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Economia aziendale Sorci, Sintesi del corso di Economia Aziendale

Riassunti libro lezioni di economia aziendale di Carlo Sorci

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Caricato il 09/05/2018

simon_inzerillo
simon_inzerillo 🇮🇹

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Scarica Economia aziendale Sorci e più Sintesi del corso in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! Economia aziendale: (cap 1) Simon Inzerillo Capitolo 1: 1.1 Cenni introduttivi sulle origini e sul significato del termine economia: Il termine economia viene usato per la prima volta nel V secolo a.C. da Senofonte in un libro che prende il nome di “Economico”. Nella lingua greca la parola economia deriva dalla fusione di due termini, “casa” e “governo”. All’epoca ad ogni famiglia era collegata un’attività di tipo imprenditoriale e Senofonte fornisce i principi necessari a governare questa attività. L’uomo e il suo progresso sono essenziali per l’impresa; la capacità del buon imprenditore è di trovare l’utile dove gli altri vedono soltanto inutilità. Nella prima parte si instaura un dialogo tra Socrate e un certo Critobulio, il quale, desideroso di padroneggiare l’ars imprenditoriale chiede l’aiuto di Socrate che però non essendo un esperto lo rimanda da un certo Iscomaco, imprenditore agricolo affermato. Questo sofferma l’importanza non tanto sul patrimonio materiale quanto sulla qualità delle persone. L’uomo è fondamentale per l’impresa non soltanto in quanto forza lavoro ma in quanto portatore di qualità e virtù che caratterizzano la natura umana. 1.2 Dall’azienda come istituto e come sistema alla scienza dell’amministrazione aziendale:
 Gino Zappa, fondatore dell’economia aziendale in Italia, fornisce due definizioni di azienda: 1) “Coordinazione economica in atto , istituita e retta a soddisfare i bisogni umani” 2) “Istituto economico atto a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, produce e consuma ricchezza” Per interpretare correttamente il concetto di economia aziendale occorre tenere in considerazione i due concetti ora appresi: il concetto di economia come scienza dalle casa, definito da Senofonte e quello del termine azienda inteso come istituto e come sistema contemporaneamente, definito da Zappa. Il codice civile definisce l’azienda come “il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” mostrano una concezione statica dell’azienda. L’imprenditore viene definito dal codice come “ colui che esercita un’attività economica al fine di produrre o scambiare beni o servizi”. Capitolo 2: 2.1 Il principio di progresso: Nell’Economico Senofonte definisce l’economia come la scienza con cui gli uomini possono possono accrescere i beni della propria casa. Questa definizione in un certo senso rimanda ad una tensione, ad una spinta, insita nel governo che risultano utili all’individuo per i propri bisogni. Gli effetti di questa tensione consentono all’azienda di progredire nella capacità di soddisfare questi bisogni. Questo progresso oltre l’azienda, coinvolge anche gli uomini che facendo crescere l’azienda fanno crescere se stessi: esso presuppone un continuo “divenire”. Questo dinamismo viene studiato da molti: Aristotele pensa che in ogni uomo vi sia qualcosa che ne guida il divenire; Jean Paul Satre pensa che ogni uomo stabilisca in maniera autonoma il proprio divenire; Sant’Agostino pensa che se il divenire si fonda su direttrici errate, l’uomo si distrugge e viceversa; Marx pensa che l’uomo sia una macchina plasmabile per svolgere progetti. Quando l’uomo vede nel lavoro un’opportunità per crescere e soddisfare la propria ragion d’essere si sottopone ai sacrifici più volentieri; avviene invece il contrario quando l’uomo si sente d’essere sfruttato. 2.2 Il principio di unità e il finalismo aziendale: Il secondo principio da prendere in considerazione nel governo delle aziende è il principio di unità: tout se tient. Esso consiste nel fatto che, all’interno di una azienda, tutte le risorse e tutte le operazioni che coinvolgono queste risorse devono essere tra loro collegate, 1 coordinate e coerenti; devono cioè convergere verso un unico obiettivo, che è quello della soddisfazione di quei bisogni umani che costituiscono la specifica ragione d’essere dell’azienda stessa. L’azienda è una entità teologica, che si muove in relazione di un fine, che è il soddisfacimento dei bisogni umani. La ferrea condivisione delle idee relative al finalismo aziendale rappresenta una solida base su cui fondare una forte cultura aziendale, premessa fondamentale per la creazione di quello spirito necessario per vincere le sfide competitive del mercato. 2.3 il Principio di economicità: Il principio di economicità deve configurarsi nella relazione esistente tra il valore delle risorse impiegate nella gestione delle aziende e il valore di quelle, invece, che dalla medesima gestione vengono generate. Per qualsiasi attività di carattere aziendale servono dei mezzi finanziari: la prima operazione è dunque quella di procurarsi i suddetti mezzi finanziari. Solitamente vengono messi a disposizione dai soggetti stessi che intraprendono l’attività, conferendo il denaro a nome di “capitale proprio”. Per incrementare il capitale di partenza si ricorre spesso ad ulteriori fondi di finanziamento. Spesso si ricorre all’indebitamento, all’intervento di terze economie, che mettono a disposizione le risorse finanziarie occorrente determinate condizioni, relativamente ai tempi e alle modalità del rimborso, all’onerosità dell’operazione (tasso d’interesse). Successivamente segue la fase degli investimenti, in cui i mezzi finanziari reperiti vengono spesi per acquistare i fattori produttivi materiali e immateriali. Queste ultime vengono utilizzate per la produzione di beni e servizi per soddisfare specifici bisogni. I prodotti\servizi ottenuti vengono venduti per ottenere dei realizzi dai quali ripartirà i ciclo gestionale. L’azienda si definisce economica se i realizzi sono superiori agli investimenti più gli interessi. R> I+i Il rispetto del principio di economicità da il via ad una spirale di crescita che consente di rispettare il principio di progresso. Se invece accade che R<I+i o che R=I+i la situazione non può essere definita positiva poiché si potrebbe innescare una spirale involutiva per l’azienda. Da un punto di vista programmatico l’ordine delle diverse fasi del ciclo organizzativo è inverso: 1) partendo da un’analisi di mercato e dei bisogni si evidenziano i possibili realizzi 2) si pensa a cosa occorre per la produzione e dunque agli investimenti da fare 3) infine si determinano nelle quantità e specie le risorse finanziarie necessarie Nello svolgimento aziendale bisogna però sempre tener conto di una possibile inflazione, intesa come costante crescita dei prezzi di mercato di beni e servizi, e quindi come progressiva perdita del potere della moneta con il conseguente deprezzamento di questa, che viene misurata attraverso il confronto del valore monetario di due identici “panieri” in due momenti distinti. In tali circostanze i realizzi attuali devono essere messi a confronto non con il costo degli investimenti attuali ma con il costo degli investimenti futuri. Rt1> (It2+it2)= (It1+it1)K dove K è l’inflazione 2.4 Principio di solvibilità: Un’azienda si definisce solvibile se è in grado di saldare i propri debiti nelle scadenza pattuite senza compromettere la propria economicità. Le risorse finanziarie che vengono usate per far fronte ai debiti devono provenire dalla gestione in condizioni di normalità, senza mutare la destinazione degli investimenti effettuati.(fig. 3 pag 20) La solvibilità è data dall’equilibrio tra entrate e uscite. L’azienda si configura su due piani: 1) piano economico: gli investimenti determinano i costi, i realizzi determinano i ricavi, il loro saldo positivo si chiama utile e quello negativo perdita 2 4) Aziende stagionali: I realizzi sono concentrati soltanto i determinati periodi dell’anno, mentre gli investimenti vengono concentrati in periodi antecedenti al realizzo. La dinamica I-R è irregolare. 5) Aziende High tech: Gli investimenti iniziali sono elevatissimi, ma verranno recuperati con un grande guadagno una volta iniziata la vendita. 6) Aziende della grande distribuzione: Gli investimenti iniziali sono modesti e vengono rapidamente recuperati dai realizzi. Capitolo 5 - Il successo delle aziende: 5.1 la nozione di successo: Il successo consiste nella piena realizzazione della propria ragion d’essere e quindi del pieno raggiungimento degli obiettivi e degli scopi per i quali essa è stata istituita e condotta nel tempo. I bisogni che l’azienda è in grado di soddisfare sono di due tipi: - Bisogni legati all’uso dei prodotti che l’azienda produce, determinando una domanda di mercato. L’azienda soddisfa la domanda di mercato offrendo prodotti che siano in linea con essa. - Bisogni legati alle esigenze di coloro che collaborano alla vita dell’azienda, come ad esempio i lavoratori che auspicano un buon stipendio per una crescita economica e gli investitori che vogliono una remunerazione. Il successo nella prima categoria richiede competitività, che trova radice nelle competenze dei partecipanti. Se un’azienda si dimostra più competitiva di altre, essa ottiene un certo grado di dominanza sul mercato, legato alla sua efficacia. La prima dimensione del successo è la competitività. Ciò avviene in seguito ad una profonda analisi della domanda del mercato e dei bisogni dell’individuo con un relativo piazzamento del prodotto con un vantaggioso rapporto qualità\prezzo. La seconda dimensione del successo è la coesione sulla base di una convergenza di interessi; in questa categoria infatti il successo richiede la capacità di soddisfare le aspettative dei partecipanti e permette di ottenere un livello di coesione fra azienda e lavoratori, il che è relativo di efficenza. Coloro che collaborano alla vita dell’azienda sono gli shareholders e gli stakeholders (esterni ed interni). La piena soddisfazione dei bisogni di chi conferisce all’azienda il proprio lavoro determina un elevato grado di coesione fra azienda e lavoratori, fra interessi dell’una e quelli degli altri. Il frutto tangibile di ciò consiste in un elevato grado di diligenza, di impegno e rigore nel portare a termine gli incarichi legati alle proprie responsabilità. La terza dimensione del successo è l’economicità, che deriva dal rispetto e dalla coesione delle altre due. L’economicità è infatti causa ed effetto della competitività: - Ne è la causa poiché in assenza di ricavati non è possibile mantenere ed accrescere la capacità dei prodotti aziendali di soddisfare le attese dei clienti - Ne è l’effetto poiché se i clienti sono soddisfatti ripeteranno i propri acquisti consentendo costanti flussi di reddito Talvolta l’economicità è causa ed effetto della coesione fra azienda e partecipanti ad essa (interni ed esterni): - Ne è la causa poiché solo una buona disponibilità monetaria può consentire all’azienda di proporre ricompense attraenti per i vari partecipanti aziendali - Ne è l’effetto perché l’elevato grado di efficienza che la coesione consente non può non riflettersi sul livello di economicità della gestione. Riassumendo avviene che: l’azienda sopravvive se è economica e solvibile; economicità e solvibilità dipendono da efficacia ed efficienza; efficacia ed efficienza derivano dalla competitività e dalla coesione; la competitività deriva dalle competenze dei lavoratori; la coesione dipende dal grado attrattivo delle ricompense che l’azienda può offrire ai suoi interlocutori. 5 5.2 La formula imprenditoriale: La formula imprenditoriale, realizzata da Vittorio Coda, permette di analizzare le condizioni del successo aziendale. L’azienda è una struttura che opera su due versanti: quello competitivo e quello sociale.Il primo è dominato dal valore del servizio al cliente e spinge sempre più ad un miglioramento dei servizi offerti. IL secondo è dominato dall’esigenza di consenso e coinvolgimento di tutti i partecipanti, in modo che il clima organizzativo sia di forte coesione. 1) Struttura: è il quid composto da persone, valori e conoscenze di cui si è portatrici in vista della realizzazione del disegno aziendale. E’ l’insieme di persone mezzi a cui viene data una destinazione durevole. E’ l’aspetto permanente dell’azienda, è rigida e con ciò presenta i pericoli della rigidità legati spesso al principio di autoconservazione. È necessario che il rapporto tra le dimensioni della struttura ed il lavoro che l’azienda richiede sia equilibrato, altrimenti si corre il rischio di dovere cercare il lavoro per la struttura, se questa è sovradimensionata o di dovere mantenere in vita una struttura anche se ormai obsoleta 2) Sistema prodotto\servizio: la struttura deve creare un sistema di prodotto, rappresentato dall’insieme delle caratteristiche che formano l’offerta dell’azienda. Esso si compone di aspetti materiali (come il package, qualità, innovazione) e di aspetti immateriali (prestigio, status symbol, eleganza). Vi sono poi le condizioni economiche, come modalità di pagamento, assicurazioni ecc. Molto importanti sono anche i servizi collegati al prodotto, come la velocità e puntualità nelle consegne, assistenza ecc. 3) Sistema competitivo: il sistema prodotto si innesta in una “arena” competitiva in cui oltre le aziende rivali si presentano numerosi interlocutori. Esso infatti è composto da rivali diretti e numerosi interlocutori, capaci di influire sulle produzioni delle aziende rivali 4) Insieme delle prospettive offerte e dei contributi o consensi richiesti: L’impresa, nella realizzazione della proposta progettuale rivolge a terze economie un insieme di prospettive richiedendo loro un insieme di contributi o consensi. In particolare Perez sostiene che ogni decisione aziendale debba tenere conto non solo dell’obiettivo economico ma anche ad un miglioramento professionale individuale(efficienza) e collettivo(consistenza). 5) Sistema degli attori sociali interessati: Comprende coloro verso i quali si rivolge la proposta progettuale dell’azienda. Essi sono contemporaneamente portatori di aspettative nei riguardi dell’impresa e capaci di influire sulla vita e sullo sviluppo della stessa. (lavoratori, banche, mass media, stato ecc) 5.3 L’analisi delle condizioni di successo delle aree strategiche di affari. Il successo competitivo si fonde sia con la coesione dei lavoratori dell’azienda che con il consenso degli altri attori sociali, ciò sta alla base del successo sociale. La consonanza tra il successo competitivo e quello sociale consente il rispetto dell’economicità. Il successo competitivo comprende la relazione fra economicità e dominanza sul mercato; il successo sociale comprende la relazione tra economicità e soddisfazione dei partecipanti. L’analisi di queste relazioni va condotta separatamente per ogni ASA (area strategica d’affari: combinazione fra il prodotto e mercato con struttura propria) e a livello globale. Tale relazione va analizzata per ogni singolo prodotto, ma tenendo conto dei suoi tre periodi di ciclo di vita (avviamento R<I+i; affermazione R>I+i; declino R<I+i). Per analizzare la competitività di un prodotto bisogna guardare al tasso di crescita delle 6 vendite: si utilizza la matrice di Boston. Essa mette in relazione la crescita del mercato (M) e la quota di mercato relativa (Q). Se Q ed M sono elevate, ci si trova nella fase di affermazione del prodotto, se Q è bassa ma M è alta, si segue la politica del “mungere la mucca”, ovvero considerare il prodotto esclusivamente come mezzo per drenare risorse di liquidità al mercato. Se Q ed M sono basse, allora il prodotto non è valido. Per valutare la competitività di una ASA, si usa la matrice degli indicatori di successo imprenditoriale; che mette in relazione competitività C ed economicità E: se E e C sono elevate, la formula competitiva è di successo, se E è bassa e C è bassa la formula non è valida, se E è alta e C è bassa, allora si ha successo ma esso dipende esclusivamente da fonti esterne; se E è bassa e C è alta, allora la formula è valida ma non se ne trae alcun frutto. Alcune aziende raggiungono subito il successo grazie a idee assolutamente valide, mentre altre entrano nel mercato in un momento favorevole e crescono fino ad arrivare , in un secondo momento, al successo. Per quanto riguarda i percorsi di crisi, essa può accadere per un restringimento di domanda , ritardo di acquisizione di nuove tecnologie o perdita di condizioni favorevoli esterne. 5.4 La valutazione della formula imprenditoriale sotto il profilo sociale Successo sociale, reddituale e competitivo si influenzano a vicenda Capitolo 6: Valori imprenditoriali e successo delle aziende impresa=valori —> concezione zappiana dell’azienda 6.1 Valori umani e valori imprenditoriali nell’attuale dottrina economico-aziendale: I valori aziendali sono riconducibili ai seguenti filoni: 1) istituzionalista aziendale, nel quale i valori sono espressi dall’impresa stessa, vista come istituto unitario destinato a perdurare. Tale filone si collega all’idea zappiana d’azienda. 2) etici, che riguardano la dimensione morale delle decisioni. Essi sono il rispetto dell’uomo, l’onestà e la giustizia, sono metavalori che non influiscono sui fattori di produzione. 3) della strategia sociale, che evoca come valore quello del consenso sociale 4) dell’innovazione: che evoca l’innovazione imprenditoriale come valore attorno al quale costruire la cultura aziendale 5) delle imprese eccellenti, nel quale, partendo da studi su aziende di successo se ne scopre la forza in valori considerati fondamentali dai partecipanti come, ad esempio, l’amore per il prodotto. 6.2 L’individuazione in concreto dei valori imprenditoriali: Il punto di partenza è capire cosa sia l’azienda per l’imprenditore e per farlo bisogna esaminare le decisioni prese in passato da quest’ultimo. -Che cosa è stata l’azienda per i suoi attori chiave? Bisogna valutare il modo in cui l’imprenditore ha soddisfatto i bisogni degli attori chiave, e come gestisca i risparmi aziendali. Può anche capitare che si assumano membri della famiglia dell’imprenditore a prescindere dalle loro competenze, per assicurare loro un posto di lavoro, il che sarebbe sbagliato, sarebbe un disvalore aziendale. Un altro disvalore aziendale sarebbe quello di perseguire il governo dell’azienda per puro scopo possessivo andando contro gli interessi di quest’ultima. Un esempio potrebbe essere la resistenza dell’imprenditore\proprietario a far entrare nuovi soci in azienda o la riluttanza ad abbandonare l’incarico nonostante l’età assai avanzata. Bisogna inoltre valutare il modo in cui l’azienda si relaziona con i lavoratori, i creditori e gli altri attori sociali interessati, in particolare alla ricerca da parte dell’azienda di quei valori fondamentali per creare una forte coesione aziendale: dialogo, fiducia, collaborazione, trasparenza, responsabilizzazione reciproca ecc; il tutto conforme ad una visione 7 esercitato in maniera errata sfocia nell’autoritarismo, diventa autorità quando il detentore del potere viene automaticamente visto dagli altri come un leader da stimare. La fiducia genera autorità. La comunicazione è importante perché il polo ricevente deve fidarsi dell’emettente e viceversa. (img. 99) Capitolo 9: Unità di governo e pluralità di soggetti giuridici: i gruppi 9.1 Soggetto economico e soggetto giuridico: Secondo Fabio Besta nell’amministrazione aziendale possono evidenziarsi tre sfere di competenza: autorità eminente, mente direttiva e lavoro esecutivo. L’autorità eminente appartiene all’organo volitivo a cui compete l’impero sovrano sull’azienda. La mente direttiva appartiene agli organi direttivi a cui compete il coordinamento e la direzione del lavoro aziendale. Il lavoro esecutivo appartiene invece agli organi a cui compete lo svolgimento del lavoro aziendale. Il soggetto economico è colui nell’interesse del quale si svolge l’attività economica. Nelle aziende spesso si vengono a confondere soggetto economico reale e soggetto economico apparente. Il soggetto giuridico è invece il titolare dei diritti e doveri che derivano dall’attività aziendale. Esso può essere una persona fisica oppure un soggetto legalmente collettivo, si dice che sia dotato di una personalità giuridica, ovvero la capacità di assumere obbligazioni. La tipologia giuridica dell’impresa può essere: società di persone, società di capitali e delle società cooperative. Le società di persone si dividono in: - SNC: società in nome collettivo, tutti i soci rispondono delle obbligazioni assunte - SAS: società in accomandita semplice, i soci accomandatori rispondono interamente delle obbligazioni e detengono il potere di amministrare, e i soci accomandati ne rispondono in base alle quote conferite. Le società di capitali si dividono in: - SPA: società per azioni, le quote dei diversi soci sono rappresentate da azioni, la società risponde delle obbligazioni con il proprio patrimonio - SAPA: società in accomandita per azioni, le quote sono rappresentate da azioni e i soci sono divisi in accompagnatori e accomandati. - SRC: società a responsabilità limitata, i soci sono responsabili limitatamente ai propri conferimenti e le quote non sono rappresentate da azioni. Infine esistono le società cooperative che hanno finalità di tipo mutualistico(aiuto reciproco) e non di lucro. 9.2 i gruppi aziendali: Per migliorare le proprie capacità economico-funzionali le aziende si legano tra loro: questo tipo di legami possono essere transitori o duraturi. Generalmente sono transitori i legami che nascono per concludere uno o più affari e invece sono più duraturi i legami derivanti dal raggruppamento di imprese che rinunciano alla propria autonomia e si uniscono dando vita a un gruppo aziendale. Un gruppo aziendale è in genere formato dai seguenti elementi: - esistenza di più aziende giuridicamente distinte - struttura societaria delle aziende componenti il gruppo - una capogruppo che detiene la maggioranza delle azioni del capitale sociale, in modo da gestire l’intero gruppo - unità economico finanziaria delle società che detengono il medesimo soggetto economico, il capogruppo. A seconda delle varie attività svolte dalle varie aziende costituenti un gruppo si possono avere: 10 a) gruppi economici: aziende che si integrano a vicenda formando una vera e propria unità economica. L’integrazione può essere orizzontale se le aziende si collocano sullo stesso piano produttivo (es. producono lo stesso prodotto sotto marchi diversi). Oppure verticale se invece le aziende svolgono varie fasi di un unico ciclo produttivo. b) gruppi finanziari: nascono per ragioni finanziarie, le aziende svolgono attività diverse tra loro non collegate, e all’interno del gruppo vi è un coordinamento finanziario ma non produttivo e commerciale c) gruppi misti (o conglomerati): costituiti in parte da aziende collegate tecnicamente ed economicamente ed in parte no. La società controllante assume la forma di holding, ovvero di società finanziaria, ovvero che finanziano e coordinano altre società o enti. Un gruppo può sorgere per concentrazione o decentramento: - si ha concentrazione quando una società acquista partecipazioni in società già esistenti - si ha decentramento quando una grossa impresa scorpora determinati settori aziendali dando vita a nuove società di cui possiede tutto o parte del capitale I rapporti tra società del gruppo e capogruppo possono essere diversi, ma quello tipico è quello piramidale: al vertice si ha la società capogruppo che esercita il suo controllo sulle sottostanti. Possono esserci però gruppi di natura radiale circolare con sottogruppi collegati con altri gruppi. Un caso particolare è costituito dalle joint-venture, alle quali partecipano - o società di gruppi diversi che ritengono opportuno unirsi per dar vira ad iniziative produttive particolare - o società private ed enti pubblici della stessa nazionalità - o enti pubblici locali e società private straniere in grado di favorire l’economia di paesi ancora sottosviluppati 9.3 le principali strutture di gruppo: (vd. immagini pag. 106) Esistono principalmente 3 strutture di gruppo: semplice, composta, complessa. La struttura semplice è caratterizzata da un rapporto diretto di partecipazione. es. A—>B La struttura composta è caratterizzata da un rapporto diretto ed indiretto di partecipazione. Es. la società A controlla la società B che a sua volta controlla la società C A—>B—>C La struttura complessa è caratterizzata da rapporti reciproci di partecipazione, di tipo semplice o composto. Il controllo può essere maggioritario, minoritario o interno. (vd. libro) COMPETENZA ECONOMICA: 1) L’adeguata correlazione tra costi e ricavi 2) I costi che non hanno avuto correlativi ricavi andranno correlati a ricavi nel futuro e viceversa 3) I costi nel passato devono avere ricavati nel presente e viceversa 11 12
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