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Dovremmo essere tutti femministi riassunto, Schemi e mappe concettuali di Storia dell'arte contemporanea

riassunto dovremmo essere tutti femministi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 04/01/2024

Turuz27
Turuz27 🇮🇹

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Scarica Dovremmo essere tutti femministi riassunto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! RIASSUNTO LIBRI OBB. - STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA I DOVREMMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI – Chimamanda Ngozi Adichie “Ho l'impressione che la parola “femminista”, e l'idea stessa di femminismo siano [...] limitate dagli stereotipi”. Questa la dichiarazione di Chimamanda Ngozi Adichie a proposito del femminismo, un tema che tocca l'autrice (e dovrebbe toccare tutti noi) da vicino, nonchè l'argomento su cui si basa la sua opera Dovremmo essere tutti femministi. Nelle prime pagine dell'opera ella ricorda un caro amico di infanzia, il primo che la definì femminista. Va avanti raccontando come più volte, successivamente, sia stata definita tale, ma sempre con disprezzo. Da ogni nuovo confronto scoprì tutti gli stereotipi che affiancano il termine: se sei femminista odi gli uomini, i reggiseni, la cultura africana, non ti trucchi, non ti depili, non hai senso dell'umorismo. Racconta poi di un episodio in particolare, di come a nove anni le fu negato di assumere il ruolo di capoclasse con l'unica colpa di essere una femmina. Sottolinea dunque che se facciamo di continuo una cosa, diventa normale […] Se solo i maschi diventano capoclasse, a un certo punto finiamo per pensare […] che il capoclasse debba per forza essere un maschio. Le donne sono più numerose degli uomini, il 52% della popolazione, nonostante ciò la maggior parte dei posti di potere è occupata da uomini. Gli uomini governano il mondo. Ciò poteva avere senso in passato, quando la qualità più importante per sopravvivere era la forza; gli uomini infatti (anche se esistono moltissime eccezioni) sono di norma più forti delle donne. Al giorno d'oggi la persona più qualificata per comandare è la più intelligente, la più creativa, la più innovativa, e non esistono ormoni per tali qualità. La realtà è che il genere, per come funziona oggi, è una grave ingiustizia. Rabbia è il sentimento che prova l'autrice, il sentimento che dovremmo provare tutti. Un sentimento che non si addice alle donne perchè aggressivo, e le donne devono “piacere” ed essere “piacevoli”. Al contrario nessuno impone agli uomini di sforzarsi di “piacere” alle donne. Nonostante non possa sembrare, anche gli uomini ne subiscono le conseguenze: essi vengono rinchiusi nella gabbia della virilità sin dall'infanzia, una gabbia ristretta, che non ammette paure, sofferenze o debolezze. Inevitabilmente più un uomo si sente costretto ad essere virile più la sua autostima sarà fragile; compito della donna farsi piccola, non essere troppo ambiziosa, per non intimidirlo. In altre parole agli uomini si insegna la virilità, alle donne a prendersene cura. Alle donne si insegna a desiderare il matrimonio, e ad accettare compromessi. Facile dire: le donne possono rifiutare queste condizioni. Ma la verità è che la società ha interiorizzato certe idee, ed esse si riflettono in ogni aspetto del quotidiano, chiunque ha delle aspettative su gli altri individui che dipendono dal genere. La soluzione? Abbatterle. Bisogna progettare un mondo diverso, un mondo dove ognuno è libero di essere fedele a se stesso, ciò partendo dall'educazione dei nostri figli; svolgendola tenendo conto delle capacità e interessi, non del genere. L'argomento di genere crea disagio e irritazione, sia uomini che donne sono restii a parlarne, perchè è difficile pensare di cambiare la tradizione. Prendendo in esame gli uomini che si sentono minacciati dal femminismo, ciò è dovuto dall'insicurezza provocata dalla loro educazione, che affonda radici su un terreno di falsi principi. Qualcuno potrebbe sostenere che in passato le cose andavano male, ed ora è “tutto risolto”, o addirittura far appello al bottom power (l'uso che certe donne fanno della sessualità per ottenere qualcosa da un uomo), ma non si tratta di potere: è solo la via d'accesso al potere di un uomo, se non addirittura un argomento che ancora di più sottolinea la subordinazione del genere femminile a quello maschile. Alla fine dell'opera, ritornando alla parola “femminista”, l'autrice dice a riguardo: “Femminista è un uomo o una donna che dice si, esiste un problema con il genere così com'è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio”.
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