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Economia Aziendale CLEMI Parte 1, Appunti di Economia Aziendale

Materiale per Esame di 12 Crediti di Economia Aziendale con Parte Teorica (prima parte) e parte di bilancio con esercizi (seconda parte) Prima Parte: Introduzione e Origini Attività Economica Azienda, Istituzione, Istituti, organizzazioni Combinazioni e Strutture Aziendali Il Concetto di Equilibrio Modello Economico Finanziario Modello di Bilancio D'Esercizio Bilancio Integrato The International Integrated Reporting Council Assetti Istituzionali Il Sistema Prodotto e Formula Competitiva Scelte di Convenienze Economiche Analisi Cost Volumi Relazione Tra Prezzo e Quantità

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 04/03/2024

GG-271
GG-271 🇮🇹

5 documenti

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Scarica Economia Aziendale CLEMI Parte 1 e più Appunti in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! ECONOMIA AZIENDALE Lezione 1 Definizione: L’economia aziendale è quella branca dell’economia che studia, con approccio qualitativo e quantitativo, tutte le tecniche di consumo dei processi di produzione, le categorie di aziende nonché l'aspetto scientifico legato alla gestione aziendale durante le sue diverse fasi. L’economia aziendale studia i fenomeni economici assumendo il punto di vista della singola impresa. L’economia aziendale e l’economia politica (contesto in cui operano le aziende es: microeconomia e macroeconomia) sono strettamente interconnesse perché interconnessi sono i rispettivi oggetti di studio. LE ORIGINI Inizialmente si parlava soltanto della contabilità ed alcuni studiosi dicono che quest’ultima esista prima della lingua scritta, tramite il conteggio delle terre e dei possedimenti. Nel Medioevo si ha una prima formalizzazione (soprattutto in termini matematici) della ragioneria, principalmente tramite: 1) Leonardo Fibonacci: nel 1202 scrive il Liber Abaci, in cui presenta i calcoli da utilizzare nelle trattative commerciali; tra l’altro propone l’uso dei numeri arabi al posto di quelli romani. 2) Frà Luca Pacioli: nel 1494 pubblicò a Venezia (da cui prenderà il nome di metodo veneziano) il Summa de aritmetica, geometria, proporzioni et proporzionalità, nel quale approfondisce in maniera sistematica lo studio della partita doppia. Nel capitolo Tractatus de computis et scripturis viene presentato in modo strutturato il metodo della partita doppia. Nel 1800, Francesco Villa introduce il concetto di scienza economica. Secondo Villa L’amministrazione aziendale è una scienza che studia la gestione e l’organizzazione aziendale, oltre ad incorporare la ragioneria. Nel 1900, Fabio Besta deduce che l’amministrazione non può essere una scienza unitaria perché la gestione aziendale coinvolge fattori troppo eterogenei (diversi tra di loro). La ragioneria è vista come il controllo economico del patrimonio (= la ricchezza che si detiene fino a un preciso momento e viene definita variabile fissa). Questo pensiero è coerente con il contesto economico chiuso in cui operavano: aziende patrimoniali o agricole in prevalenza unipersonali e di piccole dimensioni. Nasce anche il sistema patrimoniale che traccia l’attivo, il passivo e le loro variazioni. Nel 1926, Zappa (il quale si rifà alle idee di Villa), in occasione dell’inaugurazione dell'anno accademico all’Università Cà Foscari di Venezia, pubblica il manifesto fondativo dell’economia aziendale: Tendenze Nuove negli Studi di Ragioneria. Secondo Zappa, l’economia aziendale è una disciplina (=scienza) in grado di comporre in un tutto unitario gli studi in materia di rilevazione, gestione ed organizzazione. Inoltre, secondo Zappa, è importante considerare i bisogni umani e l’attività economica (volta al soddisfacimento dei bisogni umani), anche se non sono tutti essenziali (da qui il concetto odierno di scienza sociale = persone e bisogni). Infine, egli paragona l’impresa ad un essere vivente che nasce, cresce e muore. IL CONTESTO ECONOMICO NEGLI ANNI ‘20 - affermazione della rivoluzione industriale; - sviluppo dei mercati; - crescita delle dimensioni aziendali e dei soci. Come conseguenze… • Accento sempre più sul reddito (viene calcolato su un ampio periodo di riferimento ed è definito una variabile di flusso), prodotto e distribuibile (utile); • nascita di sistemi complessi ed interconnessi e rilevazione dei fatti interni di gestione basata sempre di più su stime. Lezione 2 PERCHÉ SI SVOLGE L’ATTIVITÀ ECONOMICA? - per generare profitti economici. - per soddisfare i bisogni umani tramite a produzione e il consumo di beni economici; La produzione necessita risorse prime, risorse umane e risorse finanziarie. Per definizione i beni economici sono le merci e i servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni e sono scarsi rispetto alle esigenze (es: cibo). CLASSIFICAZIONE DEI BENI ECONOMICI: 1) primari (es: acqua) o voluttuari (es: vestiti alla moda); 2) complementari (es: stampante e cartucce) o fungibili (es: denaro); 3) differenziabili (es: automobile) o non differenziabili (es: grano, petrolio); 4) di consumo (es: vestiti) o strumentali (es: farina per i dolci); 5) a singolo utilizzo (es: materie prime) o durevoli (es: televisione); 6) a consumo individuale o a consumo collettivo; 7) privati (es: maglia) o pubblici (es: parco pubblico). LA GERARCHIA DEI BISOGNI E LA PIRAMIDE DI MASLOW (1954) à Autorealizzazione (es:assenza di pregiudizi) à Stima (es:autocontrollo) à Appartenenza (es:amicizia) à Sicurezza (es:sicurezza fisica) à Bisogni fisiologici/primari (es:respiro) La piramide mostra in basso i bisogni primari e salendo i bisogni sempre più evoluti. Unita nella molteplicità = nonostante ci siano molte componenti aziendali, esse devono muoversi in modo unitario, integrato ed organizzato. Permanenza nella mutabilità = l’azienda deve continuare ad esistere anche quando il contesto di riferimento si evolve (deve percepire e, se possibile, anticipare i fattori di cambiamento es: scelte dei consumatori). Deve rispondere alle esigenze dei consumatori e della comunità in cui opera. A volte deve essere in grado di anticipare i bisogni e se possibile di crearne dei nuovi. ALDO AMADUZZI (1953) “L’azienda è un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente in cui è parte complementare, un processo di produzione, o di consumo, o di produzione e di consumo insieme a favore del soggetto economico a degli individui che vi operano”. “l’azienda è un sistema” = riprende il concetto di sistema. Nell’ambiente in cui è parte complementare = l’azienda non esiste assestante ma fa parte di un contesto; c’è differenza tra quello che sostengono gli economisti: secondo loro, infatti, l’azienda nasce quando il mercato non funziona (= quando fallisce). Sviluppa un processo di produzione e/o consumo = l’azienda consuma, produce o entrambe due le azioni, non per soddisfare i bisogni umani ma… “A favore di un soggetto economico e degli individui che vi operano” = il concetto di soggetto economico (soggetto per conto del quale si svolge l’attività economica; es: imprenditore) differisce da quello di soggetto giuridico (soggetto a cui fanno parte, dal punto di vista legale, tutti i diritti ed obblighi). A volte possono coincidere, ma non sempre. GIOVANNI FERRERO (1968) “L’azienda è lo strumento dell’umano operare in campo economico, le persone e mezzi si compongono al suo interno in un coordinato e dinamico insieme, tanto da apprezzarla come mobilità economica: unità che sussiste malgrado la pluralità e la mobilità del costituirsi degli elementi in complesso ” Non ci sono elementi di innovazione rispetto alle precedenti definizioni. I concetti principali già inseriti dai suoi predecessori sono: -L’azienda è vista come uno strumento dell’umano operare; -Principio di coordinamento; -Principio delle dinamicità. EGIDIO GIANNESSI (1960) “L’azienda è una unità elementare” àperché fa parte di un contesto economico più ampio e generale. “dotata di vita propria e riflessa” àl’impresa ha la propria dinamica interna ma si parla di vita riflessa perché si colloca in un contesto, non solo economico, più ampio (es: aumento dei dazi, cambiamento dei gusti dei consumatori). “insieme di operazioni che derivano dalla aggregazione di fattori e di forze interne ed esterne” = la dinamica interna ed esterna deve comunicare. Per questo si parla si inizia a parlare di produzione, consumo e distribuzione (ampliamento dei mercati) dei beni e dei servizi. Il fine fondamentale è l’ QUILIBRIO ECONOMICO: non si parla di soddisfacimento dei bisogni ma tutto è volto al perseguimento di un equilibrio economico (di risorse finanziarie) dato dalla differenza tra ricavi (quanto riesco ad ottenere dallo scambio di beni e/o servizi sul mercato) e costi (quanto devo sostenere per il pagamento, ad esempio, delle materie prime, dei dipendenti ecc.). In particolare, si parla di equilibrio economico se i ricavi sono almeno uguali ai costi. L’equilibrio economico (carattere del dinamismo) deve essere mantenuto nel tempo (valenza di m/l termine). Esso deve essere in grado ripagare i fornitori per le materie prime utilizzate, remunerare i dipendenti ed il soggetto economico (per colui che si svolge l’attività economica). CARLO MASINI (1970) “L’azienda è l’ordine economico di un istituto”. Riprede il concetto di istituto ma ne rappresenta la parte economica (ordine economico), allacciandosi alla definizione di l’equilibrio economico. Lezione 4 e 5 ISTITUZIONI, ISTITUTI ED ORGANIZZAZIONI - Istituzioni: sono modelli e regole di comportamento adottati da vaste collettività umane. - Istituti: sono le società umane che assumono caratteri di istituzioni, ossia si seguono determinate regole al loro interno (es: le famiglie, le imprese, i partiti, lo stato ecc.). Sono duraturi, dinamici, unitari, autonomi e perseguono il bene comune. - Organizzazioni: sono le società umane progettate. Anche se si tratta sempre di società formate da persone, esse differiscono dalla precedente definizione perché vengono esplicitate e seguite regole definite e precise. Inoltre, queste ultime non seguono sempre il bene comune. ISTITUTI ED AZIENDE – CORRISPONDENZA IN TERMINI ECONOMICI: Istituti: Aziende: 1) Famiglie; 2) Imprese; 3) Stato ed istituti pubblici; 4) Istituti non-profit. 1) Azienda familiare: gestita da membri della stessa famiglia ed affini fino al terzo grado; 2) Azienda di produzione: che mira al conseguimento di un profitto; 3) Azienda composta pubblica: come l’università; esistono anche aziende a partecipazione pubblica. 4) Azienda non-profit: senza scopo di lucro. I CARATTERI ESSENZIALI GLI ISTITUTI: • le finalità dominanti, di ordine economico (reddito) e non economico; • fine economico (produzione di crediti) immediato, di breve periodo; • i portatori degli interessi economici istituzionali, ossia degli interessi economici primari (=stakeholders: tutti coloro che ne sono interessati e che entrano in contatto con la vita della azienda, direttamente o indirettamente. Per esempio, fornitori, dipendenti e la comunità locale (UE). Essi si differenziano dagli shareholders: azionisti/fornitori di capitale finanziario come, ad esempio, banche ed analisti finanziari (USA)); • i portatori degli interessi economici non istituzionali (non principali); • i processi economici caratteristici: si riferisce ai processi economici in essere proprio dell’operare dell’istituto. LE FAMIGLIE: L’istituto à la famiglia; L’azienda à l’azienda famigliare di consumo e di gestione patrimoniale; Le finalità dominanti à sociali, etiche, religiose; Il fine economico immediato à appagamento dei bisogni dei membri della famiglia (come per zappa); I portatori di interessi economici istituzionali (o principali) à componenti della famiglia; Portatori di interessi economici non istituzionali à parenti; I processi economici caratteristici à consumo di ricchezza, gestione del patrimonio. LE IMPRESE: L’istituto à l’impresa; L’azienda à l’impresa di produzione (produzione di ricchezza tramite la produzione di beni o servizi); Le finalità dominanti à economiche; Il fine economico immediato à produrre ricchezza in articolare una remunerazione per coloro che hanno prestito lavoro e per pagare le risorse produttive all’interno del processo; I portatori di interessi economici istituzionali (o principali) à prestatori di lavoro ed i conferenti di capitale di rischio (coloro che investono risorse nella azienda con un rischio: azionisti); Portatori di interessi economici non istituzionali à fornitori, clienti, Stato (tramite il pagamento delle imposte), conferenti di capitale di prestito (coloro che prestano risorse con una garanzia: banche); I processi economici caratteristici à trasformazioni tecniche, negoziazioni di beni (o di personale), di credito (=di risorse finanziarie), di rischi (es: mancato ricavo, default, malfunzionamento, ambientali e di reputazione). LO STATO, GLI ISTITUTI PUBBLICI: L’istituto àlo Stato, gli istituti pubblici; PROGETTO A à 4) struttura a matrice: struttura aziendale che mette insieme la struttura divisionale e quella funzionale, in cui l’articolazione è per progetti (es: Nike). Mette assieme persone che si occupano di diverse funzioni, le quali riguardano beni/servizi o mercati differenti. È necessario un alto livello di coordinamento perché ogni progetto ha necessità, tempi e compiti diversi. Lezione 6 I PRINCIPALI TIPI DI COORDINAZIONI PARZIALI: 1) Configurazione dell’assetto istituzionale (tutto quello che porta alla costituzione della azienda). Le attività di configurazione dell’assetto istituzionale: sono le operazioni che determinano la nascita, il disegno di base, le trasformazioni e la cessazione dell’istituto. • Costituzione dell’istituto (= con chi fare impresa, soci); • Numero dei soci e le successive trasformazioni; • Scegliere la forma giuridica (una forma legale); • Configurare gli organi di governo, che prende le decisioni; • Acquisizioni, fusioni, scissioni; • Stipulazione di alleanze; • Liquidazione dell’istituto; consiglio di amministrazione pane funzione acquisto funzione vendita pasta funzionee acquisto funzione vendita consiglio di amministrazione funzione produzione scarpe donna scarpe uomo funzione acquisti tessutiPROGETTO B à Quando l’azienda è già matura 2) Gestione o management La gestione è il vasto insieme di operazioni attraverso le quali l’impresa attua direttamente la produzione economica (progetta, acquista, trasforma, vende). Essa è utilmente scomponibile in cinque insiemi di attività: • Gestione caratteristica: rappresenta il modello di business della azienda/sono quelle operazioni che caratterizzano l’attività della azienda; • Gestione finanziaria: rappresenta l’insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno dei mezzi monetari necessari per avviare e continuare l’attività d’impresa. Il fabbisogno finanziario nasce perché si viene a creare uno squilibrio (o disallineamento) tra le vendite e gli acquisti (quando i costi superano i ricavi oppure quando le entrate finanziarie non coincidono con le uscite finanziarie = movimentazione di denaro). Il disallineamento, che crea il fabbisogno finanziario, può essere dovuto alla mancanza di entrate sufficienti o se le entrate e le uscite finanziarie non coincidono per il tempo. Il fabbisogno finanziario si copre ricorrendo al: - capitale proprio o capitale di rischio; - capitale di terzi (mutui dalle banche, obbligazioni): le banche rivogliono l’importo e gli interessi, mentre agli azionisti aspetta una remunerazione (ossia i dividendi = parte di utile). • Gestione patrimoniale: consiste nell’investimento di mezzi monetari, eccedenti rispetto a quanto richiesto dalle gestione caratteristica, alla fine di un reddito. Non è altro che la gestione dell’eccedenza/surplus. L’investimento può consistere, ad esempio, nell’acquisto di titoli di Stato, di azioni di altre imprese o sulla azienda stessa. La gestione patrimoniale è in linea di principio una gestione “attiva”, ma talvolta può provocare perdite (ad esempio, per quotazioni decrescenti delle azioni acquistate). • Gestione tributaria: la gestione di una azienda comporta dei costi dovuti dalla gestione caratteristica, patrimoniale e finanziaria ma anche dal pagamento delle tasse. Consiste nella liquidazione e nel pagamento della vasta gamma di tributi che le imprese devono corrispondere allo stato ed altri enti pubblici a fronte dei beni pubblici ricevuti. La gestione tributaria è tipicamente una gestione “passiva”, comportando solo oneri tributari. Lo stato si occupa di determinare quali tipi di tributi le imprese devono pagare e le relative aliquote. Le tasse da pagare a carico delle imprese e dei contribuenti cambiano nei vari paesi. • Gestione dei rischi/assicurativa: consiste nella copertura dei rischi particolari d’impresa (furti, incendi ecc.…) mediante la sottoscrizione di contratti di assicurazione (negoziazione di rischi particolari). I rischi coperti possono derivare dalla gestione caratteristica e dalle gestione patrimoniale e finanziaria. Oggi molte assicurazioni non coprono certi danni perché il rischio per loro è troppo alto (es: i rischi ambientali). Un altro tipo di rischio è quelle reputazionale che non copre nessuno. E una gestione tipicamente passiva che composta il costo dei premi assicurativi e di indennizzi solo a fronte di equivalenti danni. 3) Organizzazione: struttura della azienda (ruoli e responsabilità) Si compone di due grandi classi di attività: • progettazione dell’assetto organizzativo: la struttura organizzativa (chi deve fare cosa) e i sistemi operativi (i pieni aziendali, informazioni, ruoli e responsabilità) • gestione delle risorse umane: ossia dei prestatori di lavoro o gestione del personale (messa in atto dei sistemi di ricerca e selezione, valutazione, retribuzione ecc.) Essa è alla base della motivazione delle persone e dell’efficienza aziendale. 4) Rilevazione Le operazioni di rilevazione sono attività di raccolta ed elaborazione delle informazioni dei dati e delle informazioni. Servono per redigere il bilancio, ossia il documento che contiene, in termini economici e finanziari, quello che è avvenuto nell’attività d’impresa nel corso dell’anno. È sempre più importante inserire, nella relazione sulla gestione, il bilancio della gestione della sostenibilità (che sarà poi reso obbligatorio) con le informazioni ambientali e sociali dell’impresa (=bilancio integrato). Le operazioni di rilevazione servono, in ogni caso, per supportare le scelte dei decisori sia interni sia esterni all’azienda. Le negoziazioni o attività di negoziazione sono attività fondamentale di ampio raggio (fornitori, dipendenti, clienti ecc.). Esempio: Le attività economiche nelle famiglie: La gestione caratteristica è composta dalla produzione di redditi, lavoro nella famiglia, attività di consumo della ricchezza. La gestione finanziaria attiva è composta dal disallineamento tra i costi da sostenere e le risorse che derivano dai redditi (derivanti dal lavoro dei membri della famiglia). La gestione finanziaria passiva può essere composta dal mutuo per la prima casa. TUTTE LE GESTIONI SONO INTERCONNESSE TRA DI LORO Lezione 7 IL SISTEMA D’AZIENDA: INTRODUZIONE La “teoria generale dei sistemi” venne elaborata dal biologo austriaco Von Bertalanffy. L’azienda può essere identificata come un sistema= combinazione di parti o elementi riuniti in un tutto, in funzione di un elemento unificante che rappresenta il nucleo, orientati al raggiungimento di un determinato fine (soddisfacimento dei bisogni, profitto ecc..). In base alle dimensioni ed alla strategia aziendale, l’impresa deve coordinare, in modo efficace (raggiungere il risultato prefissato) ed efficiente (raggiungere il risultato prefissato con i massimi risultati ed il minimo numero di risorse/sforzo) l’attività dei dipendenti. IL SISTEMA AZIENDALE E L’APPROCCIO ORGANICISTICO L’utilizzo della “teoria generale dei sistemi” comporta l’accostamento delle scienze sociali a quelle biologiche. Accostamento al concetto di organismo per i sistemi sociali. Esempio 2: l’azionista di controllo possiede il 51% della società B, il cui capitale azionario complessivo ammonta a €260 (di cui 127 posseduti dalla minoranza e 133 dalla società A). La società B investe tutto il suo capitale nell’impresa C. Esempio 3: l’azionista di controllo possiede il 51% della società C, il cui capitale azionario complessivo ammonta a €510 (di cui 250 posseduti dalla minoranza e 260 dalla società B). L’azionista di controllo ha investito €68 nella società a con tale importo possiede il 51% della società e ne ha il controllo di diritto. La società A controlla B che controlla C. Il valore complessivo è pari a €510 (finanziato per €442 dai soci di minoranza, che non hanno diritto di governo). Quindi con solo i €68 iniziali, l’azionista di controllo governa attività per un valore di €510. PRO: Utile per far fronte ad eventuali crisi CONTRO: Ci possono essere problemi per i dividendi, soprattutto in termini temporali. Ogni impresa redige il proprio bilancio ma esiste anche un bilancio di gruppo chiamato bilancio consolidato, che contiene tutti i movimenti di tutte le società che fanno parte del gruppo. IL CONCETTO DI EQUILIBRIO L’impresa deve concorrere al raggiungimento di un equilibrio tra costi e ricavi o entrate ed uscite. Esistono diversi tipi di equilibrio: 1) equilibrio istituzionale (non è da intendersi dal punto di vista puramente finanziario e monetario) Si ha quando tutti i membri del soggetto di istituto: • condividono i valori e gli obbiettivi che ispirano la vita, la struttura e le logiche organizzative (vige una unitarietà degli obbiettivi e strategie dell’azienda); • ricevono ricompense e benefici giudicati equi rispetto ai contributi forniti (lavoro svolto). CARATTERISTICHE (che possono essere condivise con tutti gli equilibri): durabilità ed autonomia 2) equilibrio economico o ECONOMICITA’: quando l’istituto, nel suo insieme è in grado di attrarre risorse sufficienti per remunerare tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le proprie combinazioni economiche. Tramite la vendita di beni e servizi à bisogna attrarre risorse economiche à per remunerare i dipendenti e gli azionisti (tramite i dividendi = riparto dell’utile conseguito). ECONOMICITÀ D’IMPRESA: • Equilibrio reddituale (equilibrio tra componenti negative costi e positive ricavi del reddito): Esprime l’attitudine della gestione di remunerazione, con tutti i componenti positivi del reddito, alle condizioni di mercato, tutti i fattori produttivi compresi il capitale di prestito e i capitale di rischio (la centralità e l’importanza del reddito che venne sottolineata da Gino Zappa). Vien valutato in funzione di: o del tempo di riferimento (breve o lungo periodo) à variabile di flusso (arco temporale di riferimento) o dell’oggetto di riferimento (azienda à equilibrio aziendale/gruppo aziendaleà equilibrio super-aziendale). Questo tipo di equilibrio (tra costi e ricavi) non necessariamente corrisponde con quello monetario. • Equilibrio monetario: Capacità di far fronte agli impieghi di pagamento (non è legato strettamente alle entrate ed alle uscite). La diversa manifestazione temporale dei costi, dei ricavi e dei relativi flussi monetari si traduce in fabbisogno finanziario. Il compito della gestione finanziaria è quello di ricercare la copertura finanziaria di tale bisogno La gestione finanziaria gioca così da cuscinetto tra la dinamica reddituale e la dinamica monetaria, compensando i periodi in cui si determinano squilibri monetari con quelli in cui si manifestano eccedenze di cassa (movimenti di denaro tra entrate ed uscite). • Equilibrio patrimoniale: Riguarda il rapporto tra il capitale di debito e quello di rischio. Secondo Fabio Besta il patrimonio è la ricchezza a disposizione in un determinato momento à varabile stock. Questo tipo di equilibrio si determina in funzione di: o Morfologia del fabbisogno aziendale o flessibilità finanziaria necessaria o rischio aziendale o risultati conseguiti o controllo dell’istituto o condizioni dei mercati finanziari o altre condizioni • Efficienza e flessibilità • Congruita delle remunerazioni CI DEVE ESSERE UN EQUILIBRIO ANCHE TRA I VARI EQUILIBRI Lezione 9 IL MODELLO ECONOMICO FINANZIARIO: L’azienda vive di relazioni, di scambi tra vari soggetti e di operazioni di trasformazione interna. IL MODELLO DEL BILANCIO D’ESERCIZIO – I PROSPETTI PRINCIPALI: 1) REDDITO DI ESERCIZIO - “CONTO ECONOMICO”: Si divide in: a) Valore degli “input” = costi e componenti negativi di reddito à risultato reddituale negativo (perdita). b) Valore degli “output” = ricavi e componenti positivi di reddito à risultato reddituale positivo (utile). a) Esempio di costi (dare): Consumi di materie prime Affitti Costi del lavoro Tot. PERDITA b) Esempio di ricavi (avere): Ricavi di vendita Proventi attivi Tot. UTILE In definitiva, il bilancio integrato è in grado di mettere insieme informazioni di carattere finanziario, ambientale, sociale e di governance, in modo: chiaro, sintetico e comparabile. L’impresa, per creare valore a favore degli stakeholder, non utilizza solo il capitale finanziario e quello economico ma si contraddistinguono sei forme di capitale: • Capitale finanziario; • Capitale manifatturiero/produttivo (impianti e macchinari); • Capitale naturale (risorse naturali utilizzate); • Capitale umano (competenze del personale); • Capitale organizzativo; • Capitale sociale-relazionale. PRO: Intuitivo e chiaro. CONTRO: Più oneroso per l’impresa, in termini di competenze e di personale. Società di benefit: hanno come parte integrante del motivo di esistere il conseguimento di un obbiettivo sociale ed ambientale. Stakeholder engagement: l’azienda può creare dei questionari che invia a tutti gli stakeholder per capire le loro necessità e successivamente il modo per soddisfarle. <IR> INTEGRATED REPORTING Nasce, inoltre, l’integrated reporting <IR>, ossia il processo organizzativo tra i diversi organi all’interno dell’impresa, che porta alla stesura del report integrato. REPORTING INTEGRATO à REPORT INTEGRATO BlackRock, il fondo di finanziamento più grande al mondo, ha dichiarato di non guardare solo alla performance dell’impresa ma anche alla sostenibilità ed all’ inclusiva aziendale (ossia l’attenzione ai cambiamenti climatici, alla biodiversità ed agli aspetti sociali). Il reporting integrato si basa su un documento (IIRF) che contiene dei principi da seguire per redigere il bilancio integrato. Esso è rivolto alle istituzioni finanziarie senza escludere anche gli altri stakeholder (i clienti, i dipendenti e la comunità) perché è semplice, chiaro e conciso. La comunicazione, infatti, è sintetica perché spiega dove l’azienda andrà nel medio/lungo termine e la sua creazione di valore, ossia il valore è sempre meno e solo di tipo economico e finanziario. Con il IR non si vuole sostituire il report di sostenibilità (al cui interno si trova quello ambientale) perché esso da informazioni di carattere ambientale e sociale (competenze intangibili), che si trovano nel bilancio di integrato. <RI> FRAMEWORK: CORE FEATURES All’interno dell’International Integrated Reporting Framework (IIRF), viene definito cosa è il bilancio integrato, quali sono i principi guida da seguire ed il suo contenuto. 1) FUNDAMENTAL CONCEPTS: CONCETTI FONDAMENTALI Tre forme di capitale intangibile - Creazione di valore per l’impresa e per gli altri; - Il capitale: Capitale umano: Risorse che utilizzo per l’attività dell’impresa e l’impatto sull’ambiente che produco. Tema dell’ Impact Invested: investo solo se riesco capire il tipo di impatto ambientale dell’impresa. - Il business model: 2) GUIDING PRINCIPLES: PRINCIPI GUIDA - Bisogna creare valore (= le risorse, di varia natura, su cui l’impresa si appoggia) per gli altri e per l’impresa; - L’importanza della connettività dell’informazione: forte correlazione fra i fattori che influiscono sulla capacità dell’organizzazione di creare valore nel tempo; - La relazione con gli stakeholder: informazioni sulla natura e sulla qualità delle relazioni con i propri stakeholder ed illustrare in che modo e fino a che punto essa ne comprende e soddisfa le necessità; - Materialità: bisogna determinare, nel momento in cui si redige il bilancio, quali sono le informazioni rilevanti da inserire perché il bilancio integrato è un documento sintetico. - Consistenza e comparabilità nel tempo, per capire l’andamento e soprattutto la tendenza della azienda nel tempo, mente comparabilità nello spazio, per capire come vanno le cose rispetto le altre aziende che operano nello stesso settore. 3) CONTENT ELEMENTS: ELEMENTI DI CONTENUTO - Governance; - Presentazione dell’organizzazione e dell’ambiente esterno; - Modello di business: le operazioni che caratterizzano l’attività d’impresa (gestione caratteristica); - Sostenibilità di business; - Rischi ed opportunità; - Strategia ad allocazione delle risorse. INTEGRATED THINKING: Questo termine indica che per redigere il report integrato bisogna rompere i silos aziendali: l’impresa non è solo pensata come un insieme di risorse e di dipartimenti ma i vari funzionari devono comunicare tra di loro per redigere il report integrato, tenendo in considerazione il capitale utilizzato THE INTERNATIONAL INTEGRATED REPORTING COUNCIL L’ IIRC è situato a Londra e fa riferimento al Global Reporting Initiative (GRI). Il consiglio è formato dai rappresentanti delle varie organizzazioni, delle aziende, degli investitori, delle banche ecc. I suoi obbiettivi riguardano la stabilità finanziaria e lo sviluppo sostenibile attraverso il reporting integrato e l’integrated thinking. Al giorno d’oggi ci sono 1.500 organizzazioni al modo che usano il report integrato (es: In Italia è redatto anche dal comune di Bologna). CASO DESPAR: Nel 2011 gli obbiettivi inseriti nel primo report erano: aumentate la quota di mercato, aprire nuovi punti vendita, rinnovamento, aumentare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti ecc. Inoltre, era contenuta la strategia, la governance, le voci del capitale reazionale (captale intangibile che rappresenta le relazioni con i clienti) ecc. Nel 2012 sono stati aggiunti altri obbiettivi: valorizzare i dipendenti ed il legame tra ambiente e territorio. Inoltre, è inserito business model per capite la gestione caratteristica, le informazioni sul contesto in cui opera l’impresa, i rischi e le opportunità del business, la ripartizione dei vari tipi di capitale (ossia delle risorse) per raggiungere gli obbiettivi strategici ecc. Nel 2013 l’impresa ha inserito nel report i vari traguardi raggiunti e gli obbiettivi mancati, fornendo un chiaro esempio di trasparenza. IMPATTI AMBIENTALI (DEL CLIMA) A LIVELLO DI BILANCIO D’ESERCIZIO: Come il clima sta impattando l’attività d’impresa e quindi il bilancio d’esercizio? - tramite l’aumento dei costi; - meno scorte di magazzino se operi in alcuni settori, come l’edilizia (a causa della scarsa reperibilità) - attraverso modifiche agli impianti per emettere meno CO2; 1) Sistema di prodotto (SP): è costituito da elementi fondamentali e correlati tra di loro: il bene o servizio essenziale (es: telefono), ulteriore componente di natura tangibile (es: servizi offerti), le caratteristiche intangibili (es: status che il prodotto può conferire, marchio, reputazione) e il prezzo. C’è una forte correlazione tra il sistema di prodotto e le risorse (competenze e risorse finanziarie) a disposizione dell’impresa. Un ruolo sempre più importante è dato dalla reputazione legata al marchio al prodotto/servizio offerto. 2) Formula competitiva: è il modello base che indirizza la produzione del sistema prodotto. Bisogna tenere in considerazione che non si vende solo il bene ma tutto un insieme di elementi offerti al fine di andare a creare una vera e propria formula competitiva che si identifica come una strategia (=policy aziendale) su cui si basa l’impresa per andare a collocare il bene o servizio offerto sul mercato. Essa è necessaria perché spesso l’impresa non si colloca in una situazione di monopolio, ma in un mercato in cui operano altri soggetti che vendono prodotti simili. In altre parole, è definita come il modello di base per la progettazione del sistema prodotto. ELEMENTI FONDAMENTALI - Competenze distintive: non riguardano solo gli individui ma anche le caratteristiche e conoscenze proprie dell'azienda stessa, che permettono di distinguerla dalle altre aziende che operano nello stesso mercato. Le competenze sono anche riconoscibili all’interno del sistema prodotto; - Vantaggio competitivo: ossia mettere in atto azioni e risorse, traducibili non solo in termini economico-finanziari ma anche permettendo all’impresa di essere riconoscibile sul mercato (ossia distinguendo il proprio prodotto da quello dei concorrenti); o vantaggio di differenziazione: l’impresa offre un sistema prodotto diverso o migliore di quello della concorrenza in uno o più aspetti; o vantaggio di costo: l’azienda offre un sistema prodotto ad un prezzo inferiore a quello dei concorrenti (grazie a costi di produzione e di distribuzione bassi). Il vantaggio competitivo è solo una parte di quella che viene definita formula competitiva. - Fattori critici di successo: sono tutti gli elementi che permettono ad un'azienda, basandosi sul sistema prodotto, le risorse a disposizione, le competenze distintive ed il vantaggio competitivo, di mettere insieme un sistema competitivo/formula competitiva. Essi sono definiti critici perché sono irrinunciabili al fine di competere con i propri concorrenti sul mercato. Es: per Coca Cola un fattore critico è il riconoscimento dell’etichetta, il sapore e la bottiglia di vetro; STRATEGIE COMPETITIVE DI BASE Le principali strategie competitive per raggiungere un vantaggio competitivo sono: • Leadership di costo: l’impresa opera in un mercato ampio (target indistinti) ed inserisce sul mercato un prodotto accessibile a tutti e quindi ad un prezzo basso. Es: Ryanair, Ikea, H&M Pro: ricavi tendenzialmente certi. Contro: qualità bassa, etichetta aziendale di chi offre servizi bassi. • Leadership di differenziazione: l’azienda opera in un mercato ampio e punta a differenziare i propri prodotti (può produrre prodotti diversi tra di loro o produrre lo stesso prodotto con varie differenze). Es: BMW, Sony Fattore critico di successo à il marchio stesso che permette di identificare i diversi prodotti Pro: quota di mercato più ampia (e quindi più target di riferimento). Contro: rischio di bassa qualità (aumento dei costi per mantenere la qualità di tutti i prodotti – poca esternalizzazione all’estero). • Focalizzazione sul costo: l’impresa si rivolge al mercato di nicchia (specifico e ristretto), mantenendo comunque i costi bassi. Es: prodotti locali (ho meno passaggi e quindi meno costi). • Focalizzazione sulla differenziazione: l’azienda si rivolge a un mercato di nicchia basato, sulla differenziazione, con costi elevati. Es: marchi di lusso, Dolce&Gabbana (vestiti e mascherine) Pro: ricavi alti soprattutto all’inizio. Contro: ricavi non garantiti, se il mercato è già maturo ho molti competitor. MARKETING MIX - LE 4 "P" DEL MARKETING 1. Product: tutto ciò che riguarda il “sistema” di prodotto e il suo andamento nel tempo 2. Price: In base alla strategia competitiva da adottare si va a determinare il prezzo. Ci sono tre strategie di prezzo: o Scrematura (“skimming”) à il prezzo elevato comporta una scrematura del target di riferimento (diverse conseguenze: se il prodotto costa molto deve essere di qualità oppure verrà classificato come eccessivamente costoso); o Penetrazione: il prezzo basso permette di trarre ricavi sicuri; o Segmentazione: per lo stesso prodotto, propongo dei prezzi diversi a seconda del target di riferimento Es: meccanismo dell’abbonamento (ricavi garantiti e fidelizzo una determinata di categoria di consumatori, per i quali propongo dei coupon); 3. Placement: dove il prodotto si colloca; ossia la distribuzione; 4. Promotion: tutto ci oche riguarda la pubblicità e la sponsorizzazione del prodotto. Lezione 14 CLASSIFICAZIONE DEI COSTI Uno dei concetti fondamentali è quello del costo. Esistono diverse categorie di costo: • Costi variabili: costi che variano al variare della quantità prodotta (es: materie prime); • Costi fissi: costi che non variano al variare della quantità prodotta (es: impianti di produzione); • Costi cessanti: costi che l’impresa può eliminare, ad esempio, esternando la produzione (= affidare la produzione ad un’altra azienda); • Costi sorgenti (o emergenti): costi che derivano dall’ internalizzazione, ossia dallo svolgimento di un processo produttivo all’interno della propria azienda (es: nuova linea di prodotto); • Costo unitario: costo che si riferisce a una singola unità di prodotto; • Costi totali: costi che fanno riferimento a tutti prodotti. SCELTE DI CONVENIENZA ECONOMICA Sono tutte le decisioni aziendali che permettono di rispettare il principio di economicità (quando nel conto economico del bilancio d’esercizio i ricavi=costi o ricavi>costi). 1) ECONOMIE DI SCALA O DI DIMENSIONE Prevedono un vantaggio economico (=riduzione dei costi) che si raggiunge grazie all’aumento della quantità prodotta per massimizzare l’utilizzo della capacità produttiva dei macchinari, dato un determinato grado di utilizzo della stessa. Capacità produttiva: il massimo che puoi produrre in una unità di tempo definita, dove i metodi di produzione sono definiti in anticipo. Grado di utilizzo della capacità produttiva: rapporto tra la produzione effettiva e la capacità produttiva. L’impresa deve essere sicura di collocare e vendere i prodotti sul mercato per conseguire dei ricavi. L’economia di scala è perseguita quando l’impresa segue una strategia di espansione stabile. Capacità massima produttiva (CPM): quantità massima di output ottenibile della risorse impiegate nel processo produttivo, in presenza di condizioni di lavoro ottimali (3 turni da 8 ore di lavoro). LE FONTI DELLE ECONOMIE DI SCALA Sono le ragioni per cui si creano le economie di scala, ossia come raggiungere un vantaggio economico aumentando la capacità produttiva. • Indivisibilità di alcune componenti; • Maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione (es: a forza di produrre un certo bene l’impresa conosce la quantità delle materie prime che servono); • Proprietà geometriche dei contenitori (= è in grado di sfruttare al meglio i propri impianti); • Maggiore efficienza degli impianti di maggiori dimensioni; • Maggiori costi unitari di acquisto (es: acquistando molte materi prime il fornitore applica sconti). ESERCIZIO 1.1: Costo medio unitario di produzione = (costi variabili totali + costi fissi totali)/volume di produzione. Formula della velocità di apprendimento: Rapporto tra i costi al tempo C2x e Cx, espresso in %. Serve per calcolare quanto i dipendenti sono veloci nell’apprendimento à riduzione dei costi. FONTI DELLE ECONOMIE DI APPRENDIMENTO • Crescente abilità nello svolgimento dell’attività; • Migliore selezione delle risorse produttive; • Coordinamento più efficiente fra le risorse produttive; • Più elevata programmabilità dell’attività; • Alcune semplificazioni dei prodotti e dei processi. 5) ESTERNALIZZAZIONE VS INTERNALIZZAZIONE a) Esternalizzazione (o outsourcing): far svolgere in parte o tutte le attività del processo produttivo a soggetti esterni. PRO: esternalizzare in alcuni paesi riduce i costi, aumento della qualità. CONTRO: meno controllo e diffusione del proprio know how, minor qualità, aumento dei costi di coordinamento (o di transazione). Questi costi possono essere interni se riguardano costi sostenuti tra un passaggio all’altro del processo produttivo interno (ad esempio se le materie arrivano prima del loro impiego nel processo produttivo bisogna usare il magazzino, che rappresenta un costo per l’impresa) o esterni se riguardano costi sostenuti per coordinare le imprese estere con cui si collabora. Just in time: metodo organizzativo giapponese in cui le materie produttive arrivano nel momento esatto in cui vengono utilizzate, eliminando così i costi di magazzino. b) Internalizzazione (o insourcing): l’organizzazione svolge internamente tutte le fasi dell’attività produttiva e di supporto. PRO: maggiore controllo dell’attività. CONTRO: maggiori costi di produzione. Decidere tra l’esternalizzazione o l’internalizzazione dell’attività si basa sul confronto di due elementi (Scelta di convenienza economica MAKE OR BUY): 1) la somma dei costi di realizzazione interna e dei costi di coordinamento interno (= l’esternalizzazione conviene quando i costi interni complessivi sono maggiori dei costi esterni); 2) la somma dei costi di acquisto e dei costi di transazione esterna oppure la somma dei costi di vendita e dei costi di transazione esterna (= bisogna confrontare la somma dei costi di transazione (esterni ed interni) con la somma dei costi di acquisto). Lezione 16 ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI Questo tipo di analisi consente di analizzare le relazioni che esistono tra i volumi di beni/servizi, prodotti e venduti da un’impresa, e i risultati operativi conseguiti (è volta al vantaggio economico). • Il risultato economico può essere migliorato intervenendo su tre fattori: 1. modificando i volumi; 2. modificando i costi; 3. modificando i prezzi di vendita. Bisogna analizzare l'analisi costi-volumi-risultati e le relazioni che esistono tra questi tre elementi, per capire come migliorare il proprio risultato economico. I COSTI TOTALI Sommatoria tra i costi fissi totali (es: i costi relativi agli impianti, che non cambiano in base al volume di attività) ed i costi variabili totali (es: costi legati alle materie prime, che aumentano in base al volume di produzione). COSTO TOTALE = COSTO FISSO TOTALE + COSTO VARIABILE TOTALE IL MARGINE DI CONTRIBUZIONE - Come si può migliorare il risultato economico? Tramite il margine di contribuzione, ossia un indicatore economico che indica il contributo dal punto di vista economico che ogni prodotto/servizio dà al fine di coprire i costi fissi di produzione (= la capacità dei ricavi di coprire i costi fissi). MARGINE DI CONTRIBUZIONE TOTALE = RICAVI TOTALI – COSTI VARIABILI TOTALI Quando i prodotti sono tutti uguali. (*) MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO = PREZZO UNITARIO – COSTO VARIABILE UNITARIO Quando ho un prodotto nuovo che voglio mettere sul mercato serve per capire se conviene produrlo. Assume particolare rilevanza se confrontato con quello di altri beni/servizi. ESEMPIO DI MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO: Supponiamo che un’impresa venda un prodotto a €172; il totale dei costi variabili unitari è pari a €72 (costo delle materie prime) a prestazione; i costi fissi totali sono pari a €100.000. Margine di contribuzione unitario = 172€ - 72€ = 100€ (contributo del singolo prodotto). CRITICITÀ: La presenza di margini di contribuzione unitari positivi è una condizione necessaria, ma non sufficiente a realizzare un risultato economico positivo. I volumi prodotti giocano un ruolo fondamentale alla copertura dei costi fissi totali. a) Dunque, se ho €100.000 di costi fissi da coprire, quante vendite dovrò effettuare per poterli coprire? Costi fissi = €100.000 Margine di contribuzione unitario = €100 Costi fissi totali/Margine di contribuzione unitario = Pezzi da produrre per raggiungere il BEP. 100.000/100 = 1.000 pezzi. PUNTO DI PAREGGIO In economia aziendale, la quantità che l’impresa deve produrre internamente e vendere, in modo che i suoi ricavi totali coprano i costi totali, è detta Punto di Pareggio (BREAK-EVEN POINT = punto in cui i ricavi totali vanno a coprire i costi totali). FATTURATO DI PAREGGIO (O FATTURATO DI EQUILIBRIO) Il Fatturato di Pareggio è rappresentato dal fatturato da conseguire (ossia solo i ricavi derivanti dalle vendite) per la copertura dei costi aziendali. Per calcolare il Fatturato di Pareggio devo partire dal Punto di Pareggio: Q = COSTI FISSI/MARGINE DI CONTRIBUZIONE UNITARIO Per ottenere il fatturato di pareggio moltiplichiamo entrambi i membri per il prezzo: BEP = punto in cui si intersecano i RT e i CT, indica la quantità da produrre Q = CF/Margine di contribuzione unitario (*) Volume di vendita Area in cui i ricavi totali non ricoprono i costi totali à
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