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Ecocritica, la letteratura e la crisi del pianeta. Caterina Salabè, Sintesi del corso di Letteratura Francese

Riassunto del saggio Ecocritica di Caterina Salabè

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 30/01/2020

MatildeVitale
MatildeVitale 🇮🇹

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Scarica Ecocritica, la letteratura e la crisi del pianeta. Caterina Salabè e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Francese solo su Docsity! Ecocritica La letteratura e la crisi del pianeta Caterina Sablè “La critica letteraria diventa eco” di Lawrence Buell L’ecocritica è una pratica critica che ha iniziato a svilupparsi 15 anni fa negli stati uniti. Dagli stati uniti è approdata in europa, asia e australia ed’è cresciuta in particolare nel mondo anglofono. Si concentrò dapprima su varie forme di nature writing: poesia della natura, saggio naturalistico, narrativa di frontiera e romanzo wilderness. Qualunque genere letterario può sviluppare un tema ecocritico: la poesia, la narrativa, il teatro, la saggistica. L’ecocritica guarda ad ogni tipo di ambiente, dai luoghi rurali e selvaggi alle aree urbane. In generale è l’insieme dei modi in cui la letteratura ha concepito i rapporti tra gli esseri umani e il loro ambiente fisico. Esiste difatti un “inconscio ambientale” cioè il condizionamento della mente umana dovuto alla sua interazione con l’ambiente fisico. In un testo letterario si intersecano almeno 4 dimensioni ambientali: 1) La prima è il paesaggio fisico rappresentato cioè l’ambientazione e le strategie usate per la rappresentazione. Riguardo questo primo aspetto possiamo chiederci come è rappresentata l’interdipendenza tra esseri umani e rispettivo ambiente fisico. Esempi di opere: - Gain di Richard Powers: opera di narrativa americana che intreccia la narrazione realista della vita di una donna della classe media che muore di cancro in una cittadina del Midwest con la narrazione panoramica e favolistica della trasformazione di una piccola impresa in multinazionale che ha probabilmente provocato il cancro alla donna. Contrasto e convergenza tra l’esistenza di un ignaro individuo e i disastrosi effetti collaterali del successo economico di un’azienda. 2) La seconda è il paesaggio implicito dell’autore che può essere ipotizzato a partire da ciò che sappiamo della sua vita e della sua opera. La domandache possiamo porci in questo caso è: lo scrittore dimostra un legame con il luogo o al contrario un atteggiamento migratorio? 3) Terza componente è costituita dalle ampie forme intertestuali e culturali che sottendono il testo. 4) Quarta coordinata ambientale dell’opera letteraria è la ricezione del testo da parte dei lettori. Perché l’ecocritica è così rilevante in questo momento storico? Perché i luoghi in cui siamo cresciuti, dichiara Lawrence Buell, attraversano molto rapidamente cambiamenti ambientali. Questi luoghi però non si limitano a cambiare ma vivono un declino, siamo in un’epoca di crisi ambientale. Arbitrarietà dei confini tra nazioni e culture nazionali: le culture aldilà dei confini nazionali imposti si mescolano le une con le altre. Talvolta però i confini nazionali sono correlati con quelli ecologici (per esempio come nel caso di nazioni isolate come l’islanda) ed in più i confini tra ambienti diversi tendono a diventare sempre più netti per effetto delle norme vigenti nelle varie nazioni. Ma perché c’è la necessità di portare avanti studi post nazionali e comparatistici? Innanzitutto perché gli effetti prodotti involontariamente sull’ambiente dall’uomo tendono a varcare i confini nazionali e minacciano di cancellare intere culture (esempio: riscaldamento globale rischia di cancellare piccoli paesi insulari). Inoltre la divisione tra culture è sempre più sfumata per la sempre più intensa migrazione delle specie. A contribuire alla necessità di studiare un ambiente che è ormai globale è il fatto che la progettazione architettonica dello spazio sociale umano vede un apparato di connessioni comune. “Ecocritica: teoria e pratica” di Serenella Iovino Secondo l’ecologia letteraria testo e mondo sono ecologicamente interdipendenti, tra essi si crea un rapporto che prevede l’azione del mondo sul testo e la possibile azione del testo sul mondo. Quest’ultima affermazione esalta il ruolo della letteratura. La letteratura è infatti un’importante caratteristica della specie umana, si può dire che gli esseri umani sono le uniche creature letterarie della terra. Questo discorso nasce dalle riflessioni di Meeker, uno studioso americano. Egli riprendendo Darwin afferma che il linguaggio e la letteratura scaturiscono da un istinto umano analogo all’istinto comunicativo- musicale del canto degli uccelli. L’uomo produce così testi, si delinea il sistema dei generi letterari. Esistono generi letterari più “ecologici” di altri perché per esempio la tragedia, fondandosi sul conflitto e la catastrofe, è una strategia più svantaggiosa rispetto alla commedia, più conciliatoria. Si possono individuare differenze ecologiche tra commedia e tragedia: nella commedia il personaggio si adatta al mondo e si modifica con esso e in esso mentre nella tragedia il personaggio si scontra con il mondo fino alla catastrofe finale di uno dei due. Quest’interpretazione di questi due generi letterari mette in luce. 1) la necessità di, sollecitare comportamenti collaborativi tra umanità e ambiente, tra umano e non umano 2) a superare la prospettiva antropocentrica secondo cui l’uomo è il nucleo di interesse mentre le altre forme di vita mezzi per il suo benessere. L’uomo deve quindi imparare a rapportarsi con il mondo. “Le Cosmicomiche” di Italo Calvino possono considerarsi ecologiche perché come detto è ecologico lo stesso genere comico. Nell’opera di calvino la commedia si intreccia però qui con la science fiction e la narrativa per ragazzi. Calvino nelle cosmicomiche si allontana dal campo di esperienza umano (qfwfq è un protagonista non umano) e costruisce un mondo che parla di sé senza contemplare l’uomo come possibilità, chiarisce che il mondo non ha valore solo perché questo viene dato dall’uomo, scinde uomo e mondo. Qfwfq è inoltre un Picaro cioè un personaggio che per definizione si adatta al mondo e si modifica insieme ad esso attraverso avventure rocambolesche. L’opera si può definire commedia dell’universo, darwinismo cosmologico. “Translocalità: la nozione di luogo nell’ecocritica contemporanea” di Scott Slovic L’ecocritica, definibile come lo studio dell’espressione artistica che prende in considerazione il rapporto tra esseri umani e mondo + che umano, g amostarto negli ultimi anni un’ambivalenza riguardo alla nozione di luogo. Lawrence Buell nel libro The future of enviromental criticism usa il termine translocale per descrivere la tensione tra legame con il luogo e astrazione globale che le persone sperimentano. Individua così un conflitto tra il cosmopolitismo sostenuto da Heise e il nuovo bioregionalismo fondato da Lynch. Chiariamo le due posizioni: 1) Heise: ella riconosce che c’è una tendenza forte a credere che valorizzare il senso del luogo sia il prerequisito fondamentale per l’attivismo ambientale. Cioè che il processo che crea questo legame uomo-luogo è: prossimità spaziale comprensione cognitivaattaccamento emotivoetica della responsabilità e della cura. Per lei la sfida dell’epoca post moderna è invece proprio quella di andare oltre questa “etica della prossimità”, oltre il bioregionalismo e sviluppare una prospettiva cosmopolita e attenta ai meccanismi del mondo nel suo complesso. 2) Lynch: egli, con il suo bioregionalismo, valorizza l’attaccamento emotivo a luoghi e regioni specifici. Scrive il libro Xerophilia in cui evidenzia quanto i luoghi hanno ispirato le idee degli autori di testi letterari. Es Henry Thoreau in Walden elenca gli elementi essenziali per la vita umana ma non cita l’acqua! Per lui è scontata ma magari per chi vive nel deserto no!. associa diverse dimensioni della nicchia da ora in ecologia viene abbandonato il metodo descrittivo in favore di quello quantitativo. - l’ecologia inizierà poi a studiare il funzionamento dell’ambiente in chiave di efficienza energetica. Cosa rese popolare l’ecologia? Si diffonde in seguito scatti fotografici fatti dagli astronauti del nostro pianeta. In coincidenza a questo fatto nacque il primo movimento ambientalista. Le persone iniziarono a preoccuparsi dell’integrità delle aree naturali, dell’inquinamento, della crescita della popolazione umano, della necessità di cibo ed energia. Da quel momento le problematiche ambientali entrarono nelle agende dei politici. Ci si rese conto dell’abuso del pianeta da parte dell’uomo che portò a perdita di biodiversità e crescente frequenza di eventi catastrofici es alluvioni frane incendi. - il Club of Rome, un gruppo di scienziati economisti ed insegnanti riuniti da Aurelio Peccei che sentì il bisogno di affrontare il problema del futuro dell’umanità, commissiona nel 1972 un rapporto futuristico intitolato “i limiti dello sviluppo”. Il lavoro prediceva che se il nostro sistema economico fosse rimasto immutato nel tempo si sarebbero innescati cicli di esplosioni demografiche ed economiche seguite da crolli. Il rapporto denunciava inoltre l’ossessione della società per la crescita: l’obiettivo costante di diventare più ricchi, più grandi e più potenti con poco riguardo verso le risorse. Negli anni 90 poi Donella Meadows e colleghi pubblicano il seguito di questo lavoro intitolato “Oltre i limiti dello sviluppo” in cui conclusero che le condizioni globali erano peggiori di quanto predetto nel 1972. Alcuni termini Biosistemi = comprendono componente vivente (organismi) + componente non vivente (acqua, aria e minerali) + energia. Ecosistema = è un sistema in grado di automantenersi e costituito da: sistema di popolazioni interagenti + ambiente fisico + energia. L’etica ambientale Pone doamande sulle relazioni morali tra uomo e natura: l’uomo ha compiti obblighi o responsabilità verso l’ambiente che lo ospita gratuitamente? Ha responsabilità verso le altre specie? Esistono assoluti etici? Il punto di vista dominante è l’antropocentrismo secondo cui la natura è al servizio della specie umana. Però anche nei più radicati antropocentrismi si insinua il timore di possibili catastrofi naturali. Quello che è necessario conquistare è l’educazione dell’uomo alla convinzione di essere il guardiano e non il padrone della natura. Solo così si potrà contribuire alla salvaguardia delle diverse forme di vita ed evitare il collasso ambientale e socio-economico. Tra gli scritti più noti sull’etica ambientale c’è quello di Aldo Leopold the land ethic. Egli afferma che l’etica ambientale è una limitazione della libertà di azione nella lotta x l’esistenza. “Filosofia ed ecologia” di Daniele Guastini il pensiero ecol ha un forte debito verso la filosofia. Si può intendere per esempio l’uomo come res cogitans, cioè come soggettto, mentre la natura come res extensa, cioè come oggetto. In tal caso la natura si relegherebbe ad uno status di oggetto utilizzabile e dunque manipolabile x mezzo di tecniche. Nasce il divario tra tecnica e natura. La tecnica attingerebbe alla natura come “fondo utilizzabile”. Per l’uomo antico, in particolare per il greco classico, questo non valeva. Egli si sentiva parte della natura. Anche nella mentalità greca esistevano però i concetti di techne e physis ma erano diversi dai concetti moderni di tecnica e natura. Ciò si può comprendere meglio analizzando alcuni testi letterari: 1) Odissea: qui la techne è ciò che efesto, dio del fuoco, e atena, dea della sapienza, hanno donato all’uomo per permettergli di realizzare opere piene di charis cioè grazia bellezza e armonia. Già da omero il verbo technaomai ha una doppia valenza: significa produrre e costruire ma anche pensare e tramare, è intesa quindi come una forma del pensiero umano e non come una semplice attività manuale, come l’attività che costituisce il risvolto produttivo del pensiero, pensiero che contempla e si meraviglia della physis. 2) Mito di Prometeo in Esiodo ed Eschilo: qui la nozione di techne resta la stessa ma ciò che varia è la sua provenienza, la tecnica è infatti qui intesa come furto e non dono degli dei. I rapporti tra uomo e natura iniziano a farsi più complessi ma non si arriva comunque a pensare che t e p siano antagoniste. Nel Prometeo di Eschilo il problema è quello della capacità da parte dell’uomo di misurare la techne. Inizia a introdursi il problema dell’uso buono o cattivo della tecnica, centrale ancora di più nell’Antigone di Sofocle. L’uomo ha la possibilità di scegliere se seguire o meno la natura, di rispettare il limite che essa gli impone. Deve mantenersi così un’intonazione tra t e p e quindi tra uomo e natura. “L’ecologia politica come dialettica della modernità” di Roberto della Seta L’ecologia è un pensiero della modernità? Il dato che qualifica il pensiero ecologico come pensiero della modernità è il fatto che l’ecologia come pensiero politico nasce dall’ecologia come scienza e la scienza ecol nasce dal naturalismo seicentesco che si svilupperà secondo 2 linee divergenti: da una parte il meccanicismo e l’illuminismo e dall’altra il vitalismo e il romantcismo. È questo passaggio che introduce la rinaturalizzazione dell’uomo che porterà a sua volta a Darwin, senza il quale l’ecologia non sarebbe mai nata. Sono così l’ascendenza nel naturalismo e il legame con l’evoluzionismo darwiniano a designare l’ecol come un pensiero fortemente moderno. L’ecol è un pensiero illuminista? L’ecol però è anche un pensiero illuminista perché la rivoluzione di Darwin nasce molto prima dell’800: nasce con copernico e Galilei che spezzano il legame tra scienza e religione e trova un suo primo compimento nell’illuminismo di Lamarck, buffon e Laplace dell’Encyclopedie che comincia ad allargare la nozione di progresso dal campo dell’evoluzionismo filosofico a quello dei cambiamenti in natura. Inoltre accenti di un’ambizione a rifamiliarizzare l’uomo con la natura si trovano in altri pensatori illuministi es Rousseau che identifica la condizione di felicità dell’uomo in quella di naturalità, Diderot che vede nell’eccesso di civilizz una minaccia per la possibilità dell’uomo di essere felice, Voltaire che condanna l’antropocentrismo come pregiudizio e che accomuna tutti i viventi in uno stesso destino. Nell’illuminismo si trovano dunque le radici del pensiero ecologico ma al contempo questo ha creato le basi per una contrapposizione tra uomo e natura ancora + radicale: si è iniziata ad introdurre l’idea della possibilità da parte dell’uomo di manipolare la natura in modo illimitato. Un ultimo risvolto che permette di identificare l’ecol come pensiero della modernità è quello dell’avvento dell’età della tecnica e dell’industrializzazione. L’artificializzazione della società ha creato le condizioni perché l’uomo iniziasse a coltivare un legame con la natura esclusivamente utilitaristico e strumentale. E’ tra il 700 e l’800 che l’uomo ha preso definitivamente atto di questa sua distanziazione dalla natura e, per ovviare alla frattura, ha così iniziato ad assumere obbligazioni morali verso di essa. Dall’ ecologia all’ambientalismo Ecologia = scienza in sè Ambientalismo = bisogno esistenziale e pratica sociale e politica. Il passaggio da ecologia ad ambientalismo si compie nella 2 metà del 900, l’ambientalismo rifonda l’esigenza ecologica su basi sociali ed eticeh ed ambisce a tradurre la difesa dell’ambiente da astratto valore ideale in concreto interesse sociale. Tutte le grandi mobilitazioni ambientaliste degli ultimi decenni sono ricadute sui partiti verdi che si collocano principalmente alla sinistra dello schieramento politico. Perché l’ambientalismo non è un fenomeno prevalentemente reazionario? Perché è razionale, lungimirante e scientifico. E’ un fenomeno, come dichiarato da Le Goff, uno dei massimi storici viventi, lo stesso che si è chiesto se l’ecol è un pensiero della modernità, “ambiguo e complesso”, un insieme di razionalità, spiritualità, scienza e carattere mistico. “La causa ecologica tra cultura laica e cristiana” di Lorenzo Franchini uno dei pricipali scogli della società moderna è cultura del profitto che, laica e pragmatica, muove la società indutriale e la spinge ad estendersi in ogni parte del pianeta con effetti potenzialmente devastanti sugli equilibri naturali (globalizzazione). Si riscontra una perdita di lucidità da parte della società che dipende anche dall’attenaursi della componente umanistica nella formazione delle classi dirigenti. Solo una cultura di questo tipo infatti può insinuare il senso della complessità dei problemi. Secondo alcuni critici l’origine dell’aggressività dell’uomo occidentale verso l’ambiente sarebbe da rintracciarsi nella dottrina cristiana della Creazione. Il libro della Genesi 1, 28 recita: “riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo i su ogni essere vivente che striscia sulla terra.” Sembra che la religiosità cristiana induca a un atteggiamento non riverente verso la natura. Tutto il sacro sembra essere riferito ad un essere che la trascende e ne è artefice l’uomo, che è la creatura più alta e si colloca al di sopra della natura. Bisogna però notare che nelle scritture è indicato che la missione dell’uomo è quella di coltivare e custodire il mondo di godere dei frutti della natura e di non abusarne. La stessa idea è riportata nel cantico delle creature di San Francesco. Egli afferma che l’uomo ama e costudisce il creato. Si può parlare di ecologia cristiana. Cultura ambientalista come cultura di sinistra Il movimento ecologico di sinistra nasce si consolida negli anni 60 e 70 con la protesta giovanile. L’obiettivo era quello di abolire il primato della cultura cristiano borghese per immettere nella società germi di sensibilità nuove, spesso importate da paesi lontani quelli orientali, Dove vi è una maggiore attitudine alla vita contemplativa. Qui infatti l’economia industriale tarda decollare e da questo deriva un rapporto più armonioso e sereno dell’uomo con il mondo. E necessario tornare alla natura perché culla di tutte le uguaglianze. Pare invece che la destra, a differenza della sinistra, si concili più difficilmente con le ragioni della tutela dell’ambiente. “Baciare la Madre terra: un topos letterario” di Emilia di Rocco Gea è identificata come la Madre terra fin dai tempi più antichi. Rappresenta la terra, la fertilità, la maternità e il legame con gli uomini. Il poeta Eschilo scrive nelle Coefore “a tutte le cose da’ nascita e dopo averle nutrite ne riprende a sua volta il germoglio”. Gea si afferma così come figura che comprende in sé l’intero arco della vita umana, dal concepimento alla morte. In letteratura, nell’immaginario legato alla figura della “terra madre”, è descritto più volte il gesto del “bacio alla terra”. - Nell’antico Egitto era associato a Osiride, prima divinità inserita in un ciclo ininterrotto di morte e di rinascita a concedere l’immortalità. - Tra i Greci e i Romani il gesto vuole omaggiare la mt in quanto colei che dona la vita ed’è in più un atto che rivela la profonda umiltà e sottomissione dell’umano rispetto alla dea. - I greci chiamano questa divinità anche Demetra e le riconoscono la funzione di donatrice dei cereali agli uomini. Attraverso un legame con la figlia persefone la dea costituisce un ponte tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti e quindi tra fertilità e sterilità. La figlia infatti era stata rapita da Ade e portata nell’oltretomba, demetra la cerca disperata e non la trova e smette di adempiere ai suoi obblighi portando la terra a smettere di dare i suoi frutti. Il conflitto tra ade e demetra rischiava di portare all’estinzione della stirpe umana ed era necessaria così una riconciliazione. Si decretò che persefone dovesse vivere 6 mesi nell’oltretomba con ade e gli altri 6 sulla terra con la madre. E’ così che ad ogni partenza di P la terra moriva per poi rifiorire al suo ritorno. - Mito di Deucalione e Pirra dal libro delle Metamorfosi di Ovidio: E’ narrato dopo la narrazione della creazione del mondo e dell’essere umano. Deucalione, figlio di Prometeo, e Pirra, figlia di Pandora, sono gli unici superstiti del diluvio scatenato da Giove per annientare l’umanità. Essi, raggiunto il Parnaso, invocano gli dèi e l’oracolo per avere soccorso e lo fanno baciando la pietra gelata dei gradini del tempio. Gli dèi suggeriscono loro che per far rifiorire la stirpe umana dovevano gettarsi alle spalle “le ossa della gran madre” , L’inghilterra moderna nel campo della tutela dell’ambiente ha agito da esempio per le altre nazioni ma il, punto di partenza è proprio il poeta romantico W con il suo amore per il Lake District: “una proprietà Della nazione sulla quale ogni uomo provvisto di occhi per vedere e cuore per godere può rivendicare il suo interesse sui diritti”. “Thoreau e Goethe” scrivere la natura. Di Anna Re Henry Thoreau è uno dei primi autori a parlare della necessità di preservare la wildrness come riserva di nutrimento intellettuale per l’uomo civilizzato. Egli visse nella natura, isolato e imparò così a sentirsi parte di essa. Voleva conseguire la wildrness, comprenderne e descriverne il valore essenziale. Egli prese ispirazione perlopiù da Johann Wolfgang Goethe. Goethe tentò sempre di collegare tutte le facoltà (intellettuali, emotive, morali, spirituali e fisiche) tra loro perché riteneva che solo così si potessero evidenziare in modo completo i principi che governano la vita dell’uomo e della natura. T riprese questo atteggiamento, allo stesso modo il movimento ambientalista del XX sec che voleva favorire una relazione con la natura che andasse oltre una comprensione meccanica delle sue parti. Anche il linguaggio di G è da analizzare. Egli tenta di adottare un linguaggio multiforme, un linguaggio che permetta di mantenere sempre vivo l’oggetto dinanzi a sé e, nella riflessione sulla natura, di sentirsi parte di essa. T studia la natura ispirandosi a G e raccoglie questo “processo di educazione dei sensi e del suo occhio interno” nel suo testo più famoso: “Walden: Or life in the Woods”. T era convinto, come G, che la manifestazione di un fenomeno non è distaccata dall’osservatore ma strettamente connessa alla sua individualità. Il testo di Walden subì ripetute revisioni prima di essere pubblicato. T lavorò molto sul linguaggio, sulla scelta dei termini, sulle figure retoriche. Il tipo di conoscenza della natura a cui voleva arrivare richiedeva un costante lavoro. Egli pubblicherà anche un saggio scientifico sulla forest succession dopo aver studiato per anni le foreste intorno a Concord. Questo è considerato uno dei primi testi che si possono far rientrare nella scienza dell’ecologia. Nonostante egli avesse pubblicato un saggio scientifico al contempo criticava duramente la tendenza della scienza ad “uccidere la poesia”, cioè a spiegare esclusivamente in forma astratta e teorica i meccanismi naturali. Critica inoltre il lavoro dei botanici che mettono in relazione gli organismi solo in termini di similitudini di struttura e che li tolgono la loro ambiente naturale dissezionandoli in laboratorio. Per T sistematizzare e catalogare al di fuori del sistema naturale significa togliere l’organismo dall’ordine naturale che ne permetteva l’esistenza. T non condivideva questo metodo di indagine proprio perché sua premura era quella di rilevare connessioni e relazioni profonde all’interno della natura e quella con il luogo, il sense of place, non poteva di certo essere trascurata. In conclusione il compito del poeta per T è quello di trasformare la science in coscience ovvero fare in modo che la scienza fosse animata dalla conoscienza. “La Natura. Un tempio perduto? Baudelaire e il secondo Novecento” di Andreas Puff-Trojan Baudelaire nel sonetto “Correspondances” espone visioni interessanti sulla Natura: - “E’ un tempio la Natura”. Il termine “templum” in origine indicava un luogo sacro, ma non necessariamente un edificio. La Natura per B non è dunque un luogo di culto ma una sfera del sacro. - l’uomo si trova dentro una foresta di simboli difficilmente interpretabili, cammina attraverso essa. - La natura guarda l’uomo con “regards familiers” cioè con sguardi di intimità che si fondano su un rapporto familiare. - L’uomo cosa deve fare? Riconoscendo il sacro della natura deve sacralizzarla per mezzo dell’arte. Il linguaggio dell’arte è il “transporteur tra la Natura e l’uomo. Il poeta è “traducteur” e “dechiffreur”. Gunter Eich è un poeta della natura che aspira all’ideale di B: anche lui vuole essere traducteur e dechiffreur della natura e della sua aura. G però si chiede se l’uomo può decifrare la natura nel momento in cui le scienze naturali l’hanno trasformata in puro oggetto di osservazione e di esperimento. Con l’avanzare degli anni G sarà sempre più convinto che la risposta sia no. La perdita della corrispondenza “La Nature est un temple” è irrimediabile. Allo stesso modo Malcolm Lowry in “Under the Volcano” afferma che l’uomo distrugge se stesso e la natura per mezzo della tecnica e delle scienze applicate e la natura come “soggetto” al contempo si ritira. L’uomo è distruttivo  la natura si ritira. Anche Rène Char, poeta lirico, ritiene che la Natura sia un soggetto che si appella ad una coscienza intelligente, l’uomo, per essere decifrato. Egli fu combattente della resistenza e scrive delle annotazioni dal Maquis. In queste annotazioni poetiche la natura concede una protezione ai partigiani nella lotta contro i tedeschi, fa fronte comune con l’uomo. Se l’uomo riesce a guardare la natura come soggetto, a descriverla come soggetto e a esserne custode allora ella offrirà un riparo agli uomini. Il poeta lirico austriaco Franz Josef Czernin ritiene invece che la natura è proliferazione selvaggia e caotica, che in quanto soggetto vive appieno la sua libertà, al contempo è un soggetto che opera secondo un disegno preciso e logico. Egli inoltre afferma che i 4 elementi (acqua aria terra fuoco) stabiliscono le corrispondenze tra natura e natura dell’uomo. Si discosta da quest’ultima idea il filosofo e storico britannico Robin G Collingwood nel libro The idea of nature. Per lui se la natura è pura evoluzione, dunque è sottoposta ad un continuo mutamento, allora non si può dire cosa significa la natura in quanto unità e neanche quale legame di fondo ci sia tra essa e l’uomo. Non esiste più alcuna idea, alcun rapporto di corrispondenza che mette relazione l’essenza della natura con la natura dell’uomo. Tutte queste riflessioni rientrano nell’ambito dell’ecocriticism. Una delle più grandi sfide del nostro tempo è proprio quella di mettere in corrispondenza il pensiero scientifico, logico e sistematico dell’uomo con l’idea della natura come organismo sovrastante, protettivo e parlante. Come dichiara B l’uomo deve esaltare l’aura della natura, deve saperla far parlare, da qui sarà la natura a offrirgli la sua protezione. “Mito e realtà dell’indiano ecologico” di Giorgio Mariani Sin dai suoi primordi il movimento ecologista statunitense ha fatto ricorso alla figura dell’indiano americano come modello di un corretto ed equilibrato rapporto tra natura ed uomo. Chief seattle fu leader indiano ed uno dei firmatari del trattato di Port Elliot del 1855 col quale alcune tribù indiane si arresero alla colonizz bianca di un’area della costa nord occ degli usa. Seattle Con il tempo ha iniziato ad essere percepito come “il profeta di un sentimento ecologico che si ritiene manchi alle nazioni industrializzate dell’occ” divenendo “Il santo patrono di una stretta relazione tra uomo e il suo ambiente naturale”. Egli rimarcherà il suo ruolo di ecologista in un’orazione che ha iniziato a circolare diffusamente negli usa negli anni 60-70. Nell’orazion dichiara che “ogni parte di questo luogo è sacra per il mio popolo” e per es che “i fiumi sono nostri fratelli, l’aria è preziosa” ecc. Gli indiani sono sempre stati percepiti come “naturalmente” ecologisti e dotati di una sapienza ambientalista. Lo scrittore indiano Sherman Alexie non è però della stessa idea, egli protesta contro quest’immagine idealizzata e romanticheggiante degli indiani. Anche Joni Adamson nel suo libro affronta il tema contrapponendo gli atteggiamenti del natur writing di autori bianchi all’ “l’etica del giardino” indiano-americana che “insegna a vivere in modo + responsabile nei luoghi”. Adamson sottolinea che gli indiani non si rivolgono alla natura per sopravvivere ma a tradizioni culturali che insegnano a pensare con senso di responsabilità alle modalità di impiego della terra. Per gli indiani lottare per la terra significa lottare per la gente, capiscono che non possono sopravvivere senza un uso corretto delle proprie terre e di conseguenza le terre non possono sopravvivere se gli indiani ne fanno un cattivo uso. Il differente atteggiamento degli indiani verso la natura sta dunque in un uso più equilibrato e responsabile delle risorse naturali. La storia dimostra però che il concetto di indiano ecologico è in larga misura un’invenzione bianca. Fergus Bordewich, nel capitolo “L’ombra di Chief Seattle” del suo volume, riporta un episodio in cui una comunità di indiani della California accetta di affittare parte della propria riserva come discarica alla Mid American Waste System. Gli indiani tenderebbero così a dividersi in campi opposti quando un “giardinaggio tecnologico” delle loro terre è compatibile con i loro stili di vita tradizionali. C’è una profonda ambivalenza degli approcci indiani alle questioni ambientali. Cercano un equilibrio tra il naturale desiderio umano di benessere e la riluttanza a disturbare e disgregare la natura. L’autore del saggio conclude affermando che crede nel contributo che la scienza ecologica può dare nella comprensione dei fenomeni naturali e nella formazione di decisioni che garantiscano la salvaguardia della natura. Dall’altra parte non ritiene che la letteratura possa essere in grado di fornirci precise istruzioni ecologiche sul modo migliore di usare le terre. “Entropia dei rifiuti: contenere l’incontenibile” di Niccolò Scaffai Nel Pacifico esiste un’isola di rifiuti composta per l’80% da materiale plastico, si chiama Pacific trash Vortex, rimane appena sotto il pelo dell’acqua e ha una consistenza semi solida. L’isola di rifiuti ha iniziato a formarsi negli anni 50 aumentando la propria massa per effetto di una corrente oceanica che si muove in senso orario e a spirale. Alcuni ricercatori hanno inoltre scoperto che alcuni microorganismi sono in grado di digerire la plastica avviandone il processo di degradazione. E’ importante affrontare per l’autore del saggio il motivo dei rifiuti, delle deiezioni. Nel caso dell’isola spazzatura evidenzia come sia difficile distinguere tra natura e artificio: il materiale di cui è composta è lo stesso degli oggetti artificiali di uso domestico ma al contempo l’aggregazione e la degradazione dei componenti dipende da fenomeni naturali. - I rifiuti sono anche il principale argomento del capitolo conclusivo di Gomorra di Roberto Saviano. Nel libro Saviano mira a portare alla luce fatti e dinamiche criminali che normalmente rimangono occulte. In Gomorra la prospettiva ecologica coincide con l’affioramento di ciò che sommerso, con l’emersione di ciò che sta sotto. Scopo è infatti quello di denunciare la presenza di scorie e rifiuti interrati illegalmente, l’immondizia occultata richiama la rete oscura dei traffici di camorra. - Michel Tournier è autore del romanzo “Les Meteores”. Il protagonista, Gustave, il maggiore di 3 figli, fonda un’impresa di smaltimento dei rifiuti urbani, la Spidu. Alla morte di Gustave la direzione passa il fratello Alexandre che, a contatto con l’impresa, elabora ben presto un’estetica dello scarto. Egli sviluppa il timore di “buttar via”, immagina una società ideale che non gettasse via niente, in cui gli oggetti durassero in eterno. Alexandre non riconosce più una soglia tra il contesto naturale e quello artificiale, guarda alla distesa di rifiuti come ad un paesaggio. Lo spazio urbano appare come una fitta foresta, secondo il personaggio la distinzione tra stato civilizzato e silvestre è un’”impostura” affermata con violenza dai più forti. - Nel romanzo “Underworld” di Don De Lillo il protagonista dedica una cura quasi ossessiva e rituale alla raccolta differenziata dei rifiuti domestici. Mentre l’Alexandre di Tournier si trova a proprio agio in un paesaggio di spazzatura, Nick, il protagonista di Underworld, tenta in tutti i modi il contenimento dei rifiuti. Entrambi i libri condividono però l'idea che il perfetto controllo dei rifiuti e la loro espulsione dall'orizzonte civile siano opzioni utopistiche che simboleggiano l'irrealizzabile ambizione di imporre un senso unico alla natura e di preservare un confine invalicabile tra ordine e disordine. “Narrativa e politica ambientale: una visione extra occidentale” di Amitav Ghosh Molti sono i racconti che animano la lotta sull’ambiente:
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