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Economia aziendale, riassunto - Il corso di economia, Sintesi del corso di Economia Aziendale

Riassunto delle prime 100 pagine del libro corso di economia aziendale.

Tipologia: Sintesi del corso

2010/2011

Caricato il 11/09/2011

borindil
borindil 🇮🇹

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Scarica Economia aziendale, riassunto - Il corso di economia e più Sintesi del corso in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE CAPITOLO 1: Le persone, l‘attività economica, l’economia aziendale. 1.1. L‘ATTIVITA’ ECONOMICA. 1.1.1. La centralità della persona e delle società umane nell’analisi economica. Le persone perseguono molteplici fini, il loro perseguimento suscita dei bisogni e per soddisfare tali bisogni le persone svolgono l‘attività economica, ovvero l’attività di produzione e di consumo dei beni economici. Questa attività si svolge all’interno degli istituti (famiglia, impresa, istituti nonprofit, Stato). L’attività economica è svolta dalle persone e per le persone, che si uniscono in società umane. Ne consegue che la persona umana è al centro degli studi che si occupano di economia. 1.1.2. I bisogni e i beni. L‘attività economica è svolta per il soddisfacimento dei bisogni. Bisogno è l’esigenza di un bene necessario agli scopi della vita, si manifesta come l’insoddisfazione dovuta a una mancanza. Ci sono due grandi classi di bisogni: -bisogni naturali: suscitati dalla componente biologica della persona (bisogni di alimentazione, di riposo...). Sono bisogni universali; -bisogni sociali: suscitati dalla sfera spirituale delle persone e dal fatto che le persone interagiscono con le società umane (bisogni sociali, etici, estetici e religiosi). Questi bisogni possono essere distinti in radicali (giustizia, libertà...) e non radical (amicizia, appartenenza...). Tutti questi bisogni possono essere distinti in bisogni essenziali e bisogni voluttuari. Questi ultimi sono fortemente influenzati dal fenomeno delle mode e dal formarsi di gruppi di riferimento. I bisogni delle persone si dispongono in una gerarchia, si pongono cioè in ordine di priorità che si manifesta nelle variazioni delle scelte di consumo al variare dei redditi disponibili, più i redditi crescono e più si accede a certi consumi abbandonandone altri e viceversa quando decrescono. Per i redditi più bassi l’ordine di priorità è rigido. Il soddisfacimento dei bisogni richiede la disponibilità di beni. Vi sono i beni economici (merci e servizi utili per il soddisfacimento de bisogni e scarsi rispetto alle esigenze delle persone) e i beni non economici o liberi (non soggetti al limite di scarsità e quindi disponibili in grande quantità rispetto alle esigenze delle persone). Per soddisfare i bisogni le persone consumano entrambi i beni. Vi sono diversi beni economici: -beni primari e beni voluttuari -beni complementari (concorso necessario di più beni per il soddisfacimento di un bisogno) -beni fungibili (un bisogno può essere soddisfatto da beni differenti alternativi) -beni differenziabili (che si caratterizzano dagli altri beni analoghi per caratteristiche particolari) -beni non differenziabili detti anche commodities -beni di consumo (usati direttamente dalle persone per soddisfare i bisogni) -beni strumentali (per produrre altri beni) -beni ad utilizzo singolo e beni durevoli -beni a consumo individuale e a consumo collettivo -beni privati -beni pubblici (giustizia, difesa nazionale, servizi dell’anagrafe..) 1.1.3. Le attività economiche di produzione e di consumo. L‘attività economica consiste nelle operazioni di produzione e di consumo dei beni economici. Tra dal capitale personale (esperienze passate); d. dal capitale sociale (comportamenti delle persone che compongono le conoscenze della persona; è determinato dalle scelte delle altre persone che compongono la rete di conoscenze); A incidere sempre di più sulle preferenze è sempre di più il capitale umano complessivo (capitale personale+sociale) rispetto ai bisogni umani fondamentali. 1.2.3. I processi decisionali individuali: la razionalità limitata. La teoria dei processi decisionali degli attori economici è una parte rilevante della teoria economica. Vi sono tre modelli utili per capire come le persone decidono: a. scelte individuali secondo razionalità assoluta; b. scelte individuali secondo razionalità limitata; c. scelte a più attori sempre secondo razionalità limitata (vedere 1.2.5). Secondo il modello della razionalità assoluta, un soggetto che debba prendere una decisione si trova nella seguente situazione: -è perfettamente chiaro il problema da affrontare ed è altrettanto chiaro l’obiettivo da ottimizzare; -sono disponibili tutte le informazioni subito e gratis delle possibili alternative; -tutte le alternative sono tra loro confrontabili ed l confronto avviene simultaneamente: -il decisore è unico ed isolato; -la persona sceglie l’alternativa migliore. Nella realtà tutte le ipotesi della razionalità assoluta si realizzano solo parzialmente. Herbert Simon ha elaborato di fatti il concetto di razionalità limitata. La prima cosa importante da dire è che secondo questo modello la scelta finale è soddisfacente e non la migliore come la razionalità assoluta. Secondo questo modello: -il decisore parte da un certo insieme di attese iniziali; -una prima ricerca esplorativa porta ad individuare qualche possibile soluzione; -il decisore esamina e valuta una prima possibile soluzione, la soluzione può avere caratteristiche nettamente inferiori alle attese o pari o superiori alle attese; -in entrambi i casi avviene un aggiustamento delle attese; -il decisore esamina altre possibili soluzioni; -le alternative vengono valutate una ad una in sequenza; -il soggetto sceglie. E’ ovvio che in questo modello non si conoscano tutte le alternative possibili; che il confronto non avvenga contestualmente; ce non esiste un problema ben definito a monte; il problema, le soluzioni e le attese si intersecano in un processo di apprendimento. Tutto questo non significa che il processo decisionale non sia razionale, il processo e la scelta finale sono razionali, ma la razionalità è limitata e non assoluta. 1.2.4. I gruppi sociali, le norme e i ruoli. Per il perseguimento dei loro fini, le persone umane interagiscono tra di loro sia occasionalmente sia in forme relativamente stabili e strutturate che genericamente si denominano società umane. Le società umane sono di varia natura, qui ci concentriamo sui gruppi sociali. Il gruppo sociale è un insieme di persone avente i seguenti caratteri: a. piccolo numero di componenti; b. si forma spontaneamente; c. composto da persone che condividono i valori di fondo; d. orientato al perseguimento di un obiettivo comune a tutti i membri; e. ha una propria struttura sociale interna; f. ha delle proprie regole di comportamento definite norme; g. è coeso e permane se si forma un equilibro tra ciò che ciascun membro offre al gruppo e ciò che ciascun membro ottiene dal gruppo; h. decade e si scioglie quando si rompe l’equilibrio. E‘ formato da un piccolo numero di persone perchè ciascuna persona è legata da intense e stabili relazioni. Un gruppo sociale deve avere un leader che lo guidi (una debole leadership porta al declino del gruppo), la stessa cosa vale per le norme (la loro trasgressione può portare anche all’esclusione dal gruppo). Quando una persona entra a far parte di un gruppo si forma un sistema di attese da parte di altri soggetti. Si forma il ruolo, ovvero il sistema delle attese di comportamento che convergono su una persona che occupa una certa posizione in un certo gruppo. La persona stessa ha una propria visione dei comportamenti che dovrebbero essere attuati. Un gruppo è in equilibrio se i vari ruoli sono coerenti e complementari; se le attese sono tra loro incoerenti o incompatibili si originano tensioni e conflitti di ruolo che compromettono l’efficacia e l’esistenza del gruppo. La maggior parte delle persone adulte fa parte contemporaneamente di più gruppi, si parla dunque di inclusione parziale in più gruppi. 1.2.5. I processi decisionali collettivi: tra caso e strutturazione. I processi decisionali si svolgono in società umane, ovvero le decisioni vengono prese da una pluralità di persone che tutte contemporaneamente sono coinvolte nei processi decisionali. Si svolge il tema con riferimento alle imprese, anch’esse società umane. Ogni giorno nelle imprese si prendono numerose decisioni. Le decisioni da prendere devono essere tra loro coordinate e coerenti, ma sono anche in concorrenza tra di loro. La concorrenza tra le decisioni ha due origini: a. ogni processo decisionale richiedo l‘impiego di risorse quali il tempo e l’energia delle persone, queste risorse sono scarse e quindi capita che alcuni processi decisionali vengano avviati e conclusi, mentre altri non sono neppure avviati o se avviati si arenino senza produrre scelte; b. le scelte che scaturiscono dai processi decisionali comportano anch‘esse l’utilizzo di risorse, visto che le risorse disponibili sono limitate e di conseguenza una scelta può essere incompatibile e in concorrenza con altre scelte. Oltre alle decisioni, anche le soluzioni possono essere in concorrenza tra di loro. Le decisioni vengono prese in tempi e luoghi chiamati occasioni di decisione dove partecipano solo le persone con le determinate deleghe e autorizzazioni per prendere decisioni. In queste occasioni di decisione affluiscono tre ingredienti: le persone, i problemi e le soluzioni. Nelle occasioni di decisione le persone portano i problemi ai quali ciascuno attribuisce differenti priorità; se il problema ha un’elevata criticità le persone portano soluzioni; una certa scelta si compie se una soluzione viene presentata in modo compiuto e convincente come risposto ad un problema percepito come rilevante ed urgente. Le strutture organizzative delle aziende sono progettate in modo tale da orientare e integrare le singole decisioni, che devono essere coerenti con gli obiettivi dell‘organizzazione, prese da persone e da gruppi di persone. Per agevolare l’applicazione di tali logiche vengono elaborate regole organizzative, procedure e routine. I processi di ricerca delle possibili soluzioni dei problemi avvengono in forma semplificata perchè le persone applicano routine consolidate. Le routine servono per ridurre la discrezionalità delle persone, ovvero prendono poche decisioni e circoscrivono la gamma delle scelte considerate. 1.2.6. Cooperazione, opportunismo, fiducia e altruismo. La ragion d‘essere delle società umane è la cooperazione tra le persone che ne fanno parte. La cooperazione produce una rendita che dovrà essere distribuita tra tutti i partecipanti, quindi ciascuna persona ha interesse a cooperare perchè da questa cooperazione dipende l’entità della rendita. Però ciascuna persona che voglia partecipare alla rendita ha il dovere morale di cooperare lealmente. Nella realtà però né i contributi individuali, né i risultati complessivi realizzati sono perfettamente conoscibili e questo dà spazio a comportamenti opportunistici, ovvero comportamenti egoistici e attuati con astuzia che consentono alle persone di godere dei vantaggi della cooperazione senza fornire i dovuti contributi. Questi comportamenti tendono a manifestarsi tra persone che appartengono a differenti istituti, si pensi allo scambio tra imprese. I comportamenti opportunistici creano rapporti di sfiducia tra le parti. La costruzione di un rapporto di fiducia richiede l’adozione ripetuta d comportamenti leali e cooperativi, le transazioni in rapporti di fiducia sono fluide ed efficienti, il contrario se sussistono rapporti di sfiducia. L‘attività economica si svolge prevalentemente in istituti e per relazioni tra istituti. Gli istituti nei quali l’attività economica è particolarmente rilevante sono: le famiglie, le imprese, gli istituti pubblici (ossia lo Stato e le sue articolazioni) e gli istituti nonprofit. Si definisce azienda l’ordine strettamente economico di un istituto. Alle quattro classi di istituti corrispondono quattro classi di aziende oggetto dell’economia aziendale: a. l’azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale; b. l’azienda di produzione; c. l’azienda composta pubblica; d. l’azienda nonprofit. L’economia aziendale ha per oggetto caratteristico gli aggregati di aziende, ossia gli insiemi di aziende avvinte da forti relazioni istituzionali che sono soggette ad un indirizzo strategico unitario. Esempi di aggregati di imprese sono i gruppi economici, i consorzi di imprese, le associazioni in franchising, i distretti industriali. 2.2. LE AZIENDE, ORDINE ECONOMICO DEGLI ISTITUTI. Famiglie Imprese Stato, istituti pubblici territoriali Istituti nonprofit Aziende Aziende familiari di consumo e di gestione patrimoniale Aziende di produzione Aziende composte (di produzione e di consumo) pubbliche Aziende nonprofit Finalità dominanti Sociali, etiche, religiose Economiche Sociali e morali Sociali, morali, culturali Fine economico immediato Appagamento dei bisogni dei membri della famiglia Produzione di rimunerazione monetarie e di altra natura Produzione e consumo di beni pubblici e produzione di rimunerazioni del lavoro Appagamento di bisogni di associati/ fruitori escludibili/ collettività in generale e rimunerazione per i prestatori di lavoro Portatori degli interessi economici istituzionali Tutti i componenti della famiglia più eventuali altri soggetti I prestatori di lavoro e i conferenti di capitale di rischio più eventuali altri soggetti Tutti i componenti dell’entità politica e i prestatori di lavoro Varie combinazioni di associati, donatori, Stato, prestatori di lavoro Principali portatori di interessi economici non istituzionali Altre famiglie legate da parentela, prestatori di lavori domestici Fornitori, clienti conferenti di capitale di prestito Fornitori, conferenti di capitale di prestito, altri istituti pubblici Fornitori, conferenti di capitale di prestito, Stato, clienti Processi economici caratteristici Consumi, gestione patrimoniale, lavoro, studio Negoziazione di beni, trasformazioni tecniche, negoziazioni di credito, negoziazioni di rischi Produzione e consumo di beni pubblici, raccolta di tributi Produzione o produzione e consumo di beni 2.2.5. La differenziazione degli istituti: modelli economici alternativi. Per comprendere la natura degli istituti nei quali si svolge l’attività economica è necessario riflettere attorno ad alcune questioni fondamentali: 1. Perchè l‘attività economica non è totalmente svolta all’interno delle società umane elementari, ossia delle famiglie? Per via del fenomeno delle economie di specializzazione e delle limitate dimensioni economiche : derivano dalla ripetizione di una medesima attività e comportano lo sviluppo di destrezza fisica, la scoperta e l‘invenzione di modalità più efficienti o efficaci per lo svolgimento dell’attività e la costruzione di un repertorio di situazioni problematiche e delle relative soluzioni; -i limiti e le non uniformi distribuzioni delle competenze individuali: ci sono due situazioni, la prima dove le abilità richieste sono tutte molto semplici e dopo un breve periodo di sperimentazione e di apprendimento si acquisisce una completa padronanza delle abilità; la seconda invece dove le abilità richieste sono molto complesse e richiedono particolari doti individuali e dove si producono economie di specializzazione derivanti dalle differenze interpersonali; -la differenziazione degli orientamenti tecnici e manageriali: a compiti specializzati si possono fare corrispondere persone con orientamenti tecnici e manageriali particolarmente focalizzati; -i costi di apprestamento e di passaggio tra le fasi: se una stessa persone compie più fasi del processo produttivo, quando passa da una fase all’altra deve preparare la nuova fase, si sostengono qui costi di apprestamento detti costi di setting. Se si specializza ciascuna persona su una sola fase si sostengono lo stesso costi di setting, che non sono più di preparazione, ma di comunicazione tra persone. Si tratta dunque di mettere a confronto i vantaggi e gli svantaggi delle differenti soluzioni; -le differenti performance tecniche degli impianti e delle attrezzature: importanti sono le economie di specializzazione degli impianti e delle attrezzature che possono essere generici o specializzati. Spesso sono le scelte di specializzazione degli impianti che trascinano le scelte di specializzazione del lavoro delle persone e che determinano differenze sostanziali di costi tra le varie alternative; -l‘identificazione e la motivazione del lavoro: una forte specializzazione del lavoro può portare effetti positivi sulla motivazione individuale perchè una persona si sente così fondamentale e insostituibile per l’azienda per via delle sue capacità. Può portare anche effetti negativi quando la specializzazione porta a mansioni povere e demotivanti. 2.3.3. Gli svantaggi della specializzazione. I principali limiti e svantaggi della specializzazione si possono riassumere nei punti seguenti: -i costi di coordinamento: sono tutti i costi legati all’organizzazione del processo produttivo, quanto è maggiore la specializzazione tanto più saranno maggiori i costi di coordinamento. I costi di coordinamento sono di due specie: i costi degli strumenti di coordinamento da mettere in atto (procedure, programmi, gerarchie...) e i costi delle disfunzionalità residue (ossia non evitate dagli strumenti di coordinamento); -i costi di rigidità e gli investimenti specifici: le persone e gli impianti specializzati sono tipicamente rigidi e quando si vuole modificare un‘attività i costi sono particolarmente alti. Lo stesso vale per gli investimenti specifici, ossia di investimenti il cui valore va perso in caso l’attività alla quale sono destinati cessasse; -la demotivazione: la specializzazione del lavoro può produrre effetti sia positivi sia negativi sulla motivazione del lavoro (vedere ultimo punto vantaggi). 2.3.4. Specializzazione e dimensioni convenienti. Il fenomeno delle economie di specializzazione ha effetti fortissimi sui volumi convenienti di produzione dei beni e sulle dimensioni convenienti di produzione dei beni e sulle dimensioni convenienti degli istituti che producono i beni. Quanto più grandi sono le possibili economie di specializzazione, tanto più numerosi sono i nuclei di attività che conviene specializzare e tanto maggiore è la capacità produttiva che conviene installare. 2.3.5. L’ampiezza dei mercati e delle conoscenze. Lo sviluppo economico è strettamente collegato ai gradi di specializzazione economica e -gli investimenti specifici; -la forza contrattuale. Quando si svolge una negoziazione il venditore e il compratore sostengono dei costi di attivazione e di gestione della negoziazione, denominati costi di transazione. Essi nascono dal fatto che le parti coinvolte nella negoziazione operano in situazione di razionalità limitata e dispongono di spazio per comportamenti opportunistici. I costi di transazione si sostengono per avviare la relazione, per stipulare contratti, per controllare il rispetto delle clausole contrattuali e per risolvere le contestazioni post-contrattuali. Le due parti coinvolte in una negoziazione si trovano sempre in una situazione di asimmetria informativa, l‘alta asimmetria stimola comportamenti opportunistici, talvolta è talmente alta da bloccare le negoziazioni. Per cercare di colmare l’asimmetria informativa o di limitarne le conseguenze si sostengono costi di transazione. Spesso per attivare e mantenere relazioni di lungo periodo una delle due parti è indotta a effettuare investimenti il cui valore può azzerarsi quando la relazione si interrompesse. Tali investimenti sono denominati investimenti specifici (es: impianti realizzati ad hoc per soddisfare un cliente). Le due parti coinvolte in una negoziazione possono presentarsi con forza contrattuale, ossia con capacità di influenza nei confronti dell‘altra parte, più o meno equilibrate e ciò ha effetti importanti sull’esito della negoziazione. 3.2.2. Le attività di configurazione dell’assetto istituzionale. Le operazioni di configurazione istituzionale sono le operazioni che determinano la nascita, la configurazione di base, le trasformazioni e la cessazione dell‘istituto. L’assetto istituzionale è dato dalla configurazione di: a. i soggetti nell‘interesse dei quali l’azienda si svolge; b. i contributi che tali soggetti forniscono all’azienda e le ricompense che ne ottengono; c. le prerogative di governo economico che fanno loro capo; d. i meccanismi e le strutture che regolano le correlazioni tra i contributi e le ricompense ed attraverso i quali esercitano le prerogative di governo economico. Di primaria importanza sono le scelte di configurazione del capitale proprio, dell‘organismo personale e alle modalità di partecipazione dello stesso alle decisioni dell’impresa e ai risultati reddituali della stessa. Tutte le altre classi di operazioni sono fortemente influenzate dalle scelte di fondo che si compiono con la configurazione dell’assetto istituzionale. 3.2.3. La gestione caratteristica. La gestione caratteristica è composta dall‘insieme delle operazioni di gestione che identificano la funzione economico-tecnica tipica di ciascuna azienda. La gestione caratteristica origina costi e ricavi e per differenza un risultato reddituale denominato reddito operativo della gestione caratteristica. La gestione caratteristica di un’impresa manifatturiera si articola nelle seguenti coordinazioni economiche parziali: a. Operazioni di ricerca e sviluppo: attività volte a configurare le caratteristiche del prodotto e le modalità di svolgimento dei processi di fabbricazione; si applicano competenze di tipo tecnico e ingegneristico; ideare prodotti che rispondano alle attese dei clienti e che siano producibili con costi bassi e quindi vendibili a prezzi competitivi; b. Operazioni di acquisto di merci e di servizi destinati alla produzione: si possono distinguere l‘acquisto di immobilizzazioni, l’acquisto di materie prime e di componenti destinati alle lavorazioni e ai montaggi e l’acquisto di servizi privati di vaia natura come servizi di consulenza, si pulizia...Servono competenze di tipo tecnico e di tipo commerciale; c. Operazioni di fabbricazione: attività di lavorazione e di assemblaggio delle materie prime, attività di programmazione della produzione, di controllo intermedio e finale della qualità, di installazione e manutenzione dei fabbricati, degli impianti e delle attrezzature; richieste competenze tecniche e di capacità di valutazione di convenienza economica; d. Operazioni di commercializzazione: vendere i prodotti dell’impresa massimizzando la convenienza economica della stessa. La funzione commerciale si divide in funzione di vendita vera e propria e funzione di marketing che include analisi di mercato, le attività di pubblicità e le attività di promozione; importanti sono le competenze commerciali, di valutazione di convenienza economica e tecniche, e. Operazioni di logistica: operazioni svolte per trasportare, immagazzinare e movimentare le materie prime, i semilavorati e i prodotti finiti; sono richieste competenze multidisciplinare per bilanciare le esigenze tecniche, amministrative e commerciali. L‘analisi della gestione caratteristica per funzioni può essere integrata dall’analisi per processi trasversali, cioè per insiemi di operazioni accomunati da un forte obiettivo comune e trasversali alle funzioni nel senso che per il loro perseguimento sono richiesti contributi critici da tutte le funzioni (es il processo di sviluppo di nuovi prodotti dove R.e.S. fornisce nuove idee per l’innovazione tecnologica, il marketing deve cercare di capire i bisogni dei clienti, gli acquisti attivare rapporti con fornitori...). L’utilità dell’analisi per processi trasversali cresce al crescere del dinamismo ambientale e dalla rapidità di risposta richiesta per essere competitivi. La gestione caratteristica suscita vari insiemi di negoziazioni: di beni privati, di beni pubblici, di lavoro, di coperture di rischi particolari. Le negoziazioni di beni privati sono le operazioni di acquisto e di vendita di merci e servizi che sono ceduti da soggetti privati. Queste negoziazioni si svolgono secondo la forma dello scambio monetario, cioè lo scambio di un bene a fronte di una quantità di moneta (il prezzo). Lo scambio monetario il prezzo complessivo può essere pagato in contanti oppure in un momento successivo e allora per il venditore sorge un credito di regolamento e per il compratore un debito di regolamento. 3.2.4. La gestione finanziaria. La gestione finanziaria è quella parte dell'attività d'impresa che è volta a coprire il fabbisogno finanziario, cioè il fabbisogno dei mezzi monetari necessari per avviare l'impresa e sostenerne lo sviluppo. Il fabbisogno finanziario nasce dal fatto che l'impresa deve sostenere i costi ed effettuare i pagamenti prima di vendere i prodotti e di conseguire ricavi. Il fabbisogno finanziario può essere coperto tramite il capitale proprio (o di rischio) e il capitale di prestito. La gestione finanziaria intesa in senso lato è l'insieme delle operazioni volte a coprire il fabbisogno delle imprese mediante il capitale proprio e di prestito, intesa in senso stretto solo tramite il capitale proprio. Intesa in senso lato la gestione finanziaria si compone sei seguenti insiemi di attività: a. Previsione e analisi del fabbisogno finanziario; b. Valutazione della combinazioni ottimale di ricorso al capitale di rischio e a quello di prestito; c. Pianificazione e attuazione delle negoziazioni di capitale di rischio e di prestito; d. Gestione dei relativi contratti. Il capitale di prestito produce costi, ovvero gli interessi passivi e sarebbero il prezzo del debito. La gestione finanziaria copre oltre al fabbisogno della gestione caratteristica, anche quello della gestione patrimoniale, assicurativa e tributaria. La gestione finanziaria è caratterizzata dalle negoziazioni di capitale proprio e di capitale di prestito. R.O. della gestione caratteristica e della gestione patrimoniale sia superiore ai costi dovuti dalla gestione finanziaria, assicurativa e tributaria. Analizzare la gestione secondo il profilo monetario significa invece studiare i flussi di entrate e di uscite e ciò serve per capire se l'impresa è solvibile. La non coincidenza dei due profili è dovuta a tre cause: a. importanti entrate e uscite non corrispondono a costi e ricavi (aumento di capitale, mutuo); b. molti costi devono essere sostenuti in anticipo rispetto al conseguimento dei ricavi; c. molti pagamenti e riscossioni non avvengono in contanti e i tempi medi di pagamento dei debiti di regolamentato non necessariamente coincidono con i tempi medi di riscossione dei crediti di regolamento. 3.2.9. Le attività di organizzazione e di rilevazione. Le operazioni di organizzazione si dividono in due due grandi insiemi: la progettazione dell'assetto organizzativo dell'impresa e la gestione dei prestatori di lavoro. La progettazione dell'assetto organizzativo consiste nella progettazione della struttura organizzativa dell'impresa. Progettando la struttura organizzativa si giunge a far sì che ciascun prestatore di lavoro sappia quali attività deve svolgere, a quale unità organizzativa appartiene, chi è il suo capo...Complementare alla progettazione della struttura organizzativa è la progettazione dei sistemi operativi che si dividono in: sistemi di pianificazione e di programmazione (si definiscono strategie e si assegnano gli obiettivi agli organi e alle persone) e sistemi di gestione del personale. La gestione dei prestatori di lavoro (o gestione del personale) è l'attuazione dei sistemi operativi di gestione del personale. I sistemi di gestione del personale sono progettati e attuati in modo che: l'impresa disponga di un organismo personale che sia adatto a svolgere le combinazioni economiche pianificate e che le persone siano ricompensate secondo equità. Le operazioni di organizzazione suscitano soprattutto negoziazioni di lavoro (quella periodica fissa, quella variabile legata ai risultati individuali, quella variabile legata ai risultati d'impresa, il tfr e il trattamento pensionistico). Le operazioni di rilevazione sono svolte dalle imprese per predisporre dati e informazioni destinati a due insiemi di utilizzatori: a. le persone che operano all'interno dell'impresa e che devono prendere decisioni; b. le persone e gli istituti che portano interessi nei confronti dell'impresa e che devono decidere come attivare e sviluppare rapporti con l'impresa. Le operazioni di rilevazione sono essenzialmente operazioni di raccolta, di elaborazione, di rappresentazione, di conservazione e di diffusione di dati e informazioni e comprendono elementi come il bilancio d'esercizio, la contabilità... 3.2.10. Le combinazioni economiche parziali. Molte imprese attuano più combinazioni economiche parziali o aree d'affari. Una combinazione economica parziale è una combinazione prodotto-mercato, combinazioni che suscitano costi e ricavi e per i quali è utile calcolare un risultato economico parziale. Le imprese che adottano più combinazioni economiche parziali sono chiamate imprese diversificate. Le imprese che adottano più aree d'affari solitamente hanno una struttura organizzativa di tipo divisionale o a matrice. Poi ci sono le combinazioni economiche elementari (o subaree di affari) che in pratica sono l'insieme delle coordinazioni parziali di un singolo elemento di un'area d'affari. 3.3. L'ARTICOLAZIONE DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO. 3.3.1. Il ruolo dello Stato nella produzione di beni economici. Lo Stato svolge un ruolo essenziale nei sistemi economici intervenendo secondo più modalità: producendo direttamente o indirettamente taluni beni sia pubblici sia privati, regolamentando la produzione e il consumo di altri beni, imponendo tributi di varia specie, ridistribuendo ricchezza. Lo Stato interviene nei processi di produzione e di consumo di beni economici quando si presentano congiuntamente due condizioni: a. Il bene è giudicato politicamente critico; b. Lo Stato giudica che lasciando la produzione di quel bene a imprese private secondo le regole del mercato si otterrebbero esiti non positivi dal punto di vista politico. Con riguardo alla produzione si denomina bene pubblico ogni bene offerto dallo stato (che sia puro, privato o misto). Circa le modalità di produzione dei beni pubblici, si danno situazioni molto varie a seconda di come si combinano i seguenti elementi: a. quale tipo di soggetto svolte l'attività di produzione: può essere lo Stato direttamente (produzione diretta) o imprese possedute dallo Stato, un'impresa privato o un istituto nonproft (produzione indiretta); b. le modalità di copertura de relativi costi: possono essere coperti da imposte non correlate al fatto di fruire del bene, tasse e tariffe correlate all'uso del bene ma non proporzionate al costo dello stesso, tariffe proporzionate al costo dl bene e analoghe ai prezzi che sarebbero richiesti da imprese private. Invece l'emanazione di leggi e regolamenti può essere considerata come l'attività essenziale degli istituti pubblici. Un posto molto critico è occupato dalla normativa che regola la produzione di beni pubblici da parte di soggetti privati. Si fa riferimento a quella parte dell'attività di emanazione di norme pubbliche che direttamente influenza il soddisfacimento dei bisogni pubblici e si distinguono le norme che impongono divieti, autorizzazioni e regole di comportamento e le norme che impongono la produzione di beni pubblici da parte di soggetti privati. Per quanto riguarda i trasferimenti di mezzi monetari, si fa riferimento all'assegnazione di una parte di mezzi monetari raccolti dallo Stato ad istituti che non fanno parte delle pubblica amministrazione. Si distinguono: a. trasferimenti volti ad attuare ridistribuzione di ricchezza; b. trasferimenti volti a finanziare attività o ad adottare comportamenti giudicati di interesse pubblico. Il primo tipo di trasferimenti ha per destinatari le famiglie, il secondo raggiunge soprattutto le imprese e gli istituti privati che svolgono attività culturali e di ricerca scientifica. Una quota rilevante dei trasferimenti può essere destinata ad imprese pubbliche per la produzione e la vendita a condizioni particolari di beni pubblici o comunque di beni di rilevante interesse pubblico; in questi cassi si manifestano produzioni indiretti di beni pubblici. 3.3.4. La gestione tributaria. Lo Stato ha la caratteristica unica di svolgere due gestioni tributarie: la gestione tributaria passiva (lo Stato paga varie categorie di tributi) e la gestione tributaria attiva (lo Stato raccoglie tributi). La gestione tributaria attiva è il complesso insieme di processi di determinazione, di accertamento e di riscossione dei tributi che dà luogo alla raccolta di mezzi monetari tipica delle aziende composte pubbliche. Si analizzano i tributi in base alla loro collocazione rispetto agli estremi del prezzo e delle imposte. Si ha la forma del prezzo quando il bene pubblico viene ceduto contro importi monetari unitari e complessivi che sono assimilabili ai prezzi che caratterizzano gli scambi di beni privati. Invece l'estremo opposto dell'imposta è emblematico della mancanza di diretta correlazione tra partecipazione al consumo di un bene pubblico e erogazione di una quantità di mezzi monetari come contropartita; l'imposta è dovuta in misura correlata non all'intensità di uso dei beni pubblici, ma alla capacità contributiva dei membri della collettività e degli istituti di cui essi fanno parte. La gestione tributaria delle aziende composte pubbliche può essere considerata parte della gestione caratteristica delle stesse, l'imposizione dei tributi può cioè essere vista come la contropartita della produzione ed erogazione dei servizi pubblici. 3.3.5. La gestione patrimoniale, la gestione finanziaria e la gestione assicurativa. La gestione patrimoniale ha scarso rilievo per lo Stato visto che raramente ha una disponibilità di risorse eccedenti. La gestione finanziaria invece ha grandissimo rilievo nelle combinazioni economiche delle aziende
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