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Economia aziendale riassunto, Appunti di Economia Aziendale

riassunti della dispensa Lezioni di Economia Aziendale di Santesso

Tipologia: Appunti

2016/2017
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Caricato il 26/01/2017

federica_mentasti
federica_mentasti 🇮🇹

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Scarica Economia aziendale riassunto e più Appunti in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! LEZIONI DI ECONOMIA AZIENDALE Capitolo 1 L'ATTIVITA ECONOMICA ED I PROCESSI DECISIONALI 1,1 L'economia aziendale: l'oggetto di studio L'economia aziendale può essere definita come la scienza che ha per oggetto lo studio e l'elaborazione delle conoscenze e delle teorie utili per il governo delle organizzazioni all'interno delle quali si svolge un'attività economica. In questo senso, l'economia aziendale si pone come obiettivo principale quello di supportare e indirizzare il comportamento umano nelle scelte caratterizzate dalla scarsità dei beni rispetto ai bisogni che le stesse persone intendono soddisfare. È importante comprendere come gli studi aziendali si distinguono per la centralità attribuita all'essere umano, alla persona e ai gruppi di persone nello svolgimento dell'attività economia: per tale ragione l'economia aziendale rientra nel più ampio novero delle scienze sociali in quanto analizza i comportamenti delle persone, sia pure nella prospettiva del loro agire economico. • l'attività economica è svolta dalle persone a favore delle persone: l'eventuale creazione di valore e ricchezza non deve essere considerata il fine dell'agire economico, ma il mezzo per il soddisfacimento di bisogni umani • l'uomo per soddisfare le proprie esigenze non agisce in modo isolato, ma insieme ad altri essere umani con i quali forma dei gruppi sociali; • l'appartenenza alla categoria delle scienze sociali, pone al centro dell'economia aziendale lo studio del comportamento umano e le relative scelte nello svolgimento dell'attività economica. Il termine azienda, nel gergo comune, viene considerato sinonimo di impresa, mentre negli studi aziendali si definisce “azienda” qualsiasi organizzazione o istituto all'interno della quale si svolge un'attività economica che possono essere istituti della pubblica amministrazione, imprese o altre organizzazioni. 1,2 Il soddisfacimento dei bisogni: la classificazione, i beni ed il lavoro In generale un bisogno può essere definito come uno stato d'insoddisfazione che si desidera eliminare, dovuto ad un senso di carenza e di disagio; l'economia aziendale si è sviluppata come scienza sociale poiché le persone presentano dei bisogni e cercano di trovare la maniera meno faticosa e più rapida per riuscire ad appagarli riunendosi in società umane (famiglie e altre organizzazioni): la gamma dei bisogni è piuttosto ampia e variegata ed è fondamentale per poter comprendere le modalità attraverso le quali soddisfare i bisogni una classificazione degli stessi: • bisogni naturali e bisogni sociali che sono universali: sopravvivenza e rapporto con le altre persone; • bisogni primari e bisogni secondari, determinati dalle società in cui viviamo: dignità della vita e mode; • bisogni individuali e bisogni pubblici. La realizzazione di qualsiasi attività economica richiede la presenza di un attento studio sui bisogni che tale attività intende soddisfare: per questa ragione ogni teoria economica ha alla base una propria teoria dei bisogni fondata su una serie di ipotesi relative ai processi di scelta: la presenza di una gerarchia di bisogni; la dinamicità dei bisogni; l'impiego di un certo livello di razionalità nella scelta... Con il termine “bene” si intende qualsiasi risorsa – prodotto fisico o servizio – che l'uomo può destinare, direttamente o in via mediata, al soddisfacimento di un bisogno: possono essere beni primari o beni secondari; beni complementari (gomma e matita) o beni fungibili (penna blu o penna nera); beni differenziabili (telefonino, scarpe, moto) o beni non differenziabili meglio noti come commodity (acqua, energia elettrica); beni di consumo o beni strumentali; beni non durevoli o a fecondità semplice o beni durevoli o a fecondità ripetuta; beni pubblici o beni privati. Negli studi economici appare prioritaria la distinzione tra beni economici e beni non economici: • i beni economici sono beni presenti in misura scarsa rispetto alle esigenze espresse dalle persone; • i beni non economici o liberi sono beni non soggetti al limite di scarsità e quindi sovrabbondanti in natura; I beni sono ottenuti ed sfruttati tramite il lavoro dell'uomo, il quale rappresenta ogni prestazione umana che implica sforzo, fatica e impegno del proprio tempo: dunque, in base a ciò, i beni ed il lavoro rappresentano i due elementi fondamentali per i soddisfacimento dei bisogni e senza i quali non esisterebbe attività economica. Infatti ai beni non economici (aria, calore del sole, acqua del mare...) – non essendo scarsi in natura e non richiedendo un'attività lavorativa – non è attribuito alcun valore economico dalle persone; al contrario quanto più scarsa è una risorsa in natura e/o quanto maggiore è il lavoro richiesto all'uomo per rendere disponibile un bene, tanto più elevato è il valore economico assegnato a tale bene. 1,3 L'attività economica: la produzione, il consumo, la distribuzione di valore e i fattori della produzione economica L'attività economica è l'attività con cui si producono e si consumano beni non disponibili liberamente in natura (beni economici); più precisamente definiamo produzione l'attività che consente di ottenere beni attraverso il lavoro, mentre consideriamo consumo l'attività di impiego di beni per la diretta soddisfazione dei bisogni; l'attività di produzione si attua prevalentemente all'interno delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, mentre l'attività di consumo si attua prevalentemente all'interno delle famiglie. Per comprendere l'importanza dell'attività economica è necessario riflettere su due aspetti: • i beni economici servono a soddisfare i bisogni umani; • sia l'attività di produzione che l'attività di consumo è svolta in prevalenza nell'ambito di organizzazioni; È evidente quindi che lo studio dell'attività economica è fortemente influenzato sia dalle ipotesi sulla natura delle persone e sia dal funzionamento delle società umane. – Quali sono i bisogni umani dai quali scaturiscono le esigenze di produzione? Si sostiene che le persone non siano motivate solo da bisogni egoistici ma anche da bisogni di solidarietà. – Come si arriva alla decisione di consumare un dato bene economico? Si sostiene che il comportamento delle persone sia influenzato dai gruppi nei quali le persone sono inserite. – La scelta di un dato bene economico per soddisfare i propri bisogni si attua con perfetta razionalità? Si sostiene che le persone operino in un contesto di razionalità limitata. La realizzazione di un'attività di produzione e consumo sottende sempre ad una creazione di utilità e quindi di valore, e poiché le organizzazioni rappresentano società umane, sorge la necessità di decidere in che modo distribuire tale valore: in questo senso l'attività di distribuzione affianca sempre quella di produzione e di consumo rappresentando un elemento costitutivo dell'attività economica. PRODUZIONE ECONOMICA (mezzo) PRODUZIONE DI REMUNERAZIONI (fine) Si intende qualunque attività necessaria, in via diretta o indiretta, per la produzione di beni economici (attività di approvvigionamento, trasporto, pubblicità e comunicazione, organizzazione del lavoro, pagamento delle imposte...) che non viene realizzata esclusivamente nelle imprese, ma anche in altre organizzazioni. Si intende lo scopo dell'impresa che è perseguito da due fondamentali categorie di persone nell'impresa: – i conferenti di capitale di rischio; – i prestatori di lavoro; Lo svolgimento di qualsiasi attività di produzione economica richiede la disponibilità e l'impiego di condizioni di produzione o fattori produttivi. Per tale ragione il capitale proprio (ed eventualmente il lavoro) rappresentano condizioni primarie e fondamentali di produzione in ogni impresa, la cui natura e modalità di apporto sono tali da suscitare nelle persone che le conferiscono interessi economici primari nei confronti dell'impresa (l'attesa di remunerazione). 2,2 Le finalità immediate della famiglia PRIMARIE: NON ECONOMICHE: bisogni di natura affettiva e di relazione SECONDARIE: ECONOMICHE: soddisfacimento dei bisogni economici dei suoi membri PORTATORI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DELL'AZIENDA ISTITUZIONALE NON ISTITUZIONALE TI P O LO G IE D I I N TE R ES SE E CO N O M IC O Attese di natura economica (consumo) dei membri della famiglia Aspettative economiche di altre aziende familiari (vincoli di parentela) o di lavoratori domestici N O N E CO N O M IC O Attese riconducibili alla sfera sociale, affettiva, etica e religiosa dei suoi membri Aspettative riconducibili alla sfera sociale, affettiva, etica e religiosa di altre famiglie (vincoli di parentela ed amicizia) L'attività economica prevalente nella famiglia è il consumo e la gestione patrimoniale, insieme alla produzione. L'attività di produzione ha subito un progressivo spostamento all'esterno della famiglia dando vita a una serie di altre organizzazioni che hanno assunto caratteri di complessità sempre più elevati; infatti la crescita e lo sviluppo delle società umane nel tempo è stato favorito dalla specializzazione economica ossia una progressiva focalizzazione dell'attività economica realizzata dall'uomo in fasi sempre più parziali e circoscritte, con conseguente affinamento delle tecniche produttive e delle modalità di svolgimento dei singoli compiti. Questo percorso si è osservato prima a livello di azienda (specializzazione tra aziende) e successivamente all'interno delle stesse (specializzazione del lavoro e delle mansioni all'interno delle aziende). 1. Per quale ragione non si è continuato a mantenere l'attività economica, ed in particolare, lo svolgimento dei principali processi produttivi all'interno delle società umane naturali, ovvero le famiglie? La risposta porta a due immediate conseguenze: la specializzazione economica si è evoluta per ottenere maggiore disponibilità di beni in volumi superiori a quelle delle esigenze familiari (scambio all'esterno) e poiché la concentrazione della produzione su poche tipologie di beni risultava molto più conveniente anziché disperdere energie per realizzare direttamente tutti i beni necessari al sostentamento della famiglia. Alla base delle decisioni di specializzazione troviamo ancora due motivazioni principali: i vantaggi di costo riconducibili all'effetto esperienza con cui si affinano anche le modalità di attuazione dei processi e lo sfruttamento delle cosiddette economie di scala con cui le imprese di maggiori dimensioni riescono ad ottenere una riduzione dei costi unitari di produzione e di vendita. Economie di esperienza: ad ogni raddoppio del volume di produzione cumulata il totale dei costi di produzione e di vendita diminuisce in misura costante e prevedibile Economie di scala: al crescere della dimensione della capacità produttiva installata, decrescono i costi unitari dei beni prodotti Capacità produttiva installata Costo della capacità produttiva installata Tasso di utilizzo della capacità produttiva Costo unitario di produzione 100 kg per mese 200 $ per mese 50 % (ovvero 50 kg) 200 / 50 = 4 1000 kg per mese 600 $ per mese 50 % (ovvero 500 kg) 600/ 500 = 1,2 (non rientrano all'interno delle economie di scala le diminuzioni del costo unitario di produzione che si possono attribuire alla ripartizione dei costi fissi complessivi su un maggior numero di unità prodotte) Le principali cause delle economie di scala sono la maggiore specializzazione delle persone; la maggiore efficienza tecnica degli impianti; e l'elevato potere contrattuale delle imprese di maggiori dimensioni. Più elevate sono le dimensioni di un'impresa, maggiori sono i livelli di specializzazione delle persone e dei processi produttivi che si possono ottenere al proprio interno e di conseguenza, maggiori sono i vantaggi che ne derivano in termini di economie di specializzazione. Infatti l'elevato livello di differenziazione dell'attività produttiva – e dei relativi beni prodotti – generato dalla specializzazione ha costretto ben presto produttori e consumatori a ricorrere a scambi sempre più numerosi e frequenti (e con un numero sempre più elevato di controparti) dando origine alla nascita dei “mercati”; il mercato, in questo modo, è divenuto luogo di coordinamento e compensazione dell'attività economica. Un'elevata propensione alla specializzazione economica, però, può causare anche una serie di svantaggi: – un aumento dei costi di coordinamento; – un aumento dei costi per la rigidità dei processi produttivi e per la presenza di investimenti specifici; – una demotivazione da eccessiva specializzazione del lavoro (parcellizzazione delle mansioni). 2. Come mai le singole persone specializzate nello svolgimento di piccole sezioni di attività economica tendono ad aggregarsi in organizzazioni (imprese, Istituti della Pubblica Amministrazione, istituti non profit) anziché operare indipendentemente scambiandosi prestazioni secondo le regole del mercato? La risposta di tale quesito trova fondamento innanzitutto nella teoria dei costi di transazione secondo cui lo svolgimento dell'attività economica attraverso scambi di mercato genera dei costi in capo ai soggetti coinvolti nella transazione; se realizzare transazioni di mercato non comportasse alcun costo, ognuno potrebbe lavorare in maniera isolata, scambiando beni e servizi da esso stesso prodotti senza dover ricorrere ad organizzazioni complesse e di grandi dimensioni: e quindi internalizzare una serie di relazioni economiche risulta avere dei vantaggi rispetto a lasciare che tali scambi avvengano direttamente sul mercato. Infatti i costi che si sostengono nella realizzazione di uno scambio attraverso il mercato si definiscono costi di transazione e la natura di questi costi di transazione sono: • il costo in tempo e denaro per definire un accordo; • il costo in tempo e denaro della ricerca dei contraenti per un dato contratto; • i costi di ricerca di informazioni riguardanti il mercato ed i suoi agenti; I costi di transazione nascono a causa di quattro problemi o determinanti: • le persone agiscono in condizioni di razionalità limitata; • la presenza di un'asimmetria informativa tra gli operatori coinvolti nella transazione; • comportamenti opportunistici; • investimenti specifici. La crescita dimensionale delle imprese può essere anche motivata anche dallo sfruttamento di economie di scopo o di raggio di azione che si presentano tutte le volte in cui la produzione o la vendita di due beni differenti all'interno di una determinata impresa consente di ottenere una riduzione dei costi rispetto alla situazione in cui tali beni siano prodotti da due imprese distinte; il presupposto delle economie di scopo è che le diverse attività produttive possano condividere le risorse, siano esse materiali o immateriali (notorietà del marchio o reputazione dell'impresa). 3. Come mai le aziende si sono differenziate, a loro volta, in classi quali le imprese, gli istituti della PA e le organizzazioni non profit? Se si trattava di “affinare” le modalità di svolgimento dell'attività produttiva, perché non affidarsi completamente alle imprese? Il successo delle imprese, create per sfruttare il processo di specializzazione, dipende dai vantaggi derivanti dall'operare della competizione garantita attraverso il confronto sui mercati in cui le stesse operano; la competizione, infatti, rappresenta un importante incentivo al miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi produttivi, all'innovazione economica e tecnologica, all'efficienza impiego delle risorse... La necessità dell'entità come lo Stato o gli istituti della Pubblica Amministrazione in generale nasce subentrando all'impresa in tutti i casi in cui l'azione privata non è in grado di garantire una risposta efficiente o efficace ai bisogni fondamentali della persona: si tratta, in grande misura di situazioni definite di fallimento di mercato. In maniera analoga, quando lo Stato e le imprese non sono in grado di rispondere in maniera efficiente o efficace a particolari bisogni delle persone nascono le organizzazioni non profit con intento altruistico. 2,3 Le finalità immediate dell'impresa PRIMARIE ECONOMICHE: remunerazione per i contributi apportati dai prestatori di lavoro e dagli apportatori di capitale nello svolgimento dell'attività economica realizzata dall'impresa SECONDARIE NON ECONOMICHE: bisogni di socialità e affermazione dei suoi membri e bisogni di crescita sociale e culturale del contesto in cui opera l'impresa La centralità della dimensione economica dell'impresa porta spesso a trascurare l'importante funzione sociale che questa classe di aziende ricopre nei moderni sistemi socio-economici; le ricadute dell'attività di un'impresa sull'ambiente in cui è inserita vanno infatti ben oltre a quelle economiche, contribuendo al progresso sociale ed umano di una determinata collettività (es. innovazioni scientifiche e tecnologiche). Il controllo sul ruolo sociale dell'impresa è effettuato: – dalla competizione di mercato; – dall'intervento pubblico nell'economia; – dai valori di cui sono portatori la classe imprenditoriale e manageriale; La realtà più diffusa nel mondo occidentale, fortemente codificata dalle leggi, è il modello capitalistico, secondo il quale i conferenti di capitale proprio rappresentano la principale categoria di soggetti detentori degli interessi istituzionali nelle imprese; il modello di assetto proprietario misto, invece, considera tra i soggetti nell'interesse dei quali si svolge l'attività di impresa sia i conferenti di capitale di rischio sia i prestatori di lavoro. PORTATORI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DELL'AZIENDA ISTITUZIONALE NON ISTITUZIONALE TI P O LO G IE D I I N TE R ES SE E CO N O M IC O Attese di remunerazioni economiche da parte dei prestatori di lavoro e dei portatori di capitale Aspettative economiche di altre aziende che entrano in relazioni di scambio con l'impresa N O N E CO N O M IC O Attese di risposta ai bisogni di socialità e di affermazione personale e sociale da parte dei prestatori di lavoro e dei portatori di capitale. Aspettative non economiche delle comunità locali e di altre aziende che entrano in contatto con l'impresa Nelle imprese, più che nelle altre classi di aziende, assistiamo alla presenza di organizzazioni con caratteristiche e profili molto differenziati al proprio interno con riferimento alle modalità attraverso le quali si realizza l'attività economica; nella macroclasse imprese, infatti, si trovano realtà molto diverse tra di loro, che si differenziano per: • tipologia di beni e servizi prodotti; • le caratteristiche tecniche dei processi produttivi; • i canali distributivi di vendita; • gli investimenti in ricerca e sviluppo; • le modalità di comunicazione adottate dall'impresa per farsi conoscere e per far conoscere i propri prodotti; • la componente tecnologica; • il peso dell'automazione rispetto alla componente lavoro; • la composizione degli assetti proprietari (imprese a conduzione familiare vs. public company; imprese a prevalente capitale pubblico vs. imprese a prevalente capitale privato); • le forme di finanziamento attivate e la composizione tra capitale proprio e capitale di terzi; • le politiche di distribuzione dei dividendi; • le politiche ambientali e di Corporate Social Responsability (CSR); • i modelli di governance attraverso i quali si prendono le decisioni per il governo dell'azienda. 2,5 Le finalità immediate delle organizzazioni non profit (o terzo settore) PRIMARIE NON ECONOMICHE: finalità sociale, morali e culturali a favore degli associati alla ONP o terzi; ECONOMICHE: remunerazione per i prestatori di lavoro impiegati nella ONP SECONDARIE NON ECONOMICHE: bene comune e diffusione dei valori dell'altruismo, della solidarietà e della socialità nel contesto territoriale in cui opera l'ONP. PORTATORI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DELL'AZIENDA ISTITUZIONALE NON ISTITUZIONALE TI P O LO G IE D I I N TE R ES SE E CO N O M IC O Attese di remunerazioni ec0nomiche da parte dei prestatori di lavoro. Attese di beni e di servizi da parte dei membri dell'ONP Aspettative economiche di altre aziende e attese di servizi da parte di soggetti beneficiari che non appartengono all'ONP N O N E CO N O M IC O Attese di perseguimento delle finalità sociali, morali e culturali di cui l'ONP è promotrice da parte dei diversi soggetti istituzionali coinvolti Aspettative della collettività e dello Stato (qualora non sia portatore di interessi istituzionali nei confronti dell'ONP) Nelle economie moderne lo Stato ha sempre rappresentato il principale produttore ed erogatore di beni e servizi addizionali rispetto a quelli forniti dalle imprese, sia perché non esisteva un altro soggetto in grado di fornire un servizio così ampio e complesso, sia perché si riteneva che esso, in quanto rappresentante della volontà e degli interessi della popolazione, dovesse essere il naturale titolare della responsabilità su questo tipo di beni; il periodo nel quale nasce questa consapevolezza è la seconda metà del 1900 quando il livello medio della vita era molto basso e le esigenze dei cittadini erano elementari e uniformi (Stato Sociale). Le esigenze dei cittadini, però, insieme al loro livello di vita ed i loro bisogni, si modificarono più rapidamente di quanto non facesse la burocrazia pubblica: in breve ci si rese conto che la PA non poté rispondere da sola a tutti i fallimenti del mercato e ad una domanda sociale crescente, eterogenea e complessa. Si sviluppa così un Terzo Settore composto da organizzazioni non profit che occupano lo spazio esistente tra la PA e l'azienda di produzione per il mercato: si tratta di organizzazioni che pur producendo beni e servizi di rilevanza pubblica non appartengono alla Pubblica Amministrazione e non operano neppure per massimizzare il loro profitto. L'etichetta più comunemente utilizzata per identificarle è “organizzazioni non profit (ONP) che mette in evidenza la particolarità economica della mancata distribuzione del profitto mentre la loro specificità risiede soprattutto in un diverso modo di operare fondato sul volontariato, sull'altruismo, sulla reciprocità, sulla solidarietà, sulla produzione non commerciale di relazionalità e socialità. Le ONP erogano servizi in diversi campi: sanitario, educativo, dei servizi alla persona, della cultura sostituendosi in molti casi all'intervento pubblico. – sono istituzioni private, autonome sotto il profilo organizzativo e gestionale (denominate “privato sociale”); – devono ottemperare al vincolo di non-distribuzione degli utili e beneficiare del volontariato e de filantropia; – pongono in essere attività di produzione di beni e servizi che producono beni relazionali I beni relazionali possono essere definiti come beni la cui produzione richiede una relazione partecipata tra produttore e fruitore; essi sono anche identificati con il patrimonio di conoscenza reciproca, di comunanza di esperienze, di abitudine alla collaborazione che lega le persone in una stessa comunità. Con i beni relazionali si enfatizza la dimensione “soft” dell'agire economico e della vita aziendale che è diventata molto importante anche per le imprese orientate al profitto. Capitolo 3 LE AZIENDE, LE ATTIVITA' AZIENDALI e LA STRATEGIA 3,1 La struttura delle aziende In Economia Aziendale è usuale il ricorso ad una impostazione sistemica per descrivere l'oggetto di studio, ovvero l'azienda; un sistema può essere definito come un insieme di elementi interconnessi da relazioni di interdipendenza e coordinati verso un fine. Il ricorso alla impostazione sistemica in Economia Aziendale consente di descrivere le aziende come insieme di parti interconnesse. La struttura delle aziende si presta ad essere descritta attraverso cinque macrovariabili tra loro interconnesse: L'assetto istituzionale è l'aspetto sovraordinato che definisce le attività svolte, i fini che tali attività sono volte a soddisfare, l'identità e il ruolo dei portatori di interesse, nonché la struttura di governo. In altri termini l'assetto istituzionale di un'azienda è la configurazione in atto dei seguenti elementi: • i soggetti, ossia le persone ed i gruppi di persone che partecipano all'azienda (prestatori di lavoro, clienti...); • i contributi che tali soggetti apportano alla stessa (tanto maggiori saranno tanto più centrale sarà il ruolo); • le ricompense che i soggetti ottengono in relazione alla loro partecipazione all'azienda; • gli strumenti di governo economico aziendale, ossia le strutture ed i meccanismi che tengono connessi in equilibrio dinamico i soggetti, i contributi e le ricompense. L'assetto istituzionale assume configurazione concreta attraverso la definizione di una vasta gamma di contratti tra soggetti o gruppi e l'azienda ed i principali contratti riguardano: l'assetto proprietario; la forma giuridica (società di capitali, di persone, cooperativa...); la composizione e il funzionamento degli organi di governo e di controllo; le modalità di interazione con i portatori di contributi più critici; la partecipazione ad aggregati interaziendali. L'organismo personale è costituito dall'insieme di persone che, nei diversi ruoli, prestano il loro lavoro nell'azienda: sono membri dell'organismo personale tutte le persone che operano negli organi di governo economico, di direzione o esecuzione. [è possibile descrivere l'organismo personale come sistema di conoscenze a disposizione dell'azienda per lo svolgimento delle attività aziendali]. Le principali scelte che portano alla configurazione dell'organismo personale sono: • la dimensione dell'organismo personale, in relazione ai carichi di lavoro e alle tecnologie impiegate; • i profili personali e professionali da privilegiare nelle assunzioni di nuovo personale; • le attività di formazione, aggiornamento e sviluppo delle competenze previste per il personale esistente; • le attività finalizzate a promuovere la motivazione e la cooperazione. È da notare che l'organismo personale è un complesso dinamico, la cui evoluzione è apprezzabile in relazione sia alle caratteristiche dell'assetto tecnico e organizzativo, sia al contesto sociale di riferimento, sia all'apprendimento. L'assetto tecnico è la configurazione tecnico-funzionale degli strumenti a disposizione dell'azienda (fabbricati, impianti, attrezzature, software...). È possibile guardare all'assetto tecnico come sistema di conoscenze codificate e incorporate in beni materiali o immateriali a disposizione dell'azienda per lo svolgimento delle attività, che le permette una differenziazione competitiva rispetto alle altre aziende, ma rischiano di esporla all'imitazione di queste. Le imprese con più consistenti investimenti in assetto tecnico sono spesso identificate come “ad alta intensità di capitale”, mentre quelle “ad alta intensità di lavoro” sono quelle nelle quali il contributo umano allo svolgimento dei processi è prevalente. L'analisi in chiave storica dell'impatto dello sviluppo tecnologico sulle combinazione possibili tra strumenti tecnici e lavoro consente di individuare quattro fasi storiche: la fase preindustriale, la prima rivoluzione industriale, la produzione di massa, la produzione flessibile. Il processo evolutivo appare caratterizzato dal progressivo ampliamento delle aree di attività nelle quali possono essere utilmente impiegati strumenti riconducibili all'assetto tecnico. ASSETTO ISTITUZIONALE ASSETTO ORGANIZZATIVO ASSETTO TECNICO ATTIVITA' AZIENDALI ORGANISMO PERSONALE L'assetto organizzativo è la sintesi risultante dalla definizione della struttura organizzativa e dei sistemi operativi: – la struttura organizzativa riguarda l'identificazione degli organi e delle unità organizzative, dei compiti e delle responsabilità a questi assegnati e delle relazioni (gerarchiche e di collaborazione) che ne regolano i rapporti; – i sistemi operativi sono il sistema delle procedure che garantiscono l'integrazione tra le componenti aziendali e il loro funzionamento coordinato. La struttura organizzativa si presta ad essere descritta attraverso l'organigramma dal quale si può comprendere quali siano le unità organizzative e quali le relazione gerarchiche tra le unità. La progettazione della struttura organizzativa può essere ricondotta alla scelta tra quattro alternativa: LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA ELEMENTARE→ Adottata nel caso di imprese particolarmente piccole e semplici, in cui solitamente le funzioni sono svolte da un unico soggetto, l'imprenditore dal quale dipendono i collaboratori. LA STRUTTURA FUNZIONALE→ Adottata da imprese, volte all'efficienza, in cui le unità organizzative e le responsabilità di coordinamento sono distinte in base a caratteristiche tecniche delle operazioni; le unità organizzative sono specializzate in base alle funzioni svolte e i direttori intermedi sono scelti in base alle loro competenze specialistiche. Tra gli svantaggi la possibile affermazione di una focalizzazione sugli aspetti tecnici “fine a se stessa”. LA STRUTTURA DIVISIONALE→ Adottata da imprese che operano su mercati e/o prodotti differenziati che necessitano per questo di una divisione del lavoro sulla base delle aree d'affari; offre vantaggi sotto il profilo dello sviluppo della conoscenza del mercato e della vicinanza di tutti i soggetti coinvolti con il cliente finale, ma ci sono anche due svantaggi: una relativa inefficienza e la possibile focalizzazione dei direttori intermedi sui risultati della propria divisione a scapito del risultato aziendale complessivo. LA STRUTTURA MATRICIALE→ Adottata da imprese di grandissime dimensioni e caratterizzate da rilevante complessità: dalla direzione dipendono, sullo stesso livello gerarchico e con la medesima autorità formale, sia direzioni funzionali che direzioni di prodotto (o di mercato) e ciò comporta che ciascuna persona è soggetta a due direzioni, una competente per materia e l'altra per prodotto e mercato; le strutture matriciali tendono a lavorare per progetti. Inevitabilmente crea conflitti di autorità. 3,2 Le attività aziendali: le funzioni e le aree d'affari, la gestione e le aree gestionali, la catena del valore Le attività aziendali completano il modello di struttura delle aziende e sono l'insieme delle operazioni di produzione e consumo svolte dalle persone che compongono l'organismo personale: sono in relazione con tutte le variabili che costituiscono la struttura delle aziende e ne determinano il significato in prospettiva economico aziendale. Poiché le attività realizzate nelle aziende sono molteplici e diversificate è utile procedere ad una loro classificazione: – l'operazione è l'elemento primo di analisi delle attività aziendali, unità composta di azioni elementari singolarmente non rilevanti: possono essere interne o esterne a seconda che coinvolgano o no altri soggetti; – ad un primo livello di aggregazione vi sono i processi, insiemi ordinati di operazioni orientati ad uno scopo; – aggregando i processi per affinità di operazioni che li compongono si configurano le funzioni aziendali, ossia gli insiemi di azioni caratterizzate da un comune scopo e dalla rilevanza di un comune insieme di competenze specialistiche. 3.4 L'ambiente e il sistema competitivo: i mercati, i settori e l'analisi del sistema competitivo L'ambiente di un istituto è costituito non solo dall'insieme delle condizioni e dei fenomeni esterni a esso che ne influenzano in modo apprezzabile la struttura e la dinamica, costituendo vincolo, stimolo e indirizzo alle scelte, ma anche dall'ordine economico degli istituti, ossia l'ambiente economico. L'ambiente può essere: – economico costituito da fenomeni quali: i mercati; i settori; le politiche economiche, monetarie e finanziarie; – non economico costituito da fenomeni quali: il sistema di valori caratterizzante la società nella quale l'azienda opera; l'istruzione della popolazione; la normativa giuridica; l'avanzamento di scienza e tecnologia; le infrastrutture; il clima e le caratteristiche territoriali... Trasversale alla distinzione tra ambiente economico e non economico, c'è quella tra ambiente: – generale costituito dall'insieme dei fenomeni e delle condizioni economiche e non economiche, rilevanti per la generalità delle aziende operanti in un dato contesto; – specifico è la porzione di ambiente rilevante per una specifica azienda. 3,4,1 I mercati Si ha un mercato quando molte negoziazioni di beni con caratteristiche omogenee avvengono con frequenza elevata. I mercati, infatti, sono strutture la cui utilità è legata alla omogeneizzazione delle condizioni e alla disponibilità di informazioni per i contraenti; l'informazione principale che l'esistenza di un mercato offre agli operatori è il prezzo corrente per i beni in esso negoziati (non esiste un mercato quando non si possono osservare condizioni di scambio omogenee). L'esistenza dei mercati è una conseguenza della specializzazione delle aziende nello svolgimento dell'attività economica e le caratteristiche assunte possono essere spiegate dalla struttura e dalla dinamica delle attività aziendali ma anche dagli interventi di regolamentazione compiute dai poteri pubblici che rendono i mercati complessi e dinamici. Le tradizionali categorie di analisi dei mercati sono la “domanda” e “l'offerta”, il cui incontro determina le quantità e i prezzi scambiati; la domanda e l'offerta sono qualificate da tre fattori: la concentrazione, l'elasticità, la differenziazione. • Concentrazione della domanda: si riferisce alla numerosità degli acquirenti; se l'acquirente è uno solo (e i venditori molteplici) il mercato prende il nome di monopsonio. • Elasticità della domanda: esprime la sensibilità delle quantità domandate alle variazioni di prezzo. Un'elasticità elevata comporta grandi modificazioni nelle quantità domandate in conseguenza di variazioni relativamente ridotte nei prezzi; per contro, una domanda rigida (anelastica) comporta modeste variazioni nelle quantità indotte da cambiamenti dei prezzi. • Differenziazione della domanda: è collegata alla presenza di segmenti di mercato caratterizzate da specificità nelle caratteristiche dei beni domandati. • Concentrazione dell'offerta: consente di identificare diversi tipi di mercato in base alla numerosità di offerenti (monopolio, duopolio, oligopolio, concorrenza perfetta). • Elasticità dell'offerta: esprime la variabilità delle quantità offerte nel mercato rispetto ai prezzi e dipende dalla capacità e disponibilità dei venditori a reagire a variazioni nel mercato; risente delle caratteristiche della tecnologia impiegata e delle possibilità che questa permette di variare le quantità prodotte preservando le condizioni di efficienza. • Differenziazione dell'offerta: è collegata alla presenza di aspetti specifici nei prodotti offerti che rendono unici i propri prodotti e costituiscono elementi di vantaggio per i clienti (strategie competitive di base). 3,4,2 I settori Un settore è inteso come un insieme omogeneo di aziende (spesso di produzione) legate da relazioni di concorrenza. Gli ambiti di impiego del concetto di settore sono: – definizione degli interventi di politica industriale (competizione internazionale, abuso di posizione dominante); – analisi delle interdipendenze settoriali; – analisi strategica focalizzata sul comportamento competitivo delle aziende; La struttura del settore è analizzata principalmente attraverso tre variabili tra loro collegate: • Il grado di concentrazione: è elevato se un piccolo numero di aziende realizza gran parte dell'offerta complessiva, basso se al contrario il settore è composto da numerose aziende ciascuna responsabile di una piccola quota dell'offerta. • La struttura dei costi: esprime il comportamento dei costi medi unitari (ossia i costi totali fratto il numero totale di unità prodotte) rispetto ai volumi di produzione e nel tempo. In particolare si intende valutare se i costi medi unitari diminuiscano per effetto delle scelte di dimensionamento della scala produttiva e per effetto dell'apprendimento. • Le barriere all'entrata: sono gli ostacoli che devono essere superati da una azienda esterna al settore per potervi entrare e possono essere ad esempio dovute alle norme in vigore, all'entità degli investimenti necessari, alla rilevanza della notorietà e dell'esperienza. Esprimono la “protezione” delle imprese parte del settore dall'ingresso di nuovi concorrenti. Il riferimento ai settori nei quali le aziende operano e alle aziende concorrenti che li compongono sono di fondamentale importanza per la comprensione delle dinamiche competitive; può tuttavia risultare parziale in quanto porta a trascurare le relazioni con soggetti non appartenenti al settore ma di grande importanza per la comprensione della posizione competitiva dell'azienda all'interno di esso. Questo limite è superato dal modello della concorrenza allargata per l'analisi del sistema competitivo (noto anche come modello delle 5 forze competitive) che analizza il settore, in particolare la sua attrattività, in base all'operare di cinque forze competitive, esercitate da altrettante classi di soggetti. Tanto maggiori saranno le forze, tanto minore sarà l'attrattività del contesto competitivo e tanto più difficile sarà per le singole imprese del settore ottenere un rendimento degli investimenti superiori al costo medio del capitale. 1. L'intensità della rivalità tra i concorrenti è tanto più elevata quanto più il settore è frammentato e composto da imprese di dimensioni simili; l'andamento della domanda è stabile o in contrazione; i prodotti sono omogenei e agevolmente sostituibili; vi è eccesso di capacità produttiva; vi sono barriere all'uscita e quindi è difficile cambiare settore; i costi fissi sono elevati. 2. L'entrata di nuovi concorrenti è incentivata dalla presenza di margini di profitto elevati ma dipende dalla presenza di barriere all'entrata. 3. La minaccia portata da prodotti sostitutivi è collegata all'evoluzione tecnica e economica delle imprese. 4. Il potere contrattuale dei clienti dipende dalle dimensioni relative dei clienti rispetto alle imprese del settore. 5. Il potere contrattuale dei fornitori sarà elevato se hanno dimensioni relative maggiori rispetto alle imprese del settore. La potenza congiunta di queste cinque forze competitive determina l'attrattività del settore. 3.5 La strategia aziendale La strategia è la definizione delle finalità e degli obiettivi di lungo periodo di un'impresa, delle linee di condotta fondamentali e delle risorse dispiegate per realizzare tali obiettivi. La strategia è un concetto multiforme che include tanto la definizione di un piano che anticipa e guida l'azione, quanto l'insieme dei comportamenti concretamente attuati, siano essi allineati o no con il piano, consapevoli o inconsapevoli, che definiscono la sua posizione nell'ambiente: in breve esprime il modello di ricerca del successo che l'impresa adotta o intende adottare. La definizione della strategia di un'impresa implica l'effettuazione di alcune scelte fondamentali: “Quali sono gli obiettivi a lungo termine?” - “Dove si vuole competere?” - “Come si vuole competere?”: è evidente quindi che il raggiungimento degli obiettivi strategici (quindi di lungo periodo) delle imprese dipende da un'opportuna collocazione dell'impresa nel mercato, ovvero in un settore attraente, e dallo sviluppo di un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti. In generale sono due le prospettive strategiche per l'azienda: La prospettiva del posizionamento: la definizione della strategia consiste nella scelta di una posizione di mercato favorevole e nella attuazione degli adattamenti alla struttura interna necessari per raggiungere e mantenere tale posizione. Viene criticata per trascurare la natura necessariamente incrementale dei processi di apprendimento e per sottovalutare le resistenze al cambiamento delle persone e delle organizzazioni. La prospettiva delle risorse: la strategia consiste nello sviluppo e nello sfruttamento ottimale delle risorse e delle competenze dell'impresa. Viene criticata per non stimolare la individuazione della meta cui indirizzare gli sforzi e per dare per scontato un approccio incrementale non sempre sostenibile, soprattutto in condizioni di elevato dinamismo ambientale. 3,5,1 L'analisi SWOT SWOT è l'acronimo di Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Treats (Forze, Debolezze, Opportunità, Minacce); indica la metodologia più diffusa per la formulazione della strategia e consente di esaminare la posizione competitiva dell'impresa e valutare le opzioni strategiche disponibili. Quando correttamente applicata mantiene sullo stesso piano la prospettiva esterna che mette in luce le opportunità e le minacce e la prospettiva interna che consente di individuare i punti di forza e di debolezza. C'è da dire che l'analisi SWOT non consente di per sé di identificare e sviluppare strategie efficaci, poiché non sono possibili ricette generali o soluzioni predefinite. Ha però il grande pregio di costringere la dirigenza aziendale a riconoscere l'influenza reciproca che esiste tra l'ambiente e l'impresa e, quindi, a considerare entrambi questi elementi nello sviluppo della strategia: porta infatti a ragionare su quali siano gli elementi della prospettiva interna che possono essere valorizzati e quali le opportunità che la prospettiva esterna può presentare. 3,5,2 L'analisi e la rappresentazione della strategia Il punto di partenza è la definizione dell'orientamento strategico di fondo, ossia l'identità profonda dell'impresa in termini di obiettivi di lungo periodo, ambito di attività e filosofia gestionale e organizzativa; l'attuazione pratica dell'orientamento strategico di fondo passa per la definizione delle politiche strategiche, ossia di programmi di azione di medio periodo, definiti tenendo in considerazione i vincoli posti da struttura interna ed esterna, quindi rispettivamente dell'assetto aziendale e dell'ambiente. Le politiche trovano poi attuazione concreta nelle attività che possono avvenire per mezzo sia di iniziative concrete realizzate appositamente, sia per mezzo delle attività aziendali “ordinarie”. Le strategie competitive generiche sono due: 1. la prima si fonda sul cercare di offrire un prodotto standard a un prezzo più basso dei concorrenti, perseguendo un vantaggio di costo e in caso di successo, si otterrà una posizione di leadership di costo; 2. la seconda si fonda sul cercare di offrire al cliente un prodotto o un servizio con qualità particolari, in modo che questo sia disponibile a pagare un prezzo maggiore, perseguendo un vantaggio di differenziazione. bene comune, si consegue anche il beneficio per l'interesse individuale. PORTATORI DI INTERESSE CONTRIBUTI ATTESE DI RICOMPENSA Conferenti di capitale di rischio • mezzi monetari o altri beni; • esercizio del governo; • remunerazione del capitale (utili); • adeguata liquidità; • esercizio del governo; Prestatori di lavoro • tempo, impegno ed energia; • competenze; • imprenditorialità; • remunerazione; • tutela / stabilità e condizioni di lavoro; • mansioni “ricche”, stimoli e carriera; • influenza sulle scelte; Fornitori • condizioni di produzione; • standard di qualità chiari; • stabilità del rapporto; • condizioni economiche remunerative; Conferenti di capitale di prestito • mezzi monetari per un periodo limitato; • rimborso del capitale e interessi stabiliti; • trasparenza dell'impresa finanziata; • solidità e redditività; Imprese di assicurazione • protezione da rischi specifici; • premi assicurativi; • trasparenza dell'impresa assicurata; Clienti • consumo dei prodotti dell'impresa; • standard di qualità chiari; • prezzo adeguato; • garanzie ed innovazione; Concorrenti • stimolo dalla competizione; • lealtà e rispetto delle norme; • potenziali alleanze; • stimolo dalla competizione; • lealtà e rispetto delle norme; • potenziali alleanze Stato • regolazione comportamento imprese; • produzione di beni pubblici; • incentivi finanziari e fiscali; • rispetto formale e sostanziale di norme; • bassa evasione ed elusione fiscale; • utilizzo degli incentivi; I comportamenti indicati non possono essere indotti solamente dai vincoli di legge o dalle sanzioni previste nelle medesime normative, né possono essere puntualmente tradotti in ordini impartiti nel contesto della struttura organizzativa; essi devono nascere prevalentemente da un atteggiamento spontaneo che si inserisce nel contesto di relazioni di cooperazione piuttosto che di mero adempimento degli obblighi assunti. Più soggetti coinvolti nello svolgimento di un'attività comune, come la gestione di un'impresa, cooperano se aderiscono in modo spontaneo a regole di comportamento che vanno a vantaggio di tutti, senza dover attuare forme di controllo. Il conseguimento dei massimi risultati, infatti, si ottiene se gli individui sono animati da istanze solidaristiche che vengono appagate dal conseguimento del bene comune, cioè dal vantaggio di tutti a valere anche in un tempo non breve: in questo senso possiamo affermare che contributi e benefici scaturiscono anche dalla disponibilità a fornire prestazioni gratuite. 4,3 I gruppo di imprese: il controllo azionario, il controllo contrattuale, la direzione unitaria Gli elementi qualificanti del concetto di gruppo di imprese sono tre: 1. la comunanza del soggetto economico, cioè della persona o delle persone che esercitano il governo delle imprese (nel modello capitalistico si tratta dei conferenti di capitale di rischio); 2. la pluralità giuridica delle imprese appartenenti al gruppo, che possono adottare figure giuridiche di vario tipo (società di capitali e società di persone); 3. il controllo mediante partecipazione al capitale di rischio o altri strumenti. L'ultimo punto è quello più dibattuto; infatti il possesso di partecipazioni azionarie costituisce il modo principale attraverso cui è possibile acquisire il controllo di un'impresa, ma per determinare il quantitativo minimo di azioni che si deve possedere per conseguire la posizione di controllo di un'impresa, si deve considerare il grado di frazionamento della proprietà azionaria. Un altro elemento che può contribuire a determinare una posizione di controllo è costituito dall'esistenza, all'interno della compagine sociale dell'impresa, di patti parasociali. Infine, alcuni rapporti di tipo contrattuale possono assicurare ad uno dei contraenti la possibilità di esercitare un'influenza dominante sull'altro: esempi di questo tipo possono essere contratti d'affitto, contratti d'agenzia, contratti di fornitura, contratti di finanziamento quando il rapporto sia configurato in modo tale da portare uno dei contraenti sotto il dominio dell'altro. Le motivazioni della costituzione di gruppi di imprese può essere interpretato come una modalità di crescita esterna in alternativa allo sviluppo dell'attività attuato all'interno della medesima impresa: la crescita esterna infatti ha il grande vantaggio di consentire in tempi rapidi il raggiungimento di certi obiettivi ai fini del successo dell'impresa sul mercato. Le operazioni di acquisizione hanno inoltre il vantaggio di eliminare un concorrente evitando che la competitività del settore aumenti per l'ingresso di una nuova impresa che aggiunge capacità produttiva a quella già esistente. Fra gli svantaggi si osserva come la fase di integrazione delle due unità, precedentemente separate, si riveli spesso molto complessa da gestire: quanto più le due imprese coinvolte sono portatrici di competenze e valori differenziati, tanto più graduale deve essere il processo di omogeneizzazione delle strutture e delle modalità operative. Altri due possono essere le motivazioni: • la leva azionaria costituisce una motivazione per la quale la crescita dimensionale può attuarsi con la struttura di gruppo: per effetto della leva azionaria la moltiplicazione dei livelli societari consente al possessore del capitale di comando della capogruppo di massimizzare, a parità di mezzi finanziari investiti, l'ammontare di risorse sottoposte alla propria influenza (società controllate a cascata); • se introduciamo la possibilità di ricorrere all'indebitamento come fonte di finanziamento, l'effetto della leva azionaria si associa a quello della leva finanziaria. 4,4 Le società Secondo il Codice Civile, all'art. 2247: “Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni e servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili”; si distinguono le società di persone dalle società di capitali. Nelle società di persone (come società in nome collettivo) tutti i soci rispondono l'uno per l'altro e con tutta la ricchezza di cui dispongono (anche non conferita nella società) per le obbligazioni assunte. Nelle società di capitali (società per azioni, società a responsabilità limitata) i soci rispondono per le obbligazioni assunte dalla società nei limiti del capitale conferito; in caso di insolvenza della società, i creditori non possono rivalersi sul patrimonio personale dei singoli soci (si possono costituire società di capitali anche con un unico socio). Le società di capitali devono avere un capitale sociale minimo prefissato: 120.000 euro per le società per azioni e 10.000 euro per le società a responsabilità limitata. – il capitale sociale delle società per azioni è diviso in azioni che a certe condizioni possono quotarsi in borsa; – il capitale sociale delle società a responsabilità limitata è rappresentato da quote e non da azioni; – nelle società per azioni possono essere conferiti denaro o beni in natura; – nelle società a responsabilità limitata possono costituire oggetto di conferimento “tutti gli elementi del attivo suscettibili di valutazione economica”, quindi anche prestazioni di servizi oltre a denaro e beni in natura Il governo delle società di capitali passa attraverso appositi organi necessari per il suo funzionamento: l'Assemblea, il Consiglio di Amministrazione (organo decisionale che può nominare uno o più Amministratori o Consiglieri Delegati), il Collegio Sindacale (organo di controllo), il soggetto al quale è demandato il controllo contabile. Le principali figure giuridiche, diverse dalle società di capitali, che possono svolgere attività d'impresa sono: • l'impresa individuale; • l'impresa famigliare; • la società in nome collettivo; • la società cooperativa. La società cooperativa è quel tipo di società che si prefigge uno scopo mutualistico; in altre parole i soci, attraverso la società, possono riuscire ad ottenere beni, servizi ed occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che otterrebbero qualora agissero singolarmente. In considerazione della finalità mutualistica alle cooperative sono posti dei limiti alla remunerazione del capitale proprio e a ciascun socio è assegnato un voto indipendentemente dal capitale conferito. Le cooperative possono essere a mutualità prevalente, e godere dunque di agevolazioni tributarie, quando: – svolgono la loro attività prevalentemente a favore dei soci consumatori o utenti di beni o servizi; – si avvalgono per lo più nello svolgimento delle loro attività degli apporti di beni e servizi da parte dei soci. Nel 2005 Borsa Italiana, società di gestione dei mercati regolamentati, ha promosso la costituzione di un Comitato per la Corporate Governance al fine di rielaborare i principi di buon governo societario: l'attività si è conclusa con la pubblicazione sul sito Internet di Borsa Italiana del nuovo Codice di Autodisciplina di cui Borsa Italiana promuove l'adesione volontaria da parte delle società quotate. Il Codice identifica nel valore per gli azionisti, e non nella tutela di tutti gli stakeholder, l'obiettivo prioritario dell'azione degli amministratori delle società quotate e riafferma la centralità del Consiglio di Amministrazione nel sistema di governo societario degli emittenti in cui devono essere compresi amministratori esecutivi, non esecutivi ed indipendenti. Il Codice inoltre offre indicazioni di ordine generale in merito alla istituzione ed al funzionamento dei comitati consultivi costituiti in seno ai Consigli di Amministrazione; il Codice raccomanda l'istituzione di un “comitato per la remunerazione” e di un “comitato per il controllo interno”. Il sistema di controllo interno è l'insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, una conduzione dell'impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi prefissati. Infatti un efficace controllo interno contribuisce a garantire: – la salvaguardia del patrimonio sociale; – l'efficienza e l'efficacia delle operazioni aziendali; – l'affidabilità dell'informazione economico-finanziaria; – il rispetto di leggi e regolamenti; Al Consiglio di Amministrazione viene attribuito un ruolo di indirizzo e di valutazione periodica circa l'adeguatezza del sistema di controllo interno. In più il Consiglio di Amministrazione deve adottare misure volte ad assicurare che le operazioni nelle quali un amministratore sia portatore di un interesse, per conto proprio o di terzi, e quelle poste in essere con parti correlate vengano compiute in modo trasparente e rispettando criteri di correttezza sostanziale e procedurale. Una parte si definisce correlata ad un'impresa se ad esempio la controlla o detiene una partecipazione con influenza notevole; se controllanti sono persone fisiche è parte correlata anche lo stretto famigliare. Il Consiglio di Amministrazione deve promuovere iniziative volte ad agevolare la conoscenza da parte degli azionisti delle informazioni societarie e favorirne la partecipazione alle assemblee e l'esercizio dei diritti sociali. A tali fini, vengono tra l'altro raccomandate l'istituzione di un'apposita sezione nell'ambito del proprio sito Internet e la nomina di un investor relator, incaricato della gestione dei rapporti con gli azionisti, l'approvazione di un regolamento assembleare. L'art. 2359 del Codice Civile definisce società controllate: 1. le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2. le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'ass. ord.; 3. le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di vincoli contrattuali con essa; L'art. 2359 del Codice Civile definisce società collegate: 1. le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole pari a 1/5 delle azioni aventi diritto di voto se la società non è quotata o 1/10 delle azioni aventi diritto di voto se la società è quotata; A partire da queste definizioni le principali tematiche sulle quali è intervenuta la normativa giuridica nazionale: La prevenzione dei possibili abusi che la presenza di → incroci azionari può comportare relativamente allo “annacquamento” del capitale sociale e al funzionamento degli organi sociali ( l'art. 2359 bis del Codice Civile non impedisce completamente il “annacquamento” ma pone dei limiti). Quando una controllata acquisisce azioni della controllante attua nella sostanza un rimborso del capitale conferito dai soci di questa anche se sotto un profilo formale ha luogo un investimento in partecipazioni senza che detto capitale venga ridotto. La società controllata da altra società, anche se acquista azioni della controllante, non può esercitare il diritto di voto nelle assemblee di questa, impedendo così che la controllata cerchi di controllare sé stessa. Gli obblighi in merito alla presentazione del → bilancio consolidato, cioè del bilancio che considera in modo unitario le imprese parte di un gruppo: la materia è regolamentata in modo analitica dalla norma giuridica nazionale ed europea. La definizione dei → poteri di direzione e coordinamento esercitabili dalla capogruppo e dei limiti che essi incontrano a tutela degli interessi degli stakeholder coinvolti nelle società collegate. La creazione di ostacoli alla formazione di → posizioni dominanti all'interno dei mercati, affinché non si verifichino limiti alla libera concorrenza a danno dei consumatori; nel nostro Paese opera l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la quale vigila perché non abbiano a verificarsi intese tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza. Equilibrio economico delle imprese: VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi (ricavi); Trasferimenti • imposte; • donazioni e contributi a fondo perduto; • contributo a fondo perduto; Gestione patrimoniale • costi di gestione degli investimenti patrimoniali; • svalutazioni e minusvalenze; • proventi patrimoniali (interessi attivi, dividendi, canoni di locazione); • plusvalenze Gestione finanziaria • oneri finanziari L'equilibrio economico delle imprese è condizionato in maniera determinante dalla capacità di raggiungere un equilibrio già all'interno dell'area gestionale relativa alla produzione. Equilibrio economico delle associazioni sportive, culturali e ricreative (quelle che non hanno scopo di lucro): VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi (ricavi, contributi, quote associative...); Trasferimenti • donazioni e contributi a fondo perduto; • devoluzioni finalizzate; Il raggiungimento dell'equilibrio economico nelle associazioni poggia su presupposti in parte diversi da quelli delle imprese: normalmente la gestione della produzione da sola non raggiunge questo equilibrio, e quindi per bilanciare il consumo di risorse derivante dall'impiego dei fattori di produzione diventa determinante il ruolo dei benefattori. Equilibrio economico delle organizzazioni di volontariato: VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi (contributi...); Trasferimenti • donazioni e contributi a fondo perduto; • devoluzioni finalizzate; (fund raising) Il raggiungimento dell'equilibrio economico delle organizzazioni di volontariato poggia su bilanciamento tra consumo di risorse derivante dall'impiego dei fattori di produzione con il ripristino che deriva dai trasferimenti ricevuti. Equilibrio economico delle fondazioni di tipo operativo: VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi ; Trasferimenti • donazioni e devoluzioni finalizzate; • contributi a fondo perduto; • donazioni e contributi a fondo perduto; • devoluzioni finalizzate; Gestione patrimoniale • costi di gestione degli investimenti patrimoniali; • svalutazioni e minusvalenze; • proventi patrimoniali (interessi attivi, dividendi, canoni di locazione); • plusvalenze Gestione finanziaria • oneri finanziari Nelle fondazioni di tipo operativo, che erogano direttamente servizi di pubblica utilità (servizi educativi e culturali, assistenza, ricerca scientifica) sono prevalenti i trasferimenti in entrata, cioè la riscossione di risorse a mezzo di donazioni, lasciti, quote associative, devoluzioni per finanziamento di progetti... Equilibrio economico delle fondazioni di tipo erogativo: VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi ; Trasferimenti • donazioni; • contributi a fondo perduto; • devoluzioni finalizzate; • donazioni e contributi a fondo perduto; Gestione patrimoniale • costi di gestione degli investimenti patrimoniali; • svalutazioni e minusvalenze; • proventi patrimoniali (interessi attivi, dividendi, canoni di locazione); • plusvalenze Gestione finanziaria • oneri finanziari Le fondazioni di tipo erogativo (grantmaking foundation) si caratterizzano per il fatto di operare rilevanti trasferimenti in uscita, come devoluzioni finalizzate al finanziamento di progetti delegati ad altre aziende (es. Nobel). Equilibrio economico delle Stato, delle Regioni e degli Enti Locali: VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; (nonché anche pagamento dipendenti pubblici) • corrispettivi parziali per la cessione di beni e servizi; Trasferimenti • devoluzioni finalizzate; • donazioni e contributi a fondo perduto; • imposte; • devoluzioni finalizzate; • donazioni e contributi a fondo perduto; Gestione patrimoniale • costi di gestione degli investimenti patrimoniali; • svalutazioni e minusvalenze; • proventi patrimoniali (fitti attivi); • plusvalenze Gestione finanziaria • oneri finanziari (spread) Equilibrio economico delle altre aziende pubbliche (aziende sanitarie, università, camere di commercio...) VARIAZIONI DELLA RICCHEZZA PER EFFETTO DELLA GESTIONE CONSUMO RIPRISTINO Gestione della produzione • costi di impiego dei fattori produttivi; • corrispettivi per la cessione di beni e servizi (ricavi, contributi, ticket...); Trasferimenti • devoluzioni finalizzate; • donazioni e contributi a fondo perduto; Gestione patrimoniale • costi di gestione degli investimenti patrimoniali; • svalutazioni e minusvalenze; • proventi patrimoniali (interessi attivi, dividendi); • plusvalenze Gestione finanziaria • oneri finanziari L'equilibrio economico di queste aziende pubbliche viene a dipendere in modo determinante dalle decisioni delle aziende pubbliche di livello sovraordinato. La definizione dell'equilibrio economico consente di mettere a fuoco una prima condizione di equilibrio da rispettare per raggiungere la condizione di economicità: affinché un'azienda possa durare nel tempo restando autonoma è necessario che nel medio-lungo periodo sia in grado di ripristinare (almeno) la ricchezza consumata nello svolgimento della gestione (questa condizione è necessaria, ma non sufficiente per garantire durabilità e autonomia all'azienda). 5,2,2 L'equilibrio patrimoniale detto anche equilibrio finanziario strutturale In un azienda che vuole durare nel tempo restando autonoma l'equilibrio patrimoniale esprime la capacità di bilanciare opportunamente in un determinato istante la consistenza e la composizione delle fonti di finanziamento (le diverse modalità di reperimento dei mezzi di pagamento, sia con capitale proprio che con capitale di terzi) e la consistenza e la composizione degli fabbisogni finanziari (i diversi tipi di investimenti in cui sono impiegati i mezzi di pagamento). DIPENDE DA GRANDEZZE DI CARATTERE STATICO: “FONDO” Vanno prese in considerazione anche le variabili di tipo finanziario, cioè quelle che riguardano i mezzi di pagamento: infatti, le modalità con le quali si manifestano gli scambi tra l'azienda e i terzi, e le modalità di impiego delle risorse acquisite, creano dei fabbisogni finanziari, poiché richiedono che un certo ammontare di mezzi di pagamento resti assorbito dagli investimenti necessari per lo svolgimento della gestione: affinché l'azienda possa durare e restare autonoma tali fabbisogni vanno soddisfatti attraverso adeguate fonti finanziarie. La necessità di porre attenzione al bilanciamento fra fabbisogni e fonti finanziarie deriva dagli sfasamenti temporali tra i momenti in cui si manifestano le operazioni di scambio con cui le aziende si procurano i fattori di produzione e le operazioni attraverso le quali avviene il ripristino della ricchezza consumata nello svolgimento della gestione: la necessità di porre attenzione al finanziamento dei fabbisogni finanziari non è peculiare delle imprese, ma riguarda anche altri tipi di aziende: non profit e pubbliche. Ciclo Economico FASI Ciclo monetario Acquisto delle materie Pagamento a fornitori Inizio processo produttivo Fine processo produttivo Vendita prodotti finiti Incasso da clienti I giudizi fondamentali per la valutazione dell'equilibrio patrimoniale detto anche equilibrio finanziario strutturale: – composizione e struttura di fabbisogni finanziari ossia il peso delle diverse componenti degli investimenti compiuti dall'azienda in ragione della loro attitudine a trasformarsi più o meno velocemente in mezzi monetari per apprezzare l'elasticità strutturale; – composizione e struttura delle fonti di finanziamento ossia il peso del capitale di terzi rispetto al capitale proprio e le tipologia di debiti per apprezzare il grado di capitalizzazione e il rischio finanziario; – relazioni tra la natura e la variabilità delle fonti e la natura e la variabilità dei fabbisogni per valutare la congruità tra le disponibilità monetarie che si formeranno per effetto del ritorno in forma monetaria degli impieghi e le disponibilità monetarie che dovranno essere utilizzate per far fronte al rimborso delle fonti finanziarie in scadenza. In definitiva, la ricchezza di un'azienda non può essere materialmente identificata con questo o quel bene ma va concepita come un concetto astratto, cioè come la differenza tra componenti attive (beni, denaro e diritti) e componenti passive (debiti verso fornitori e verso finanziatori): essa viene normalmente indicata con Patrimonio Netto, cioè il patrimonio risultante dalla differenza tra la componente attiva e la componente passiva. Capitolo 6 LA RAPPRESENTAZIONE DELL'ECONOMICITA' Nel perseguimento dell'economicità, quindi, le aziende hanno necessità di reperire informazioni atte a monitorare l'efficacia, l'efficienza e le condizioni di equilibrio (economico, patrimoniale, finanziario dinamico e monetario). Per il monitoraggio dell'economicità le imprese, le aziende pubbliche e non profit utilizzano informazioni sia di tipo non monetario che di tipo monetario: le prime vengono raccolte ed elaborate ad hoc dal sistema informativo aziendale, mentre le seconde vengono raccolte ed elaborate con elevati livelli di formalizzazione utilizzando i sistemi contabili. Informazioni di tipo monetario: costi, ricavi, consistenza e variazione dei fabbisogni finanziari, consistenza e variazione delle fonti finanziarie, uscite ed e entrate. 6,1 I sistemi contabili: oggetto di rappresentazione e profilo di indagine Con l'espressione “sistemi contabili” si può indicare una serie di strumenti di raccolta ed elaborazione delle informazioni di tipo monetario, che si differenziano con riferimento all'oggetto di rappresentazione e al profilo di indagine: in merito all'oggetto di rappresentazione si possono distinguere i sistemi di contabilità analitica da quelli di contabilità generale. AZIENDA Acquisizione di fattori produttivi: • a fecondità semplice; • a fecondità ripetuta; Operazioni interne: trasformazione fisica, spaziale o temporale Cessione di beni e servizi CONTABILITA' ANALITICA CONTABILITA' GENERALE: economico-patrimoniale e finanziaria La contabilità analitica ha come oggetto di rappresentazione le singole parti dell'azienda (reparti, divisioni, singole produzioni, aree funzionali, produzioni...): per alimentarla non sono sufficienti le informazioni che nascono dalle operazioni che complessivamente l'azienda effettua con i terzi, ma si rende necessario effettuare altre rilevazioni che riguardano le destinazioni all'interno dell'azienda dei beni e servizi acquisiti e la provenienza dall'interno dell'impresa dei beni o servizi ceduti. La contabilità generale ha come oggetto di rappresentazione l'intera azienda e perciò si alimenta di informazioni che nascono dalle operazioni che l'azienda effettua con i terzi, cioè quelle che varcano i “confini” dell'azienda stessa, mentre non assume rilievo la destinazione all'interno dell'azienda dei beni e dei servizi acquisiti e la provenienza dall'interno dell'azienda dei beni o servizi ceduti. 6,1,1 Il profilo di indagine della contabilità analitica La contabilità analitica consiste in un sistema volto a rilevare i valori economici (i costi di svolgimento dell'attività produttiva a partire dal costo di impiego dei fattori produttivi, eventuali ricavi e margini conseguenti). La contabilità analitica rileva due serie di valori derivanti dalle operazione di gestione: – processi produttivi quando si individuano come oggetti di calcolo, all'interno della complessività dell'azienda, determinate fasi di attività o singole aree produttive, denominate centri di costo, che svolgono un'attività relativamente omogenea; – produzioni quando si individuano come oggetti di calcolo i beni o servizi alla cui vendita o erogazione è finalizzato il processo produttivo dell'azienda. La contabilità analitica è facilmente accordabile con una contabilità generale a base economico patrimoniale, che osserva lo stesso tipo di fenomeni con riferimento all'intera azienda; mentre risulta assai complesso il raccordo con la contabilità finanziaria, che non è idonea a fornire le informazioni relative ai fattori produttivi impiegati poiché, dato un determinato intervallo temporale, non segnala i costi sostenuti per l'impiego dei fattori produttivi in quel periodo, bensì i movimenti finanziari avvenuti in quel periodo per l'acquisizione di fattori produttivi (es. acquisto attrezzatura). 6,1,2 Il profilo di indagine della contabilità economico patrimoniale La contabilità generale a base economico-patrimoniale consiste in un sistema di rappresentazione periodica finalizzata a: – ricercare il divenire della ricchezza aziendale nell'aspetto della sua consistenza (patrimonio); – ricercare il divenire della ricchezza aziendale nell'aspetto della sua variazione (reddito); La contabilità generale a base economico-patrimoniale rileva due serie di valori derivanti dalle operazioni di gestione:i valori finanziari, relativi ai mezzi di pagamento, ai crediti e ai debiti e i valori economici relativi sia alla consistenza della ricchezza dell'azienda (valori economici di capitale), sia ai motivi della sua variazione (valori economici di reddito). Tali valori vengono periodicamente riportati nel bilancio d'esercizio, che costituisce il documento di sintesi tipico di questo sistema contabile, e che se compone di due tavole numeriche: il conto economico e lo stato patrimoniale. Questi prospetti riportano le informazioni rilevanti per il monitoraggio dell'equilibrio economico e patrimoniale: – il Conto Economico riporta le informazioni relative ai costi e ai ricavi che permettono di vigilare sulla capacità di ottenere risultati economici (redditi) positivi e soddisfacenti; – lo Stato Patrimoniale riporta le informazioni relative alla composizione del patrimonio d'impresa, che opportunamente classificate, mettono in luce la consistenza e la composizione dei fabbisogni e delle fonti di finanziamento ad una certa data e consentono di giudicare la situazione di equilibrio patrimoniale. Va notato, peraltro, che dai prospetti che tradizionalmente compongono il bilancio si riesce ad ottenere un monitoraggio solo parziale degli aspetti finanziari della gestione: infatti lo stato patrimoniale può essere utilizzato per valutare l'equilibrio finanziario solo nei suoi aspetti strutturali, e con riferimento quindi ad una situazione puntuale (tipicamente alla fine del periodo amministrativo), ma non permette di valutare da quale contesto dinamico sia scaturita quella situazione. Però, attraverso un'opportuna rielaborazione delle informazioni contenute nel Conto Economico e nello Stato Patrimoniale, è possibile ottenere un terzo prospetto, denominato Rendiconto Finanziario, che espone le informazioni necessarie per valutare l'andamento dell'equilibrio finanziario, cioè l'equilibrio finanziario dinamico. 6,1,3 Il profilo di indagine della contabilità finanziaria La contabilità generale a base finanziaria consiste in un sistema di preventivazione e rilevazione a consuntivo dei movimenti delle risorse finanziarie finalizzato a: – garantire la corretta esecuzione delle direttive espresse dall'organo volitivo, limitando l'ambito di manovra dell'azienda mediante stanziamenti in specifici capitoli del bilancio preventivo; – attraverso il vincolo del pareggio di bilancio, limitare l'importo delle spese all'ammontare delle risorse di cui si dispone; – verificare a consuntivo l'effettiva attuazione delle scelte finanziarie definite in sede di bilancio preventivo; La contabilità generale a base finanziaria rileva una sola serie di valori derivanti dalle operazioni di gestione: i valori finanziari, che possono essere rappresentati in due diverse fasi del processo finanziario: • il momento in cui sorge il diritto ad acquisire un'entrata (accertamento) o l'obbligo a sostenere un'uscita (impegno); • il momento in cui si verifica la variazione monetaria in entrata (riscossione) o in uscita (pagamento); Una caratteristica distintiva della contabilità finanziaria è quella di prevedere sempre una formalizzazione anche a preventivo, oltre che a consuntivo, dei movimenti dei valori finanziari: infatti nella contabilità economico patrimoniale la redazione di preventivi (budget economico, patrimoniale e finanziario), salvo che per effetto di specifici adempimenti normativi posti alle aziende pubbliche, è eventuale e facoltativa. Nella contabilità finanziaria – invece – è proprio con la redazione dei preventivi che viene assolta quella che viene tipicamente indicata come la funzione principale: la funzione autorizzativa, cioè di vincolo ex ante alle decisioni di prelievo e di impiego di risorse finanziarie. I tipici documenti di sintesi prodotti a preventivo e a consuntivo da questo sistema contabile sono funzionali al monitoraggio dei movimenti finanziari e quindi all'analisi e dell'equilibrio finanziario dinamico e monetario. Poiché la contabilità finanziaria non prevede la sistematica rilevazione delle variazioni relative ai valori economici, essa non è idonea, se non attraverso difficoltose integrazioni, alla rappresentazione del patrimonio e dei motivi della sua variazione: ciò rende problematico il monitoraggio dell'equilibrio economico e dell'equilibrio patrimoniale. Esempio di bilancio preventivo o di conto consuntivo risultante dalla contabilità finanziaria 6,1,4 L'adozione dei sistemi contabili nei diversi tipi di azienda Sulla scorta degli elementi già emersi è possibile valutare l'attitudine dei diversi sistemi contabili (contabilità generale a base economico patrimoniale, contabilità generale a base finanziaria e contabilità analitica) a soddisfare i fabbisogni finanziari informativi per la valutazione delle performance e il monitoraggio dell'equilibrio. Valutazione delle performance (efficacia e efficienza): • richiede l'attivazione della contabilità analitica per la determinazione dei fattori produttivi impiegati; Verifica delle condizioni di equilibrio economico, patrimoniale e finanziario dinamico- monetario: • la contabilità economico-patrimoniale è orientata al monitoraggio dell'equilibrio economico e patrimoniale, ma si presta ad essere integrata con altri strumenti (rendiconto finanziario, budget finanziario) per supportare anche il monitoraggio dell'equilibrio finanziario dinamico e monetario; • la contabilità finanziaria è orientata al monitoraggio dell'equilibrio finanziario dinamico e monetario, (ma non idonea a quello dell'equilibrio economico), che consente sia di rilevare valori di natura finanziaria in diverse fasi del processo finanziario e sia di formalizzare in via preventiva l'andamento atteso; Seguendo il metodo della partita doppia, per ogni operazione vi è un costante equilibrio tra valori ascritti in DARE, ossia gli addebiti, e i valori iscritti in AVERE, ossia gli accrediti. (ciclo passivo, ciclo attivo) Come si era già accennato in precedenza, la redazione del bilancio d'esercizio richiede la rilevazione: – dei valori generati dalle operazioni compiute nel corso dell'esercizio che coinvolgono i terzi, in particolare operazioni di esterna gestione (acquisti, vendite, incassi, pagamenti, aumenti o diminuzione di capitali, distribuzione di utili); – dei valori generati dalle operazioni in corso all'inizio e alla fine del periodo (fenomeni di interna gestione); Per le operazioni di esterna gestione si pone il problema di scegliere in quale fase vada effettuata la rilevazione contabile. Tradizionalmente viene scelto come momento di rilevazione delle operazioni di esterna gestione quello dell'emissione (ricevimento) della fattura o di un altro documento idoneo alla rilevazione dei valori sorti con l'operazione (ricevute, quietanze, contabili bancarie, libri paga...): in questo modo si riduce grandemente l'incertezza sui valori da rilevare. Trattativa Stipula del contratto Consegna (ricevimento) del bene o del servizio Emissione (ricevimento) di fattura/documento Incasso (pagamento) L’azienda ALFA viene costituita mediante il versamento in contanti di (1) 1.000 euro da parte dei soci. Durante l’intera vita di ALFA vengono effettuati acquisti di fattori produttivi regolati in contanti: (2) di materie prime per 200 euro; (3) di lavoro per 300 euro; (4) di impianti per 400 euro; (5) di servizi da altre aziende per 100 euro. Durante l’intera vita dell’azienda vengono effettuate vendite regolate in contanti: (6) di prodotti per 800 euro; (7) di servizi per 350 euro; CONTO ECONOMICO DELL'INTERA STATO PATRIMONIALE VITA DELL'AZIENDA DELL'INTERA VITA DELL'AZIENDA Componenti – Componenti + Attivo Passivo Patrimonio Netto Reddito Durante il primo anno di vita dell’azienda BETA, oltre alla sua costituzione con il versamento del capitale da parte dei soci sono avvenute tra le altre le seguenti operazioni regolate in contanti: acquisti di materie prime per 150 euro; acquisti di impianti per 400 euro. Alla fine del primo esercizio si verifica che le materie prime acquistate per 150 euro sono rimaste inutilizzate per 2/3 della quantità acquistata, mentre gli impianti acquistati nel periodo sono ancora funzionanti e si prevede di poterli efficacemente utilizzare anche per i prossimi quattro esercizi. Secondo il principio di competenza i costi e i ricavi da considerare nella determinazione del reddito di un esercizio sono quelli che hanno esaurito la loro capacità di contribuire alla formazione del reddito : guida il riconoscimento e l'assegnazione dei valori da riferire ad un esercizio piuttosto che ad un altro. Per quanto riguarda i fattori produttivi a fecondità semplice che possono essere conservati in scorta, la prassi prevede che i costi di acquisto siano interamente riportati in Conto Economico tra i componenti negativi di reddito, ma siano poi indirettamente rettificati, con la rilevazione, tra i componenti positivi di reddito nelle rimanenze di fine esercizio. Per quanto riguarda i fattori produttivi a fecondità ripetuta, i costi d'acquisto dei fattori non vengono iscritti in Conto Economico, ma sono considerati fin dall'origine componenti negativi di reddito rinviati a futuri esercizi che, in quanto fattori disponibili per la futura produzione di reddito, vengono riportati tra le attività nello Stato Patrimoniale finale; vi è però l'esigenza di rendere partecipi i diversi esercizi, nei quali il bene riduce la sua utilità, di una quota del costo d'impiego del fattore: questa quota viene denominata quota di ammortamento ( fondo ammortamento di impianti).→ Nel secondo anno di vita dell’azienda BETA sono avvenute le seguenti operazioni: (1) acquisti di materie prime per 130 euro con pagamento differito; (2) acquisti di servizi da imprese per 30 euro con pagamento differito; (3) vendita di prodotti per 315 euro con incasso differito; (4) incasso di un finanziamento da parte di un istituto di credito per 95 euro; (5 acquisto per cassa di una partecipazione in una impresa per 580 euro; (6) destinazione a riserve dell’utile dell’esercizio precedente; (7) pagamento di interessi passivi sul finanziamento ricevuto per 5. A fine esercizio si deve tener conto delle seguenti informazioni: le rimanenze di materie alla fine dell’esercizio valgono 75 euro; la quota di ammortamento degli impianti è di 80 euro; a fine esercizio le partecipazioni hanno un valore di mercato di 700; Secondo il principio di prudenza, mentre i componenti negativi di reddito vanno contabilizzati e considerati nella formazione del reddito anche se sono solo stimati, i componenti positivi di reddito vanno contabilizzati e considerati nella formazione del reddito solo se sono stati realizzati, cioè se è già avvenuto uno scambio e l'azienda ha già adempiuto ai suoi obblighi verso la controparte. CONTO ECONOMICO STATO PATRIMONIALE DELL'ESERCIZIO 20XY AL 31/12/20XY VALORI ECONOMICI DI REDDITO POSITIVI VALORI ECONOMICI DI REDDITO NEGATIVI UTILE VALORI FINANZIARI POSITIVI VALORI FINANZIARI NEGATIVI VALORI ECONOMICI DI CAPITALE POSITIVI RICAVI COSTI REDDITO d'ES. Costi di competenza dell'esercizio manifestati finanziariamente in esercizi precedenti Costi dei fattori produttivi a fecondità semplice manifestati finanziariamente nell' esercizio Saldo tra valori economici di reddito di competenza Ricavi di competenza dell'esercizio Rettifiche di costi manifestati finanziariamente ma non di competenza dell'esercizio Valori finanziari positivi ATTIVO Valori finanziari negativi Valori economici di reddito positivi di competenza dei futuri esercizi Valori economici di capitale PASSIVO PATRIM. NETTO Valori economici di reddito negativi di competenza dei futuri esercizi (fattori produttivi non consumati)
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