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Economia degli intermediari finanziari Esame di ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI, Sintesi del corso di Economia degli Intermediari Finanziari

Il nostro sistema economico è composto da un insieme di soggetti, regole, strumenti e attività collegati tra loro al fine di agevolare la produzione, lo scambio e il consumo dei beni e servizi nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista dei soggetti che lo compongono bisogna ricordare le famiglie portatrici del patrimonio che verrà gestito per avere in futuro redditi da utilizzare e anche per acquistare beni e servizi, le imprese che utilizzano forza lavoro e beni reali per creare profitti, il Governo e la Pubblica Amministrazione che in qualità di produttore di beni e servizi pubblici indica le imposte e tasse da pagare mentre come regolatore del mercato governa sulla quantità di monete in circolazione. Nel sistema economico generale bisogna scindere due sottosistemi immaginari: quello reale nel quale avvengono gli scambi materiali di beni servizi e lavoro ,quello finanziario che attiene allo scambio di moneta e altri strumenti finanziari (debiti e crediti di finanziamento e funziona

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 19/03/2024

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Scarica Economia degli intermediari finanziari Esame di ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI e più Sintesi del corso in PDF di Economia degli Intermediari Finanziari solo su Docsity! lOM oAR c P S D| 461 19 82 Economia degli intermediari finanziari Esame di ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI lOM oAR c P S D| 461 19 82 1. “Il sistema reale, finanziario e l’intermediazione” Il nostro sistema economico è composto da un insieme di soggetti, regole, strumenti e attività collegati tra loro al fine di agevolare la produzione, lo scambio e il consumo dei beni e servizi nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista dei soggetti che lo compongono bisogna ricordare le famiglie portatrici del patrimonio che verrà gestito per avere in futuro redditi da utilizzare e anche per acquistare beni e servizi, le imprese che utilizzano forza lavoro e beni reali per creare profitti, il Governo e la Pubblica Amministrazione che in qualità di produttore di beni e servizi pubblici indica le imposte e tasse da pagare mentre come regolatore del mercato governa sulla quantità di monete in circolazione. Nel sistema economico generale bisogna scindere due sottosistemi immaginari: quello reale nel quale avvengono gli scambi materiali di beni servizi e lavoro ,quello finanziario che attiene allo scambio di moneta e altri strumenti finanziari (debiti e crediti di finanziamento e funzionamento). In esso sono presenti due categorie di soggetti, quelli che oggi hanno maggiore disponibilità finanziaria di quella che gli occorre e quindi sono disposti ad investire denaro per avere un maggiore rendimento in futuro ( soggetti in avanzo finanziario) e quelli che al contrario hanno bisogno di essere finanziati da risorse esterne ad un costo sostenibile perché non hanno sufficiente disponibilità allo stato attuale (soggetti in disavanzo). Il sistema finanziario deve assicurare altre alla liquidità, negoziabilità e standardizzazione dei vari strumenti finanziari, anche la diversificazione e riduzione del rischio per chi investe e una corretta informazione per gestire tale rischio. A tal proposito un fenomeno da tener presente è quello della “Finanziarizzazione dell’economia” che avviene quando i prodotti e servizi finanziari offerti sul mercato sono in crescita, ma scollegati rispetto al mercato reale con conseguente distrazione di ricchezza a discapito della crescita economica nel tempo; da qui la necessità di un equilibrio tra sistema economico e finanziario. La politica economica si occupa della politica monetaria, della politica di bilancio e della politica dei redditi ed ha come obiettivo la stabilità dei prezzi, lo sviluppo del reddito, la crescita occupazionale e l’equilibrio della bilancia dei pagamenti. In Italia è il Parlamento ad occuparsi della politica di bilancio attraverso la “legge finanziaria”o “di stabilità” nel rispetto però del”Trattato istitutivo dell’UE” e del “ Patto di stabilità e crescita”. Quest’ultimo si pone l’obiettivo di frenare la crescita del deficit pubblico attraverso due parametri di Maastrict ( Deficit/PIL inferiore al 3%, Debito pubblico/PIL inferiore al 60%). Della politica dei redditi si occupano le rappresentanze sindacali e le associazioni degli imprenditori che attraverso provvedimenti legislativi, accordi tra parti sociali, mobilità dei lavoratori mirano ad ottenere la crescita dei salari e dei profitti. La politica monetaria invece mira ad assicurare stabilità monetaria, occupazione, sviluppo nel breve termine e il contenimento del tasso di inflazione e il raggiungimento degli obiettivi della politica fiscale nel lungo termine. La moneta ha degli effetti sul livello di inflazione e a riguardo anche la Banca Centrale Europea ritiene che una variazione dei tassi del mercato monetario, nel breve periodo hanno effetti importanti sul livello dei prezzi e sui prodotti venduti, mentre nel lungo periodo va ad incidere sul livello generale dei prezzi me non sulle variabili reali . 2. “Cicli economici e saldi finanziari” Il sistema economico è caratterizzato da un’alternanza di fasi di crescita e recessione non controllabili in cui un equilibrio è difficile da ricercare. I settori produttivi rispondono a questo mutare dei cicli economici in maniera difforme e per questo sono distinti in ciclici, anticiclici e pro- ciclici. In linea generale il ciclo economico è caratterizzato da una fase di recessione, ripresa, espansione e rallentamento. Tutte queste fasi possono avere differente durata, possono riguardare tutti o solo alcune attività economiche, ricorrere più volte senza però poterne definire la periodicità e assumere 1 lOM oAR c P S D| 461 19 82 4 estinzione del mercato. Gli intermediari, superando queste asimmetrie informative tra debitore e creditore grazie a strumenti come il documento rischi, il prospetto informativo, le analisi e previsioni fornite da Borsa Italiana S.p.A, devono ridurre al minimo il rischio acquisendo essi stessi le passività dei debitori e collocandole sul mercato. Questo avviene attraverso il rapporto di agenzia col quale il mandante, proprietario di un’attività, delega il mandatario (agente) nella gestione della sua attività in maniera più efficiente. Per evitare comportamenti dell’agente in conflitto di interesse con quelli del mandante, quest’ultimo utilizza incentivi e al tempo stesso controlli sull’agente affinchè abbia un comportamento corretto supportando così ulteriori costi. 6. “Classificazione degli intermediari finanziari: creditizi bancari e altri” La moltitudine di intermediari finanziari presenti sul mercato può essere suddivisa innanzitutto in base alla funzione svolta. Se prendiamo di riferimento la funzione monetaria allora possiamo suddividerli in intermediari monetari e non monetari. Tra i primi rientrano in assoluto le banche che da sempre hanno avuto il monopolio nello svolgere la funzione monetaria con la loro offerta di debiti bancari ed emissione di moneta, sottoposti per questo ad un forte controllo pubblico. Col tempo si sono aggiunti gli Istituti di Moneta Elettronica (IMEL)che possono emettere moneta elettronica ma non possono concedere credito, gli Istituti di Pagamento (IP) che possono svolgere solo servizi di pagamento. La delega del mandante al mandatario può avere un’estensione quasi nulla se gli intermediari si limitano a fornire informazioni sullo scambio, media se si occupano di ridurre il rischio relativo allo scambio ma comunque tale rischio ricade sul mandante, infine elevata se l’intermediario si assume una parte di rischio. Si formano allora sul mercato finanziario circuiti indiretti in cui gli intermediari rappresentano una parte attiva dello scambio tra datore e prenditore di fondi, circuiti diretti in cui gli intermediari forniscono solo servizi per facilitare lo scambio. Le banche svolgono l’attività di intermediazione creditizia utilizzando in parte fondi ottenuti da terzi a titolo di debito e in parte capitale proprio. Perché si parli di attività bancaria è necessario che si svolga insieme attività di raccolta del risparmio e attività di concessione dei prestiti al fine di generare un profitto (art. 10 TUB). Tale attività bancaria è riservata dalla legge alle sole banche che possono altresì svolgere ogni altra attività finanziaria in base alla disciplina vigente. Non possono invece svolgere le attività assicurative e le attività di gestione collettiva del risparmio. Il profitto delle banche è dato dal margine di interesse (interessi attivi su prestiti meno interessi passivi su depositi) e dal margine commissionale (commissioni attive su servizi offerti meno commissioni passive per quelle ricevute più dividendi e altri proventi). Esiste poi un elenco speciale di ulteriori intermediari finanziari soggetti al controllo della Banca d’Italia che possono svolgere attività di concessione dei finanziamenti, di assunzione di partecipazioni, di intermediazione negli scambi; essi prendono le risorse per poter operare dalle banche e per questo sono definiti intermediari di secondo grado; concedono finanziamenti per soddisfare particolari esigenze. 7. “Gli intermediari finanziari: creditizi non bancari, mobiliari e assicurativi” Tra i vari tipi di intermediari annoveriamo quelli creditizi non bancari ossia: - Società di leasing: acquista beni mobili e immobili da locare a imprese dietro pagamento di un canone periodico comprensivo di un interesse quale guadagno per la società; - Società di factoring: gestisce i crediti delle imprese spesso anticipandoli offrendo al cedente una garanzia pro soluto(con rischio a carico del cessionario) o pro solvendo (rischio a carico del cedente); - Confidi (Consorzi di garanzia collettiva fidi): garantisco le imprese che fanno parte del consorzio nei finanziamenti richiesti alle banche e oggi la legge le consente di svolgere il ruolo di intermediari vigilati o banche cooperative a responsabilità limitata, il loro guadagno è dato dal margine di gestione della garanzia; lOM oAR c P S D| 461 19 82 5 - SPV (società veicolo per la cartolarizzazione): acquistano i crediti e le altre attività finanziarie a fronte dell’emissione di titoli; - Società di credito al consumo: società di origine bancaria che fanno credito alle famiglie; - CDP (cassa depositi e prestiti): concede finanziamenti agli enti pubblici raccogliendo i fondi soprattutto dai depositi postali. Abbiamo poi gli intermediari mobiliari suddivisi in tre tipi in base all’attività svolta: - Gli intermediari di partecipazione: partecipano al capitale di rischio delle imprese offrendo anche servizi di consulenza e formazione, il loro guadagno è dato dal margine di plusvalenza ossia la differenza tra costo di acquisizione della partecipazione e quello di realizzo ed inoltre il margino di commissione per i servizi offerti all’impresa; - Le SIM (società di intermediazione mobiliare): svolgono autonomamente servizi di investimento e accessori concessi dall’art.1 del TUF e ottengono delle commissioni se svolgono il loro lavoro verso terzi oppure interessi e plusvalenze se l’attività è svolta anche per proprio conto; - Le SGR (Società di gestione del risparmio): promuovono fondi comuni di investimento, fondi pensione, organismi di investimento collettivo del risparmio(OICR), attraverso i quali gestire il risparmio collettivo raccolto con l’emissione di proprie quote azionarie. Il TUF include tra gli intermediari anche le società di gestione di mercati che si occupano della gestione dei mercati organizzati sotto forma di impresa e le società di gestione accentrata che si occupano della gestione degli strumenti finanziari e dei sistemi di garanzia sotto autorizzazione della Banca d’Italia e della Consob. Infine abbiamo gli intermediari assicurativi che assicurano situazioni collettive omogenee contro i rischi che nel ramo danni riguardano furto, incendio, malattia, responsabilità civile mentre nel ramo vita si riferiscono alla vita umana. Dal 1993 fanno parte di essi anche i fondi pensione aperti destinati ai lavoratori autonomi e alimentati dai loro contributi e quelli chiusi destinati ai lavoratori dipendenti e alimentati dai loro contributi, dal TFR e dai contributi dei loro datori di lavoro. 8. “Rischi tipici dell’intermediazione finanziaria” L’attività di intermediazione finanziaria sui mercati è giustificata dalla presenza di un rischio elevato dovuto soprattutto al differenziale informativo tra finanziato e finanziatore che gli intermediari devono ridurre prendendo informazioni accurate prima e durante la transazione e trasformare attraverso portafogli diversificati . In base agli effetti che possono avere i rischi si distinguono in puri se il loro verificarsi avrà effetti negativi oppure finanziari se gli effetti possono essere positivi o negativi a seconda dell’attività finanziaria. In base alla loro natura invece si distinguono in rischi sistematici se legati al mercato generale (prezzi, inflazione…), o non sistemici se dipendono da specifici contesti o imprese. Nel lungo termine abbiamo una relazione lineare rischio-rendimento, quindi sui mercati finanziari maggiore è il rischio che si corre maggiore sarà il rendimento atteso. Tale propensione al rischio dipende da elementi sia oggettivi (disponibilità patrimonile, obiettivi di investimento, orizzonte temporale…) che soggettivi degli individui (esperienze passate, grado di culture finanziaria, età…). Sono stati individuati a tal proposito degli indicatori di rischio assoluto che indicano la variabilità assoluta del rischio, indicatori di rischio relativo che misurano il rischio rispetto ad una variabile esterna di riferimento e indicatori di sensibilità che misurano la variabilità del rischio rispetto al variare dell’attività di riferimento. Le principali cause di rischio degli intermediari finanziari e delle banche sono legate alla scelta relativa la composizione del proprio portafoglio di attività e passività e le caratteristiche contrattuali degli strumenti emessi e sottoscritti. 9. “Classificazione e gestione dei rischi dell’intermediario” Gli intermediari finanziari sono limitati nella composizione del loro portafoglio di attività e passività dalla normativa in vigore che definisce con cura il rapporto tra i rischi assunti dalla società lOM oAR c P S D| 461 19 82 6 di intermediazione e il capitale minimo che essa deve avere. L’autorità di vigilanza fa riferimento al rischio operativo derivante da una cattiva gestione dell’operazione e al rischio di liquidità dato dalla impossibilità di far fronte agli impegni di pagamento. Ogni intermediario assume un rischio diverso in base all’attività svolta , i soggetti con cui opera e il modo con cui realizza la propria attività e tali rischi si ripercuotono sull’equilibrio gestionale in termini di risultati economici (reddito), patrimoniali (mantenimento dell’attivo superiore al passivo) e finanziario (equilibrio tra entrate e uscite). Il rischio di mercato, legato a mutamenti di variabili esterne, è scomposto in rischio di interesse, di cambio e di prezzo. Il rischio di interesse è determinato dal cambiamento dei tassi di mercato e va ad incidere sul rendimento e sui volumi delle attività negoziate; il rischio viene misurato come differenza tra attività e passività sensibili alle variazioni dei tassi di interesse ed è positivo se le attività sensibili sono superiori alle passività e negativo se avviene il contrario. L’intermediario deve cercare di ridurre al minimo il differenziale tra attività e passività sensibili e gestire la dimensione e il segno per massimizzarne il margine di interesse. Il rischio di cambio dipende dalle variazioni dei tassi di cambi sulle operazioni in valuta dell’intermediario ed è espresso sempre come differenza tra attività e passività in una stessa valuta. Il rischio di prezzo è dato dalla negoziazione per conto proprio di valori mobiliari e dipende dalla volatilità dei prezzi dei titoli. Metodi per misurarlo sono: la Duration (identità tra rischio di tasso e di prezzo), coefficiente Beta (variabilità del prezzo del singolo titolo rispetto alla variabilità del mercato di appartenenza), coefficienti specifici. Modelli che invece esprimono il rischio complessivo di tutte le posizioni detenute dall’intermediario sono i modelli del “Valore a rischio” che ci danno la perdita massima potenziale in un dato intervallo di tempo. Un’ulteriore e particolare forma di rischio è il rischio di controparte che dipende invece da un inadempimento del cliente e può essere di regolamento quando la controparte è inadempiente nel regolare il pagamento in cambio degli strumenti finanziari ricevuti oppure di credito quando il debitore è parzialmente o totalmente insolvente causando la riduzione del valore delle attività in portafoglio dell’intermediario. 10. Valutazione del rischio di credito, rischi di provviste e di liquidità La banca in caso di insolvenza del debitore può subire una perdita pari alla perdita attesa( valore medio della distribuzione delle probabilità di perdita associata ad ogni operazione di finanziamento) coperta con accantonamenti e rettifiche di valore, più la perdita inattesa se la perdita verificatasi è superiore di quella stimata ex ante e che viene coperta con il patrimonio di vigilanza. Il rischio associato ad entrambe le perdite è dato da tre variabili chiave: - la probabilità di insolvenza (PD): indica la capacità del debitore di mantenere fede agli impegni; - il tasso di perdita in caso di insolvenza (LGD): indica la percentuale di perdita potenziale che la banca può subire sul prestito erogato; - l’ammontare dell’esposizione al momento del fallimento (EAD): esprime l’ammontare dell’esposizione della banca al momento dell’insolvenza del debitore. L’intermediario corre anche il rischio di provvista che dipende dalla sua capacità di raccogliere risorse presso le controparti in modo consono agli obiettivi di crescita, la composizione dell’attivo e il rendimento degli investimenti. Per far fronte alle richieste di denaro della clientela la banca deve avere una rilevante quota di depositi a vista garantendo sempre la sussistenza di liquidità. Col tempo si è passati dalla raccolta dei depositi presso la clientela all’emissione dei titoli obbligazionari con vantaggi in termini di volume controbilanciati però da maggiori rischi di mercato associati al comportamento degli azionisti non disposti a sottoscrivere nuovi aumenti di capitale. Un altro rischio tipico degli intermediari è il rischio di liquidità in cui si ritrovano quando non possono far fronte ai propri impegni di pagamento; esso dipende dalla difficoltà di raccogliere le risorse necessarie (funding liquidity risk), difficoltà nello smobilizzare le attività detenute (market liquidity risk) e la possibilità di dover sostenere elevati oneri di provvista. Un indicatore del rischio lOM oAR c P S D| 461 19 82 9 imprese sostituiscono sempre di più gli assegni con i bonifici grazie anche allo sviluppo dei sistemi informatici e del canale telematico. I principali soggetti che permettono l'offerta dei vari servizi di pagamento sono : i gestori delle reti, gli agenti di regolamento, i produttori dei servizi. 15. “I mercati monetario e obbligazionario” Il mercato monetario è quel segmento del mercato finanziario generale che si occupa dell'ottimizzazione della gestione dei flussi finanziari in relazione alle riserve di liquidità desiderati, con un ruolo primario nel garantire la liquidità del sistema economico da parte delle banche. I principali soggetti che lo compongono sono: il Ministero dell'Economia e Finanza, la Banca Centrale Europea, altre banche, i Risparmiatori, imprese e Fondi Comuni d'Investimento. Gli strumenti del mercato monetario sono strumenti finanziari di debito a brevissimo termine, altamente negoziabili, con un rischio di insolvenza molto basso e un importo unitario molto elevato. In Italia è composto soprattutto da scambi tra intermediari. Il mercato obbligazionario è quella parte del mercato finanziario in cui vengono scambiati i titoli di debito emessi da imprese intermediari finanziari e dallo Stato. Ne mercato primario dei titoli di Stato il collocamento dei titoli avviene mediante un'asta telematica gestita dalla Banca d'Italia e vi possono partecipare solo soggetti abilitati con precisi requisiti tra cui le banche italiane e comunitarie (ad eccezione della Banca d'Italia perchè è vietato qualsiasi forma di finanziamento del debito pubblico da parte delle banche centrali nazionali), intermediari mobiliari e imprese d'investimento. Le fasi per il collocamento dei titoli di stato sono : offerta dei titoli indicata in un decreto ministeriale pubblicato su Gazzetta Ufficiale, raccolta delle domande degli investitori autorizzati, aggiudicazione dei titoli e definizione del prezzo. L'asta per i Buoni Ordinari del Tesoro è di tipo competitivo per cui, indicato il prezzo nelle domande, sono aggiudicate prima le domande con prezzo superiore e poi in ordine decrescente le richieste inferiori fino ad un massimo di cinque domande per ogni operatore. Il prezzo medio ponderato è dato dal prezzo di ogni tipo di BOT aggiudicatosi rispetto al prezzo di emissione, la differenza tra prezzo medio ponderato e prezzo di acquisto rappresenta l'utile se positivo o la perdita se negativo dell'intermediario. Negli altri tipi di mercato finanziario avviene un'asta di tipo marginale in cui l'aggiudicazione avviene al prezzo più basso tra quelli proposti con un massimo di cinque domande per operatore. Per evitare comportamenti scorretti sono indicati dei prezzi minimi di esclusione e un prezzo massimo ammissibile al di sotto e al di sopra dei quali le domande vengono escluse. Il mercato obbligazionario primario dei titoli delle imprese può essere di tre tipi: – con collocamento a fermo: l'emittente indica chiaramente caratteristiche tra cui prezzo e quantità offerta del titolo di debito; – con collocamento a rubinetto: l'emittente indica il prezzo ma non le quantità del titolo ; – con i private placement: in questo caso le società emittenti aiutate dagli intermediari si occupano direttamente di contattare gli investitori. Il mercato obbligazionario secondario è invece composto dai titoli già emessi che devono essere negoziati; a sua volta si distingue in mercato al dettaglio ossia in Italia il Mercato Obbligazionario Telematico gestito da Borsa Italiana con contrattazioni order-driven ( in cui gli investitori decidono prezzo e quantità) ,e il mercato all'ingrosso. 16. “Il mercato azionario, relativa segmentazione e mercato del risparmio gestito” Il mercato azionario ha ad oggetto il trasferimento di titoli rappresentativi la partecipazione al capitale sociale di una impresa; in Italia è Borsa Italiana S.p.A. che gestisce il mercato telematico azionario (MTA) e il mercato degli investimenti alternativi (AIM Italia). In base alla capitalizzazione della società, alla quota percentuale di azioni destinate al mercato azionario (flottante) e alla libera trasferibilità, Borsa Italiana decide l'ammissibilità alla quotazione al MTA. Il MTA è a sua volta suddiviso in: lOM oAR c P S D| 461 19 82 10 -segmento Star in cui vengono negoziati titoli ad alti requisiti di aziende con capitale tra i 40 milioni e 1 miliardo di euro, devono rispettare requisiti quali elevata trasparenza, flottante minimo pari al 35%, liquidità del titolo, comunicazione delle scelte aziendali e dei risultati aziendali; -MTA International ha ad oggetto titoli emessi da società estere negoziati in altri mercati da almeno 18 mesi, -segmento Standard comprende le aziende che non possono essere classificate negli altri due sottomercati del MTA. Tra gli indicatori di riferimento del mercato azionario, il più importante è sicuramente il FTSE MIB che ci indica l'andamento delle principali azioni sul mercato italiano. L'AIM è anch'esso gestito da Borsa Italiana ed è dedicato alle piccole medie imprese in crescita alle quali consente di quotarsi in modo efficiente e veloce senza dover rispettare i criteri esaminati in precedenza (flottante, capitalizzazione....) ma semplicemente dotandosi di un intermediario finanziario che lo segue nell'emissione e negoziazione sul mercato e di un documento di ammissione per riportare il bilancio e la relazione semestrale della società. Il mercato del risparmio gestito nasce con l'introduzione dei fondi comuni di investimento negli anni '80 ma solo negli anni '90 hanno assunto un ruolo importante con l'offerta di una sempre maggiore quantità di prodotti e servizi volti alla gestione del risparmio arrivando a gestire il 45% del risparmio delle famiglie. Nel 2010 è stato istituito il Mercato Telematico degli Investment Vehicles in cui negoziare quote di fondi chiusi mobiliari e immobiliari. 17. “Il Mercato dei derivati e il mercato valutario” Il mercato dei derivati regolamentati più importanti sono: EUREX, CME, MIF e IDEM. In Italia il mercato IDEM opera telematicamente e si suddivide in due segmenti: segmento IDEM Equity in cui vengono negoziati opzioni e futures su azioni liquide e ad elevata capitalizzazione con un valore che dipende dal prezzo del titolo sottostante, e il segmento IDEX introdotto nel 2008 e ha ad oggetto la negoziazione di strumenti derivati su merci e relativi indici. Recentemente è stato introdotto il SEDEX, mercato dedicato alla negoziazione dei derivati cartolarizzati. Nel mercato valutario vengono invece scambiate le valute dei diversi Paesi e per questo è definito FOREX ( FORein Exchange Market); si tratta di un mercato ampio e profondo ma non regolamentato che opera 24 ore su 24. Il prezzo al quale una valuta viene scambiata con un'altra è detto tasso di cambio la cui quotazione può essere certo per incerto quando la quantità di moneta estera (incerta) è scambiata con un'unità (certa) di moneta interna (quotazione tipica dell'Euro) o incerto per certo quando la quantità interna (incerta) è scambiata con un'unità di moneta estera (certa). Si parla di apprezzamento quando il valore di una moneta aumenta rispetto al valore di un'altra moneta , di deprezzamento in caso contrario. Le operazioni sui mercati valutarie si definiscono operazioni a pronti (SPOT) quando la negoziazione è istantanea al tasso di cambio corrente, operazioni a termine (FORWARD) quando il tasso di cambio è fissato in anticipo rispetto alla futura transazione. I soggetti che maggiormente operano nel mercato valutario sono le Banche centrali, investitori, speculatori e soprattutto importatori ed esportatori. Abbiamo più volte parlato del tasso di cambio, ma da dove viene fuori e come opera? Esso è una funzione della domanda e dell'offerta della valuta scambiata. Partendo dalla Legge del prezzo unico secondo la quale in assenza di costi di transazione e costi di trasporto uno stesso bene avrà lo stesso prezzo in due paesi diversi e in caso contrario la domanda per quel bene aumenta nel paese dove il prezzo è inferiore mentre i produttori vogliono venderlo nel paese con prezzo più alto, le oscillazioni del tasso di cambio porteranno ad un riallineamento dei prezzi dei beni nei due paesi. Il tasso di cambio è funzione anche del tasso di inflazione infatti avrà una variazione simmetrica rispetto ad esso per rispettare sempre la legge del prezzo unico e la Teoria della Parità dei Poteri di acquisto secondo la quale i tassi di cambio tra due valute devono riflettere le variazioni dei tassi di inflazione dei due paesi. lOM oAR c P S D| 461 19 82 11 La teoria della Parità dei Tassi di Interesse invece afferma che l'investitore sceglierà ovviamente di investire il suo denaro in attività estere o interne in base a quella che offre il maggior tasso di rendimento confrontando i montanti dei due investimenti; in equilibrio quindi tali montanti devono essere uguali considerando il tasso di cambio nella valuta estera, se ciò non avviene gli investitori scelgono l'investimento con montante maggiore ;questo porterà ad una modifica del tasso di cambio corrente fino al riallineamento dei montanti finali. Quando l'investitore si ritrova scoperto nel momento in cui deve convertire in valuta estera il proprio investimento è detta Teoria della parità dei tassi di interesse scoperta, se invece l'investitore definisce a priori il cambio a termine per coprirsi da eventuali cambiamenti del tasso di cambio si parla Teoria della parità dei passi di interesse coperta. 18. “Definizione e profilo economico degli strumenti finanziari” Gli strumenti finanziari sono caratterizzati da uno sfasamento temporale tra operazioni del prenditore e datore di fondi per permettere lo scambio di risorse monetarie nel tempo e nello spazio (circuito diretto) oppure per agevolare le diverse preferenze dei due soggetti (circuiti indiretti). Il Testo Unico della Finanza e le norme contabili indicano le modalità di funzionamento di tali strumenti chiarendone i profili di rischio-rendimento. In base alla natura dei diritti derivanti dallo strumento finanziario possiamo distinguere tra: – contratti di partecipazione: prevedono la partecipazione dell'investitore alla gestione della società, la condivisione degli utili attraverso la riscossione del dividendo e la restituzione del capitale investito in caso di liquidazione della società; – contratti di indebitamento: è totalmente assente la partecipazione alla gestione ma è prevista la remunerazione periodica del capitale investito e la restituzione alle scadenze indicate; – contratti di assicurazione: consentono al sottoscrittore di trasferire il rischio per un eventuale evento dannoso futuro ad un altro soggetto economico in grado di calcolarne la probabilità di realizzo pagando un premio; – contratti derivati e composti: i primi dipendono da altri strumenti sottostanti di cui riprendono i diritti e gli obblighi, i secondi si rifanno a più strumenti finanziari insieme. In base alla remunerazione del capitale investito, gli strumenti finanziari possono essere distinti in: – rendimento nullo: non prevedono alcuna remunerazione; – rendimento di mercato: distinti a loro volta in due tipi, rendimento certo se la remunerazione non varia e incerto se varia al variare del parametro di riferimento; – rendimento aleatorio: se la remunerazione è incerta se si verifica o meno. Per quanto attiene la restituzione del capitale, possiamo distinguere tra: – restituzione in un unica soluzione alla scadenza convenuta; – restituzione mediante un piano di rimborso a determinate scadenze e per determinati importi. In base alla natura del soggetto che emette gli strumenti finanziari sono stati utilizzati degli algoritmi che ne indicano il rating ossia il grado di solvibilità e quindi il rischio di ogni intermediario. Prendendo ad oggetto la durata di ogni strumento, li possiamo classificare in: – a scadenza indeterminata: il rimborso avviene al verificarsi di eventi incerti futuri; – a scadenza determinata: alla sottoscrizione si indica anche il momento del rimborso, – a scadenza condizionata: la scadenza può modificarsi al verificarsi di determinati eventi. Nella valutazione del rendimento economico degli investimenti finanziari occorre anche tener presente l'impatto su di essi delle imposte indirette (colpiscono le plusvalenze) e dirette (colpiscono direttamente gli interessi e i dividendi). 19. “Le caratteristiche tecniche e giuridiche degli strumenti finanziari” Una caratteristica degli strumenti finanziari è la trasferibilità che ne permette la circolazione, a tal fine li distinguiamo in: titoli al portatore che si trasferiscono con la consegna del titolo stesso, titoli nominativi per i quali è necessaria la modifica dell'intestazione nel registro dell'emittente. lOM oAR c P S D| 461 19 82 14 Il vaglia cambiario è un titolo di credito all'ordine emesso dalla Banca d'Italia che viene utilizzato di solito dalla Pubblica Amministrazione contenente l'ordine incondizionato di pagare una somma di denaro. Tra i servizi di pagamento automatizzati ricordiamo il bonifico bancario e il bancogiro che sono ordini di pagamento effettuati da un soggetto ad una banca a favore di un conto corrente proprio o di terzi con costi stabiliti contrattualmente. Tra le operazioni di incasso invece annoveriamo invece la ricevuta bancaria elettronica (RIBA) che è una procedura di incasso per via telematica, il rapporto interbancario diretto (RID) che è un servizio di incasso basato su un addebito diretto del conto corrente del debitore ogni qual volta la banca del creditore invia telematicamente un ordine di incasso, l'incasso mediante avviso (MAV) che prevede l'invio di un modulo al domicilio del debitore da pagare in uno sportello bancario o postale, il freccia bollettino di conto corrente che prevede l'invio al debitore di un bollettino da pagare già compilato. Le carte di pagamento sono tessere plastificate contenente un microchip che consentono di effettuare pagamenti in sostituzione della moneta generando un ordine di addebitamento. In base al momento in cui avviene tale addebito possiamo distinguerle in:carte di credito (addebito dopo l'acquisto), carte di debito (addebito contestuale all'acquisto), carte prepagate (addebito prima dell'acquisto). Le carte di credito vengono rilasciate in base ad un contratto e utilizzate per regolare l'acquisto di beni o prelevare contanti. A determinate scadenze viene inviato un estratto conto dalla società emittente in cui è indicata la sintesi delle operazioni effettuate e l'eventuale anticipo concesso da regolare con addebito del proprio conto o di terzi. Il titolare della carta è tenuto a pagare una commissione annuale in cambio del servizio ricevuto da indicare contrattualmente. Chi riceve il pagamento tramite carta di credito (esercente) è sollevato dal rischio di insolvenza che passa sull'emittente in cambio di una commissione. Le carte di credito anch'esse plastificate e con microchip danno una serie di servizi ai correntisti quali il pagamento presso gli esercenti, prelievo dei contanti presso sportelli bancari e postali in base alla disponibilità sul conto corrente e rispettando un limite giornaliero e mensile, il tutto sempre dietro pagamento di una commissione annuale. Mentre per la carta di credito il servizio di pagamento può avvenire nel giro di 15 giorni, per le carte di debito il conto viene addebitato è quello stesso in cui viene effettuato il pagamento o il prelievo. Le carte di credito prepagate si basano invece sulla presenza di un credito che si riduce per effetto dei successivi pagamenti o prelievi di contanti e possono essere monouso se utilizzabili solo presso l'emittente o a spendibilità generalizzata se utilizzabili presso tutti gli esercenti convenzionati con l'emittente. Se non possono essere ricaricate vengono dette usa e getta. Si possono utilizzare senza necessità di aprire un conto corrente ma dando in anticipo le somme da rendere disponibile su di esse. 22. “Gli strumenti di debito, i Titoli di Stato” I titoli di debito rappresentano il debito dell'emittente verso il creditore sottoscrittore, consentendo ai soggetti in deficit finanziario di reperire risorse dai soggetti in surplus pagando un prezzo per il rischio assunto. Il debito è pari alla somma del valore nominale del titolo più gli interessi che maturano fino alla scadenza. Se prima della scadenza non è previsto il pagamento di interessi il titolo è detto zero coupon e il rendimento sarà uguale alla differenza tra prezzo di acquisto e valore rimborsato alla scadenza, se invece sono previsti pagamenti periodici di interessi sono detti coupon bond. Il tasso di interesse, predefinito, viene calcolato sul valore nominale del titolo in misura fissa o variabile. Il valore nominale è l'ammontare da rimborsare alla scadenza mentre il prezzo di acquisto è il prezzo di sottoscrizione che può essere alla pari al di sopra o al di sotto del valore nominale. I titoli coupon bond sono sempre quotati al corso secco cioè tenendo conto solo del loro valore nominale, mentre i titolo zero coupon sono quotato al corso tel quel cioè tenendo conto sia del valore nominale che degli interessi maturati. lOM oAR c P S D| 461 19 82 15 I titoli emessi dalle imprese e dalle banche sono definiti obbligazioni societarie, quelli emessi dallo Stato e dagli Enti Pubblici sono detti titoli di Stato. Gli investimenti in titoli vengono effettuati tenendo conto del rischio e del rendimento ad essi associati; il rendimento di un'obbligazione a tasso fisso è calcolato con il tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES) uguale al tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi di cassa futuri del titolo al suo prezzo di acquisto. Tale metodo ha il pregio di considerare tante variabili però non tiene conto che nella realtà esiste un'incertezza legata ai tassi di reinvestimento delle cedole maturate e all'oscillazione del corso del titolo al variare dei tassi di mercato. Il rischio di tasso di interesse aumenta all'aumentare della vita residua del titolo, a tal fine occorre calcolare la durata media finanziaria del titolo ossia il tempo richiesto per recuperare il prezzo pagato per acquistare il titolo stesso. La duration è pari alla media aritmetica delle scadenze ponderata dall'incidenza dei flussi finanziari attualizzati sul prezzo di acquisto. I titoli di Stato rappresentano obbligazioni emesse dallo Stato e sottoscrivibili solo da banche e intermediari finanziari per finanziare il debito pubblico alle quali si applica un'imposta fissa con aliquota pari al 12.5 % più l'imposta di bollo proporzionale. Si distinguono in cinque categorie: -BOT (buoni ordinari del tesoro): titolo zero coupon con durata di 3,6,12 mesi collocati sul mercato due volte al mese tramite asta competitiva e acquistabili dagli investitori particolarmente avversi al rischi e con esigenze di breve termine presso le banche e gli intermediari finanziari; -CTZ (certificati del tesoro zero coupon): titoli senza cedola con scadenza di 24 mesi collocati sul mercato durante la seconda emissione mensile dei BOT mediante asta a prezzo marginale; -BTP (buoni del tesoro poliennali): titoli con durata di 3,5,10,15,30 anni con cedola semestrale a tasso fisso collocati sul mercato con aste quindicinali a prezzo marginale e caratterizzati da un basso profilo di rischio e rendimenti nel lungo termine; -BTPI (buoni del tesoro poliennali indicizzati): titoli con durata pari a 5,10,30 anni con rendimento a tasso fisso calcolato in base al valore del capitale rivalutato in base all'andamento dell'inflazione; -CCT (certificati di credito del tesoro): obbligazioni con durata di 7 anni, cedola semestrale con rendimento legato al rendimento dei BOT a sei mesi più uno spread del 15% legato al rischio per la maggiore durata. 23. “Le obbligazioni societarie e gli strumenti di partecipazione” Con la riforma del diritto societario del 2004 si è dato maggiore impulso al ricorso al prestito obbligazionario emesso dalle società. Infatti è l'organo amministrativo e non più i soci a deciderne l'emissione. L'importo di tali titoli non può essere superiore alla somma di due volte il capitale sociale sottoscritto, riserva legale e altre riserve disponibili così come risultano dall'ultimo bilancio approvato. Se il limite viene superato, la società non potrà distribuire gli utili finchè non viene nuovamente ricostituito. L'emissione del prestito obbligazionario deve essere comunicato alla Banca d'Italia che può vietarne o rimandarne l'emissione quando l'importo è incompatibile con le dimensioni e condizioni di mercato o i titoli non sono conformi alla legge. Possiamo classificare le obbligazioni societarie in obbligazioni ordinarie e obbligazioni strutturate. Le prime sono semplici titoli con cedola fissa o variabile e rimborso del capitale alla scadenza. Le seconde sono obbligazioni nate dall'insieme di più strumenti finanziari con un'obbligazione principale e altre accessorie, tra queste ricordiamo le obbligazioni convertibili in azioni a determinate scadenze e obbligazioni con warrant che danno al possessore la possibilità di acquistare azioni a condizioni fissate in anticipo. Con riferimento alla remunerazione possono essere a tasso fisso e a tasso variabile, mentre con riferimento al rimborso abbiamo: titolo a rimborso integrale alla scadenza, titoli a rimborso graduale, titoli a rimborso mediante offerta pubblica di acquisto, titoli con facoltà di rimborso anticipato. In Italia sono soprattutto le banche ad emettere titoli obbligazionari che devono avere determinate caratteristiche: taglio minimo superiore a 100.000 euro che può essere derogato solo se la banca abbia determinati requisiti reddituali e patrimoniali e un'emissione superiore a 150 milioni di euro, durata minima non inferiore a 36 mesi o comunque durata media non inferiore a 24 mesi, rimborso anticipato non prima dei 18 mesi dall'ultimo collocamento del titolo. Per emettere prestiti obbligazionari le banche devono prima redigere un prospetto informativo a meno che tale prestito lOM oAR c P S D| 461 19 82 16 non sia rivolto solo ad investitori qualificati, sia di ammontare inferiore a quello indicato dalla CONSOB, riguardi strumenti finanziari diversi da titoli di capitale emessi in modo continuo e ripetuto. Gli strumenti di partecipazione tipici sono i titoli azionari che rappresentano la partecipazione al capitale di una società dando al possessore la qualità di socio e quindi diritti di natura amministrativa e patrimoniale. Tra i diritti patrimoniali ricordiamo: il diritto di partecipare agli utili dopo però che sono soddisfatti gli altri stakeholder o alle perdite, il diritto alla restituzione del capitale investito in caso di liquidazione della società o di uno scambio del titolo azionario. I diritti amministrativi sono invece: diritto di voto nelle assemblee,approvazione dei bilanci, impugnazione delle delibere contrarie alla legge o allo statuto. Abbiamo poi anche diritti di natura mista (patrimoniale e amministrativa).Ogni azione ha lo stesso valore nominale rappresentando la stessa frazione del capitale sociale. Il valore contabile è dato dal valore dell'intero patrimonio netto diviso il numero delle azioni in circolazione mentre il valore di mercato è il prezzo che si forma con l'incontro tra domanda e offerta di mercato. Solitamente le azioni sono nominative e possono essere scambiate con una girata autenticata dal notaio; le azioni di risparmio e quelle emesse dalle SICAV sono invece al portatore e quindi il semplice possesso basta per poterne esercitare i diritti che incorporano. Per i titoli quotati il trasferimento avviene contabilmente sui conti gestiti da Monte Titoli S.p.A. Esistono poi particolari azioni con diritti limitati rispetto a quelle ordinarie tra cui le azioni di risparmio,le preferred shares e le azioni privilegiate. Le azioni di risparmio danno diritti patrimoniali privilegiati ma non danno possibilità di voto e possono essere emesse solo da società quotate dei paesi dell'UE. Le azioni privilegiate danno privilegi nella ripartizione degli utili e restituzione del capitale controbilanciati da limitazioni di natura amministrativa. Le preferred shares danno al beneficiario il diritto ad un dividendo fissato in anticipo e obbligatoriamente corrisposto alla chiusura dell'esercizio. 24. “Le misure del rendimento del rischio dei titoli azionari” Il rendimento di un titolo azionario è dato dal dividendo periodicamente distribuito dalla società e dal capital gain ossia la probabile differenza positiva tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita del titolo. Il tasso di rendimento annuo di un titolo azionario è pari alla somma dei dividendi percepiti nell'anno più il prezzo di vendita meno il prezzo di acquisto, tutto diviso il prezzo di acquisto del titolo. Se vogliamo valutare il tasso di rendimento di più anni abbiamo bisogno del tasso di rendimento interno ossia quel tasso che rende il valore attuale dei flussi futuri di cassa pari al prezzo di acquisto dell'azione. Se invece ipotizziamo che la società duri all'infinito, il valore attuale tenderà a zero e il prezzo di acquisto dell'azione sarà uguale alla somma dei valori attuali dei dividendi futuri; si ipotizziamo che i dividendi futuri sono tutti uguali al primo dividendo allora tale prezzo sarà uguale al valore di una rendita perpetua ossia dividendo diviso il tasso di rendimento. Nella realtà però bisogna anche considerare il tasso di crescita costante che colpisce i dividendi per cui alla formula precedente bisogna aggiungere al tasso di rendimento anche quello di crescita. Un' altro tasso importante è quello di distribuzione degli utili pari al rapporto tra dividendi e utile per azione, è definito anche Payout. Per stimare il prezzo futuro dei titoli azionari si utilizzano due metodi: analisi dei fondamentali che si basa sullo studio di alcuni elementi tipici e analisi tecnica che si basa sullo studio dell'andamento storico dei titoli. L'analisi dei fondamentali parte dall'assunto che una società produrrà redditi in futuro in base al suo grado di indebitamento, al tasso di crescita, la solidità patrimoniale, la capacità di produrre flussi di cassa futuri; il prezzo di un'azione riflette infatti i flussi di cassa attesi e il valore attuale dei tali flussi esprime il valore intrinseco dell'azione, se il valore di mercato supera quello intrinseco l'azione sarà sopravvalutata e tenderà a diminuire, in caso contrario ci sarà una sottovalutazione e tenderà a salire. In altri casi si confronta il valore dell'azione di una società con altre utilizzando dei multipli quali ad esempio: il Price to earnings ratio (prezzo dell'azione/utile unitario), Price to book value ratio (prezzo dell'azione/valore contabile), Price to sales ratio (prezzo dell'azione/ricavi di vendita). lOM oAR c P S D| 461 19 82 19 I currency swap presuppongono invece lo scambio di flussi di interessi calcolati su un capitale ma in diverse valute. La differenza tra i due flussi dipenderà dall'andamento delle valute e del loro tasso di cambio. I contratti Swap avvengono grazie all'intervento di intermediari specializzati (Swap dealer) che ne determinano il prezzo come le banche che definiscono tassi bid (tassi fissi che le banche offrono per acquistare i contratti swat) e tassi offer ( tassi fissi che le banche accettano come venditori di swap); la differenza tra i due tassi rappresenta la loro remunerazione. 28. “L'intermediazione creditizia” L'intermediazione creditizia insieme all'intermediazione mobiliare e quella assicurativa, è uno dei tre pilastri su cui si basa il sistema finanziario. Soddisfa i bisogni delle famiglie, imprese e istituzioni soprattutto tramite le banche. Essa favorisce lo scambio degli strumenti finanziari tramite il circuito indiretto in cui l'intermediario finanziario si interpone tra prenditore e datore di risorse per cui il suo stato patrimoniale è costituito all'attivo da impieghi e al passivo da fonti. E' una attività fortemente personalizzata in quanto permette di utilizzare contratti adatti alle esigenze del datore o prenditore di fondi a differenza dei contratti mobiliari che sono standard. L' intermediario creditizio ha la funzione di limitare le asimmetrie informative nella ricerca della controparte evitando così i fenomeni di azzardo morale e selezione avversa; per svolgere tale gli operatori devono riporre nell'intermediario elevata fiducia circa la sua solvibilità e liquidità, per questo le Autorità effettuano numerosi controlli. Anche il concetto di relazione è importante nel rapporto dell'intermediario con la controparte. L'intermediario banca si differenzia dagli altri intermediari creditizi (società di leasing, factoring, confidi) per il suo ruolo monetario di gestione della liquidità vietato agli altri. Gli intermediari creditizi soddisfano i bisogni di investimento, finanziamento e gestione di incassi e pagamenti che possono essere contemporaneamente soddisfatti solo dalle banche; possono essere specializzati in diversi settori infatti abbiamo in Italia quelli specializzati nel credito agrario, fondiario, industriale, nel finanziamento a regioni o settori merceologici, e si finanziano emettendo prestiti obbligazionari sottoscritti da altri intermediari o dal pubblico risparmio. Tutti gli intermediari ma soprattutto le banche devono far fronte al rischio di non mantenere gli impegni assunti e per evitare tale rischio sono tenuti a perseguire rigidamente l'equilibrio economico,gestionale, finanziario e patrimoniale. Dal punto di vista delle forme gestionali, gli intermediari utilizzano una molteplicità di modelli di business caratterizzati ognuna da una diversa ampiezza geografica, diversi strumenti utilizzati, diversi segmenti di clienti, diverse attività svolte. A prescindere da ogni distinzione l'intermediazione creditizia si caratterizza per la gestione degli attivi e in particolare per l'erogazione dei finanziamenti; diviene a tal fine necessario ottemperare adeguatamente ai profili di liquidità, solvibilità e redditività della gestione attraverso un adeguato capitale proprio nel tempo. 29. “Gli strumenti di raccolta delle banche” Le banche si servono di diversi strumenti di raccolta in base alla tipologia e alla dimensione dell'attività, gli strumenti utilizzati, riconducibili alle due grandi categorie dei depositi e delle obbligazioni. La raccolta può essere diretta e indiretta. La raccolta diretta è un'obbligazione della banca a rimborsare alla scadenza il capitale raccolto e la remunerazione pattuita; è all'ingrosso se riguarda operazioni di medio-grandi dimensioni allora la raccolta avviene tramite obbligazioni bancarie,depositi interbancari, pronti contro termine; al dettaglio se le operazioni sono medio-piccole, gli strumenti utilizzati in tal caso sono i depositi bancari, certificati di depositi, obbligazioni bancarie; la raccolta al dettaglio prevede un elevato numero di depositanti che versano alla banca somme non ingenti di denaro per investire il proprio risparmio o gestire incassi e pagamenti. Uno dei due strumenti principali utilizzati per l'attività di intermediazione creditizia è il deposito bancario. Si tratta di un contratto unilaterale in cui unico obbligato è la banca che deve corrispondere un tasso di interesse alla controparte periodicamente e il capitale depositato ad una lOM oAR c P S D| 461 19 82 20 data scadenza. I clienti depositano denaro in banca per vari motivi: per far fronte a future esigenze finanziarie, per essere in seguito investiti in altre attività finanziarie, per funzioni monetarie. In base alla modalità di restituzione del denaro si dividono in depositi liberi per i quali i depositanti possono chiedere il rimborso in ogni momento e depositi vincolati per i quali la restituzione avviene a determinate scadenze. In base alla modalità di attuazione del rapporto si distinguono in depositi semplici in cui il depositante versa una somma da ritirare in futuro in un'unica soluzione, depositi a risparmio caratterizzati da continue operazioni de depositi e prelievi indicati su un libretto di risparmio e conto corrente con numerosi movimenti di denaro. Per quanto riguarda la durata del contratto abbiamo i depositi rimborsabili a vista e quelli rimborsabili con un preavviso previsto nel contratto e indicato alla banca. In riferimento al tipo di contratto sottostante possiamo classificarli in depositi a risparmio libero o vincolato, certificati di deposito, conti correnti di corrispondenza e altri contratti. I depositi di risparmio possono essere a loro volta nominativi per cui i diritti sono esercitati solo dal titolare o al portatore con diritti esercitabili dal possessore ma con una soglia massima di 1000 euro. Le operazioni avvengono con valuta giornaliera e il tasso applicato è quello di mercato. I certificati di deposito sono titoli di credito individuali emessi dalle banche per raccogliere il risparmio in cambio di un corrispettivo per il depositante con durata dai 3 ai 60 mesi. Possono essere cerificati a tasso fisso (zero coupon) con rendimento alla scadenza paria alla differenza tra prezzo di sottoscrizione e quello di rimborso o a tasso variabile. Il conto corrente di corrispondenza ha la caratteristica di svolgere a pieno la funzione monetaria in quanto permette di utilizzare oltre alla moneta in forma liquida anche gli assegni bancari, bancomat, bonifici, giroconti. Con esso il cliente affida alla banca lo svolgimento delle proprie operazioni monetarie con obbligo di resituire il denaro alla scadenza. Il conto corrente è attivo quando il saldo delle operazioni è a favore della banca che ha un credito verso il cliente;è passivo se è sfavorevole alla banca; per elasticità di cassa se si alternano saaldi attivi e passivi. I pronti contro termine sono contratti con i quali la banca vende titoli a pronti con il patto di riacquistarli ad una scadenza predeterminata e ad un prezzo prestabilito al fine di reperire contanti per far fronte ad esigenze di liquidità immediata. Tale liquidità verrà investita dalla banca ad un tasso di rendimento ovviamente superiore a quello di provvista mentre il depositante avrà effettuato un investimento maggiormente redditizio rispetto agli investimenti alternativi di stessa durata. 30. “Gli strumenti di impiego delle banche” La forma di impiego maggiormente utilizzata dalle banche è l'esercizio del credito che contribuisce a distribuire il risparmio raccolto verso impiegli produttivi per il benessere del paese. La banca prima di concedere un prestito al cliente attiva un'istruttoria di fido per raccogliere tutte le informazioni sulla controparte, verificare le garanzie che dovranno assistere il prestito in modo da ridurre casi di comportamenti opportunistci (selezione avversa, azzardo morale) e per decidere quanto poter affidare. I prestiti monetari sono somme di denaro che la banca affida al cliente dietro pagamento di un tasso di interesse maturato sul capitale erogato. Con i crediti di firma invece la banca garantisce un'obbligazione della controparte e interviene solo in casa di mancato pagamento di quest'ultimo in cambio di una commissione. I prestiti monetari si distinguono in due tipi: strumenti di finanziamento del capitale circolante e strumenti di finanziamento del capitale fisso. Gli strumenti di finanziamento di capitale circolante vanno a coprire un fabbisogno per le imprese causato dallo sfasamento temporale tra momento di sostenimento dei costi e incasso dei ricavi ed è quindi un bisogno di liquidità a brevissimo tempo. Per far fronte a tale esigenza si ricorre a vari strumenti tra cui l'apertura di credito in conto corrente col quale contrattualmente la banca mette a disposizione del cliente una somma di denaro da utilizzare in caso di saldi negativi o debiti e che può essere ricostituita con futuri versamenti, è uno strumento molto oneroso proprio a causa della elevata elasticità di funzionamento al quale si applica un tasso sulle somme utilizzate più alto di quello applicato ad altre forme di finanziamento; altro strumento utilizzato è lo smobilizzo dei lOM oAR c P S D| 461 19 82 21 crediti commerciali col quale la banca liquida anticipatamente i crediti delle imprese verso i loro clienti, si tratta di operazioni pro solvendo in cui se il debitore ceduto alla banca sia insolvente, questa può rivalersi sull'impresa. Un esempio di tali operazioni è lo sconto col quale la banca anticipa al cliente un credito che aveva verso terzi cedendo il credito stesso, salvo buon fine, alla banca; l'importo anticipato è calcolato sottraendo dal valore nominale gli interessi passivi sul periodo di sconto, le commissioni fisse di incasso, i diritti di brevità se la scadenza è a breve. Le banche possono anche anticipare l'importo delle ricevute bancarie (RIBA) tramite accredito diretto sul conto corrente del cliente, l'utilizzo di un conto fruttifero salvo buon fine. Le anticipazioni garantite sono contratti con i quali la banca concede un finanziamento a breve termine con la costituzione in pegno di beni mobili (merci, titoli rappresentativi di merci, titoli negoziati su mercsati regolamentati). Il valore del finanziamento deve essere pari al valore del bene dato in pegno per tutta la durata del contratto. Possono essere a scadenza fissa per le quale l'erogazione avviene tutta in un'unica soluzione e gli interessi maturano per l'intero periodo indipendentemente dall'utilizzo, o di conto corrente con pagamento degli interessi solo sulle somme utilizzate. Gli strumenti di finanziamento del capitale fisso sono prestiti di medio-lungo periodo concessi dalle banche alle imprese. Tipico esempio è il mutuo col quale la banca eraoga in una sola soluzione una somma di denaro che verrà poi restituita in base ad un piano di ammortamento prestabilito. Essendo un prestito di lunga durata, deve essere assistito da garanzie reali (ipoteche su immobili, privilegi su macchinari) per coprire il rischio di insolvenza. Il rimborso avviene tramite il pagamento di una rata composta da quota capitale crescente e quota interessi decrescente (ammortamento francese) oppure rate decrescenti (ammortamento all'italiana). Gli interessi applicati sul capitale prestato possono essere a tasso fisso, immutabile per tutta la durata del contratto, tasso variabile in base alle condizioni di mercato, tasso misto che permette di passare dal tasso fisso al variabile ma molto oneroso. Il costo totale del mutuo è espresso tramite l'Indicatore Sintetico di Costo che ci indica il costo totale come differenza tra valore attuale di tutti gli esborsi del debitore (capitale, interesse, spese di istruttoria e altri costi) e valore erogato dalla banca. 31. “Leasing, factoring e credito al consumo” Il contratto di leasing permette al proprietario di un bene di concederlo in uso ad una controparte dietro pagamento di un canone periodico. Le due forme tipiche del leasing sono il leasing operativo e il leasing finanziario. Il leasing finanziario trasferisce rischi e benefici sulla controparte (locatario), quest'ultimo, se prevista l'opzione di acquisto, può anche acquistare alla scadenza del contratto il bene pagando un prezzo inferiore a quello di mercato. La durata del contratto è pari alla vita utile del bene e il valore dei canoni alla data di stipula del contratto sono pari al valore di mercato del bene a tale data con possibilità di rinnovo del contratto a canoni inferiori rispetto a quelli di mercato. Il leasing operativo ha invece la caratteristica di non spostare il rischio sul locatario ma mantenerli sul proprietario legale . In Italia il contratto di leasing ha delle caratteristiche precise: il bene deve essere strumentale allo svolgimento di una attività, un'arte, deve esistere un'opzione di acquiste per il locatario al termine del contratto a prezzo inferiore al valore di mercato del bene; è necessaria la presenza di tre soggetti: utilizzatore, fornitore e società di leasing. In base all'oggetto locato abbiamo il leasing immobiliare,leasing strumentale, leasing auto; in base al soggetto locatario distinguiamo tra leasing pubblico e privato. Una forma particolare di leasing è il lease-back col quale il produttore proprietario del bene lo vendo alla società di leasing che lo concede allo stesso proprietario in forma di leasing. Il leasing finanziario viene solitamente scelte per avere un miglior trattamento fiscale, per frazionare il pagamento dell'IVA, per non iscrivere in bilancio il bene e il relativo finanziamento, o per usufruire di tutti i servizi aggiuntivi che porta con se il leasing. Il leasing operativo invece viene scelto perchè lOM oAR c P S D| 461 19 82 24 -attività finanziarie detenute per la negoziazione (titoli di debito, derivati...); -attività finanziarie valutate al far value (attività finanziarie per cassa); -attività finanziarie disponibili per la vendita; -attività finanziarie disponibili fino alla scadenza; -crediti verso le banche; -crediti verso la clientela (mutui, attività di factoring); -derivati di copertura con fair value positivo; -partecipazioni in società controllate. Le principali voci del passivo e del patrimonio netto invece sono: -debiti verso banche, cioè debiti contratti verso altri istituti di credito; -debiti verso la clientela: ad esempio debiti di funzionamento connessi alle prestazioni dei servizi finanziari; -titoli in circolazione: comprende tutti i titoli emessi dalla banca, quotati e non; -passività finanziarie di negoziazione; derivati di copertira con fair value negativo; -strumenti di capitale; -riserve (riserva legale, statutaria); -capitale: comprende l'importo delle azioni emesse al netto delle quote sottoscritte ma non ancora versate. Per quanto riguarda il conto economico, esso fornisce informazioni sull'equilibrio economico dell'impresa al fine di determinarne il margine ossia la differenza tra costi e ricavi. Il conto economico viene redatto in forma scalare poiché questa metodologia permette di conoscere i vari risultati intermedi di ogni gestione prima di arrivare a quello finale ossia l'utile o la perdita d'esercizio. Le sue voci principali sono: -interessi attivi o altri proventi sulle attività finanziarie; -interessi passivi o altri oneri sulle passività finanziarie; -commissioni attive per i servizi offerti; -commissioni passive per i servizi ricevuti; -dividendi o proventi simili relativi alle azioni o quote possedute dalla banca; -risultato netto della negoziazione: riguarda il saldo tra profitti e perdite relativi alle operazioni finanziarie; -utile/perdita da cessione o riacquisto. Dal confronto di alcune voci precedentemente analizzate otteniamo dei risultati importanti. Il margine di interesse è dato dalla differnza tra interessi attivi e interessi passivi; il margine di intermediazione è dato dalla somma tra il margine di interesse e i costi o ricavi non finanziari delle altre attività svolte dalla banca; il risultato netto della gestione finanziaria è dato dalla somma del margine di intermediazione e le rettifiche o riprese di attività finanziarie detenute dalla banca. 34. “I principi contabili internazionali e il bilancio degli intermediari finanziari” Gli intermediari finanziari devono rispettare anche alcuni dei Principi Contabili Internazionali, tra i quali: -IFRS 7 che impone agli intermediari finanziari di presentare un'informativa che permetta agli utenti di valutare la nature e i rischi connessi ai vari strumenti finanziari; -IAS 32 che riguarde l'indicazione in bilancio dei vari strumenti finanziari; -IAS 39 che riguarda la valutazione e contabilizzazione degli strumenti finanziari. Le principali voci da analizzare sono i titoli di proprietà della banca, i crediti e le passività della banca. I titoli di proprietà della banca sono classificati in: titoli valutati al fair value che in sede di redazione del bilacio vanno valutati a prezzo di mercato se il titolo è quotato altrimenti in base al prezzo di prodotti simili o del loro valore attuale netto (VAN), il risultato della valutazione va imputata a conto economico; titoli Held to Maturity che riguardano attività detenute sino alla loro scadenza valutati al costo ammortizzato (prezzo di acquisto più componenti accessorie) e lOM oAR c P S D| 461 19 82 25 contabilizzati al fair value; titoli Available for Sale che riguardano titoli non compresi nelle categorie precedenti ,valutati e contabilizzati al fair value. I crediti delle banche vengono inseriti nel portafoglio Loans and Receivables, sono contabilizzati al fair value comprensivo dei costi di transazione, la valutazione viene invece fatta al costo ammortizzato. Il tasso di interesse effettivo dei crediti è quel tasso che rende il valore attuale dei loro flussi di cassa futuri uguale al valore iniziale di iscrizione dello strumento stesso; si ha una loro svalutazione quando il valore contabile risulta superiore al valore di realizzo, tale differenza va iscritta nel conto economico alla voce “rettifiche di valore”. Un'alternativa a tale metodo di valutazione è il metodo del fair value utilizzando il prezzo di mercato. Dopo la valutazione del singolo strumento c'è la valutazione collettiva di strumenti raggruppati in categorie omogenee. Le passività della banca sono classificate in passività finanziarie valutate al fair value che vanno appunto valutate e contabilizzate al fair value senza tener conto dei costi e dei proventi delle transazioni perchè imputati a conto economico, altre passività finanziarie che riguardano gli altri debiti contratti dalla banca contabilizzate al fair value e valutate col criterio del costo ammortizzato. Dal 2011 gli intermediari finanziari devono seguire la stessa disciplina prevista per le banche nella stesura del bilancio d'esercizio. Tuttavia all'attivo hanno una voce tipica che li contraddisitngue relativa ai crediti derivanti da attività di leasing e factoring, le attività materiali che comprendono impianti,macchinari,investimenti immobiliari e le attività immateriali relative all'avviamento. In relazione alconto economico le voci tipiche sono le rettifiche di valore su attività materiali e immateriali. 35. “Gli equilibri di gestione delle banche” Anche la banca, come ogni altra impresa, persegue l'obiettivo di creare valore cosa che è possibile solo raggiungendo gli equilibri economico, finanziario e patrimoniale. Si ha equilibrio patrimoniale quando il totale delle attività supera le passività sicchè abbiamo un patrimonio netto positivo e la banca è solvibile. Di solito lo squilibrio è causato da un divario tra durata delle attività e delle passività e lo si può evitare ricorrendo ad una forte capitalizzazione della banca. Si ha equilibrio economico in un esercizio quando il totale dei ricavi supera il totale dei costi generando un utile che se reinvestito nella banca assume forma di autofinanziamento della stessa facilitando il raggiungimento dell'equilibrio patrimoniale. Si ha equilibrio finanziario se i flussi di cassa in entrata sono superiori ai flussi di cassa in uscita. Affinchè ciò avvenga è necessaria un'elevata disponibilità di cassa per far fronte ai pagamenti. In caso di squilibrio finanziario, viene toccato anche l'equilibrio economico a causa dei costi da sostenere per reperire la liquidità necessaria, e l'equilibrio patrimoniale a causa di un aumento delle passività dovuto ai maggiori indebitamenti o cessione delle attività che quindi si riducono. Per effettuare una corretta analisi del bilancio tramite indicatori sintetici, è necassaria una riclassificazione del bilancio stesso. Con la riclassificazione dello stato patrimoniale avremo un attivo composto da: attività fruttifere di interessi che sono attività che generano interessi attivi quindi ricavi, attività non fruttifere di interessi ossia attività che non generano interessi ma margini sui contratti, attività reali cioè immobilizzazioni materiali e immateriali necessari per svolgere l'attività; il passivo è invece composto da: passività onerose cioè debiti che comportano il pagamento di interessi passivi, passività non onerose che non comportano il pagamento degli interessi passivi, mezzi propri ossia il finanziamento della banca apportato dagli azionisti stessi. La banca è solvibile quando i mezzi propri sono positivi oppure quando il totale attivo è maggiore delle passività onerose e non onerose. La riclassificazione del conto economico ha forma scalare al fine di evidenziare dei margini intermedi. Il primo margine è il margine di interesse (MI)dato dalla differenza tra interessi attivi e passivi quale risultato della gestione di intermediazione creditizia. Aggiungendo dal margine di interesse i costi e i ricavi non finanziari relativi alle altre attività svolte otteniamo il margine d'intermediazione tradizionale (MICN). Se poi al MICN aggiungiamo le minusvalenze e le plusvalenze derivanti dalla cessione di attività otteniamo il margine d'intermediazione lOM oAR c P S D| 461 19 82 26 complessivo (MIF). Tenendo conto anche delle rettifiche e delle riprese delle attività finanziarie detenute arriviamo al risultato netto della gestione finanziaria (RNGF). Il risultato totale della gestione (RG) è calcolato sottraendo al RNGF anche i costi operativi, gli accantonamento ai fondi rischi e oneri e le varie rettifiche di valore. Se poi al RG aggiungiamo il risultato delle operazioni straordinarie non rientranti cioè nell'attività tipica dell'intermediario otteniamo l'utile lordo (UL), dal quale sottraendo le imposte arriviamo all'utile netto (UN) quale risultato finale di tutte le gestioni analizzate. 36. “Gli indici di bilancio” Informazioni molto importanti possiamo ottenre valutando gli indici di bilancio che si ricavano mettendo a confronto voci dello stato patrimoniale e/o del conto economico riclassificati. Tali indici ci permettono di conoscere l'evoluzione che ha avuto nel tempo la banca, di confrontarla con gli equuilibri di altre realtà concorrenti e di decidere su ulteriori investimenti.Gli indici da soli non bastano per esprimere un giudizio complessivo, vengono impiegati infatti altri strumenti come quelli di programmazione e controllo della gestione, di previsione dei flussi finanziari e sistemi di controllo dei rischi . L'indice principale che tutti conosciamo utlizzato per misurare la redditività è il ROE (return on equity), esso esprime il ritorno sugli investimenti ossia il momento in cui il reddito riesce a coprire l'investimento degli azionisti. Esso è dato dal rapporto tra utile al netto delle imposte e i mezzi propri e viene ricavato da un albero di indici in cui si analizzano appunto diversi rapporti tra cui il rapporto tra utile netto e utile lordo che misura l'effetto delle imposte sulla gestione, il rapporto tra utile lordo e risultato della gestone che misura l'effetto della gestione straordinaria sul rusultato economico, il rapporto tra risultato di gestione e risultato della gestione finanziaria che misura l'incidenza della gestione operativa sul risultato totale, il rapporto tra risultato netto della gestione finanziaria e margine di intermediazione complessivo che misura l'incidenza delle svalutazioni e delle riprese di valore sul risultato della gestione finanziaria, il rapporto tra margine di intermediazione complessivo e margine di intermediazione tradizionale che misura il contributo della gestione finanziaria, infine il rapporto tra margine di intermediazione tradizionale e margine di interesse che misura il contributo delle attività offerte ai clienti nella determinazione del margine di intermediazione tradizionale. Un'altro indice da sempre utilizzato è il ROA (return on asset) che esprime la redditività dell'attività tipicamente svolta dalla banca rispetto agli investimenti totali effettuati e infatti è espesso dal rapporto tra margine di interesse e totale attività, il rapporto tra il totale delle attività e i mezzi propri utilizzati è detto leva finanziaria. Essa aumenta sempre di più se si ricorre a forme di indebitamento per far aumentare la redditività;per questo le banche hanno introdotto dei limiti all'utilizzo della leva finanziaria soprattutto in momenti dicrisi, cercando di reperire risorse finanziarie ricorrendo ad una maggiore dotazione di mezzi propri e non all'indebitamento. 37. “I servizi di investimento” L'elenco dei servizi di investimento che gli intermediari possono svolgere è tassativamente indicato dalla legge che può però ampliarli in base alle esigenze del mercato. Ad oggi possono svolgere attività di negoziazione per conto proprio, esecuzione di ordini per ordine dei clienti, gestione di portafogli individuali, consulenza in materia di investimenti; tutti i servizi devono però avere af oggetto strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, derivati). Le banche e le imprese di investimento possono svolgere tutte le attività di investimento, le società di gestione del risparmio possono svolgere attività di gestione dei portafogli e consulenza in tema di investimenti, le società di gestione dei mercati regolamentati possono svolgere attività di gestione dei sistemi di negoziazione, gli intermediari finanziari possono svolgere attività di esecuzione degli ordini solo su strumenti derivati e servizi di collocamento di tutti gli strumenti finanziari. Il servizio di esecuzione di un ordine per conto del cliente parte col conferimento dell'ordine di acquisto dell'investitore ad un intermediario con indicazione sulla quantità, tipo di strumento, limiti lOM oAR c P S D| 461 19 82 29 La gestione collettiva del risparmio invece, riguarda la gestione delle attività finanziarie di più investitori consentendo così di diversificare il portafoglio di attività con l'effetto di usufruire di una riduzione del rischio. I fondi comuni di investimento sono patrimoni autonomi appartenenti ad una pluralità di investitori formati in seguito ad emissioni di quote. La loro gestione è affidata a società di gestione del risparmio che devono indicare in un regolamento, soggetto ad approvazione della Banca d'Italia, la loro denominazione, durata, tipi di beni in cui investire, gli intermediari coinvolti. La società di gestione del risparmio provvede a collocare i titoli sul mercato, a effettuare gli investimenti indicati nel regolamento operando in nome proprio ma per conto di terzi, esercitando anche il diritto di voto relativo agli strumenti finanziari gestiti senza possibilità di intervento da parte dei partecipanti al fondo. Il patrimonio del fondo è autonomo rispetto al patrimonio dei partecipanti per cui esso non può essere aggredito dai creditori di questi. Gli investitori possono solo chiedere il rimborso della quota ottenendo un guadagno in caso di differenza positiva tra prezzo di acquisto e valore rimborsato. Se tale rimborso può avvenire in ogni momento così come i successivi collocamenti, il fondo si definisce aperto. Se il rimborso può avvenire solo alla scadenza prevista nel contratto ed è previsto solo un collocamento iniziale, il fondo è definito chiuso. Le disponibilità finanziarie e liquide del fondo vengono depositati in una banca (banca depositaria) che svolge anche una funzione di controllo sulle operazioni effettuate in modo da esercitare anche un ruolo di garanzia per l'investitore. 40. “I fondi immobiliari chiusi di diritto italiano” Tra i fondi comuni di investimento abbiamo i fondi immobiliari di diritto italiano disciplinati dalla legge 86/1994 e successivamente dalla legge 410/2001 che ha introdotto un regime fiscale più favorevole (ristretto nuovamente dalla legge 122/2010) e una regolamentazione più flessibile. I fondi immobiliari sono gestiti da società di gestione del risparmio (SGR) e possono investire solo in beni immobili, diritti reali immobiliari, partecipazioni in società non quotate che svolgono attività di costruzione, alienazioni di immobili. I fondi immobiliari sono fondi chiusi, caratterizzati da una attività di selezione, valutazione e gestione degli investimenti; i proventi sono dati dai canoni di locazione percepiti sugli immobili e il valore realizzato in caso di cessione della proprietà ai quali si applica una tassazione del 20%. Il fondo non può investire più del 10% delle proprie attività in società immobiliari di costruzione. Se il fondo non è speculativo, si può ricorrere ad indebitamento nel limite del 60% del valore degli immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari e del 20% degli altri beni; per i fondi speculativi non opera alcun limite. Se la sottoscrizione delle quote è inferiore a 25000 euro è necessaria la quotazione obbligatoria sul mercato regolamentare. Nei fondi quotati bisogna conoscere due tipi di valori: il valore attuale netto (NAV) ossia il valore dell'immobile al netto dei costi, e il valore di quotazione cioè il prezzo di scambio delle azioni sul mercato. La differenza tra i due valori ci darà lo sconto sul NAV (perdita) se il valore di quotazione è inferiore al NAV, oppure il premio sul NAV (guadagno) se il valore di quotazione è superiore al NAV. I fondi immobiliari hanno alcuni elementi tipici che li caratterizzano: prevedono un investimento inferiore rispetto all'investimento diretto in immobili, se quotati in borsa hanno un alto grado di liquidità, presentano dei costi di gestione più bassi rispetto all'investimento diretto grazie alle economie di scala, presentano un forte collegamento tra rendimento finanziario e rendimento del mercato immobiliare e soprattutto permettono di diversificare il portafoglio immobiliare con conseguente diminuzione del rischio. Nel mercato immobiliare possono ricorrere tre tipi di rischio: -rischio di mercato: è causato dall'andamento sfavorevole del mercato immobiliare o finanziario; -rischio di credito: dipende dalla capacità dei locatori di pagare i canoni e dalla capacità dell'emittente di far fronte al capitale e agli interessi; -rischio di liquidità: dipende dalle caratteristiche proprie del mercato immobiliare. lOM oAR c P S D| 461 19 82 30 In base alla modalità di costituzione, i fondi immobiliari possono formarsi in seguito ad una raccolta diretta di denaro presso i sottoscrittori (fondi ordinari) e il loro investimento in beni immobili o diritti reali immobiliari a cura sempre della SGR, oppure tramite il conferimento diretto di beni immobili o diritti reali immobiliari (fondi di apporto o conferimento) da parte di soggetti che poi ricevono in cambio quote del fondo, infine alcuni fondi sono formati dal conferimento sia di denaro da investire che di beni immobili (fondi misti). Con riferimento ai destinatari delle quote abbiamo una distinzione tra fondi retail e fondi riservati. I primi sono destinati ai piccoli risparmiatori tutelati da una normativa più stringente, i secondi invece ad investitori qualificati e istituzionali che essendo professionisti nel campo non necessitano di elevata tutela. I fondi con quote di ammontare superiore a 250000 euro devono avere per legge la natura di fondo chiuso. I fondi possono essere gestiti da SGR speculative o SGR ordinarie. In base agli stili di gestione abbiamo: -fondi core, caratterizzati da un basso ricorso alla leva finanziaria e un basso profilo di rischio investendo in immobili già locati; fondi core plus, caratterizzati da una parte di immobili ancora sfitti e contenuto ricorso alla leva finanziaria; -fondi value added, investono in immobili da ristrutturare con moderato ricorso alla leva finanziaria; -fondi opportunistic, sono caratterizzati da un alto profilo di rischio e leva finanziaria consistente. 41. “Le società di gestione del risparmio, le SICAV e le SIIQ” Le società di gestione del risparmio (SGR) hanno la forma giuridica dii società per azioni che si occupano della raccolta e gestione del capitale attraverso una struttura adeguata a tal fine. Esse possono promuovere e gestire propri fondi comuni d'investimento o fondi pensione, gestire patrimoni di altre SGR o SICAV, prestare servizi di consulenza, commercializzare quote o azioni proprie o di terzi. Il compito delle SGR è quello di aumentare il valore dei fondi gestiti e prestare garanzia agli investitori grazie alla loro struttura organizzativa, infatti vi è il consiglio di amministrazione della stessa a decidere l'indirizzo strategico della società, le attività e le caratteristiche dei fondi, un consigliere delegato che seleziona gli investimenti e si occupa della pianificazione e del controllo dei sistemi operativi, un'unità interna indipendente dalle altre che si occupa del controllo interno delle procedure messe in atto, del rispetto della normativa, un comitato investimenti che decide sulle varie proposte di investimento essendo esperti in ambito immobiliare. La gestione operativa del fondo è invece affidata ad un manager (found manager) responsabile nei confronti del consiglio di amministrazione, se il fondo ha dimensioni medie, egli può anche gestire più fondi. La funzione di amministrazione e controllo si occupa appunto di tutta la parte amministrativa del fondo mentre il risk management ha il compito di monitorare il rischio degli investimenti effettuati. Se il fondo immobiliare è di tipo chiuso abbiamo anche un comitato consultivo composto da tre soggetti scelti dall'assemblea che rilascia pareri su operazioni in conflitto di interesse, operazioni di compravendita superiori a 5 milioni di euro, approvazione del business plan. Gli esperti indipendenti hanno invece la funzione di valutare gli immobili ed esprimere perizie o stime sulla performance del fondo. L'assemblea dei sottoscrittori è invece formata da tutti i titolari delle quote del fondo e si deve esprimere in caso di liquidazione anticipata, sostituzione della SGR, modifiche relative alla politica di gestione. Infine potrebbe esserci un global advisor che aiuta la società di gestione nella definizione delle politiche di investimento, riporta studi e analisi di settore. Dal punto di vista contabile, la principale voce dell'attivo patrimoniale è rappresentata dalle risorse finanziarie di gestione; il ricavo principale è dato dalle commissioni attive, mentre i costi più incisivi sono relativi alle commissioni passive pagate agli altri intermediari per poter operare. La differenza tra commissioni attive e passive ci dà il margine lordo che dovrà coprire i costi operativi tra i quali il costo per il personale è il più consistente, avendo bisogno di persone esperte. Il risultato della gestione finanziaria è invece dato dalla differenza tra i proventi o gli oneri derivanti dagli investimenti effettuati più i dividendi e gli interessi maturati. lOM oAR c P S D| 461 19 82 31 Le società di investimento a capitale variabile (SICAV) si occupano della gestione collettiva del risparmio emettendo azioni proprie che danno al sottoscrittore la qualità di socio e per questo il diritto di voto e partecipazione nella gestione della società. La sottoscrizione e il rimborso delle quote può avvenire in ogni momento. Le società di investimento immobiliare quotate (SIIQ) sono sempre società per azioni che investono in immobili da locare ma sono quotate in borsa. La loro caratteristica principale è che possono godere di un sistema di tassazione agevolata che prevede l'imposizione dell'utile solo una volta distribuito ai soci e non quindi alla società. Il regime fiscale agevolato previsto dalla legge 296/2006 verrà applicato solo se tali società sono costituite in forma di società per azione, residenti nel territorio dello stato, gli azionisti di controllo non hanno una quota superiore al 51%, l'80% dell'attivo è investito in immobili, l'85% degli utili annuali vengono distribuiti ai soci. I servizi di consulenza in materia di investimenti sono delle raccomandazioni personalizzate al cliente cioè adatte a quel tipo di cliente specifico. Se invece vengono rese pubbliche non sono più personalizzate. Questo tipo di servizio può essere svolto da banche, SGR, o persone fisiche iscritte all'albo dei consulenti finanziari e che hanno requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza in cambio di una commissione. 42. “Le imprese d'investimento, le attività di merchant banking e corporate finance” L'intermediazione creditizia ha avuto una modifica sostanziale nel tempo, infatti fino agli anni 70 e 80 i risparmiatori investivano quasi esclusivamente in titoli di stato a breve (BOT) rilasciati dalle banche grazie agli interessi elevati che riconoscevano, poi con l'intervento della politica comunitaria che cerca di equiparare i tassi in tutti i paese dell'Unione Europea e con la riduzione della spesa pubblica i risparmiatori si sono orientati verso altri strumenti finanziari che danno maggiori rendimenti (azioni, obbligazioni). Questo cambiamento ha portato ad una riduzione della redditività delle banche che hanno cercato profitti in altre attività. Le imprese di investimento, ossia le società di intermediazione mobiliare (SIM), le imprese di investimento comunitarie e le imprese di investimento extracomunitarie, possono svolgere tutti i servizi di investimento. Le SIM di servizio non assumono posizioni in proprio ma per conto di terzi per cui all'attivo patrimoniale hanno la liquidità generata dalle commissioni e le immobilizzazioni materiali necessarie al loro funzionamento. Il passivo è costituito dai mezzi propri. Le SIM che svolgono attività di dealing o underwriting assumono anche posizioni in proprio per cui all'attivo hanno i titoli di proprietà che producono interessi e dividendi. Per questo sono esposte al rischio di oscillazioni relative ai tassi di interesse e se estere anche ai tassi di cambio e fanno un ampio ricorso all'indebitamento. Le banche possono svolgere anche altri servizi di natura finanziaria per soddisfare esigenze più complesse. Ci riferiamo all'attività di merchant banking e corporate finance. Il merchant banking è l'attività con la quale la banca finanzia un'impresa sottoscrivendo essa stessa una partecipazione azionaria a titolo di capitale di rischio dell'impresa per valorizzare l'impresa partecipata al fine di realizzare un elevato profitto al momento del disinvestimento. La banca non vuole assumere il controllo dell'impresa ma solo collaborare con gli azionisti e il management per stimolarli al cambiamento. Il contributo finanziario della banca è detto seed capital se viene dato in fase ancora sperimentale dell'impresa, start-up financing se viene concesso nei primissimi momenti di vita, expansion financing se dato per supportare la crescita o lo sviluppo di imprese già esistenti, replacement capital se volto a sostituire parte degli azionisti non più interessati alla vita aziendale. Tale attività può essere svolta tramite un intervento diretto col quale la banca sottoscrive il capitale dell'impresa, o tramite un intervento indiretto sottoscrivendo quote di un fondo comune di investimento che poi andrà ad acquisire parte del capitale dell'impresa. L'attività di corporate finance è un'attività molto complessa rivolta ad imprese clienti al fine di ottimizzare le loro scelte in ambito finanziario. Si è soliti distinguere al suo interno l'attività di merger and acquisition e l'attività di capital restructuring. La prima attività consiste in una serie di servizi (ricerca dei partner, valutazione della fattibilità economica e finanziaria dell'operazione,
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