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ecampus Diritto Penale risposte chiuse, settembre 2020, Esercizi di Diritto Penale

Paniere Diritto Penale risposte chiuse, settembre 2020

Tipologia: Esercizi

2019/2020
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Scarica ecampus Diritto Penale risposte chiuse, settembre 2020 e più Esercizi in PDF di Diritto Penale solo su Docsity! Paniere Diritto Penale con risposte Lezione 002 1. La differenza tra il mondo dei fatti e il mondo delle norme sta nella circostanza che: I fatti riguardano degli accadimenti esterni e seguono le regole causali, mentre le norme imprimono ai fatti un modo di essere, pretendendo la conformazione dei cittadini. Lezione 003 01. Il principio di frammentarietà significa che: il ricorso allo strumento penale deve essere improntato all'extrema ratio, cioè devono essere puniti solo quei comportamenti che provocano un grave danno o pericolo per un determinato bene meritevole di tutela. 02. Il principio di sussidiarietà significa che: si può ricorrere alle norme penali solo quando esse sono indispensabili poiché altri tipi di intervento sarebbero inefficaci per tutelare un determinato bene. 03. L'illuminismo giuridico: poneva al centro del sistema penale l'esigenza che sia i fatti che le pene fossero predeterminate. Lezione 004 01. La legiferazione mediante decreto legislativo in materia penale: è ammessa in quanto il Parlamento detta al Governo le linee guida (legge delega) per poter disciplinare determinate materia del diritto penale che richiedono un alto grado di tecnicismo. 02. I regolamenti comunitari in materia penale: vincolano il giudice interno, il quale in caso di contrasto dovrà disapplicare la norma interna a favore di quella comunitaria. 2. Le norme penali in bianco: soddisfano il principio di legalità in quanto il precetto viene disciplinato dal legislatore, mentre un atto di fonte secondaria particolareggia il contenuto del precetto già individuato. 04. Il principio di legalità in materia penale espresso dagli articoli 25 cost e 2 c.p.: prevede che sia i fatti penalmente rilevanti che le pene devono essere espressamente e previamente previste dalla legge. 05. Il principio di legalità: subordina alla legge l'esercizio del potere. 06. La riserva di legge: La legge è l'unica e sola fonte normativa in materia penale; ciò si pone a garanzia del cittadino; si evitano così abusi del potere esecutivo, al quale non è consentita l'emanazione di norme penali. Il ricorso a fonti normative di grado inferiore (es. regolamenti, circolari ecc.) non è ammesso poiché sarebbe gravemente lesivo del principio di legalità. Ciò in quanto, il procedimento legislativo è l’unico strumento adeguato a salvaguardare il bene della libertà personale. Lezione 005 1. Il principio di tassatività: riguarda il momento di interpretazione della norma penale. 2. L'articolo 27 comma 1 Cost. sancisce che: la responsabilità penale è personale. 3. Le fonti comunitarie in materia penale: in forza dell'articolo 10 Cost. sono efficaci anche per il diritto interno. 4. La norma penale ha ad oggetto: la tutela di un valore di interesse pubblico. qualsiasi atto o fatto che il legislatore ritiene meritevole di punizione. 5. Le norme penali incriminatrici sono di stretta interpretazione e quindi: non vi è spazio per interpretazioni analogiche. 06. In ossequio al principio di tassatività il giudice: deve verificare che il fatto astratto previsto dalla norma incriminatrice sia identico al fatto concretamente realizzato. 07. Il principio di determinatezza: si ricava dall'articolo 1 c.p. nella parte in cui afferma che parla di "fatto espressamente preveduto dalla legge come reato". 08. Il principio di determinatezza costituisce un corollario del principio di legalità: che deve vincolare il giudice al rispetto della norma scritta dal legislatore. poiché chiede che la legge nel prevedere un reato deve descrivere un fatto storico suscettibile di accadimento esteriore. 09. il principio di determinatezza si rivolge al: al legislatore, il quale nel legiferare in materia penale deve disciplinare dei fatti concreti di verificazione esterna e non meri propositi. 10. Tassatività e determinatezza nel diritto penale: si possano incriminare solo fatti percepibili dai sensi. 04. Il principio di materialità. Perché’ ci sia reato occorre che vi sia una condotta percepibile dai sensi. In questa prospettiva, la materialità assume il significato che essa ha nel linguaggio comune, ossia di qualcosa che sia suscettibile di verificazione empirica. Il riferimento costituzionale al principio di materialità si ricava direttamente in costituzione, ove l’art. 25 comma 2 Cost afferma che “…nessuno può essere punito se non in forza di un legge entrata in vigore prima del fatto commesso…”. Quindi, secondo la Costituzione, la sanzionabilità penale è collegata alla commissione di un fatto. Di fatto e non del modo di essere dell’ autore parla anche l’articolo 1 c.p. Quest’ultimo, peraltro, aggiunge che il fatto sanzionato deve essere espressamente previsto; il vocabolo “espressamente” sta a significare che il fatto deve essere determinato e non generico. Non rappresenta un fatto determinato, ad esempio, una norma che dovesse far riferimento ai comportamenti antisociali dell’individuo. Nel codice penale poi abbiamo ulteriori elementi dai quali si ricava espressamente la sussistenza del principio di materialità in materia penale: L’art. 115 c.p. afferma che l’accordo o l’istigazione a commettere un reato non sono punibili qualora il reato non venga commesso. L’art. 56 c.p., in tema di tentativo, collega l’applicazione della disciplina alla realizzazione di atti idonei diretti in modo non equivoco. Ciò significa che per esserci tentativo non è sufficiente la sola intenzione, ma occorre che vi sia quanto meno l’inizio di una condotta che manifesta l’intenzione a delinquere. Deve trattarsi di atti idonei, cioè causalmente efficienti, e diretti, cioè proiettati verso la realizzazione di quel reato. Ulteriore conferma si ha dall’art. 49 c.p. il quale esclude la punibilità per chi compie un fatto nella convinzione che esso costituisca anche un reato. Ciò significa che nel nostro sistema l’intenzione del reo di commettere un reato non è sufficiente ai fini della sua configurazione. Il principio di materialità non si applica alle misure di sicurezza. 05. Il principio di offensività. Si è già detti che il principio di offensivita’ opera su due direttrici: 1. costituisce il parametro di legittimità costituzionale per le norme vigenti: 2 traccia il limite costituzionale entro il quale il legislatore deve muoversi nella creazione di nuove figure di reato. Sotto il primo versante l’offensivita’ costituisce lo strumento diretto all’interprete, il quale può sollevare questioni di legittimità costituzionale delle norme non conformi con il dettato costituzionale. Spetta dunque ai protagonisti del processo penale, avocati, pubblici ministeri e giudici, sollevare questioni inerenti alla non conferenza delle disposizioni penali con riferimento ai valori espressi in costituzione. Sotto il secondo versante, quello diretto al legislatore, è compito di quest’ultimo individuare all’interno del catalogo costituzionale I beni oggetto di tutela e dunque disporre delle incriminazioni che effettivamente ledono o mettono in pericolo tali beni. Dunque, in forza al principio di offensivita’, il reato deve sostanziarsi nell’offesa di un bene giuridico e non può consistere in una mera disobbedienza alla legge. Lezione 008 1. Con la sentenza 42/1965 la Corte Costituzionale ha affermato che: ai fini della responsabilità penale non è sufficiente il mero nesso causale tra fatto e autore ma occorre anche un legame di natura psichica tra la condotta e le sue conseguenze. 2. L'articolo 27 comma 1 cost. sancisce che: la responsabilità penale è personale. 3. La responsabilità oggettiva è: una delle forme di imputazione della responsabilità penale previste dal nostro codice e consiste nel mero legame causale tra il fatto realizzato e l'autore dello stesso. 4. Ai sensi dell'articolo 27 comma 3 Cost. la pena deve essere finalizzata: alla rieducazione del reo. 5. Con le sentenze 364/1988 e 1085/1988 la Corte Costituzionale affermò: il principio della responsabilità personale e colpevole, per cui oltre al legame causale occorre che vi sia anche un legame psicologico, individuato quanto meno nella colpa, tra il fatto è l'autore del reato. 6. Il principio di colpevolezza. Con la sentenza 42/1965 per la prima volta viene affermato che non soddisfa il principio di responsabilità penale personale il solo versari in re illecita, ma occorre anche un nesso psichico tra condotta e le sue conseguenze. La Corte afferma che alla base della responsabilità concorsuale per il reato diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti deve esserci non solo un rapporto di causalità materiale, ma anche un rapporto di causalità psichica. Per essere addebitato al concorrente, il fatto nuovo e diverso posto in essere dal concorrente esecutore del reato deve rappresentare uno sviluppo logico e prevedibile per il primo, tenuto conto delle circostanze del fatto concreto. La Corte osserva che la mancata restituzione per caso fortuito non è addebitabile all’agente; pertanto sarebbe illogico applicargli la più grave disciplina del furto comune oggettivamente risultante in virtu’ della mancata restituzione. Se ciò è divenuto impossibile per caso fortuito o forza maggiore non si può; formulare un rimprovero di colpevolezza all’autore. Lezione 009 1. Il principio di umanizzazione. L'art. 27 Cost., al comma 3, sancisce l'umanizzazione della pena, affermando che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità ma devono tendere alla rieducazione del reo. E’ inoltre esclusa esplicitamente la pena di morte, oggi sostituita anche nei casi previsti in precedenza delle leggi militari di guerra con la pena massima prevista dal codice penale comune. Rientra nella direttiva dell’umanizzazione della pena anche il favore verso sanzioni penali pecuniarie in luogo delle pene detentive per illeciti di lieve entità. Il discorso sull’umanizzazione della pena si incentra soprattutto sull'espiazione della pena detentiva (ergastolo e reclusione per i delitti, arresto per le contravvenzioni), ossia sulla possibilità della loro sostituzione con sanzioni meno afflittive, sulle modalità del trattamento penitenziario e sul ricorso a misure alternative alla detenzione. Lezione 010 1. La legge penale abrogata: continua ad esplicare i propri effetti limitatamente ai fatti commessi durante la sua vigenza se è più favorevole al reo. 2. L'articolo 2 comma 4 c.p. stabilisce che: se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile 3. L'abolitio criminis riguarda: l'ipotesi in cui un fatto prima preveduto dalla legge penale come reato, non viene più previsto come tale da una legge posteriore. 4. Ai sensi dell'articolo 2 comma 1 c.p.: nessuno può essere punito per un fatto che secondo la legge del tempo in cui fu commesso non costituiva reato. 5. La legge penale più favorevole. In materia penale, in forza dell’articolo 2 c.p. vige il principio per cui si applica sempre la legge più favorevole al reo, anche se successivamente sostituita da una legge posteriore, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile. Lezione 011 1. La legge penale entrata in vigore successivamente alla commissione del fatto illecito: si applica anche ai fatti puniti da una precedente legge penale se quest'ultima risulta più sfavorevole al reo e non vi è stata sentenza di condanna definitiva. 2. In caso di abolizione della legge penale: se precedentemente vi è stata condanna, ne cessano gli effetti anche laddove vi sia stata sentenza passata in giudicato. 3. In caso di modifica della legge penale: la sua applicazione trova un limite nel passaggio in giudicato della sentenza. Lezione 012 1. La modifica delle leggi penali interpretative: soggiace al regime della successione delle leggi penali nel tempo in quanto si tratta di norme che producono effetti penali. 2. In tema di successione di leggi processuali penali: si applica la disciplina del tempus regit actum, cioè quella della legge vigente al momento di applicazione della norma. 3. L'articolo 133 c.p. riguarda: generale. Trattasi di una immunità c.d. assoluta, in virtu’ della quale essi sono esenti da responsabilità penale per qualsiasi reato, indipendentemente dall'esercizio delle funzioni inerenti all'ufficio ricoperto. Accanto a tale immunità, compare quella relativa che è funzionale ed esime da responsabilità penale solo per fatti commessi nell'esercizio delle funzioni ricoperte. In questa rientra immunità del Presidente della Repubblica Italiana che però non copre ipotesi di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Per i reati comuni il Presidente può essere imputato come qualsiasi privato cittadino. Cessata la funzione di Presidente della Repubblica, ad egli spettano (divenendo senatore a vita) le immunità garantite ai parlamentari. Trattasi di immunità relative, in virtu’ delle quali i parlamentari non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni (analoghe garanzie vigono per i giudici della Corte Costituzionale, il Presidente del Consiglio, i Ministri e i Rappresentanti Diplomatici). La spiegazione delle immunità sta nel fatto che tali persone svolgono funzioni pubbliche di tale importanza da richiedere come garanzia personale l'immunità. Ciò si fonda su ragioni di politica interna ovvero d politica internazionale. Ad esempio, con riferimento alle immunità per i Capi di Stato stranieri, la scelta si fonda sulla considerazione per cui sarebbe inopportuno considerare questi ultimi come propri sudditi e dunque sottoporli alla propria legge penale. Lezione 014 1. Le norme incriminatrici sono quelle norme che: istituiscono un obbligo, la cui violazione determina la commissione dell’illecito da cui deriva la necessaria risposta da parte dello stato, la pena. 2. Quando non è in grado di ricondurre un fatto ad una norma penale, il giudice: deve assolvere l'imputato perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. 3. Durante l'interpretazione della legge penale, il giudice: deve verificare l'esatta identità tra il fatto descritto dalla norma e quello realizzato dall'imputato. Lezione 015 1. L'ignoranza della legge penale è inevitabile quando: quando il soggetto per circostanze di natura oggettiva era impossibilitato a conoscere il contenuto della norma. 2. Le norme penali incriminatrici: stabiliscono delle regole in materia di nesso di causalità. 3. L'articolo 56 c.p. rappresenta: una norma incriminatrici, la cui entità viene data dalla combinazione di due elementi, contenuti in due disposizioni diverse del codice. 4. Ai sensi dell'articolo 5 c.p., l'ignoranza della legge penale: non scusa salvo che si tratti di ignoranza inevitabile. 5. La struttura delle norme incriminatrici. Norme incriminatrici: sono le norme vere e proprie del diritto penale, contenenti precetto e sanzione, che prevedono, cioè, un reato e la relativa pena. 6. Le norme incriminatrici a forma vincolata e a forma libera. Nel diritto penale distinguiamo fattispecie a forma vincolata che sono descritte dettagliatamente e fattispecie a forma libera, o causalmente orientate, per le quali è rilevante qualsiasi condotta purché causale rispetto l'evento costitutivo del reato. Per le prime il reato si considera commesso nel momento in cui si compie l'atto che completa la condotta criminosa; per le seconde si considera commesso nel momento della commissione dell'atto causalmente efficiente. Per i reati di pura condotta mediante omissione il tempo di commissione è quello ultimo al di là del quale è impossibile l'adempimento dell'obbligo, altrimenti è già avvenuto l'inadempimento. 7. Presunzione di conoscenza e ignoranza inevitabile. In materia penale vige il principio di inescusabilità dell’ignoranza della legge penale (art. 5 c.p.), salvo che si tratti di ignoranza inevitabile (sent. Cort. Cost. 364/1988). La Corte Costituzionale ha rilevato che l’oggettiva possibilità per il cittadino di conoscere le leggi dello Stato costituisce una garanzia per lo stesso nella misura in cui è consapevole di ciò che è lecito e ciò che è vietato, lasciando ad egli la scelta se stare dalla parte della legalità o meno, nella consapevolezza delle conseguenze nell’uno e nell’altro caso. Se la legge penale è oggettivamente conoscibile, è obbligo dell’agente conoscerla e dunque adeguare le proprie scelte ad essa. Sicuramente, però egli non può invocare a propria scusa il fatto di non conoscerla soggettivamente. Ciò in quanto l’informazione penale, e più in generale la conoscenza delle leggi dello Stato, costituisce un obbligo per tutti; obbligo che scaturisce direttamente dall’art. 2 Cost. (così la sent. Cort. Cost. 364/1988). L’ignoranza della legge penale, in questi casi, è sintomatica di una mancanza di attenzione da parte dell’agente agli obblighi derivanti dal suo essere all’interno della società. Il dovere di informazione penale rappresenta una esplicazione dei doveri di solidarietà sociale (art. 2 Cost) tesa al rispetto degli interessi dell’altra persona, la cui violazione spiega e legittima la risposta penale. Un soggetto che non rispetta e non riconosce l’importanza di tali interessi, esplicitati positivamente nella norma penale, evidenzia una carenza di socializzazione e dunque è meritevole di sanzione penale. Certo, diverso è il caso dell’oggettiva impossibilità di conoscere la legge penale. In tale caso, tale carenza, non può gravare sul cittadino, nonostante l’obbligatorietà della legge penale (ex art 73 comma 3 Cost). Ciò può verificarsi in casi di natura esclusivamente oggettiva (Corte Cost. 364/1988) come quelli di assoluta oscurità del testo legislativo, caotico atteggiamento interpretativo degli organi giudiziari, ovvero nei casi di assicurazioni erronee da parte di persone istituzionalmente destinate a giudicare su fatti da realizzare. In questi casi la condizione è che chiunque al posto dell’agente sarebbe caduto nell’errore sul divieto (c.d. generalizzazione dell’errore). Se la norma costituisce un messaggio tra trasmittente (legislatore) e ricevente (destinatari), essa svolgerà adeguatamente la propria funzione solo e nella misura in cui contiene un codice noto e chiaramente intellegibile da parte del ricevente. La pubblicazione della legge di per se’ non può essere sufficiente a supplire alla chiarezza di contenuti della stessa. Lezione 016 1. Nel giudizio di tipicità il giudice: valuta l'esatta rispondenza tra il fatto concretamente realizzato e quello astrattamente descritto dalla norma incriminatrice. 2. Nelle norme incriminartici a forma libera la condotta vietata: può essere di qualsiasi tipo, basti che sia causalmente idonea a cagionare l'evento tipico. 3. Nelle norme incriminatrici a forma vincolata: il legislatore individua specificamente le condotte che intende perseguire. Lezione 017 1. L'articolo 132-bis c.p. disciplina: la non punibilità per ipotesi di particolare tenuità del fatto. Lezione 018 1. Nelle norme interpretative suppletive: il legislatore indica il percorso interpretativo da seguire nell'interpretare la norma. 2. Nelle norme di interpretazione autentica: è il legislatore che diffidando di possibili errori interpretativi ne da il significato autentico ad una disposizione. Lezione 019 01. Con riferimento alle cause di giustificazione, l'analogia in bonam partem è problematica: si, poiché c'è il rischio di minare il principio di tassatività, posto che la loro funzione è quella di disapplicare le norme penali. 02. L'articolo 14 delle preleggi stabilisce: il divieto di analogia in materia penale. 03. L'analogia in bonam partem riguarda: la possibilità di ricorrere all'analogia con riferimento alle norme penali che vanno a favore del reo. Lezione 020 1. Con riferimento alle persone non imputabili che hanno commesso un reato, la pericolosità sociale: deve essere accertata caso per caso. 2. La distinzione tra delitti e contravvenzioni: si ricava avendo riguardo alle conseguenze giuridiche previste dal legislatore per il singolo reato. 3. Lo scopo del diritto penale è: 3. Per la teoria bipartita, l'antigiuridicità: rappresenta l'insieme degli elementi negativi che non devono sussistere ai fini della configurazione del reato. Lezione 025 1. Ai sensi dell'articolo 40 c.p.: deve sussistere un rapporto di causalità tra l'evento e la condotta. 2. Il nesso causale rappresenta: il rapporto di causa ed effetto tra la condotta e l'evento. 3. Nei reati a forma libera: è tipica quella condotta idonea a produrre l'evento. 4. Ai sensi dell'articolo 40 comma 2 c.p., nei reati omissivi impropri la fonte dell'obbligo di attivarsi: in qualsiasi atto giuridico (legge, regolamento, contratto ecc.). 5. La condotta penalmente rilevante consiste: una azione od omissione produttive di un evento in senso materiale. in un fare o un non fare (in un azione o un omissione). Pag 28 6. Nei reati omissivi, l'obbligo di tenere una determinata condotta: deve essere individuato in qualsiasi fonte giuridica. 7. Nei reati omissivi si è puniti: per aver omesso di tenere una condotta che si aveva l'obbligo giuridico di tenere. Lezione 026 1. Le cause sopravvenute quando sono state da sole sufficienti a produrre l'evento: escludono la configurazione del reato. 2. In tema di concorso di cause, ai sensi dell'articolo 41 comma 1 c.p., la cause preesistenti, simultanee e sopravvenute: non escludono la configurazione del reato. 3. In tema di causalità, il nostro codice penale aderisce alla teoria: della conditio sine qua non. Lezione 027 1. L'errore inescusabile sulle scriminanti: esclude la responsabilità a titolo do dolo, ma non a titolo di colpa. non esclude la configurazione del reato, posto che nel nostro sistema vige il principio per cui l'ignoranza della legge penale non scusa. rappresenta una circostanza attenuante del reato. esclude sempre la responsabilità. 2. Le scriminati sono: cause di estinzione della pena. 3. In presenza di un fatto scriminato, l'agente: non deve risarcire il danno cagionato, posto che il fatto realizzato è lecito. 4. Ai sensi dell'articolo 59 c.p., le circostanze aggravanti del reato si applicano all'agente: se da lui conosciute, ignorate per colpa o ritenute inesistenti per errore determinato da colpa. Lezione 028 1. Il consenso dell'avente diritto trova applicazione: con riferimento ai diritti disponibili da parte della persona offesa. 2. Ai fini dell'applicazione dell'esimente del consenso dell'avente diritto di cui all'articolo 50 c.p., occorre che il titolare del diritto abbia: la capacità di autodeterminarsi. 3. L'esercizio di un diritto esclude la punibilità: solo se la sua fonte è riconosciuta in Italia. Lezione 029 1. Ai sensi dell'articolo 51 comma 3 c.p., in caso di ordine illegittimo, del reato ne risponde: sia chi l'ha eseguito che chi ha dato l'ordine. 2. Ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca la notizia deve: vera, rilevante e continente. 3. Ai fini dell'applicazione della scriminante dell'adempimento di un dovere, occorre che: il dovere sia riconosciuto da una fonte giuridica Lezione 030 1. Nella legittima difesa, l'offesa ingiusta deve essere: attuale. 2. Ai sensi dell'articolo 52 comma 2 c.p., nella legittima difesa in casa, si può ricorrere all'utilizzo di un’arma: per difendere la persona. Lezione 031 1. In tema di stato di necessità, perché trovi applicazione l'articolo 54 c.p.: il pericolo non deve essere stato generato dallo stesso soggetto agente. 2. Ai fini della configurazione della scriminante di cui all'articolo 53 c.p., l'utilizzo delle armi da parte del privato è legittimo: se ordinato da un pubblico ufficiale. 03. Lo stato di necessità. 04. L'uso legittimo delle armi. Lezione 032 1. La suitas riguarda: la coscienza e volontà (consapevolezza) della condotta. 2. Il reato commesso in circostanza di costringimento fisico o caso fortuito esclude: la suitas. Lezione 033 1. L'imputazione a titolo di colpa o preterintenzione è prevista: nei soli casi espressamente indicati dalla legge. 2. Il titolo di imputazione soggettiva nella contravvenzioni è: indifferentemente dolo o colpa. 3. Il nesso psicologico consiste: nel legame psicologico tra fatto e autore. 04. Nel nostro ordinamento li titolo principale di imputazione soggettiva del reato è: il dolo. Lezione 034 1. L'errore sul fatto di reato: esclude la configurazione del reato a titolo di dolo, ma non anche a titolo di colpa. Lezione 040 1. Si ha colpa impropria quando: nei casi di responsabilità colposa disciplinata dagli articoli 47, 48, 55 e 59 c.p. 2. Si ha colpa specifica: quando si violano norme di cautela funzionali ad evitare la realizzazione di quel determinato evento. Lezione 041 1. Nel codice Rocco, la responsabilità a titolo di preterintenzione veniva configurata come: dolo con riferimento alla condotta e responsabilità oggettiva con riferimento all'evento. 2. Nel codice Rocco, la responsabilità a titolo di preterintenzione veniva configurata come: dolo con riferimento alla condotta e responsabilità oggettiva con riferimento all'evento. 3. Dopo l'intervento della Corte Costituzionale del 1998, la preterintenzione viene configurata come: dolo, con riferimento alla condotta e colpa con riferimento all'evento. Lezione 042 01. Le condizioni obbiettive di punibilità: sono circostanze esterne al reato, da cui verificarsi dipende la punibilità dello stesso. 02. Le condizioni di punibilità intrinseche attengono: all'offesa del bene protetto. Lezione 043 1. Secondo la concezione eclettica della colpevolezza: sia per gli imputabili che i non imputabili bisogna accertare la sussistenza del dolo o della colpa di fattispecie 2. La colpevolezza in senso normativo consiste: in un rimprovero verso il soggetto agente per non aver rispettato i valori comunemente condivisi. 3. Secondo la concezione normativa della colpevolezza quest'ultima consiste: in un rimprovero per il cattivo uso dell’imputabilità da un soggetto capace di intendere e di volere, che commette un reato. 4. La componente soggettiva del reato è chiamata: colpevolezza. 5. Secondo la concezione psicologica della colpevolezza, essa consiste: nei coefficienti del dolo e della colpa. Lezione 044 1. Si ha concorso eterogeneo di circostanze: quando il fatto manifesta, al contempo, la presenza sia di circostanze aggravanti che di attenuanti. 2. L'articolo 69 c.p. disciplina: i criteri di applicazione delle circostanze. 3. Le circostanze sono: elementi accidentali del reato. Lezione 045 1. Le circostanze attenuanti: sono sempre valutate a favore del reo. 2. Con la riforma del 1990, le circostanze aggravanti vengono imputate al reo se: sono conosciute, ignorate per colpa o ritenute inesistenti per errore determinato da colpa. 3. Nel codice del 1930 le circostanze aggravanti venivano applicate: oggettivamente, per il sol fatto di esistere. 3. I criteri di imputazione delle circostanze. Lezione 046 1. Le circostanze comuni si applicano: a tutti i reati. 2. La supposizione erronea delle circostanze: non rileva. Lezione 047 1. La recidiva consiste: nel riportare una nuova condanna dopo una già passata in giudicato. nel riportare una nuova condanna dopo una inflitta dal giudice di secondo grado. nel riportare una nuova condanna dopo una inflitta dal giudice di primo grado. nel riportare una nuova condanna, mentre si è già sottoposto ad un altro procedimento penale. 2. Le circostanze attenuanti generiche prevedono: una attenuazione di pena fino ad un terzo. Lezione 048 1. Nel delitto tentato, il coefficiente psicologico è: il dolo 2. Il tentativo riguarda: i soli delitti dolosi. 03. Con riferimento ai delitti omissivi impropri, il tentativo: si configura. Lezione 049 1. Nel delitto tentato, gli atti idonei vengono accertati attraverso un giudizio: ex ante. 2. Nel delitto tentato, gli atti univoci vengono accertati attraverso un giudizio: ex post. 3. Nel delitto tentato, gli atti idonei vengono accertati attraverso un giudizio: ex ante. 4. nel delitto tentato, gli atti univoci vengono accertati attraverso un giudizio: ex post. Lezione 050 1. Si parla di tentativo incompiuto: quando l'azione non viene portata a compimento. 2. Il tentativo riguarda: i soli delitti dolosi. 3. L'articolo 56 c.p. rappresenta: una norma incriminatrice aperta che si combina con altre della parte speciale. 4. Si ha desistenza volontaria quando: 5. Nel concorso di persone nel reato, le circostanze aggravanti speciali di cui all'articolo 118 c.p. sono configurabili: solo con riferimento all'esecutore materiale del reato 6. Nel concorso di persone nel reato, le circostanze: sono configurabili. Lezione 060 1. Ai sensi dell'articolo 116 comma 2 c.p., la pena per il concorrente che non volle il reato diverso realizzato da taluno degli altri concorrenti: è diminuita. 2. Ai sensi dell'articolo 116 c.p., prima dell'intervento della Corte Costituzionale, il concorrente risponde del reato non voluto realizzato: sempre a titolo di responsabilità oggettiva. 3. Ai sensi dell'articolo 116 c.p., successivamente al'intervento della Corte Costituzionale, il concorrente risponde del reato non voluto realizzato: solo se il reato diverso rappresenta uno sviluppo logico e provedibile del primo reato. Lezione 061 01. In tema di concorso di persone nel reato, le circostanze che escludono la pena per taluno dei concorrenti: si applicano a tutti i compartecipanti al reato. 02. L'articolo 117 comma 2 c.p. prevede una circostanza attenutante: facoltativa. 03. L'articolo 117 c.p., prevede: il mutamento della qualifica del fatto per taluno dei concorrenti. Lezione 062 1. Le pene previste per i delitti sono:  l'ergastolo, la reclusione e la multa. 2. Le conseguenze giuridiche del reato sono:  le pene e le misure di sicurezza. 3. La pena della multa va:  dai 5 ai 5164 euro. 4. La durata legale della pena dell'arresto è:  da 5 giorni a 3 anni. 5. La durata legale della pena della reclusione è:  da 15 giorni a 24 anni. Lezione 063 1. La pena dell'ammenda va:  dai 2 ai 1032 euro. Lezione 064 1. Le misure di sicurezza si applicano ai soggetti pericolosi che: che hanno commesso un reato o un quasi reati ex artt. 49 e 115 c.p. 2. Le misure di sicurezza si fondano:  sulla pericolosità del reo. 3. I presupposti per l'applicazione delle misure di sicurezza sono:  che sia stato commesso un reato e il soggetto agente sia socialmente pericoloso Lezione 065 1. La persona offesa:  è il soggetto passivo, cioè il titolare del bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice. 2. il soggetto passivo del reato:  può essere più di uno. 3. Il danneggiato dal reato:  è la persona che ha subito il danno ma non sempre coincide con il soggetto passivo. 4. I reati casco, come il possesso ingiustificato di grimaldelli:  non hanno un soggetto passivo, ma sono funzionale a prevenire la commissione di reati. Lezione 066 1. Ai sensi dell'articolo 74 c.p.p. l'azione civile:  può essere esercitata nel processo penale. 2. Le obbligazioni civili nascenti da reato sono:  solidali e indivisibili. 3. La pubblicazione della sentenza ha una funzione:  mista e cioè sia sanzionatoria che riparatoria. Lezione 068 1. L'obblazione è:  una causa di estinzione delle contravvenzioni. 2. La prescrizione è:  una causa di estinzione del reato 3. Ai sensi dell'articolo 198 c.p., l'estinzione del reato o della pena:  non comporta l'estinzione delle azioni civili. Lezione 069 1. La sospensione condizionale della pena si applica: a condanne non superiori ad anni 2 di reclusione. Lezione 070 1. Nel nostro ordinamento:  è prevista una responsabilità da reato degli enti. 2. Ai fini dell'affermazione della responsabilità da reato degli enti, si accede alle teoria della colpevolezza in senso: normativo. 3. Il d.lgs 231 del 2001 ha introdotto nel nostro ordinamento la disciplina:  della responsabilità amministrativa da reato degli enti. Lezione 071 1. I criteri di imputazione del reato all'ente sono:  L’interesse e il vantaggio. 2. Ai sensi del d.lgs 231 del 2001, i partiti politici e i sindacati:  non sono responsabili per i reati commessi nel loro interesse o vantaggio. Lezione 072 1. L'organismo di vigilanza è:  un organo deputato al controllo della corretta adozione del modello organizzativo da parte dell'ente.  solo in caso di false informazioni fornite a quest'ultimo ovvero anche alla polizia giudiziaria che agisce su delega dello stesso. Lezione 079 1. Il delitto di false informazione al difensore si realizza:  sia con dichiarazioni scritte che orali. 2. L'articolo 371.ter c.p.:  delinea un reato proprio. 3. Nei delitti di false informazioni al difensore o al pubblico ministero rilevano penalmente:  solo le dichiarazioni false che possono incidere in modo determinante sull'esito del processo. Lezione 080 1. Il delitto di falsa testimonianza:  si consuma quando si afferma il falso, si nega il vero o si tace in tutto o in parte su ciò che si sa dinanzi all'Autorità giudiziaria dalla quale si è chiamati a deporre. 2. il delitto di falsa testimonianza si configura:  in relazione alle false affermazioni rese dinanzi a qualsiasi Autorità giudiziaria in cui si è chiamati come testimoni. 3. Il delitto di falsa testimonianza:  è un reato proprio. Lezione 081 1. La frode processuale punisce la condotta:  di chiunque, nel corso di un procedimento civile o amministrativo, al fine di trarre in inganno il giudice in un atto di ispezione o di esperimento giudiziale, ovvero il peritonell’esecuzione di una perizia, immuta artificiosamente lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone, qualora il fatto non sia previsto come reato da una particolare disposizione di legge. 2. L'articolo 373 comma 1 c.p. punisce:  il perito o l'interprete che danno pareri o interpretazioni mendaci o non conformi al vero quando vengono chiamati dall'Autorità Giudiziaria. Lezione 082 1. L'articolo 374-bis c.p. punisce:  le false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale . Lezione 083 1. La ritrattazione è prevista:  dall'articolo 376 c.p. 2. Ai sensi dell'articolo 376 comma 1 c.p., la ritrattazione delle falsità affermate nel processo penale può essere fatta:  non oltre la chiusura del dibattimento. 3. Affinché operi la causa di non punibilità di cui all'articolo 376 c.p., occorre:  che chi ha dichiarato il falso ritratti quanto dichiarato e manifesti il vero. 4. L’articolo 376 comma 1 c.p. prevede l’applicabilità della ritrattazione ai reati:  di false informazioni al P.M. (art. 371-bis), false dichiarazioni al difensore (371-ter), falsa testimonianza (372), falsa perizia o interpretazione (373). e favoreggiamento personale (378). 5. La ritrattazione delle falsità affermate nel giudicio civile è valida:  finché sulla domanda giudiziale non sia pronunciata sentenza definitiva, anche se non irrevocabile. Lezione 084 1. Il destinatario della condotta di induzione di cui all'articolo 377-bis c.p.:  deve avere la facoltà di non rispondere. 2. Il delitto di intralcio alla giustizia:  configura anche se l’offerta o la promessa per compiere il reato presupposto non sia accettata, ma la pena è diminuita dalla metà ai due terzi. 3. Ai fini della configurazione del reato di cui all'articolo 377 c.p., la condotta tipica:  deve essere volta ad indurre a commettere i reati previsti dagli articoli 371-bis, 371-ter, 372, 373 c.p. 4. L'articolo 377-bis c.p.:  mirano a tutelare le dichiarazioni proveniente esclusivamente da persone che hanno la facoltà di non rispondere nell’ambito di un processo penale. Lezione 085 1. Il delitto di favoreggiamento personale punisce:  chiunque aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità. 2. Ai fini della configurazione del delitto di cui all'articolo 378 c.p.  non occorre che le investigazioni da parte dell’autorità giudiziaria siano state effettivamente fuorviate. 3. L'autofavoreggiamento personale:  non è punibile. 4. In caso di concorso nel reato presupposto, il delitto di favoreggiamento personale:  non si configura. 5. Nel delitto di favoreggiamento personale, le cause di estinzione del reato presupposto:  non fanno venir meno la responsabilità per il delitto se intervenute dopo la condotta favoreggiatrice Lezione 086 1. Il delitto di cui all'articolo 379 c.p. si configura:  anche in caso di concorso (materiale o morale) del soggetto attivo nel reato presupposto. in concorso materiale con il delitto di riciclaggio. in concorso formale con il delitto di riciclaggio. solo in mancanza di un concorso (materiale o morale) del soggetto attivo nel reato presupposto. 2. Ai fini della configurazione del delitto di favoreggiamento reale, occorre:  che il soggetto attivo sia un incaricato di pubblico servizio. che non siano configurabili i reati di ricettazione e riciclaggio. che il soggetto attivo sia un pubblico ufficiale. che vi sia un accordo tra il reo e gli autori del reato presupposto. 3. Il delitto di favoreggiamento reale consiste:  nell'aiutare taluno ad assicurare il prodotto o il profitto o il prezzo di un reato. Lezione 087 1. Ai fini della configurazione del delitto di patrocinio infedele di cui all'articolo 380 c.p. occorre:  il patrocinatore o il consulente tecnico che, rendendosi infedele ai suoi doveri professionali, arreca nocumento agli interessi della parte da lui difesa, assistita orappresentata dinanzi all’Autorità. giudiziaria. 2. La violazione del segreto istruttorio di cui all'articolo 379-bis c.p.:  ha ad oggetto notizie attinenti agli atti di indagine compiuti dal P.M. o dalla polizia giudiziaria e di cui l’indagato non può avere conoscenza fino al momento della chiusura delle indagini Lezione 088 1. Il comma 2 dell'articolo 381 c.p. punisce:  il fatto del difensore o del consulente che dopo aver assistito una parte assume, senza il consenso di questa, la difesa della parte avversa 2. Il soggetto attivo del delitto di cui all'articolo 382 c.p. è:  il patrocinatore. 3. Il delitto di cui all'articolo 382 c.p. punisce:  il patrocinatore che, millantando credito presso il giudice o il pubblico ministero che deve concludere, ovvero presso il testimone, il perito o l’interprete, riceve fa dare opromettere dal suo cliente, a sé o ad un terzo, denaro o altra utilità col pretesto di doversi procurare il favore di costoro ovvero di doverli remunerare. 4. L'articolo 381 coma 1 c.p. punisce:  la condotta del patrocinante o del consulente che, anche per interposta persona, presta contemporaneamente patrocinio o consulenza a favore di parti contrarie. Lezione 089 1. L'articolo 384 comma 2 c.p.:
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