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Economia dell'ambiente, Appunti di Economia Ambientale

rapporto fra economia e ambiente nei suoi molteplici aspetti. Vengono analizzate le cause del degrado ambientale e le politiche di controllo, con particolare attenzione alla formulazione delle scelte collettive, alla valutazione dei beni ambientali, alle diverse metodologie di regolamentazione, alla gestione sostenibile delle risorse naturali.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 16/01/2024

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Scarica Economia dell'ambiente e più Appunti in PDF di Economia Ambientale solo su Docsity! ECONOMIA DELL'AMBIENTE parte I - economia e ambiente 1. L’ECONOMIA ESTESA Uomo e ambiente: binomio ricco di implicazioni ed interrelazioni e nonostante siamo consapevoli delle funzioni dell'ambiente non adottiamo comportamenti adatti a non comprometterlo. Le origini dell'economia dell'ambiente si situano negli anni 60, con l'apparizione di un punto di vista «verde» e la diffusione di intuizioni politiche di ambientalismo. L'economia dell'ambiente vede l'economia reale come un sistema aperto. Quante più risorse vengono estratte dall'ambiente, tanto maggiore è la quantità di rifiuti ricollocata nell'ambiente. Questo mette sotto pressione le sue limitate capacità di riciclare. L'economia può funzionare solo con il sostegno del proprio fondamento ecologico ed è soggetta a vincoli materiali. Le interazioni economia-ambiente sono meglio descritte dal modello di bilancio dei materiali, che rappresenta l'economia come un sistema di lavorazione e di trasformazione di prodotti. I materiali vengono trasformati in uno stato di entropia (irreversibilità). In tutti i processi vi è emissione di residui nella biosfera, nella terra, acqua e aria. Il modello di bilancio dei materiali mostra che l'ambiente assolve a 3 funzioni fondamentali di sostegno alla vita: offre risorse, assimila prodotti di scarto e fornisce all'umanità servizi e queste tre funzioni possono anche essere considerate funzioni economiche perché hanno un valore economico positivo. L'obiettivo di un'allocazione efficiente, può essere applicato a beni e servizi ambientali. Il meccanismo di mercato è in grado di conseguire una allocazione efficiente delle risorse purché non siano presenti esternalità perché quando sono presenti i prezzi aumentano e sono necessari interventi pubblici con norme e imposte sull’inquinamento. Le esternalità sono effetti collaterali della produzione e del consumo che influiscono sui terzi. L'aspetto cruciale delle esternalità è che esitsono… ● beni ambientali pubblici non rivali e non escludibili, il cui valore economico è sottostimato e sono privi di prezzo quindi sfruttati in modo inefficiente ● beni ambientali proprietà comune e di libero accesso, con un utilizzo eccessivo che conduce a uno sfruttamento eccessivo fino a distruggere la risorsa. In conclusione una categoria di esternalità negative sono inevitabili e tende ad aumentare man mano che le economie si sviluppano e la capacità di assimilazione dell'ambiente si riduce. Non è possibile ottenere livelli efficienti di beni e servizi ambientali ricorrendo solo al meccanismo di mercato. L'economia dell'ambiente costituisce un processo in continua evoluzione sottoposto a miglioramento che ha portato allo sviluppo di un'economia dell’ecologia. 2. AMBIENTE ED ETICA Il principio del costo opportunità sottolinea che nulla è gratuito, dunque neanche le risorse ambientali. È essenziale controllare la correttezza della distribuzione dei benefici e dei costi dell’utilizzazione. È di vitale importanza l'efficienza economica per ottenere il massimo benessere. Le diverse ideologie ambientaliste che costituiscono l'ambientalismo sono complesse e dinamiche. La scelta su come intervenire per ridurre gli effetti umani sull’ambiente dipende da quelli che consideriamo costi o meno. Le posizioni ideologiche da tutela sono diverse. tecnocentrismo ecocentrismo dell’abbondanza accomodante comunitario ecologia radicale (economia anti-verde) non vogliono vincoli sui consumatori o sui mercati quindi sono favorevoli al mercato libero con fiducia nella tecnologia di superare qualsiasi problema. Sfruttamento delle risorse per massimizzare la crescita economica. (sviluppo economico sostenibile) i mercati liberi hanno effetti benefici sull'ambiente ma solo seguendo criteri verdi. La risorsa va quindi gestita e conservata. Interventi che mitigano il sovrasfruttamento della natura tenendo conto della scarsità delle risorse. C’è un importante distacco ma si rifiutano alla sostituzione. (economia profondamente verde) posizione di salvaguardia delle risorse e possa consolidarsi un'economia di Stato stazionario rinforzato da azioni volte a eliminare qualsiasi aumento della scala futura dell'economia. (economia rigorosamente verde) prelievo minimo di risorse riducendo il livello dell'attività economica operando una diminuzione della produzione e della popolazione. Sostengono inoltre l'importanza della bioetica (principi etici e morali) La regola dello sviluppo economico sostenibile (capitale costante) pone la necessità di un contratto sociale intergenerazionale che garantisca nel futuro le stesse opportunità disponibili nel passato e assicurare che le prospettive delle generazioni future non siano danneggiate in maniera grave, ma ciò implica un forte impegno morale. Alcune norme etiche per l’allocazione delle risorse sono: 1. La teleologia → ha come obiettivo la valutazione di vantaggi e svantaggi 2. Teorie della giustizia → applicate al problema di come misurare la distribuzione tra generazioni 3. Il contrattualismo→ per la determinazione delle regole del comportamento sociale 4. I diritti→ dovere di comportarsi in un certo modo e conferisce alle persone il diritto di aspettarsi quel comportamento 5. La pari disponibilità di risorse→ ogni generazione dovrebbe poter disporre dello stesso livello di risorse 6. L'egualitarismo stretto → ogni generazione dovrebbe poter disporre di una stessa dotazione di risorse 7. La bioetica → si tratta di un'etica dell'ambiente e richiede che esistano esseri non umani in possesso di dignità morale 1 Un'etica della buona amministrazione è sufficiente a garantire la sostenibilità, e quindi che le persone dovrebbero interessarsi anche alle altre persone che subiscono i danni. È nell'interesse degli uomini proteggerla e mantenerla intatta dato il valore strumentale che riveste, anche se il sistema Gaia si è sviluppato in modo da potersi riparare da solo. La valutazione economica misura le preferenze umane pro o contro alcuni cambiamenti degli ambienti senza dare valore all'ambiente. Il destino dell'ambiente non dovrebbe essere determinato dai desideri umani che non costituiscono l'unica fonte di valore perché nella natura vi è un valore intrinseco. Il comportamento egoistico che sta alla base del sistema di mercato può portare alla corrosione del sistema stesso. In conclusione il dibattito economico si è concentrato sulla necessità di porre un freno dell'ingordigia umana. Quasi tutte le posizioni ideologiche dell'economia verde sono favorevoli a un contratto sociale tra generazioni e impone di trasmettere uno stock di capitale naturale critico sufficiente e questi beni hanno un valore economico molto alto, ma in aggregato possiedono in più un valore primario superiore a quello delle funzioni e dei servizi individuali. 3. LA CRESCITA ECONOMICA, L’AUMENTO DELLA POPOLAZIONE E L’AMBIENTE Quanto più l'economia cresce, tanto maggiore sarà la quantità di rifiuti prodotti. Esistono quindi dei limiti allo sviluppo e all’espansione dell’economia. Il concetto di limiti ha le sue origini nell’opera di pensatori come: ● Malthus (1798) → Era preoccupato dai limiti assoluti e riteneva che man mano che l'economia si sviluppava, la crescita della popolazione avrebbe superato la crescita dei mezzi di sussistenza che sfocia in uno stato stazionario. ● Ricardo (1817) → Sosteneva che il vero problema era costituito dai limiti relativi posti dall'aumento dei costi man mano che le risorse migliori, sfruttate per prime, si esauriscono e devono essere sostituite da risorse di qualità inferiore. ● J.S. Mill (1857) → Riteneva che il processo di sviluppo economico sarebbe sfociato in uno stato stazionario caratterizzato da un livello costante di popolazione con una quantità fissa di infrastrutture generando uno stock costante di capitale umano e fisico ● Marx (1867) → Sottolineò i limiti sociali allo sviluppo dati da agitazioni sociali e politiche ● Daly (1977) → Riprese l'idea di stock costante a crescita nulla. Secondo Daly la questione politica essenziale è quella di quanto dovrebbe crescere l'economia in rapporto al sistema complessivo. Sono quindi limiti allo sviluppo quelli determinati da: 1. assorbimento dei rifiuti rispetto al volume dei rifiuti e alle limitate capacità di assorbimento della natura 2. disponibilità di risorse per quelle esauribili che esistono in un quantitativo limitato e non possono essere rigenerate 3. aumento della popolazione perché più polazione significa più cibo, acqua e più inquinamento Invece i critici della tesi dei limiti allo sviluppo indicano una serie di ragioni per le quali è possibile che questi limiti non esistano: ● la produttività delle risorse aumenta nel tempo e ciò fa sì che le risorse disponibili durino più a lungo ● nuovi giacimenti di risorse vengono scoperti continuamente ● siamo in grado di tenere sotto controllo il quantitativo di scorie reimmesse nell'ambiente riciclando i materiali ● possiamo sostituire le tecnologie inquinanti con altre meno nocive ● quando scarseggiano le risorse, il loro prezzo sale e ciò induce gli individui a conservarle e a sostituirle con altre risorse ● anche se la popolazione cresce, in molti paesi la crescita sta rallentando Tutti questi fatti sono veri in un paese ricco e sviluppato contrariamente ai paesi poveri popolati da una quantità di individui superiore alla capacità di sostentamento di quegli ambienti, ovvero la capacità di un certo sistema di sostenere al livello di vita minimo necessario per la sopravvivenza. La FAO si occupa delle analisi riguardo al sostentamento della popolazione misurando la produzione alimentare potenziale la quale dipende dal livello di tecnologia applicato nell’agricoltura. Anche se le critiche ai limiti dello sviluppo sono giustificate non è detto che non esistano limiti a tale fenomeno. Nei paesi più ricchi, come è stato detto, è più facile perseguire tali obiettivi ma non risulta facile fare lo stesso nei paesi poveri perché l’infrazione di tali limiti porterebbe alla fame. Il mondo inoltre sembra reagire molto lentamente ai danni ambientali mentre per altri sembra non reagire affatto. 4. LO SVILUPPO SOSTENIBILE La letteratura ha proposto molte definizioni di sviluppo sostenibile. Ma la definizione di sostenibilità più conosciuta è quella della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo che definisce tale come uno sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni. La nostra generazione deve trasferire lasciti di capitale ovvero deve lasciare alla prossima uno stock da capitale non inferiore a quello che possiede ora in modo tale da raggiungere un certo benessere. Secondo ● la sostenibilità debole l’ambiente non ha bisogno di particolari trattamenti perché vige la regola del capitale costante ● la sostenibilità forte alcuni elementi dello stock di capitale naturale non possono essere sostituiti perché le funzioni sono essenziali per la sopravvivenza dell'uomo, perciò devono essere tutelati perché costituiscono un capitale naturale critico. Un altro modo per generare benessere è quello del flusso di reddito sostenibile che corrisponde al livello di reddito che un paese può permettersi senza ridurre lo stock complessivo di capitale nazionale per cui è necessario un sistema di contabilità nazionale esteso, che consideri anche il capitale naturale per il miglioramento degli interventi pubblici per lo sviluppo sostenibile. 2 2. l’incertezza sulle preferenze future di una persona 3. l’incertezza sull’entità del beneficio o del costo Sostenibilità vuol dire dare alle generazioni future lo stesso capitale che le generazioni di oggi hanno. Per fare ciò devo mantenere il capitale naturale costante utilizzando solo capitale rinnovabile e pretendere che ogni danno ambientale sia compensato da progetti diretti al miglioramento dell’ambiente. I primi studi economici nel campo del controllo dell'inquinamento sottolineano quanto sia desiderabile l'approccio basato sugli incentivi economici che richiedono versamenti monetari e incoraggiano l'inquinatore a modificare il proprio comportamento. 8. LA VALUTAZIONE DELL’INTERESSE PER LA NATURA Nel mondo reale per fare confronti che coinvolgono un bene o servizio senza prezzo è necessario attribuirgli un valore. L’attribuzione di un valore si fonda su una misura della disponibilità a pagare. Il surplus totale del consumatore è pari al valore complessivo del bene e questo si verifica per molti beni ambientali. L’analisi costi benefici ci dice la fattibilità di una cosa. Per arrivare ad una misura aggregata del valore economico totale gli economisti iniziano distinguendo i valori d’uso dai valori che non si riferiscono all’uso. Il valore economico totale è perciò costituito da tutti i valori d’uso e non d’uso. L’ecosistema aggregato possiede un valore primario quindi tutti i valori d’uso e non d’uso sono secondari. Il valore economico totale include le componenti del valore secondario totale, ma non comprende il valore primario. Gli approcci e metodi di valutazione monetaria sono: ● Il metodo del costo del viaggio (MCV) → Si tratta di un metodo di rivelazione delle preferenze che può essere utilizzato per attribuire un valore ai luoghi di ricreazione. Spesso viene preso in considerazione il reddito dei visitatori come fattore esplicativo del numero di visite l’anno e di luoghi alternativi. È possibile stimare la curva di domanda di quel luogo e quindi la relazione rappresentativa fra prezzo di una visita a quel luogo (costi del viaggio) e numero di visite effettuate. Ma questa tecnica presenta dei problemi: 1. I costi del tempo perché ignorarli determina una sottovalutazione del valore ricettivo che la gente ottiene dalla visita 2. Viaggi con visite multiple durante la giornata il viaggiatore potrebbe aver fatto costi di viaggio elevati 3. I luoghi sostitutivi tutti i visitatori attribuiscono stesso valore ricreativo a quel luogo, il che è scorretto 4. La decisione di avvalersi di un’abitazione acquistare la casa in prossimità sostenendo meno costi di viaggio 5. I visitatori non paganti vengono trascurati i visitatori che non hanno affrontato così di viaggio come quelli a piedi ● Il metodo di valutazione edonica (MVE) → Tenta di valutare i servizi ambientali la cui presenza influisce direttamente su determinati prezzi di mercato (mercato immobiliare) in quanto subiscono l’influenza della qualità ambientale del luogo che fa aumentare o diminuire il prezzo della casa (es bacino vicino). Ma l’attuazione di tale approccio presenta anch’esso dei problemi: 1. La sua implementazione non è facile → la stima della relazione fra il prezzo e la qualità richiede tecniche statistiche 2. Il mercato immobiliare → gli individui tendono a selezionare la combinazione di caratteristiche dell’abitazione tenendo conto del vincolo posto dal loro reddito: il mercato immobiliare e può anche essere condizionato da fattori esterni come agevolazioni fiscali o tassi di interesse ● Il metodo di valutazione contingente (MVC) → consiste nell’intervistare le famiglie nel luogo stesso chiedendo loro la DAP per la salvaguardia di quel bene. Un vantaggio del MVC è che esso può essere utilizzato per valutare risorse alla cui esistenza le persone attribuiscono un valore senza mai visitarle personalmente. Il MVC può apparire relativamente diretto ma presenta anch’esso vari problemi: 1. Gli individui tendono a sottovalutare ciò che essi realmente pagherebbero 2. La DAA alla rinuncia supera di gran lunga la DAP 3. La differenza fra la DAP per una parte o per tutto è minima 4. La DAP varia a seconda dello strumento di pagamento 5. Il problema del punto iniziale (offerta iniziale) influisce sull'ammontare finale della DAP In conclusione ogni metodo di valutazione è caratterizzato da alcune limitazioni ed è preferibile una valutazione di solidità rispetto a valutazioni implicite. 9. AFFRONTARE L’INCERTEZZA Spesso non si conoscono le conseguenze sul piano ambientale di certe politiche economiche o di certi progetti. La portata del risultato è caratterizzato da incertezza. Il problema è quindi come gestire l’incertezza. ● Il rischio si riferisce ad una situazione in cui si dispone di una idea sulle probabilità con le quali si verifica un certo evento. ● Spesso la probabilità è del tutto sconosciuta ed è in questo caso che ci si trova in presenza di vera incertezza. Molte ricerche tentano di scoprire le probabilità di effetti negativi. Il problema di come gli individui si comportano realmente in presenza di incertezza e di rischio risulta essere complesso. Ma il pubblico spesso percepisce il rischio in modo molto diverso dagli esperti. L’approccio costi-benefici tenta di essere democratico usando le preferenze degli individui al posto dell’opinione di qualche esperto. Quando si deve valutare un rischio, emerge una netta disparità fra ciò che il pubblico teme e quello che gli esperti ritengono importante. Risultano più interessanti alcuni problemi che secondo gli esperti non sono molto significativi ma che invece sono 5 importanti secondo il pubblico. Questo fenomeno è conosciuto come avversione alla catastrofe di cui è importante tenere conto nella valutazione dei rischi ambientali. Di fronte ad un evento incerto devo associarmi alle probabilità per capire se fare o meno una cosa. L’avversione alla catastrofe è coerente con la teoria economica dell’avversione al rischio che si fonda su quella che è conosciuta come la teoria dell’utilità attesa. Il contesto di base è caratterizzato da rischio quindi si suppone di conoscere le probabilità del verificarsi di ciascun evento. Possiamo calcolare il valore atteso dei benefici che potrebbe essere confrontato con il costo da affrontare per intraprendere l’investimento. Gli approcci basati sul valore atteso non colgono l’avversione al rischio. Ma l’utilità attesa non tiene conto del comportamento degli individui. Se si vuole tenere conto delle preferenze individuali, occorre studiare il comportamento delle persone per comprendere che cosa interessa loro realmente e le ragioni per cui si comportano in un certo modo. Questo potrebbe essere confrontato con un approccio basato sul modo in cui essi dovrebbero comportarsi per essere giudicati razionali o coerenti. È noto però che le società hanno sempre trasferito una parte di sovranità individuale allo Stato per aggirare le preferenze personali (attraverso le norme) e gli economisti hanno portato alla luce tutta una serie di comportamenti incoerenti con la teoria dell’utilità attesa: 1. Gli individui sembrano confondere la probabilità con la plausibilità 2. La consapevolezza del “vuoi che succeda proprio a me” 3. Sotto o sopravvalutazione delle piccole probabilità 4. Le persone sembrano ancorate al luogo in cui si trovano 5. La teoria della prospettiva in conti mentali separati 6. Molto dipende anche dal contesto del rischio volontario o involontario Quindi né il valore atteso né l'utilità attesa costituiscono spiegazioni adeguate di questo comportamento, anche se l’utilità attesa può consentire di affrontare molti problemi, come l’avversione alla catastrofe. parte IV - il controllo economico dell’ambiente 10. IL RICORSO AL MERCATO PER PROTEGGERE L’AMBIENTE Un meccanismo dei prezzi in assenza di vincoli porta ad un consumo eccessivo di beni e servizi ambientali, problema reso più complesso dal carattere pubblico di molti beni e servizi. Esistono due modi in cui è possibile assicurare una gestione più efficiente dei servizi ambientali all’interno di un sistema di mercato: 1. Istituire dei mercati per i servizi attualmente liberi portando a restrizioni di accesso, stabilendo tariffe d’ingresso; 2. Modificare i mercati decidendo il valore dei servizi ambientali e assicurandosi che questi valori siano inclusi nei prezzi dei beni (approccio degli incentivi fondati sul mercato). L’approccio CEC (fissazione di standard ambientali mediante strumenti legislativi) basato su comando e controllo è inefficiente per due motivi generali, perchè: ● Richiede al legislatore di consumare risorse per acquisire informazioni che gli inquinatori già possiedono ● Gli inquinatori differiscono fra loro per la facilità con cui possono ridurre l’inquinamento e ogni inquinatore deve conseguire un determinato standard La crescente diffusione dell’inquinamento ha spinto l’OCSE ad elaborare e adottare il principio di chi inquina paga (PIP) come regola di politica ambientale a correzione dei fallimenti di mercato dovuti a mancanza di prezzi ed eccessivo sfruttamento. Il PIP cerca di correggere questo fallimento del mercato costringendo gli inquinatori a internalizzare i costi di sfruttamento o di degrado delle risorse ambientali. La teoria dell’efficienza economica suggerisce che l’inquinatore dovrebbe pagare il costo totale dei danni ambientali. Questo creerebbe un incentivo alla riduzione di tali danni. Costringendo coloro che inquinano a pagare per ogni unità supplementare di sostanza di scarto emessa, consente di raggiungere un'allocazione efficiente. Ma questo modello non è appropriato per diversi agenti inquinanti tossici, e non è appropriato perché assume l’emissione di un singolo agente inquinante. L’interpretazione standard del PIP impone agli inquinatori di pagare per ridurre le emissioni ad un livello accettabile, ma non per il danno ambientale provocato. È possibile distinguere due tipi generali di approccio politico all’internalizzazione dell’esternalità da inquinamento: ● L’analisi costi benefici ● L’approccio precauzionale → che stabilisce che a causa dell’incertezza esistente, è necessario usare la massima prudenza nella fissazione degli standard di emissione e concentrarsi sulla prevenzione dell’inquinamento mediante misure di riduzione alla fonte. La politica di protezione ambientale può essere attuata mediante un approccio basato su incentivi economici (usando strumenti economici come imposte e oneri) o mediante un sistema che agisce sui diritti di proprietà delle risorse. COASE sostiene che l’inquinatore e la vittima dovrebbero essere lasciati liberi di agire in una situazione non regolamentata sviluppando automaticamente un processo di contrattazione che considera vantaggioso per l’inquinatore compensare la vittima. 11. L’ISTITUZIONE DI IMPOSTE PER L’USO DELL’AMBIENTE Per incoraggiare un comportamento e degli investimenti positivi dal punto di vista ambientale è possibile ricorrere ad una serie di strumenti di incentivazione economica, la maggior parte dei quali è costituita da imposte, che possono assumere le forme di: ● Un intervento diretto sui prezzi e sui costi → Imposte di produzione 6 ● Un intervento indiretto sui prezzi o sui costi attraverso strumenti finanziari o fiscali → Sussidi e incentivi ● La creazione e il sostegno di un mercato → quando le agenzie pubbliche si assumono la responsabilità (es. assicurazione) È importante che, oltre essere efficiente, l’insieme degli strumenti sia equilibrato, amministrativamente attuabile, affidabile e fornisca incentivi dinamici e continui al miglioramento. I criteri rappresentano la situazione ideale per cui è necessario un approccio misto soddisfando il massimo numero possibile di questi criteri. Questi strumenti rappresentano un modo diretto per attribuire un prezzo all'uso dell'ambiente: ● Le imposte sulle emissioni → applicate alla dispersione di sostanze inquinanti e sulla generazione di rumore ● Le imposte di sfruttamento→ si riferiscono ai costi di trattamento, raccolta e smaltimento ● Le imposte sulla produzione → applicate sui prodotti che sono dannosi per l'ambiente ● I permessi negoziabili → quote o concessioni relative alla quantità massima di inquinamento ambientale ● I sistemi di rimborso dei depositi → per i prodotti potenzialmente inquinanti Anche se le imposte costituiscono l'incentivo economico più comunemente utilizzato, la loro applicazione è stata non ottimale nell'insieme perché tendono ad essere applicate ad un tasso troppo basso per riuscire a conseguire gli obiettivi ambientali che gli amministratori si prefiggono, non riuscendo quindi a fornire un effetto di incentivo sufficiente ma servono solo alla riscossione di gettito. 12. LE IMPOSTE ECOLOGICHE L'idea di un'imposta sull'inquinamento è stata avanzata per la prima volta da PIGOU, che ha proposto di costringere gli inquinatori a versare un'imposta basata sulla stima del danno provocato da emissioni inquinanti. Un metodo per conseguire una riduzione della produzione e di conseguenza delle emissioni inquinanti, tale da consentire di raggiungere il livello socialmente ottimale, consiste nell'imporre un'imposta esattamente pari al costo del danno da inquinamento. Usando questo strumento l’impresa ha dunque un forte incentivo economico a ridurre la produzione. Spesso però non è possibile stimare l'inquinamento e per questo si adottano soluzioni approssimate. Supponiamo che lo stato imponga una multa di entità ridotta per il superamento del limite consentito. Spingendo avanti la produzione, il profitto dell’impresa è più alto della multa quindi l’impresa preferisce pagare la multa anziche produrre meno. Le imposte sull'inquinamento presentano quindi un certo numero di vantaggi rispetto all’approccio normativo tradizionale, quali il rischio di evasione inferiore, stabilito il livello di inquinamento un'impresa non ha alcun incentivo a ridurre le emissioni al di sotto di questo livello, l’incentivo a impegnare fondi nello sviluppo di tecnologie di riduzione dell'inquinamento, che tende a stabilire standard di emissioni inquinanti basati sulla quantità, associati e multe per il mancato rispetto di questi standard. Anche se le imposte sull'inquinamento sembrano presentare diversi aspetti positivi, la fissazione pratica è difficile, soprattutto per l'incertezza dei costi effettivamente provocati dal danno. Un'ulteriore complicazione è introdotta dal fatto che per determinare l'imposta pigouviana ottimale è anche necessario conoscere il valore in termini di beneficio della merce prodotta. Ma in realtà, un calcolo accurato del livello ottimale dell'imposta sull'inquinamento costituisce un obiettivo irrealizzabile. Le imposte pigouviane costituiscono uno strumento di applicazione del principio del chi inquina paga. Ma l'impresa è costretta a versare l'imposta su tutte le unità prodotte fino al livello di produzione ottimale. Dato che si è raggiunto il livello di inquinamento ottimale alla società non viene addossato nessun costo netto, quindi l’imposta appare non corretta. L'impresa cercherà di alzare il prezzo continuando ad offrire la stessa quantità per scaricare l'imposta sui consumatori. Ma è giusto che i consumatori vengano spesso costretti a pagare prezzi più alti? L'imposta segnala a entrambi i gruppi il costo del danno da inquinamento causato da questi prodotti e li incentiva a rivolgersi alla produzione e al consumo di beni meno inquinanti. Tuttavia queste imposte vengono definite regressive sul piano della distribuzione perché l'effetto dei prezzi più elevati è quello di punire i poveri in proporzione maggiore rispetto ai ricchi. Ma si ritiene che questo problema possa essere superato dalla possibilità di controbilanciare gli aspetti regressivi indesiderati dell'imposta. L'istituzione di un'imposta sull'inquinamento è probabilmente efficace se la domanda del prodotto è molto elastica rispetto al prezzo e i consumatori possono facilmente decidere di acquistare prodotti sostitutivi adeguati. Questa azione richiede qualche forma di accordo o di trattato internazionale ma anche in questo caso emergono dei problemi: 1. Sarà sempre nell'interesse di qualsiasi paese fare in modo che tutti gli altri firmino tale accordo (effetto FREE-RIDER disincentivo) 2. Per assicurare l'equità, la norma dovrebbe essere diversa da paese a paese 3. Per le differenze tecnologiche tra Paesi diversi, ogni paese dovrebbe affrontare costi di riduzione dell'inquinamento differenti 4. Quei paesi che non sono disposti a firmare alcun trattato sulla tassazione internazionale dell'inquinamento 13. IL COMMERCIO DI PERMESSI AMBIENTALI I permessi per i quali è autorizzato lo scambio o il commercio sono esempi di strumenti basati sul mercato (BSM) per il controllo dell'inquinamento ambientale e la conservazione delle risorse naturali. La loro commerciabilità li rende attrattivi per la capacità di riduzione dei costi. 7 ● La balena azzurra → La balena azzurra è la più grande creatura vivente al mondo e questo giustifica lo sforzo compiuto per salvarla dopo il massacro di massa che si è verificato. La quantità ottimale da cacciare dal punto di vista commerciale, prendendo in considerazione i costi dell'attività baleniera e il valore commerciale del grasso e degli oli doveva essere all'incirca pari a 9000 balene all'anno. Da un punto di vista economico vi regola i tassi di caccia alla balena azzurra non erano ottimali. L'attività baleniera tendeva verso la soluzione di libero accesso invece che verso quella del profitto massimo e dato il valore scientifico della barriera Azzurra e il valore della sua esistenza anche lo sfruttamento economico comporterebbe una dimensione della popolazione troppo ridotta. La gestione comune di risorse rinnovabili non risulta stabile a causa dell'incentivo al freeride e quindi al conseguimento dei guadagni senza contribuzione al controllo collettivo della risorsa. La gestione comunitaria potrebbe funzionare se potessero essere ottenute delle garanzie, ovvero promesse che assicurino che se noi rispetteremo le regole della gestione della conservazione collettiva, anche gli altri individui lo faranno. La privatizzazione costituisce una soluzione contro lo sfruttamento inefficiente della risorsa e il controllo statale può costituire l'unico altro regime praticabile. Vi sono alcune categorie che indicano le diverse forme di regime di gestione della risorsa: 1. La proprietà pubblica → gli individui hanno il dovere di rispettare le norme che regolano l'uso della risorsa fissata dall'agenzia di controllo che determina le regole di sfruttamento 2. La proprietà privata → i proprietari hanno il diritto di intraprendere usi socialmente accettabili e il dovere di astenersi da usi non accettabili e gli altri hanno il dovere di rispettare i diritti individuali 3. La proprietà comune → un gruppo di gestione ha il diritto di escludere coloro che non ne sono membri che hanno il dovere di attenersi all'esclusione 4. Il libero accesso → non vi sono utenti o proprietari definiti e gli individui hanno il privilegio ma non hanno il diritto di usare la risorsa La mancanza di certezza della proprietà può condurre a diverse forme di incertezza che contribuiscono al degrado della risorsa. La privatizzazione costituisce l'unica reale soluzione ai rischi ambientali posti dai regimi di libero accesso e di proprietà comune. La privatizzazione è tuttavia estremamente improbabile nel caso di molte risorse e può comportare altri problemi per il fatto che il singolo proprietario può non prestare attenzione agli effetti esterni imposti sugli altri individui. L'esempio della privatizzazione non è dunque probabilmente ottimale dal punto di vista della società ed è ancora necessaria la regolamentazione. ● La proprietà pubblica → A prima vista il possesso pubblico della terra e delle risorse naturali dovrebbe risolvere la tragedia dei beni comuni perché le esternalità all'eccessivo sfruttamento dei beni comuni vengono internalizzate dall'unico proprietario, lo Stato. Perché la proprietà statale operi effettivamente in questa direzione bisognerebbe che lo Stato fosse in grado di controllare l'uso delle risorse, stabilire regole accettabili per Individui e comunità e farle rispettare ciò che di solito non si verifica. ● La gestione comunitaria→ Le ragioni del fallimento delle strutture comunitarie sono diverse e non sono necessariamente legate alla tragedia dei beni comuni: - La crescita della popolazione al crescere della popolazione cresce anche la domanda e ciò conduce a un aumento di emissioni inquinanti che consumano la capacità dell'atmosfera di assorbire sostanze inquinanti - La tecnologia può indurre un uso eccessivo come per esempio si è verificato con l'introduzione delle seghe a motore nella Foresta Amazzonica Nonostante questi problemi una gestione collettiva può avere effetti positivi. L'uso della proprietà comune può essere regolato da accordi. L'incentivo che garantisce il buon funzionamento di questa gestione collettiva è la portata del beneficio collettivo e il sistema delle sanzioni contro le deviazioni che viene applicato all'interno del sistema invece che dall'esterno. 16. LE RISORSE NON RINNOVABILI Ciò che le caratterizza è che la loro quantità complessiva è data e quanto maggiore è l'ammontare estratto e utilizzato oggi, tanto minore sarà quello disponibile in futuro. I fondamenti dell'economia delle risorse non rinnovabili sono formulati da GRAY e da HOTELLING. ● GRAY ritiene che i costi di utilizzo di una risorsa non rinnovabile dovrebbero includere il costo d'uso che corrisponde all'idea che il possibile uso futuro della risorsa venga limitato se alcune unità di tale risorsa vengono sfruttate oggi. ● HOTELLING mostra che in situazioni caratterizzate da libero accesso ai giacimenti di risorse si determina un tasso di estrazione troppo elevato. In termini economici, la scarsità si riflette nei costi e nei prezzi quindi la previsione della disponibilità e della scarsità presenti e futuri di determinate risorse, costituisce un'operazione complessa. ● La posizione dei limiti allo sviluppo è collegata a quello che viene definito punto di vista malthusiano in cui si prevede che in futuro lo sbocco più probabile sarà la scarsità fisica assoluta quindi l'esaurimento delle risorse. Per continuare a sfruttare risorse di qualità sempre minore verrà richiesto un quantitativo enorme di energia che condurrà a livelli di inquinamento non accettabili e alla perdita di paesaggi. ● Considerando la prospettiva riccardiana emerge un quadro molto più ottimistico della scarsità di risorse perché gli effetti dell'impoverimento di tali risorse si manifesteranno con un aumento nel tempo dei costi e dei prezzi dei materiali. Il mercato reagirà ai segnali di aumento dei prezzi e dei costi incoraggiando la sostituzione, un uso più efficiente delle risorse e un'intensificazione delle attività di riciclaggio dei materiali di scarto. 10 Le misure fisiche di scarsità possono essere calcolate combinando dati geologici sui minerali o sulle riserve di energia con previsioni della domanda di queste risorse. Il geological Survey degli Stati Uniti fornisce una stima Nazionale mondiale delle riserve effettive e delle riserve potenziali di minerali in cui il sistema di classificazione è quello più accettato e opera una chiara distinzione tra: ● Riserve → tutti i depositi identificati sul piano geologico che possono essere economicamente sfruttati che possono essere suddivise in: riserve provate, probabili e possibili sulla base della certezza geologica ● Risorse→ sono depositi che non sono ancora stati scoperti o il cui sfruttamento non è ancora realizzabile Nel 1976 è stata pubblicata una versione estesa della classificazione di MCKELVEY il cui scopo fondamentale è di fornire un aiuto alla pianificazione a lungo termine, raccogliendo informazioni sulla probabilità di scoprire nuovi depositi, sullo sviluppo di processi di estrazione di depositi attualmente non sfruttabili e sui depositi conosciuti che sono immediatamente utilizzabili. Gli studiosi pessimisti riguardo alla scarsità delle risorse tendono a usare a sostegno dei propri argomenti i cosiddetti calcoli dell'indice dello Stock statico che utilizza solo i dati sulle riserve dimostrate e li combinano con la stima della domanda di risorse che si prevede aumenti in maniera esponenziale nel tempo. Il risultato è un rapido impoverimento degli stock di molte importanti risorse come minerali e combustibili. Altre misure di scarsità di tipo economico sono state utilizzate nella letteratura su questo argomento: 1. Costi reali di produzione → quindi costo degli input necessari per estrarre elaborare un'unità di output della risorsa 2. Prezzi reali → quindi prezzi relativi 3. Prezzi ombra → quindi approssimazioni per il costo d'uso non osservabile della risorsa I risultati degli Studi che hanno applicato queste misure economiche di scarsità a dati sui minerali e combustibili non sono stati particolarmente coerenti. Due studi statunitensi hanno esaminato il trend dei costi unitari di produzione di una serie di combustibile di minerali e non hanno trovato alcuna prova a sostegno della tesi di un aumento della scarsità nel tempo. Gli aumenti registrati negli anni 70 non sono stati considerati un autentico riflesso della scarsità ma piuttosto l'effetto del cartello petrolifero dell'opec e della sua politica di aumento dei prezzi. Per rifornire il mercato le compagnie minerarie devono compiere un complesso processo a tre stadi correlati fra loro: esplorazione, sviluppo ed estrazione. Diversamente dalla maggior parte degli altri settori produttivi, la produzione in un determinato periodo non è indipendente dalla produzione in ogni altro periodo: il tasso annuale di estrazione di un minerale influisce sull'ammontare di quel minerale che può essere estratto in periodi futuri. Un aumento del tasso di estrazione nel presente può ridurre il livello di riserve di uno specifico giacimento e allo stesso modo la stessa intensificazione dell'estrazione può accelerare le attività di esplorazione di sviluppo che potrebbero condurre ad un aumento del livello delle riserve future. La risorsa non rinnovabile dovrebbe essere sfruttata in modo che il tasso di crescita del prezzo delle risorse estratte sia pari al tasso di sconto: si tratta della regola conosciuta come la regola di base di Hotelling. L'economia delle risorse naturali considera le risorse nel sottosuolo come beni capitali e quindi conservandole, quando il loro prezzo cresce nel tempo il proprietario può aspettarsi guadagni in conto capitale: il proprietario sarà indifferente tra la conservazione delle risorse e la loro estrazione se il tasso di guadagno in conto capitale è pari al tasso di interesse sui beni alternativi. Dato che esiste un quantitativo fisso di minerale disponibili per l'estrazione, il valore della risorsa dovrebbe includere un elemento addizionale, il costo d'uso che riflette il costo opportunità dell'estrazione presente rispetto al futuro se questa perdita di profitto futuro provocato dalla diminuzione di materiale disponibile costituisce per colui che estrae il minerale a un costo altrettanto reale dei costi presenti degli input. Un proprietario potrebbe realizzare la massimizzazione del profitto posponendo l'estrazione se si attendesse un aumento sostanzioso del prezzo del minerale in futuro o se i costi di estrazione dovessero ridursi in conseguenza di un avanzamento tecnologico. I mutamenti dei tassi di interesse possono anche influenzare il livello di sforzo compiuto dalle compagnie di estrazione minerarie nell'esplorazione nello sviluppo di nuovi giacimenti destinati in futuro all'estrazione. In conclusione l'impresa di estrazione si trova ad affrontare due decisioni fondamentali tra loro collegate: il tasto al quale estrarre le risorse e la lunghezza del periodo di estrazione. In tasso economico di estrazione è determinato uguagliando i prezzi attesi scontati con il costo marginale di estrazione scontato e l'ammontare totale di una riserva che è conveniente estrarre dipende dai prezzi futuri attesi della Riserva in questione e dall'effetto dell'estrazione corrente sui costi futuri di estrazione. Anche se la misurazione della scarsità di una risorsa presenta risultati non correnti fra loro è improbabile che il mondo si trovi improvvisamente costretto ad affrontare una scarsità di minerali e di combustibili necessari per lo sviluppo economico futuro. 11
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