l'imitazione dei poeti ionici: per i greci continentali la Ionia è sempre stata visto come il mondo dell'eleganza e della mollezza, e in questo passo vengono evocate delle figure percepite eleganti sia nella forma che nel modo di vivere. Agatone, quindi, nel dialogo con il parente afferma il suo credo poetico. L'assemblea: la realtà comica di Aristofane è uno specchio deformante dei fatti reali, che vengono letti in un'ottica particolare. In particolare per quanto riguarda la festa delle Tesmoforie, gli uomini ateniesi sapevano molto poco di ciò che accadesse in quei giorni, perciò è possibile che lo stesso Aristofane, nel costruire la rappresentazone dell'assssemblea delle donne, non disponesse di informazioni molto precise. L'autore comico, quindi, può liberamente inserire in questa festa elementi utili per la costruzione drammatica, ma che probabilmente non trovavano una corrispondenza nella realtà. Dopo il prologo, nella commedia compare il momento in cui le donne si riuniscono per una normale assemblea deliberativa, il cui modello non è l'assemblea che probabilmente le donne effettivamente compivano durante la festa, ma l'ἐκκλησία: essa costituiva un elemento fondamentale della vita politica ateniese, che aveva il compito di votare le proposte del consiglio dei cinquecento (la βουλή) i cui membri, cinquanta per tribù, erano distribuiti tra i demi in proporzione alla popolazione residente. In questa opera si assiste a un meccanismo tipico della commedia aristofanesca, ossia il ribaltamento dell consuete norme cittadine: infatti, un ambito normalmente maschile (la partecipazione alle decisioni riguardanti la vita cittadina) si trasforma in una assemblea gestita dalle donne, che segue le normali linee della ecclesia maschile ma trasportandola in una dimensione inverosimile. In realtà il ribaltamento definitivo avverrà qualche anno più tardi con le "Ecclesiazuse", dove le donne si travestono da uomini per svolgere l'assemblea in cui vengono effettivamente prese delle decisioni. Nelle “Thesmophoriazuse”, invece, viene messa in scena una assemblea che le donne normalmente non potevano attuare, ma che si svolge comunque all'interno del santuario del Tesmoforio, quindi in uno spazio esclusivamente femminile in cui le donne possono agire e deliberare sulla specifica questione della punizione per Euripide. Coro e inno (dal verso 312): con il termine "inno" i greci indicavano numerose cose, tra cui un particolare tipo di preghiera che ritorviamo nelle onti letterarie e occasionalemnte nelle epigrafi, una preghiera tripartita così costituita: la prima parte contiene l'invocazione alla divinità affinchè essa si mostri, utilizzando i giusti epiteti (un alto numero degli epiteti per una divinità era simbolo di potenza); dopodichè avviene -solitamebte tramite una relativa- la "predicatio" delle qualità e i poteri (dunameis) del dio. Nella seconda parte ("pars epica") l'orante ricorda al dio che tra loro c'è già stato un rapporto nel passato, che egli rammenta, nel tentativo di creare una corrente positiva tra il supplice e la divinità. Infine, la terza parte della preghiera contiene la richiesta (solitamente la richiesta al dio di apparire e mostrarsi).
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved