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ECONOMIA AZIENDALE CLEMI, Dispense di Economia Aziendale

Appunti integrati con il libro, slide e spiegazione della prof

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 14/01/2022

alessia-sezzi
alessia-sezzi 🇮🇹

5

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Scarica ECONOMIA AZIENDALE CLEMI e più Dispense in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! ECONOMIA AZIENDALE CAPITOLO 1: Le persone e l’attività economica PROFITTO termine fondamentale nell’economia, deriva da una molteplicità di attività economiche svolte dalle persone per produrre e consumare beni economici considerando i loro bisogni. > AI centro dell'attività economica si pongono le PERSONE, le quali perseguono determinati FINI, che suscitano BISOGNI e per soddisfarli occorrono BENI ECONOMICI, i quali nascono dalle diverse attività economiche svolte dalle persone. Alla base di tutto il processo economico c'è l'esigenza di BENI ECONOMICI. PERSONE — FINI —— BISOGNI — L'ATTIVITÀ ECONOMICA ATTIVITÀ ECONOMICA = produzione e consumo di BENI ECONOMICI : si manifesta soprattutto nel LAVORO, condizione di persona come “membro della famiglia e di altri istituti” ed è svolta dalle persone e per le persone. Quest’ultime sono membri di istituti come: * Famiglie * Imprese * Stato, Amministrazioni pubbliche ® Istituti nonprofit. Ogni teoria dell'attività economica è fortemente influenzata dalle IPOTESI circa la natura di una persona. Persona umana è al centro degli studi > Ciò implica: - sul piano concettuale: elaborazione di una teoria MULTIDISCIPLINARE che ingloba contributi di psicologia e sociologia - sul piano pratico: elaborazione di una teoria che aiuti a comprendere e guidare l’attività economica in armonia con i valori della società umana. | BISOGNI ATTIVITÀ ECONOMICA: svolta per il soddisfacimento di bisogni BISOGNI: “ esigenza (senso di mancanza) di un bene NECESSARIO agli scopi della vita.” Ogni teoria economica si fonda su una teoria dei bisogni. Si manifesta soggettivamente come desiderio: insoddisfazione dovuta a una mancanza. Prima classificazione (attività produttiva diversa in base alla tipologia dei bisogni): A. Bisogni naturali: suscitati dalla COMPONENTE BIOLOGICA delle persone ( alimentazione, protezione). Sono relativamente uniformi e UNIVERSALI. - basilari e indifferenziati dei bambini - iniziano a differenziarsi nelle persone adulte B. Bisogni sociali, etici, estetici e religiosi: suscitati dalla SFERA SPIRITUALE delle persone e dall’interazione di un singolo con le società umane. Si differenziano în - Bisogni radicali (informazioni, giustizia, libertà, uguaglianza) - Bisogni non radicali ( appartenenza, identificazione, sicurezza, amicizia) Seconda classificazione: 1. Bisogni essenziali (primari) 2. Bisogni voluttuari (secondari, superflui): influenzati da processi imitativi e dimostrativi, fenomeno delle MODE e gruppi di RIFERIMENTO Le persone percepiscono in primo luogo i bisogni naturali e sociali per poi passare ai bisogni più complessi ed elevati. ANALISI ECONOMICA: sono rilevanti le dinamiche dei BISOGNI. | bisogni si dispongono in gerarchia [ ordine di priorità ] in relazione ai redditi disponibili, ai gusti e alle preferenze. Sono: - rigidi per i bisogni e redditi più bassi - dinamici per bisogni e redditi più alti. A fronte di bisogni e beni, le scelte delle persone sono soggette a processi di APPRENDIMENTO. | BENI Soddisfacimento dei bisogni richiede la disponibilità di BENI. Essi vengono soddisfatti attraverso L'ATTIVITÀ ECONOMICA e si dividono in A. beni economici sono merci e servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e scarsi rispetto alle esigenze delle persone (risorse naturali). (es. abiti, alimenti, automezzi) B. Ibeninon economici o beni liberi non sono scarsi, sono liberamente disponibili in quantità e qualità sufficienti per tutti. (es. aria, luce, sole) Varie classificazioni di beni economici: e Primari/voluttuari (come i bisogni) e Complementari /non complementari o fungibili ( alternativi) * Differenziabili (il marchio differenzia un prodotto da un altro che non presenta questa specificità, es. mac) / non differenziabili, denominati “commodities” come le materie prime: caratteristica rilevante è una sola, uniforme e costante e Diconsumo (per soddisfare i bisogni) / strumentali ( utilizzati per produrre altri beni) ® Adutilizzo singolo / durevoli e Aconsumo individuale / a consumo collettivo ( atto consumo unico per diversi consumatori) * Privati( prodotti da soggetti privati: imprese, famiglie, istituti nonprofit ) / pubblici (prodotti da soggetti pubblici: Stato e le sue articolazioni e aggregati) L'ATTIVITÀ ECONOMICA: “produzione e il consumo di BENI ECONOMICI” Nei sistemi economici progrediti si svolge mediante varie classi di operazioni: * Operazioni di trasformazione tecnica delle materie prime, impianti dei dati, delle conoscenze - trasformazione fisica: - trasformazione spaziale - trasformazione logica: nelle aziende di credito e assicurazione * Operazioni di negoziazione di: - Beni privati e pubblici ( alimenti, automezzi, libri, immobili) - Lavoro ( prestato dalle persone ) - Capitali - Coperture di rischi ( mediante contratti di assicurazione) RAZIONALITÀ ASSOLUTA RAZIONALITÀ LIMITATA Problema e obiettivi perfettamente chiari. il decisore parte da attese iniziali; una prima ricerca esplorativa porta a prime alternative Tutte le informazioni disponibili immediatamente e gratuitamente Il decisore valuta una prima alternativa Futuri “stati del mondo” perfettamente conosciuti In base alla prima analisi, modifica le proprie attese Alternative tutte chiare, comparabili e valutate simultaneamente Valuta in sequenza altre alternative; modifica le attese Decisore unico e isolato Si ferma e sceglie quando scadono i tempi, la ricerca diventa troppo costosa, ecc. Decisore sceglie l'alternativa migliore = l'ottima Sceglie una soluzione “soddisfacente” RAZIONALITÀ LIMITATA: osservazione della realtà ci mostra che tutte le ipotesi si realizzano solo parzialmente: sempre si verificano problemi di incommensurabilità tra le alternative e sempre il decisore deve tenere conto anche delle preferenze di altre persone appartenenti alla SOCIETÀ UMANA. Il concetto di razionalità limitata è stato elaborato da Herbert Simon: Le decisioni scaturiscono da processi interattivi e sequenziali, per poi giungere ad una scelta soddisfacente. Il soggetto definisce degli obiettivi, accede a fonti di informazione, che sono però limitate, valuta le varie alternative, rivede le sue analisi e modifica il proprio obiettivo e alla fine arriva la soluzione migliore possibile in relazione alle proprie risorse. MODELLO DI HERBERT: o Il decisore parte da un certo insieme di attese iniziali o Una prima ricerca esplorativa porta ad individuare qualche possibile soluzione o Il decisore esamina e valuta una prima possibile soluzione: confronta le caratteristiche della soluzione con le sue attese con una duplice possibilità: - prima soluzione presenta caratteristiche inferiori alle attese - prima soluzione presenta caratteristiche pari o superiori alle attese o Il decisore esamina altre possibili soluzioni Continua il processo in cui si valutano le alternative una ad una o o Quando stanno per scadere i tempi il decisore sceglie es. ricerca troppo costosa, ultime valutazioni negative, trovata la soluzione soddisfacente Modello: non ipotizza TUTTE le alternative e soluzioni possibili GRUPPI SOCIALI, NORME E RUOLI Per perseguire i propri fini, le persone umane INTERAGISCONO tra di loro in SOCIETÀ UMANE. Il comportamento delle singole persone è fortemente influenzato dalla loro appartenenza a gruppi sociali e a collettività umane. ATTIVITÀ ECONOMICA deve essere analizzata non solo come attività dei singoli individui isolati, ma anche come “attività di persone membri di SOCIETÀ UMANE”. I membri dei gruppi sociali devono rispettare le relative regole di comportamento. In base al ruolo della persona nel gruppo si creeranno delle attese di comportamento, cioè di RUOLO. RUOLO: “sistema delle attese di comportamento che convergono su una persona che occupa una UN ESEMPIO DI RUOLO Le attese verso il dr. Ferrari direttore della filiale di Urbino della Astra Spa certa posizione in un gruppo”. Concetto essenziale per analizzare la struttura di un gruppo. Concetto che si applica a TUTTI i tipi di gruppi. Con riferimento ai GRUPPI SOCIALI, si manifestano ruoli sociali: - Leader-gregario - Esperto-moderatore - Novizio-anziano - Conformista-deviante - Regolare-isolato GRUPPO SOCIALE: “ insieme di persone”: La descrizione della mansione del Direttore di filiale di Urbino, ossia ruolo formale ufficiale previsto dalla Astra SpA Come il Dr. Ferrari || Leattese del || Leattese degli |{ Le attese dei interpreta i propri Direttore altri direttori clienti doveri ei propri || commerciale, centrali della Astra SpA, dirittiin quanto || capo gerarchico {| (Amministra in particolare Direttore della || dei Direttori di || zione, Personale, || della Filiale di Filiale di Urbino fiale Produzione, ecc.) Urbino Direttori di filiale di Astra SpA Le attese ee J Dr. Ferrari Direttore Filiale di Urbino Astra SpA A | gg delle aziende concorrenti di Astra SpA 7 Le attese dei venditori A, B e C, dipendenti del Direttore della Filale di Urbino Le attese dei familiari e degli amici del dr. Ferrari a) Composto da un piccolo numero di componenti ( 3-7 persone) b) Siforma spontaneamente c) Composto da persone che condividono valori di fondo d) Orientato al perseguimento di un OBIETTIVO COMUNE e) Hauna propria struttura sociale interna f) Sviluppa regole di comportamento, denominate norme che vanno rispettate g) È coeso e permane nel tempo se si realizza un sostanziale “equilibrio”: un gruppo è in equilibrio se i vari ruoli sono coerenti e complementari h) Decade e si scioglie quando si rompe l’equilibrio: un gruppo non è in equilibrio se - le attese sono tra loro incoerenti o incompatibili - si originano tensione e conflitti di ruolo È necessario un LEADER forte che guidi il gruppo sociale Gran parte persone ADULTE fa parte contemporaneamente di una pluralità di società umane: situazione di INCLUSIONE PARZIALE in più gruppi. COOPERAZIONE, OPPORTUNISMO, FIDUCIA, ALTRUISMO 1. La ragion d’essere delle società umane è la COOPERAZIONE 2. Essa produce la “rendita organizzativa” che spetta a tutti coloro che hanno cooperato 3. L’imperfetta conoscibilità degli input, dei comportamenti e degli output dà spazio a comportamenti opportunistici (egoistici ed astuti) 4. | comportamenti opportunistici sono CAUSA ed EFFETTO della sfiducia negli altri 5. La fiducia nasce da ripetuti comportamenti leali e cooperativi 6. Le persone adottano anche comportamenti altruistici (producono vantaggio per gli altri e sacrificio per sé) 7. | comportamenti altruistici sono funzionali alla massimizzazione del benessere personale: buone relazioni sociali, bassi costi di transazione, realizzazione di ideali di giustizia, equità e progresso SCIENZE ECONOMICHE: si articolano in due rami: = ECONOMIA POLITICA: - osserva i fenomeni economici propri dei grandi aggregati regionali, nazionali ed internazionali - ( si fonda sui contributi economia aziendale) elabora conoscenze e teorie economiche utili per le decisioni di politica economica regionale, nazionale, internazionale = ECONOMIA AZIENDALE: - osserva i fenomeni economici nelle manifestazioni delle singole aziende, classi e aggregati - ( si fonda sui contributi economia politica) elabora conoscenze e teorie economiche utili al governo delle aziende di ogni ordine Scienze economiche : devono tendere anche a spiegare le relazioni di CAUSALITÀ e analizzare i caratteri di scienza “ valutativa RELATIVA” e non assoluta. VISIONE DINAMICA dei processi economici: porta alla ricerca di nuove e migliori modalità di svolgimento di attività economiche. Processo dinamico si attiva e si svolge a 2 livelli distinti: 1. al livello delle AZIENDE: si esprimono capacità innovative dei singoli 2. al livello degli ORGANI di governo dei sistemi economici regionali, nazionali ed internazionali. ECONOMIA: “scienza dell'impiego ottimale di risorse scarse” “scienza dell'innovazione e modalità di svolgimento dell'attività economica” > INNOVAZIONE ECONOMICA: - ricerca di nuove e più convenienti modalità di svolgimento dei beni economici - è fonte di PROGRESSO ECONOMICO ( alla base del progresso civile) > INNOVAZIONE TECNOLOGICA: -fonte di importanti incrementi produttivi di singoli istituti o sistemi economici Nelle imprese si sperimentano continuamente innovazioni economiche relativamente INDIPENDENTI dalle innovazioni tecnologiche. Le attività di produzione e di consumo di beni sono l’oggetto comune ECONOMIA AZIENDALE: ha per oggetto l'ordine economico di tutti gli ISTITUTI nei quali si svolgono importanti attività di produzione e di consumo di BENI ECONOMICI. LE FAMIGLIE L'istituto La famiglia L'azienda \Azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale Le finalità dominanti Sociali, etiche, religiose, economiche non istituzionali Il fine economico immediato IAppagamento dei bisogni dei membri della famiglia \ portatori di interessi economici istituzionali Tutti i componenti della famiglia Portatori di interessi economici non istituzionali [Altre famiglie legate da parentela; prestatori di lavoro domestico; | processi economici caratteristici (Consumi, gestione patrimoniale, lavoro, studio LE IMPRESE l'istituto L'impresa (economico-sociale) “parte rilevante della società (umana, partecipe al raggiungimento del BENE COMUNE”. L'azienda [Azienda di produzione Le finalità dominanti Economiche Il fine economico immediato Produzione di remunerazioni monetarie e di altra natura Si realizza per mezzo di processi economici differenziati \ portatori di interessi economici istituzionali Di regola: i prestatori di lavoro e i conferenti di capitale di rischio Portatori di interessi economici non istituzionali Fornitori, clienti, conferenti di capitale di prestito, Stato, .. | processi economici caratteristici Trasformazioni tecniche; negoziazioni di beni, di credito, di rischi. LO STATO, GLI ISTITUTI PUBBLICI L'istituto Istituti pubblici ( Stato e sue articolazioni) L'azienda ‘Azienda composta (di produzione e di consumo) pubblica Le finalità dominanti Sociali e morali: realizzazione progresso sociale e spirituale Il fine economico immediato Produzione e consumo di beni pubblici (e remunerazione del lavoro) | portatori di interessi economici istituzionali Tutti i componenti dell’entità politica (e i prestatori di lavoro) Portatori di interessi economici non istituzionali Fornitori, conferenti di capitale di prestito, altri istituti pubblici, | processi economici caratteristici Produzione e consumo di beni pubblici; raccolta di tributi GLI ISTITUTI NONPROFIT L'istituto istituto nonprofit (gamma molto varia) L'azienda (Azienda nonprofit Le finalità dominanti Sociali, morali, culturali ; ci . \Appagam Il fine economico immediato Ppag generale (e remunerazioni del lavoro) ento dei bisogni di: associati / fruitori escludibili / collettività | portatori di interessi economici istituzionali Varie combinazioni di associati, donatori, Stato, prestatori di lavoro Portatori di interessi economici cao . Fornitori, Inon istituzionali conferenti di capitale di prestito, Stato, “clienti”, ... | processi economici caratteristici Produzione ( o produzione e consumo) di beni DIFFERENZIAZIONE DEGLI ISTITUTI L’attività economica si svolge in ISTITUTI di natura molto varia, fortemente differenziati ( le famiglie, le imprese grandi e piccole, le imprese pubbliche private, gli istituti pubblici di ogni specie, le associazioni ecc.) In Italia è svolta da 17 milioni di famiglie, 5 milioni di imprese, 12 mila istituti pubblici. Come mai? Bisogna riflettere su: - Cinque domande sulla varietà degli istituti: 1) Perché l’a economica non è totalmente svolta all’interno delle famiglie? [ come mai il modello dominante non è quello della produzione per l’autoconsumo] Gran parte dell’attività economica NON si svolge all’interno delle famiglie per: - economie di specializzazione: persone specializzate in particolari produzioni sono più efficienti rispetto ad unità non specializzate - limitate dimensioni economiche della famiglia: volumi di produzione ottenibili da unità produttive specializzate sono superiori a quelle consumabili da una famiglia > la produzione su scala familiare è tecnicamente IMPOSSIBILE quando si vogliano adottare tecnologie progredite. ECONOMIE: - DI SCALA > migliorare il processo produttivo. Necessità di produrre in vasta scala e migliorare il PRODOTTO - DI APPRENDIMENTO + maggiori saranno le competenze, maggiori saranno i prodotti di rendita 2) Come mai le singole persone tendono ad aggregarsi in istituti anziché operare indipendentemente scambiandosi LAVORI, BENI e CAPITALI? Le singole perone possono operare come entità autonome scambiandosi INPUT e OUTPUT secondo i meccanismi di mercato, MA non sempre questi sono efficienti. Integrazione attraverso mercato: comporta costi di transazione, ossia “costi sostenuti per negoziare e concludere un contratto per ciascuna operazione di scambio svolta nel mercato”. Si svolge e organizza l’ATTIVITÀ PRODUTTIVA sulla base di questi costi. Tali costi diventano elevati quando: - razionalità limitata delle persone deve confrontarsi con elevati gradi di complessità informativa - minacce di comportamenti OPPORTUNISTICI sono elevate - difficoltà di sostituzione intellettuale Ronald Coase “La natura dell'impresa” (1937). 3) Perché l’intera attività economica non si svolge nell’ambito di una sola grande “organizzazione” che suddivida a coordini l’attività di ciascuno? [ come mai non sono tutti imprese o tutti istituti pubblici o tutti istituti nonprofit] La capacità umana di raccogliere e integrare la grande massa di informazioni è inferiore. Nei tentativi di attuazione di modelli economici si DISPERDONO enormi volumi di conoscenze e capacità individuali e sociali: si adottano così soluzioni improprie. Rischio di far SVANIRE la motivazione al LAVORO. 4) Perché gli istituti si differenziano in macro classi, quali le famiglie, le imprese, lo Stato gli istituti non-profit? - Opportunità di sfruttare l’efficienza e innovatività, tipiche delle imprese e stimolati dalla concorrenza - necessità di interventi dello Stato quando l’azione solo privata produrrebbe inefficienze o iniquità - Opportunità di dare spazio ad attività organizzate ispirate da motivazioni altruistiche, di solidarietà: combinazione di interessi specifici e collettivi [ istituti nonprofit] 5) Perché le imprese sono così diverse tra loro ( dimensione, proprietà, integrazione)? - differenti caratteristiche dei prodotti e mercati - ricerca di vantaggi competitivi da parte di ciascuna impresa nei confronti dei competitors con adozione di speciali mosse strategiche e competenze distintive interne - innovazione, finché non si compiano fenomeni di replica o imitazione - differenze di competenze e propensioni di singole persone o gruppi di persone FATTORI che promuovo uniformità di configurazione delle imprese: a. imitazione delle forme innovative adottate dalle imprese di successo b. adattamento a modelli di impresa normai, quindi affidabili e corretti c. uniformità e omogeneizzazione nel tempo e nello spazio di regole formali che influenzano l'impresa d. integrazione tecnica dei mercati mediante lo sviluppo delle fonti di energia, dei sistemi di comunicazione e trasporto e dei mercati finanziari regolamentati. - Quattro modelli di sistemi economici: 1. Modello dell’AUTOCONSUMO [ ECONOMIE PRIMITIVE] sistema economico-sociale formato esclusivamente da gruppi primari di persone in sostanziale autonomia rispetto ad altri gruppi analoghi. Quanto prodotto è destinato esclusivamente all’autoconsumo. Mancano le forme di specializzazione economica del primo e secondo livello, ma non del terzo livello. 2. Modello ATOMISTICO di mercato [modello ASTRATTO senza realtà storiche] persone singole che svolgono in autonomia la propria attività di lavoro specializzata non esistono imprese e le loro attività sono coordinate dai meccanismi di mercato, ossia dalle dinamiche della DOMANDA e dell’OFFERTA 3. Modello della GERARCHIA TOTALE: [ ECONOMIE SOCIALISTE REALI] organizzazione statale centrale che pianifica l’intera attività economica singole persone specializzate e coordinate dalla gerarchia centrale ( no mercato) esistono unità operative ( fabbriche, magazzini, negozi) che eseguono i programmi 4. Modello della PLURALITÀ di ISTITUTI SPECIALIZZATI sistema economico-sociale formato da numerosi istituti. all’interno delle imprese le singole persone attuano comportamenti definiti e coordinati da una GERARCHIA, ossia stabiliti da un’entità centrale aziendale relazioni tra imprese regolate dal mercato o da gerarchie interaziendali LIMITI rappresentati da questa GERARCHIA: 1. CONCORRENZA 2. COORDINAMENTO e CONTROLLO CAPITOLO 3: COMBINAZIONI ECONOMICHE GENERALI Nell'ambito del sistema degli accadimenti di ciascun istituto una posizione centrale è occupata dalle combinazioni economiche generali Le combinazioni economiche generali sono date dall’insieme complessivo delle operazioni economiche svolta dalle persone all’interno di un istituto. > Fanno parte del sistema degli accadimenti: “insieme di AZIONI e FENOMENI che si manifestano nell'azienda e nel suo ambiente”. [ attività interne di produzione e di vendita, i comportamenti dei clienti e dei fornitori, le variazioni della normativa economica] Si tratta di AZIONI e FENOMENI - economici - noneconomici Una speciale categoria di accadimenti è rappresentata dal SISTEMA DELLE OPERAZIONI: “sistema di attività svolte dalle persone che compongono l'organismo personale d'azienda”. Per poter capire l’ECONOMIA DEGLI ISITUTI ( come si formano, i costi e ricavi, perché e come si hanno utili o perdite, perché ci si deve indebitare oppure no) è essenziale saper analizzare l’articolazione [ STRUTTURA] delle combinazioni che in essi si svolgono. avvinti a sistema da relazioni molteplici Per ANALIZZARE l’articolazione si ricorre ad alcuni concetti chiave: - coordinazioni economiche parziali ( ovvero le FUNZIONI ) - combinazioni economiche parziali ed elementari ( dette AREE di AFFARI nelle imprese) =. negoziazioni LE IMPRESE: Nell'ambito dei sistemi economici, IMPRESA svolge un ruolo importante nella “produzione di beni privati”. [ ci concentriamo sulle imprese manifatturiere ] Le varie classi di IMPRESE svolgono combinazioni economiche con caratteristiche di fondo comuni, ma in molti aspetti risultano molto differenti. Le combinazioni economiche generali d’IMPRESA si articolano in COORDINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI: insiemi di processi caratterizzati da A. una FUNZIONE B. un insieme di COMPETENZE SPECIALISTICHE applicate al loro svolgimento Nel linguaggio corrente, le C.E.P sono denominate FUNZIONI ( ricerca, marketing, vendite) Per tutte le IMPRESE, le FUNZIONI sono riconducibili alle seguenti classi e sottoclassi di operazioni * configurazione dell'assetto istituzionale: 1° passo per far nascere l’IMPRESA Determinano il disegno complessivo dell’IMPRESA [ dove nasce, come si forma e svolge] > una volta configurato l’assetto istituzionale, l’attività di impresa si svolge in 3 aree * gestione: “insieme di operazioni attraverso cui l'impresa attua la produzione economica” - gestione caratteristica: a) ricerca e sviluppo c) fabbricazione e) logistica b) approvvigionamenti d) commercializzazione - gestione finanziaria: a) gestione del capitale di rischio b) gestione dei debiti di prestito - gestione patrimoniale - gestione tributaria - gestione assicurativa trasversalità: le prime 3 gestioni originano ANCHE queste ultime 2 operazioni di gestione es. la coordinazione parziale di a) “ricerca e sviluppo”: “ insieme delle attività che hanno la funzione di ideare e sviluppare nuovi prodotti e processi produttivi” e si svolge utilizzando particolari competenze di progettazione, calcolo, prova è una buona gestione richiede lo svolgimento di altre due attività complementari: ® organizzazione: disegnano struttura organizzativa dell'impresa, assegnano i compiti e responsabilità alle persone che vi lavorano e gestiscono i sistemi di ricompensa e sviluppo * rilevazione: raccolgono, elaborano e diffondono dati e informazioni necessari per prendere buone decisioni e per informare tutti i soggetti interessati alla vita dell'impresa. I OPERAZIONI DI CONFIGURAZIONE Progettazione dell'assetto istituzionale DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE OPERAZIONI DI OPERAZIONI DI ORGANIZZAZIONE RILEVAZIONE GESTIONE 7 T OPERAZIONI DI GESTIONE GESTIONE GESTIONE ASSICURATIVA TRIBUTARIA GESTIONE CARATTERISTICA / \ GESTIONE PATRIMONIALE Organizzazione | > [ Rilevazione | GESTIONE FINANZIARIA Lo SVOLGIMENTO delle combinazioni economiche si attua attraverso insiemi di: - operazioni di GESTIONE INTERNA (attività di progettazione, fabbricazione ) - operazioni di GESTIONE ESTERNA: 3 tra queste ultime, di grande rilievo sono le NEGOZIAZIONI “operazioni attraverso cui l'impresa acquisisce da terzi le condizioni di produzione e cede i propri prodotti o condizioni di produzione”. Le grandi classi di negoziazioni sono: * negoziazioni di BENI PRIVATI ® negoziazioni di BENI PUBBLICI * negoziazioni di LAVORO * negoziazioni di CAPITALE DI RISCHIO ® negoziazioni di CAPITALE DI PRESTITO ® negoziazioni di RISCHI PARTICOLARI NEGOZIAZIONI DI NEGOZIAZIONI DI CESSIONE ACQUISIZIONE delle (_> | OPERAZIONI INTERNE fpe>+ | dei prodotti e delle condizioni condizioni di produzione di produzione SVOLGIMENTO NEGOZIAZIONE: ( es. scambio di merci ) Sono presenti due soggetti coinvolti che sostengono dei COSTI DI TRANSIZIONE: “costi di attivazione e gestione della negoziazione” a. COMPRATORE È sostiene 2 insiemi di costi: - costo di acquisto della merce - costo di transizione es. “ufficio di ricevimento merci” per il controllo di tutti gli arrivi energie e parcelle dedicate alle contestazioni delle forniture b. VENDITORE > ottiene un ricavo che deve essere “decurtato” dei costi sostenuti per attivare e gestire la transazione. > Le negoziazioni reali non si svolgono mai in condizioni di perfetta trasparenza, conoscenza, lealtà e di equilibrio di potere delle parti. In altri termini, non si svolgono in condizioni di razionalità assoluta e di mercati perfetti I COSTI DI TRANSIZIONE nascono dal fatto che i due soggetti coinvolti - operano in situazione di razionalità limitata - dispongono di spazio per comportamenti opportunistici: Le 2 parti coinvolte si trovano in una situazione di ASIMMETRIA INFORMATIVA: insiemi di informazioni detenute sono differenti e ciascuna delle parti tende a tenere nascoste delle informazioni che potrebbero danneggiarlo. è ALTA ASIMMETRIA informativa: stimola questi comportamenti opportunistici per cercare di colmare o limitare l’asimmetria si sostengono i COSTI DI TRANSIZIONE Spesso per attivare e mantenere relazioni di lungo periodo, una delle due parti effettua “investimenti specifici”: a) studi, impianti, magazzini specializzati b) competenze specialistiche > si conta di trarne vantaggi, MA si corrono anche rischi addizionali. FORZA CONTRATTUALE: “ capacità di influenza nei confronti dell'altra parte”. Ha effetti importanti sull'esito della NEGOZIAZIONE - posizione di grande forza: quando non si hanno concorrenti e si offre un prodotto innovativo - posizione di debolezza: se si hanno molti concorrenti che offrono un prodotto analogo Elemento importante è la FIDUCIA ( qualità, puntualità, promesse per le forniture ) > questi COSTI si sostengono per: stipulare contratti, controllare il rispetto delle clausole contrattuali, risolvere le contestazioni post-contrattuali. SCHEMA OPERAZIONI ECONOMICHE D'IMPRESA Le negoziazioni coni Le operazioni di Le negoziazioni con i clienti conferenti di condizioni di | configurazione degli assetti produzione aziendali e i processi interni Negoziazioni di LAVORO Configurazione dell'assetto | Negoziazioni di BENI istituzionale PRIVATI: merci (vendita) Negoziazioni di CAPITALE Negoziazioni di BENI PROPRIO (acquisizione) Trasformazione tecnica PRIVATI: servizi (vendita) Negoziazioni di BENI Negoziazioni di CAPITALE DI PRIVATI, merci e servizi Organizzazione PRESTITO ( concessioni ) (acquisto) “Negoziazioni” di BENI Rilevazione Negoziazioni di CAPITALE DI PUBBLICI (acquisizione) RISCHIO (conferimenti) Negoziazioni di CAPITALE DI Negoziazioni di RISCHI PRESTITO (acquisizione) PARTICOLARI (assunzione) Negoziazioni di RISCHI Negoziazioni di BENI PARTICOLARI PUBBLICI (cessione) {trasferimento a terzi) a. operazioni per acquisizione INPUT necessari per la produzione, acquisizione lavoro, capitale b. operazioni per trasformare gli INPUT in OUTPUT [ trasformazione tecnica ] c. operazioni necessarie per cedere ai clienti i beni offerti dall'impresa > negoziazioni di vendita di merci e servizi privati d. operazioni di impostazione e di governo dell'attività aziendale GESTIONE FINANZIARIA: “Insieme operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno di mezzi monetari necessari per avviare l'impresa e per sostenere lo sviluppo”. FABBISOGNO finanziario - nasce perché di regola nelle imprese gli INCASSI derivanti dalle vendite si manifestano successivamente ai pagamenti derivanti dagli acquisti - sicopre ricorrendo a due fonti: a) capitale proprio o di rischio b) capitale di prestito ( mutui, obbligazioni) È tanto + elevato quanto + alti sono gli investimenti richiesti per estendere la capacità produttiva Distinzione della gestione finanzi * insensolato: “insieme di operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario delle imprese mediante capitale proprio o di prestito” > Si compone dei seguenti insiemi di attività: 1. previsione e analisi del fabbisogno finanziario 2. variazione ottimale di ricorso al capitale di rischio e prestito 3. pianificazione e attuazione delle negoziazioni di capitale di rischio e prestito 4. gestione dei relativi contratti, tra cui definizione e liquidazione dei dividendi > Caratterizzata da 2 tipi di negoziazioni: a. negoziazioni del capitale proprio: derivano direttamente dalle scelte di configurazione dell’assetto istituzionale. - Consistono nell’acquisire la disponibilità di mezzi monetari a titolo del capitale proprio Il conferente di capitale proprio apporta una rimunerazione INCERTA: correlata ai risultati reddituali dell'impresa [ motivo per cui è denominato “ capitale di rischio” ] Egli si attende una rimunerazione composta in parte da distribuzione di utili e in parte da guadagni in conto capitale - Hanno per oggetto l'importo del conferimento, la durata prevista e le modalità di rimunerazione periodica e di trasferimento delle quote di capitale di rischio ad altri. b. negoziazioni del capitale di prestito [operazione del mercato del credito] - Hanno per oggetto l'acquisizione e la cessione di mezzi monetari destinati alla copertura dei fabbisogni finanziari e la disponibilità di una certa quantità di mezzi monetari. - Il soggetto che riceve il capitale di prestito si impegna a RIMBORSARLO entro certi tempi e concorda di pagare un prezzo sotto forma di interessi passivi. Il tasso di INTERESSE può essere fisso oppure collegato a determinati indicatori. - Il ricorso al capitale di prestito si realizza in modi differenti: 1. i conferenti : aziende di credito, altre imprese, famiglie 2. forme tecniche: mutui bancari o emissioni obbligazionarie agli scoperti di conto corrente 3. Tempi di rimborso previsti: molto brevi o molto lunghi ciascuna alternativa presenta propri vantaggi e svantaggi: una parte rilevante della gestione finanziaria consiste nelle relative valutazioni e scelte * insensostretto: riguarda solo il ricorso al capitale di prestito > produce costi sotto forma di interessi passivi: “ il prezzo pagato dalla nostra impresa per poter disporre di un certo ammontare di denaro per un certo periodo di tempo “ è comporta un costo rappresentato dalla rimunerazione attesa dai conferenti di capitale di rischio La gestione finanziaria è perciò: - “attività di copertura dei fabbisogni NETTI originati da tutte le GESTIONI [ caratteristica, patrimoniale, tributaria e assicurativa ] - gestione “passiva”: comporta interessi passivi sul capitale di terzi e remunerazioni del capitale proprio - serve per coprire i DEFICIT di mezzi monetari e tutte le imprese necessitano di ricorrenti per finanziare i propri investimenti e la crescita > Tuttavia, possono verificarsi anche situazioni in cui un'impresa si trova a disporre di mezzi monetari in ECCESSO rispetto a quelli richiesti dalla sua gestione caratteristica È perciò opportuno “investire” per trarre redditi addizionali a quelli prodotti dalla gestione caratteristica (in generale, dalle altre gestioni) GESTIONE PATRIMONIALE > In questi casi, si attiva la gestione patrimoniale: - “attività di investimento di tali risorse monetarie al fine di trarne un REDDITO ” - “combinazione economica parziale finalizzata alla produzione di redditi addizionali rispetto a quelli della gestione caratteristica mediante l’impiego di disponibilità originate dal RISPARMIO” Nelle IMPRESE possono verificarsi più o meno duraturi casi di gestione patrimoniale con - investimenti in titoli del debito pubblico - acquisizione di partecipazione nel capitale proprio di altre aziende - acquisto di immobili da reddito e da rivalutazione - concessione ad altre imprese o allo Stato di crediti di finanziamento - comporta operazioni di negoziazione di beni, credito di prestito, riscossione e pagamento - è in linea di principio una gestione “attiva”, ma talvolta può provocare perdite (ad esempio, per quotazioni decrescenti delle azioni acquistate) + positiva o negativa - si attua attraverso vari tipi di NEGOZIAZIONI: * di capitale di prestito: se si investe in titoli di Stato o in obbligazioni emesse da imprese * di capitale di rischio: se si comprano azioni di imprese puntando sulla distribuzione di dividendi e sui guadagni in conto capitale * dibeni privati: se si investe in beni da reddito e da rivalutazione ( immobili preziosi, opere d’arte). Mediante la stipulazione di contratti di assicurazione si connettono operazioni di copertura. è OBIETTIVO COMUNE degli investimenti: ottenere netti positivi, ma comportano costi accessori certi, rischi di non remunerazione e rischi di perdite in conto capitale. - si attua per realizzare risultati reddituali positivi addizionali a quelli della gestione caratteristica, ma è possibile che i risultati netti siano anche negativi. GESTIONE ASSICURATIVA: Ciascun istituto è soggetto ad: 1. rischio economico generale + connaturato all'autonomia dell’istituto e fa capo all'istituto 2. rischi particolari ( rischi specifici) > possono essere oggetto di “ copertura” tramite la negoziazione a fronte del pagamento di PREMI di ASSICURAZIONE L’assicurazione di alcune categorie di rischi può essere giudicata “di pubblico interesse” e in tal caso le relative negoziazioni sono soggette a “regolamentazione pubblica” > fanno capo a pubbliche amministrazioni NEGOZIAZIONI: “negoziazioni di rischi specifici” o “contratti di assicurazione” Volte a coprire in forme varie i DANNI derivanti da possibili eventi negativi nell’ambito della gestione caratteristica, patrimoniale e di certi aspetti della tributaria. > “copertura di rischi particolari d'impresa ( furti, incendi, danni a terzi) mediante la sottoscrizione di contratti di assicurazione ( negoziazioni di rischi particolari )” È una gestione PASSIVA e comporta il costo dei premi assicurativi e indennizzi solo a fronte di equivalenti danni. GESTIONE TRIBUTARIA Deriva dal fatto che TUTTE le imprese sono soggette al pagamento di tributi di varia natura È “ l’attività di accertamento e liquidazione dei tributi” > data la grande varietà dei beni pubblici, si presenta con caratteri molto variegati: a. tributi correlabili direttamente ai beni acquisiti es. trasporti pubblici urbani ( utente paga un “prezzo” per l’uso del bene ) 3 assimilabili alle operazioni di negoziazioni dei beni privati b. tributi non correlabili direttamente all'uso di particolari beni pubblici es. imposte sul reddito, imposte indirette pagate a fronte dei beni pubblici “indivisibili”: difesa nazionale, polizia locale, strade ad accesso libero > si manifestano sotto forma di accertamenti e pagamenti di tributi Oneri tributari suscitati sia dalla gestione caratteristica sia dalla patrimoniale e finanziaria Differenti scelte d'impresa determinano differenti combinazioni e livelli di tributi da corrispondere NEGOZIAZIONE: senso molto amplio, ma operazioni spesso fortemente vincolate dalla normativa pubblica e lasciano margini molto stretti per la negoziazione in senso proprio. > “liquidazione e pagamento della vasta gamma di tributi che le imprese devono corrispondere allo Stato ( ed altri enti pubblici ) a fronte di beni pubblici ricevuti” È una gestione PASSIVA: comporta solo oneri tributari. [ solo costi e non ricavi ] OPERAZIONI DI RILEVAZIONE - Le operazioni di rilevazione sono attività di * raccolta * elaborazione * conservazione * diffusione dei dati e delle informazioni. - Sono svolte dalle imprese per predisporre dati e informazioni destinati a : a. persone che operano all’interno dell'impresa e devono prendere decisioni nelle varie aree funzionali e ai vari livelli di responsabilità b. persone e istituti che portano interessi nei confronti dell'impresa e che necessitano di informazioni per decidere come sviluppare l'impresa. > Servono per supportare le scelte dei decisori interni ed esterni all'azienda - Si tratta di operazioni molto varie tra loro Una particolare categoria di operazioni è quella delle operazioni di rivalutazione: rappresentano una classe di accadimenti aziendali che si sostanziano nella “variazione dell'azienda” Interventi che si compiono quando si manifestano fenomeni che fanno cambiare il significato dei dati sulla base dei quali si configura il REDDITO di esercizio delle aziende. Si compone di parti denominate a) contabilità generale b) contabilità analitica c) sistemi informativi direzionali LE COMBINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI Combinazioni e. generali è coordinazioni e. parziali ? combinazioni e. parziali Molte imprese attuano più combinazioni economiche parziali, ossia operano in più aree di affari > Si tratta di imprese che hanno deciso di compiere “ mosse di diversificazione “: hanno aggiunto alla gamma di prodotti una linea molto diversa rispetto alle precedenti o entrano in un mercato con caratteristiche molto disomogenee rispetto ai mercati precedenti. è “ combinazione PRODOTTO - MERCATO”, ossia definita da una certa gamma di prodotti destinata ad un certo mercato Le combinazioni economiche parziali suscitano COSTI e RICAVI SPECIFICI per le quali è possibile è utile calcolare un “risultato economico parziale”. Un gruppo editoriale può operare La MATRICE “coordinazioni x combinazioni parziali, esempio: . idiani dii ; quotidiani di informazione A. Prodotti per agricoltura | _B. Prodotti farmaceutici Attività * quotidiani sportivi Fertiliz- | Antipa- | Attività | Analge- | Anti- | Attività | SoMUNI zanti | rassitari | comuni |__sici biotici | comuni | adAeB * riviste di moda Prog. assetti istituzionali *_ libridi narrativa e saggistica Gestione caratteristica *_ libri scolastici - ricerca e sviluppo - approvvigionamenti - fabbricazione - commercializzazione - logistica Gestione finanziaria Gestione patrimoniale Gestione assicurativa Gestione tributaria Organizzazione Rilevazione Impresa DIVERSIFICATA: “impresa che attua parallelamente + combinazioni economiche parziali” Le varie combinazioni parziali - sono avvinte da condizioni di complementarietà e di comunanza, si possono perciò apprezzare solo nel loro INSIEME - sono sempre strettamente interconnesse - PROPRIETÀ intellettuale = appropriabile Articolazione in combinazioni parziali > si riflette nella struttura organizzativa dell'impresa > diventa struttura “divisionale”, ossia articolata a per divisioni corrispondenti alle varie aree di affari 3 struttura si articola a matrice: coesistono sia le unità organizzative delle coordinazioni sia delle combinazioni parziali. SCHEMA GENERALE delle combinazioni economiche di un’impresa diversificata Si distinguono due livelli di diversificazione: - combinazioni economiche parziali - combinazioni economiche elementari > sempre connesse tra loro da ATTIVITÀ COMUNI es. alcuni impianti di produzione, materie, imballaggi e condizioni di vendita sono COMUNI. VANTAGGI: i clienti preferiscono acquistare da aziende che offrano contemporaneamente i prodotti di tipo A e B LE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO STATO svolge ruolo essenziale nei sistemi economici > tutti gli Stati moderni si presentano con un’ampia gamma di combinazioni economiche parziali, definibili sia in termini di “classi di prodotti” sia in termini di “clienti”. Tuttavia, si osservano anche notevoli differenze di comportamento tra i diversi Stati. Lo STATO interviene nella produzione del bene Alfa quando ritiene che: - il bene Alfa sia “politicamente critico”, ossia debba comunque essere accessibile a certe categorie di cittadini e a certe condizioni di costo e qualità - lasciando la produzione di Alfa a imprese private operanti secondo le regole del mercato non si otterrebbe l’effetto politico desiderato > è necessario che tutte le persone possano godere - di un certo “ paniere minimo” di generi alimentari - di un certo “ livello minimo” di istruzione EFFICACIA POLITICA DELLE IMPRESE PRIVATE Alta Bassa NEL LIBERO MERCATO Alta Se Operano le - meccanismi impresa privata e mercato Imprese e altri Interviene lo Stato . . . tipi di istituti portano al soddisfacimento di entrambe le CRITICITÀ esigenze > lo Stato non interviene BA Operano le - si giudica che il mercato produrrebbe esiti non Operano le imprese e altri tipi positivi > lo Stato è portato ad intervenire imprese di istituti Bassa LE RAGIONI DI POSSIBILE INEFFICACIA DEL MERCATO + intervento STATO “ inefficienze allocative dei mercati” BENI PUBBLICI PURI: presentano caratteri della non rivalità nel consumo è bene può soddisfare un numero illimitato di utenti non escludibilità es. difesa nazionale è un bene pubblico puro [ beni molto rari a differenza dei beni misti, come le strade, porti] essendo beni non escludibili, le imprese private non possono farsi pagare un prezzo e dunque non è conveniente per loro produrre questo tipo di bene fenomeno free-riding ( persone che non partecipano al finanziamento sapendo che ne potranno comunque usufruire ) per risolverlo interviene lo STATO che può imporre obbligatoriamente il pagamento di tributi > efficace nel governare il fenomeno MERCATI NON CONCORRENZIALI, in particolare i MONOPOLI NATURALI: Senza controlli le imprese private ne trarrebbero vantaggi indebiti; Si formano quando condizioni fisico—tecniche non rendono conveniente la coesistenza di più imprese > il primo entrante acquisisce posizione di monopolio non scalzabile. Fenomeno che induce l'imprenditore privato a massimizzare la sua redditività ma non l’utilità collettiva. Interviene lo STATO come “ produttore” o “regolatore” ESTERNALITÀ POSITIVE/NEGATIVE [ fenomeno economie esterne ] sono gli effetti positivi o negativi per il soggetto B derivanti da un'azione di A e per i quali B non sostiene un onore ( se positivo ) o non riceve un indennizzo ( se negativo ). Si possono risolvere mediante “soluzioni private “ a. costituzione di entità economiche ( associazioni, cooperative ) sufficientemente estese per internalizzare le esternalità. b. unificazione dei diritti di proprietà o attuazione di speciali combinazioni e accordi tra parti. > Imprese private tendono ad appropriarsi di esternalità pos. e scaricare esternalità neg. Interviene lo STATO come “produttore” o “regolatore “quando - estensione e complessità tra parti sono elevate - si è in presenza di gravi esternalità negative giudicate politicamente non accettabili. es. inquinamento ambientale MERCATI INCOMPLETI: spazi di mercato lasciati vuoti dalle imprese che li giudicano non attraenti ( troppo piccoli, rischiosi) e che invece secondo lo STATO sono critici > lo Stato deve decidere se e come intervenire ASIMETTRICHE INFORMATIVE (carenza di informazioni ) : beni complessi difficili da giudicare ex- ante (sanità, istruzione,...); le persone preferiscono rivolgersi allo STATO Anche in presenza di mercati perfetti quanto ad “efficienza allocativa”, lo STATO può intervenire RIDISTRIBUIZIONE DEL REDDITO: Quando lo Stato ritiene non valida una distribuzione pur efficiente dei redditi è intervento Stato come “ produttore di beni perfettamente privati”. lo Stato rende accessibili beni critici a prezzi non di mercato. BENI DI MERITO: lo Stato incentiva il consumo di beni critici che i cittadini non percepiscono come tali e che potrebbero decidere di non consumare in base alle loro preferenze massimizzazione del benessere individuale FUNZIONAMENTO MERCATO: lo Stato interviene con leggi per far sì che l’attività economica si svolga correttamente > supplisce i fallimenti e garantisce uno “stato di diritto”. LA GESTIONE FINANZIARIA DELLO STATO E’ molto rilevante. Spesso lo Stato e gli istituti pubblici non riescono a coprire i loro costi con le entrate tributarie e devono coprire i loro “deficit di gestione” ricorrendo all’indebitamento. > Il fabbisogno finanziario dello Stato può essere soddisfatto con varie forme di debiti di finanziamento. Nel nostro Paese è prevalente il ricorso alla emissione di titoli del debito pubblico. LA GESTIONE ASSICURATIVA DELLO STATO > Si svolge con modalità analoghe a quelle delle imprese, dovendo coprire numerose classi di rischi particolari. In alcuni casi lo Stato diviene anche l'assicuratore a favore di famiglie, imprese, istituti nonprofit a fronte di particolari eventi dannosi quali le calamità naturali. ATTIVITÀ di configurazione assetto istituzionale STATO + impegnato in operazioni di configurazione del suo assetto istituzionale Questo evolve ogni volta che si modificano le risposte ai quesiti del tipo: e Inquali aree intervenire ( sanità, assistenza, cultura, ecc. ) e Con quali forme dirette e indirette realizzare la produzione ed erogazione dei beni pubblici * Quantoe come reagire con le altre pubbliche amministrazioni * Come impostare il sistema fiscale in modo che sia equo e corretto * Che rapporti instaurare con i - conferenti di capitale di prestito - prestatori di lavoro e Comestrutturare le relazioni con i cittadini attraverso gli organi elettivi ed amministrativi OPERAZIONI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE del personale dello Stato “ impostare la struttura organizzativa e i sistemi operativi in modo tale da assicurare buoni livelli di efficienza, motivazione e flessibilità organizzativa” > simili a quelle delle imprese, ma con due importanti differenze: 1) Il delicato rapporto tra gli “organi politici”, formati da persone elette dai cittadini e gli “organi amministrativi”, formati da persone assunte per le competenze tecniche 2) Il prevalere del principio della legalità ( applicazione corretta e uniforme della legge ), tipico delle pubbliche amministrazioni, rispetto al principio dell’imprenditorialità ( ricercare sempre nuove soluzioni ), tipico delle imprese. OPERAZIONI DI RILEVAZIONE e di INFORMAZIONE dello Stato > più complesse rispetto a quelle delle imprese, in quanto devono rappresentare anche le dimensioni politiche e sociali degli obiettivi e dei risultati delle pubbliche amministrazioni, ossia supportare i processi decisionali misurando esplicitamente anche tali aspetti. COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLE FAMIGLIE: - istituto in cui si compie gran parte dell'attività economica di CONSUMO FAMIGLIA nea do, - cul . - _ istituto in cui si svolgono alcune parti essenziali della PRODUZIONE economica > si predispongono le condizioni necessarie per il soddisfacimento dei bisogni delle persone Nei sistemi economici evoluti, le famiglie esternalizzano molte attività di produzione precedentemente svolte dai membri della famiglia. Le attività di produzione interna che tendono a rimanere internalizzate sono quelle che: a. dal punto di vista morale e etico sono considerate “critiche” ( educazione, assistenza ) b. dal punto di vista tecnico non comportano rilevanti diseconomie di specializzazione e di dimensione > convenienti per lo svolgimento su scala familiare GESTIONE caratteristica delle aziende familiari: * attività di produzione di redditi mediante lavoro esterno * attività di lavoro interno alla famiglia * attività di consumo GESTIONE patrimoniale delle aziende familiari: - Consiste nell'impiego di RISPARMIO in “investimenti” ( titoli, immobili da reddito) destinati a produrre redditi addizionali rispetto a quelli destinati al lavoro esterno - Dipende fortemente dalle scelte di consumo e risparmio > può essere considerata come una parte della GESTIONE caratteristica, in quanto è nella natura dell'azienda familiare la produzione del risparmio e il suo investimento per la produzione di redditi - I beni di consumo sono acquisiti dall'esterno: comporta l'esigenza di produrre REDDITI ‘3La fonte primaria dei REDDITI è rappresentata dal a. LAVORO ESTERNO: “lavoro prestato dai membri della famiglia in aziende di produzione, pubbliche, in altre aziende famigliari o nonprofit”. È solo una parte del lavoro espresso dai membri della famiglia. LAVORO INTERNO: attuato da tutti i membri della famiglia e ha rilievo almeno pari al lavoro esterno > la seconda fonte dei REDDITI è rappresentata dalla gestione patrimoniale - Si attua come “combinazione di una vasta gamma di OPERAZIONI”: di “investimento” di mezzi monetari di impiego e amministrazione degli “investimenti” di negoziazione di rischi particolari connessi agli “investimenti” di fruizione di servizi pubblici e. di riscossione e pagamento è OPERAZIONI che comportano LAVORO INTERNO di varia misura a b. c d AZIENDA di produzione familiare: “impresa il cui capitale proprio e lavoro provengono dai membri della stessa famiglia”. In tali situazioni una parte del patrimonio è investita nell'impresa familiare, da cui si traggono REDDITI MISTI: non si distingue la parte di reddito dovuta al patrimonio e la parte dovuta al /avoro forma particolare di congiunzione tra produzione di redditi da /avoro e da gestione patrimoniale * EREDITÀ, LEGATI e DONAZIONI: “particolari operazioni di variazioni del patrimonio” ATTIVITÀ DI CONSUMO: “complesso insieme di operazioni di produzione cui si applicano notevoli volumi di LAVORO INTERNO” — Principali operazioni volte al CONSUMO: e Ta Tre: mero Tempo (n %),, ‘Dati e di ore al mese mensile (€) a. negoziazioni di acquisto di beni di pe pemone) Dormire 485 39,7 consumo Alloggiare 76 53 ° da , . Apparire 65 45 b. operazioni di trasformazione tecnica | Alimentazione 145 10,1 . lo Cura dei bambini 22 15 di beni di consumo Svago 200 oe c. negoziazione di beni pubblici peo so He d. operazioni di pagamento Subtotale 1176 817 Lavoro estero alla famiglia 264 189 RIPARTIZIONE del tempo e acquisti di 3 analisi utile per capire quali comportamenti si una famiglia attuano in relazione al numero di componenti della es. modalità di rappresentazione attività famiglia, all’età, al livello di istruzione, ai patrimoni economica famigliare come una “ disponibili e così via fabbrica di beni complessi" che sono contemporaneamente prodotti e consumati dalla famiglia stessa + un valido GOVERNO economico della famiglia porta a un armonico sviluppo della stessa anche negli aspetti sociali, etici e religiosi > fenomeni economici e non economici di una famiglia sono strettamente interconnessi GESTIONE finanziaria delle aziende familiari: “ insieme di operazioni di negoziazione di credito di prestito [ muti, crediti al consumo ] con formazione di debito di finanziamenti e dai connessi pagamenti di quote capitale e riscossioni per rimborsi ed interessi” > ricorso ai debiti dovuto a situazioni di “risparmio negativo” a fronte dei consumi correnti > si tratta di operazioni che vanno a coprire i fabbisogni monetari non coperti per altra via GESTIONE tributaria delle aziende familiari: “insieme di operazioni di accertamento, liquidazione e pagamento dei TRIBUTI” > imposte, tasse e contributi a fronte del diritto di accedere ai beni prodotti dallo Stato. - dal punto di vista logico > si origina dalla partecipazione familiare al consumo di BENI PUBBLICI - nelconcreto: si manifesta in connessione alle operazioni di GESTIONE ESTERNA dell'azienda familiare. GESTIONE assicurativa delle aziende familiari: Assicurazioni sia “sulla vita” dei singoli membri sia a copertura di “danni particolari alle cose” ( abitazione, furti, responsabilità civile ) coperti con polizze assicurative. PROGETTAZIONE DELL'ASSETTO ISTITUZIONALE DELLA FAMIGLIA FAMIGLIA: “istituto sociale e primario” > non comporta fondamentali scelte di configurazione dell'assetto istituzionale. Tuttavia, possono proporsi alcune scelte critiche riguardanti - regime patrimoniale tra i coniugi ( separazione o comunione di beni ) - relazioni economiche con le famiglie di parenti e affini - eventuali affidamenti o adozioni - suddivisone del LAVORO esterno e interno - relazioni con coloro che prestano lavoro domestico Nelle famiglie con numerosi adulti ® possono manifestarsi problemi decisionali di governo OPERAZIONI DI ORGANIZZAZIONE E DI RILEVAZIONE DELLA FAMIGLIA Dato il numero di persone componenti la famiglia > non si presentano particolari problemi di progettazione organizzativa Qualche elementare sistema di rilevazione è sempre utile per guidare le scelte economiche e di gestione familiare (es. giornale di cassa sul quale si annotano le entrate e uscite monetarie) attività e assicurare maggior autonomia all'istituto GESTIONE TRIBUTARIA degli istituti nonprofit - Strettamente connessa a quella caratteristica, poiché questi istituti godono di vantaggi fiscali che sono contributi dello Stato [ produce vantaggi significativi per la collettività ] > lo Stato accorda agevolazioni fiscali sia in termini di minori o nulli carichi fiscali sia in termini di contributi pubblici. - La loro esistenza riduce l’intervento diretto da parte dello Stato > le agevolazioni fiscali compensano i costi che altrimenti lo Stato dovrebbe sostenere per la propria presenza diretta GESTIONE PATRIMONIALE degli istituti nonprofit - perla gran parte degli INP può essere del tutto trascurabile: non si forma risparmio e di conseguenza non si hanno mezzi da investire per ottenere redditi addizionali rispetto a quelli prodotti dalla gestione caratteristica - in alcuni casi diventa centrale: accade quando l’INP riceve in dotazione patrimoni sia finanziari sia immobiliari che possono essere destinati solo alla produzione di REDDITI periodici a sostegno della gestione caratteristica. È in questi casi l’INP gode della massima stabilità e autonomia e se ben gestito riesce a produrre REDDITI importanti per il suo equilibrio economico GESTIONE FINANZIARIA degli istituti nonprofit Assume caratteri particolari in questi istituti > due aspetti importanti: a. Capacità limitata di ricorrere a capitale di prestito, poiché è limitata la capacità di garantire puntali rimborsi per significativi importanti [ incertezza di redditi costanti] b. Qualora tale capacità si realizzi, questi istituti possono godere di condizioni vantaggiose da parte di finanziatori che effettuano donazioni È connessa a quella parte della gestione caratteristica che consiste nel fund rasing: “raccolta di contributi non corrispondenti a specifiche prestazioni dell’INP” GESTIONE ASSICURATIVA degli istituti nonprofit - Assume rilevanza in relazione all’attività svolta dagli INP > Incidenza economica forte quando l'istituto è proprietario di grandi patrimoni immobiliari e artistici oppure svolge la sua attività in settori rischiosi quali quello sanitario e ospedaliero o della protezione civile. PROGETTAZIONE ASSETTO ISTITUZIONALE Attività di configurazione dell’assetto istituzionale 3 critica nei casi in cui coloro che forniscono contributi non usufruiscono dei servizi erogati. Nasce così l'esigenza da parte dei primi di controllare il buon uso delle risorse e diventano “problematiche” anche le scelte collettive di governo economico. Due finalità: 1. Costruire e proteggere l’immagine di affidabilità dell’istituto 2. Garantire elevati libelli di autonomia Attività di organizzazione e gestione del personale: richiede a. Tenere alta la tensione rispetto all'efficienza, poiché negli INP mancano forti attese di produzione di risultati reddituali b. Garantire la massima correttezza dei comportamenti > se l’immagine dell’INP si degrada, il fund raising diventa “problematico”. Attività di rilevazione e di informazione: più complesse di quelle delle imprese - devono concorrere per rafforzare l'affidabilità e l’accountability dell'Istituto RELAZIONI ECONOMICHE TRA LE VARIE CLASSI DI ISTITUTI Ambiente economico in cui opera l'azienda definito - dall’insieme delle aziende con cui essa interagisce - dalle relazioni che si instaurano tra le stesse Tra tutte le classi di aziende, si dà una “relazione di complementarietà dinamica” Infatti, in tempi non brevi, si manifestano “variazioni dei ruoli relativi” > insieme di processi di produzione e consumo si trasferiscono da un'azienda all'altra Relazioni dovute alla partecipazione contemporanea di ciascuna persona alle aziende di più istituti AZIENDE si riuniscono in aggregati variamente formalizzati. Le relazioni interaziendali si manifestano in forma di: a. prestazioni di lavoro di membri di famiglie presso aziende di vario tipo b. corrispondenti flussi di rimunerazioni di lavoro dalle aziende di produzione, composte pubbliche e nonprofit verso le aziende familiari c. apporti di capitale di risparmio di aziende familiari vero le aziende di produzione d. corrispondenti flussi di rimunerazioni e rimborso e. cessioni di beni privati dalle aziende di produzione e non profit verso quelle familiari e composte pubbliche f. corrispondenti flussi monetari di pagamento e riscossione g. flussi di capitale di prestito da aziende di produzione verso aziende familiari h. trasferimenti di rischi parziali a fronte di “sinistri” i. pagamenti di tributi j. erogazione di beni pubblici SCAMBIO: - origina le relazioni interaziendali - caratterizza le economie di mercato fondate sulla specializzazione economica e sulla proprietà privata e pubblica - si attua tra aziende e NON tra singole persone > interessi e obiettivi d'azienda e NON individuali - è un elemento di MERCATO [ “vasto insieme di negoziazioni omogenee” ] . . A . . Azienda venditrice 3 in tali contesti si attua in forma di SCAMBIO MONETARIO Z Azienda compratrice TEORIA SCAMBIO MONETARIO: 1. Azienda venditrice cede all'azienda compratrice “finanziamenti” a titolo di prestito 2. Azienda compratrice cede moneta, ossia “credito monetario” > la moneta è definita dal prezzo, ossia dal “valore monetario attribuito alle condizioni produzione e consumo acquisite”. Esso si distingue in: prezzo unitario: riferito all'unità di misura delle condizioni di produzione e consumo cedute e acquistate > è solo una delle condizioni di scambio prezzo complessivo: “ quantità di moneta o di credito monetario” [ prezzi unitari e complessivi qualificati dall'insieme di tutte le altre condizioni di scambio ] - Tutte le condizioni di SCAMBIO sono correlate tra loro - Teoria dello scambio connessa alla teoria della MONETA: a. “mezzo abituale di regolamento degli scambi” b. “ capacità di acquisto dell'azienda che ne dispone” Nella costruzione del sistema dei VALORI d’azienda si distinguono: * Valori non numerari: “ valori che non ineriscono a strumenti di regolamento” = Valori numerari: “ mezzi che sorgono per la funzione tipica della moneta” > scambi generano valori numerari e NON valori non numerari - Operazioni di scambio generano varie forme di CREDITO > Avviene quando le prestazioni dell'azienda compratrice e venditrice non sono eseguite contestualmente. credito monetario credito in natura credito di regolamento credito di prestito credito non numerario mood [ spiegazione pag 120] Conferenti di * mezzi * rimborso del capitale * condizioni generali favorevoli capitale di prestito monetari (per. interessi nella misura e varietà e flessibilità delle un dato © nei tempi stabiliti modalità di finanziamento sa di * trasparenza dell'impresa + supporto tecnico per la scelta P finanziata * relazione duratura * solidità e redditività Imprese di * protezione * premi assicurativi * condizioni economiche assicurazione da rischi * bassa selezione avversa, * affidabilità specifici e basso azzardo morale | clienti * consumo dei * standard di qualità chiari - stabilità della relazione prodotti * prezzo adeguato * cooperazione nello sviluppo dell'impresa , garanzie di know-how tecnico e » innovazione commerciale Gli alleati * tutela del * quote associative * sviluppo di una politica istituzionali marchio * stabilità della relazione comune (es. consorzio per * cooperazione tutela del marchio) * collaborazione proficua 8 | concorrenti * stimolo dalla * lealtà * lealtà competizione * potenziali alleanze * potenziali alleanze * rispetto normativa * rispetto della normativa Lo Stato * produzione ed * bassa evasione ed beni pubblici di qualità erogazione di beni elusione fiscale da parte . apparati statali efficienti pubblici delle imprese * imposizione non elevata * equità del sistema fiscale * regolazione * rispetto formale e * ampia libertà in un contesto di comportamento sostanziale delle norme norme chiare ed eque delle imprese * dispensa incentivi * utilizzo degli incentivi * diseconomie coperte secondo finanziari e fiscali —da parte delle imprese equità Le collettività * lavoro * benessere * impegno particolarmente elevato locali * tessuto sociale * opere collettive * fedeltà * iniziative culturali * contesto socio-politico favorevole SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI NELLE FAMIGLIE | membri della famiglia - | primari partitori di interesse sono i membri della famiglia | fornitori È Lo Stato fornitore di beni pubblici e percettore di tributi 7 1 prestatori di lavoro presso la famiglia > I bisogni e le attese di loro soddisfacimento sono “manifestazioni » | conferenti di capitale ii ; i» . n di prestito condizionate dalle esperienze personali Asso a. Le attese consistono nel consumo di Gli istituti presso i quali prestano lavoro i membri della famiglia «| Le aziende di assicurazione beni privati e pubblici b. fine immediato dei consumi: u| La collettività locale e le associazioni di varia natura conseguimento di REDDITI di lavoro e Le altre famiglie eventuali gruppi rapporti di parentela; legate da Gli istituti ai quali la famiglia ha conferito capitale di rischio e capitale di prestito; eventuali di famiglie imprese famigliari gestione patrimoniale atti a coprire i consumi e tributi esercizio che consente un RISPARMIO - Nel caso delle aziende di consumo familiari, l'assetto istituzionale è qualificato da forme di relazioni interaziendali > molte famiglie ricorrono alla collaborazione di prestatori di lavoro per lavori domestici o attività di assistenza all'educazione SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI nello Stato - | portatori primari di attese sono i | cittadini (le famiglie, le imprese, gli istituti nonprofit) quali contribuenti, quali fruitori dei beni pubblici e quali destinatari di sussidi | prestatori di lavoro: cittadini dello stato o altre |. persone Le aziende di assicurazione Gli altri stati e le organizzazioni internazionali Le imprese di proprietà pubblica {| conferenti di capitale di prestito: cittadini dello Stato e altri soggetti , .| fornitori di beni privati Le amministrazioni pubbliche locali, sottoinsiemi dello Stato cittadini > si aspettano di poter disporre di beni pubblici atti a soddisfare i loro bisogni - Per contro, lo Stato > si aspetta che tutti i cittadini contribuiscano alla copertura dei costi di produzione dei beni pubblici MA, la gestione dei sistemi di attese risulta “problematica” poiché a. cittadini hanno differenti attese non sempre compatibili tra loro b.i vari servizi pubblici sono in competizione tra loro c. tendenza dei cittadini all’elusione e - Tutti gli Stati impiegano numerosi prestatori di lavoro evasione fiscale è ancora diffusa > sistema di attese particolare: quello che lega lo Stato 1. alle numerose entità parziali o locali in cui esso si articola 2. alle organizzazioni politiche sopranazionali [ ONU, UE] Si tratta di relazioni intense e critiche poiché tra tutti questi enti si muovono ingenti flussi monetari e quasi tutti gli interventi pubblici si realizzano solo con il consenso e contributo di numerosi soggetti pubblici. - Gli Stati possono decidere di produrre beni privati attraverso le imprese pubbliche Lo Stato > si aspetta che esse operino secondo efficienza ed economicità Le imprese pubbliche > si aspettano adeguati volumi di capitale di rischio SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI negli INP [impegnati nel patrimonio ambientale ed artistico] I soci fondatori e i principali finanziatori La collettività in + generale che fruisce del patrimonio ambientale e |_ 4 artistico Un per la tutela del patrimonio Lo Stato fornitore di beni mblenizia a] pubblici, percettore di ” artistico tributi, ° legislatore, finanziatore | finanziatori privati minori Gli altri istituti nonprofit alleati e concorrenti | conferenti di capitale di prestito - Soci fondatori e principali finanziatori: bisogno di tutelare certe parti del patrimonio > si aspettano che l’INP da loro fondato e finanziato riesca a compiere interventi importanti - Stato e cittadini: principali fornitori di contributi alla vita dell’INP A. collettività valuta positivamente gli interventi realizzati | prestatori di lavoro volontari e regolari I fornitori di beni privati B. Stato fornisce contributi > si aspettano che le risorse fornite siano utilizzate esclusivamente per le finalità dichiarate con la massima efficienza e trasparenza. - Anche gli INP hanno i loro concorrenti: “istituti con analoghe finalità che competono per le stesse risorse” INTEGRAZIONE DEI CONTRIBUTI tra i vari portatori di interesse è: È condizione necessaria per garantire agli istituti una vita economica duratura è condizione di economicità essenziale d’efficienza per instaurare relazioni di cooperazione [ Sono tuttavia condizioni che non si attuano né spontaneamente né agevolmente] > Essa si caratterizza per: A. Vantaggi ottenibili dall’integrazione armonica e dinamica: [ si pensi ad un impresa ideale in cui si sono instaurate relazioni di fiducia e cooperazione ] > Assetto di alta integrazione produce: - bassi costi di transazione con soggetti esterni - bassi costi di coordinamento - bassi prezzi-costo degli input - migliori qualità, personalizzazioni e flessibilità degli input: si condividono idee e si scoprono opportunità di interesse comune - elevato impegno di tutti i soggetti nel valorizzare le attività quotidiane - maggior soddisfazione dei bisogni di socialità dei lavoratori e maggior motivazione - processi di apprendimento collettivo più estesi ed efficienti 3 si tratta di processi alla base dello SVILUPPO di competenze e del VANTAGGIO competitivo dell'impresa Ostacoli all’integrazione Sono inevitabili e derivano dai seguenti fenomeni: - fenomeno della specializzazione economica: fa sì che gli istituti operino con il contributo di una pluralità di soggetti con risorse, competenze ed attività complementari, MA i vari soggetti hanno obiettivi differenti e quindi differenti ipotesi in merito alla combinazione ottimale dei vari elementi Soluzione: soggetti devono aderire al disegno complessivo ex ante per assicurare coerenza - soggetti sono in competizione per ottenere le rimunerazioni - si opera in condizioni di informazione incompleta e incertezza circa il futuro, ossia a. adesione condizionata dei soggetti al disegno complessivo > nessuno garantisce che sia il miglior disegno preparatorio b. contributi e ricompense non sempre misurabili “oggettivamente” c. comportamenti opportunistici in considerazione dell'incertezza d. realtà ex post diversa da quanto previsto nel disegno complessivo - i risultati sono spesso congiunti e derivanti da un /avoro di squadra, perciò non è possibile ottenere retribuzioni EQUE spettanti al lavoro di ciascun membro - di conseguenza, è problematico decidere a chi spartire i risultati residuali ( positivi o negativi che residuano dopo aver rimunerato adeguatamente tutti i contributi) - soggetti hanno diverse propensioni al rischio Le leve per l'integrazione - assegnazione ad un insieme di soggetti del diritto-dovere di GOVERNO dell'istituto 3 si formano “organi massimi di governo” - assegnazione ad un insieme di soggetti del diritto-dovere di percepire i RISULTATI RESIDUALI dell’istituto > soggetti si assumono il rischio di decidere a quali soggetti attribuire tale risultato - progettazione e attuazione dell’ASSETTO ORGANIZZATIVO per guidare il comportamento delle persone operanti nell’istituto, si tratta di: * definire ifini, strategie e politiche dell'istituto * definire i compiti assegnati a ciascuna persona attraverso una gerarchia di capi * attivare un sistema retributivo che correli i retribuiti forniti dai prestatori di lavoro alle rispettive rimunerazioni Rispetto alla soluzione di base sopra riportata, si danno due varianti: A. nel caso dello STATO: sono i cittadini che nominano, attraverso meccanismi elettivi, i loro rappresentanti B. nel caso delle IMPRESE e ISTITUTI nonprofit il soggetto economico è composto da due o più categorie di portatori di interesse: Es. SOLUZIONE di un soggetto economico formato da due categorie di portatori di interessi: Assemblea dei portatori di interessi A Assemblea dei portatori di interessi B > occorre configurare due o più assemblee, una per ciascuna categoria di portatori di interessi | - Essi nominano i membri di un organo ! Altri portatori di i Organo rappresentativo di A e di B i interessi e altri ! organi estemi di y intermedio rappresentativo delle due indirizzo e di Organo decisionale di Organo di categorie, che a sua volta nomina gli controllo governo economico 1° controllo nn. . organi di direzione e di controllo z Struttura degli organi direttivi ed esecutivi | 3) GOVERNO ECONOMICO> deve ispirarsi al - principio dell’ECONOMCITÀ - principio del contemperamento degli interessi La vita duratura dell'azienda deve svolgersi secondo ECONOMICITÀ principio che si realizza quando l'azienda si svolge in AUTONOMIA economica: senza il ricorso a “coperture delle perdite” Principio del contemperamento degli interessi: si attua adottando comportamenti e meccanismi ispirandosi alla logica della partecipazione e del confronto > favoriscono la flessibilità aziendale ASSETTI DI GOVERNO DEGLI ISTITITUTI: - delle FAMIGLIE SOGGETTO ISTITUTO = ECONOMICO: composto da tutti i membri della famiglia > soggetto unico ed unitario con caratteri forti. Gli interessi economici di persone di altre famiglie (con rapporti di parentela) devono considerarsi non istituzionali, a meno che non si configuri un gruppo economico di aziende familiari GOVERNO ECONOMICO comporta un articolato insieme di decisioni complesse, poiché implicano significati non solo economici [ es. ripartizione del lavoro tra soggetti, lavoro interno-esterno, livelli di consumo e risparmio, eredità e donazioni ] > la prerogativa di governo spetta a tutti i componenti della famiglia competenti e in grado di valutare correttamente i termini economici e non economici delle scelte da compiere Date le piccole dimensioni, non si necessitano assemblee e organi formali di decisione e controllo - delle IMPRESE Attorno a ciascuna impresa si forma un sistema complesso di portatori di interessi > differenti imprese possono richiedere differenti assetti di governo; in alcuni casi: a. opportuno un assetto di governo centrale su una sola categoria di portatori di interesse. b. opportuno dare rilievo a più di una categoria di portatori di interesse Es. impresa in cui soggetto economico-istituto formato da due soggetti: Assemblea dei conferenti di Assemblea dei prestatori di È bene tenere presente che: capitale di rischio lavoro a. la forma e la sostanza non sempre J J coincidono b. non mancano casi di diritto positivo che Altri portatori ORGANO rappresentativo dei conferenti di capitale di rischio e dei prestatori di lavoro adottano questo modello, il caso più evidente è quello della Germania organi estremi dente e que Sermani di indirizzi e j J c. il dibattito in materia è ufficialmente controllo : cui celata di aperto in una sede politica e legislativa di di interessi e ORGANO DECISIONALE DI GOVERNO ECONOMICO [Consiglio di amministrazione] assoluto rilievo qual è l'UE > quando si adotta uno schema a due classi di portatori di interessi, si manifestano due problemi: 1. formazione organi decisionali di governo soluzione: prevedere due assemblee, una per ciascuna categoria di portatori di interessi che nominano i loro rappresentanti in un organo rappresentativo unitario [ assemblea di 2° livello ] la quale a sua volta nomina i membri dell'organo decisionale di governo È per dare spazio ad entrambe le categorie di portatori di interessi > per far sì che l'organo decisionale abbia unico referente 2. determinazione e ripartizione del risultato reddituale residuale tra le due categorie che compongono il soggetto economico e che condividono i diritti di proprietà a)determinare risultato reddituale complessivo b) assegnare una parte dello stesso ai conferenti di capitale di rischio assicurando loro una rimunerazione adeguata c) ripartire l'eventuale residuo tra i conferenti di rischio e i prestatori di lavoro in modo equo L'impresa è > istituto ECONOMICO, quindi il suo FINE IMMEDIATO è la produzione di rimunerazioni per le persone che compongo il soggetto economico È istituto SOCIALE e POLITICO: essa è importante elemento della struttura, della dinamica e del progresso di collettività sociali il MEZZO per il raggiungimento delle rimunerazioni è la produzione di beni AI SOGGETTO ECONOMICO fanno capo le prerogative dell'esercizio del governo economico: svolgimento di compiti fondamentali per dare vita all'impresa e determinare la struttura variabile. L’esercizio di governo economico si manifesta come insieme di scelte di: - assetto istituzionale: - configurazione delle combinazioni produttive - assetto tecnico e organizzativo e composizione dinamica dell'organismo personale - configurazione del patrimonio è SOGGETTO ECONOMICO: formato da una pluralità di persone con interessi non uniformi, ma è unitario e unico in corrispondenza dell’unitarietà e unicità dell’attività economica d'impresa. I compiti di governo economico spettano a questo soggetto nella sua unitarietà — — ” > nella realtà 1. “insieme delle persone che dovrebbero esercitare il governo economico! questo non 2. “insieme delle persone che di fatto esercitano il governo economico” accade Contemperamento degli interessi: principio generale di conduzione delle imprese. Chi governa l'impresa deve tenere presenti le attese di tutte le categorie di portatori di interessi e ricercare soluzioni equilibrate. > Quando una o più categorie di interessi sono “trascurate” a vantaggio di altre, si creano premesse per tensioni-squilibri: comportano addizionali costi di transazione delle relazioni. STRATEGIA per il soddisfacimento equilibrato: crescita dell’IMPRESA sia in termini dimensionali sia di qualità delle combinazioni economiche > SOGGETTO ECONOMICO IMPROPRIO [nella realtà le imprese sono governate da] 1. “insieme di persone che non rappresentano l’intero soggetto economico, ma solo una parte” es. rappresentano solo gli “azionisti di controllo”, trascurando gli “azionisti di minoranza” 2. “insieme di persone che non fanno parte del soggetto economico” es. membri di organizzazioni politiche che vogliono interferire nelle strategie di un'impresa privata Soggetto che può essere deleterio per lo sviluppo dell'impresa, poiché non rispetta il principio di contemperamento degli interessi - dello STATO STATO: “ordinamento politico sociale, giuridico, politico ed economico che cura il perseguimento dei fini generali delle comunità nazionali”. Si articola in complesse strutture di istituti pubblici, tra cui hanno particolare rilievo le articolazioni territoriali: Stato, Regioni, Province e Comuni. > L'ordine economico di tali istituti è definito “azienda composta pubblica” | portatori di interesse sono: tutti i cittadini membri dello Stato > SOGGETTO ECONOMICO formato dai membri della collettività e coloro che prestano lavoro nelle aziende composte pubbliche. FINI ECONOMICI istituzionali delle aziende composte pubbliche: o soddisfacimento dei bisogni pubblici della collettività o rimunerazione del lavoro ‘3 Si formano SOGGETTI ECONOMICI IMPROPRI quando l'azienda composta pubblica diventa “strumento delle organizzazioni politiche o di particolari utenti di lavoro”, anziché strumento di realizzazione del BENE COMUNE della collettività Le prerogative di GOVERNO ECONOMICO negli istituti pubblici si esercitanti in via indiretta per mezzo di organi collegiali (organi che svolgono prioritariamente compiti politici) i cui membri sono scelti tramite elezione [ ruolo politico ] La distinzione e integrazione dei RUOLI POLITICI e RUOLI ECONOMICI si attua a due livelli: 1) a livello di struttura complessiva dell’amministrazione pubblica, dove si configurano istituti con vario peso relativo delle finalità economiche e politiche 2) a livello di singoli istituti dell’amministrazione pubblica 3 organi politici e organi della struttura ammnistrativa hanno compiti distinti “per livello”, ma sono omogenei “per contenuto, orientamenti e competenze richieste”. - degli ISTITUTI NONPROFIT SOGGETTO ISTITUZIONALE formato da tre categorie di soggetti: * associati delle associazioni chiuse e aperte Interessi istituzionali > attese di soddisfacimento dei bisogni comuni ECONOMICI * prestatori di lavoro + attese di rimunerazione ( non volontario) * donatori + attese di beni pubblici Interessi istituzionali NON ECONOMICI b. Solo in condizioni particolari e temporanee le inefficienze possono essere trasferite all’esterno, senza danneggiare l’equilibrio reddituale dell'azienda. Esempi: - monopolio: impresa sfrutta le rendite derivanti dal proprio potere contrattuale. - scarico sulla collettività di oneri ( inquinamento ), realizzando economie esterne” 3 modalità che penalizzano altre aziende, determinando una più ridotta economicità c. In generale, per efficienza si intende “ la relazione che intercorre tra i risultati conseguiti e mezzi impiegati” e viene riferito a sfere operative diverse. Risultati e mezzi possono esser considerati sotto il profilo quantitativo, qualitativo o del valore. Una particolare espressione dell’inefficienza sono i rendimenti fisico-tecnici - Si ricerca l'innovazione dei processi per rimanere sul mercato. “just in time” >rendere fluido lo scorrere della produzione e accelerare i tempi “total quality” > ricerca della qualità totale e del risparmio dei costi d. L’azienda in economicità è quella che ricerca anche flessibilità: predisposizione di strutture e combinazioni produttive efficienti in grado di adeguarsi prontamente all'ambiente. - congruità delle rimunerazioni: a. Nonsiha economicità senza congruità dei prezzi-costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti e in particolare, congruità delle rimunerazioni del capitale-risparmio e del lavoro b. In aziende in cui tale congruità non viene rispettata, l’economicità aziendale viene perseguita grazie anche al concorso ed a scapito di altre aziende familiari o di altre aziende È il caso che si verifica: - nelle imprese che si avvalgono di lavoro a domicilio “sottopagato” - nelle aziende che godono di posizioni di monopolio con prezzi di vendita prefissati - in molte imprese familiari che vivono solo grazie al fatto che non rimunerano adeguatamente il lavoro dei membri delle famiglie corrispondenti o che non considerano tra i componenti negativi di reddito la rimunerazione dei mezzi propri investiti. c. Il giudizio di adeguatezza o congruità dei prezzi-costo e prezzi-ricavo comporta un esame delle condizioni di ambiente che caratterizzano i diversi mercati in cui le imprese operano Per quanto riguarda le retribuzioni e la rimunerazione, bisogna stare attenti alle strutture della DOMANDA-OFFERTA di - lavoro: si valutano se le retribuzioni corrisposte al personale risultano coerenti con le retribuzioni negoziate nell'ambiente > non si devono verificare situazioni patologiche - capitale di rischio conferito: rischio economico generale d'impresa di tre specie: * di non ottenere adeguate rimunerazioni del capitale * di non poter smobilizzare il capitale investito nell’azienda * di perdita parziale- totale del capitale conferito a causa di risultati negativi della gestione 3 occorre considerare il COSTO-OPPORTUNITÀ: “costo figurativo che esprime il mancato rendimento che il conferente capitale di rischio sopporta per aver investito nell'azienda invece che in altri investimenti patrimoniali alternativi aventi lo stesso grado di rischio”. Tale COSTO si configura aggiungendo al rendimento degli investimenti patrimoniali a rischio NULLO un compenso per il rischio d'impresa. È occorre accertare che l'azienda rimuneri in modo soddisfacente anche il capitale proprio > Affinché l'azienda possa svolgersi secondo ECONOMICITÀ, esiste un “vincolo di sistema” (quarta condizione da soddisfare contemporaneamente alle prime tre): - equilibrio monetario: a. L’economicità è strettamente correlata al conseguimento dell’equilibrio monetario: “capacità di far fronte agli impegni di pagamento” b. La diversa manifestazione temporale di costi e ricavi e dei relativi flussi monetari si traduce in FABBISOGNO FINANZIARIO c. La gestione finanziaria gioca così da cuscinetto tra la dinamica reddituale e la dinamica monetaria, compensando i periodi in cui si determinano squilibri monetari con quelli in cui si manifestano eccedenze di cassa > Declinare il principio dell’economicità in un modo o nell’altro non cambia il significato e l’applicazione del principio: esiste RAPPORTO tra le due espressioni. “I fini economici possono esser intesi come una regola di funzionamento così come le condizioni possono realizzarsi con la definizione dei fini da perseguire” > Si possono però cogliere accentuazioni diverse: 1. perseguimento fini: si concentra sui fini economici 2. condizioni di svolgimento: si concentra - sull'azienda come “astrazione” e “strumento di istituto” - sulle regole che devono presiedere al suo corretto funzionamento ECONOMICITÀ: “Regola di condotta che trova la sua concreta traduzione nel perseguimento dei fini economici o nel rispetto delle condizioni di funzionamento” PRINCIPIO DI ECONOMICITÀ > non si identifica con il criterio della MASSIMIZZAZIONE del profitto Può essere solo una prima approssimazione, “un punto di partenza” è non si identifica con un criterio MASSIMIZZANTE, limitato e rivolto esclusivamente ad una classe di soggetti, quali i conferenti di capitale proprio > si traduce nel rispetto simultaneo delle condizioni favorevoli al mantenimento e sviluppo dell'azienda, intesa come “mezzo per conseguire i complessi fini di istituto” DURABILITÀ CONDIZIONI: 4 OBIETTIVO * equilibrio reddituale 7 equilibrio > istituzionale * equilibrio monetario N | PRINCIPIO * Efficienza- flessibilità v AUTONOMIA * Congruità remunerazioni equilibrio economico RISORSE- COMBINAZIONE ECONOMICITÀ delle famigl Condizioni di svolgimento economico: “soddisfacimento dei fini economici istituzionali” Nell’azienda familiare l’ECONOMICITÀ viene conseguita se la produzione di REDDITI da lavoro e da gestione patrimoniale ( al netto dei tributi da corrispondere allo Stato ) - consente i consumi in misura adeguata alla posizione sociale e al progresso del tenore di vita - dovrebbe generare un risparmio in grado di alimentare un “conveniente” patrimonio Equilibrio monetario può giocare un ruolo importante, anche se si risolve spesso con la creazione di un FONDO DI MEZZI LIQUIDI, sufficiente a fronteggiare le uscite monetarie concentrate in dati periodi dell’anno. > valutazione ECONOMICITÀ deve estendersi anche alle altre aziende che entrano in contatto con l’azienda in esame, in particolare all'azienda composta pubblica statale. ECONOMICITÀ dello Stato e della pubblica amministrazione: Si ha ECONOMICITÀ dello Stato e degli Istituti della P.A. se si realizzano i fini e si rispettano le seguenti condizioni: * La produzione e il consumo di beni pubblici “soddisfacenti” per il funzionamento e lo sviluppo sociale-economico di una collettività * La corresponsione di rimunerazioni “adeguate” ai collaboratori e finanziatori * L'elevata efficienza delle combinazioni economiche, realizzata mediante l'adozione di tecniche progredite di gestione, di organizzazione e rilevazione * L’imposizione di tributi che siano ripartiti secondo criteri di equità condivisi dalla collettività * L'attuazione di una gestione patrimoniale che produca redditi convenienti ® La realizzazione di un risultato sintetico di risparmio o un disavanzo contenuto 3 tali condizioni non sono tutte esprimibili e misurabili univocamente ECONOMICI leg nonprofit In molte classi di istituti nonprofit solo una parte limitata dei costi è coperta da ricavi provenienti da cessione di beni a terzi. L’equilibro reddituale si realizza facendo conto su elargizioni volontarie, donazioni, lasciti provenienti prevalentemente da soggetti privati, ma anche enti pubblici Snodo critico in materia: rappresentato dalla stabilità nel tempo di tali flussi di contributi. In molti casi svaniscono dopo pochi anni di attività, quando la carica originaria si esaurisce. Due modelli ideali garantiscono una buona stabilità: a. modello dell’associazione chiusa in cui ciascuno degli associati riceve benefici dall’appartenenza all'istituto e la fruizione di tali beni è subordinata al versamento di quote associative e contributi. b. Modello della fondazione costituita con l'apporto di un patrimonio da reddito sufficientemente grande da garantire la copertura dei costi correnti dell’istituto. Quando i flussi diventano insufficienti, si aprono tre alternative: 1) cessazione attività dell'istituto 2) rifondazione dell'istituto con l'ingresso di un nuovo soggetto privato ed eventuale ridimensionamento del raggio d’azione 3) passaggio istituto nella sfera dello Stato ( perdita dello “status” formale di I.N.P) 3 Il difficile equilibrio reddituale o monetaria - rende fragile l'equilibrio monetario - può diventare l'occasione per il formarsi di soggetti economici impropri o per l’alterarsi della natura privatistica dell'istituto nonprofit [ mette a repentaglio la vita dell'istituto ] In molti istituti nonprofit si presentano problematiche complesse riguardanti l'efficienza e il grado di soddisfazione degli utenti [ istituti che operano nei campi dell'assistenza, arte, cultura, beneficienza, protezione ambientale ] RIFLESSIONE FINALE [ a differenza dell’IMPRESA: massimizzazione “del profitto”] > ISTITUTO NONPROFIT: - divieto di distribuire il profitto/risultati reddituali: riduce la tensione alla minimizzazione dei costi - massimizzazione della qualità “del bene prodotto” e “del volume prodotto” > obiettivo di dare visibilità e potere all’istituto o alle persone che lo guidano. - mostra INERZIA nel rispondere alla crescente domanda di beni da loro offerti - molti istituti offrono beni che producono PERDITE: gli utenti non ne coprono i costi Esistono due forme di copertura di tali perdite: 1) sussidio incrociato: taluni beni dell'istituto nonprofit sono ceduti a condizioni che producono un margine positivo ( un’utile) che serve a coprire le relative perdite 2) donazioni: viste come “prezzo” che i donatori sono disposti a pagare per beni che saranno goduti da altri (non come sussidi) Prima di esaminare nel dettaglio i contenuti delle due tavole occorre fare delle RIFLESSIONI essenziali per capire come l’ECONOMIA delle imprese viene riflessa nel mondo del bilancio - IPOTESI GENERALE: le imprese hanno una “vita duratura senza limiti temporali predeterminati” MA nel concreto: il corretto governo delle imprese richiede continui supporti di informazione e la misurazione periodica delle performance ad intervalli non troppo lunghi - In questo MODO la “vita continuativa dell'impresa” spezzata a fini conoscitivi. Concetti cardine sui quali si fonda la COSTRUZIONE del bilancio di esercizio sono: 1) ESERCIZIO GENERALE, ESERCIZI PARZIALI > “esercizio generale dell'impresa”, ossia l'insieme delle operazioni messe in atto dall'impresa lungo tutta la sua vita, viene scomposto in “esercizi parziali annuali” riferiti a determinati intervalli temporali, i “periodi amministrativi” ( durata di un anno ) > l'esigenza di rilevare un reddito d'esercizio annuale si con la continuità dei processi economici aziendali. Rilevare il reddito d'esercizio significa perciò “spezzare il fluire continuo della vita aziendale”, in particolare quando si redigono le tavole di bilancio d'esercizio. Esigenza di spezzare i valori nasce per il fatto che molti cicli si pongono a cavallo dei limiti temporali degli esercizi annuali. 2 manifestazioni di questi fenomeni sono: A. condizioni produttive pluriennali B. rimanenze d'esercizio 2) PRINCIPIO DI COMPETENZA Nella costruzione della tavola del reddito di esercizio si manifestano problemi nel “frazionamento di valori comuni a più esercizi” e “attribuzione di valori risultanti all'uno o all’altro esercizio” > l'applicazione del principio di competenza risolve tali problemi Si tratta di un “semplice principio di coerenza logica tra i valori che compongono la tavola di reddito” che RICHIEDE di rappresentare nella tavola del reddito d'esercizio: a. tutti e soltanto i valori degli output prodotti nell’esercizio b. tutti e soltanto i valori degli input utilizzati e assorbiti per produrre tali output > applicazione di tal principio produce importanti riflessi sui valori che compongono la tavola del capitale di funzionamento 3) COSTI, RICAVI E COMPONENTI POSITIVI-NEGATIVI DI REDDITO Tavola del reddito: “tavola dei componenti positivi e negativi di reddito”, NON è la tavola dei costi e dei ricavi dell'esercizio >» Esistono componenti negativi di reddito che non sono COSTI ( quota di ammortamento) » Esistono costi che non sono componenti negativi di reddito ( prezzo di un impianto) 4) REDDITO DI ESERCIZIO E RISULTATO REDDITUALE ® Reddito di esercizio: “insieme dei valori dei componenti positivi e negativi di reddito dell'esercizio, ossia suscitati dagli accadimenti che si sono svolti in un certo periodo di tempo e che sono tra loro coerenti secondo il principio di competenza” > “insieme di TUTTI i valori della tavola del reddito” * Risultato reddituale: > “UNO dei tanti valori, che a seconda del suo segno, si denomina utile o perdita di esercizio”. Esso è calcolato come “valore residuale”, pari a: differenza tra i componenti positivi - componenti negativi di reddito Corrisponde alla “rimunerazione di una condizione di produzione” ( capitale di rischio ) e NON è propriamente una componente di reddito 5) CAPITALE DI FUNZIONAMENTO “insieme dei valori delle attività, passività e capitale netto determinato al termine di ciascun periodo costruito in ipotesi di continuità del funzionamento dell'impresa. > si distingue dal “capitale di liquidazione” e “capitale economico” 6) UNITARIETÀ DEL SISTEMA DEI VALORI DI BILANCIO Il bilancio d'esercizio è un “sistema unitario di valori” Due sottoinsiemi di valori complementari e strettamente correlati sono: - reddito di esercizio - capitale di funzionamento n CNi= Ri i / izi CN = Capitale netto CNfin — CNiniz Risultato Reddituale dell Esercizio GPR = Componenti Positivi di Reddito CPR- CNR = Risultato Reddituale dell’Esercizio CNR = Componenti Negativi di Reddito DAGLI ACCADIMENTI AL BILANCIO DI ESERCIZIO Per redigere correttamente il bilancio si necessita di processi di redazione del bilancio di esercizio: - la redazione è un “processo che comporta la registrazione di grandissime quantità di valori e che si svolge progressivamente lungo l’intero arco del periodo amministrativo” - per la redazione, occorre determinare valori che non sono derivabili dalle operazioni giornaliere e che devono essere configurati secondo logiche e tecniche particolari - per redigere efficientemente il bilancio, occorre selezionare gli accadimenti rilevanti e registrare alla fine del periodo i relativi valori applicando opportuni logiche e tecniche Miane ‘> SCHEMA GENERALE rilevazione periodica degli IL SISTEMA accadimenti DEGLI ae IL SISTEMA DELLE QUANTITÀ ECONOMICHE e 3 IL SISTEMA bl IL BILANCIO IL SISTEMA delle connesse DEI VALORI DI ESERCIZIO DELLE ‘quantità STIMATE e OPERAZIONI CONGETTURATE Le logiche e le tecniche di costruzione delle tavole del bilancio SISTEMA DEGLI ACCADIMENTI “insieme di azioni e fenomeni che si manifestano nell'azienda e nel suo ambiente, avvinti da relazioni molteplici e considerati rilevanti per l’analisi economica” SISTEMA DELLE OPERAZIONI: [ combinazioni economiche ] particolare categoria di accadimenti, formata dalle attività di produzione economica svolta dai componenti dell’azienda SISTEMA QUANTITÀ ECONOMICHE: “risultato della determinazione quantitativa di combinazioni economiche”, sono grandezze certe, ossia si identificano in dati certi espressione di fenomeni > l'utilizzazione di quantità economiche e i calcoli che essa comporta danno origine: a. STIME di quantità economiche: “determinazioni approssimate di quantità economiche” . Per la stima ci si avvale di IPOTESI che attengono al grado di probabilità della differenza tra il dato stimato e il dato effettivo. Riguarda dati futuri-presenti-passati. b. CONGETTURE fondate su quantità economiche: “immaginato frutto di calcolo che si fonda su ipotesi-finzione coerente con le esigenze di investigazione o di operare economico”. Se le ipotesi-finzione sono molteplici si avranno più congetture. Per le congetture ci si avvale di quantità economiche, di dati stimati Quantità economiche e le connesse quantità STIMATE e CONGETTURATE sono il “fondamento di tutte le misurazioni, calcoli, predizioni e previsioni che si compiono in azienda” Nel calcolo ritroviamo sia ipotesi di approssimazione al vero sia ipotesi-finzione. È In questo ambito si possono individuare vari SOTTOINSIEMI: SISTEMA DEI VALORI d’azienda: “sottoinsieme che offre le basi per impostare modelli di valutazione e rappresentazione dell’ECONOMICITÀ”. Accoglie la MONETA come espressione del valore e che trova la sua origine nelle operazioni di scambio che l'impresa intrattiene con i terzi. Grazie allo scambio l'azienda - persegue la produzione economica - trova definizione e misura del suo successo grazie allo studio del divenire economico dell'impresa > DIVENIRE ECONOMICO dell'impresa è un fenomeno composto da due aspetti collegati tra loro: = Tavola del REDDITO D'ESERCIZIO: si compone di quantità-flusso: “valori riferiti ad un istante” [ es. crediti verso i clienti al 31-12-2005 ] = Tavola del CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: si compone di quantità-fondo: “valori riferiti ad un lasso di tempo” [es. ricavi di vendita realizzati nel corso del 2005 ] > quantità-flusso e quantità-fondo sono due aspetti dello stesso fenomeno e sono tra loro strettamente collegate: le operazioni via via vengono svolte e risentono delle condizioni preesistenti e a loro volta condizionano quelle successive. “valori numerari”: valori che esprimono strumenti di regolamento degli scambi Si tratta dei mezzi monetari liquidi disponibili ( cassa ) e dei debiti e crediti di regolamento Sono variazioni di valori numerari per esempio: se il regolamento avviene a. in contanti, la variazione è un’uscita di cassa b. per compensazione di crediti preesistenti, la variazione è la diminuzione di crediti - “valori non numerari”: tutti gli altri valori Sono variazioni di valori non numerari per esempio: a. acquisti di materie prime b. rimborso di debiti di prestito ESEMPIO di 3 tipi di operazioni esterna aziendale che producono vari insiemi di variazione: 1. OPERAZIONE di ACQUISTO produce due variazioni: - variazione numeraria negativa: aumento dei debiti di regolamento - variazione non numeraria con due significati: 1. di variazione positiva delle condizioni di produzione disponibili ( aumento materie prime ) 2. di componente negativo di reddito ( costo delle materie prime ) > non tutte le operazioni di gestione aziendale comportano le stesse variazioni sopra illustrate 2. OPERAZIONE di PAGAMENTO del debito di regolamento sorto con l'acquisto di materie prime si producono due variazioni numerarie di segno opposto - diminuzione di cassa ( variazione numeraria negativa ) - diminuzione di debiti di regolamento ( variazione numeraria positiva ) Non si ha nessuna variazione riguardante il reddito di esercizio 3. OPERAZIONE di ACCENSIONE di un mutuo produce una - variazione numeraria positiva ( aumento di mezzi monetari liquidi disponibili) - variazione non numeraria negativa ( aumento dei debiti di prestito ) che ha solo significato di variazione di una condizione di produzione e non anche di componente di reddito è non ha impatto immediato sul reddito di esercizio L’essere di competenza di esercizi passati deve essere segnalata ponendo tali valori in “speciali sezioni del bilancio”. Consideriamo due casi emblematici: 1) minusvalenze da dimissione di immobilizzazioni; 2) perdite sui crediti di esercizi precedenti. 4 rimunerazione del capitale di rischio: rappresentata dall’UTILE o dalla PERDITA di esercizio. Il suo importo è determinato in via residuale attraverso la seguente operazione: componenti positivi di reddito — componenti negativi di reddito 2. tipici OUTPUT di un'impresa manifatturiera: sezione dei risultati positivi di reddito Classi di output o di risultati Sottoclassi di risultati e corrispondenti componenti positivi di reddito Risultati della gestione caratteristica venduti e non venduti Ricavi di vendita (al netto delle perdite su crediti dell'esercizio) Rimanenze finali Utili (- perdite) da partecipazioni Risultati della gestione patrimoniale Interessi attivi su conti correnti Interessi su obbligazioni dello Stato e di imprese Dividendi e guadagni (-perdit3) in conto capitale su azioni (non partecipazioni) (CPR non di competenza dell'esercizio Plusavalenze da “immobilizzazioni” dismesse Valore totale dei componenti positivi di reddito € Risultati della gestione caratteristica: - prodotti venduti, cui corrispondono i ricavi di vendita, che devono essere intesi al netto delle “perdite sui crediti di esercizio” - rimanenze finali d'esercizio - utili (o perdite) da partecipazioni € Risultati della gestione patrimoniale: interessi attivi e fitti attivi gestione patrimoniale: “casi in cui le imprese, disponendo di risorse in eccesso, le investono in modo tale da ottenere componenti positivi di reddito, addizionabili a quelli provenienti dalla gestione caratteristica”. Può giocare un ruolo importante nella determinazione del risultato reddituale complessivo. Consideriamo 3 forme fondamentali di gestione patrimoniale: a. “depositi” bancari in forma di conto corrente: nei momenti in cui i conti corrente presentano un saldo a favore dell'impresa, maturano INTERESSI ATTIVI b. concessioni di capitale di prestito mediante la sottoscrizione di titoli obbligazionari emessi dallo Stato o da altri soggetti; si producono INTERESSI ATTIVI c. conferimento di capitale di rischio ad altre imprese mediante la sottoscrizione e acquisto di azioni; si originano dividendi e guadagni o perdite in conto capitale 3 in casi rari questa gestione si realizza cedendo in locazione a terzi immobili acquistati a tale fine, i componenti positivi di reddito appaiono FITTI ATTIVI: direttamente correlati al tempo e di regola riscossi anticipatamente. Possono così sorgere “risconti passivi” + Componenti positivi di reddito non di competenza: stessa natura di quelli negativi. Prendiamo in considerazione il caso della “cessione di un’'immobilizzazione ad un prezzo superiore al valore residuo da ammortizzare”. Ex post si scopre che agli esercizi precedenti sono state attribuite quote di ammortamento eccessive > gli eccessi di componenti negativi di reddito diventano così un componente positivo di reddito che per ragioni pratiche viene “regalato” all'esercizio in corso, ma che sul piano logico dovrebbe essere riconosciuto agli esercizi passati andando a correggere i bilanci. 3 in queste 2 tavole sono stati inseriti valori che ci permettono di fare una LETTURA di BILANCIO SCHEMA GRAFICO della composizione del REDDITO DI ESERCIZIO CNR della gestione caratteristica | 1.044 CPR della gestione caratteristica 1.100 CNR della gestione finanziaria 22 CNR della gestione assicurativa 55 CNR della gestione tributaria 14 CNR non di competenza 13 CPR della gestione patrimoniale 8 RISULTATO reddituale 12 CPR non di competenza 2 Totale 1.110 Totale 1.110 IL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO + Che cos'ha l'azienda, e che cosa deve? Il capitale di funzionamento è uno “schema costruito per ordinare”: a. l'insieme delle condizioni di produzione di proprietà di un'impresa in un certo momento [ le attività ] > quelle tipiche sono: - disponibilità monetarie in cosa o sotto forma di c/c attivo -_ crediti di regolamento verso clienti - rimanenze finali - immobilizzazioni materiali o immateriali - crediti di prestito quote di capitale di rischio di altre imprese (acquistate per la gestione patrimoniale) partecipazioni: quote di capitale di rischio detenute ai fini di controllo ( g. caratteristica) b. l’insieme delle obbligazioni e degli impegni nei confronti dei vari soggetti che hanno fornito contributi [ le passività ] > quelle tipiche sono: debiti di regolamento verso fornitori debiti di finanziamento obblighi nei confronti dei prestatori di lavoro per retribuzioni differite ( fondo id trattamento di fine proprio) debiti nei confronti dello Stato per tributi da liquidare capitale netto o capitale proprio: “gli obblighi nei confronti dei conferenti di capitale di rischio” È i tipici componenti sono: “capitale sociale”: rappresentato dai conferimenti dei soci al momento della costituzione e in successive occasioni di aumenti di capitale “riserve”: utili maturati e non distribuiti passività o capitale di terzi: gli altri obblighi Il valore totale delle attività è sempre pari al valore totale delle passività e del netto SCHEMA GENERALE DEL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO di un’impresa manifatturiera » sezione delle ATTIVITÀ Classi di attività per gestioni Sottoclassi di attività Condizioni produttive attive dedicate alla gestione Crediti verso clienti caratteristica Immobilizzazioni di proprietà materiali (nette) Immobilizzazioni di proprietà immateriali (nette) Rimanenze finali Partecipazioni Risconti attivi della gestione caratteristica Condizioni produttive attive dedicate alla gestione Cassa e conti correnti attivi patrimoniale Titoli obbligazionari e azionari (non partecipazioni) Ratei attivi della gestione patrimoniale Valore totale delle attività Le condizioni produttive attive di pertinenza dell'impresa ( ATTIVITÀ ) divise in due classi: 1) le attività dedicate alla gestione caratteristica > di natura molto varia: = “crediti verso clienti”: nascono dallo scambio monetario con regolamento differiti. si tratta di diritti vantati dall'impresa - nei confronti dei clienti - a riscuotere una certa quantità di moneta, ad una data scadenza e secondo certe modalità di pagamento =» “immobilizzazioni materiali”: terreni, fabbricati, impianti, macchine e attrezzature, la cui vita economica utile dura per tempi relativamente lunghi = “immobilizzazioni immateriali”: rappresentate da brevetti e marchi che un’impresa acquista programmando di fruirne per un certo numero di anni > per tutte le immobilizzazioni vale la regola del processo di ammortamento: ripartizione dei relativi oneri complessivi tra tutti gli esercizi al cui svolgimento contribuiscono =. “rimanenze finali di esercizio”: produzioni in corso che non hanno terminato il loro ciclo economico con la generazione di un ricavo di vendita. Valore: costi sostenuti + o — quota di risultato reddituale positivo ( o negativo ) = “partecipazioni”: quote di capitale di rischio con l’obiettivo di esercitare forme di controllo sul governo e di realizzare vantaggi per l'impresa. Si tratta di iniziative di lungo periodo. Esempi di ragioni sottostanti all'investimento di capitali in partecipazioni: a. aiutare la nascita-sviluppo di imprese che commercializzano i nostri prodotti o che offrono assistenza tecnica ai nostri clienti b. partecipare al finanziamento di progetti di ricerca innovativa c. costruire una “joint venture” per l’aperura di un nuovo stabilimento =» “risconti attivi”: accade spesso che i contratti si pongano a cavallo di due esercizi per rispettare il “principio di competenza” occorre scindere il costo o il ricavo complessivo nelle quote di pertinenza di ciascuno dei due esercizi > si formano - ratei passivi o attivi - risconti passivi o attivi 2) le attività dedicate alla gestione patrimoniale: risorse non assorbite dalla gestione caratteristica utilizzate per realizzare risultati reddituali “addizionali” a quelli provenienti dalla gestione caratteristica. = “cassa” e “conti correnti attivi”: sono le liquidità immediate di cui l'azienda dispone - i contanti sotto forma di cassa non producono rimunerazione - le liquidità sotto forma di conti correnti attivi producono interessi attivi = “obbligazioni” e “azioni”: le due forme più semplici di gestione patrimoniale = “ratei attivi”: si producono quando la gestione si attua mediante investimenti in obbligazioni e in titoli di Stato. Si producono interessi attivi da riscuotere in via posticipata » sezione delle PASSIVITÀ e CAPITALE NETTO Classi di impegni nei confronti di varie categorie di —Corrispondenti elementi delle passività e del capitale netto soggetti Impegni verso i fomitori di beni privati Debiti verso fornitori Impegni verso i conferenti di capitale di prestito Conti correnti passivi Mutui bancari Ratei passivi della gestione finanziaria Impegni verso lo Stato Debiti verso l'erario Impegni verso i prestatori di lavoro “Fondo” trattamento di fine rapporto Valore totale delle passività Impegni verso i conferenti di capitale di rischio Capitale sociale Riserve da utili non distribuiti di esercizi precedenti Utile (+) o perdita (-) dell'esercizio Valore totale del capitale netto Valore totale delle passività e del capitale netto complementari ad adattarsi agli stessi. Nonostante i VANTAGGI, la standardizzazione produce anche gravi INCONVENIENTI: - i prodotti uniformi non soddisfano le attese di varietà dei clienti, possibili “guerre di prezzi” - standard normati e di fatto riducono gli incentivi all'innovazione e rendono difficile l'attuazione di strategie competitive basate sulla differenziazione di prodotti - standard si modificano solo in tempi lunghi e segnano “discontinuità” nell’evoluzione dei settori > In molti casi i fenomeni di standardizzazione sono rilevanti non solo per il loro effetto sui costi, ma anche per il loro effetto sulla soddisfazione dei bisogni del mercato. In questo caso si parla di “esternalità di rete” che: A. possono essere generate da effetto diretto del numero di utenti sulle capacità del bene di generare valore per il cliente. [prodotti di telecomunicazione] B. possono essere legate dalla presenza di prodotti complementari, che, per essere compatibili, devono condividere gli stessi standard [macchine fotografiche, digitali e memorie digitali] C. si manifestano quando per un bene è rilevante la presenza di una rete di assistenza sul territorio > In presenza di forti “esternalità di rete”, le imprese competono per l'affermazione del proprio standard. Lo standard che diventa dominante “costringe” tutti gli utenti ad adeguarsi allo stesso LE SCELTE DI DIMENSIONAMENTO DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA 4 settori si caratterizzano per la presenza di imprese - di imprese di grandi dimensioni, internazionali > dimensione azienda determinante per operare economicamente in quel particolare settore ( chimico, farmaceutico, aerospazio). - di grandi e piccole dimensioni + dimensione non è la determinante principale del successo o sopravvivenza, pur restando una caratteristica distintiva ( turismo, abbigliamento) > Diventa importante capire quale ruolo possono assumere le scelte di dimensionamento delle attività aziendali e quando e perché possono portare allo SVILUPPO di vantaggi economici. + Quila dimensione aziendale è analizzata in termini di “capacità produttiva installata” > la capacità produttiva [CP] è una grandezza aziendale e corrisponde “al volume massimo di output ottenibile nell'unità di tempo considerato” > Si fa riferimento alla CP per tutte le attività d'azienda, qualunque sia il settore di appartenenza (ricerca, sviluppo, vendita, distribuzione) IL GRADO DI SFRUTTAMENTO DELLA CP o CPteorica (o raggiungibile ) > valore massimo dell'output ragionevolmente ottenibile = CP Anche se la CP è la misura massima di output ottenibile, non è detto che i programmi di utilizzo prevedano l’uso di TUTTA la capacità disponibile. Infatti> “La produzione effettiva è molto spesso inferiore alla CP perché, ad esempio, il mercato non è in grado di assorbire tutta la produzione realizzabile dalla nostra azienda” o Grado diutilizzo della CP ( grado di saturazione ) > produzione produzione effettiva effettiva/ CP in % cp. —— x100=grado di utilizzo della CP L'UNITÀ DI MISURA DELLA CP e i COLLI DI BOTTIGLIA A seconda dell’attività svolta dall'unità aziendale, la CP si misura in modo diverso La misura della CP e dei suoi incrementi richiede la definizione dell’unità di misura dell'output ESEMPI: A. perle SOCIETÀ di CONSULENZA: dato che le diverse consulenze non sono fra loro omogenee, la CP è data dal numero di giornate/ uomo base B. perle ATTIVITÀ di VENDITA AL DETTAGLIO: la CP misurata in termini di metri cubi di spazio espositivo disponibili nel punto vendita. C. Peril SERVIZIO di TRASPORTO AEREO di persone: la CP è data dal trasporto di un singolo passeggero per un miglio. Si misurano i posti/ miglio (distanze) disponibili. Nel linguaggio corrente la CP si identifica con la “ capacità di produrre il BENE destinato al mercato”, ma in realtà le aziende necessitano del contributo di altre unità aziendali. Accanto alla produzione vera e propria sono necessarie numerose attività aziendali ed ognuna di esse produce un proprio output ed ha pertanto una propria CP. Chi gestisce l’azienda DEVE sapere coordinare e bilanciare le diverse CP delle attività affinché - la capacità complessiva dell'azienda sia la sintesi più conveniente e si riducano gli sprechi. - non si formino “colli di bottiglia” Se esiste un'unità aziendale che ha una CP inferiore alle altre unità (COLLO DI BOTTIGLIA) > la CP complessiva risente della CP più bassa. Esso rappresenta il vincolo alo sfruttamento della potenzialità degli altri reparti e frena le attività aziendali ( può essere frutto di errori di dimensionamento o dipendere da cause accidentali ECONOMIE DI SCALA [ EDS ] > fenomeno in cui le imprese di maggiori dimensioni sono costo Dimensione a in grado di realizzare le loro produzioni con costi più bassi unitario, J rispetto ai costi delle imprese più piccole tu Sono le “riduzioni di costo medio unitario dell'output prodotto che conseguono all'incremento della capacità produttiva ( scala ) installata, dato il livello di TA i di sfruttamento della capacitò produttiva” produzione EDS = [ CUx- CUy] CUyx: costo unitario medio di produzione impianto X (utilizzato al 100% ) cuy= CTx_ costitotali sostenuti con l'impianto X CUy: costo unitario medio di produzione di impianto Y (utilizzato al 100%) Costo unitario medio [ CU ]: “costo sostenuto per la realizzazione di una singola unità di output” & quantità prodotta con l'impianto X FONTI DELLE ECONOMIE DI SCALA: “condizioni che rendono possibile l'ottenimento di vantaggi economici corrispondenti ad aumenti della scala produttiva”. Sono le seguenti: a. Indivisibilità di alcuni componenti Certi fattori non possono essere ridotti come dimensioni-costi al di sotto di una scala minima. Sono elementi che si presentano, con = dimensioni-costi all’interno di un ampio intervallo di dimensionamento della CP e i costi a essi relativi non aumentano in presenza di aumenti di CP. b. Maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione AI crescere delle dimensioni della CP, è possibile specializzare maggiormente le risorse, che a sua volta sono in grado di produrre un vantaggio economico (elementi + specializzati) c. Proprietà geometriche dei “contenitori”-> economie legate alle proprietà geometriche. Laddove la CP è collegata al volume dei “contenitori”, l'aumento di capacità si sviluppa con - indicatori di potenza 3 rispetto alla dimensione lineare - indicatori di potenza 2 rispetto alla superficie quadrata. In qualsiasi attività produttiva sono presenti “contenitori”: attraverso il collegamento CP- dimensione contenitore, è possibile sfruttare i risparmi di costi provenienti dall'effetto scala. d. Maggiore efficienza negli impianti di maggiori dimensioni Molti impianti produttivi presentano miglioramenti di efficienza all'aumentare della potenza. e. Minori costi unitari di acquisto, derivanti da una maggiore forza contrattuale All’aumentare della CP, l'impresa aumenta i volumi di input acquistati e ottiene migliori condizioni nei prezzi di acquisto. Il risparmio è imputabile al maggior potere contrattuale che l'impresa acquisisce quando diventa un cliente importante > i fornitori possono sfruttare una delle fonti di economia se vedono ingenti quantità ad un unico cliente. DISECONOMIA di scala: “aumenti nei Cu conseguiti ad un maggior dimensionamento della CP” - aumento dei costi di trasporto - costi di organizzazione connessi alla complessità organizzativa ECONOMIE DI SATURAZIONE DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA [non sono fonti di economie di scala] I costi dell'azienda si dividono in 2 grandi categorie: * Costi variabili > variano proporzionalmente al variare dei volumi dei prodotti es. costi delle materie prime o componenti utilizzati, provvigioni di vendita, diritti di autore * Costi fissi > sono i costi correlati ad una data CP: variano per variazioni del dimensionamento della CP, ma non al variare dei volumi con essa prodotti, ossia del grado di utilizzo di essa. Le economie di assorbimento di costi fissi: riduzioni di costo medio unitario derivanti dall'aumento di sfruttamento della CP > all'aumentare del grado di sfruttamento della CP, il costo fisso è ripartito su un numero maggiore di output prodotti e ciò produce una CORR A riduzione del costo unitario __ 900 Le economie di assorbimento della CP: di determinano minori costi unitari I = all'aumentare del grado di utilizzo di 3 100 una data CP e sono maggiori quanto 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7.000 8000 9.000 ii . cpc 10.000 maggiore è il peso dei costi fissi totale. Volumi effettivi Non bisogna confondere gli incrementi di CP con il maggior grado di sfruttamento di CP INFATTI: incrementare una data CP implica una modifica nella struttura del sistema aziendale; un maggior grado di sfruttamento della CP invece NON richiede un incremento della CP > sfruttamento di EDS implica l'incremento di una data CP Prendendo in considerazione le ECONOMIE di scala e di saturazione, possiamo affermare che: a. da un lato è conveniente installare grandi CP per realizzare grandi economie di scala b. dall’altro lato, al crescere della CP installata, cresce il rischio di non saturarla completamente e quindi dal mancato assorbimento si rischia di subire una DISECONOMIA È errato affermare che le economie di scala sono le riduzioni di costo derivanti da maggiori volumi di produzione. Occorre distinguere tra riduzioni di costi derivanti da: 1) impianti più grandi > economie di scala 2) maggiori volumi dato un certo impianto è economie di saturazione LE ECONOMIE DI APPRENDIMENTO (O DI ESPERIENZA) ” riduzioni di costo unitario che, per effetto dell’accumulo di esperienza, si realizzano ogni volta che si producono addizionali quantità di beni”; [Esperienza> n° cumulato di output prodotti fino alla data considerata] Airbus prodotti (volume cumulato) Giornate di manodopera per ciascun Airbus 1° raddoppio 200 2° raddoppio d 3° raddoppio 1 2 160,0 3 140,4 4 128,0 5 119,1 6 112,3 7 106,9 8 102,4 - Il conseguimento di economie di esperienza implica modifiche continue nel modo in cui l'azienda opera: si mettono a punto macchinari e sistemi di produzione più efficienti, si semplifica la configurazione del prodotti, si configura il lay-out degli impianti. - Il conseguimento di maggiori economie di scopo implica la necessità di allargare la gamma di prodotti e servizi offerti > variazioni nei costi legate a determinanti strutturali si accompagnano a modifiche nel patrimonio, assetto tecnico-organizzativo e nelle combinazioni economiche dell'impresa. A parità di servizi, i ricavi-costi totali e risultati reddituali: legati al configurarsi di 2 classi di fattori: 1) prezzi ricavo e prezzi costo di un'azienda 2) volumi effettivamente prodotti e venduti «livello dei prezzi-costo e prezzi-ricavo Rappresenta la 2° classe di elementi che determina il livello di ricavi e costi in un dato periodo. - livello dei prezzi-ricavo e costo: determinato da elementi interni ed esterni all'impresa. A. livello dei prezzi-ricavo (di vendita) è legato a fattori interni (politica dei prezzi, forza del marchio e possibilità di ottenere un premium price) e fattori esterni: presenza di concorrenti, il grado di aggressività commerciale e i prezzi medi applicati B. livello dei prezzi-costo influenzato da elementi interni ed esterni: dalla situazione competitiva dei settori di approvvigionamento dell'impresa, dai volumi acquistati e dal potere contrattuale «& volumi Rappresentano la principale determinate dei costi di breve periodo. L’effettivo ammontare dei costi da sostenere è legato ai volumi prodotti, Prezzi costo ossia al “grado di saturazione della CP VO predisposta”. Importante relazione tra costi unitari — grado di saturazione CP. capacit Ricavi - Costi di gestione caratteristi Lo schema evidenzia come fra le diverse classi di installata TT ici cina inanÈ Volumi fattori esistono numerose relazioni di Dan effettivamente interdipendenza. [ principali determinanti del 7 n REDDITO OPERATIVO] Mix di costi fissi e variabili COSTI FISSI E VARIABILI Il risultato economico è influenzato da molteplici fattori: tra questi, la struttura dei costi, ossia il peso relativo dei costi fissi e costi variabil ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI consente di illustrare e modellizzare le relazioni che esistono fra i volumi di beni effettivamente prodotti da un’impresa e i risultati operativi da questa conseguiti. Gli effetti delle molteplici azioni che si possono intraprendere per migliorare il risultato di un'attività economica possono essere classificati in tre categorie: = variazioni nei volumi = variazioni nei costi = variazioni nei prezzi di vendita In sede di messa a punto del progetto imprenditoriale, può essere utile effettuare una serie di simulazioni, valutando i risultati connessi a diversi scenari e ipotesi. Dato un certo livello di prezzi- ricavo, di costi fissi e di costi variabili unitari, è interessante determinare quale sia il volume che consente all'iniziativa di coprire i propri costi e valutare il grado di flessibilità dell'azienda. I costi di gestione caratteristica si dividono in due categorie: A) costi variabili: “costi direttamente e strettamente correlati al volume di produzione e vendita”. (provvigioni di vendita, consumi di materie prime, manodopera diretta). 3 analisi costi-volumi-risultati assume l'ipotesi che fra volumi e costi variabili esista una relazione LINEARE (ipotesi in cui i costi variabili unitari rimangono invariati). Ma in realtà, per le variazioni molto consistenti nei volumi si tratta di una relazione NON LINEARE. B) cos “tutti i costi che non risultano direttamente e strettamente correlati al volume di produzione e vendita”. 3 analisi costi-volumi-risultati assume l'ipotesi che i costi fissi rimangano invariati, qualsiasi sia il volume realizzato. Occorre fare un'ipotesi in merito all’intorno di volumi considerato e ,per tale intorno, è possibile assumere, senza commettere gravi errori, che i costi fissi totali rimangano invariati. Essi si dividono: * costi fissi di struttura: “costi strettamente connessi alla CP”. Ridurre questi costi significa ridurre la CP, ossia i volumi di produzione e vendita realizzabili nel breve periodo. Rientrano in questa categoria i costi del lavoro. Una particolare categoria è rappresentata dagli ammortamenti delle immobilizzazioni costi fissi di sviluppo: “costi che sono fissi in quanto non variano direttamente in relazione al variare dei volumi di produzione e vendita”. Sono però costi che NON dipendono direttamente dalla CP, ma sono destinati a sostenere l’attività corrente e a porre le condizioni per lo sviluppo futuro dell’azienda. Questi costi sono manovrabili, ma ciò non deve far pensare che sono costi variabili. st * Mentre i costi variabili tendono a variare in modo simmetrico, aumentando rapidamente quando i volumi aumentano e diminuendo altrettanto rapidamente quando i volumi diminuiscono, i costi fissi presentano comportamenti diversi a seconda che i volumi stiano aumentando o diminuendo. Immobilizzazioni TFT Non strettamente A impiego proporzionali ai Quote di 7 ripetuto volumi ‘ammortamento di GESTIONE / Costi fissi 8 CARATTERISTICA > Aimpiegounico di struttura flo Costi fissi Fi CONDIZIONI DI di politica da PRODUZIONE Strettamente 58 proporzionali 54 ai volumi 3 N > s|5 9 Costi variabili 3 [°F di GESTIONE È FINANZIARIA e È FISCALE Costi finanziari 5a N EE Costi fiscali Ass COSTI FISSI + COSTI VARIABILI [A+ B] "è COSTI TOTALI DI GESTIONE CARATTERISTICA Dal punto di vista grafico, la retta dei costi totali ha un punto di minimo pari all'ammontare dei costi fissi e la stessa inclinazione della retta dei costi variabili COSTI TOTALI / volume di beni prodotti e venduti + COSTO TOTALE UNITARIO Costi Costi Totali Variabili Costi di politica — sviluppo — discrezionali non sono cost fsi rappresentabili in questo grafico perché non sono legati ai volumi effettivi ma ai volumi futuri > vengono inclusi nei costi fissi Volumi Effettivi Uno degli elementi fondamentali dell’analisi costi-volumi-risultati è: IL PUNTO DI PAREGGIO [ BEP: break-even point ] “ammontare di vendite che occorre conseguire per coprire tutti i costi aziendali”. - “volume di vendita per cui i ricavi coprono esattamente i costi” Ricavi Costi/ricavi . . Graficamente corrisponde al “punto n cui la retta dei ricavi incrocia la retta dei costi totali”. Reddito operativo: distanza Costi fissi fra la retta dei ricavi e quella dei costi di gestione Dimensione dell'utile doc caratteristica. Volumi Punto di pareggio PUNTO DI PAREGGIO ESPRESSO IN VOLUME (QP) R=CT = R=CF+CV Ry= CT, Ru x QP=(CVux QP)+ CF Ru= CVytCFu QP = CF/(Ru - CVu) qR= qCVv,+CF R =Ricavi qRu= qc CT = Costi Totali CV = Costi variabili q (Ru-CVu)= CF u =unitari (QP = quantità di pareggio q= CF/ Ry-CVu COSTI FISSI MARGINE DI CONTR. UNITARIO PUNTO DI PAREGGIO ESPRESSO IN FATTURATO Costi fissi Qx Prezzo = x Prezzo Margine di contribuzione unitario Questa versione della formula può essere utilizzata nelle aziende multi prodotto, per le quali il “volume” di Costi fissi pareggio NON ha significato Fatturato = -——_————- Margine di contribuzione unitario / Prezzo Costi fissi Fatturato = —__ Margine di contribuzione % Copertura MARGINE DI CONTRIBUZIONE Costi fissi e n < . . formazione Essendo un valore relativo, sarà uguale, a prescindere che sia utile calcolato utilizzando valori unitari o valori totali. Si definisce Prezzo come il “contributo che la vendita di ogni unità di bene prodotta e venduta porta alla copertura di costi fissi di gestione caratteristica e alla formazione del reddito operativo”. MDCu= Ru-CVu MDC= R-CV Per ottenere un indicatore relativo, è utile esprimerlo in % >» MDCy/Ru MDC% >» MDC/R LE ECONOMIE DI RAGGIO D’AZIONE ( DI SCOPO, SINERGIE ) L’estensione dei confini dell'impresa ad attività diverse può essere fronte di vantaggi economici. Sono “i vantaggi economici ( riduzione del costo unitario ) che conseguono alla gestione congiunta di due o più ASA ( produzione congiunta di più beni ) ma anche aumento dei benefici ai clienti”. > riguardano quel vantaggio che si ottiene quando due o più beni utilizzano risorse comuni. - La presenza di economie di scopo sottintende l’esistenza di risorse non completamente utilizzate (materiali) o di fattori della produzione con capacità produttiva limitata [es. marchi, know how] LE FONTI DI ECONOMIE DI RAGGIO D'AZIONE Risulta più conveniente per un'azienda realizzare congiuntamente prodotti diversi piuttosto che realizzarli in combinazioni autonome: possibilità di un miglior sfruttamento delle risorse. Possono essere realizzate: - all’interno di una sola impresa - nell’ambito di aggregati interaziendali Le economie di scopo sono dovute a: > condi jone di elementi materiali della struttura produttiva: Ferrero: azienda produttrice di prodotti dolciari, soffriva la stagionalità dei propri prodotti, poiché nei periodi estivi la sua struttura produttiva non veniva sfruttata. L'inserimento nella propria gamma di prodotti freschi, da conservare in frigo, ha consentito di utilizzare la struttura produttiva quando questa sarebbe stata prevalentemente inutilizzata. > condivisione di elementi materiali della struttura di vendita Lavazza: azienda produttrice di caffè, ha iniziato la produzione di caffè in cialde mono-uso per l'utilizzo in macchine da caffè localizzate negli uffici. Per assicurarsi che venissero acquistate sempre le proprie lascia agli uffici, in uso gratuito, le macchine da caffè espresso, purché questi garantiscano un acquisto minimo mensile di cialde. Inoltre, quest'azienda ha iniziato la produzione di cialde di tè e cioccolata > ha consentito di ripartire il costo di gestione della rete di distribuzione su un n° maggiore di prodotti. > con ione di risorse immateriali Procter & Gamble Italia: azienda che vende prodotti per pulizia casa e igiene personale. La commercializzazione di questi bei nel mercato e presso la grande distribuzione organizzata ha consentito nel tempo lo sviluppo di competenze manageriali. Inoltre, quest'azienda ha lanciato nuovi prodotti in nuovi settori. > ‘effetto ombrello”: effetto dello sfruttamento congiunto di risorse immateriali, possibilità di sfruttare un marchio su un numero ampio di prodotti. Campagne pubblicitarie effettuate sul marchio ombrello consento di dividere i costi delle su un n° ampio di prodotti, MA bisogna sempre considerare il vincolo di coerenza. > accordi fra le imprese, aggregati interaziendali Campagne pubblicitarie congiunte in cui le aziende condividono le spese pubblicitarie e cercano di rafforzare la propria immagine associandosi ad un partner di successo. > caso della Whirlpool elettrodomestici che collabora con la Procter & Gamble per lo studio di nuovi detergenti destinato a nuove lavatrici: vantaggio economico per entrambe è in termini di costi — in termini di potenziali economie, i due prodotti potranno essere lanciati insieme sul mercato. * Sinergie di vendita inergie operative lergie negli investimenti * Sinergie manageriali o Interrelazioni tangibili 3 condivisione di risorse © Interrelazioni intangibili 3 trasferimento di competenze SCELTE DI INTERNALIZZAZIONE-ESTERNALIZZAZIONE [ ESTENSIONE VERTICALE ] «* sono importanti le decisioni riguardanti l'integrazione verticale di internalizzazione e esternalizzazione > si tratta di decisioni influenzate dalle economie di scala, di raggio d'azione e d'esperienza, le * Ogni azienda competenze e capacità di deve decidere cui le imprese possono quanto disporre, l’attrattività integrarsi strategica dell’attività e la (estendersi) a disponibilità di mezzi monte e a finanziari. valle VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’INTERNALIZZAZIONE VANTAGGI SVANTAGGI Si contengono i costi di Si devono investire capitali transazione nei confronti dei (talvolta ingenti) per la “fase” clienti e dei fornitori internalizzata Sono probabili diseconomie di scala o di saturazione della capacità produttiva Si internalizzano le competenze strategiche Si riduce l'accesso dei Si riduce la flessibilità strategica concorrenti alle risorse avendo investito “tutto” in una strategiche stessa ASA I COSTI DI TRANSIZIONE Perché esistono le aziende > perché l’attività economica non viene svolta dai singoli individui che si scambiano beni-servizi nei mercati? Perché, al contrario, l’attività economica non viene interamente svolta all’interno di un’unica grande organizzazione dove il meccanismo dei prezzi è sostituito dalla pianificazione centralizzata? Per rispondere a queste domande, utilizziamo la “teoria dei costi di transazione” La TRANSAZIONE si manifesta quando un bene o un servizio è trasferito attraverso un'interfaccia tecnologicamente separabile. Ma problema: decidere quali transazioni tenere all’interno dell’organizzazione e quali invece ricorrere ad altri operatori. + esternalizzazione + specializzazione ed efficienza + esternalizzazione + meccanismi di coordinamento garantiti dal mercato + esternalizzazione - complessità della gestione e rischi esternalizzare significa “affidarsi” ad altri per lo svolgimento di attività che possono anche essere molto critiche gli altri possono avere comportamenti opportunistici. il danno che possiamo ricevere da comportamenti opportunistici aumenta quando risulta difficile cambiare interlocutore > la probabilità di comportamenti opportunistici aumentano se la transazione è poco trasparente > dei contratti perfetti potrebbero diminuire i danni da comportamenti opportunistici > > > > Vv Internalizzazione Esternalizzazione * Costi di realizzazione interna * Prezzi di acquisto (o di vendita) — economie di scala — costi di realizzazione estemi — economie di scopo — potere contrattuale interlocutori — economie di apprendimento * Costi di transazione esterna * Costi di coordinamento interno — raccolta informazioni — direzione e controllo — negoziazione — sprechi ed errori — difesa da comportamenti opportunistici — danni da comportamenti opportunistici Economie di esperienza . Economie Economie di scala di scopo] Scelte di internalizzazione/esternalizzazio di attività produttive di attività commerciali e di servizio î Teoria dei costi di transazione LE DETERMINANTI DEI COSTI DI TRANSAZIONE * La complessità informativa * Laduratae la ripetitività delle relazioni tra le parti * Laspecificità degli investimenti effettuati * La propensione a comportamenti opportunistici o inadeguata st * scelte di dimensionamento della CP (a parità di estensione verticale-orizzontale) Comportano l'aggiunta o | sostituzione di stabilimenti, magazzini, ecc. Hanno doppia natura perché in occasione dell'ampliamento delle dimensioni si possono realizzare anche innovazioni tecniche e organizzative modificando il patrimonio di competenze dell'impresa «scelte di acquisizione di altre imprese o fusione con altre imprese Portano a unire anche due o più patrimoni di risorse immateriali (valori, culture, routine), condizioni difficili da trasferire e integrare, poiché comportano rischi di conflitti organizzativi e di distruzione, anziché di valorizzazione. scelte relative alla formazione di aggregati interaziendali Le imprese godono dei patrimoni di tutte le entità che compongono l’aggregato La “singola” impresa NON ha un controllo diretto sul patrimonio delle altre entità, MA ha un accesso regolamentato e privilegiato a varie risorse (anche al capitale sociale). scelte di localizzazione (sono critiche) Aprono l’accesso a patrimoni ambientali più o meno ricchi che possono dare luogo a economie esterne assimilabili a condizioni distintive. scelte di struttura del capitale proprio e di terzi Determinano direttamente le dimensioni assolute e relative del capitale proprio-di prestito. scelte di gestione dell'organismo personale e di progettazione degli assetti organizzativi Influenzano la formazione del patrimonio di condizioni immateriali. * st * st * st * st * GLI INDIRIZZI STRATEGICI: le scelte di configurazione del patrimonio dell'impresa dovrebbero ispirarsi ai seguenti indirizzi strategici: = Basare le scelte di ingresso in nuovi mercati sulle proprie competenze distintive e centrali = Scegliere con cura le modalità di sfruttamento delle competenze distintive = Sfruttare a fondo le economie di replicazione = Attuare operazioni di fusione e acquisizione per unire competenze complementari = Internalizzare i processi che producono competenze distintive = Puntare su modelli organizzativi originali da cui possono scaturire processi di apprendimento differenti e dunque competenze distintive = Impostare strategie esplicitamente orientate allo sviluppo di competenze distintive = Evitare eccessi di cambiamento che mettano in crisi i processi apprendimento e sconvolgano le routine che sottostanno alle competenze. DINAMICA DEL PATRIMONIO: risorse e competenze distintive possono diventare fattore di rigidità. - Molte condizioni hanno cicli economici e tecnici di lunga durata; le imprese potrebbero cercare di sfruttare di tali risorse il più a lungo possibile anche quando le condizioni di mercato ne sconsiglierebbero l'abbandono - Le immobilizzazioni tecniche possono avere una destinazione specifica - Le routine in cui si incorpora il know-how aziendale permangono nel tempo anche se obsolete LE COMPETENZE DINAMICHE Oltre a competenze distintive e centrali, l'impresa deve dotarsi anche di competenze dinamiche (dynamic capabilities), che consistono nella capacità di arricchire, rinnovare, ricombinare e sostituire le competenze distintive esistenti > Occorre sviluppare assetti organizzativi che massimizzino la capacità di: a. Integrare gli elementi che compongono l'impresa in competenze solide e distintive b. Stimolare l'apprendimento attraverso la ripetizione e la sperimentazione c. Riconfigurare efficacemente le strutture e le competenze aziendali in forme innovative CAPITOLO 15: LE SCELTE DI ORGANIZZAZIONE ASPETTO STATICO: Fattori produttivi originari Fattori produttivi derivati CAPITALE 3 Beni materiali Beni immateriali LAVORO 3 Soggetto Economico Manager Dipendenti ASPETTO DINAMICO: = aspetto istituzionale “Composizione soggetto economico” =» aspetto organizzativo “Struttura degli organi direzionali e delle responsabilità” = aspetto tecnico “Struttura del patrimonio e del livello tecnologico” ASSETTO ORGANIZZATIVO E VARIABILI ORGANIZZATIVE = Assetto organizzativo di un’impresa: “insieme delle variabili che configurano l'organismo personale e che definiscono, indirizzano e coordinano i comportamenti delle persone che compongono l'organismo personale”. Per attuare un buon assetto devono realizzarsi le “condizioni di efficacia di un sistema organizzativo”: SS v v Numero di persone adeguato al volume complessivo delle attività da svolgere Prestatori di lavoro con profili personali Chiara definizione dell’insieme di compiti da svolgere Definire gli obiettivi Codificare e scegliere quali sono le modalità tecniche e le procedure da seguire Decidere quali deleghe e responsabilità decisionali fanno capo alle varie persone Le PERSONE devono - percepire di essere rimunerate in modo corretto - sentirsi parte di collettività sociali - essere motivate al lavoro Attivare potenti strumenti di coordinamento e integrazione di: - compiti - tempi - volumi L'intero sistema deve possedere adeguati gradi di flessibilità e di capacità di gestione 3 si tratta di decisioni con FORTI contenuti tecnici e CARICHE di tensioni-ambiguità, perché: MVWVIWVNW Vv > > Si opera in un mondo di incertezza I comportamenti organizzativi non sono facilmente osservabili e controllabili I risultati conseguiti dai singoli non sono facilmente valutabili Le attività sono legate da forti relazioni di interdipendenza e ogni variazione di un elemento influenza gli altri Le singole persone e i gruppi si presentano con insiemi di valori e di bisogni e con schemi cognitivi disomogenei Anche le scelte organizzative sono soggette a VINCOLI di risorse I comportamenti organizzativi tendono a stabilizzarsi nel tempo * Variabili organizzative sono: a. struttura organizzativa di base e la struttura organizzativa delle singole unità aziendali distribuzione del potere sistemi operativi - di pianificazione, programmazione e informazione - di gestione del personale. Progettare la struttura organizzativa di base significa decidere quali unità organizzative attirare, quali insiemi di compiti attribuire a ciascuna unità organizzativa 3 si divide il lavoro tra le varie unità e lo si coordina mediante le “relazioni gerarchiche”. > data una certa struttura di base, si progetta la struttura organizzativa delle singole unità, definendo così le mansioni e le responsabilità dei singoli. Le scelte di distribuzione dell’autorità sono in parte strettamente congiunge alle scelte di struttura organizzativa sia di base sia delle singole unità: è bene che il potere sia diffuso quando l'impresa vive in un contesto dinamico e scarsamente prevedibile - I sistemi operativi di pianificazione strategica svolgono un ruolo critico per l'integrazione aziendale: producono idee, orientamenti, visioni, missioni, ecc. che fungono da quadro di riferimento comune per tutte le persone che operano in un’impresa. - I sistemi di programmazione-controllo svolgono molteplicità di funzioni critiche e un ruolo essenziali in termini di coordinamento. - I sistemi di gestione del personale sono numerosi e svolgono una molteplicità di funzioni. - I sistemi informativi raccolgono i dati e le informazioni: v sono una classe fondamentale di risorse un buon sistema informativo è uno strumento essenziale di coordinamento, costituendo una base comune di conoscenza e interpretazione dei fenomeni aziendali. L'ORGANISMO PERSONALE v insieme unitario delle persone che con il loro lavoro contribuiscono alla vita dell'azienda è un complesso dinamico; deve essere flessibile v si analizza in due aspetti complementari: 1. le variabili individuali [le caratteristiche delle persone come SINGOLI INDIVIDUI] «le competenze professionali: sono riconducibili a due grandi classi: a. conoscenze e capacità tecnico-specialistiche b. conoscenze e capacità di gestione delle relazioni interpersonali « ivalori: analizzati in termini di convinzioni e alle sue modalità di svolgimento «* i bisogni: “percezioni di carenza di date condizioni” 2. le variabili sociali [l'intensità e la qualità delle relazioni tra le persone come MEMBRI DI GRUPPI SOCIALI ]. Le due manifestazioni più importanti sono: «* coerenza, coesione, cooperazione e conflitto I gruppi sociali che si formano in un’impresa NON coincidono mai coni gruppi formali corrispondenti ai vari organi aziendali, MA sono sempre differenti e danno luogo a: È coerenza e sinergia tra i gruppi sociali e formali: coesione e coop. tra membri dei gruppi sociali che si manifesta anche come coesione e coop. nei gruppi formali. > incompatibilità tra i gruppi sociali e formali “La coesione all’interno dei gruppi formali corrispondenti alle varie unità organizzative NON è sinonimo di cooperazione-integrazione a livello aziendale: spesso infatti tra î vari gruppi si manifestano rapporti di TENSIONE-CONFLITTO con impatti negativi. È importante fare in modo che nell’ambito dell'impresa - operino persone con valori simili o almeno compatibili - ilcapo abbia buone doti di leadership - si progetti un sistema di INCENTIVI che premi sia le prestazioni individuali-collettive. «cultura aziendale — cultura organizzativa - CULTURA AZIENDALE: “insieme di idee, valori, credenze e convinzioni condivisi da un insieme di persone all’interno di un’AZIENDA. > è causa ed effetto delle scelte aziendali di fondo > insieme di idee fondamentali e sviluppo della dinamica aziendale. > può essere analizzata in 3 aspetti: - un corrispondente “elenco di insieme di compiti” - un “insieme di relazioni gerarchiche” che collega le varie unità > quanto tale STRUTTURA viene configurata in forma scritta: v insiemi di “unità organizzative” e “relazioni gerarchiche” rappresentati in organigrammi Y insieme di “compiti” organizzato in mansionari 3) sistema di ruoli originato dalla struttura RUOLO: insieme delle attese di comportamento nutrite nei confronti di una persona che occupa una determinata posizione. LE CONFIGURAZIONI DI BASE DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA Per le imprese la progettazione della struttura organizzativa consiste nella scelta di una delle quattro forme di base (più due varianti) che sono denominate: a) struttura elementare struttura in cui governo Seloromito 091° ‘rezione economico e la funzione di Na | SEU PEZIONE GENERALE direzione sono svolte da un UNICO organo di direzione generale Sono utilizzabili due criteri di divisione del lavoro: Organi 27 - per FUNZIONI certe > origina una struttura funzionale in cui ogni funzione tratta le 3 combinazioni prodotto-mercato - per PRODOTTI 3 si ottiene una struttura divisionale pura b) struttura funzionale pura/mista - funzionale: “struttura organizzativa articolata per funzioni omogenee” (coord. parziali) > Ciascuna direzione è responsabile dell'efficienza di svolgimento dei relativi processi Srovemo. DIREZIONE economico GENERALE organi 2ro0n_>| DIREZIONE DIREZIONE DIREZIONE TECNICA (t)_ || COMMERCIALE (c) R&S (1) I Î [ FGIEMDGOEEIE Organi I esecutivi c) struttura divisionale pura/mista Si adotta quando le combinazioni produttive sono motlo disomogenee. > Ciascuna direzione è responsabile del risultato reddituale parziale della combinazione economica parziale corrispondente. - Dalla direzione generale GENERALE dipendono le direzioni di divisione. - Da ciascuna direzione di sione dipendono le unità funzionali (t, c, r) dedicate alla corrispondente combinazione prodotto-mercati. STRUTTURA FUNZIONALE PURA DI UN’IMPRESA MULTIBUSINESS a DIREZIONE Ù GENERALE DIREZIONE DIREZIONE — |{_ DIREZIONE TECNICA perA, || COMMERCIALE per ||R&S per A, Be C BeC (tABC) A,BeC (c ABC) (r ABC) > Nella realtà dei fatti, accade raramente che le combinazioni siano perfettamente omogenee o assoltamente disomogenee. In molti casi si presetano “situazioni intermedie”, studiate da: d) struttura a matrice divisionale con una funzione Error (R&D) centralizzata (el=N1=1;7.\0G =" DIREZIONE Î GENERALE DIREZIONE | | DIREZIONE | | DIREZION Divisione C TEC. perA | | COM. perA | | E R&S per B (tAB) B (cAB) AB(rAB) DIREZIONE GENERALE to ' to EOCCRRO PROCESSO LOGICO PER DECIDERE QUALE STRUTTURA SCEGLIERE: 1) ipotesi-finzione che siano possibili SOLO due configurazioni di struttura: - struttura funzionale “pura” - struttura divisionale “pura” 2) in basealle 5 variabili scelgo quale struttura adottare Variabili che fanno propendere per la struttura funzionale Variabili che fanno propendere per la struttura divisionale 1. Le economie di scala ottenibili con funzioni centralizzate 4. L'interdipendenza tra le funzioni relative a ciascuna funzione 2. Il grado di specializzazione richiesto nell’ambito delle singole funzioni 3. Le economie di raggio di azione realizzabili con la gestione 5. Il fabbisogno di differenziazione tra le linee di prodotto: «differenti orientamenti manageriali «prodotti nuovi centralizzata di competenze “core” 3) dall’analisi risulterà che le due alternative “pure” NON sono soddisfacenti [3 variabili a favore della funzionale e 2 a favore delle divisioni] e che si necessitano strutture intermedie: - strutture “miste” - strutture “bidimensionali” > scegliere la struttura organizzativa significa scegliere: - come dividere il lavoro tra le varie unità e persone (per funzioni-prodotti-aree geografiche) - come coordinare le attività svolte dalle varie unità e persone > ogni struttura ha i suoi VANTAGGI e SVANTAGGI in termini di specializzazione e coordinamento. MODELLO STRATEGIA-STRUTTURA Dimensioni Piccole Medie e grandi | Medie e grandi | Medie e grandi sad Diversificazione Articolazione Monoprodotto, o nei, correlata, Diversificazione strategica monomercato MiErOAI a mpi mercati non correlata ‘omogenei disomogenei Struttura ; Mista o a un izzati Elementare Funzionale matrice Divisionale Potere, stile di Accentrato, Decentrato, Decentrato, Decentrato, direzione personalistico manageriale manageriale manageriale Disponibilità, ; Efficienza, Imprenditorialit Valori, principi | obbedienza | Efficienza | fessibiità à Formalizz.one dell'assetti Bassa Alta Alta Alta MULTIDIMENSIONALITÀ: nelle aziende con combinazioni economiche NON semplici il lavoro può essere sempre diviso secondo più dimensioni alternative. Data la MACROSTRUTTURA, occorre decidere come organizzare il lavoro entro ciascuna delle unità organizzative. Qui diventano cruciali le teorie dei bisogni e della motivazione al lavoro SCELTE DI STRUTTURA DELLE SINGOLE UNITÀ ORGANIZZATIVE: i bisogni e la motivazione La struttura organizzativa di base definisce l'insieme dei vari organi aziendali ordinati in una gerarchia, ossia definisce come ripartire e integrare il LAVORO tra le persone in quell’organo, > questi sistemi trovano complemento nei sistemi di accoglimento ed inserimento che gestiscono la fase d’ingresso in azienda e il 1° periodo di lavoro. GESTIONE DELLA DINAMICA INTERNA DEL PERSONALE: Definiti gli organici e svolti i processi di ricerca-selezione, l'impresa si trova con un certo insieme di persone da assegnare alle varie unità organizzative. Dal punto di vista tecnico, per queste scelte bisogna far coincidere i contenuti e carichi di lavoro di ciascuna unità organizzativa con il n° e le competenze delle persone ad essa assegnata. MA, dal punto di vista pratico, bisogna tener conto di due aspetti: - la scelta nominativa deve ispirarsi all'obiettivo che nel gruppo si formino buone relazioni sociali - i passaggi interni all'azienda devono essere “strumentali” alla crescita personale-professionale Sistema retributivo: Definisce le politiche, i livelli e le strutture generali delle retribuzioni, determinando retribuzioni periodicamente liquidate ai singoli prestatori di lavoro (individuali), che sono determinate da: a. valore attribuito alla posizione occupata dalla persona b. la prestazione realizzata rispetto agli obiettivi c. i livelli retributivi correnti nel mercato del lavoro. La valutazione delle mansioni consiste nell’analizzare ciascuna posizione e attribuirle un valore che dovrà essere successivamente correlato a un valore retributivo. Determinati i valori delle mansioni, vi si correlano i livelli retributivi, si costruisce la CURVA RETRIBUTIVA: determinata tenendo conto delle situazioni di domanda-offerta di lavoro, della normativa di legge e di logiche di equità proprie di ciascuna azienda. Questa curva determina retribuzioni “impersonali” e “riferite alle posizioni” Tutto ciò è influenzato di gradi di discrezionalità concessi dalla normativa di legge e contrattuale. In sede di analisi e progettazione del sistema retributivo, bisogna considerare che la retribuzione NON è l’unico elemento di ricompensa avente influsso sui livelli di soddisfazione e motivazione dei lavoratori (spesso queste emozioni sono più correlate a fattori, quali il clima organizzativo) Sistemi di carriera Da un lato, definiscono i percorsi professionali e dall'altro determinano i criteri in base a cui le singole persone possono compiere i singoli passi previsti. La carriera ha una triplice natura: a. modalità secondo cui l'azienda gestisce la dinamica delle persone b. modalità attraverso cui le persone trovano modi di porre in atto le competenze che progressivamente si sviluppano c. importante modalità di ricompensa (di incrementi di retribuzione, di status e autorità) A questo sistema, è collegato il sistema di valutazione del potenziale: occorre valutare quali persone posseggono le nuove competenze richieste (competenze “potenziali” non espresse) | percorsi di carriera tipici possono essere formalizzati in “sentieri di carriera”. Ciascun sentiero - si riferisce ad una categoria di persone o posizioni - stabilisce quali sequenze sono percorribili, in quali tempi e con che grado di selettività - può essere più o meno esplicita o trasparente - può essere progettato secondo logiche differenti. Si distinguono i percorsi “segmentati per livelli” da quelli aperti in senso verticale 3 si privilegiano l’esperienza e le formazioni specialistiche Si distinguono le carriere “in linea” (monofunzionali) da quelle “di rotazioni” (inter funzionali) > privilegiano la visione inter funzionale dell’azienda. Sistemi di addestramento e formazione (processi continui da svolgersi in ARMONIA) Contribuiscono a determinare sia le conoscenze-capacità sia gli atteggiamenti-orientamenti. Si svolgono in parte in contesti e tempi specifici. Si distinguono corsi di tipo - tecnico-specialistico: si ispirano ad obbiettivi di efficienza e specializzazione - culturale-inter funzionale: si ispirano ad obbiettivi di flessibilità e multidimensionalità. Stimolano lo sviluppo delle competenze individuali. Svariate modalità: studio, corsi in aula, affiancamento, assegnazioni, ecc. LA GESTIONE DELLA COMPLESSITÀ Molte scelte di assetto organizzativo sono osservabili come scelte volte a fronteggiare la “complessità dell'impresa”. La COMPLESSITÀ: - è definita dal volume delle informazioni da raccogliere e da elaborare, ossia dal volume di decisioni da prendere, durante lo svolgimento di un'attività. - è espressa dalla differenza tra le informazioni necessarie per svolgere un'attività e le informazioni disponibili prima di iniziare la stessa. > la complessità è nulla se tale attività è perfettamente nota, al contrario è altissima se le informazioni disponibili prima di avviarla sono molto scarse. A livello di impresa, la COMPLESSITÀ è determinata da: * Numerosità degli elementi da governare: “Complessità è tanto maggiore quanto più numerosi sono gli elementi da governare” È semplice l'azienda mono-prodotto-mercato-funzione-tecnologia-unità. È complessa l'azienda che ha diversificato le proprie combinazioni economiche. * Disomogeneità degli elementi da governare “Complessità è tanto più alta quanto maggiore è la disomogeneità degli elementi stessi”. Due mercati simili richiedono informazioni parzialmente comuni, mentre due mercati diversi richiedono due distinti insiemi di informazioni. > variabili di numerosità e disomogeneità sono INTERCONNESSE. * Variabilità degli elementi da governare: Il fabbisogno di informazioni utili per decidere si rinnova nel tempo, se gli elementi da governare variano nel tempo. Il livello di complessità è frutto della dialettica tra la dinamica degli elementi da gestire e la dinamica dei processi di apprendimento. e Interdipendenze tra gli elementi da gestire: Le interdipendenze producono complessità, poiché sono elementi “addizionali” da gestire. 3 le prime quattro variabili chiariscono che un’azienda è molto complessa se deve gestire molti elementi e se tali elementi sono molto disomogenei, variabili e interdipendenti. MA queste variabili NON sono elementi sufficienti per valutare l'effettiva complessità del governo di una data azienda: dipende anche dai livelli di efficienza che si vogliono raggiungere. > Occorre analizzare anche il grado di pressione sui risultati. * Pressione esterna sui risultati: Il sistema competitivo in cui un'azienda opera può esercitare pressioni sui risultati piùo meno elevate. “la complessità è tanto più elevata quanto maggiore è l'efficienza da realizzare” * Pressione interna suî risultati: Ciascuna azienda ha sempre un certo grado di discrezionalità nel fissare i livelli di efficienza da raggiungere e può adattare i propri obiettivi in termini di rimunerazione del capitale di rischio e del lavoro. Il grado di discrezionalità può essere elevato se la pressione competitiva esterna è relativamente debole. > pressione esterna-interna sono INTERCONNESSE: congiuntamente esse producono un effetto moltiplicativo sul livello di complessità aziendale determinato dal numero, dalla disomogeneità, dalla variabilità e dall’interdipendenza degli elementi da governare. CAPITOLO 9: STRUTTURA DELL’AZIENDA, AMBIENTE ECONOMICO, SISTEMA COMPETITIVO Il sistema di scelte e la struttura aziendale: L'AZIENDA può essere osservata come un “sistema decisionale” (quali decisioni vengono prese, da chi, quali tempi e sequenze, quali logiche e procedure) L'ECONOMIA AZIENDALE è la “disciplina delle scelte di convenienza economica delle aziende e degli aggregati di aziende”. L’esigenza di decidere nasce dal continuo dinamismo interno-esterno all'impresa. Quando le mosse dei concorrenti e le attese dei clienti mutano velocemente, VELOCE deve essere anche la risposta dell'impresa, che ANTICIPA le mosse dei concorrenti o le attese dei clienti: ciò porta all’accumulo di VANTAGGIO COMPETITIVO. In questo modo, l'impresa può adottare una posizione imitativa-di originalità di ricerca del “nuovo” e del “differente”. Configurazione del sistema di prodotto Dimensionamento della capacità produttiva Estensione interfunzionale e verticale Scelte * Estensione orizzontale Struttura di... aziendale * Gestione patrimoniale, finanziaria e tributaria Formazione e sviluppo del patrimonio Assetto organizzativo e organismo personale Assetto istituzionale Le SCELTE AZIENDALI- DECISIONI IN CAMPO ECONOMICO: è sono sempre soggette al vincolo della scarsità delle risorse: il budget è sempre limitato. Questo vincolo può essere visto come un “gioco a somma zero” (risultato complessivo è dato e si possono solo scambiare risultati parziali) oppure come stimolo per la ricerca di soluzioni innovative. L’innovazione tecnologica ed economica è la linfa del progresso economico e civile. > si impongono attente e rigorose analisi di convenienza economica comparata: gli studi di economia aziendale hanno portato allo sviluppo di modelli di analisi economica per le decisioni. > tutte le decisioni si svolgono in: * con ni di INCERTEZZA e dunque comportano RISCHI. Il rischio è massimo quando le scelte sono fortemente innovative: l'innovazione può produrre grandi vantaggi, ma anche gravi danni. e con ni di RAZIONALITÀ LIMITATA A fronte di ciò, le imprese possono intervenire sia per rimuovere in parte i limiti di razionalità sia per evitare la ritualizzazione dei processi decisionali. + producono conseguenze più o meno ampie e stabili sulle condizioni di futuro svolgimento dell'impresa. Ciascuna impresa, con riguardo ai processi decisionali, si caratterizza per i seguenti elementi: > tempie velocità di risposta agli stimoli esterni-interni >» conformismo e novità dei contenuti delle decisioni > rigore delle analisi di convenienza economica comparata > propensione all'innovazione e investimento in condizioni facilitanti la stessa > propensione al rischio > cura e modalità di svolgimento dei processi decisionali e investimenti per ridurre i limiti di razionalità e di ritualizzazione > attenzione alle scelte strategiche in termini di flessibilità e basi per lo sviluppo > le cinque macro variabili che compongono la STRUTTURA DELL'AZIENDA: >» Sono tra loro collegate da forti relazioni di complementarietà e di interdipendenza tra le decisioni che ne determinano la configurazione. Ciò determina che: a. ogni configurazione complessiva delle macro variabili ha una propria coerenza interna b. ogni variazione produce variazioni della configurazione dei comportamenti c. ogni intervento di riprogettazione di una macro variabile rompe la coerenza preesistente >» Sono fortemente influenzate dall'ambiente nel quale opera l'impresa. La vita economica dell'impresa dipende dall'attivazione di due tipi di coerenza DINAMICHE: 1) coerenza interna tra le cinque macro variabili 2) coerenza esterna tra la STRUTTURA dell'azienda e l’ambiente L'AMBIENTE L'AZIENDA L'ASSETTO ISTITUZIONALE la configurazione generale delle relazioni con le varie classi di portatori di interessi la distribuzione dei diriti di proprietà; la forma giuridica; gli aggregati interaziendali; le strutture di governo aziendali e interaziendali. L'ASSETTO LA CONFIGURAZIONE DELLE L'ORGANISMO PERSONALH 4 ORGANIZZATIVO COMBINAZIONI ECONOMICHE le dimensioni e l'articolazione] la struttura organizzativa e -i sistemi di prodotto le variabili individuali: valori, la distribuzione del potere le dimensioni delle capacità produttive bisogni, conoscenze, capacitàf -| sistemi operativi "l'estensione verticale è Iniertonzionele -le variabili sociali: cultura, -i sistemi di rlevazione e di l'estensione orizzontale identificazione, clima Informazione -l ruolo delle gestioni caratteristica, organizzativo patrimoniale, assicurativa, finanziaria tributaria IL PATRIMONIO de competenze distintive «il patrimonio commerciale l'assetto tecnico la localizzazione territoriale UNITARIETÀ DEGLI ISTITUTI E DEL LORO GOVERNO: ORIENTAMENTO STRATEGICO DI FONDO ISTITUTO: a. “realtà unitaria”: unitario deve essere il suo governo economico b. “realtà dinamica e complessa” > è sempre concreta la possibilità che si prendano decisioni tra loro contradditorie. Il principio dell’unitarietà del governo economico ha acquistato evidenza con - il concetto di “strategia aziendale”: necessità di pensare all'impresa in modo globale e unitario. - il concetto di “orientamento strategico di fondo”: la strategia aziendale non è semplicemente l'insieme delle mosse necessarie per realizzare determinati fini, MA al contrario include anche la definizione dei fini e del capo d’azione dell'impresa. Si elabora una “visione di fondo” dell'impresa che include non solo i fini- obbiettivi, ma anche il campo di attività in cui l'impresa vuole operare. IMPRESA: “organismo vivente che cerca di realizzare una certa visione del suo futuro, in cui gli obbiettivi perseguiti e le attività svolte per perseguirli sono strettamente INTERCONNESSI e in continua evoluzione”. STRATEGIA: “insieme di fini perseguiti dall'impresa e delle politiche attuate per realizzarli” Orientamento strategico di fondo (OSF) strategia Indirizzi strategici in cui l’OSF si realizza 1) Orientamento strategico di fondo (OSF): - “insieme di idee-guida, di valori e atteggiamenti che definiscono l'identità dell'impresa e riguardano che cose, perché e come essa fa o vuole fare. - “visione di fondo dell'impresa e del suo futuro, radicata negli attori chiave dell'impresa” 2) Indirizzi strategici in cui l’OSF si realizza: sono rappresentati dalle scelte strategiche che definiscono in quali arene competitive l'impresa intende operare e in che modo intende affrontare la concorrenza. L’UNITARIETÀ DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE * Complementarietà: è il più diffuso fattore di unitarietà delle combinazioni economiche. Si manifesta sia come complementarietà dei fattori Efficienza:coordinamento Insiemi di operazioni — es ui ni tempi volumAqualità qualità e scorte di mag. produttivi sia come complementarietà dei vari sistemi Ton i neduzone di operazioni. Classi di operazioni * Fungibilità (sostituibilità): speculare alla complementarietà, «db poiché anch'esso è fattore di unitarietà da gestire. Evidente è la fungibilità tra differenti fattori di niet di Porto Ieroisagiizie pone produzione e tra classi di operazioni o tra combinazioni varie. * Comunanza: attitudine di una condizione di produzione/ classe di operazioni al conseguimento di una pluralità di risultati. Alle risorse e ai processi comuni corrispondono costi comuni da attribuire ai risultati cui essi contribuiscono. > origina COSTI COMUNI rilevanti nelle analisi dei valori economici. * Congiunzione: attitudine di una condizione di produzione/ classe di operazioni al conseguimento di una pluralità di risultati, necessariamente e contemporaneamente. > origina PRODUZIONI CONGIUNTE o DISGIUNTE. * Uniformità:attiene alle condizioni di produzione, ai prodotti e alle classi di operazioni. Si manifesta nelle forme di a. Standardizzazione: elemento pià evidente delle grandi produzioni di massa e lo snodo principale del passaggio dalle produzioni “artigianali” alle produzioni “industriali”. b. Uniformazione: fonte primaria di efficienza, occorre saper gestire l’unitarietà che ne deriva per sfruttarla al meglio. c. modularità : consiste nella progettazione di moduli che possono concorrere alla produzione di differenti prodotti complessi 3 tutti questi fattori di unitarietà, tradotti in termini organizzativi, manifestano il fenomeno: «* Interdipendenza: esigenza che ciascuna unità adatti O Fenomeno rilevante è i propri comportamenti a quelli delle altre unità. l’interdipendenza tra coordinazioni parziali Produzioni Produzioni su commessa su programma AMBIENTE ECONOMICO E NON ECONOMICO: Condizioni e fenomeni esterni che esercitano un influsso rilevante sulla dinamica degli istituti F____o___y Fenomeni d'ambiente non economici: > valori condivisi nella collettività di riferimento > scienza, tecnologia > infrastrutture Fenomeni d'ambiente economici: > mercato > settore » strutture di domanda e offerta La natura multiforme, composita e dinamica delle aziende e del loro ambiente porta a: a. definire variamente i confini dell’AZIENDA rispetto all'ambiente e i confini dell’AMBIENTE rispetto all’universo b. assumere in casi di analisi non un'azienda, ma una parte della stessa (una combinazione economica parziale) oppure un insieme di aziende (un gruppo economico). La distinzione tra AZIENDA — AMBIENTE presuppone la possibilità di tracciare un “confine” tra i due termini. Per definire tale confine si ricorre a due criteri complementari: 1° criterio: consiste nell'assumere come confini dell'azienda i limiti a cui si estende la struttura giuridica formale, ossia gli elementi della struttura aziendale che la normativa vigente indica come campo d'azione degli organi di governo economico della singola azienda. 2° criterio: condiste nell’assumere come confini dell'azienda i limiti a cui di fatto si estende l'influenza degli organi di governo economico dell'azienda. 3 in economia aziendale, l’uso congiunto dei due criteri è importante per trattare correttamente iltema delle relazioni tra AZIENDA — AMBIENTE. Il concetto di AMBIENTE si intende riferito sia ad una singola azienda, sia a gruppi economici. In molti casi, si manifesta anche l'esigenza opposta: di definire e analizzare ambienti riferiti ad una parte di un'azienda e di scomporre perciò l’ambiente aziendale in più SOTTOAMBIENTI rilevanti. Speciali analisi si danno anche per insiemi di aziende differenti: 1° CASO: studio l’ambiente del settore”: insiemi di imprese che con prodotti simili competono direttamente negli stessi mercati. 2° CASO: studio il concetto di “popolazioni di aziende”: insiemi di aziende simili per caratteri generali. Si suppone che ogni popolazione si confronti con l’ambiente con varie capacità di attivare le condizioni necessarie per la vita economica duratura. I confini di un'’AZIENDA sono modificabili e devono essere governati e la loro estensione è oggetto delle scelte degli organi di governo economico. Criteri complementari a) struttura giuridica formale b) limiti del potere degli organi di governo economico v Dimensione d'azienda v Estensione orizzontale v Estensione verticale v Intemalizzazione v Esternalizzazione Scelta dei confini tra | l'azienda e l'ambiente Organi di GOVEMMO ECONOMICO ———-
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