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E-Business: appunti , Appunti di E-Business

Appunti e slides del corso di E-Business

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 30/11/2017

roberto_varagnolo
roberto_varagnolo 🇮🇹

4.8

(5)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica E-Business: appunti e più Appunti in PDF di E-Business solo su Docsity! Rivoluzione La rivoluzione informatica è fatta da una pervasività, varietà di forme e moltiplicità di fenomeni che ne rendono una rivoluzione monolitica. Tutti, o quasi, ne sono influenzati. Intorno agli anni ’80, la gran parte dello sviluppo tecnologico ruotava intorno a sistemi di elaborazione dati, come la gestione della contabilità o dei magazzini, ovvero sistemi dalla grande potenzialità di calcolo ma sostanzialmente chiusi, che difficilmente dialogavano tra loro. Con l’avvento degli anni ’90 la musica cambia, visto l’avvento delle ICT, Information Communication Technologies, che per la prima volta cercano di mettere in contatto le varie e diverse isole di elaborazione. Sotto questo pensiero si forma L’ERP, Enterprise Resource Planning. Sistemi di gestione integrata, quali appunto l’ERP, sono sistemi informatizzati di gestione e organizzazione aziendale che negli ultimi anni si stanno sempre più diffondendo nelle imprese grazie al contributo che apportano. Questi programmi, creati sulla base delle best practise dei diversi settori, sono veri e propri manuali di gestione aziendale a cui le aziende possono fare riferimento e che si possono adattare poi alle diverse specificità delle imprese semplicemente aggiustando dei parametri. Essi non hanno propriamente contribuito a rivoluzionare il modo di fare e gestire l’azienda, ma hanno consentito a queste di ottimizzare la gestione del loro lavoro, dandogli la possibilità di affidarli a un computer quindi di impiegare tempo e risorse per altri scopi. Per questo motivo questi programmi non sono ormai fonte di alcunchè vantaggio competitivo, ma una sorta di commodities: per costruire un vantaggio bisogna concentrarsi sulla raccolta di opportunità e i processi creativi, tutti ambiti in cui le macchine e i software non possono aiutarci. 
 L’ERP, partendo dal connettere le diverse isole di elaborazione, MIS e DSS “Decision Support Systems”, passa a connettere anche le aree decisionali, Amministrazione e Marketing, tutt’ora in sviluppo, grazie all’intelligenza artificiale a basso costo e alle vendite e il marketing one to one. Dove la codificabilità viene meno però, abbiamo lentezza nell’adottare nuove tecnologie, come in Italia dove nella stragrande maggioranza dei casi la rivoluzione tecnologica si è fermata allo stadio Medium Tech. Organizzazione aziendale da “funzionale” si evolve a “per processi”, ovvero ricreare l’organizzazione del lavoro, specialmente nelle grandi imprese. In parole povere, evitare i cavalli con i paraocchi. La persona, o la isola, deve diventare “process owner”, prendendosi carico di tutte le attività collegate ad un determinato processo. Ciò viene descritto come una Ottimizzazione dei flussi di attività, grazie alla accountability dei processi. Le dodici leggi della New Economy (Kevin Kelly) 1. Legge delle connessioni - Sposa il potere stupido: abbracciare il potere silenzioso, del crosso del microcosmo dei circuiti integrati e dell’esplosione del telecosmo dei collegamenti. Una volta era impensabile che i chip si potessero mettere su tante cose, ora dati i costi irrisori li metteranno su ogni pacchetto fedex per essere sempre aggiornati su dove e come il pacchetto viaggia. I computer sono 500 milioni i chip quasi 6 miliardi su cucine elettrodomestici ecc. SI CONNETTE TUTTO A TUTTI, es del chip sui trattori 
 2. Legge dell’abbondanza – Più da di più: Matematici hanno dimostrato che la somma di una rete aumenta come il quadrato del numero dei membri. Cioè mentre il numero di nodi in una rete aumenta aritmeticamente, il valore della rete aumenta esponenzialmente. L’aumento dei membri aumenta esponenzialmente il valore per tutti. Quando compri il fax non compri solo la macchina ma la rete che la circonda, si sfata il dogma che il prezioso è il raro, il prezioso diventa l’abbondante. Produrre un’unità marginale il più costituisce un costo irrisorio, più da più. 
 Più uno standard è comune e diffuso, più è proficuo attenersi a tale standard. 3. Legge del valore esponenziale – Il successo è non-lineare: Tutte le più grandi società IT hanno curve di crescita esponenziale, almeno fino a che tutti i potenziali membri ne sono partecipi. Il successo è esplosivo. Durante i primi dieci anni i profitti microsoft erano insignificanti, una volta che hanno cominciato ad aumentare sono esplosi, stiamo assistendo ad una crescita biologica in sistemi tecnologici. Siamo entrati nell’era dei circoli virtuosi che possono far crescere biologicamente la tecnologia “durante la notte”. 
 4. Legge del punto di squilibrio - L’importanza precede il momento (la velocità): Nell’epidemiologia, il punto, già abbastanza infettato da una malattia, che favorisce al processo di infezione di modificarsi da malattia locale a epidemia diffusa. Questo aiuta a capire il punto di squilibrio. La velocità del contagio si è capovolta dallo spingere in salita con tutte le probabilità a sfavore e si è passati al rotolare in discesa libera con tutte le probabilità a favore. Nella biologia i punti di squilibrio delle malattie mortali scattano ad un livello alto, nella tecnologia ad un livello basso. In sostanza il successo è diventato infettivo, quanto si può resistere senza un telefonino? I bassi costi fissi e marginali, la facile velocità di distribuzione abbassano i punti critici molto al di sotto dell’economia industriale come se i nuovi bug fossero più contagiosi. Bisogna rilevare gli eventi mentre sono al di sotto della soglia essenziale 
 5. Legge dei ritorni incrementali (guadagni crescenti) – Crea circoli virtuosi: Il valore esplode con l’adesione al servizio o alla community, e l’esplosione del valore avviene tramite più membri che fanno aumentare esponenzialmente il risultato. Anche se i ritorni non vengono raccolti in modo equo, il valore dei guadagni risiede nella ingrandita rete delle relazioni. La legge dei ritorni incrementali chiaramente favorisce chi giunge presto. Non c’è dunque posto per dei sistemi chiusi. 6. Legge del prezzo invertito – Anticipa il poco costoso: Migliore la cosa, meno costerà, ad esempio i chip. Questo è il reame dei prezzi invertiti. E’ fondamentale capire anticipatamente quello che sarà poco costoso. Per la maggior parte dell’età industriale, i consumatori hanno assistito a pochi miglioramenti qualitativi e piccoli aumenti di prezzo . ma l’arrivo del microprocessore ha lanciato l’equazione di prezzi. Nell’età dell’informazione, i consumatori contano su una qualità drasticamente superiore per un prezzo più basso nel tempo. Le curve di qualità e di prezzo divergono così drasticamente che a volte sembra come se migliore è una cosa meno costerà. La legge di George Gilde dice che la banda totale dei sistemi di comunicazione triplicherà ogni 12 mesi, vedi moore’s law.Le comunicazioni e la banda che costano sempre meno fino a diventare gratuite si possono rappresentare su una curva asintotica (guarda dispensa). Mentre le funzioni per dollaro continueranno salire, insieme alla qualità, relazione che una volta era inversa. 7. Legge della generosità – Segui il gratuito: seguire il regalo, oggi dare un prodotto gratis è una strategia applaudita ed equilibrata che sbanca le nuove regole della rete, poiché moltiplicando la conoscenza della rete di inverdiscono i prezzi, il costo marginale di una copia addizionale (intangibile o tangibile) è vicino a zero. Poiché il valore aumenta in proporzione all’abbondanza, un flusso enorme di copie aumenta il valore di tutte le copie. Dal momento che, più accresce il INDUSTRIALE RETI il valore deriva dalla scarsità Il valore deriva dall’abbondanza L’abbondanza svaluta il prodotto Le relazioni aumentano il valore dell’account valore delle copie, più esse diventano desiderabili, la diffusione del prodotto diventa automatica. Una volta stabilita l’indispensabilità e il buon valore del prodotto, l’azienda vende servizi o aggiornamenti ausiliari, potendo continuare la sua generosità e mantenendo questo cerchio meraviglioso 
 8. Legge dell’adesione – Prima dallo da mangiare alla rete: alimentare il web prima di tutto. La caratteristica distintiva delle reti è che non hanno nessun centro e nessun confine esterno chiari. La distinzione vitale fra l’io(noi) e non io(loro) una volta semplificata tramite l’adesione dell’uomo dell’organizzazione dell’era industriale, diventa meno significativa nell’economia della rete, l’unica parte interna ora è se siete inseriti nella rete o no. Il nuovo obiettivo dell’impresa non sarà aumentare il proprio valore ma l’intero valore dell’infrastruttura (rete), infatti dato che l’impresa vive in un sistema aperto, come prospera una struttura prosperano tutte le altre. La rete è come un paese con alcune eccezioni: non ci sono confini geografici, le relazioni sono più veloci e intense, esistono più reti sovrapposte con fedeltà sovrapposte 9. Legge della devoluzione (del disadattamento)– Lascia andare ciò che è in alto: Le reti si comportano come nel mondo animale, ciò che è adattato al massimo a tutte le condizioni sta al vertice. Ma è difficile capire che picco scalare. L’unica via per continuare a prosperare è passare da picco a picco, devolvendosi. L’abilità di abbandonare un prodotto di successo è senza prezzo. La natura biologica di questo periodo significa che la disintegrazione improvvisa dei domini stabiliti sarà determinata quanto l’apparenza improvvisa del nuovo. Nella network economy la capacità di cedere un prodotto o un occupazione o un settore al suo picco sarà senza prezzo. L’organismo quindi deve devolvere, per passare da un alto picco ad un altro deve prima scendere per poi risalire. 10. Legge della rimozione – la rete vince: Riduzione dei materiali, incremento dei chip creano un circolo vizioso. Tutte le transizioni e gli oggetti tenderanno ad obbedire alla logica dei network. La domanda “quanto sarà grande il commercio online? Avrà minore rilevanza perché tutti i business si stanno buttando su internet 11. Legge della trasformazione– cerca un disequilibrio sostenibile: La network economy si sposterà dal cambiamento a trasformazione. Cambiamento anche nella sua forma più brutta, significa differenza veloce. Trasformazione invece è più come il dio indù shiva, una forza creativa di distruzione e genesi. La trasformazione rovescia l’incombente e crea una piattaforma ideale per maggiori innovazioni e rinascita. È una rinascita che aumenta in proporzione geometrica. E questa genesi si muove sul bordo del caos. Il compito principale della network economy è quindi quello di distruggere l’economia industriale e mentre annulla l’industria al suo apice si tesse una rete più ampia, nuova e agile che permette le connessioni tra imprese. 
 12. Legge delle inefficienze – non risolvere problemi: Nella network economy la produttività non è il collo della bottiglia. La nostra capacità di risolvere i nostri problemi sociali ed economici sarà limitata soprattutto dalla nostra mancanza di immaginazione a saper cogliere le opportunità, piuttosto che provare ad ottimizzare le soluzioni. Nelle parole di Peter Duce, come echeggiato recentemente da George Gilder, non risolvere i problemi, cerca le opportunità. 
 Vi è quindi un ripensamento radicale nel modo di acquisizione e gestione dell’informazione, innescando rivoluzioni settoriali come nell’agricoltura, con l’avvento dell’agricoltura di precisione. Il contadino è in grado di sapere dal satellite dati precisi sulle condizioni della cultura e del tempo, così da abbattere i costi e ottimizzare le colture, grazie a sistemi di informazione decentralizzata. E’ chiaro l’abbattimento dei costi di trasferimento, l’uomo si slega dai lavori tradizionali diventando legato a ruoli di supervisione e verifica. Le applicazioni gestionali si evolvono a ritmo serrato, adottando Best Practices in tutti i processi d’impresa. Tre variabili caratterizzano l’impresa rete secondo l’impostazione di Rullani: • una base tecnologica qualificante (la rete come infrastruttura) • una logica di divisione del lavoro caratterizzata da forme accentuate di esternalizzazione (moduli autonomi) • enfasi sull’adozione di linguaggi condivisi specializzati a supporto della divisione del lavoro fra imprese La geografia degli attori Gli interlocutori con cui si relaziona l’impresa possono essere: • Interni (es. i dipendenti) • Intermedi (es. soggetto contrattualizzati come gli agenti) • Esterni (es. il cliente finale) La strutturazione dei dialoghi • dialoghi ad elevata strutturazione: dialoghi amministrativi regolati da normativa, rapporti routinari tra PA e impresa, es. ciclo di fatturazione • dialoghi a media strutturazione: dialoghi negoziali, regolati da prassi consolidate, es. la negoziazione del prezzo • dialoghi a bassa strutturazione: dialoghi dell’innovazione che prendono forma dentro e fuori l’impresa, es. la fase iniziale di sviluppo di un nuovo prodotto Community e Web 2.0 Wikipedia funziona perché l’accesso è gratuito e lavoro su base volontaria da parte dei partecipanti. Un software nato nella stessa maniera è Linux, OS open source, progettato inizialmente da Linus torg, e poi sviluppato dagli user. Il mondo open manda a remengo tutto ciò rappresentato dal mondo closed, non solo includendo tutti, ma rendendoli effettivi produttori. Questo cambiamento ha causato enormi perdite, soprattutto per coloro che davano questi servizi a pagamento (treccani) Si passa da una industria dove la base è la delega del lavoro all’impresa specializzata, mentre nella new economy si passa al One to One marketing, sfruttando le nuove tecnologie per capire fino all’ultimo le caratteristiche e i desideri del consumatore (Profilazione del consumatore) L’azienda perde il monopolio della conversazione su chi decide cosa è meglio in favore delle comunità di user che recensiscono, anche da background diversi, i prodotti. Da consumatori si parla di comunità online. Per diventare esplosivo con i social network Le comunità virtuali sono guidate dai valori, si caratterizzano pe la conoscenza, si sviluppano in base a processi emergenti (bottom-up), hanno confini riferiti all’identità percepita. Come tradurre la passione in innovazione? Esistono 4 tipi di comunità: quelle professionali, quelle di consumatori, quelle verticali di aziende e infine quelle di imprese. Le prime sono comunità di persone operanti in settori diversi, per esempio LinkedIn, che permettono di mettere in contatto figure professionali per la creazione di progetti ad hoc o per instaurare rapporti lavorativi. Quelle verticali di settori sono comunità creare distretti industriali telematici, mentre quelle di imprese si creano perlopiù per la condivisione di progetti di innovazione e knowledge management. Le comunità più importanti restano, comunque, quelle dei consumatori create proprio dagli stessi per sé stessi: in esse si condividono passioni, esperienza positive ma anche negative, ci si conosce e ci si relaziona con altre persone con interessi simili, creando contenuti unici e innovativi. 
 Sempre più le comunità di consumatori stanno assumendo ruoli importanti sia nel web che per le aziende, fondamentale è poi il modo in cui queste sono riuscite a sfruttarle per migliorare sé stesse e i loro prodotti. Esistono casi negativi (per le aziende) di comunità che si sono rivoltate contro imprese causandone il crollo della reputazione: è il caso di Dunkin’ Donuts, una catena americana produttrice di ciambelle che è finita in un ciclone di passaparola negativo partito da un articolo che parlava delle condizioni sanitarie vergognose di uno dei suoi principali fornitori. Fortunatamente ci sono anche casi positivi, quali Dell, che partendo da un commento negativo di un blogger sono riusciti a migliorasi e a creare forum e blog appositi di supporto dei consumatori che stanno avendo notevole successo. Ci sono poi casi di aziende che hanno sfruttato comunità esistenti per migliorare i loro prodotti (consigli per migliorare i programmi come nel caso Saleforce.com) oppure per incrementare notevolmente la loro popolarità (es. produttore di forbici Fiskars che partendo da una comunità di amanti del fai da te ha creato una vera e propria community di fan) oppure ancora per migliorare i propri servizi (es. BestBuy che ha riunito tutti i suoi dipendenti in un forum online). Molti sono quindi i modi per sfruttare, da parte delle aziende, le comunità, come molti sono i modi per queste di influenzare le aziende e fare sentire la propria voce. Le comunità di consumatori assumono diverse funzioni, in particolari fungono da aggregatori di domanda su base globale, ridefinire la geometria dei flussi consumatori-impresa (no più unica direzione ma bidirezionalità della comunicazione) e dinamizzare il ciclo innovativo inserendosi con la loro progettualità (crowdsourcing). Web 2.0, nuove forme con le quali il web diventa da sistema di pubblicazione a piattaforma per la collaborazione, user generated content. Questo porta ad una critica dei professionisti che fa collassare tutto il vecchio sistema di retribuzione, che crea palesi problemi sociali. Diversi autori si chiedono se effettivamente esista una differenza tra questi due termini: alcuni sostengono sia un termine da “markettari” usato a caso, altri invece che sia stato preso per saggezza anche senza saperne esattamente il significato. Secondo O’Reilly, l’autore che lo ha introdotto, l’evoluzione al “2.0” sta a significare il cambiamento intercorso nel web dalla nascita dei social, delle comunità e della diffusione degli “user generated content”. Infatti, se si pensa al 1.0 si pensa a piattaforme quali Doubleclick, Akamai, mp3.com, Britannica Online,.. che si distinguono nettamente con le nuove piattaforme quali Google, Bittorrent e Wikipedia. Il punto cruciale è il coinvolgimento degli utenti: sono loro oggi che creano contenuti, li condividono, sono attivi sui social e fanno sapere la loro. Grazie a nuovi strumenti quali blog, social media, aggregatori di contenuti, ... il web si è spostato verso i consumatori. Cosa cambia questo per le imprese? Le imprese possono ora fare ricorso alla “saggezza delle folle”, alle loro idee e alla loro propositività per migliorare sé stessi, i propri prodotti e creare migliori e più stretti rapporti con i loro diretti consumatori. Un caso di incontro tra comunità e produttori è il caso di Threadless: Threadless un sito web ove disegnatori e designers possono cimentarsi nella realizzazione di magliette, che verranno poi votate dalla comunità e, se vincitrici, verranno effettivamente prodotte e vendute dal sito. Una community speculare esiste anche per le invenzioni e si chiama Quirky. 
 Le aziende possono usare intelligentemente le comunità coinvolgendole in processi creativi e innovativi, al fine di creare prodotti customizzati e che effettivamente sanno rispondere alle esigenze degli utilizzatori, cosa che raramente accadeva con la produzione di massa e la sua segmentazione. Le comunità possono poi essere spinte verso altre cose: un esempio è The Sims, popolare gioco di realtà virtuali, che partito come videogioco offline è poi passato online coinvolgendo la sua comunità di fan in un gioco dedicato su facebook, usato poi per inserirvi contenuti pubblicitari. 
 Questo porta a una presenza massiva del digitale nel mercato pubblicitario, da startup a duopolio google e facebook, che orami sono in una posizione finanziaria così dominante da scalzare qualsiasi competitor. Oggi gli utilizzatori scambiano soprattutto multimedia, ovvero immagini e video. Riscoperta dell’immagine Gestire una comunità significa mettere a punto una piattaforma. Vedi Zooppa per la pubblicità. Comunità nate a supporto dei prodotti, vedi Harley davidson. Le aziende stanno riprendendo il controllo su queste comunità. Esempio Insolito panettone, il prodotto viene utilizzato non come dolce, ma come ingrediente da chef stellati, consentendo al panettone di entrare in grandi ristoranti. Innovazione attraverso la comunità. E-Commerce Due sono le principali categorie di e-commerce: il business to business e il business to consumer. La prima tipologia si fonda su piattaforme di collaborazioni tra aziende quali Alibaba.com, cui nascita è legata alla volontà di abbattere i costi di transazione. Questa piattaforma permette alle aziende di qualsiasi dimensione operanti in qualsiasi parte del mondo di ordinare materiali, semiliavorati, prodotti finiti presso aziende cinesi che si propongono su queste piattaforme. Il vantaggio di ciò ricade soprattutto sulle PMI: se le grandi multinazionali si potevano già permettere di delocalizzare la loro produzione in paesi a basso costo di mano d’opera, ciò è ora possibile anche per le piccole medie imprese, dal momento che le grandi imprese asiatiche hanno capito che produrre in lotti minori ma per tante realtà è ben più redditizio che produrre ingenti quantità per una azienda maggiore. Ciò è dovuto al fatto che la produzione di prodotti personalizzati in minori quantità permette loro un maggior margine che una grande produzione di prodotti omologhi e “di massa”. Malgrado l’opportunità che queste grandi piattaforme rappresentano, spesso non sono giustamente sfruttate, soprattutto in Italia dove l’e-commerce si può ridurre al solo b2c. Il business to consumer è infatti la categoria di commercio elettronico più diffusa in Italia, settore molto in crescita soprattutto in settori quali il tempo libero. Per b2c si intendono i negozi online aperti dalle aziende per la vendita diretta ai consumatori, che una volta effettuato l’ordine potranno ricevere direttamente a casa il loro acquisto. L’espansione di questo settore, trainata in particolare dal settore turismo che ora è quasi interamente dematerializzato, ha potrato con se benessere per diverse aziende che vendono prodotti in questo modo ma anche alle aziende di trasporto e ai consumatori. La vendita online permette infatti loro di risparmiare sia tempo che denaro, cosa non da poco in un periodo di crisi dei consumi come questo. 
 La crescita degli ultimi anni è dovuta all’export, specialmente tra il 2008 e il 2011 la crescita dell’ecommerce è stata di 9 miliardi. Abbandono dei centri commerciali e dei centri storici. I settori che hanno più beneficiato sono tempo libero(43%) Turismo (31%) e centri commerciali (10%). Nel tempo libero, il gioco online (somme giocate) è del 35% DEL TOTALE. Una componente che sta prendendo piede nel mondo dell’e-commerce è l’inserimento in essi di funzioni social quali la condivisione su social, il “mi piace” di facebook o anche il login attraverso i dati di registrazione di facebook, twitter,... Queste funzioni non solo aiutano i consumatori a mostrare e condividere i loro interessi, ma soprattutto permettono all’azienda di entrare in contatto con sempre più persone. Il social commerce è anche coinvolgere comunità all’interno del proprio shop, come accede con Blomming, una piattaforma che permette a piccoli artigiani di ogni tipo di vendervi attraverso le proprie creazioni. (Negozi come comunità) Le tecniche più usare dalle aziende per farsi conoscere sul web sono quelle coinvolgono la loro presenza su motori di ricerca: keyword advertising, soprattutto per il breve periodo, e search engine optimizaion. Successivamente si ricorre molto a mailing, ai social network, alla presenza sui comparatori e solo infine alla stampa, ai banner e ai metodi più tradizionali. Per la differenziazione si punta soprattutto sulla credibilità del sito/brand, sulla ampiezza della gamma e sulla fidelizzazione del cliente (es. servizio Amazon Prime che per soli 10 euro l’anno ti permette di avere spedizioni gratuite illimitate in 2-5 giorni) e solo in seconda battuta si punta sulle politiche di prezzo: i consumatori mettono in secondo piano il prezzo in quanto danno per scontato che acquistando online risparmieranno rispetto agli acquisti tradizionali. Utilizzo del commercio elettronico per vendere all’estero, main focus. Vendere all’estero, Frictionless payment (Uber) , actionable data, customer centric & on demand service, AI & Chatbot. Nuovi traffici del commercio: Mobile First, grandi sempre più grandi (capital intensive), pubblicità televisiva, sharing economy &e-commerce, online loyalty program Sharing economy: vaga e contraddittoria, ma si va da kickstarter, a Uber, a piattaforme legate alla collaborazione in senso lato. Oggi si chiama saturazione del capitale fisso, utilizzare la casa anche quando non ci sei. Grossi problemi di regolamentazione. Gli investimenti sono 34%marketing, 28%User experience, 10% mobile e solo 7% tech. Fatturato mobile in evidente crescita, app è meno richiesta del sito web mobile. Quello che chiamiamo mobile commerce sarà sede di investimenti nel futuro Importanza dei social media 2017 Importanza dei social media (2016 EFFICACIA DEI SOCIAL MEDIA 72% ® Morro © AssasTANZA EFFICACE © EFFICACE 66% @ MOLTO @ ABBASTANZA EFFICACE © EFFICACE 37% 32% 32% n x fi S 1% r 6% 6% È 16% 15% 12% 11% n Anssna 1% = — FACEBOOK YOUTUNE NSTAGRAN TWITER GOOGLE® PIEREST LniDN Damt Fucx® FoussuARE Investimenti sui social media GLI INVESTIMENTI SUI SOCIAL MEDIA NEL 2017 3% 51% RIDURRE AUMENTARE L'INVESTIMENTO L'INVESTIMENTO 10% NESSUN INVESTIMENTO 36% INVESTIMENTO COSTANTE FONTE: CASALEGGIO ASSOCIATI, 2017 * Partner certificato Alibaba oper ISS IN USI Rate olona E-Commerce e la teoria della “coda lunga” Per anni abbiamo vissuto in una “hit driven economy”: i negozi di qualsiasi tipo vendono solo i prodotti che sanno avranno un certo mercato e gli porteranno profitto, ignorando gli altri. La hit driven economy è caratterizzata infatti da una mancanza di spazio fisico, i negozi hanno tot spazio sugli scaffali per cd, libri, musica etc, nonché da una mancanza di domanda sufficiente, per proiettare un film in un cinema bisogna avere almeno un certo numero di interessati nella zona esatta in cui il cinema è ubicato, se quindi la domanda è considerevole ma dispersa geograficamente il film in questione non viene pubblicato (es. numero indiani negli USA ma no proiezione di film indiani). Con l’avvento delle nuove tecnologie e la nascita dell’ecommerce questa situazione si è capovolta, rivalutando nicchie di mercato finora ignorate quali i docufilm e la musica indie. Ed ecco la novità: sommando insieme tutta la domanda per i film, musica, libri,... di nicchia si fa un volume molto maggiore ai soli “blockbuster”.. è questa la long tail di Chris Anderson. Oggi con questa teoria non vale più la legge di pareto del 20-80 (20% dei film avrà successo e diventerà una hit, l’80% no), per ogni prodotto, qualunque esso sia, vi è un mercato: non conta dove o con che volume, l’importante è che ci sia. La rete può rappresentare uno spazio di vendita, comunicazione e racconto per i prodotti di nicchia, specialmente per chi viene dall’estero. Gli editoriali danno molto valore al brand, e al consumatore che poi va a cercare il prodotto. Mercati a coda lunga, Long Tail Nel sistema retail ci sono dei vincoli economici, dove il bestseller regna. Invece nel digitale vi è una domanda che esplora tutti i prodotti disponibili. Il 99% dei top 10000 titoli è acquistato, un numero ampissimo, che contraddice la regola di Pareto. C’è anche una presenza di persone elitiste nelle aziende della vecchia economia, che non tiene conto della domanda acculturata. Chi riesce ad organizzare l’6offerta dei prodotti a domanda più dubbia, ha grossi ricavi. Mondo dell’abbondanza Made in italy: Moda (calzature, abbigliamento, accessori, gioielleria), meccanica(macchinari, automobile di lusso), mobile, food, healthcare E-Business e nuova manifattura Non si parla più di digital manifacturing, ma di impresa 4.0. Il digitale entra nel mondo della manifattura ma anche nel mondo della organizzazione aziendale e marketing Neil gershenfeld how to make almost anything, primo a lavorare sulle stampanti 3d a livello industriale. Inventore del FabLab, ovvero laboratiorio 3d Serie di tecnologie che stanno organizzando la parte interna dell’azienda, che influenza i processi produttivi e i prodotti. Oggetti rimasti analogici per molto tempo. Tutto potrebbe diventare digitale e intelligente, perché il digitale penetra. Possibilità di mischiare atomi e bits, mondo digitale e mondo analogico. “ATOMS ARE THE NEW BITS”: Questo motto è la rappresentazione di come la manifattura stia diventando una cosa pervasiva e alla portata di tutti: grazie alla diffusione di stampanti 3d e altri strumenti professionali a prezzi abbordabili e di semplice uso, sempre più persone esprimono la loro creatività in piccole attività homemade, dando vita, a volta, a veri e propri business di successo. Il motto è volto a significare un ritorno alla materia: se prima musica, libri, film,.. erano tutti passati al digitare (bits) ora la volontà è quella di ritornare a un mondo di beni tangibili, che però vengono trattati in modo nuovo e un’ottica tecnologica. Contribuisce per 3% del pil tipo. La prima 3d in italia arriva a trento nell’89. Tre varianti diverse. Queste tecnologie sono esplose grazie all’opensource, che ha permesso la diffusione della stampa fatta in caso. Nel frattempo altre tecnologie si sono sommate, che sono diventate accessibili economicamente e a livello di utilizzo. Es. tecnologie del taglio laser, macchine cnc(meccatroniche), robot multibraccio. Oltre a queste ci sono due tecnologie, sensori diffuse, ovvero IOT, e Intelligenza Artificiale. Dal primo watson, ad AlphaGO, al riconoscimento facciale Vedi Jay Rogers con la LocalMotors che produce auto su misura, comprando motori su internet, carrozzeria stampata, design opensource, e-commerce per le vendite. In Italia è pieno di sta roba qua, sfruttando la logica dei distretti. Il nucleo è fare i SU MISURA A COSTI RAGIONEVOLI. Tutti i settori hanno iniziato a sperimentare il su misura low-cost. le piattaforme distributive sono invece gatekeeper Invent-Design-PROTOTYPE(la cosa che abbatte i costi)- Manufacture – Sell(Maker Faire e DIY-do it yourself)- la cultura che ha fatto del diy è il punk, spirito anti-corporation Il Do It Yourself è un movimento che sta prendendo piede sempre più in America che consiste nell’ingegarsi e costruire e sperimentare da se nuovi oggetti elettronici e invenzioni. Propagandato dal giornale “Make”, sta portando gli americani a riscoprire la manualità e a darsi all’innovazione, piuttosto che limitarsi a comprare oggetti fatti da grandi case che verranno utilizzati senza la minima comprensione del loro funzionamento meccanico. Questo movimento si può interpretare in una più grande spinta verso la manifattura che sta caratterizando gli USA: in tanti incoraggiano il ritorno a una industria manifatturiera limitando la ben più diffusa economia dei servizi, questo per poter creare occupazione nonché per spingere le imprese a innovare e diventare quindi internazionalmente competitive. Grazie alle nuove tecnologie qualsiasi “pensatore di garage” può creare un suo prodotto da casa: basta acquistare una stampatrice 3D Make Bot da meno di 1000 dollari o direttamente contattare un produttore cinese che lo faccia per te attraverso piattaforme b2b quali alibaba.com. MANUFACTURE The garage is fine for limited production, but if you want to go big, go global — outsource. Factories in China are standing by; sites like Alibaba.com can help you find the right partner. 7 È PROTOTYPE vou dont need to be Geppetto to crank out a prototype; desktop 3-D printers like MakerBot are available for under $1,000. Just upload a file and watch the machine render your vision in layered ABS plastic. ZAN e / SELL Market your product irectly to customers via an online store like SparkFun — or set up your own ecommerce outfit through a company like Yahoo or Web Studio. Then haul your golden goose to Maker Faire and become the poster child for the DIY industrial revolution. Secondo mckinsey, il 35% in media dei lavori e delle abilità dei lavoratori verrà pesantemente alterato. E’ possibile prendere la tradizione del made in italy e metterla nel digitale? L’export cresce, il 96% è fatto da manufatti. I body scanner consentono di modellare vestiti su misura a poco prezzo è una realtà, una startup italiana è tra le migliori al mondo. Un abito su misura di sartoria costa un terzo rispetto a qualche anno fa. Gli olandesi sono alla guida della moda digitale. Uno degli innovatori digitali più pesanti nel mobile è IKEA. Enorme mercato per il cibo d’alta qualità e personalizzato in fortissima crescita, mentre grande riduzione nel market share dei prodotti standardizzati. In quanto l’investimento in tecnologie per la rete (videoconferenze, email, sitiweb, social,...) è sottoposto all’investimento in tecnologie per la gestione e l’organizzazione anziendale (sistemi ERP, SCM,...). Le imprese italiane, anche se generalmente è noto che siano meno fiduciose verso le nuove tecnologie e le adottino solo quando già testate da altri (non sono “early adopter”), non sono poi così restie a entrare nel mondo online, soprattutto per quanto riguarda l’uso di email e website che sono diventati una sorta di imperativo. Si può poi notare una differenza di investimento tra imprese appartenenti a realtà distrettuali e non: le prime investono molto di più in nuove tecnologie, sia per l’organizzazione aziendale che per la rete, per sopperire alla mancanza di quella rete fisica di contatti che caratterizza le imprese distrettuali. Un’altra differenza sostanziale si può notare tra le imprese che operano anche in contesti internazionali e quelle che non lo fanno: le prime investono molto di più in tecnologie a supporto della rete, soprattutto quelle che permettono la comunicazione a distanza quali le videoconferenze. C’è quindi un ritardo, colmabile, nell’adozione di queste tecnologie. Ci aspettiamo un salto di qualità grazie a Calenda. Chi investe in tecnologia ha performance nettamente superiori rispetto a chi non investe. Divario netto tra aziende che vanno bene e aziende che non vanno. Per anni l’italia ha investito sui 3-4-5, mentre ora si investe sui primi così possano mangiare i secondi. Il settore orafo è il più grande consumatore di digital manufacturing in italia. Vicenza capitale mondiale delle stampanti 3d per la gioielleria Il futuro passa per la formazione tecnica, per salvare i giovani del domani dalla povertà. Questa rivoluzione passerà per le città Fabcity- progetto di creare un fablab in ogni barrio, città più aggressiva del mondo.
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