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Dottrina dello stato - Corso di dottrina dello Stato , Appunti di Dottrina Dello Stato

Corso di dottrina dello stato

Tipologia: Appunti

2012/2013

Caricato il 24/01/2013

sofi90
sofi90 🇮🇹

4.4

(19)

18 documenti

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Scarica Dottrina dello stato - Corso di dottrina dello Stato e più Appunti in PDF di Dottrina Dello Stato solo su Docsity! DOTTRINA DELLO STATO Martedì 23/10 Stato moderno → questo attribuito è un'aggiunta tautologica, poiché si fa riferimento allo stato come fenomeno moderno. La modernità giuridica ha un suo periodo di incubazione in un lasso di tempo piuttosto esteso ma sufficientemente delineato dalla fine del periodo dell'organizzazione di tipo feudale, cioè dall'uscita del Medioevo, quando sorgono gli stati nazionali espressione della statualità moderna. Il termine stato è diventato nel XIX secolo il concetto universale normale per designare l'organizzazione politica. La sovranità è il tratti caratteristico dello stato moderno, mentre nel feudalesimo questa non esiste perchè si ha un quadro molto più articolato caratterizzato dalla mediazione di autorità private che sottraggono cittadini all'impero. Vi è un passaggio da una forma di potere di una catena di rapporti a base personale all'emersione di un potere come una macchina razionale che si libera dalla contingenza dei rapporti personali. La sovranità tende alla spersonalizzazione. Si sente spesso attribuire patenti di statualità come la polis greca definita città- stato, la civitas romana, la città medievale; queste realtà hanno tratti di analogia allo stato moderno: elemento tipico della polis greca è il suo carattere autarchico che potrebbe ricordare il carattere dell'indipendenza della sovranità, tuttavia questo elemento se colto in maniera più precisa presenta dei caratteri fortemente diversi, in particolare nella polis non vi è la separazione pubblico-privato, anzi vi è una politicizzazione integrale, vi è quasi una coincidenza tra l'uomo e il cittadino che partecipa completamente alla vita della polis. La polis dunque ha un fondamento intrinseco fuori dall'uomo che vi è considerato parte integrante di un mondo quello della polis che lo ricomprende. Mentre lo stato moderno tende a specializzare la sfera del politico e così a separare il livello politico rispetto alle attività private, alla vita sociale. Per Platone e Aristotele la personalità è un attributo del cittadino e dunque l'uomo sociale è per definzione uno 'zoon politicon'. L'eticità, la naturalità e l'unità interiore sono caratteristiche: • naturalità → organizzazione della polis appartiene alla natura stessa dell'uomo, non si tratta di una genesi artificiale; • eticità → organismo etico, perchè etico è il fine a cui questi organismi tendono; • unità interiore → dualismi tipici sono Chiesa-Stato e pubblico-privato. Lo stato antico è anche chiesa. Il riferimento più interessante è rispetto all'organizzazione politica medievale cioè l'immediato precedente allo stato moderno. Lo stato moderno nasce dalle ceneri dell'organizzazione medievale, poiché l'obbligazione politica (Hobbes) risulta essere uno scambio tra obbedienza e protezione. In età premoderna le comunicazioni e i trasporti non sono ancora sviluppati quindi il controllo dello spazio non è ancora ottenuta e per questo ad esempio negli imperi più grandi il sovrano faceva parte di una monarchia itinerante per poter controllare il territorio, poiché vi è una mancanza di apparato burocratico. Il processo che porta alla nascita dello stato di moderno può essere descritto in termini di progressivo accentramento del potere. Porta all'acquisizione della territorialità dell'obbligazione e all'impersonalizzazione del potere. Il potere si istituzionalizza e avrà una sua tappa nella personalità giuridica dello stato che trasforma i suoi reggitori in organi. Dunque il passaggio dall'età medievale consiste nel superamento del policentrismo e della personalità del potere. Ciascuno è suddito di qualcun altro. Vi è solo l'idea degli status cioè a cui corrisponde una condizione giuridicamente definita. Corpi, appartenenza territoriali, appartenenze professionali dimostrano che non vi è un'eguaglianza nella realtà medievale. Emerge allora dalle diverse antiche signorie un momento sintetico di decisione di governo in cui il principe si trasforma in sovrano e avanza dunque la pretesa di esclusività. L'accentramento avviene non privo di resistenze, cioè si compie in maniera contrastata; le resistenze vengono dai poteri intermedi che si oppongono alla pretesa di sovranità del sovrano. Contro le resistenze si mira alla spoliticizzazione di queste appartenenze (clero, aristocrazia, comune) cioè la neutralizzazione del rilievo politico, cioè del rapporto tra il suddito e il sovrano, al fine di ridurre il cittadino in suddito e non membro di una serie di appartenenze intermedie. Difatti Sunnermaine parla di una legge del progresso che consiste nel passaggio da uno società di antico regime e dunque retta da un arcipelago di ordinamenti giuridici al contratto, cioè dello stato moderno dipende da varie risorse della legittimazione del potere (Weber), quella che caratterizza lo stato moderno è il potere legale-razionale, rinunciando al carisma cioè alla personalità del potere e anche all'idea della tradizione perché avrebbe frammentato il potere sovrano. Il potere appoggia il suo potere sulla razionalità diffusa dello stesso. La fede smette di essere elemento costitutivo dello stato, ma potere strumentale. Hobbes nasce nel 1588 di un parto gemellare con la paura per l'invincibile armata spagnola. La paura è funzionale al potere. Hobbes è interessante perchè lega a partire dall'idea di individuo (nata con Cartesio) la legalità con la rappresentanza e dunque coglie nella sovranità e nella rappresentanza gli elementi dello stato. Ma la rappresentanza è completamente slegata dall'idea democratica. Dunque articola la vicenda intorno al mito dell'unità politica raggiunta con quei due elementi. Il nesso è che solo l'unità del sovrano rende l'una la sfera dei rappresentati non esiste in quanto unitaria anteriormente alla sovranità del sovrano perchè prima vi è solo una guerra tra tutti; l'unico ordine è quello del sovrano che è anche rappresentante stesso del popolo. Il popolo è frutto della volontà degli individui. Unità dello stato, unità del comando e territorialità dello stato. Lo stato diventa dunque l'unica struttura organizzativa della vita associata; l'elemento religioso non è più elemento di pacificazione anzi le fedi sono diventate elemento di radicalizzazione del conflitto sociale. L'obiettivo è quello di pacificare internamente organizzazioni che sono attraversate da linee molteplici di conflitto in cui quella religiosa è una dimensione inedita, poiché la cristianità prima era elemento unificante ora non più poiché non c'è più un'unica fede e si passa da una concezione del mondo esteso ad un unico universo caratterizzato dalla legge naturale, universale immessa nel mondo da Dio stesso, ad un ordine mondano, cioè statuale dei rapporti sociali. L'ordine statale diventa un progetto ragionevole, il contratto sociale è la presa di coscienza da parte dell'uomo dell'impossibilità di una cosmologia, cioè di un elemento universale. La legge naturale medievale è cosa diversa dal diritto naturale proposto da Hobbes. Lo stato rispetto alla fine dell'illusione che il mondo è un cosmo ordinato e al pericolo imminente del caos, lo stato risulta essere l'elemento ordinatore e a questo si chiede il diritto, espressione della volontà dello stato. Martedì 30/10 Il processo di accentramento del potere nel sovrano si accompagna all'autorizzazione del sovrano stesso, a danno tutto ciò delle realtà tribali. Tuttavia tale possesso di neutralizzazione del potere politico non si manifesta con forme analoghe ovunque, basti pensare al Regno Unito, dove il parlamento (inteso come sovrano e rappresentante del popolo interagiscono) mantiene determinati poteri. L'evoluzione storica porta a far sì che gli interessi economici e sociali della borghesia dopo la rivoluzione portano a ridurre l'assolutismo del sovrano, mentre in precedenza gli erano alleati. Interessi questi che formeranno il motore del liberismo. Crisi dello stato → la letteratura sociologica, economica, ecc ormai segnala la vulnerabilità dello stato di fronte ad un fluire di persone, di movimenti di capitali ecc che non hanno più un nesso con il territorio. Il problema è capire il futuro dello stato e le tesi in tal senso si collocano su diversi piani di risposta: secondo alcune lo stato è destinato a finire (Engels, Ugo, ecc), secondo altri lo stato si dissolve in nome di un pluralismo di natura politica, qui più che finire lo stato, finisce la sua declinazione giacobina, finirebbe cioè la funzione storica dello stato (quale garante del bene comune) ma non lo stato in sé. Sovranità Essa è un concetto politico-giuridico con cui si indica il potere di comando di ultima istanza entro una società politicamente organizzata. Non basta la supremazia a caratterizzare la sovranità perchè ciò non rende giustizia circa il carattere dell'originarietà. Il supremo potere di comando viene definito come 'superiorem ma non recognoscit', è un potere originario, si fonda da sé, ha un ambito di validità (supremazia assoluta rispetto agli individui) interno ed esterno (indipendenza dell'ordinamento rispetto agli altri). Ed in effetti la sovranità è stata descritta in termini di: • originalità → non derivabilità • universalità → facoltà dei governanti di prendere decisioni legittime su tutti gli individui, attiene alla soggezione universale dei soggetti di un determinato territorio al potere del sovrano • inclusività → generalità dei fini che il potere del sovrano può raggiungere. Secondo Boudin la sovranità è assoluta, perpetua (→ discende dal processo di spersonalizzazione del potere politico), indivisibile, inalienabile ed imprescrittibile. Nella sovranità è insita una tensione all'unità, impersonata dal sovrano. La sovranità è un concetto legato alla nascita dello stato, denota un processo di razionalizzazione del potere politico. La sovranità dunque presuppone lo stato moderno e ne è la sua espressione maggiore in quanto la sovranità presuppone l'autonomia della politica. Verso l'interno il sovrano procede all'eliminazione dei poteri feudali, dei suoi conflitti e alla spoliticizzazione della società. Sul piano esterno la sovranità si manifesta con il potere primordiale del sovrano di decidere della pace e della guerra. Nel Medioevo il sovrano lo è di nome, ma si tratta di una posizione di supremazia che non vale in alcun modo pretese di superiorità; la gerarchia era modellata sulla gerarchia del cosmo, dunque a nessuno era concesso violare tale ordine. La funzione principale del re era quella di fare giustizia in base alle consuetudini del paese, pertanto era non solo 'subdeo' ma anche 'sublege', era la legge a fare il re, non era produttore di diritto, non vi era dunque un re assoluto, poiché era parte di una rete di vincoli del quale era responsabile. Manca pertanto nel medioevo il carattere originario. Nella modernità la legge invece è espressione della volontà del sovrano, contrazione della legge nella forma di comando fatto in base a criteri di razionalità tecnica: è la volontà la fonte della legge, la quale non vincola il sovrano, il quale è legibus solutus. Alcuni autori di epoca medievale distinguono il sovrano dal tiranno quale deviazione del potere, distinzione che vale ad eliminare l'autorità dal volere. Il passaggio alla legge come volontà del sovrano si manifesta gradualmente, soprattutto in Boudin,
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