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Economia dei servizi finanziari; appunti lezioni;, Appunti di Economia Finanziaria

Appunti sintetici presi a lezione; corso Economia dei servizi finanziari; PRIMO MODULO

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 13/11/2022

Mariopio18
Mariopio18 🇮🇹

4.3

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Scarica Economia dei servizi finanziari; appunti lezioni; e più Appunti in PDF di Economia Finanziaria solo su Docsity! Lezione 1b Il sistema finanziario è composto da intermediari finanziari e mercati. Cosa si scambia nei mercati finanziari? Si scambia liquidità, soldi. Chi può fare questa operazione? Appunto o gli IF (banche ad es.) o i mercati. Abbiamo a sx famiglie, imprese e settore pubblico; a dx gli stessi soggetti. Ma, a dx abbiamo i soggetti che hanno bisogno di liquidità, a sx i soggetti che hanno liquidità da dare in prestito, soggetti definiti US unità in surplus, cioè hanno un SF positivo. Quelli alla dx sono UD unità in deficit, hanno cioè SF negativi.  Quando una famiglia è in surplus? Una famiglia è in surplus quando il proprio reddito è superiore ai consumi, cioè quando ha un risparmio positivo (S>0). Quando invece è in deficit? Quando il consumo è maggiore del reddito. Normalmente le famiglie medie si trovano in deficit finanziario per tipologie di consumi quali, comprare auto, casa, cioè per beni durevoli, che costano molto e durano tanti anni; è questo che giustifica il fatto di indebitarsi, dato che spalma quel costo nel tempo.  Le imprese invece, quando sono in surplus? Quando hanno un utile (risparmio) che possono reinvestire (autofinanziamento) ad esempio in attività produttive (AR) o di fare finanza. Quando invece le imprese sono in deficit? Quando devono coprire investimenti. (non per coprire costi ordinari).  Settore pubblico quando è in surplus? Mai. Italia prima fra tutti, ha un debito pubblico di 1/3 di quello di tutta Europa; è molto fragile finanziariamente ecco perché se lo spread aumenta ci fa male, perché vuol dire che per prendere a prestito soldi, lo Stato deve pagare più interessi. Lo stato finanzia il proprio debito emettendo titoli del debito pubblico, cioè facendosi prestare soldi dagli acquirenti di quei titoli. Come fanno i risparmi (S) a finanziare gli investimenti (I)? Attraverso “trasferimenti di fondi” operati da tre canali. Il primo è quello dei mercati chiamato canale diretto, perché funziona tramite i titoli (azioni, obbligazioni, titoli di stato). Le imprese o lo stato emettono dei titoli che vengono comprati dai risparmiatori sul mercato monetario e obbligazionario (titoli e obbligazioni) e azionario (azioni). Diretto perché comprando azioni di una società sto trasferendo soldi direttamente a quella società, non c’è un’intermediazione, sono i mercati a fare da filtro, e sul mercato risparmiatori e imprese si incontrano direttamente. Lo strumento quindi sui mercati per far transitare la liquidità sono i titoli. Il canale delle banche e degli altri intermediari finanziari si chiama canale indiretto. Perché in questo caso il passaggio è duplice, da un lato le US depositano i propri soldi in banca, (raccolta della banca) che a sua volta presta questi soldi alle imprese. Per questo si chiamano intermediari finanziari (IF), perché intermediano tra UD e US. La banca fa quindi due operazioni, raccolta presso le US e impieghi presso le UD. US = unità in avanzo finanziario; UD = unità in disavanzo finanziario Le US maturano un credito (attività) verso le UD, le quali maturano a loro volta un debito (passività). I soggetti che prestano soldi (US) diventano datori di fondi mentre invece coloro che li ricevono (UD) si definiscono prenditori di fondi. La banca da un lato fa raccolta (founding) che per la banca rappresenta una passività, perché è debitrice verso i risparmiatori; a sua volta con la raccolta di soldi che fa, li presta alle UD tramite prestiti (impieghi; banking book) che possono essere a vista (breve e brevissimo termine) o a m/l termine. Le banche fanno la loro attività gratis?  nel fare i depositi, la banca dovrebbe pagare degli interessi ai depositanti, interessi negativi per le banche; per i prestiti che invece fa alle UD richiede degli interessi che per la banca rappresentano interessi positivi. La differenza tra questi due tipi di interessi è il cosiddetto margine di interesse. Le banche oggi non pagano però quasi più interessi sui depositi anzi applicano commissioni. Il motivo del basso interesse sui depositi è dovuto anche al grado di incertezza su di essi, che è quasi nullo. In generale, oggi per le banche, l’entrata principale è rappresentata dalle commissioni. N.B. le poste sono da questo punto di vista simili alle banche; queste svolgono la funzione monetaria e creditizia (fare prestiti), le poste solo la funzione monetaria (mettere a disposizione moneta)  come si nota dalla figura, ci sono tre canali che spostano risorse, ma anche una specificazione: c’è una freccia che collega il primo canale e il terzo. Fondamentalmente abbiamo tre canali, più un altro. Il (1) è il canale indiretto; il (2) e il (3) consentono un passaggio invece diretto dalle US alle UD (le US comprano un titolo emesso dalle UD, i soldi vanno direttamente nelle casse delle UD) N.B. Titoli = securities Titoli di debito  tipicamente obbligazioni (bond): sono uno strumento finanziario tramite i quali un’UD raccoglie fondi, come un prestito vero e proprio, quindi l’UD deve restituirli. Titoli di capitale  tipicamente azioni (equity, shares): sono uno strumento finanziario che rappresenta una parte del capitale dell’impresa; non sono quindi un prestito, ma un acquisto di una parte di quell’impresa. Per cui chi compra azioni sta trasferendo fondi come le obbligazioni ma non con la promessa di restituzione. Chi compra azioni guadagna o dai dividendi distribuiti o dal capital gain, cioè dalla vendita futura ad un prezzo superiore a quello d’acquisto. Il canale diretto si divide in due: Quello classico chiamato canale diretto autonomo: casi in cui le aziende hanno ad esempio un consulente finanziario interno, un broker che compra direttamente sul mercato finanziario i titoli, mercato che, come detto, può essere obbligazionario (obbligazioni); azionario (titoli di capitale, azioni), monetario (si vendono strumenti finanziari ad esempio una grande aziende può decidere di vendere una parte del proprio attivo, ma anche gli acquisti di valuta estera, ad es. deciso di convertire una somma in € in yen, sperando che in futuro riconvertendoli in € abbia un guadagno. Questo canale si definisce del risparmio amministrato. Di mercati esistono quelli regolamentati e non regolamentati. La borsa valori è un mercato regolamentato; i secondi (OTC, over the counter); la differenza principale è che i primi sono mercati di massa, centralizzati, plurilaterali: ci sono tanti venditori e compratori. I secondi sono invece bilaterali, un venditore e un acquirente. Il secondo invece, quello del risparmio gestito, ha di diverso che c’è un intermediario in mezzo, un soggetto che si occupa di fare la compravendita. Questo succede quando il compratore è un piccolo risparmiatore, il quale si affida al risparmio gestito, come i fondi di comuni di investimento (compro una quota del fondo) questi IF si chiamano investitori istituzionali con delega, potremmo dire che è quindi un canale diretto con delega, perché io risparmiatore delego un IF a comprare/vendere per conto mio, scelgo magari la tipologia ma non so in quante quantità/qualità, diversificazione. Tali IF sono specializzati, raccolgono fondi dagli investitori, si fanno dare una delega dal risparmiatore e periodicamente informano quest’ultimo dell’andamento. Oppure i fondi pensione: i dipendenti principale motivo della politica monetaria è la stabilità dei prezzi quindi la lotta all’inflazione. Perché la funzione monetaria, quindi il moltiplicatore monetario rischia di generare inflazione. Questa funzione incide sia sulla (1) che sulla (3). Funzione creditizia o di intermediazione: attraverso il canale diretto e indiretto, che consentono di trasmettere i flussi finanziari dalle US alle UD. Copertura dei rischi puri e gestione dei rischi speculativi: i primi sono quei rischi che possono provocare solo perdite, quelli speculativi sono rischi che possono produrre perdite o guadagni. Contro i primi ci si può solamente assicurare; quelli speculativi vanno gestiti, tipicamente, attraverso contratti derivati che danno vita ai titoli derivati. N.B. le funzioni hanno due fasi, quella iniziale che è quella di negoziazione, produzione o emissione e la fase della circolazione o compravendi, cessione (1) La funzione monetaria consiste nella produzione e circolazione della moneta sia come moneta legale (i contanti) sia moneta bancaria (strumenti di debito della banca, ad es. i conti correnti, i depositi, chiamati strumenti di debito perché per la banca sono un debito) che sono accettati dal mercato come fossero moneta legale. Quando pago con carta di credito o bancomat, chi riceve quel pagamento non sta ricevendo della moneta legale ma della moneta bancaria che però vale come se fosse come moneta legale. Come si crea la moneta? La moneta legale nasce per mezzo della funzione di emissione della BCE; la moneta bancaria nasce dall’emissione delle banche (oggi possono farlo anche le poste e gli istituti di moneta elettronica IMEL). N.B. La moneta legale, emessa dalla banca centrale, si chiama base monetaria, quella grandezza di politica monetaria “di partenza” dal quale poi scatta il meccanismo di moltiplicazione monetaria. Quindi il sistema dei finanziamenti è chiamato ad assicurare la funzionalità del sistema dei pagamenti, ovvero un efficiente funzionamento dei meccanismi di produzione e di circolazione della moneta. Le banche in questo senso diventano il soggetto principale poiché rappresentano il tramite necessario per realizzare i pagamenti. Per questo il sistema dei pagamenti viene definito sistema interbancario perché ogni volta che facciamo pagamenti attraverso moneta bancaria (assegni, carta di credito, bonifico) stiamo trasferendo soldi da una banca all’altra. La funzione monetaria si concretizza nei rapporti che legano ciascuna banca alla sua clientela (depositanti e imprese) alla quale fornisce gli strumenti necessari per effettuare i pagamenti (consumi e investimenti). (2) La funzione di trasmissione della politica monetaria. Questa seconda funzione, agisce sia sulla funzione monetaria che sulla successiva funzione creditizia (la seconda grande funzione delle banca), il che vuol dire che agisce da un lato sui mezzi di pagamento come ad esempio sulla base monetaria, cioè emettendo moneta legale (azione sulla funzione monetaria); dall’altro lato agisce sugli strumenti finanziari cioè su tutte quelle operazioni a debito e a credito, che fanno le banche, tramite ad esempio la manovra dei tassi di sconto, il coefficiente di ro ecc. (azione sulla funzione creditizia o di intermediazione). Questa funzione, attraverso la funzione monetaria e di intermediazione mette in collegamento l’economia monetaria con quella reale, cioè fa si che la moneta, venga emessa e circoli tramite la funzione monetaria e che poi diventi prestiti nell’economia reale, tramite la funzione creditizia (cinghia di trasmissione). Tale processo è governato dalla BCE, attraverso gli strumenti di politica monetaria, come ad esempio facendo leva sulla moneta creata in proprio (base monetaria) agisce sull’offerta complessiva dei mezzi di pagamento, sul volume dei finanziamenti alle imprese, sulla quantità degli strumenti finanziari offerti ai risparmiatori e sui tassi di interesse. (3) La funzione creditizia o di intermediazione. Crea il collegamento tra i risparmi e gli investimenti consentendo di chiudere il circuito del reddito. In un’economia di mercato le decisioni di consumo sono prese da soggetti diversi da quelli che investono; quindi, per far passare i soldi dalle US e le UD c’è appunto bisogno della funzione creditizia o di intermediazione. Quindi in pratica, tale funzione consiste in, operazioni di prestito, che danno vita al cosiddetto, mercato dei finanziamenti cioè l’insieme di negoziazioni, di attività e di strumenti finanziari, cioè il luogo in cui l’incontro tra compratori e venditori determina il prezzo e di conseguenza il rendimento degli strumenti finanziari . I mercati dei finanziamenti si possono dividere in diverse tipologie, o per natura contrattuale (mercati delle azioni o delle obbligazioni o dei depositi) o per scadenza (bt, mt, lt) e poi possono esserci mercati a negoziazione diretta o mercati a negoziazione aperta, i primi sono il caso in cui ci sono solo due parti che stipulano il contratto (mercati bilaterali, risparmiatore e banca, banca e impresa. I secondi sono i cosiddetti mercati multilaterali ossia mercati in cui ci sono più parti che si incontrano come la borsa valori, i mercati non regolamentati ecc. N.B. non bisogna confondere il canale e i mercati a negoziazione diretta: la negoziazione diretta è uno scambio bilaterale, tra sole due parti, il canale diretto è il canale in cui un risparmiatore compra direttamente un titolo emesso dai finanziatori sui mercati, non ha bisogno di IF, fa quindi riferimento all’esatto contrario (la negoziazione diretta avviene nel canale indiretto). Attraverso i mercati dei finanziamenti il sf consente: 1) una redistribuzione delle risorse, dalle US alle UD; 2) una redistribuzione dei rischi mediante il collegamento intertemporale, perché normalmente i depositi (risparmi; raccolta) sono a vista, a brevissimo tempo, quindi, la banca deve metterli a disposizione dei risparmiatori subito; invece, i prestiti (impieghi) della stessa, sono a m/l termine. Cioè quando una banca presta soldi ad un’impresa lo fa con una durata di anni, quindi prestiti che verranno restituiti alla banca dopo molto tempo. Questa differenza intertemporale, questo collegamento intertemporale, è una fondamentale funzione delle banche, che in questo senso si assume il rischio sottostante. 3) una redistribuzione dei diritti proprietari, questo si ha nella compravendita di azioni, poiché queste sono un titolo di proprietà, comprando azioni compro quote e quindi diritto di proprietà di un’impresa, in questo senso ridistribuisce diritti proprietari. I canali di finanziamento si distinguono in canale diretto (mercati) e canale indiretto (IF), cioè il legame che si stabilisce tra gli operatori finanziari. Canale diretto: le US (prestatori finali di fondi) finanziano direttamente le UD (prenditori finali di fondi). In questo canale si stabilisce un legame diretto tra i bilanci dei due soggetti, perché le US ad esempio, acquista un titolo (obbligazione) che va a finire nel suo attivo, per i prenditori nel passivo; i due bilanci sono quindi collegati direttamente. Nel canale indiretto invece, succede che tra i due soggetti si infili l’IF, il quale raccoglie dalle US e presta alle UD; in questo caso, l’attività finanziaria non entra direttamente nei due bilanci, ma in quello dell’IF, nel quale avrà, l’attivo finanziario che fa riferimento alle UD e il passivo finanziario fa riferimento alle US. Perciò i canali di finanziamento si distinguono in diretti e indiretti sulla base del legame che si stabilisce tra i bilanci degli operatori finanziari. Per finanziare gli investimenti le imprese possono seguire diversi canali; possono rivolgersi ai mercati finanziari (richiedere un prestito esterno) oppure possono autofinanziarli cioè rimediare le risorse finanziarie al proprio interno (autofinanziamento) attraverso, ad esempio, gli utili degli anni precedenti che non vengono distribuiti. Tramite la funzione creditizia quindi si garantisce il finanziamento degli investimenti che non sono autofinanziati, assicurando i questo modo la continuità dei processi di finanziamento e accumulazione del capitale redistribuendo le risorse attraverso una valutazione e selezione degli investimenti reali programmati delle imprese. L’accumulazione del capitale fa riferimento all’aumento del capitale fisico quando fanno investimenti: il capitale fisico dell’impresa è dato dagli investimenti fatti al tempo 1, 2 ,3 n.., questo si chiama processo di accumulazione del capitale. Quindi la funzione creditizia consentendo gli investimenti, consente anche una accumulazione del capitale fisico delle imprese e, inoltre, consente una valutazione e una selezione degli investimenti, perché le banche nel concedere prestiti, fanno la cosiddetta attività istruttoria, chiedono il bilancio, business plan, fanno quindi un’operazione di screening selezionano quindi gli investimenti. Di conseguenza, l’azione combinata degli IF e dei mercati (canale diretto e indiretto) assicura anche la mobilità (circolazione) e la liquidabilità (possibilità di cederli e riscuoterli). Garantisce quindi che l’attivo finanziario possa essere ceduto sui mercati finanziari e che al termine della sua vita possa essere liquidato. Questo è importante perché consente di dar vita al cosiddetto mercato secondario, quel mercato in cui delle attività finanziarie possono essere venduti, ceduti, senza intaccare le passività a cui sono collegati. Ad es.: ho comprato un’obbligazione, a fronte di questa, l’impresa ha un passivo perché ha un debito, io posso cedere questa obbligazione sui mercati senza intaccare il prestito che l’impresa ha ricevuto. Quindi consente di tenere in vita il passivo e al tempo stesso di poter cedere l’attivo. (meccanismo dei mercati secondari: possibilità di cedere attività finanziarie sui mercati senza intaccare le passività da esse originate). Lezione 5 Dimensione strutturale del sistema finanziario. Complesso integrato di: 1) strumenti/contratti (rischi sottostanti); 2) operatori: istituzioni, intermediari: canale indiretto, in questo, è l’intermediario che si assume i rischi, il prestatore finale (depositante) deposita i suoi soldi, ma è la banca ad assumersi il rischio quando a sua volta li presta (rischio di credito, di mercato) e mercati: canale diretto; in questo, il prestatore finale (creditore) si assume direttamente i rischi sottostanti, cioè rischio di credito, cioè che chi ha ricevuto quel prestito non lo restituisce; ma anche il rischio di mercato.); 3) regole; Il SF si compone di strumenti e di operatori che sono due: intermediari e mercati. I mercati  i mercati si identificano con l’insieme degli scambi generalmente ma non necessariamente organizzato e regolamentato degli strumenti finanziari: esistono infatti due categorie di mercati, regolamentati e non regolamentati. I mercati possono essere dei luoghi fisici (borsa valori) in cui gli operatori specializzati svolgono la funzione di ricercare l’incontro tra domanda e offerta. Ma anche circuiti telematici di collegamento in cui confluiscono secondo certe regole e procedure gli ordini di acquisto e di vendita degli strumenti finanziari. Il mercato mobiliare è un segmento del mercato finanziario. I mercati sono classificabili: A seconda dei titoli che si vendono: azionari, obbligazionari, titoli di stato ecc. A seconda delle scadenze delle operazioni negoziate: monetario quindi a vista (prestiti interbancari, mercati in cui si scambia la valuta estera); dei capitali o finanziari (prestiti a m/l termine); A seconda della modalità di scambi, a negoziazione diretta (basati su relazioni bilaterali; fa riferimento al canale indiretto) cioè il mercato dei prestiti bancari, oppure mercati aperti ovvero il canale diretto. Un’altra distinzione fondamentale è che la struttura organizzativa consente di distinguere come anticipato, i mercati regolamentati e i mercati non regolamentati: i primi sono mercati ad asta centralizzata, cioè tutte le domande e tutte le offerte si incontrano, tale incontro determina l’andamento dei prezzi di titoli, azioni in borsa valori, ci sono quindi quotazioni concorrenziali; in questi operano operatori specializzati come broker, dealer, market maker quelli che venivano chiamati agenti di borsa, oggi si definiscono società d’intermediazione mobiliare (SIM) si chiamano infatti intermediari mobiliari e non finanziari (perché vendono titoli, non prestiti). I mercati invece non regolamentati (OTC, over the counter) sono mercati che innanzitutto non hanno luoghi fisici e quindi assenza di centralizzazione degli scambi e inoltre ci sono delle relazioni bilaterali, non ci sono tanti operatori e che vogliono comprare e tanti che vogliono vendere, ma si incontrano direttamente il venditore e il compratore. Mercati in cui in genere agiscono operatori specializzati, ma imprese o risparmiatori di grandi dimensioni, oppure investitori istituzionali, cioè imprese che gestiscono soldi di altri (fondi comuni di investimento, fondi pensione). Le caratteristiche principali dei mercati sono:  riduzione dei costi di ricerca: costo che si definisce di transazione ex-ante; definiti così perché costi associati agli scambi. I costi di transazione ex-post: può succedere che dopo aver concluso lo scambio esso non corrisponde a quanto pattuito, oppure ho stipulato un contratto e in seguito la controparte non adempie ad esso; questi costi sono quindi i costi associati al monitoraggio ed eventualmente alle azioni legali (costi legali). Gli IF consentono dunque di ridurre tali costi.  Caratteristiche organizzative differenti: presentazione proposte: centralizzato e non; stipulazione contratti: contratti di debito, di capitale, derivati; le regole di accesso all’informazione. reinvestito; cioè le riserve rappresentano sono una variazione del PN. Quindi l’utile dal punto di vista finanziario è uno strumento di autofinanziamento. Si può rappresentare uno SP in flussi anziché in stock? Si può fare e si chiama, conto della formazione del capitale. Si prende lo SP al 31/12/21 e si sottraggono le voci al 31/12/20: così che vediamo le variazioni dell’totale attivo e la variazione del totale passivo. Dal punto di vista finanziario possiamo definire il TA, impieghi e il TP, fonti perché l’attivo da quel punto di vista indica le modalità con qui l’impresa impiega le risorse finanziarie e il passivo le fonti di finanziamento, che possono essere a titolo di debito e a titolo di capitale proprio, PN. Anche il CE si può osservare dal punto di vista finanziario. La differenza tra le uscite prodotte dai costi e le entrate prodotte dai ricavi è l’utile, che chiamiamo con la lettera S, perché è l’equivalente a livello macro, dei risparmi, (savings), cioè dal punto di vista finanziario sono come risparmi (come una famiglia che in un anno ha entrate maggiori rispetto ai costi). L’utile è quindi la capacitò dell’impresa di risparmiare risorse finanziarie che può utilizzare per autofinanziarsi (S>0); nel caso di perdita S<0. Se S>0 l’impresa può o scegliere di distribuirlo o di reinvestirlo, destinandolo a riserve  autofinanziamento. N.B. In inglese attivo: assets; le passività: liabilities. Se AF > PF  posizione creditoria netta e PN > AR. Perché se ho una posizione creditoria netta il PN è più grande delle AR? Vuol dire che l’impresa riesce a finanziarsi con le proprie risorse interne, per cui ha più crediti che debiti. Se PF > AF  posizione debitoria netta e AR > PN. In questo caso per finanziare le proprie attività l’impresa deve indebitarsi. PN = PN + S = PATRIMONIO NETTO che è uguale alla differenza tra TA e PF. Il PN si incrementa per effetto del risparmio corrente (S) (o decremento se negativo, (perdita). Il PN si alimenta per effetto: dell’utile non distribuito, definito autofinanziamento, per apporti iniziali e successivi di capitali e inoltre per rivalutazioni/svalutazioni che si generano in seguito a variazioni delle AR o AF; sui mercati le grandezze economiche, tassi di interesse, di cambio e prezzi variano, e questo può determinare tali svalutazioni/valutazioni. Aspetto finanziario del CE Costi e ricavi possono essere visti come impieghi e fondi e se Ec – Uc = Sc. Se le Uc sono maggiori delle Ec avremo un utile negativo (perdita), quindi S<0; se le Ec > Uc avremo un utile positivo quindi, S>0. L’utile va ad incrementare il PN; la perdita lo decrementa (ecco il collegamento tra il CE e lo SP a fine anno). Quindi le entrate correnti e le uscite correnti sono inerenti alla gestione caratteristica; la natura dell’attività svolta dell’impresa che permette individuare la tipologia di entrate e uscite. Quindi, S può essere >0 (utile); <0 (perdita). Il risparmio (S) rappresenta quindi la variazione del patrimonio di ciascun anno, in aumento se è un utile in diminuzione se è una perdita. Quindi la variazione di PN è uguale a S. Al tempo stesso però, anche l’AR varia ogni anno e in particolare tale variazione è uguale agli investimenti I; Possiamo quindi rappresentare lo SP non come grandezza in stock ma come grandezza di flusso, definito conto della formazione del capitale. Esso indica di quanto è variato lo SP dal 31/12 (t0) al 31/12 dell’anno dopo (t1). è quindi la variazione delle voci di SP. La differenza fra la variazione del PN e la variazione delle AR (S – I) è definito SALDO FINANZIARIO. Quindi se S>I = deltaPN > delta AR  l’impresa è in grado di autofinanziarsi. Se S<I = deltaPN < deltaAR  l’impresa deve indebitarsi.  si può ricavare lo SP al tempo 1, prendendo lo SP al tempo 0 + la variazione dello SP al tempo 0  SP1 = SP0 + deltaSP0, quindi: il TA1 = TA0 + deltaAR (=I) + deltaAF; allo stesso modo TP = TP0 + S + deltaPF. Di conseguenza il mio SF = S – I = deltaAF – deltaPF o anche TP1 – TA1. Con questa formula in sostanza rappresento lo SP in flussi anziché in stock. Questa modalità di rappresentazione ci mostra qual è la modalità di copertura del nostro SF. Cioè se riesco a finanziarmi internamente o se invece c’è bisogno di indebitarsi. In particolare, SF = deltaAF – deltaPF, ci dice qualcosa in più e cioè che per ogni impresa, il SF si traduce o in un accumulazione del rapporto AF/PF o in un decumulo PF/AF, cioè, se S>I vuol dire che il rapporto tra AF e PF aumenta, quindi cresce l’attivo anziché il passivo: caso in cui l’impresa è in grado di autofinanziarsi. La capacità di autofinanziarsi può essere data in due modi: o tramite S; o tramite la riduzione del PF: Se invece S<I questo produce una riduzione del rapporto AF/PF e vuol dire che l’impresa si sta indebitando, essa non è in grado di autofinanziarsi o perché S è minore di I o perché aumentano le PF. L’informazione in più di quella espressione è quella che, per autofinanziarsi non c’è soltanto la strada dell’avere un utile e quindi investirlo ma anche quella riguardante la riduzione dei debiti; in entrambi i casi riesco a trovare risorse interne. Normalmente, se l’impresa è in surplus, implica che la differenza tra S – I sarà coperta o da una variazione positiva delle AF (ad es. avendo un SF positivo essa può aumentare i propri crediti, cioè ad esempio, concedere dilazioni ai propri clienti) o ridurre le PF (avendo risorse in eccesso essa può estinguere alcuni dei suoi debiti). Se invece l’impresa è in deficit, quel SF negativo sarà coperto o da un aumento delle PF (si indebita) o da una riduzione delle AF (riduce i propri crediti, vende dei titoli che possiede, chiama un cliente per farsi pagare prima, smobilizzo). Normalmente il settore estero a livello macroeconomico compensa gli altri tre settori, in modo tale che l’equilibrio macroeconomico è in pareggio; cioè se gli altri tre settori dello stato non sono in equilibrio e si genere un SF negativo, lo finanzia l’estero. Lo stato italiano ha un alto saldo negativo, chi si compra tutti i titoli del debito pubblico? L’estero. Ulteriori definizioni Abbiamo operatori in surplus quando, S > I ovvero deltaAF > delta PF (e normalmente al termine dell’anno questi soggetti sono creditori netti finali AF > PF) Gli operatori in deficit hanno S <I ovvero deltaAF < deltaPF (e normalmente sono debitori netti FINALI: AF < PF) Perché normalmente? Perché AF e PF sono grandezze stock deltaAF e deltaPF sono grandezze flusso. Quindi, non è detto che la variazione di flussi necessariamente porti alla stessa variazione del valore in stock. Non bisogna quindi confondere la definizione di SF (S – I = deltaAF – deltaPF) con la posizione creditoria o debitoria da stato patrimoniale (AF – PF). Quindi un SF positivo non vuol dire necessariamente a fine anno i miei crediti saranno maggiori ai miei crediti, perché dipende anche dalla situazione iniziale. L’aggregazione dei saldi finanziari Per ottenere l’equilibrio macroeconomico dovremmo sommare verticalmente tutte e definizioni che stanno alla sinistra dell’uguale; invece sommando tutti i valori alla destra dell’uguale otteniamo la rappresentazione macroeconomia del SF di un paese. Se sommiamo quelli a sinistra dell’uguale otterremo: (S – I) + (T – G) + (M – X) = 0  equilibrio macroeconomico. Uguaglianza che possiamo scrivere anche come: S – I = G – T + X – M  che equivale a deltaAF – deltaPF. Come si può interpretare? Se il settore pubblico è in disavanzo, G > T, quindi SFp < 0, come si finanzia? O con il settore privato, compra titoli pubblici (S – I) oppure il settore estero comprando titoli pubblici (X – M). Se invece il settore privato (consideriamo le imprese) fosse in disavanzo (S < I), o si finanziano attraverso le famiglie o attraverso l’estero. Questo equilibrio macroeconomico è vero ex-post (si verifica alla fine dei conti), ma ex-ante come ci si arriva? Tramite l’allocazione dei SF ossia tramite l’intermediazione finanziaria. Se semplificassimo questa uguaglianza considerando sole le AF sull’interno, cioè escludiamo l’estero, spostiamo a sinistra dell’uguale le attività sull’interno, che devono essere uguale alle attività esterne: se complessivamente questo saldo finanziario interno fosse negativo ci finanzierebbe l’estero; viceversa, saremmo noi a finanziare l’estero. Nel caso in cui invece un paese non facesse scambi con l’estero (sistema chiuso quindi se X – M = 0 per cui SFe = 0: questo caso si manifesta in due possibili situazioni: (1) paese autarchico; (2) esportazioni sono uguali alle importazioni X = M. Saldi finanziari, alcuni corollari. Il PN è una fonte di finanziamento stabile e duratura perché è a titolo di capitale, non prevede quindi un vincolo temporale di restituzione (non è a titolo di debito) Il saldo finanziario delle imprese Notiamo che, in questo prospetto sono indicate le attività e le passività finanziarie, in due diverse modalità: a sinistra abbiamo le consistenze di fine periodo (stock), in quella di destra abbiamo i flussi, cioè di quanto sono variate le PF nel 2018 e nel 2019. A sinistra abbiamo invece le PF del 2018 e del 2019 (valore stock). Cosa possiamo interpretare dal punto di vista economico in questa slide? I debiti finanziari, nel 2018 erano il 33,3% nel 2019 del 31,9 cioè c’è una diminuzione dell’indebitamento delle imprese. quindi le imprese in questi anni si sono indebitate via via di meno; è una cosa positiva? Il fatto che l’indebitamento diminuisca può essere interpretato in due modi diversi. Bisogna individuare il motivo della riduzione. Esso può infatti diminuire perché le imprese sono diventate più virtuose, hanno fatto più utili e quindi si sono autofinanziate; come può essere che le imprese hanno fatto meno investimenti, di conseguenza si sono indebitate di meno; potrebbe quindi anche segnalare una contrazione economica. N.B. il 4% dei titoli è dato dal totale titoli del 2019/totale delle passività 2019 = 140008/3832185 = 4% circa I prestiti bancari rappresentano circa il 15-20% delle fonti (indebitamento), mentre invece le azioni e le partecipazioni hanno un valore che va dal 47-50% (autofinanziamento). Quindi le imprese italiane negli anni 2018/2019 si sono più autofinanziate. È un aspetto positivo o negativo? Verrebbe da dire positivo, ma potrebbe ancora una volta essere che le imprese investono di meno, dunque riduce il loro fabbisogno finanziario e di conseguenza l’utile potrebbe rappresentare la maggiore fonte di investimento. Guardiamo adesso l’attivo. (AF). Come si fa da questa slide a calcolare i saldi finanziari? (n.b. SF = S – I = dAF – deltaPF; cioè è dato dalla differenza tra i flussi). Quindi: per calcolare il SF del 2019 prendiamo la variazione dell’attivo finanziario del 2019 – la variazione del passivo del 2019 (16847). Nel caso del 2018 è uguale alla differenza tra la variazione delle attività finanziarie del 2018 e la variazione del passivo finanziario del 2018 (8221). Nel 2018 il SF è positivo, così come nel 2019. In questo ultimo il SF è maggiore rispetto al 2018. Ciò indica a livello macroeconomico, una cosa potenzialmente positiva, perché significa che le imprese hanno un saldo finanziario positivo che è addirittura aumentato rispetto al 2018. Sapendo che il SF delle imprese dovrebbe essere negativo, perché qui sono positivi? È una situazione anomala. Nella slide, cosa significa il segno meno davanti ai flussi? Che i debiti sono diminuiti rispetto all’anno precedente. Se guardiamo per esempio quello successo nel 2018 vediamo che c’è una variazione negativa sia nell’attivo che nel passivo, sono diminuiti sia i crediti che i debiti, ma i debiti in misura maggiore dei crediti, perciò il SF è positivo. Il meno davanti ad un flusso significa che la cifra è diminuita da un anno all’altro, sono diminuite sia le attività f. che le passività f. L’autofinanziamento. Dal 2007 al 2019 (lato imprese), l’autofinanziamento è molto aumentato. Sembrerebbe una cosa positiva, ma la redditività delle imprese (MOL = EBITDA linea blu) è rimasta stabile al 7%. Questo segnala una cosa importante: gli autofinanziamenti sono aumentati ma l’utile non di pari passo con esso. Il primo è passato dal 50% al 91%; l’utile è rimasto pressoché invariato. Quindi l’autofinanziamento non è dovuto ad un aumento degli utili bensì ad una riduzione degli investimenti. Il SF positivo è in aumento rispetto all’anno precedente I saldi finanziari delle famiglie Attività  biglietti e circolanti sono i contanti detenuti dalle famiglie; i depositi sono i soldi depositati in banca (quelli a vista); altri tipi di deposito possono essere i certificati di deposito, che sono essenzialmente delle obbligazioni emesse dalle banche, più vincolanti del conto corrente, meno smobilizzabili quindi più remunerativi. I titoli, acquistabili attraverso mercato diretto o diretto intermediato, oppure quota di fondi comuni, cioè la raccolta delegata. Dalla slide possiamo notare: i depositi sono cresciuti, come si evince dal dato del 2018 anno in cui sono aumentati di 22570 e nel 2019 di 58162. In valore assoluto le famiglie hanno versato più soldi in banca. Inoltre, le obbligazioni e le azioni, sono fortemente diminuiti, ci sono state quindi delle vendite, come si evince dai dati sia del 2018 e del 2019 (le famiglie italiane hanno disinvestito; l’ipotesi della slide è che ciò è accaduto perché sono aumentati i prezzi dei titoli, il che vuol dire che i tassi si sono abbassati (relazione inversa). Tale aumento ha quindi incentivato le famiglie a vendere i titoli, perché facendolo avrebbero guadagnato capital-gain, hanno quindi incassato liquidità depositandola (tant’è che i depositi sono aumentati: esempio di ricomposizione del portafoglio finanziario). Complessivamente la ricchezza finanziaria netta è aumentata o diminuita? È aumentata, sia nel 2018 che nel 2019. Perché quello che le famiglie hanno incassato dalla vendita dei titoli è superiore rispetto al valore che avevano i titoli prima di essere venduti. (45.290, è il dAF dal 2018 al 2019) il grafico mostra come sono diversificate le attività. possiamo notare che ala fine dell’anno, poco meno di un terzo, della ricchezza finanziaria è detenuta in circolante e in depositi bancari (4 + 29). Le due voci vengono unite perché i depositi corrispondono a liquidità, non sono un investimento. La quota di risparmio gestito è salita al 36,1% (assicurazioni + fondi gestione, perché ad entrambi delego di investire i miei soldi). Passività i debiti a breve soprattutto bancari, come le rateizzazioni; brave a m/l sono ad es. i mutui; come calcoliamo il SF? 2019 DeltaAF – deltaPF = 45.290 – 22.435 = 22.855; 2018  46992 – 24981 = 24.981 Evoluzione dei saldi finanziari nel tempo Le famiglie hanno saldi positivi; le imprese negativi; il settore pubblico anche; il settore estero dipende, anche perché è il settore che consente di pareggiare ex-post. dal 2000 al 2013. Essi, inoltre, massimizzano l’utilità intertemporale del consumo, cioè l’utilità che tiene conto non solo dei consumi ma anche ai risparmi, cioè ai consumi di domani; in altre parole, consente al risparmiatore di gestire e quindi spalmare i propri consumi nel tempo. Inoltre, l’attività di asset trasformer dell’IF consente di far si che il servizio offerto abbia un grado di liquidità e di rischio inferiore per le unità in surplus. Sia il depositante (datore di fondi) che l’impresa (prenditore di fondi) pagano un premio per il rischio (commissione) per i servizi offerti. La teoria dei costi di transazione spiega il perché dei servizi di pagamento offerti dagli IF, perché consento di poter gestire il contante in manera diversa, bancomat, home banking ecc.; spiega la ripartizione delle transazioni tra mercati e IF e tra IF, cioè spiega perché i consumatori si rivolgono ai mercati piuttosto che hai mercati e viceversa. Inoltre, spiega il perché del livello di internalizzazione dei costi. Spiega cioè come l’IF gestisce internamente i costi di transazione, ad es. il costo associato alle carte di credito. Non spiega invece l’allocazione del risparmio da parte delle US. Cioè, perché io risparmiatore deposito i soldi in banca oppure invece compro obbligazione, oppure ancora compro una quota di fondi comuni? (c’è bisogno della teoria sulle asimmetrie); non spiega anche la selezione degli investimenti da parte degli IF, come fanno questi ultimi a selezionare? (asimmetrie) La terza teoria è quella dell’incertezza, ovvero di gestione dei rischi. Abbiamo detto che le banche si assumono il rischio, ma non tutti gli intermediari lo fanno (fondi comuni). L’incertezza legata strutturalmente alla finanza, implica dei rischi (vari tipi), quindi, i diversi livelli di rischiosità che devono affrontare gli IF implicano, la necessità di valutarli e gestirli. Quindi gli IF esistono perché sono particolarmente abili a valutare i rischi connessi e a gestirli. Il consumatore non ne è in grado. Le tre principali tecniche di gestione del rischio e i tre tipi di contratti specifici: la prima è immunizzarsi contro i rischi, (contratti derivati) fare copertura contro il rischio, scommettendo in una direzione, in un aumento o in diminuzione del prezzo; l’attenuazione, cioè riduco i rischi (diversificazione); infine, il trasferimento del rischio, tramite un contratto di assicurazione. Ancora, riguardo all’incertezza, esistono esigenze contrapposte difficili da conciliare: tra le US esistono chi è più predisposto al rischio in maniera diversa. Gli IF hanno la capacità di diversificare e frazionare i rischi che il singolo consumatore non potrebbe fare. Es. io risparmiatore depositando i soldi in banca riduco il mio rischio e la banca lo può assumere proprio perché lo diversifica, lo fraziona, avendo a che fare con tanti clienti (legge dei grandi numeri: più clienti ho più posso diversificare il rischio). L’IF inoltre trasforma il rischio, come visto. Anche questo riduce il rischio. Fronteggia inoltre lo svasamento tra entrate e uscite (rischio di liquidità) manovrando i propri tassi di interesse. Per la trasformazione del rischio, l’IF si fa pagate in quanto offre ai depositanti degli strumenti con un rischio inferiore a quello che otterrebbero andando direttamente sul mercato e offrono alle imprese crediti in linea con le proprie esigenze. In cosa consiste il compenso per gestire l’incertezza? Margine di interesse (Int. attivi – int. passivi) e margine di intermediazione. Il trasferimento tra le US e le UD non sono attività esclusiva delle banche, ma anche degli investitori delegati e dell’assicurazione. Le assicurazioni hanno un attivo (raccolta) che dipende dal premio che l’assicurato paga all’assicurazione. Quindi in questo senso raccolgono risorse dalle US. Questo a fronte di una controprestazione aleatoria, ipotetica. Tali risorse vengono investite sul mercato, fanno quindi a tutti gli effetti, direttamente acquistando titoli o indirettamente depositando i loro soldi in banca, un trasferimento di risorse finanziarie. Le loro uscite aleatorie sono le riserve tecniche, cioè risorse che tengono da parte nel caso in cui accada l’evento negativo (passività nei confronti degli assicurati). D’altro canto, hanno nel loro attivo gli investimenti che hanno fatto e i premi che riscuotono. Gli investitori delegati invece, fondi comuni, fondi pensione, SICAV ecc. rappresentano il caso in cui il risparmiatore acquista una quota di un fondo comune e delega il gestore di questo ad investire quelle risorse. Il trasferimento delle risorse avviene perché, io risparmiatore acquistando fondi, trasferisco risorse a un fondo che le utilizza per acquistare titoli. La differenza rispetto alle banche è che l’investitore non si assume il rischio, per cui il gestore nel momento della restituzione, restituirà il valore di mercato di quel portafoglio, non il valore nominale. La quarta teoria è quella delle asimmetrie informative. Abbiamo già detto che i servizi finanziari sono un credence-good quindi dove le asimmetrie informative sono le più elevate in assoluto; la fiducia è quindi fondamentale. Le AI sono spesso indicate con il modello PRINCIPALE-AGENTE dove il principale è sempre quello che ha meno informazione, e l’agente quello che ne ha di più, definita anche informazione privata perché non osservabile dal principale. Quindi tra i due c’è un’asimmetria informativa. In ambito finanziario l’agente è sempre colui che prende le risorse (prenditore di fondi). L’agente ha un’informazione riservata: io che ricevo un prestito so come utilizzerò quel prestito. Questo inoltre può essere un’impresa di alta qualità o di bassa qualità. Chiaramente la banca che presta cerca di tutelarsi. La banca può essere sia l’uno che l’altro. La banca da un lato raccoglie fondi presso le US: in questo caso l’agente è la banca, il datore è l’US, è lei che sa come utilizzerà tali risorse (informazione nascosta). Quando invece la banca impiega queste risorse prestando soldi alle imprese la banca è il principale, l’impresa l’agente. A causa del fatto che il principale ha meno informazione, c’è bisogno di acquisire informazioni da parte di questo, e questo comporta dei costi, definiti costi di transazione che può essere sia ex-ante che ex-post. Per acquisire informazioni c’è bisogno di accedere alle informazioni, e l’IF è specializzato in questo. L’IF assume su se stesso l’onere e il rischio del trasferimento dei fondi gestendo il problema dell’asimmetria informativa tra UD e US, di fatto, la vera asimmetria sarebbe tra US e UD; nel canale diretto i due soggetti sono uno il principale (risparmiatore che compra titoli) l’altro è l’agente (chi vende il titolo)  l’intermediario si infila tra i due, gestisce quindi tale asimmetria. Ma poi tale problema si ripropone tra US e la banca e tra la banca e l’UD. Chi può gestire le asimmetrie informative oltre le banche? Le agenzie di rating. Quelle agenzie che forniscono un’informazione/giudizio sui soggetti emittenti dei titoli (governo quando emette i titoli pubblici, imprese quando emette azioni/obbligazioni); dà quindi un giudizio sul grado di solvibilità; dunque, un’informazione e di conseguenza uno strumento per gestire le AI. Non sono però intermediari. Le attività di assistenza agli scambi (società di consulenza; SIM), distribuiscono prodotti finanziari, raccolgono ordini, formulano rating; da sole queste attività non consentono di attribuire a queste la qualifica di IF perché non si assumono il rischio diretto o indiretto, al contrario degli IF. Le AI provengono dalla teoria dell’informazione. In campo finanziario Ciampi ha dato una prima definizione di informazione. Sempre in campo finanziario l’informazione può essere: informazione specifica, quando relativa ad una singola attività finanziaria e al suo emittente, quindi l’informazione relativa al prenditore di fondi oppure ai titoli che ha emesso, o i prestiti che ha ricevuto. L’informazione generale riguarda tutta l’economia nel suo complesso. Poi può essere pubblica se riguarda tutti gli operatori; privata se riguarda solo alcuni operatori, es. banca nel rapporto di credito diverso dal caso di finanziamento via mercato, nel quale quando si acquista un titolo le uniche informazioni che si hanno su chi ha emesso quei titoli sono quelle pubbliche. Le informazioni per la banca sono un input e anche un output. Input perché è la materia prima che le serve per erogare i suoi servizi; un output perché la banca produce poi dei report che deve dare ai propri clienti, consigli, consulenza, sul come investire i propri soldi. Al SF è quindi demandato il compito di generare a costi accettabili informazioni sufficienti sulla situazione economica delle imprese. Quali sono i costi legati alle asimmetrie informative? 1. il costo per acquisire i dati sull’economia in generale (inf. pubblica) (search cost) e sui singoli operatori; 2. il costo per ottenere direttamente informazioni (non pubblicamente disponibili, private e specifiche) sui singoli debitori, sul valore delle singole attività finanziarie ecc.; 3. il costo per ottenere informazioni sul futuro. Cioè tutti i costi legati alle previsioni economiche, di carattere generale e previsioni su specifici settori; L’informazione è costosa, di conseguenza non è distribuita in maniera uniforme. Le AI sono un problema tanto grande che sono inserite tra quelli che sono chiamati market failure (fallimenti del mercato: producono un danno ai mercati, che se non gestito può portare al collasso di questi). Ma l’incertezza non crea lo stesso problema? No, essa non è un fallimento del mercato. Mentre l’AI implica la possibilità di un comportamento opportunistico, l’incertezza no, è gestibile attraverso gli strumenti disponibili. Esistono due tipi di AI: MORAL HAZARD, sono informazioni asimmetriche ex-post; LE ADVERSE SELECTION sono le asimmetrie che si generano invece ex-ante. Moral Hazard: è il fallimento del mercato dovuto dalle AI dopo aver stipulato il contratto (ex-post). Cioè in pratica, dopo aver stipulato il contratto, l’agente (prenditore di fondi) può tenere un comportamento opportunistico. Tiene un comportamento moralmente azzardato, in pratica gestisce male i fondi che ha ottenuto. Spesso viene chiamato hidden action, perché consiste nell’azione, un comportamento, che l’agente può tenere dopo aver stipulato il contratto; è un comportamento, un’informazione nascosta al principale; ma anche un basso sforzo nell’utilizzare i fondi presi in prestito. L’agente è quindi la parte in grado di compiere azioni non controllabili dall’altra parte (principale). Il principale che subisce il moral hazard può risolvere il problema, cercando di incentivare l’altra parte ad agire nel suo interesse (del principale) (incentivare l’agente a non tenere un comportamento opportunistico). Es. il prezzo x che si applica su un mutuo (tasso d’int.) è del 10% se mi dai una garanzia, se non hai una garanzia il tasso sarà y, più alto. La garanzia è quindi uno strumento per incentivare l’agente. Secondo strumento: il monitoraggio (costoso), ad es. io agente che ho ricevuto il finanziamento per costruire una casa ricevo controlli periodici sul lavoro. Adverse selection: AI che si verificano ex-ante. Il possibile comportamento opportunistico si verifica prima della stipulazione del contratto, es. l’agente (prenditore), vende un titolo al datore di fondi (principale) che è un titolo tossico. Qual è quindi il pericolo? l’agente ha un hidden information sulla qualità del titolo che sta vendendo. Cosa può succedere quindi? A causa della mancata informazione il principale compra il titolo tossico, il che vuol dire che fa una selezione avversa, sceglie male, cioè una scelta avversa al suo interesse (principale). Altri es. assicurazione: l’assicurazione (principale) potrebbe assicurare una persona (agente) che ad esempio ha un tumore e l’assicurazione non lo sa  hidden information. L’assicurazione non sa se chi guiderà quella macchina è prudente o meno, e corre il rischio di assicurare la persona che non lo è (adverse selection). La banca quando fa un prestito: ci può essere un moral hazard dopo che li ha prestati, ma anche un problema di adverse selection ex-ante (la banca si informa prima della qualità dell’azienda, attraverso l’attività di istruttoria). L’esempio classico, al di fuori del contesto finanziario è quello delle auto usate. Le possibili soluzioni al problema di adverse selection sono: 1) incentivare la parte che possiede l’informazione privata a rivelarla spontaneamente: SIGNALLING. Il principale deve fornire un buon motivo all’agente per segnalare la propria qualità, ad esempio, se il venditore dell’auto usato mi dice, ti vendo l’auto con un anno di garanzia. Il venditore mi sta segnalando che la qualità dell’auto è un’auto buona. In ambito turistico un meccanismo classico di segnalazione sono le stelle Michelin, la segnalano perché possono così diversificare i prezzi. gli agenti di qualità alta sono quelli incentivati maggiormente a rivelare la propria qualità. Un altro strumento è produrre in generale, informazione: se la banca vuole convincere il risparmiatore a depositare i suoi soldi in banca, a sceglierla, gli da più informazioni possibili, cercherà di essere il più trasparente possibile. Una terza soluzione è la reputazione: se un agente di qualità alta vuole mantenere la sua reputazione nel tempo deve garantire la sua qualità, deve svelare la sua informazione. Nell’esempio di AKERLOF, vengono utilizzate tre tipologie di auto diverse: auto buone, mediocri e bidoni. In questo esempio si ipotizza che, il prezzo massimo che il consumatore è disposto a pagare è diverso per ogni qualità di auto, e la frequenza, cioè la probabilità che sul mercato compri un auto buona, mediocre o un bidone. Questo esempio serve per capire cosa comportano le AI (fall. Del mercato). Ci possono essere tre possibili casi: (1) se c’è simmetria informativa (non ci sono AI) se quindi l’acquirente conoscesse perfettamente la qualità dell’auto che sta comprando, non esisterebbe principale e agente, le auto buone saranno vendite a 10.000, le auto mediocri a 5000 e non saranno venduti i bidoni. (tutti e due agenti) (2) entrambe le parti non hanno informazione completa (entrambi principali) cioè non sanno qual è la qualità dell’auto. Tuttavia, conoscono la probabilità che l’auto appartenga ad una classe o a un'altra, non c’è quindi AI, c’è solo incertezza. In condizioni di incertezza, il criterio per prendere una decisione è calcolare il valore atteso (la media ponderata per le probabilità, si calcola cioè il valore medio ponderato). Facendolo nell’esempio precedente, VA = sommatoria dei prezzi x la probabilità (frequenza) che sarà uguale a 6500€. Questo vuol dire che mediamente considerati i prezzi delle tre ipotesi e le probabilità posso aspettarmi che il valore dell’auto che compro è di 6500, si determinerà quindi un equilibrio in cui il prezzo sarà uguale al valore atteso, cioè il prezzo massimo a cui il compratore sarà disposto a pagare sarà di 6500€. Questa è l’ipotesi intermedia. L’ipotesi più realistica è che solo i tale manovra riduce la moneta in circolazione (la liquidità è più costosa), avviene quindi indirettamente una riduzione dell’offerta di moneta  politica monetaria restrittiva per diminuire l’inflazione. Viceversa, parliamo di politica monetaria espansiva  quando bisogna stimolare l’economia. I prestiti che la BCE fa alle banche si definiscono operazioni di rifinanziamento che possono essere principali o marginali. I tassi ufficiali della BCE stanno tra un massimo e un minimo (Corridoio dei tassi ufficiali) della BCE. L’obiettivo è di tenere un tasso di inflazione prossimo ma inferiore al 2% 2. Vendite o acquisti di titoli pubblici (titoli di stato): questo secondo strumento di mercato si definiscono operazioni di mercato aperto. Come funzionano? La BCE acquista titoli dal portafoglio delle banche. Quindi nel bilancio della BCE da un lato entrano soldi, dall’altro escono soldi, che vanno alle banche; questa operazione indirettamente aumenta l’offerta di moneta in circolazione, operazione di politica monetaria espansiva, (Quantitative easing). Se la BCE invece vende titoli che ha in portafoglio, li vende alle banche, incassando soldi; dunque indirettamente la quantità di moneta in circolazione diminuisce perché quest’ultima toglie liquidità alle banche che avranno meno soldi e più titoli  operazione di politica monetaria restrittiva. 3. La manovra del coefficiente di riserva obbligatoria. Se la BCE aumenta il coefficiente di r.o. indirettamente questo provoca una diminuzione di offerta di moneta perché, se le banche devono depositare soldi presso la banca centrale avranno meno risorse per fare prestiti, quindi riduce la quantità di moneta in circolazione politica monetaria restrittiva. Viceversa,  politica monetaria espansiva Ci sono poi nuovi strumenti, adottati da quando ci sono state le ultime crisi (2008 diventata poi la crisi dei debiti sovrani; covid). 4. Forward guidance (indicazioni prospettiche; segnali per il futuro). La BCE comunica ai mercati quello che farà dopo un tot. di tempo, comunica in anticipo cosa farà, influenzando l’andamento dei mercati che si comporteranno di conseguenza. 5. capitale rimborsato sui titoli in scadenza: acquistare/vendere attività, titoli, dalle banche immettendo liquidità (simile alle operazioni di mercato aperto). 6. una serie di nuove operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine: la BCE fa prestiti alle banche a lungo termine, a condizione che quest’ultime concedano prestiti a loro volta alle imprese. (per evitare il credit crunch) Il canale bancario di trasmissione della politica monetaria ci dice quali sono i tassi le riserve della banca presso la BCE sono remunerate fino all’ammontare obbligatori; oltre al livello obbligatorio (riserve volontarie, libere) sono pagate di più. Slide 7 Definizione della politica monetaria: è l’insieme di azioni intraprese dalla BC o più in generale dalle autorità monetarie volte a modificare-orientare la moneta, il credito e la finanza Chi è che svolge la funzione di trasmissione della politica monetaria? il sistema finanziario e in particolare le banche che trasformano gli impulsi di politica monetaria in modifiche nei comportamenti degli intermediari finanziari, ad es. alzando i tassi d’interesse la BCE, fa si che anche le banche lo facciano (modifica tassi di interesse del mercato), questo produce un cambiamento da parte dei consumatori e degli investitori (imprese) finali, che in questo esempio prenderanno meno prestiti, che a sua volta diminuirà l’offerta di moneta in circolazione che a sua volta diminuirà l’inflazione. Quindi le banche attraverso le sue due attività, la funzione creditizia (prestiti) e la funzione di produzione della moneta bancaria  funziona monetaria (depositi). I moltiplicatori (slide 36) Cosa sono? Ci dicono in quale misura la base monetaria, per il tramite del canale soprattutto bancario, diventa indirettamente offerta di moneta. Perché appunto la base monetaria scatena una serie di operazioni nelle banche, sia sotto forma di prestiti sia sotto forma di depositi, che hanno un effetto moltiplicativo. Ripasso: la base monetaria (circolante + riserve obb. + riserve libere) è la moneta creata dalla BC, si trova nel passivo del suo bilancio (BM = C + RB dove RB è uguale a ro + rl). Da cosa è dato l’ammontare della moneta in circolazione (M)? è la somma del circolante + i depositi (M = C + DB). Il moltiplicatore monetario esprime appunto la relazione tra BM e M, cioè come la prima influenza M (quantitià di moneta in circolazione). C (circolante) = c x DB; dove c è la propensione alla liquidità del pubblico, è la percentuale sui depositi che noi decidiamo di detenere in contanti. RB (= ro (coeffciente di riserva obbligatoria + rl (coefficiente di riserva libera) = l x DB dove elle (l) è uguale a ro + rl. Cosa vuol dire? Le riserve che le banche depositano presso la BCE, quindi i soldi che vincolano presso la BC, rappresentano la liquidità delle banche (come C è la liquidità delle famiglie, le riserve RB rappresentano la liquidità delle banche, la logica è la stessa: sono i soldi che le banche, o perché sono obbligate dalla BC o perché lo vogliono loro, tengono in cassaforte presso la BC come loro liquidità; quindi queste due equazioni ci indicano le preferenze di liquidità delle famiglie, imprese e le scelte di liquidità delle banche (riserve), che possono essere scelte, nel caso delle Riserve libere, o un obbligo nel caso delle ro. Quindi ro indica il coefficiente di riserva obbligatoria che, come detto precedentemente è uno degli strumenti di politica monetaria, rl invece indica la percentuale di depositi che le banche scelgono di tenere presso la BC come riserva di liquidità: (l) è quindi la propensione alla liquidità delle banche. (l = ro + rl) Quindi come si deriva questo moltiplicatore? M/BM = C + DB/C + RB = c x DB + DB/c x DB + l x DB = DB (1 + c)/ DB (c + l)  M = 1 + c/c + l x BM Come può incidere quindi la BC per influenzare M? In due modi principali. Il primo è agire direttamente su BM; il secondo è l, più di preciso su ro (coeff. di ris. Obb.). Se aumenta la BM, M aumenta e viceversa. Se la BC aumenta ro, M diminuisce e viceversa. Quindi questo moltiplicatore ci fa capire che le decisioni di politica monetaria della BC, tramite un meccanismo che si chiama moltiplicazione monetaria, producono un effetto più che proporzionale sull’aggregato M, perché più che proporzionale? Perché quando la BM aumenta vuol dire che le banche hanno più risorse, le prestano alle imprese, quindi immettono risorse nei mercati reali, le imprese usano questi soldi per investire o per pagare i dipendenti ecc. quindi questi soldi che le imprese pagano vanno a finire alla fine di tutto il ciclo alle persone che li depositeranno in banca. Le banche in cui finiranno tali risorse li prestano a ancora una volta, realizzando un circuito moltiplicativo virtuoso, per cui quell’aumento iniziale di base monetaria provoca a cascata, per effetto del lavoro delle banche - in una quantità espressa dal moltiplicatore monetario, cioè 1 + c/c + l che viene chiamato m. Esempio Supponiamo che le famiglie decidano di detenere una quota maggiore della moneta sotto forma di circolante e una quota inferiore sotto forma di depositi, quindi  aumento di C e diminuzione di DB (delta Cr > 0), si determini l’impatto sull’offerta di moneta.  M?  aumenta o diminuisce. Diminuisce perché se le famiglie vogliono detenere più soldi, questo provocherà un aumento di c+l al denominatore, quindi il moltiplicatore diminuisce, di conseguenza una minore offerta di moneta. in pratica le famiglie tengono più soldi in cassa e meno in banca e ciò riduce la funzione di moltiplicazione delle banche perché, i minori depositi significano minori prestiti.
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