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E. Scarpellini - L'italia dei consumi, Sintesi del corso di Storia Sociale

Riassunto del cap.2 del libro L'italia dei consumi

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 18/01/2017

Fedycarrie89
Fedycarrie89 🇮🇹

4.4

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Scarica E. Scarpellini - L'italia dei consumi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Sociale solo su Docsity! 2. Il fascismo Tra le due guerre l'Italia diventa industrializzata e vede una “crescita economica moderna”. Quali fattori influenzano la crescita dei consumi nelle economie moderne? Il prerequisito è l’incremento del reddito pro capite, cioè un consistente aumento delle risorse economiche a disposizione di ogni famiglia. La maggior parte della ricchezza disponibile è tuttavia spesa e non risparmiata: c'è un'alta propensione al consumo. Da dove deriva questa nuova attitudine? 1. Dal cambiamento delle condizioni di vita (urbanizzazione, specializzazione del lavoro, contatto con gruppi sociali differenti, distacco degli immigrati dalle tradizioni originarie...); 2. dalla differente composizione sociale e dai mutamenti nella redistribuzione del reddito (formazione di una classe estesa di lavoratori dipendenti a scapito di artigiani, agricoltori e commercianti); 3. dal progresso tecnologico (fascino delle nuove merci). È possibile riconoscere tutte queste caratteristiche nell’Italia degli anni 1920-30, ma il carattere peculiare del periodo viene dalla politica fascista che pone fine ai governi liberali, inaugura un regime di propaganda e proclama l’avvento dell’economia cooperativa. Una fra le principali operazioni operate dal fascismo nel tentativo di contrastare le crisi ricorrenti e favorire le industrie fu l’AUTARCHIA → un accentuato protezionismo che incoraggiava la sostituzione delle importazioni con prodotti italiani. Alle merci veniva assegnato un valore aggiuntivo: l’italianità: comprare italiano non era sprecare, ma adempiere a un compito patriottico. L’Italia non aveva una produzione sufficiente per soddisfare l’intero bisogno nazionale, così il fascismo incrementò la produzione attraverso alcuni provvedimenti, come la bonifica delle paludi, la battaglia per il grano e la difesa della lira. Al frumento, non sufficiente, venne affiancato il riso, poco consumato in Italia e, per aumentarne il consumo, si attivò una campagna promozionale che sosteneva le proprietà benefiche del riso: in realtà questo non aiutò a migliorare i consumi perchè il cibo è legato alle tradizioni locali, quindi non era facile cambiare le abitudini delle persone. Un’altra campagna fu dedicata all’incremento del consumo del pesce: furono costruiti i primi grandi magazzini del pesce arredati con grandi banchi dove veniva venduto 1 pesce appena pescato. Il giudizio degli storici sull’autarchia è concordemente negativo: in Italia ha danneggiato un'economia di trasformazione, ha favorito alcuni settori a scapito di altri e ha imposto ai consumatori prodotti italiani più costosi oppure surrogati di scarsi qualità. Le politiche dei precedenti regimi liberali erano state dirette esclusivamente agli uomini (integrazione nella vita civile e militare, allargamento del suffragio...); lo Stato fascista invece si preoccupò per la prima volta di assegnare alle donne un ruolo preciso all’interno della famiglia per lo sviluppo della razza italiana → assistenza sociale, sostegno alla maternità / MA scoraggiamento dell'istruzione superiore, esclusione dalla politica. Considerazioni: – il ruolo delle riviste → alle donne veniva chiesto di risparmiare sulla spesa, di evitare gli sprechi, di comprare italiano ed essere autosufficienti: le riviste insegnavano a cucinare, a conservare gli alimenti, a curare il giardino, a restaurare i mobili, a eliminare i cattivi odori, a creare profumi... – I confini → il nuovo spazio dei consumi potrebbe essere definito mediterraneo piuttosto che nazionale: era evidente il tentativo di valorizzare il Meridione (ad esempio nel 1931 la prima guida gastronomica dell'intera Italia presentava il Paese come sintesi di meraviglie culinarie e turistiche). Ci fu poi il tentativo di allargare i consumi verso le colonie attraverso le merci esotiche, soprattutto caffè e banane: le pubblicità di tali prodotti servivano a creare un’identità egemonica nazionale perché sottolineavano visivamente le differenziazioni di razza (>stereotipo positivo dell'indigeno→ in una pubblicità un giovane nero porge le banane a un'italiana, simboleggiando l'offerta delle Colonie alla Madrepatria). Il consumo dei prodotti “nazionali” non si limitava all’Italia e alle colonie: da fine Ottocento, esso aveva seguito le ondate di immigrati italiani in Europa e in America, dove si era creata un’importante domanda di prodotti tipici. Il favoreggiamento di questo interscambio era un modo per tenere legate le comunità italiane all’estero e rinforzare le identità. Il caso degli italo-americani → mangiare italiano significava dare concretezza a valori come la famiglia, il gruppo, la convivialità, la domesticità: questo spiega la persistente centralità del cibo e dei suoi riti nella definizione di 2 ritenere parte di quel “pacchetto” di beni e servizi cui ogni cittadino aveva diritto. All'interno del sistema dei media creatosi in epoca fascista vi erano modelli differenti: 1. la contessa Edda Ciano rappresentava il modello dell’aristocrazia inimitabile che si proponeva come guida: vestiti esclusivi, gioielli, pellicce, strascichi, eventi mondani, macchine di lusso... 2. I personaggi della cinematografia hollywoodiana: la donna alta, magra, bionda, appariscente, che vive in appartamenti lussuosi e va al cinema e a teatro; accanto a lei l’uomo è elegante, dinamico, sicuro di sé, sorridente, fuma e guida auto scintillanti. Il modello americano simboleggia la classe media affluente che gode di forme di consumo individuali e in cui i consumi passano attraverso una cultura commercializzata. LA VITA QUOTIDIANA NEL FASCISMO → il progresso tecnologico è un elemento fondamentale nei processi di consumo, soprattutto in età contemporanea. In epoca fascista le abitazioni della borghesia media e alta erano provviste delle nuove tecnologie (ferro da stiro elettrico, macchina da cucire Singer, scaldabagno, radio, grammofono e telefono) e di servizi moderni (acqua corrente, elettricità e gas). Molto importante era la radio, che rafforzò il consumo di musica e quindi stimolò, in parte, la diffusione del grammofono Per quanto riguarda i trasporti Marinetti e i futuristi furono i primi in Italia a esaltare il fascino della velocità e quello dell’automobile. Esse infatti condensano miracolosamente: la conquista dello spazio e del tempo, permettendo viaggi lontani e riducendo i tempi di percorrenza; la libertà dell’individuo di scegliere tempi e modi degli spostamenti; la passione per le novità tecnologiche e l'ostentazione di uno status symbol. Negli anni ’20 ci sono ben 36 case automobilistiche italiane: Fraschini, Maserati, Alfa Romeo, Lancia, Fiat... In Italia nel 1938 girano complessivamente 289.000 autovetture (7 ogni 100 abitanti), contro 1.818.000 in Francia e 1.272.000 in Germania. Il treno risulta però il mezzo più utilizzato per lavoro e per spostamenti privati, comprese le prime vacanze delle classi medie. La bicicletta è il vero mezzo di trasporto per tutti: operai, contadini e impiegati. Magazzini popolari → non vi sono drastiche rotture con il periodo precedente: sono ancora presenti una vasta rete di piccoli negozi (in media con due addetti) e 5 l’alimentare è di gran lunga preponderante. I negozi non alimentari sono in media i più ricchi: negozi di tessuti, valigerie, pelliccerie, ferramenta, mercerie... I grandi magazzini, che tanto avevano incuriosito la collettività, non avevano avuto grande espansione: nel 1938 essi rappresentavano solo lo 0,8 % delle vendite. Cause: 1) il basso potere di acquisto dei consumatori, accentuato dalle crisi economiche ricorrenti e dal contenimento salariale del regime 2) la politica di controllo fascista sugli ambienti economici. Il primo magazzino, Upim, fu inaugurato nel 1928 a Verona e offriva ai suoi clienti 4000 articoli a prezzo fisso, ricalcando una formula americana ampiamente diffusasi in Europa tra le due guerre. L’iniziativa fu di Senatore Borletti, proprietario della Rinascente, che creò una catena parallela (Unico Prezzo Italiano di Milano) per distinguere i due marchi: l’Upim si rivolgeva a una clientela popolare piccolo borghese, aveva arredi interni funzionali e puntava su articoli di ampio consumo. Il successo fu significativo: alla vigilia della guerra la società Borletti gestiva 5 filiali Rinascente e 57 magazzini Upim. La rispondenza del pubblico spinse i fratelli Monzino a fondare un’impresa concorrente, la Standa. Si aprì presto una guerra: da una parte la Rinascente, forte del suo sviluppo e dell'influenza politica di Borletti; dall’altra la Standa, che raggiunse in un decennio la metà della consistenza dell’Upim. Queste vicende spinsero il fascismo a intervenire: una legge del 1938 stabiliva l’apertura di un numero massimo di 177 filiali, divise fra Upim, Standa e Ptb, creando un vero e proprio oligopolio. La Ptb (Per tutte le borse) con sede a Milano, creata nel 1937, proponeva un’offerta differenziata a buon mercato, ma di maggiore qualità rispetto alle altre. Questa ebbe una crescita fulminea fino alla guerra, che di lì a poco peggiorerà drammaticamente le condizioni di vita materiali della popolazione (mancanza di generi di prima necessità, distruzioni, calmieri e borsa nera). 6
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